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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.42 (1915) n.2127, 7 febbraio

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L ’ E C O N O M IS T A

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI R EDAZIONE: M. J . d e Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a l e o n i

Amo XLII - Voi. XLVI

Firenze-Roma, 7 Febbraio 191'5

N. 2127

L ’ Economista esce quest'anno con 8 pagine di più e quindi il suo contenuto più ampio dà modo di introdurre n uove rubriche e nuovi perfezion a m en ti.

Il prezzo d’abbonamento è di Va» 3 0 annue anticipate, per l’ Italia e Colonie. Per l’ Estero (unione postale) Va» 35« Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fa-

cicolo separato I„. V ,

S O M M A R IO : PARTE ECONOMICA.

Perche tardiì (A proposito dei provvedimenti per il

grano) - J.

I l nostro commercio internazionale e il presente stato di guerra - Ro b e r t o A . Mu r r a y.

L ’ economia e le finanze italiane in caso di guerra.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

La marina mercantile italiana. — La disoccupazione in vari paesi.

Il pensiero degli altri: Liquidazione di borse e de­

posito di titoli. — Evoluzione delle spese. — Il bilancio di sei mesi di guerra. — I l regolamento contro l’alcoo- lismo e le sue ineongruenze. — L ’agitazione della gente di mare. La turpe commedia. — Credito dello Stato e

Credito privato.

EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.

I risultati del prestito austriaco e del prestito ger­ manico. — Le finanze francesi in seguito alla guerra. — Dazi doganali nella nuova Grecia. — Le ferrovie inglesi e la guerra. _ Deficit nel bilancio agli Stati Uniti. — Società azionarie nel 1914 agli Stati Uniti. — Il commercio estero degli Stati Uniti.

LEGISLAZIONE.

Decreto di sospensione del dazio sul grano e ridu zione tariffe ferroviarie. — Decreto di requisizione di navi per conto dello Stato. — Decreto di finanziamento dei Consorzi granari.

FINANZE DI STATO.

Lo stato di previsione delle entrate per l’ esercizio finanziario 1915-16.

FINANZE COMUNALI.

Bilancio comunale di Brescia. PROVVEDIMENTI TRIBUTARI.

Aumento di Tasse per la proprietà intellettuale. — Aumento di un decimo dal 1* gennaio 1915, alle tasse di manomorta, alle tasse di registro, alle tasse ipote- tecarie ed alle tasse per le concessioni governative. — Tassa di circolazione, tasse in surrogazione del bollo e registro e tassa di manomorta. Aumento dell’addi­ zionale al 5 per cento.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

Crisi edilizia a Milano. — Movimento commerciale della Colonia Eritrea. — Diminuzione della indigenza in Inghilterra. — Banca Commerciale italiana. — Coo­ perativa fra industriali per l ’acquisto del carbone. — La liquidazione di Borsa a Berlino. — Il dividendo della Banca Austro-Ungarica. — Riassunto delle ope­ razioni delle Casse di risparmio postali a tutto il mese di novembre 1914. — Costituzione della Camera di Com­ mercio degli Stati Uniti in Italia. — Divieto di espor­ tare i capitali. — Quaranta milioni di marchi coniati in Germania. — Prestito Ungherese. — Prestito della città di Berna. — Prestito greco in America. — Pre­ stito della città di Marsiglia. — Ferrovie Meridionali in Austria.

Mercato monetario e Rivista delle Borse.

Situazione delle Banche Italiane, degli Istituti di Credito, Situazione del Tesoro, Debito Pubblico, Movimento del porto di Genova, Banche Estere e Cambi.

Quotazioni di valori, Borsa di Parigi, di Londra e di New-York, Cambi all’ Estero.

Istituto Italiano di Credito Fondiario. Rivista bibliografica.

Appalti e Forniture. Pubblicazioni ricevute.

P A R T E E C O N O M I C A

Perchè tardi?

(A proposito dei provvedimenti per il grano)

Il 31 gennaio u. s. il Governo lia emanato i decreti, che più innanzi riproduciamo, per la sospensione completa del dazio sul grano, per le facilitazioni di trasporto accordate al cereale principe, per il funzionamento dei con­ sorzi granari, per la requisizione delle navi ecc. Non vogliamo discutere oggi la efficacia dei provvedimenti adottati ; ogni misura di ecce­ zione, tantopiù se consigliata da circostanze pure di eccezione, è meglio commentata alla stregua degli stessi resultati che consegue, in rapporto a quelli che si è mirato di ottenere, piuttostochè in base a teorie od a principii scientifici, i quali potrebbero, anche se atten­ dibili od irrefutabili in tempi normali, ren­ dersi fallaci od inesatti nell’attuarsi attraverso condizioni anormali. Non pertanto addirittura ovvio è riconoscere, nel caso speciale, che, dinanzi all’obbiettivo di una impostasi ricerca di mezzi atti a ridurre il costo del grano, deb­ bano presentarsi fra i primi provvedimenti efficaci, se non unici, quelli di sopprimere tutti gli oneri, suscettibili di eliminazione, che gra­ vano sul costo' e contribuiscono quindi a spin- . gere il limite di questo verso estremi lontani dalla base sulla quale si intende, per quanto è possibile, di costringerlo. Dazio e noli, erano gli elementi eliminabili e verso il dazio ed i noli furono finalmente diretti i provvedimenti del Governo.

Gi sia lecito però soltanto domandarci per­ chè cotali elementari e realmente primitivi mezzi intesi a lenire gli effetti del rincaro del pane, penosi ed esasperanti per la popo­ lazione, non furono adottati con migliore tem­ pestività, dal momento che si trattava non già di escogitare provvedimenti nuovi (la so­ spensione del dazio sul grano fu adottata in altre epoche ed era già stata parzialmente operata di recente), ma nulla più che di appli­ care misure viete, giustificabili e rispondenti in tutto alle esigenze delle circostanze ed alle facoltà di cui il Governo può ampiamente di­ sporre.

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serena-122 L ’ ECONOMISTA

7 febbraio 1915

mente la condotta dei Governi, errate convin­ zioni, sia sull’opera di quelli, sia sulla forza delle loro proteste.

Ohe il prezzo del grano tendesse a salire sia per deficenza di raccolto, sia per effetto della guerra, che il dazio, nel Suo totale o nel suo parziale peso, contribuisse a difficoltare le libere importazioni, che gli intensificati ap­ provvigionamenti e l’elevarsi del consumo del­ l’esercito e degli eserciti concomitassero a diminuire le disponibilità, che l’affluenza di compratori sui mercati esteri dovesse verifi­ carsi e determinare domande di prezzi corri­ spondentemente più alti, che un certo tesoreg­ giamento del cereale avesse ad operarsi ovun­ que e quindi anche in Italia, che i tassi di nolo e di trasporto avessero ad aggravarsi, sia per il diminuito naviglio flottante, sia per la minacciata libert à dei mari, sia per le mag­ giori spese di navigazione e di assicurazione, erano tutti elementi che non soltanto ogni provetto governante, ma qualsiasi buon citta­ dino ragionante ed elementarmente istruito avrebbe potuto affermare decisamente alcuni mesi or sono ; il Governo infatti se ne rese conto in un primo momento, ma vi andò in­ contro con la sola parziale riduzione del dazio dapprima, colla indecisa e forse erronea vi­ sione dei consorzi granari di poi, col lasciar penetrare ed estendere la convinzione che lo aumento della coltivazione del grano e della sua intensificazione nei campi anche meno fer­ tili d’ Italia, facesse parte di un programma di difesa contro il rincaro dei grani, anziché ap­ partenere alla categoria delle panacee, di cui abbiamo in parte veduto e potremo in avve­ nire anche meglio valutare i risultati.

In seguito alla parziale sospensione del da­ zio sul grano, che rimonta al 19 ottobre 1914, le supreme direttive apparvero quasi adagiate sulla sicurezza del successo come per opera pienamente compiuta, e, malgrado le pronte affermazioni, fra cui le nostre, della insuffi­ cienza del mezzo adottato, malgrado le pro­ teste e le previsioni oscure dei meno pacati, nessun’altra migliore soluzione venne affac­ ciata o predisposta per rafforzare le direttive ormai intraprese. L’ intervento statale nella questione si arrestò, sicché sfuggì per la se­ conda volta il momento opportuno per debel­ lare, almeno fin dove l’azione del Governo poteva giungere, una contingenza prevedibile e pericolosa, per evitare, specie nelle delicate condizioni del nostro paese, ogni ragione o sia pure ogni pretesto di lagnanze interne, di fronte alle quali può sempre giovare la di­ mostrazione che tutti i mezzi pratici voluti, anche solo da una tecnica empirica, sono stati esperiti.

Eppure le navi da requisirsi per facilitare i trasporti di grano esistevano in agosto, in settembre come oggi, anzi il costo della requi­ sizione, che è stabilito dal recente decreto sulla media dei noli della quindicina imme­ diatamente precedente alla temporanea con­ fisca, era allora più vantaggioso, mentre al presente, si afferma, non potrà influire, senza una partecipazione delle finanze statali, alla riduzione del prezzo del grano ; eppure allora

come ora il Governo era deciso nella via dei sacrifìci erariali per non rendere ancor più gravose le inevitabili conseguenze della scar­ sezza e del maggior consumo di grano.

Eppure anche questa volta si è voluto at­ tendere che la piazza rumoreggiasse, che i tu­ multi scoppiassero, che i comizi minacciassero, che i demagoghi strillassero, che la folla si esasperasse, che si gridasse imprecando al G o­ verno, prima che questi potesse dire alla na­ zione ed a se stesso : ho fatto tutto ciò che era possibile ed avevo il dovere di fare!

Noi tutti sappiamo non essere in potere dei governanti il regolare la legge delle domande e delle offerte, l’ influire sui prezzi dei mercati esteri, il procurare degli ottimi raccolti; ma non è questo che vogliamo, non è precisamente ciò che avremmo voluto. Nostro desiderio, e legittimo desiderio, crediamo, sarebbe stato quello che le provvisioni adottate il 31 gen­ naio u. s., fossero invece state emanate magari soltanto 15 giorni prima. Vi sarà certo chi vor­ rà ritenere puerile la breve differenza di data, ma non è così per noi, che vediamo ripetersi an­ che sotto un regime per molti altri aspetti pre­ veggente, diligente e seriamente improntato al bene del paese, un errore, gli effetti morali del quale accentuano quelle distanze e quel disagio di rapporti fra poteri costituiti e go­ vernati, i quali invece, oggi più che in ogni altro tempo, dovrebbero ravvicinarsi ed inten­ dersi in una base di reciproca fiducia.

Il cittadino ignorante, se vogliamo anche sobillato, che vede rincarare il pane e sa che al maggior costo concorrono L. 7,50, o L. 3 di dazio che il Governo si piglia, grida contro il Governo ed attribuisce trutta, la colpa del rincaro, anche per la parte che non gli spetta, al Governo, il quale d’altra parte non può rispondere che non è vero, che egli ha solle­ vato i cittadini di tutti i pesi che poteva eliminare sul prezzo del grano! Nel contempo invece il demagogo socialista, (specie in quei brevi 15 giorni cui abbiamo accennato) ha buon gioco nell’ insinuare allo stesso cittadino ignorante il programma : strilla, vieni con me, schiamazza e protesta, ed il Governo avrà paura, toglierà il dazio, si muoverà!

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7 febbraio 1915 L’ ECONOMISTA 123

Nè vogliamo lasciare i nostri lettori sotto la impressione eli e il disgraziato problema del grano debba far cadere la sfiducia sugli attuali uomini di Governo, verso i quali siamo stati, anche al di là delle nostre abitudini, larghi di incoraggiamenti e di appoggi. Vogliamo solo protestare contro un sistema insito nei sistemi italiani, pei quali sembra abolito il prezioso verbo « prevenire ». E siccome l’at­ tuale Ministero è stato uno dei pochi il quale abbia saputo fin dall’ inizio fare opportuno uso di quel verbo, ci è doluto che ne sia an­ data perduta occasione di darne una prova di più; prova che legittimamente ci aspetta­ vamo e che ad ogni modo, per la indipendenza di giudizio, che amiamo mantenere, ci era do­ veroso di deplorare mancata, a causa degli effetti che essa ha prodotto nel momento nel quale dovrebbe stringersi sempre più l’affia­ tamento fra gli organi dirigenti e gli elementi

diretti. J.

Il nostro commercio internazionale

e ¡1 presente stato di guerra.

Un articolo — ben fatto questa volta — è comparso sulla Tribuna del 30 gennaio u. s., col titolo « Il nostro commercio con l’estero deve cessare? », inteso a spingere delicata­ mente il governo a largheggiare maggiormente nei permessi di esportazione, anzi di affidarne in parte il controllo, anziché esclusivamente ai funzionari del Ministero delle finanze, ad mia commissione di privati scelti fra gli industriali e commercianti maggiori, e l’ idea sembra in­ spirata dalla recente Associazione che riunisce i Cavalieri del Lavoro.

Abbiamo detto che l’articolo è ben fatto : invero ha l’abilità di chiedere e non chiedere, di non urtare suscettibilità, di distribuir lodi a chi di ragione per ottenere quanto desidera, tende a far passare come interessi generali ta­ luni che indubbiamente son particolarissimi. Nulla di male in tutto ciò : ognuno ha di­ ritto di difendere oltre i proprii diritti anche i proprii interessi ; anzi specialmente quest’ul- timi, pel semplice fatto, che se i diritti pos­ sono esser talvolta difesi dagli altri, degli in­ teressi se non ce li difendiamo da noi, si può esser sicuri che nessuno si occupa salvo che per calpestarli e danneggiarli.

Ma la difesa dev’esser fatta in campo aperto e deve esser controbilanciata da quella di in­ teressi opposti. E questi interessi opposti — per chi non ne abbia, come noi non abbiamo, dei particolari — possono anche esser quelli dell’ intera nazione.

Ed è appunto nell’ interesse generale che noi intendiamo parlare, in quanto che ci sembra ch’esso contrasti e fortemente con quelli — ri­ petiamo — particolari che muovono il succi­ tato articolo della Tribuna.

« Le cause — essa comincia — che pos­ sono mantenere ed aggravare la crisi econo­ mica nazionale son di due generi : necessarie e non necessarie. Carità di patria impone di fare tutto il possibile per evitare le seconde poiché le prime sono inevitabili. Ma quella

grandissima parte del Paese che vive di af­ fari (si ricordi che « affari » significa « la­ voro ») si è accorta già da tempo che que­ st’aureo, semplice principio ha avuto ben scarsa applicazione; e lo dimostra con una di­ screzione che il Governo non può fa r e a meno di apprezzare altamente ».

Noi abbiamo riportato questo periodo, li­ mitandoci a sottolineare l’ultima parte per mostrare l’ interesse particolare che inspira l’articolo. Infatti nella sua dolcezza — di- ciam così — letteraria, fa tutto l’effetto della carezza di una zampa felina. Tutto va liscio se la carezza procede in un senso; ma guai se ci vien fatta nel verso opposto ! Il Governo deve dunque apprezzare la discrezione... ecc., altrimenti essa dovrà cessare... ecc. Ecco la gentile minaccia delle parole, apparentemente vellutate: come la zampa ricordata, esse na­ scondono forti e adunchi artigli !

Ma lasciamo la zampa o le zampe e i rela­ tivi artigli veri, o allegorici, a chi ha la for­ tuna o la disgrazia di possederli. A noi ci preme di rilevare che l’articolista innominato ha pienamente ragione di dire che le cause che mantengono ed esacerbano (tanto per dirla alla Luzzatti!) la presente crisi sono neces­ sarie e non necessarie. Ma perchè si meravi­ glia che in pratica poi non si sappia distin­ guerle? Non si accorge che la difficoltà non è di distinguere in teoria, specie in via ge­ neralissima, ma di applicare le distinzioni? 8 ’ io dicessi che le cose possono essere utili o inutili, rispetto alla pratica della vita, io non ho detto nulla. Tutto sta a dire quali sono utili e quali inutili.

Ora, per esempio, carità di patria ci consi­ glia di essere, dal nostro punto di vista, assai in disaccordo con l’ innominato nostro egregio articolista, proprio nel porre fra le necessarie talune cause eh’ Egli implicitamente ritiene non necessarie. Ecco tutto. E ci sforzeremo di mostrarlo lasciando da parte tutti i fiori ret- torici di cui è cosparso con abile mano lo scritto in questione.

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124 L’ ECONOMISTA 7 febbraio 1915

L ’articolo denuncia che « da circa sei lunghi mesi questo commercio è stato tolto ai suoi fattori naturali, poiché la direzione di esso è stata data agli organi dello Stato e preci­ samente al Ministero delle Finanze che deli­ bera, anche sui minimi casi, dietro parere di un comitato consultivo.

Ora non ci sembra che la causa prima la quale ha prodotto Veffetto di togliere il com­ mercio ai suoi fattori « naturali » sia stata il provvedimento governativo, in quanto questo non è che il resultato dell’attuale stato di guerra. Il provvedimento in questione fu reso necessario dall’opera che andavano svolgendo degli incaricati di taluni governi di paesi esteri belligeranti, i quali facevano larghe in­ cette di merci, che ci possono essere da un momento all’altro assolutamente indispensa­ bili. Se, di più, molti e molti commercianti e industriali italiani, non hanno trovato ripu­ gnante alla loro coscienza di cittadini il ten­ tare anche il contrabbando, che altro restava a fare al Governo se non prender quelle mi­ sure restrittive che ha prese! E ’ esso forse colpevole se il presente stato di cose impone delle dannose restrizioni all’attività indivi­ duale! E non si pensa che, in parte, talune restrizioni alle esportazioni sono state neces­ sarie, non tanto pel fatto ch’esse ci potessero danneggiare direttamente, quanto perchè se continuavamo a permetterle, vi sarebbe stato chi ci avrebbe impedito di compiere importa­ zioni di primissima necessità!

Noi non dubitiamo che inconvenienti vi sieno in relazione all’attuale stato di cose. Ben rileva l’articolista che ai funzionari sta­ tali manchi un sufficiente tecnicismo pratico, e che sia troppo lenta la macchina burocra­ tica; ma potremmo noi esser sicuri che essi sparirebbero senza esser sostituiti da altri magari maggiori, qualora dei Gomitato con­ sultivo per le esportazioni facessero parte preponderante o, peggio, esclusiva, commer­ cianti, industriali, agricoltori!

Questa sicurezza non ci inspira, ad esempio, questo passo dell’articolo più volte citato : « Non avremo tante macchine che non pos­ sono essere fabbricate in Italia, tanti prodotti metallici e chimici, malto, caolino, legname, ecri'., eco., se non faremo concessioni ai paesi dà cui vogliamo importare. Concessioni varia­ mente combinate : di materie prime contro p ro ­ dotti alimentari, e viceversa ; di materie prime contro prodotti fabbricati con esse, e viceversa, eoe-, eco. Ora è appunto qui che più che altrove è necessario un accurato bilancio dei singoli possibili scambi, ed è qui che più che altrove è indispensabile un vasto complesso di cogni­ zioni tecniche, un fine senso pratico, una ra­ pidità di intuito quale soltanto gli uomini che hanno esperienza della vita economica posseg­ gono ». È sufficientemente trasparente la buo­ na voglia conia quale si invierebbero all’estero con troppa poca cura dei possibili propri b i­ sogni nostri anche dei generi alimentari.

Ma lasciamo i casi particolari per passare a quello generale. In sostanza cosa chiedono i nostri commercianti, industriali, agricoltori! La condanna di Bertoldo. Infatti riconoscendo

la necessità del provvedimento che li dan­ neggia, ma volendo essi stessi pensare almeno alla sua applicazione; ci ricordano il buon Bertoldo, il quale chiedeva che almeno gli si lasciasse scegliere l’albero al quale doveva essere impiccato!

Gome si vede la finezza non manca ai nostri uomini d’affari: e quando si tratta di rapporti col Governo sono abilissimi ; tanto da rendere astuti anche i governanti medesimi ! La chiusa dello scritto che noi abbiamo voluto criticare nelle sue direttive, mostra di voler ridurre proprio al minimo — per amor di patria — certe pretese. Sentiamo : « D e l resto, la coope­ razione dei tecnici che non sono funzionari dello Stato potrebbe avvenire anche nella forma di una Commissione a Intere del Comi­ tato attuale, il quale giudicherebbe come giu­ dica il magistrato con l’aiuto del perito ; senza dire che la soluzione di molte questioni minori potrebbe essere rimessa addirittura alla Com­ missione, che seguirebbe in ciò le linee gene­ rali tracciate dal Comitato; a cui sarebbe bene aggiungere — non si capisce perchè ancora non sia stato fatto — l’ Ispettore G e­ nerale dell’ Industria, competentissimo in tutte queste materie ».

Chi non vede fra le righe che questa Com­ missione tenderebbe in poco tempo ad annul­ lare quella efficacia che ha oggi il Comitato — per la sua imparzialità — lasciandone vi­ vere tutti i difetti ! E poi, chi può pretendere di essere giudice in causa propria! Nè manca anche il desiderio di un altro organo, di un altro funzionario.... Ma, proprio, non se ne ha ancora abbastanza di questa asfissiante buro­ crazia, che cominciano a desiderarla anche gli uomini di « affari », ossia di « lavoro », come essi voglion chiamarsi ! O l’alleanza fra buro­ crazia e gente di affari (e potrebbe dirsi af­ farismo, qualche volta) dev’essere il marcio, dalla cui estirpazione dovrà avere inizio una nuova, più sana v ita !

Ma per non essere pessimisti, lasciamo stare tutto questo, e limitiamoci a rilevare che non sempre anche il più ben invocato interesse nazionale basta a nascondere la lotta che si muove, in realtà, per gli interessi particolari. E noi a questi, in quanto ai primi contrari, ci opponiamo.

Si dirà che un tale contrasto non c’ è. A noi sembra di sì e lo vogliamo mostrare : ciò si può fare in quanto si rilevi appunto che certi danni ritenuti non necessari, debbono invece necessariamente subirsi per evitarne dei molto maggiori.

Come dicevamo in principio distinguere fra cause necessarie e non necessarie della con­ tinuazione della presente crisi, è assai difficile praticamente ; e, ci sembra, tanto più difficile per coloro che in un senso o nell’altro sono interessati.

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7 febbraio 1915 L’ ECONOMISTA 125

non possa trovarsi che prèsso diretti interes­ sati è tanto pericolosa da farci preferire l’at­ tuale incompetenza come il necessario male minore. Inoltre il Governo, per poco che lo sia, è pur sempre responsabile dei propri atti ; ma quale responsabilità avrebbe di fronte alla nazione una Commissione quale è stata pro­ gettata? Non è questo, certamente, il momento di creare organi irresponsabili.

Si diano dunque pace i nostri uomini di « affari »; e se proprio non sanno trovar qiiiete, dieno pubblicamente consigli, ma non diven­ gano essi stessi dei burocratici cui si deb­ bano corrispondere indennità di trasferta, diarie, etc.; nè, peggio ancora, dei burocratici gratuiti. Ci salvino, per carità di patria, dal flagello di una Commissione di più!

Ro b e r t o A. Mu r r a y

L ’ E c o n o m i a e le f i n a n z e i t a l i a n e

in caso di guerra. (*)

Abbiamo brevemente esaminato nel fasci­ colo scorso il rapporto fra il problema finan­ ziario ed il problema economico cui la nazione andrebbe incontro nel caso di una guerra, ed abbiamo esposto come possa essere risolto, senza troppo notevole difficoltà il fabbisogno finanziario. Sciogliamo ora la riserva che ab­ biamo fatta di esaminare brevemente la que­ stione nei riguardi degli scambi commerciali. La domanda che racchiude tutto il problema sta in questi termini : data la diminuita espor­ tazione della seta; il diminuito gettito dei ri­ sparmi degli emigranti; il diminuito, meglio quasi cessato, flusso del denaro che i fore­ stieri lasciano nel nostro paese, come potrassi

In tempi normali l’azione internazionale de­ gli istituti bancari è diretta a operare il traf­ fico delle divise e compensare i pagamenti all’estero, e l’aumento della circolazione sta­ rebbe quindi a fornire il mezzo occorrente, ma in tempo di guerra non si potrà certo fare affidamento, almeno per un lungo periodo iniziale, sugli organi costituiti e funzionanti per i tempi normali ed apparisce perciò pa­ lese la necessità di avere preparati, anche con accordi internazionali che non ci dovreb­ bero essere diffìcili, specie colle nazioni alle quali renderemmo il servizio notevole dello intervento nel conflitto, organi e mezzi atti a compiere la funzione che verrebbe a mancare negli istituti che ora le compiono. La unione fra politica e finanze dovrebbe giungere alla soluzione di questo problema, come una solu­ zione c’ è ed abbiamo trovata per gli altri problemi finanziari cui abbiamo accennato.

j difficile se non impossibile qui delineare le forme e le modalità colle quali gli accordi e le funzioni dovrebbero compiersi, perchè ciò è riservato solo a chi ha gli elementi per poter valutare preventivamente quali siano le direttive politiche e finanziarie che me­ glio si convengano.

Ci auguriamo però che anche queste neces­ sità siano tenute presenti e non vengano ne­ glette, non tanto nel caso di una piena convin­ zione nello intervento dell’ Italia alla guerra europea, ma anche nella sola ipotesi che que­ sto atto sia in qualunque momento reso ne­ cessario.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

pareggiare la bilancia dei pagamenti da com­ piere all’estero per il carbone, il grano, le materie prime ed i manufatti di cui abbiso­ gniamo tuttavia ed abbisogneremo in misura maggiore al momento della entrata in cam­ pagna ?

E ’ superfluo ripetere qui che la contingenza dell’ Italia è così diversa da quella degli altri paesi, da mostrarsi errore fondamentale e grave quello di fondare le nostre direttive sulla imi­ tazione di quanto hanno fatto le altre nazioni belligeranti. In Italia, si impone una politica economica e finanziaria del tutto particolare e necessariamente diversa da quella seguita dai paesi la cui bilancia economica riposa su una proporzione di scambi pressoché equiva­ lente nelle entrate e nelle uscite, o con una notevole prevalenza nella esportazione.

Tuttavia il mezzo che si presenta anche per l’ Italia come il più pratico ed il più rapido ad attuarsi, è quello dello aumento della cir­ colazione, e ciò probabilmente potrà avvenire senza che si abbiano, specie dato il rapporto col nuovo contingente di circolazione degli altri paesi, ad arrecare troppo onerosi turba­ menti nel conseguente movimento dei cambi. Ciò non toglie però che appunto le emissioni di carta debbano essere tenute entro quei limiti al di là dei quali si verificherebbero quegli effetti che appunto si vogliono evitare.

(1) V. Economista N. 2126, 31 gennaio 1915, pag. 97.

L a m a r i n a m e r c a n t i l e a m e r i c a n a .

A proposito della vivace discussione che si svolge in questi giorni nel Congresso ame­ ricano per il ship purchase bill, discussione che sembra sia per conseguire esito positivo, anche per il favorevole parere del presidente W ilson, sembra opportuno esaminare le con­ dizioni della Marina mercantile degli Stati Uniti, nella sua più recente storia.

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126 L ’ ECONOMISTA 7 febbraio 1915

La rapidità con cui il suaccennato cambia­ mento si verificò, risulta da questa statistica.

Tonnellaggio delle navi degli Stati Uniti.

' Anno Commercio estero Commercio costiero

1860 2.496.894 2.704.544 1865 1.518.350 3.381.522 1870 1.448.846 2.638.247 1880 1.314.402 2.637.686 1890 928.062 3.409.435 1900 816.795 4.286.516 1910 782.517 6.668.996

Mentre le navi adibite al commercio estero diminuivano gradatamente, quelle del com­ mercio costiero aumentavano in modo così sensibile che nel decennio 1900-1910 viene registrato un aumento di 2.000.000 di tonnel­ late. A questa decadenza della marina ameri­ cana ha contribuito anche l’evoluzione tecnica delle navi, perchè mentre nel tempo delle navi a vela gli Stati Uniti avevano sull’ Europa un grande vantaggio per il basso prezzo dei materiali di costruzione, con le navi in ferro questo vantaggio è stato perduto.

Esiste poi una legge la quale concede alle navi costruite con materiale straniero l’eser­ cizio della navigazione di cabotaggio solo per due mesi all’anno : i costruttori, dunque, te­ nendo conto di queste restrizioni, dei ritardi e delle avarie che può subire il materiale durante il viaggio, preferiscono costruire con materiale americano, quantunque il prezzo sia assai più elevato. Inoltre, per la costruzione delle navi, i salari, in America, sono quasi doppi di quelli delle altre nazioni, ma nean­ che a questo si può rimediare acquistando le navi all’estero, perchè una vecchia legge del 1792 proibisce l’iscrizione nei registri della Marina americana a qualunque nave non co­ struita negli Stati Uniti.

Gli alti dazi d’ importazione obbligano quasi tutte le navi americane a tornare in patria in zavorra e le danneggiano fortemente nella lotta con le nazioni in cui le importazioni superano per valore e per volume le espor­ tazioni.

I salari più elevati dei marinai, l’obbligo di arruolare solo gli ufficiali americani, ed altre disposizioni legislative, rendono le spese di esercizio di una nave americana superiori a quelle delle navi di qualunque altro paese.

La Commissione americana per la Marina mercantile cita a tale uopo questo esempio, da cui chiaramente risulta come non sia pos­ sibile agli Stati Uniti il concorrere libera­ mente con altre nazioni nelle vie neutrali.

Totale dei salari annuali.

Pir o s c a f o d e g l i St a t i Un i t i: Acapulco. Linea S. Francisco-Pan ama.

Tonnellaggio lordo: 2572 tonnellate. Uomini d’ equipaggio 66.

Salari annuali dollari 36.720. Pir o s c a f o In g l e s e: Falena.

Linea S. Franeisco-Valparaiso. Tonnellaggio lordo: 2553 tonnellate. Uomini d’equipaggio 86.

Salari annuali dollari 18.430,32.

Esaminando la tabella delle nazionalità delle navi passate attraverso il Canale di Suez nel 1910: Stati Navi Gran B r e ta g n a ... 2.778 G e rm a n ia ... 635 F r a n c ia ... 240 Ita lia ... 87 Stati U n i t i ... 8 e quella del tonnellaggio delle navi passate nel 1911 attraverso lo stesso Canale di Suez : Gran Bretagna 3089 navi — 11.715.947 tonn. nette

Stati Uniti . . 2 » — 1.690 » »

appare in modo evidente come la Marina ame­ ricana tenda a scomparire sulle vie neutrali, per quanto il suo commercio estero abbia regi­ strato, nel decennio 1900-1910, un aumento di valore del 47,1 °/0 0 meglio del 40,7 % , tenuto conto che il livello dei prezzi agli Stati Uniti è cresciuto del 13,5 °/o o d decennio esaminato.

Il commercio degli Stati Uniti è fatto, nel­ l’Atlantico, dalla Germania e dalla Gran Bre­ tagna, e nel Pacifico dal Giappone.

Infatti, nei diversi porti giapponesi, nel 1911, su 8576 navi trasportanti 19.993.397 tonnellate di merci, solo 179 appartenevano agli Stati Uniti, con 1.309.917 tonnellate, mentre le navi della Gran Bretagna raggiunsero il numero di 1934 e trasportarono 6.152.446 tonnellate.

Tutto ciò vada a spiegare la notizia da Washington che qui sotto pubblichiamo e che racchiude tutto un vasto programma, dal quale anche la Marina nostra ha qualche cosa da temere.

Il sMp purchase bill prevede l’emissione di 3 milioni di dollari per comperare o costruire navi mercantili per il Governo, e la nomina di una Commissione governativa incaricata di istituire una Compagnia governativa con lo scopo di impiegare queste navi per il tra­ sporto dai porti americani del Pacifico e del­ l ’Atlantico, del Messico, del Centro America e dell’America del Sud e altrove per provve­ dere ai bisogni della esportazione degli Stati Uniti.

Il Governo sarà principale azionista della Compagnia. Il Presidente degli Stati Uniti potrà trasferire a questa Compagnia le navi dello Stato suscettibili di essere impegnate in trasporti commerciali. Le navi da compe­ rare dovranno poter essere impiegate come ausiliare della flotta.

L a d i s o c c u p a z i o n e in v a r i p a e s i .

In tutti i paesi dove si combatte, la vita, dopo un periodo di turbamento, va ripigliando il suo aspetto normale, e tutti quelli che non si trovano sotto le armi lavorano per la guerra.

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7 febbraio 1915 L’ ECONOMISTA 127

In g h il t e r r a. Soci delle

TradeUnions Disoccupati Disoccupati per 100 soci

Settembre . 995.975 55.778 5.6 2,3

Ottobre . . 912.898 40.146 4,4 2,2

Novembre . 932.576 26.771 2,9 2,0

Dicembre. . 917.580 23.003 2,5 2,6

Ge r m a n ia. — La percentuale dei disoccu­ pati, sopra 1.347.222 soci delle organizzazioni operaie risulta come segue :

Luglio . . . . . 2,9 Agosto . . . . . 22,4 Settembre . . . . 15,7 Ottobre . . . . . 10,9 Novembre . . . . 8,3

Si nota un miglioramento per quanto la percentuale si mantenga sempre più elevata che in luglio.

Sv e z ia. — Sopra 60.494 soci delle organiz­ zazioni operaie abbiamo questa percentuale:

A p rile... 6,5 Maggio . . . 5,1 G i u g n o ... 2,2 L u g lio ... 3,1 A g o s t o ... 3,0 Settembre . . . . 8 , 1

Dopo l’ inizio della guerra, le inchieste fatte al 15 e al 23 agosto e al 1“ settembre, det­ tero questi risultati:

(Percentuale) Agosto Settembre 15 23 1" Operai non colpiti dalla crisi 50,5 55,1 61,0

» mobilizzati . . . . 7,6 7,3 6,1 » disoccupati . . . . 9,7 8,3 6,4 » a orario ridotto . . 32,2 29,3 26,5 La situazione, dopo l’agosto, subisce un lieve miglioramento.

In D animarca abbiamo questa percentuale:

Operai Operai

disoccupati con orario ridotto 22 agosto . . . 11,3 11,1 29 ottobre . . 9,7 9,9

La disoccupazione dell’agosto risulta tripla in confronto al luglio del 1914 e all’agosto e ottobre del 1913 e quella dell’ottobre doppia.

Nell’Ar gen tina abbiamo 30.000 disoccu­ pati solo a Buenos Aires e 70.000 nei din­ torni.

In It a l ia il Bollettino delV Ufficio del La­ voro del 1° gennaio 1915 ci fornisce questi dati:

In 61 provincie vi sono 398.099 rimpatriati di cui 236.912 disoccupati; in 11 provincie del Mezzogiorno vi sono 173.190 persone senza lavoro, mentre la cifra normale era di 54.608, abbiamo dunque un’eccedenza di 118.582 di­ soccupati.

In altre provincie delle Marche, dell’ Emi­ lia e della Toscana si raggiunge una cifra di 188.584 disoccupati di cui 139.073 maschi e 49.511 femmine.

I L P E N S I E R O D E G L I A L T R I

L ’ Economista fornisce ai suoi abbonati copia degli articoli indicati nella seguente rubrica.

Liquidazione di borse e deposito di titoli. — L ’avv. Luigi Gamba, Agente di cambio, sul Sole 31 gennaio 1915 n. 27 ritorna sulla questione della decurtazione sul prezzo dei titoli mobiliari e sulla garanzia accordata dal decreto 20 dicembre 1914, col facoltizzare le richieste della consegna dei titoli e richiama la circolare 25 gennaio della Deputa­ zione di Borsa di Milano la quale stabiliva che condizione imprescindibile per il pagamento degli acconti (decurtazioni) è che i titoli comperati siano depositati presso l’ Istituto esercente la Stanza di Compensazione e v i restino depositati fino al 31 marzo 1915. Egli si mostra propenso all’ interpre­ tazione che anche senza il deposito, cioè quando il compratore ha rinunciato a questa garanzia accor­ data dalla legge, si possa egualmente operare la decurtazione.

E volu zion e delle sp ese. — Luigi Einaudi nel Corriere della Sera del 31 gennaio 1915, n. 34, si domanda se saremo destinati a divenire anche noi una democrazia sempre più decadente, tem­ perata da una burocrazia sempre più spadroneg- giante, e raccomanda ai governanti di semplificare la macchina degli uffici, gli oneri dei ruoli e degli organici delle pubbliche amministrazioni, di arre­ stare il crescere poderoso delle pensioni, mentre espone il crescere dei fabbisogni e le difficoltà ine­ renti ad un corrispondente reddito dei tributi, già così onerosi e quindi forse sterili di nuovi gettiti. Ricorda le condizioni delle amministrazioni comu­ nali e provinciali che hanno sete di nuovi proventi e invoca una condotta di maggior rigore nelle spese di amministrazione non necessarie, onde il paese possa uscire dalle presenti dure difficoltà.

Il bilancio di sei m esi di guerra. — W . E. nella Gazzetta del popolo del 2 febbraio 1915 n. 33, calcola a 20 milioni gli uomini attualmente mobi­ lizzati complessivamente nella guerra ; dichiara contradittorie ed inesatte le cifre sui feriti (200.000 in Germania, 490.000 in Francia), ma giunge a ri­ tenere possibili le seguenti cifre di inabilitati: Ger­ mania circa 800.000 ; Francia 500 a 550.000 ; 650 a 700.000 per l’Austria; 800.000 circa per la Russia. I prigionieri ammonterebbero a circa 800.000 presso gli austro-tedeschi, e 700.000 presso gli alleati. Sono 350.000 circa i morti della Germania, 250.000 i fran­ co-inglesi ; 200.000 gli austriaci, 300 a 350.000 i russi. Aggiungendo i serbi, turchi e belgi, si giun­ gerebbe ad 1.200.000, di cui circa un milione eu­ ropei. Circa il costo giunge a calcolare finora 6 o 7 miliardi per l’ Inghilterra, la Francia e l’Austria, 10 o 11 per la Russia, 45 miliardi circa per tutti i belligeranti. Il risparmio mondiale essendo stato calcolato a 11.450 milioni all’anno, i miliardi spesi nella guerra rappresenterebbero circa il risparmio di 4 anni di pace.

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128 L’ ECONOMISTA 7 febbraio 1915

recipienti. Altri inconvenienti denuncia a propo­ sito della vendita del vino concessa ai proprietari e fittaioli pei prodotti dei loro fondi.

J,’agitazione della gente di mare. La turpe commedia. — Mario Taddei nella Vita del 3-4 feb­ braio n. 34, esamina i rapporti fra la Federazione Lavoratori del mare e la classe marinara, per de­ nunciare che quest’ultima non segue la prima ed è solo trascinata ad atti inconsulti, come è avve­ nuto, egli afferma, nella recente agitazione. In tutti i paesi del mondo la gente di mare ha migliorato le proprie condizioni senza turbare gravemente la vita nazionale, mentre in Italia, quasi non bastas­ sero i multiformi aspetti della crisi presente, deve potersi permettere che pochi sconsigliati abbiano il lusso di accrescere le già gravi difficoltà.

Credito dello Stato e Credito privato. — Il sen. Federigo Bettolìi nella Nazione 2-3 feb­ braio 1915, n. 34, traendo occasione dall’esame del successo del recente prestito nazionale constata il credito che ancora gode lo Stato e deplora che egual credito le industrie ed i commerci non abbiano sa­ puto conquistarsi o conservarsi a causa delle folli speculazioni, delle inconsulte concorrenze. Il ripe­ tuto appello al risparmio fatto dallo Stato ha con­ tribuito e contribuisce ad allontanare il denaro dagli investimenti di credito privato. Invoca r a f­ frettare delle riforme al Codice di commercio che garantiscano agli azionisti la buona amministra­ zione dei loro capitali.

EFFETTI ECONOMICI D E L IA GUERRA

1 risultati del prestito austriaco e del prestito germanico.

Sono stati pubblicati dalla Neue Freie Presse i se­ guenti dati sulla sottoscrizione del prestito austriaco e del prestito gèrmanico ; risulta dai medesimi ab­ bastanza notevole la partecipazione delle piccole e delle medie sottoscrizioni.

da » » » » di 300 a 600 » 1.000 » 2.000 » 10.000 » 50.000 » Prestito austriaco Num. delle sottoscr. 33.027 53.302 56.205 64.519 23.884 77.436 78.891 22.285 2.169 1.438 193 Sottos. sotto le 100 Corone

da 100 » » 200 » 500 » 900 » 1.900 » 9.900 » 49.900 » 99.900 » 100.000 » 499.900 » 500.000 Corone ed oltre B ) Sottoscrizioni non specifi­

cate e fornite da Banche e Uffici di cambio . . . Casse di risparmio e Casse di

a n t ic i p o ...2.887 Società di assicurazioni e

Casse mal atti e. . . . Fondazioni ed associazioni 533 940 7.032 Loro ammontare complessivo 1.294.000 5.330.200 10.041.000 28.870.300 18.245.800 92.453.700 279.508.000 330.790.100 120.176.600 213.933.000 169.249.000 222.414.400 418.021.600 103.648.700 121.550.900 Totale . . 418.741 2.135.527.300 I resultati della sottoscrizione al prestito germa­ nico furono :

Num. Ammontare

Importo in Marchi delle

sottoscrizioni sottoscrizionidelle

da 100 a 200 231.112 36.111.400 » 300 » 500 241.804 110.700.700 » 600 » 2.000 453.143 586.904.300 da 2.000 a 5.000 157.591 579.403.600 » 5.100 » 10.000 56.438 450.148.500 » 10.100 » 20.000 19.313 307.186.600 » 20.100 » 50.000 11.594 410.458.000 50.100 » 100.000 3.629 315.046.200 » 100.100 » 500.000 2.050 508.548.400 » 500.100 » 1.000.000 361 287.196.700 oltre 1.000.000 210 868 937.000 Totale 1.177.235 2.460.701.400 I sottoscrittori da 1000 corone e da meno copri­ rono più della metà del numero complessivo delle sottoscrizioni del prestito austriaco e quantunque essi non abbiano contribuito che per 65 milioni di corone solamente, pure è degna di considerazione tale numerosa partecipazione. Un altro quinto del numero totale fu dato dalle sottoscrizioni tra le 1000 e le 2000 corone che raggiunsero la cifra di 92 milioni e mezzo circa.- 600 milioni di corone fu ­ rono dati dalle sottoscrizioni medie (da 2000 a 50.000 corone) ed un concorso minore da quelle fra 50.000 e 100.000.

Le Casse di risparmio che hanno depositi per 6 milioni e 500 in cifra tonda, sottoscrissero e rac­ colsero sottoscrizioni per una cifra pari al 6,40 % dei depositi.

In Germania, invece, le Casse di risparmio che hanno depositi per 16 miliardi di marchi, hanno concorso al prestito con 882 milioni di marchi e cioè col 5,50 % dell’ ammontare dei depositi ; ma anche qui la maggior parte delle sottoscrizioni tu data dai depositanti e le Casse concorsero solo per una parte minore. In Germania e in A.ustria, queste sottoscrizioni hanno dimostrato con evidenza la partecipazione del popolo al prestito.

Le finanze francesi in seguito alla guerra. — In Francia le entrate delle contribuzioni dirette sono in diminuzione di L. 108.689.000 sui dodicesimi scaduti e di L. 130.072.900 sulle corrispondenti en­ trate effettive del 1913.

Rispetto alle valutazioni del bilancio, il prodotto delle imposte indirette e dei monopoli presenta una diminuzione di 640.767.790 lire, e, rispetto al 1913 l’abbassamento è di 657.933.100 lire.

Per le registrazioni, il bollo, l’ imposta sulle ope­ razioni di Borsa, la tassa sulla vendita dei valori mobiliari, i prodotti delle foreste e quelli del de­ manio non forestale, le entrate del 1914, da agosto a dicembre, hanno dato L. 235.188.500 mentre nel 1913 raggiunsero L. 489.292.000. Nei cinque mesi di guerra si è dunque avuto nelle esazioni un ri­ basso del 52 °/0, quantunque la tassa sulla vendita dei valori mobiliari sia stata aumentata conside­ revolmente dal 1° luglio.

Ecco le cifre di diminuzione rispetto al 1913. Agosto . . Settembre Ottobre. . Novembre. Dicembre . L. 39.248.000 » 47.441.500 » 55.323.500 » 55.784.500 » 55.606.000 5 1 % 62 » 37 » 63 » 5 6 » La diminuzione nei prodotti delle dogane è stata, per i primi cinque mesi di guerra:

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7 febbraio 1915 L’ ECONOMISTA 129 Vini e sidro L. 6.847.000 24% Birra . . . » 4.947.000 24 » Alcools . . » 74.414.000 44 » Licenze . . » 2.280.000 22 » Zuccheri . . » 38.827.000 52 » Fiammiferi . » 3.272.000 16 » T abacchi. . » 37.073.000 16 » Polveri . - » 12.202.000 8 8 » Altri diritti. » 37.035.000 48 » Totale L. 216.897.000 34»/ Si noti che esiste già un miglioramento, perchè la diminuzione dei prodotti delle contribuzioni indirette fu successivamente: in agosto del 36%, in settembre del 45%) in ottobre del 37%) i Q no_ vembre del 30% e in dicembre del 2 7 % .

Dazi doganali nella nuova Grecia. — C on i’ 1-14 novembre scorso è stata messa in vigore, nelle nuove provincie annesse alla Grecia, la tariffa uniforme del Regno, giungendo cosi ad una assimilazione do­ ganale per tutto il paese.

In questa occasione, entrarono in vigore anzi, in tutta la Grecia alcune modificazioni e riduzioni di tariffe, che erano veramente desiderate e che pre­ ludono ad un più largo rimaneggiamento di tutta la tariffa doganale ellenica, attualmente allo studio.

Come disposizione transitoria poi fu stabilito che le mercanzie, le quali all’ inizio dell’entrata in vi­ gore di questi dazi nei nuovi paesi erano già state scartate o depositate in essi, oppure si trovano in viaggio, spedite dall’estero prima dell’ 1-14 novem­ bre e destinate ai nuovi paesi, siano sottoposte ai dazi previsti dalla legge n. 200 del 2-15 aprile a. c. se entro il 30 novembre-13 dicembre fossero state esibite alle Autorità doganali del luogo di desti­ nazione delle mercanzie, le prove d’ essere esse state caricate nel luogo di spedizione prima dell’ 1-14 no­ vembre 1914.

Non si tratta dunque, nel caso presente di nuove restrizioni doganali ai danni delle nostre impor­ tazioni, ma bensì di una parificazione di tutto il nuovo territorio ellenico al vecchio. E poiché que­ sta è una misura naturalmente generale, non verrà fatto per essa alcun peggiore trattamento alle no­ stre merci di quello che sarà riservato a quelle di tutti gli altri paesi.

l e ferrovie inglesi e la guerra. — Le ferrovie inglesi hanno già dato sessantamila uomini al nuovo esercito che Lord Kitchener sta preparando, ma la loro contribuzione alla guerra non finisce qui.

Quasi tutte le grandi Compagnie ferroviarie del Regno Unito, hanno fornito spontaneamente al Go­ verno i treni ospedali occorrenti per il trasporto dei feriti lungo le loro linee, o dai punti di sbarco agli ospedali.

Alcune di queste Compagnie, quelle cioè che ave­ vano dei servizi marittimi in relazione ai loro ser­ vizi terrestri, hanno posto a disposizione del Go­ verno navi ospedali che sono state attrezzate di tutto il necessario occorrente e che sono state equi­ paggiate da marinai ben abituati alle traversate della Manica.

Le varie associazioni di ferrovieri hanno offerto al Governo le loro diverse istituzioni sanitarie e specialmente le tre case per convalescenti situate lungo le coste meridionali dell’ Inghilterra.

Parecchi treni speciali sono stati formati adat­ tando ed arredando le migliori e più lussose vet­ ture delle varie Compagnie. Alcuni treni, oltre il numero necessario di vagoni destinati al tra­ sporto dei feriti, sono formati da un vagone per la farmacia, i depositi di medicinali, bende e di­ sinfettanti: da un vagone per uso esclusivo dei me­ dici e delle infermiere e da un vagone « restau­ rant ».

Deficit nel bilancio agli Stati Uniti. — Una conferenza alla quale prendevano parte otto membri

del gabinetto, ha esaminato la situazione creata dal deficit, che sembra inevitabile, sulle entrate del tesoro durante il presente anno fiscale.

La riunione si è anche preoccupata delle misure da prendere per diminuire le spese del prossimo esercizio.

Società azionarie nel 1914 agli Stati Uniti. — Nel 1914 v i fu una grande diminuzione nelle crea­ zioni di nuove intraprese, a cagione della generale depressione negli affari.

Gli affari negli Stati dell’ Est per nuove compa­ gnie con più di doli. 1.000.000, inclusi gli aumenti di capitale, rappresentano un totale, per 12 mesi, di soli dollari 894.947.500 paragonati con dol­ lari 1.534.254.300 nel 1913; si ha così una diminu­ zione di doli. 639.306.500.

Il totale di tutte le compagnie, incorporate con un capitale di doli. 100.000 o più, riguardanti tutti gli Stati, quelli dell’ Est compresi, scese a doli. 1.581.418.000 da doli. 2.191.659.200 nel prece­ dente anno, e si ha così una diminuzione di dol­ lari 610.241.200. Qui seguono i dati comparativi compilati dal Journal o f Commerce sulle compagnie incorporate negli Stati' dell’ Est durante gli ultimi 3 anni con un capitale autorizzato di doli. 1.000.000 o più: 1914 Gennaio . . 120.050.000 Febbraio . . 51.575.000 Marzo. . . . 57.700.000 Aprile . . . 136.185.000 Maggio . . . 62.700.000 Giugno . . . 70.050.000 Luglio . . . 68.700.000 Agosto . . . 50.600.000 Settembre . 54.800.000 Ottobre. . . 35.487.500 Novembre . 81.650.000 Dicembre. . 105.450.000 1913 332.450.000 191.500.000 165.030.000 198.718.000 172.200.000 79.550.000 83.650.000 63.500.000 42.750.000 70.856.300 77.800.000 55.250.000 1912 210.520 000 166.300.000 159.578.000 281.457.000 140.284.000 280.170.000 253.5181300 164.500.000 115.050.000 169.495.000 154.200.000 200.100.000 Total i . . . . 894.947.500 1.534.254.300 2,295.172.000 Il commercio estero degli Stati Uniti. — 11 ren­ diconto del commercio estero degli Stati Uniti, dato dall’ Ufficio di Commercio, espone le importa­ zioni e le esportazioni in grandi gruppi — nel pe­ riodo di 11 mesi — (gennaio-novembre) come segue:

IM POSTAZIO N I.

(gennai o -no vembre)

1913 1914

Materie prime per

manifatture . . 542.499.782 563.731.584

Generi alim entari. —

Materie prime e a-

nimali . . . . 190.868.307 216.771.040

In parte o intera­

mente manufatti 181.583.295 240.089.283

Manufatti per ulte­

riore manifattura 311.982.083 259.838.694 Manufatti p e r il consumo. . . . 368.822.918 378.625.288 D iv e rsi... 12.814.524 15.563.567 Importaz. totale 1.608.570.909 1.674.619.456 ESPORTAZIONI. (gennaio-novembre) 1913 1914

Materie prime per

manifatture . . 671.565.045 433.385.903 Generi alimentari. — — Materie prime e a- nimali . . . . 159.610.372 223.655.840 In parte o intera­ mente manufatti 297.025.563 271.146.186

Manufatti per ulte­

(10)

130 L ’ ECONOMISTA 7 febbraio 1915

Manufatti p e r il consumo. . . . D iv e rsi... Totale delle espor­

tazioni . . . . Merci estere espor- i- t a t e ... 715.071.449 7.405.425 2.217.801.133 33.021.531 572.782.902 13.312.420 1.830.413.538 37.577.954 Esportaz. totale 2.250.822.664 1.867.991.492 Così il commercio di importazione negli 11 mesi (gennaio-novembre) dà il forte aumento del 22.6 % per gli alimenti, l’aumento di 3 % sulle materie prime o grezze e la diminuzione del 6,1 °/0 per le merci manifatturate.

Nell’esportazione le materie prime caddero del 35 % , ma le spedizioni di generi alimentari gua­ dagnarono 8,3 °/o > mentre le merci manifatturate caddero del 18 °/0.

L E G I S L A Z I O N E

Decreto di sospensione del dazio sul grano e riduzione tariffe ferroviarie. — Il Re ha firmato il seguente decreto 31 gennaio 1915:

Art. 1. — I dazi di confine sul frumento, sugli altri cereali e sulle farine sono aboliti tempora­ neamente a partire dal I o febbraio fino a tutto il 30 giugno 1915.

Art. 2. — Alla temporanea abolizione dei dazi di cui al precedente articolo è applicabile la dispo­ sizione dell’art.. 6 lettera a) 2° comma delle disposi­ zioni preliminari alla tariffa. In nessun caso sa­ ranno restituiti i dazi riscossi definitivamente.

Per tutta la durata della temporanea abolizione dei detti dazi è sospesa remissione di bollette di temporanea importazione di frumento per la ma­ cinazione o per fare semole e paste.

Art. 3. — Sino al 30 giugno 1915 è data facoltà al Ministro dei Lavori Pubblici di adottare i prov­ vedimenti necessari per facilitare i trasporti fer­ roviari del grano e della farina di grano nell’ in­ terno del Regno, ribassando fino al 50 per cento la tariffa in vigore, comprese quelle eccezionali, ed estendendo i relativi benefici al trasporto del grano di provenienza estera.

Art. 4. — Entro la stesso termine è data facoltà al Ministro della Marina di ribassare fino al 50 per cento le tariffe vigenti pel trasporto del grano e della farina di grano sulle linee marittime sov­ venzionate in conformità delle rispettive conven­ zioni e di far eseguire, occorrendo, viaggi straor­ dinari pel trasporto medesimo.

Art. 5. — E’ data facoltà al Ministro dell’ In­ terno di ordinare, dove e quando lo creda conve­ niente, l’accertamento della consistenza dei magaz­ zini e dei depositi del grano, delle farine e degli altri cereali.

Chiunque si opponga in qualsiasi modo alla ese­ cuzione di tali accertamenti sarà passibile delle pene previste dal Codice Penale.

Art. 6. — E’ data pure facoltà al Ministro del­ l’ Interno di stabilire, d’ intesa con il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, nei luoghi e pel tempo che creda opportuno, norme obbligatorie per la panificazione e per la vendita delle farine e del pane.

I contravventori alle norme come sopra stabi­ lite saranno passibili delle pene comminate dall’ar­ ticolo 114 del Testo Unico delle Leggi sanitarie approvate col R. Decreto I o agosto 1907, n. 636; senza pregiudizio delle maggiori pene portate dal Codice penale.

Art. 7. — Contro i provvedimenti che siano emanati dal Ministro dell’ Interno in base ai due precedenti articoli non è ammesso alcun ricorso, nè in sede amministrativa, nè in sede giudiziaria,

Art. 8. — Il presente Decreto sarà presentato al Parlamento per essere convertito in legge.

Decreto di requisizione di navi per conto dello Stato. — Diamo il testo del decreto 31 gennaio 1915 firmato dal Re per regolare le requisizioni delle navi per conto dello Stato.

Art. 1. — Quando circostanze di pubblica neces­ sità od interesse generale dello Stato lo richiedono, il Governo procede alla requisizione delle navi mer­ cantili, navi da diporto, battelli e galleggianti in genere, con l’osservanza delle norme sancite dagli articoli seguenti.

Art. 2. — La requisizione è ordinata dal ministro della marina o, per sua delegazione, dall’autorità portuale locale, nel regno e nelle Colonie e dal­ l’autorità consolare o dai comandanti navali al­ l’estero.

Nei casi di urgente necessità la requisizione può anche essere eseguita in nome del ministro della marina, di propria iniziativa, dall’autorità portuale locale, dall’autorità politica, nel Regno e nelle Co­ lonie, dalla autorità consolare o dai comandanti navali all’estero.

Art. 3. — L ’ordine di requisizione viene notifi­ cato per iscritto al capitano o al custode della nave o al proprietario od armatore o loro rappresentanti, dall’autorità che procede alla requisizione e deve avere immediata esecuzione. Esso è confermato con successivo decreto del ministro della marina da co­ municarsi al proprietario od armatore.

A ll’ordine di requisizione viene unito, appena possibile, un processo verbale con la descrizione delle dotazioni del carico e degli altri materiali esistenti a bordo.

Art. 4. — Il contratto di arruolamento dell’equi­ paggio continua ad aver vigore durante la requi­ sizione.

Art. 5. — E’ istituita presso il Ministero della marina una Commissione di requisizione con l’ in­ carico di procedere in base al corso medio dei noli degli ultimi 15 giorni alla valutazione del com­ penso da corrispondere durante il periodo della requisizione al proprietario od armatore della nave requisita che non abbia stipulato speciali accordi col Ministero.

La Commissione è così costituita : 1° un capitano di vascello, presidente; 2° un funzionario di grado superiore dell’Am - ministrazione centrale della marina mercantile;

3° un ufficiale di vascello addetto al servizio « Trasporti per mare » ;

4° un ufficiale di stato maggiore del R. Eser­ cito (ufficio trasporti);

5° un rappresentante di Società di navigazione o di armatori;

6° un delegato dell’Avvocatura erariale gene­ rale ;

7° un delegato del Ministero del tesoro. I membri della Commissione sono nominati con decreto del ministro della marina sopra designa­ zione dei Ministeri rispettivamente competenti.

Sulle decisioni della Commissione è ammesso ri­ corso al ministro della marina, il quale decide inap­ pellabilmente, con decreto motivato, sentito il Comi­ tato del Consiglio superiore della marina mercantile. Art. 6. — Fino a quando non sia reso definitivo il compenso stabilito dalla Commissione di requi­ sizione, viene corrisposta al proprietario della nave una somma pari ai due terzi del compenso fissato dalla Commissione stessa.

I pagamenti sono sempre eseguiti a rate quin­ dicinali posticipate.

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7 febbraio 1915 L ’ ECONOMISTA 131

quella contro il rischio normale di navigazione, le paghe e panatiche degli equipaggi e le materie grasse per la macchina.

Art. 8. — La riconsegna della nave requisita deve essere annunziata al proprietario o suoi rap­ presentanti coll’ anticipo di dieci giorni. Essa av­ viene, sempre che sia possibile, nel porto nel quale ebbe luogo la requisizione, salvo accordi in con­ trario, altrimenti il proprietario deve essere rim­ borsato di tutte le spese sostenute per il viaggio di ritorno della nave, se fatto a vuoto, al porto di requisizione sia esso nel Regno o all’estero.

Art. 9. — La nave deve essere restituita nel pri­ stino stato.

Al termine della requisizione, una Commissione tecnica, nominata dal ministro della marina, ac­ certerà gli eventuali danneggiamenti sofferti dalla nave in conseguenza del servizio prestato, anche per effetto di speciali sistemazioni o modifiche di adattamenti interni eseguiti durante il periodo di requisizione.

Le proposte di tale Commissione circa i compensi da corrispondersi agli interessati saranno sottoposte alle decisioni del ministro della marina.

Art. 10. — Sulle navi requisite potrà essere im­ barcato, occorrendo, un comandante militare ovvero un commissario regio in rappresentanza dell’Am­ ministrazione dello Stato.

Con decreto reale saranno stabilite le attribu­ zioni del comandante militare e del commissario regio.

Art. 11. — Il presente decreto, che avrà vigore dal giorno della sua data (21 gennaio) fino a nuove disposizioni, sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in legge.

Decreto di finanziamento dei Consorzi granari. — Visto il R. Decreto 20 dicembre 1914, n. 1374, su la istituzione di Consorzi per l’approvvigiona­ mento del grano;

Udito il Consiglio dei Ministri;

Sulla proposta dei Nostri Ministri, Segretari di Stato per l’ Interno, per l ’Agricoltura Industria e Commercio e per il Tesoro di concerto col Mini­ stro delle Finanze;

Abbiamo decretato e decretiamo:

Art. 1. — Gli Istituti di emissione sono auto­ rizzati, in via temporanea, sino a tutto agosto 1915, a scontare cambiali recanti la firma del presidente del Consorzio granario di ciascuna provincia, e ga­ rantiti dal pegno di cereali acquistati e depositati, a nome del Consorzio stesso, nei Magazzini gene­ rali dove esistano o in quelli fiduciari dove non esistano Magazzini generali.

Art. 2. — Queste speciali operazioni di sconto avranno luogo presso le Filiali della Banca d’ Ita­ lia nelle provincie di Bologna, Firenze, Genova, Livorno, Milano, Roma, Torino, Venezia, Alessan­ dria, Ancona, Arezzo, Ascoli Piceno, Belluno, Ber­ gamo, Brescia, Como, Cremona, Cuneo, Ferrara, Forlì, Grosseto, Lucca, Macerata, Mantova, Massa, Modena, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Pesaro, Piacenza, Pisa, Porto Maurizio, Ravenna, Reggio Emilia, Rovigo, Siena, Sondrio, Treviso, Udine, Verona e Vicenza; presso le Filiali del Banco di Napoli nelle provincie di Bari, Napoli, Aquila, Avellino, Benevento, Campobasso, Caserta, Catanzaro, Chieti, Cosenza, Foggia, Lecce, Potenza, Reggio Calabria, Salerno, Teramo e nella Sarde­ gna; presso le Filiali del Banco di Sicilia nelle provincie siciliane.

Art. 3. — I Consorzi granari provinciali valu­ tano il fabbisogno di cereali o di farine per la ri­ spettiva provincia durante un periodo di tempo non superiore a giorni trenta, e deliberano di prov­ vedere ai relativi acquisti coi mezzi dei quali pos­ sono disporre secondo la maggiore convenienza e le peculiari circostanze del mercato.

Nel computo preventivo per gli approvvigiona­ menti, i Consorzi tengono anche conto del prezzo di costo, oltre le spese di magazzinaggio, trasporto e distribuzione dei cereali devesi aggiungere l’ im­ porto degli interessi sul capitale preso a prestito. Le deliberazioni di ciascun Consorzio vengono subito comunicate al Prefetto della provincia e accompagnate, ove occorra, da una domanda di sconto di cambiali presso la locale Filiale del­ l’ Istituto di emissione competente, che l’ acco­ glierà quando sia stata approvata dal Prefetto.

^ rt. 4. — Le cambiali rilasciate dal Presidente del Consorzio per un importo non eccedente il fab­ bisogno deliberato, ai sensi dell’art. 3, sono scon­ tate in corrispondenza agli acquisti fatti, conten­ gono la dichiarazione del pegno ond’ è menzione nel precedente art. 1 e hanno una scadenza non superiore a tre mesi.

Art. 5. — La Filiale dell’ Istituto di emissione, dopo aver ricevuto la domanda approvata dal Pre­ fetto, opera lo sconto delle cambiali nel limite prestabilito dalla domanda stessa, e mette il netto ricavo della operazione a disposizione del Presi­ dente del Consorzio, facendogliene accreditamento in conto corrente ad esso intestato.

Gli interessi dello sconto e quelli del conto cor­ rente sono liquidati al medesimo saggio di 4 1/, per cento, in modo che l ’ interesse gravi soltanto sul debito effettivo del Consorzio.

Art. 6. — Il Presidente del Consorzio preleva, a mezzo di assegni, dal conto corrente le somme ne­ cessarie agli acquisti e versa a credito del conto corrente stesso, il ricavo dei cereali venduti.

I versamenti per tal modo eseguiti rimangono vincolati al pagamento delle cambiali.

A fronte dei medesimi, l’ Istituto di emissione consente lo svincolo di una corrispondente quan­ tità di cereali depositati.

Le cambiali scontate, ai termini dei precedenti articoli, possono essere rinnovate a un congruo termine, per l’ importo di quella parte di cereali che fosse rimasta invenduta.

Art. 7. — Se il deposito dei cereali è fatto nei Magazzini generali, la relativa fede di deposito viene dal Consorzio consegnata alla Filiale del­ l’ Istituto di emissione che ha provveduto i fondi per l’approvvigionamento.

Ove non esistano Magazzini generala il deposito può farsi in adatti magazzini fiduciari, comunali o privati, scelti dal Consorzio, il quale nomina il consegnatario con la approvazione del Prefetto o del Sotto-Prefetto a tal uopo da lui delegato.

II consegnatario rilascia una dichiarazione v i­ stata dal Prefetto, o dal Sotto-Prefetto, con la quale il consegnatario attesta di aver ricevuto in con­ segna la merce e si obbliga a non svincolarla, in tutto o in parte, se non col consenso scritto della Filiale dell’ Istituto sovventore.

Tale dichiarazione, consegnata alla Filiale del­ l’ Istituto stesso, tiene luogo della fede di deposito agli effetti del pegno.

Art. 8. — Ai sensi dell’art. 7 del decreto legi­ slativo 20 dicembre 1914, n. 1374, tutti gli atti re­ lativi alle operazioni dei Consorzi granari, com­ prese le cambiali garantite da pegno e da essi ri­ lasciate agli Istituti di emissione, sono esenti dalle tasse di bollo e di registro.

Art. 9. — Ogni decade la Filiale dell’ Istituto sovventore comunica al Prefetto della provincia le operazioni cambiarie eseguite e il movimento del conto corrente.

La cessazione delle operazioni e la chiusura fi­ nale dei conti saranno determinate con decreto ministeriale.

Dato a Roma, addì 31 gennaio 1915.

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