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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.02 (1875) n.42, 21 febbraio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno II - Yol. Ili

Domenica 21 febbraio 1875

N. 42

LE CONFERENZE MONETARIE DI PARIGI

I

Annuali conferenze si riuniscono a P arigi tra i delegati della Francia, dell’ Italia, del B elgio e della Svizzera, paesi che costituiscono l’unione monetaria latina sulle basi della convenzione del 23 dicem ­

bre 1865. V i si discutono argom enti a cui V opi­

nione pu bb lica non p u ò rimanere estranea, e i problem i più intricati della circolazione interna de’ varii Stati e della circolazione internazionale. E perciò sommamente im porta porsi in grado di fare una giusta estimazione de’ m otivi che le ren­ dono necessarie, dello scopo che si propongono e dell’indirizzo e de’resultati degli studii e delle de­

liberazioni loro.

A cotesto effetto giova prem ettere, anzitutto, alcune brevi notizie intorno allo stato presente della questione m onetaria, che da più di 30 anni si sta agitando in E uropa.

D a Aristotele, N ew ton e L ok e fino a Smith, Say, Rossi, Stuart M ili e a’ più illustri econom isti contem poranei, si è propugn ato e si propugna il principio che, come p e l peso, il volum e e la lu n ­ ghezza degli oggetti, non vi possono essere due misure, T u n a più corta e l’ altra più lunga, così non è possibile che la moneta, valore per sè m e­ desimo, e per la stabilità del suo pregio misura e denom inatore com une, ed equivalente fisso di tutti i valori, sia form ata indistintamente d ’oro o d’ ar­ gento col medesimo effetto legale di reciproca so­ stituzione e di liberazione illim itata. N on è pos­ sibile, se non supponendo che il valore com m er­ ciale dei due m etalli non sia soggetto a variazioni com e tutti gli altri prodotti, le quali ne alterino il rapporto di equivalenza. Ma le variazioni, sebbene m inori che n egli altri prodotti, sono inevitabili in ragione della rispettiva rarità o abbondanza, dell’offerta e della domanda, della quantità della produzione, e dell’ im piego dell’ uno e dell’ altro m etallo. E in fatti la legge francese di germinale, anno X I, volendo decretare il doppio tipo, fu co­ stretta a stabilire u n rapporto fisso di valore di 1 : 1 5 1^2 tra l ’ oro e l’ argento, dichiarando im ­

mutabile e costante per finzione legale ciò che per la natura delle cose è variabile e incerto.

L a volontà del legislatore non può però im ­ porsi alla libera ragione del mercato, siccom e il

morbus nume.ricus, e le fraudolente alterazioni della moneta ordinate da’ principi del medio evo non potevano prevalere, nè prevalsero giam m ai sulla realtà de’fatti e de’rapporti econom ici ; per­ chè alla moneta alterata, avente forzatamente corso legale e obb lig atorio, corrispondeva una eguale elevazione del prezzo delle merci.

Il rapporto fisso si mantenne per alcnni anni eguale al respettivo valore com m erciale dei due m etalli : poi questo variò per T abbondanza del­ l ’ oro, e poi per l ’ abbondanza dell’ argento.

Il rapporto legale continuò a rimanere sempre ed è sempre di 1 : 1 5 1[2 ; ma il com m erciale fu, nel 1866, in media, di 15 : 41, nel 1867 di 15 : 57, nel 1868 di 15 : 60, nel 1869, 1870 e 1871 di di 15 : 59, nel 1872 di 15 : 65, e nel 1873 giunse a 16 : 03. Nel 1874 crebbe anche di più il de­ prezzamento dell’argento.

Quale è la conseguenza di questo stato di cose inevitabile quanto anorm ale? L a moneta del me­ tallo più caro è espulsa da quella del metallo relativamente deprezzato ; onde in vece del doppio tipo si ha l ’u nico tipo del m etallo rinvilito. E ne derivano evidentemente — ingiustizia nelle rela­ zioni contrattuali n el paese sottoposto al doppio tipo — discredito del sistema m onetario — au­ m ento del cambio sulle piazze estere con danno e difficoltà immense del com m ercio internazionale — im possibilità di raggiungere il fine d ell’ unifi­ cazione monetaria.

A l prezzo attuale dell’argento sulla piazza di Parigi, 218 fr. e 90 cent, il chilogram m o, uno speculatore può far coniare alle Zecche di Parigi e di Lione, di Bruxelles, di Milano e di Berna un m ilione in pezzi da 5 franchi, ricavandone un benefizio netto (detratte tutte le spese) di 41000 franchi !

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194 L’ E C O N O M IST A 21 febbraio 1875

di fatto, dell’ unico tipo dell’ argento deprezzato, bisognerebbe, vincendo ormai ogni esitazione, de­ cretare l’ unico tipo d ’ oro seguendo l ’ esem pio dell’ Inghilterra che l ’ adottò fin dal 1816, quello più recente della Germania del 1871, e le ten­ denze delfi Olanda e dell’ Austria, nonché quelle degli Stati Uniti d’ Am erica, dove il rapporto tra i due metalli è stabilito in una tale misura che, alla cessazione del còrso forzoso, non potrà restare che l ’ oro com e unico m edio della circolazione.

Ma chi oserebbe proporre il prim o di questi due modi, da cui è inseparàbile una continua instabilità del sistema monetario, e T enorme di­ spendio dell’ incessante vicenda del ritiro e della riconiazione delle specie monetate?

Gravi obiezioni si possono, per altro, opporre anche allo stabilimento dell’ unico tipo d’ oro nelle speciali condizioni finanziarie ed econom iche degli Stati retti ora a sistema bim etallico. Essendo la Francia, T Italia, l ’ Austria e la Eussia soggetti al corso forzoso, la circolazione è aggravata da un’ enorme quantità di carta : circa otto miliardi.

Oltre a ciò, la produzione dei metalli preziosi non è in relazione col grande sviluppo del com ­ m ercio e colla m olto m aggiore e più rapida m ol­ tiplicazione degli affari. Basteranno le attuali ri­ serve m etalliche d’ oro e lo searso aumento che ricevono ¿alla scemata produzione ? Si potrà p rov­ vedere sufficientemente ai bisogni della circola­ zione, o si avrà a temere uno straordinario rin­ caro dell’ oro con aggravio del peso dei contribuenti e delle passività degli Stati, e con m aggiore dif­ ficoltà della ripresa dei pagamenti in specie m o ­ netate? In Inghilterra, nella stessa Inghilterra, dove il perfezionato uso del credito rende meno necessaria la circolazione m etallica nella misura richiesta dalle condizioni degli altri paesi, il ti­ more delle crisi monetarie e la necessità di rip a ­ rarvi spingono non rare volte il Governo a p ro­ m uovere il divieto dell’esportazione dell’oro, e la Banca ad elevare il saggio dello sconto.

Ber quanto coteste obiezioni siano esagerate dai fautori del doppio tipo, non cessano di avere per sé medesime un grande valore pratico. È un vecchio errore che la prosperità dei popoli con­ sista nella soprabbondanza del danaro, la quale, invece, è un danno, sì perdi > rim ane im produt­ tiva sotto form a di moneta una parte del capitale nazionale non strettamente necessaria alla circola­

zione, e sì perchè sovrabbondanza è svilimento, e al

basso prezzo del danaro fa riscontro l ’ elevazione dei prezzi delle cose, alla quale non sempre corrisponde un proporzionato aumento delle m ercedi, e corri­ sponde sempre l ’ingiusto danno dei creditori di som­ me fisse. Ma è, all’incontro, un male non meno grave la scarse za del num erario e l ’ eccesso della circo­

lazione fiduciaria. E tra i due mali è da temere og gi il secondo, forse, assai più del primo.

Quando si considera tutto ciò, è evidente che il doppio tipo non va com battuto per sé mede­ simo, in quanto è un m odo di accrescere g l’istru- menti della circolazione metallica, ma perchè se­ condo il sistema legale che lo stabilisce, nonché corrispondere a quel fine, si converte nel tipo unico del metallo più deprezzato. L'ideale di un sistema monetario consisterebbe nel mantenere la coesistenza di fatto del doppio tipo che legalm ente si vuole che coesista. Se questo ideale pu ò con­ seguirsi, si avranno due grandi vantaggi : perchè il m edio della circolazione metallica difficilmente sarà inferiore a’ bisogni del com m ercio, e perchè dalla coesistenza de’ due m etalli potrà derivare la m aggior stabilità possibile del valore della moneta, compensandosi e contemperandosi le reciproche oscil­ lazioni del prezzo commerciale colle respettive of­ ferte e richieste determinate dalla necessità legale della circolazione.

L a quistione è stata posta finora in questi ter­ mini : — Conviene adottare l ’unico tipo d’oro, cioè l’ unica moneta d ’ oro di emissione ed effetto le­ gale il lim itato, con monete divisionarie d ’ argento di emissione ed effetto legale lim itato ; oppure con­ viene mantenere il sistema bim etallico ne’ ter­ mini e nel modo come fu stabilito dalla legge fran­ cese dell’anno X I , e fu adottato poscia dal Bel­ gio, da ll’ Italia e dalla Svizzera, consistente n ell’e­ missione e nel corso legale illim itato e reciproco delle due monete sulla base del rapporto fìsso sta­ bilito dalla legge per la loro equivalenza ?

Pare che la quistiene debba essere posta, in­ vece, in questi altri term ini : — In qual modo si possa mantenere realm ente la coesistenza nella cir­ colazione de’ due m etalli, evitando l ’inconveniente che dal doppio tipo si ricada di fatto, e con grave ingiustizia dei privati e gravissim o danno del com m ercio, nell’u nico tipo del m etallo rinvilito in rapporto all’altro?

Il sistema francese, posto a base della Conven­

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richie-21 febbraio 1875 L’ ECONOM ISTA 195

sta del più caro che si contrappone a ll’offerta del deprezzato.

Seguendo quest’ ordine d’ idee è agevole osser­ vare che il doppio tipo, nel concetto della legge dell’ anno X I intanto si converte n ell’ unico tipo del m etallo rinvilito, in quanto suppone due con­ dizioni essenziali :

1° F acoltà di emissione illim itata delle monete d’ oro e delle monete d’ argento per conto de’ G o­ verni, delle Banche e de’ privati ;

2° Effetto e corso legale illimitato, reciproca sostituzione e indistinto ed eguale im piego delle une com e delle altre monete ne’ pagam enti di qualunque somma.

Or nel caso di rinvilio, come ora avviene, dell’ ar­ gento, la speculazione si prevale del diritto illi­ mitato della emissione e della liberazione legale, e fa il giuoco di sostituire alla riserva m etallica d’ oro le monete d ’argento a scapito del com m er­ cio del paese sottoposto al doppio tipo, e con van taggio dei paesi vicini ad unico tipo, a’ quali affluisce l’ oro scemandone il prezzo in ragione della quantità che vi affluisce.

Se, all’incontro, si limita l ’ emissione degli scudi di argento (si intende sempre della moneta a 9[10, essendo già limitata dalla convenzione del 1867 in ragione di 6 franchi per abitante remissione della m oneta divisionaria a 835 millesimi) s’im­ pedisce alla speculazione di alterare le basi del sistema m onetario, e dim inuendo la quantità delle monete d ’argento si pone un argine all’em igra­ zione dell’oro che, non sostituito in sufficiente m i­ sura dall’ altro m etallo, è costretto a rimanere nella circolazione.

M a questo è un espediente piuttosto che un si­ stema. E un espediente, pel quale, quando fosse norm alm ente stabilito a m odo di scala m obile, il regim e del doppio tipo perde uno dei suoi carat­ teri essenziali, e introducendosi un modo razionale e pratico a un tem po per giungere gradatamente all’ unità, im perocché la vera m oneta legalè è quella soltanto che non subisce limiti nè restri­ zioni; og n i altra ha il carattere di sussidiaria. Può anche riuscire insufficiente allo scopo, se so­ vrabbondi la quantità di moneta d ’argento gi~ emessa. A d evitare questo pericolo e a fondare un sistema stabile, converrà allora adottare l ’ al­ tra lim itazione, quella cioè del corso legale. Si avrebbe allora, supponiam o, la facoltà di pagare, come oggi, fino a 50 lire in moneta divisionaria, e al di là di un certo lim ite di somma superiore sarebbe accordata facoltà di pagare in scudi solo per una parte proporzionale della somma dovuta. È evidente che il lim ite di una somma fissa non sarebbe ragionevole nè giusto, derivandone la con ­

seguenza che i pagam enti di debiti minori si p o -

i

irebbero fare e dovrebbero accettarsi tutti in ar­ gento, e gli altri tutti in oro. Il lim ite non p o ­ trebbe essere che proporzionale.

In tal m odo non si avrebbe il doppio tipo che si converte nel tipo u nico deteriore, nè l’unico tipo assoluto, da cui p u ò derivare la rarità del medio d i circolazione, ma l ’unico tipo temperato, se può ammettersi la frase, m ediante il quale i due m e­ talli potrebbero coesistere, compensandosene le vicendevoli variazioni di valore, a quel m odo che coesisterebbero, contribuendo a rendere più fisso il valore della moneta, se questa potesse es­ sere fabbricata di una mescolanza, a date p ro ­ porzioni, di due metalli.

D opo queste notizie e queste osservazioni pre­ liminari, ci sarà ora agevole di intendere le con­ dizioni di fatto, nelle quali si sono riunite le con­ ferenze monetarie di Parigi del 1874 e del 1875, e di giudicare della opportunità dei criterii che vi hanno predominato, e delle deliberazioni che ne sono conseguite.

Ci proponiam o di occuparcene senza interruzione in altri brevi articoli.

IL CONGRESSO DI MILANO

n i

LA V O R O D E ’fA N C IU L L I — ZO LE A JE D E L L A S IC IL IA

Leggendo il resoconto del Congresso, vi è stato un momento nel quale noi abbiam dovuto rim ­ piangere quella certa ritrosia, che non ci fece d o ­ mandare il permesso d’ intervenirvi ; non perchè avremmo avuto il coraggio, o commesso l'errore, di intruderci nella discussione, ma perchè avremmo potuto testualmente raccogliere le parole, che ora ci si dànno in com pendio, sopra il punto di fatto da cui la convenienza di un ’inchiesta dipende.

Che una parte si sia voluta di proposito lasciare in silenzio, si vede ben chiaro : niuno degli ora­ tori mostrò sentire il bisogno di descrivere i mali gravissimi, per cui possa dirsi, preliminarmente a u n ’inchiesta, che gli operai italiani, e soprattutto i fanciulli, gem ano in quelle dolorose condizioni che in altri paesi sono state la causa determ i­ nante delle leggi intorno al lavoro.

Ma vi fu bene una parte che non si amava tacere ; ed è quella appunto sulla quale il reso­ conto ha voluto esser m olto laconico.

Pare infatti che l ’ onorevole Luzzatti abbia m olto discorso delle cave di zolfo e delle fabbriche di zolfanelli, ma ciò che egli abbia detto è un mi­ stero. Il resoconto si lim ita ad inform arci che

« l’ oratore, il quale, com e m em bro dell 'Inchiesta

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196 L’ E C O N O M IST A 21 febbraio 1875

tante parti d’Italia, fa un quadro straziante delle

condizioni infelici, in cui si trovano fra g li altri i

fanciulli, condannati a lavorare nelle zolfaje della

Sicilia, e nelle fabbriche di zolfanelli n ell’ Alta Ita lia ».

E deve veramente aver parlato così, perchè le zolfaje siciliane son sempre state una preoccupa­ zione gravissima dell onorevole Luzzatti. In quei due o tre giorni da lui passati nella città di Ca­

tania a presedere l'Inchiesta industriale, le inter­

rogazioni sullo stato de’ piccoli lavoranti nelle zolfaie g li corsero per ben tre volte alle labbra, quantunque, com ’ egli ha ora assicurato al Con­ gresso, lo scopo di quell’ inchiesta si riferisse sol­ tanto alle tariffe daziarie, non all’ igiene ed alla istruzione. D i ritorno p oi sul continente, lo spet­ tro delle zolfaie dev’essere rimasto impresso sulla sua retina. Quando , nel settembre ora scorso ,

pu bblicò la sua apologia delle scuole germ a­

niche , e volle dare un esempio del padrone

« im becille, malvagio, o negligente, che storpia, uccide ed ammala i suoi operai », T onorevole Luzzatti si affrettò a citare appunto il « coltiva­ tore delle cave di zolfo in Sicilia, che adopera i

giovanetti ne’ lavori più duri, condannandoli a ma­

lattie precoci e talora ad immatura morte ». E,

« poveri fanciulli, esclamò, che passano tutto il

giorno sepolti vivi sotto terra, non salutano l’aer dolce che del sol si allegra, e sperano invano che la patria legislazione si faccia più umana e pietosa ». Adunque, oppresso da quest’ in cu bo, di cui non contesteremo al certo l’indole eminentemente pie­ tosa, è ben naturale che 1’ oratore abbia portato

al Congresso quel quadro straziante di cui il re­

soconto fa cenno.

L ’accusa come ognun vede è ben grave. L ’uomo che l’ha avventurata, ha più d ’un titolo per la­ sciar sospettare che essa venga da ll’alto. I l luogo e la solennità in cui fu form ulata potrebbero far credere alla Sicilia che questo concetto d ’ indu­ striale barbarie, attribuitale da u n individuo in uno slancio di capricciosa filippica, ma sanzionata col v oto d’un’inchiesta da aprirsi, esprima vera­ mente il giudizio di mezza Italia. Se anche per­ ciò, com e studenti di scienza econom ica, non c’im ­ portasse di ridurre alle sue giuste proporzioni il

quadro straziante dell’ onor. Luzzatti, noi, come sem plici Italiani, sentiremmo il diritto e il dovere di tagliar corto con un sì deplorable malinteso.

F u bene un tempo in Italia, nel quale pote- vasi, senza la menoma intenzione di offendere la

verità, partecipare alla credenza del disumano

spettacolo che dicevasi offerto agli sguardi del mondo dall’industria delle miniere in Sicilia. Contribuì ad accreditare Terrore una Relazione, presentata al Parlam ento or sono più che 10 anni dall’

onore-vole P epoli ; errore che poi mano a mano si di­ v u lg ò, per l ’ovvia ragione, che le zolfaje appar­ tengono alla fam iglia delle miniere, ed è canone di poesia filantropica adoperare le tinte più scure quando si ami descrivere i patimenti degli esseri umani addetti allo scavo delle miniere. M a oggi, son ciarle queste, che han com piuto il lor tem po. I l fatto si conosce tal quale è realmente ; e sa­ rebbe impossibile snaturarlo così, da spingerlo al segno che l’ oratore del Congresso avea di bisogno, per farne base di tutto un regim e econom ico.

L ’iperbole più madornale è il dare ad inten­ dere che i ragazzi adoperati nelle cave di zolfo sien o, p eggio che b e s tie , soggetti a un lavoro non direm o incessante per tutto il corso del giorno (perchè nessuno prenderebbe, in verità, questa frase alla lettera), ma protratto per quelle smodate 14 o 12 ore, alle quali le loro forze evi­ dentemente non reggerebbero. Or bene : in prim o lu ogo lo stesso P epoli (come mai si poteva ign o­ rarlo?) aveva avvertito che il loro com pito non sorpassava giammai il limite delle 8 ore; lo avea

detto moderato lavoro; lo iacea term inare costan­

tem ente appena scoccasse il tocco del m ezzodì; ed aggiungeva, com e un peculiare van taggio nel mestiere del cavajuolo siciliano, il potere disporre

d’un tem po considerevole per attendere ad altri

lavori. Ma non basta. O ggi un docum ento, non meno ufficiale e ben più fresco, viene a precisare anche m eglio la notizia del Pepoli, ed è pure sfug­ gito all’attenzione del Luzzatti! L ’ ingegnere L o­ renzo P arodi, autore d ’un’altra Relazione p reg ev o­ lissima, per la dottrina che vi è racchiusa, per le pratiche cognizioni acquistate d a ll’A . nello avere lu n g o tem po diretto una delle m aggiori miniere dell’isola, e p e r la sagacità delle osservazioni sue proprie, ci dice che si tratta nominalmente di 6

ad 8 ore per giorno, ma se ne debbono soltanto con­

tare 5 o 6, di lavoro effettivo. — Sarebbero eccessive anche qu este? si attendeva il Congresso, occorre ancora una legge, per ¡scendere a un segno sì basso, che nessun legislatore ha mai sognato di esigere ?

Si parla del più duro lavoro che si conosca nel

mondo, e coloro che lo sopportano si dicono se­

polti vivi sotterra. M a eceo di che cosa veramente si tratti.

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21 febbraio 1875 L’ ECO N O M ISTA 197

gerla vuota, per ripetere l ’operazione una ventina di volte, tra salite e discese.

Certamente, m ontare un ta l peso a 30, 40, 50 metri di altezza secondo i casi, non è un trastul­ larsi colla tastiera d' un clavicembalo. Ita prima di dichiararla la più mostruosa occupazione e v e ­ dervi un orribile scandalo, bisogna ben ricordarsi che, ne’ lavori di costruzione, nelle fonderie, negli arsenali, a bordo delle navi ece., si hanno esempii di sforzi assai m aggiori, ed aggravati inoltre da quella monetonia inesorabile che è la più acerba tortura de’ g io v a n i, e che almeno per le zolfaje viene forzatamente interrotta nelle discese. D ’ a l ­ tronde, chi sia stato sui luoghi avrà potuto osser­

vare che di ragazzi in tenerissima età, come il

Pepoli disse, non si usa adoprarne : il Parodi li pone tra i 10 e i 18 anni. N è vi ha interesse a servirsene, sì perchè lavorano a conto e profitto del picconiere, sì ancora perchè il picconiere, capo od am ico della fam iglia, ha vincoli abbastanza, di sangue od affetto, con que’giovinotti, per mancar­ gli il m otivo di sciuparne la salute e le forze. Non sarebbe nè anco esatto il supporre che lo sforzo riesca enorm emente sensibile, per lo meno in prin­ cip io; giacché il tirocinio com incia sempre da un peso ben sopportabile, e non si accresce che di grado in grado, com e l ’abitudine che si viene acquistando

permetta. E dunque un la v o r o , duro, n oi n e ­

gheremo, ma com e tant’altri a cui, in questa valle di lacrime, le classi bisognose son costrette di sot­ toporsi. E per farne un tipo di cnideltà, sarebbe d’ uopo supporre che tutti, quanti siamo nel mondo, nascemmo con la com oda missione di farci tirare da sei cavalli in lungarno o sul Pincio ; e per

poter dire che que’poveri giovani sieno sepólti vivi

sotterra, si attendeva il Luzzatti, bisognava ig n o­ rare che, tutto all’incontro, il loro ufficio consiste nel non mai riposare in fondo della m iniera, ma ad og n i istante venirne fuori, a salu tare, come

egli desidera, l’ aere dolce ed il sole, salvo ancora

il bearsene a lor b e ll’ agio tra il mezzogiorno e il tram onto !

Si son detti gementi ed ignudi. — È vero : le

persone non pratiche, i curiosi che si presentino alla bocca della m iniera (com e forse sarà acca­ duto al Luzzatti), restan colpiti ed afflitti ad udire il loro lam ento, quando sbucano all’ aria aperta, con la gerla sugli om eri e il lanternino alla mano ; nè ci farebbe stupore se in quel mom ento qu al­ cuno li avesse creduti già agonizzanti. Ma quel gemito n on è altro che una trista abitudine di cadenza che essi hanno adottata, quasi misura del passo ascendente, qualche cosa di simile alla m a­ linconica cantilena de'marinai quando si collegano insieme a tirare la catena dell’ àncora. Circa poi a nudità, nulla al certo poteva inventarsi di m e­

glio, per risvegliarci l ’idea de’selvaggi da cui non pochi fra g l’ Italiani del nord si figurano che la Sicilia sia popolata. Le loro mutande di grossa tela, e la loro cam icia, non mancarono m ai ; su­ dicie, se si vuole, e strappate, come possono con­ venire a chi trasporti gerle piene di minerale ; e quando poi il com pito quotidiano è finito, han ben cacciatora di albagio, e b e r r e tta i cappello un po sbertucciato , per attraversare il v illaggio o co­ mune, ove vanno alla cena e al riposo della fa­ m iglia : se oltracciò i vincolisti li volessero ab bi­ gliati di giubba nera e cravatta bianca, noi dovrem ­ mo avvertire che le abitudini del mestiere han reso loro impossibile 1’ adattarsi a portare simili im pacci di civiltà.

Condannati, si dissero. — Ma giusto cielo! nel frasario de’ vincolisti lom bardo-veneti si chiama dunque galera il guadagnarsi un pane quotidiano in una occupazione laboriosa, che alla fin fine è liberamente a ccetta ta , e che , quando manchi o

scarseggi, condanna davvero allo squallore della

miseria intere fam iglie , villa gg i interi talvolta ? Ed è forse avaramente retribuita ? Que’ fanciulli lavorano a c o ttim o , fu avvertito dal P epoli ; e quelle cinque o sei ore di s fo r z i, lo assicura an­ che il Parodi, in tem pi ordinarii fruttano da 80 a 170 centesimi, secondo l ’età. A ggiun gete g li altri lavori possibili nelle ore del pom eriggio ; e trove­ rete il doppio, o più, di quanto mille altre indu­ strie a mala pena concedano. E tal galera, adun­ que, codesta della selvaggia Sicilia, che ogni filan­ trop o alquanto serio vedrebbe assai volentieri as- sociarvisi, in qualche incivilita città che il Luzzatti non può non conoscere, quel brulicam e di p iccoli

vagabondi, i quali vivono, a W'aer dolce bensì, ma

alim entandosi sulla minestraccia che la carità u f­ ficiale dispensi, e su que soldi di più che ogni mano bugiardam ente m endica sa sempre scroccare ai passanti.

Si è anche parlato di malattie e di moHi precoci.

Il Pepoli, benché avesse p rò forma accennato a

mali di petto, che reputava provenienti dall’ afa

della miniera e da gassi solforosi, pure si affrettò a

soggiungere prò ventate che « lo stato fisico di

qu egli operai è molto migliore » di quanto si p o­

trebbe supporre ; e lo spiegava appunto com e un

effetto del moderato lavoro e delle larghe m ercedi.

N on è, certo, dal Parodi, che siasi conferm ata la favoletta, discretamente assurda, de’ gas deleterii, in miniere ove n on è nè anco bisogno far uso della lucerna di D avy. N oi abbiam voluto ve­

rificare se qualche cosa per avventura risulti dalla

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198 L’ ECO N O M ISTA 21 febbraio 1875

anzi il seguente dialogo, di cui non crediamo poter defraudare i nostri lettori.

« H a mai avvertito che la salute de’ ragazzi im piegati in que’lavori, in una età forse troppo precoce, abbia avuto a soffrire, e che quella fa­ tica di portare il minerale per quelle scale sia troppo sproporzionata alla loro età ? » : così do­ mandava in Catania il Presidente dell’ Inchiesta (Luzzatti) a un signor Deodato, scavatore di zolfi in Villarosa, provincia di Caltanissetta, e appar­ tenente a un’antica fam iglia di scavatori.

Risp. — « No, perchè le nostre miniere hanno poca profondità, e non si sono mai adoperate delle macchine appunto per questo. O ggi, però, pel gua­ dagno che c’ è nel commercio, si approfondiscono e si usano trom be per l ’eduzione delle acque ».

Premei. — « Non venne mai fatto osservare, du­ rante la leva, che i giovani non abili al servizio militare sieno nel suo circondario in proporzione assai m aggiore che in altri paesi ? »

Risp. — « Villarosa diede sempre il contingente com pleto ».

Presici. — « A llora c ’ è differenza tra Lercara ed

altri siti ove si fece questa osservazione. (Si noti

che ciò non risulta dalle deposizioni relative a L er­ cara). 0 non potrebbe darsi forse, che m olti, af­ franti dal lavoro, morissero ancor giovani, lasciando superstiti soltanto i piùforti ? »

R isp.— « No, no ».

D opo una testimonianza così franca e precisa, nè da alcun’ altra smentita, noi ci struggiamo a spiegare come mai il fantasma delle malattie e delle m orti precoci abbia potuto perseguitare sino a M ilano la fantasia del Luzzatti. Certamente, i giovani zolfai si ammalano, com e tutte le classi, di lavoranti e non lavoranti; ed è probabile che, secondo la legge generale della mortalità umana, molti non giungano ad età virile ; ma il loro aspetto non denuncia uno stato di sofferenza; m a n on si conoscono malattie speciali, caratteristiche del loro mestiere, com e ve ne sono pu r troppo in tanti altri ; ma nessuna statistica ha rivelato un tal fatto; e noi siam persuasi che questa classe di lavoratori avrebbe smentito la scienza di quel chi­ rurgo inglese, il quale, dalla sem plice ispezione di un uom o, si fidava d ’indovinare il mestiere di cui si fosse occupato.

Ciò posto, noi ci sentiamo più che giustificati, se una viva curiosità ci rode di conoscere da qual lato mai l ’estro pindarico del Luzzatti abbia p o ­

tuto tirar fu ori il quadro straziante a cui i con ­

gressisti han battuto le mani. N oi com prendiam o perchè il P epoli ebbe a temperare alla pag. 17 le espressioni di cui s’ era servito nella pag. 15 ; perchè, parlando d’ igiene, si lim itò a dirla soltanto

non molto florida; perchè quando volle accennare

a inai di petto, ad afa, ed a gassi solforosi, si pre­

m unì c o ll’ aggiungere un bel si dice. Non avremmo

saputo mai sospettare che l ’ onor. Luzzatti giun­ gesse alpunto di non tenere alcun conto de’docum enti più indiscutibili, passati sotto il suo sguardo, ma­ neggiati da lui, in parte ancora opera di lu i stesso. In fine, noi ce ne appelliam o al Parodi, e adottiamo la sua sentenza finale : « Ritenuta, egli ha detto, la durata giornaliera del lavoro, e la m ercede che ne ricavano, si può affermare che i

picconieri siciliani (e non si escludono i giovani)

non si troverebbero in condizioni più sfavorevoli di quelle de’ minatori d’altre contrade, se non fossero i pericoli ecc.... » E giustamente avevamo dimen­

ticato di dirlo : si è pur parlato di pericoli, frane,

scrollamenti possibili, cause di morti e ferite, e

non si è avuto ritegno di chiamarli quotidiani.

Ma non v ’ è bisogno di arrestarci a quest’ altra ostentata pietà. A vvengono accidenti nelle cave di zolfo, perchè son cave, e com e ne avvengono nelle ferrovie e sulle navi ; m a d’ ordinario son leggieri e rari ; u n solo, crediamo, nel corso di molti anni si è potuto contarne, che abbia costato la vita a parecchie persone. E se fossero pure co- tidiani, che si vorrebbe inferirne? che avrebbe mai da vedervi la scienza econom ica? Ciò non sarebbe che materia di pu bb lica sicurezza, sulla quale ogni G overno è libero, è anzi tenuto, di mettere la sua mano, purché sappia ben fare, e n on colga il pretesto per brancolare alla cieca, e manomet­ tere a controsenso libertà, salute, e proprietà ad un tem po.

(7)

21 febbraio 1875 L’ ECO N O M ISTA 199

mal concepito, da voler produrre ingegneri di prima

forza ove si cercano abili capomastri; e per colm o

poi, una spada di D am ocle che da più anni si tien sospesa sulla sorte a venire della proprietà mine­ raria ; tutto ciò può esser bene materia di un pro­ cesso, m a nel quale il banco degli accusati non sarebbe, di certo, serbato a’produttori e commer­ cianti di z o lfo , agli Scalia, a’ Donaudy, ai D eo- dato, a’ mandanti dello stesso Parodi.

Tornando al nostro proposito, ci sem bra abbon­ dantemente provato che il fatto delle zolfaje è il più infelice fra quanti mai se ne potevano sce­ gliere, per com provare la necessità in Italia del

così detto codice industriale, m otivandolo sopra

un’inchiesta da farsi.

Quanto alle fabbriche d i zolfanelli, il Luzzatti, ci pare essersi collocato in condizione anche p eg ­ giore. Noi non ne abbiam o cognizione abbastanza; e qualcuno fra i cento organi del Congresso fa­

rebbe opera buona a confidarci le cose strazianti,

scovertevi dall’oratore. A noi basta avvertire che non un cenno nè una parola abbiam potuto tro­ varne in alcuna parte dellTnchiesta industriale : eppure, se vi hanno deposizioni che rivelino senno *e sincerità di risposte, è da mettere in prima riga quella appunto del m anifattore De M edici, al quale questo ram o d’ industria va debitore d’ un progresso mirabile e rapido.

La navigazione nei porti principali d’Italia

v

P A L E R M O

Il porto di P alerm o è quello che presenta, nell' ultimo decennio, m aggiore sviluppo fra i porti principali del R eg n o che abbiam o fin qui passati in rassegna. Il suo m ovim ento generale della navigazione per operazioni di com m ercio ascese, n ell’ anno 1873, a 10,434 navi della p or­ tata di tonnellate 1,507,067. L e navi addette al

com m ercio internazionale furono 1425, di ton ­ nellate 725,882 e quelle addette al cabotaggio am m ontarono a 9009, di tonnellate 781,185.

E cco le cifre riassuntive che rappresentano il tonnellaggio del m ovim ento della navigazione internazionale e di cabotag gio (approdi e par­ tenze) nel porto di P a lerm o in ciascuno degli undici anni, dal 1863 al 1873:

Anni

Navigazione

complessiva internazionale di cabotaggio

1863 774,199 314,112 460,087 1864 • 812,642 385,451 42 7,Ï91 1865 822,143 412,983 409,160 1866 917,556 524,457 393,099 1867 778,488 368,168 410,320 1868 1,051,411 469,773 . 581,638 1869 1,541,092 580,779 960,313 1870 1,534,564 537,358 947,206 1871 1,301,236 640,562 660,674 1872 1,339,980 676,616 663,364 1873 1,507,007 725,882 781,185

Esaminando queste cifre vediam o che il m o -violento della navigazione nel porto di P alerm o presenta un n otevole e progressivo aumento. In­ fatti, confrontando lo cifre del 1863 con quelle del 1873 abbiamo, a favore di quest’ ultimo anno, un m aggior m ovim ento che raggu aglia quasi al doppio a quello che si verificò nel 1863. È da osservarsi altresì che nel 1873 il m ovim ento di quel porto ha superato T ammontare dei p re ce ­ denti anni 1872 e 1871, e si è avvicinato al tonnellaggio del 1869, che segna la cifra m a g­ giore nella sen e d eg li anni sopraindicati.

V ediam o ora il m ovim ento particolarizzato delle due specie di navigazione del 1873 nel porto di P alerm o, facendo distinzione delle navi con bandiera italiana, da quelle con bandiere estere. E cco le cifre principali :

Bandiera italiana Bandiere estere Nu in. T o n n e ll, N u m . T o n n e lì. | A vela 2 9 7 4 8 ,4 1 9 8 8 5 8 3 ,5 3 7 Internai. { A vapore 7 2 6 1 ,9 6 0 671 5 3 1 ,9 6 6 ( Totale 3 6 9 1 1 0 ,3 7 9 1,056 6 1 5 ,5 0 3 i A vela 7 ,7 3 0 2 1 3 ,9 5 2 » » Calata":»;. ! A vapore 1 ,2 6 2 5 5 8 ,3 6 3 10 8 ,8 7 0 ' Totale 8 ,9 9 9 7 7 2 ,3 1 5 10 8 ,8 7 0 1 A vela 8 ,0 2 7 2 6 2 371 3 8 5 8 3 ,5 3 7 Totale

{

A vapore 1,341 6 2 0 ,3 2 3 681 5 4 0 ,8 3 6 ( Totale 9 ,3 6 8 8 8 2 ,6 9 4 1 ,0 66 6 2 4 ,3 7 3

A l com m ercio internazionale del porto di P a ­ lerm o presero quindi parte 682 navi a vela, di tonnellate 131,956 e 748 navi a vapore, di ton ­ nellate 593,926. Il com m ercio di cabotaggio fu in vece esegu ito da 7730 navi a vela, tutte di bandiera italiana, della portata di 213,952 ton ­ nellate, e da 1272 navi a v a p ore, di tonnellate 567,233 e quasi tutte con bandiera italiana.

Il m ovim ento della navigazione internazionale e di cabotaggio (ap prodi e partenze) che nel­ l’ anno 1861 era, pel porto di P alerm o, di 421,267 tonnellate per le navi a vela e di 401,987 ton ­ nellate per le navi a vapore, discese nel 1873 a tonnellate 345,908 per le navi a vela e ra g ­ giunse la rag gu ard evole cifra di 1,161,159 p e r le

| navi a vapore. Quindi, mentre abbiamo nel 1873

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200 L’ E C O N O M ISTA 21 febbraio 1875

dei vapori su quello delle navi a vela, che era nel 1861 del 49 p er 100, raggiunse nel 1873 il 77 p er 100.

E c co ora com e si ripartiva nel 1873 il ton ­ n ellaggio della navigazione internazionale (a p ­ prodi e partenze) sia a vela che a vapore nel porto di P alerm o, secondo i paesi di provenienza e di destinazione dei bastimenti :

Paesi

Tonnellate

cifre effettive per 1000 Europa - Inghilterra 2 8 9 ,2 6 4 3 9 9 Francia 1 0 2 ,1 5 3 141 Austria 9 4 ,5 1 8 1 3 0 G recia 5 9 ,6 1 3 8 2 Turchia (Europea ed A siatica) 2 3 ,2 8 6 3 2 Germania 2 3 ,2 1 0 3 2 Olanda 2 1 ,7 7 4 3 0

Altri paesi d ’Europa 2 8 ,3 2 5 3 9

T otale 6 4 2 ,1 4 3 8 8 5

Africa - Tripoli, Tunisi e M

a-r o cc o 4 ,5 8 4 6

A lgeria 5 ,6 8 9 8

T otale 1 0 ,2 7 3 14

America - A m erica inglese e Stati Uniti del

N ord 7 2 ,4 8 7 1 0 0

M essico ed Am erica

centrale 8 2 6

1

T otale 7 3 ,3 1 3 101

Riassum endo queste cifre abbiam o :

Europa 6 4 2 , 1 4 3 8 8 5

Africa 1 0 ,2 7 3 1 4

America 7 3 ,3 1 3 1 0 1

Porti Italiani 1 5 3 »

T ota le 7 2 5 ,8 8 2 1 0 0 0

Da queste cifre si vede com e il m ovim ento della navigazione internazionale nel porto di P o ­ ierm o fu eseguito nel 1873 per la m aggior parte (885 tonnellate su 1000) coi paesi d’ E uropa e in particolar m odo con l’ Inghilterra, con la F ran ­ cia e con l ’Austria. E pure n otevole il m ovim ento che si v erificò in qu el porto (100 tonnellate su 1000) con l’A m erica inglese e con gli Stati Uniti del N ord.

Il m ovim ento suddetto, esaminato poi secon do la nazionalità dei bastimenti, presenta le seguenti cifre che indicano il tonnellaggio rappresen tato da ciascuna bandiera che visitò il porto di P a ­ lerm o nel 1873 :

Tonnellate

cifre effettive per 1000

431,032 594 110,379 152 88,241 121 24,518 34 21,859 30 17,516 24 11,734 16 6,944 10 5,069 7 3,522 5 3,1 06 4 1,050 ) 792 3

120

)

T ota le . 725,882 1000

Com e si sco rg e dall’ esame di queste cifre, la bandiera inglese fu quella che concorse per o l­ tre la metà (594 tonnellate sopra 1000) nella navigazione internazionale del 1873 nel porto di P a le r m o ; la bandiera italiana vi contribuì per p oco più di un settim o (152 tonnellate su 1000); quella francese per quasi un ottavo (121 ton­ nellate su 1000). L e altre bandière estere con ­ corsero tutte insieme appena p er una ottava parte (133 su 1000) nella navigazione internazionale di quel porto.

LE RISCOSSIONI E I PAGAMENTI

NEL GENNAIO 1875

L a D irezione G enerale del T esoro ha pubbli­ cato il prospetto delle riscossioni e dei pagam enti fatti durante il m ese di gennaio del corrente anno. S econ d o il consueto le cifre relative sono con ­ frontate con le riscossion i e i pagam enti fatti n el m ese stesso dell’ anno 1874. A questo confronto noi crediam o utile di aggiungere le previsioni fatte pel 1875, tanto per l ’ entrata, com e per la spesa, ragguagliandole ad un dodicesim o del to­ tale, desum endolo per l ’ entrata dallo stato di prim a previsione annesso alla leg g e 23 dicem ­ bre 1874, e per la spesa dagli stati di prim a previsione aresen tatid all’on orevole m inistro delle finanze alla Cam era dei Deputati il 16 m arzo 1874, tenendo conto delle variazioni presentate il 30 agosto su ccessivo.

E c co l’ am m ontare delle riscossioni del m ese di gennaio e le previsioni del bilancio delle en­ trate 1875, proporzionate ad un dodicesim o :

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21 febbraio 1875 L’ E C O N O M ISTA 201

Cespiti Riscossioni Incassi prev.

genn. 1875 genn. 1874 1875

Fondia-jeserc.in corso L. 7,307 22,117 14,887,900

ria (arretrati 206,128 619,557 1,264,187

Ricck. (eserc. in corso 3,324,146 1,844,727 14,436,667 mobile (arretrati 959,045 2,087,796 1,535,290 Tassa sulla macin. 6,702,279 6,216,758 6,739,728 Imposta sugli affari 14,959,255 12,107,117 11,575,319 Tassa sulla fabbric. 232,082 123,585 215,503 Dazii di confine 8,498,667 9,999,338 8,300,504 Dazii interni di cons. 5,449,444 4,407,390 5,170,571

Privative 7,166,328 7,518,052 13,289,723

Lotto 4,115,645 3,420,804 7,561,667

Servizii pubblici 3,730,318 3,388,021 6,907,200 Patrim. dello Stato 17,957,624 14,008,615 5,728,647 Entrate eventuali 442,564 1,074,722 575,634

Rimborsi 3,908,658 3,076,675 9,525,934

Entrate straordin. 3,241,715 6,549,728 10,593,579 Asse ecclesiastico 3,811,695 3,889,974 4,097,035

Totale L. 84,713,100 80,354,976 122,405,088

Esaminando le cifre delle riscossioni vediam o che nel m ese di gennaio 1875, furono incassate lire 4,358,124 in più che nel gennaio del 1874.

I cespiti d’entrata che presentano aumento nel prim o m ese del 1875, sono i segu enti:

Rendite del patrimonio dello Stato. L. 3,949,002 Imposta sul trapasso di proprietà e

sugli a f f a r i ... » 2,852,138 Ricchezza mobile (servizio corrente) » 1,479,419 Dazii interni di consumo . . , . » 1,042,054 Rimborsi e concorsi alle spese. . . » 831,983 L o t t o ...» 694,841 Tassa sulla macinazione . . . . » 485,721 Proventi sui servizii pubblici. . . » 342.296 Tassa sulla coltivazione e sulla fab­

bricazione ... » 108,498

Si ebbe in vece dim iuuzione nelle riscossioni dei seguenti cespiti :

L. 3,308,014 1,500,671 1,X28,751 632;158 413,429 351,724 78,279 14,810 Entrate diverse e straordinarie

Dazii di c o n f i n i ... Ricchezza mobile (arretrati) . Entrate eventuali diverse . . Imposta fondiaria (arretrati). P rivative... Entrate sull’asse ecclesiastico. Imposta fondiaria (esercizio corrente

L e im poste sul trapasso di proprietà e sugli affari, oltre alla differenza in più di quasi tre m ilioni di lire sulle riscossioni del 1874, presen ­ tano altresì due m ilioni e m ezzo di aumento sulle previsioni del bilan cio.

I dazii interni di consum o hanno dato un au­ m ento di oltre un, milione sulle riscossioni del gennaio 1874 ed un aumento di quasi 300 mila lire sulle previsioni. I dazii di confine poi m en­ tre presentano uua dim inuzione di più di un m i­

lione a confronto delle riscossioni del 1874, danno in vece un aumento di quasi 200 m ila lire sulla som m a prevista nel bilancio del 1875.

L e som m e riscosse nel gennaio 1875 confron­ tate con Tam m ontare della quota delle previsioni del bilan cio dell’ entrata p el mese stesso, presen­ terebb ero nel com plesso una differenza in meno di 40 milioni di lire. È facile però com prendere com e questo fatto non abbia nulla di straordinario, trattandosi di un solo m ese, specialm ente poi quando si consideri che le due principali im poste, la fondiaria e la ricch ezza m obile, sono riscosse a rate bim estrali, e che la prim a rata scade perciò alla fine del corren te febbraio.

Infatti l’im posta fondiaria che nel gennaio 1874 non aveva reca to nelle casse del T e so ro che lire 841,673, alla fine del m ese di febbraio erano stati versati oltre 31 m ilioni per detta im posta. Così può dirsi dell’im posta sui redditi della ric­ chezza m obile, quantunque in minori proporzioni attesa la riscossion e per ritenuta che viene fatta per una parte di quell’im posta. Alla situazione di febbraio si rende perciò più opportuno T esame dettagliato delle riscossion i in confronto alle pre­ visioni del bilancio.

V ediam o ora quali furono i pagamenti fatti dal T esoro nel mesè di gennaio per conto di ciascun M inistero, e quali erano le spese previste nei ri­ spettivi bilan ci passivi per l’ anno 1875, rag gu a­ gliate alla dodicesim a parte della spesa totale.

Ministeri Pagamenti genn. 1875 gemi. 1874 Finanze L. 43,241,126 42,654,790 Grazia e giustizia ì , 849,994 1,904,656 Esteri 280,123 295,768 Istruzione pubblica 1,361,812 1,420,846 Interno 5,789,093 3,935,739 Lavori pubblici 17,025,138 7,508,828 Guerra 14,549,494 13,118,093 Marina 2,081,250 2,156,503 Agricoltura e comm. 683,462 625,927 Spese prev. 1875 78,450,176 2,897,610 466,060 1,931,043 5,404,178 10,517,504 16,790,986 3,292,132 904,128 Totale L. 86,861,492 73,621,150 120,653,817

I pagamenti del m ese di gennaio 1875 presen ­ tano un aumento di lire 13,240,340 su quelli del m ese stesso del 1874. A questo aumento c o n c o r ­ sero i pagam enti fatti per con to dei seguenti Mi­ n isteri: lavori pubblici (lire 9,516,310), interno (lire 1,853,354), guerra (lire 1,431,401), finanze (lire 586,336) e agricoltu ra e com m ercio (lire 57,535).

P e r gli altri M inisteri i pagam enti del g en ­ naio 1875 furono inferiori a quelli del 1874.

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202 L’ ECONOM ISTA 21 febbraio 1875

1875 furono inferiori alle somme stanziate nei bilanci passivi dei rispettivi Ministeri, ad e c c e ­ zione di quello dei lavori pubblici, pel quale i pagam enti supererebbero di 9 m ilioni e mezzo la som ma prevista nel bilancio.

M a anche per ciò che riguarda il confronto dei pagamenti, con le previsioni dei bilan ci pas­ sivi, le cifre di un solo mese non possono dare criterii esatti per un accurato apprezzamento, tanto più quando si consideri che nei preventivi del 1875 figurano pure le somme trasportele dai bilanci definitivi del 1874.

RIVISTA DELLE ASSICURAZIONI SULLA VITA

Len o s t r e i n t e n z i o n i

A prendo nel nostro giornale una nuova rubrica col titolo di sopra enunciato, noi ci proponiam o un duplice scopo.

Le assicurazioni sulla vita umana hanno acqu i­ stato ai dì nostri un’ importanza grandissima e che va sempre crescendo. Si contano a centinaia le so­ cietà, sparse in Inghilterra, in Germania, negli Stati Uniti d’ Am erica, in Austria ed anche in Ita­ lia, che attendono a questo ram o di operazioni ; e non poche fra esse sono veramente colossali, da non cedere a qualsivoglia altra specie di società commerciali, nè per copia di capitali, nè per cifra d’affari. Le società assicuratrici a cui accenniamo incassano e spendono complessivamente parecchie centinaia di milioni di lire ogni anno. Esse inoltre per la natura delle loro operazioni, a differenza di quelle che s’occupano di altre forme di assicu­ razioni, hanno dovuto accumulare una massa in ­ gente di capitali, che si numera a m igliaia di milioni, capitali che esse poi m ettono a frutto im ­ piegandone parte in prestiti ipotecari, parte in fondi pubblici ed in valori di borsa, e che river­ sano quindi a beneficio dell’agricoltura, delle in­ dustrie e del commercio.

Il nostro giornale, che segue con vigile sguardo i .progressi di tutte le istituzioni economiche, non può trascurare le vicende ed il movimento di tali società, che dispongono di mezzi così ingenti, tanto più che parecchie fra esse od ebbero vita in terra italiana, od estesero fra noi la loro efficienza. N o i quindi d’ ora innanzi raccoglierem o le notizie di qualche rilievo ed i dati statistici che le riguardano.

Ma, come dicemmo dapprincipio, duplice è il nostro scop o; onde alla parte ora delineata, che potrebbe chiamarsi statistica ed econom ica, e che considera soltanto le società assicuratrici come grandi collettori e fattori di ricchezza, un’ altra intendiamo associarne più dottrinale e forse più

im portante, che ha di mira T assicurazione sulla vita in sè medesima, nelle sue origini e nelle sue

applicazioni.

A llorch é un genere d’ affari od una form a di contratto riesce a raccogliere tanta mole d’ inte­ ressi, quanta risulta dalle cifre di sopra esposte, è evidentemente cosa molto utile. P erciò vorremmo vederla usata con m aggior frequenza in Italia, dove ha acquistato è vero un ’importanza già con­ siderevole, poiché rappresenta un movimento an­ nuo di più m ilioni; ma è tuttavia lontana da quello sviluppo che dovrebbe raggiungere, fatta propor­ zione colle nazioni vicine. Questa inferiorità cre­ diamo derivi da ciò, che non basta aver sotto mano una cosa utile, ma bisogna inoltre sapere in qual m odo profittarne : ora il contratto d’ assi­ curazione sulla vita non è ancora in Italia abba­ stanza noto e compreso.

M olti chiedono all’assicurazione vantaggi ch’essa non può dare, od intenti che le sono estranei ; e trascurano, o dimenticano, od ignorano i vantaggi grandissimi, ma di diversa specie, che da essa deri­ vano, g l’ intenti che a mezzo di essa potrebbero raggiungere e che loro gioverebbero moltissim o; onde' poi avvenne che taluni restassero disil­ lusi e movessero lamenti. A ltri vorrebbero conci­ liare estremi che si contraddicono, com e la piena sicurezza coi lauti guadagni, o vorrebbero porre a calcolo il rischio quand’ è a proprio vantaggio, elim inarlo quando riesce a danno ; altri credono che i termini e i patti del contratto siano arbi­ trari e m utabili a volontà, mentre sono invece il risultato di lunghi calcoli, il frutto di una seco­ lare esperienza.

G li stessi agenti delle Società assicuratrici, che hanno l ’incarico di procurare e predisporre i con­ tratti, talvolta non conoscono a fondo l ’ operazione di cui si occupano. Talora li confonde un’ obie­ zione speciosa, li arresta una difficoltà che sarebbe p u r facile a superare ; oppure pel desiderio di conchiudere un affare, escono qualche volta dal seminato, arrischiando asserzioni e promesse, che più tardi riconosciute erronee od esagerate, river­ berano sull’ assicurazione un im m eritato discredito. L ’agente abile ed esperto sa invece facilm ente di­ stinguere le persone cui può convenire un’ assicu­ razione, sa proporre a ciascuno T operazione che pu ò m eglio giovare alla sua condizione, od ai suoi interessi, od ai suoi affetti, e sa suggerire la forma di contratto che può m eglio condurre allo scopo.

(11)

L’ ECONO M ISTA 203 21 febbraio 1875

di contratti che ne derivarono e che trovansi in uso oggid ì, i vantaggi speciali di ciascuno di essi, le varie applicazioni alle diverse posizioni sociali, e lo scopo e le conseguenze dei patti da cui so­ gliono essere accom pagnati.

Ci occuperem o anche dei rapporti legali ; e poi­ ché la nostra legislazione non mostra di conoscere l’assicurazione sulla vita, fuorché per assoggettarla ad una speciale im posta, ricorderem o le disposi­ zioni di legge pubblicate su questa materia in altri paesi, onde trarne qualche ammaestramento; e ricorderem o in pari tem po le questioni, sia teore­ tiche, sia contenziose, scaturite dai contratti d’ assi­ curazione, e le soluzioni che ottennero, o per opi­ nione di giureconsulti, o per giurisprudenza di magistrati.

N on abbiam o la pretesa di venire ad esporre idee nuove. A l contrario, il nostro compito è assai più modesto, e limitasi a sottoporre ai nostri let­ tori idee e cognizioni desunte da lavori, che per l ’ indole loro affatto speciale, e per le lingue stra­ niere in cui generalmente sono dettate, sfuggono all’osservazione del m a gg ior num ero. I nostri scritti, parte originali, parte tradotti, od estratti dall’uno o dall’altro de’ numerosi periodici stranieri riservati esclusivamente a questa materia, non saranno mai sistematici, m a svariati secondo le opportunità del momento.

Un’ultim a osservazione. Il nostro lavoro, com un­ que possa riuscire, è intrapreso col desiderio di promuovere una specie utilissima d’ affari, e. di giovare in generale a tutte 1§ istituzioni che vi attendono, senza favorire g l’interessi di alcuna di esse a pregiudizio di altre. Perciò intendiamo di astenerci da qualsiasi polem ica. Gradiremo le com u­ nicazioni di notizie e di dati Statistici che le diverse società vorranno farci, e possibilm ente le pubbliche­ remo ; le respingeremmo invece se vestissero carat­ tere di polem ica.

St o r i a d e l l’ A s s i c u r a z i o n e

Da una corrispondenza di Londra, pubblicata |

nell’Insurance Times di N uova-York, togliam o il seguente brano, che contiene alcune interessanti notizie intorno all’ origine dell’ assicurazione in In ­ ghilterra :

« Sino dai prim ordii della nostra stona, appena potem m o formare una nazione, fummo inclinati verso il principio d’ associazione per imprese d’ ogni specie dirette a scopi di com m ercio e di benefi­ cenza. Come sorse questa id e a ? N oi vediamo i

nostri primi antenati, i Sassoni, unirsi in Guilde o

corporazioni, onde aiutarsi vicendevolm ente, ed assicurarsi assistenza e protezione n e’ casi di ma­ lattia, di carestia o di disastri, ed anche nei casi

di perdite cagionate dal fuoco. Più tardi vediamo

formarsi delle società fraterne per incoraggiare e proteggere il com m ercio e i mestieri; indi potenti corporazioni commerciali, fondate e protette dal­ l ’autorità dello Stato, simili in qualche parte a ciò che furono più tardi la Compagnia delle Indie e quella della Baia di Hudson, vale a dire con pre­ rogative quasi regali.

« L ’ associazione per oggetti di commercio o di beneficenza sembra adunque istintiva nella razza anglo-sassone. È un lato del carattere speciale di •questo p opolo. Porse quell’istinto fu causa di al­

cuni eccessi, ma in compenso produsse una massa in calcolabile di beneficii.

« Qual cam po immenso dovrebbe percorrere, chi volesse scrivere la storia com pleta di quelle Guilde, di quelle corporazioni, ora estinte, o tuttavia esi­ stenti ? Le Guilde diedero origine senza dubbio alla numerosa classe d’istituzioni conosciute sotto il nome di società fraterne. Crediamo di non esa­ gerare, asserendo ' che attualmente esistono in In ­ ghilterra ventimila di codeste società. Quanto in­ teressanti riuscirebbero le ricerche sui rapporti che possono esistere fra le prim e e le seconde, e fra entrambe e l’assicurazione sulla vita ? Ciò che v ’ha di certo si è che prim a della line del d eci- mosettimo secolo vi fu un m ovim ento generale per formare associazioni a scopi diversi dal com m ercio e dall’ agricoltura.

« Fu forse il grande incendio di Londra del 1666 che mostrò la necessità di form are delle associa­ zioni, al di fuori delle Guilde e delle corp ora ­ zioni, per proteggersi mutuamente contro i danni cagionati dal fuoco ; forse fu una coincidenza m e­ ramente fortuita ; m a fu certamente in qu ell’epoca che si manifestò una grande attività per form are

dei capitali in comune, dei Joint stocks (società per

azioni), come furono chiamati ; e fu allora che il principio dell’ assicurazione com inciò a preoccupare fortemente lo spirito pu bb lico. Affrettiam oci d’ arri­ vare, traverso a questi lam pi intermittenti di luce, al grande periodo, che per molti fu la vera aurora del- l’ assicurazione. Intendiam o parlare del regno della regina Anna, che com inciò nel 1702. Tutto ciò che venne creduto suscettibile d ’ assicurazione allora fu assicurato, e l ’ associazione fu spinta all’ eccesso. Durante quella fe b b r e , poiché non si può chia­ marla diversamente, alcune delle società assicura­ trici, e la sola enumerazione di queste formerebbe un capitolo interessante di cro n o lo g ia , osarono

persino comperare delle antiche carte (concessioni)

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le-204 L’ E C O N O M ISTA 21 febbraio 1875

gali ai Joint-stocks in generale e alle com pagnie

d ’assicurazione in particolare.

< Si conosceva allora come og gi l ’ indole delle

corporazioni com m erciali. Le carte erano in uso

da secoli ; 1’ accordarle formava una prerogativa del Ee, onde chiamavansi carte reali. L a conces­ sione d ’una carta ad una società dava dunque a questa una posizione legale; ciò che dapprim a era una semplice associazione d’ individui diventava una corporazione sotto la protezione e il favore della Corona, almeno per tutto ciò che concerneva l ’ oggetto, cui riferivasi la concessione. Una carta * adunque costituiva in quell’ epoca un monopolio garantito e difeso dalla volontà reale. Le com pa­ gnie che avevano comprato lo carte di società estinte tennero fermo, com ’ è facile im maginarsi ; onde fu deciso di sopprimere tutte le società a capitale mobile, che non erano state incorporate da una carta speciale.

« L e com pagnie d’assicurazioni sulla vita e con­ tro g l’ incendi non dovettero lottare contro la pre­ rogativa reale, come le assicurazioni marittime : e ciò perchè in origine esse furono tutte società mutue, senza capitale m obile, nelle quali tutti i possessori di contratti erano veri socii, lim itati all’oggetto pel quale eransi riuniti, e che non po­ tevano essere obbligati al di là dell’ im pegno as­ sunto nel contratto.

« In seguito l’insufficienza delle società mutue suggerì l ’ idea di fondare delle com pagnie che avessero un carattere più com m erciale, con un fondo d ’ assicurazione messo insieme da un certo numero di persone proprietarie dell’impresa, col­ l ’appoggio del quale si potessero sottoscrivere delle polizze per somme determinate, pagabili dopo verificato il sinistro, incendio, morte od altro, contro g li effetti del quale fosse stata stipulata la garanzia. L ’istituzione si presentò allora sotto forme interamente nuove. Da una parte v ’ è una riunione di persone, che raccolgono un capitale allo scopo di fare degli affari e cavarne un p ro­ fitto; dall’ altra parte vi sono degli assicurati, che acconsentono a pagare un prem io per farsi g a­ rantire dal capitale raccolto contro un danno, e che fanno così un contratto certo invece d ’ un contratto incerto.

« I l capitale m obile costituito da tali società le mise in conflitto coi giudici della Corona, che volevano sottoporle alla concessione delle carte. D ’altronde in quell’epoca si credeva che una so­ cietà n on presentasse sufficiente sicurezza, quando il suo capitale era trasmissibile di mano in mano. D opo lunghe lotte, che fecero perdere molto tem po e m olto denaro, e che durarono quasi tu tto il secolo passato, le società si m oltiplicarono, poiché la persecuzione non ha mai im pedito lo sviluppo

d ’ un’ idea giusta e popolare. È da osservarsi inoltre che mentre in Inghilterra si praticava tale politica dalla vista corta, in Irlanda erano state adottate alcune misure sagge e prudenti per

prom uovere e incoraggiare l'istituzione dei Joint-

Stocks. Sui prim ordii del nostro secolo le società divennero sempre più numerose e più favorite dal p u bb lico ; ed è da quell’ epoca che data la fon ­ dazione di m olte delle grandi com pagnie d ’ assi­ curazioni ora esistenti. »

RIVISTA AGRICOLA

La dottrina Villiana ed i concimi chimici. - La cro­ ciata del Prof. Mussa. - La fabbrica Azzi di Brescia. - Avvenire dei concimi Ville-Mussa. - Il

decalogo dell'agricoltura. - Sericultura. - Un grave

tributo. - Selezione microscopica. - Molto, condi­ zione di bene. - Stabilimento di sericoltura in Al- biate. - La Cascina Pasteur dell’ingegnere Susani. - Duemila once di seme-bachi scelto. - Parvenze dei filugelli affetti dalle varie malattie. - Pebrina e Flaccidezza. - Cascina briantea modello - Condi­ zioni di buon allevamento. - Memento pei bacai. La Dorgphora decempunctata delle patate. - Suoi nemici. - Allarme precoce. - Le stazioni agrarie. - Nuove pubblicazioni.

Coloro che ci seguono in queste nostre rasse­ gne, già sanno come noi la pensiamo intorno alla celebre dottrina del Ville ed agli speciali concimi, a’ quali ! illustre professore del Museo di Parigi ne ha raccomandata 1’ applicazione. In mezzo alla esagerazione che di quella fecero in buona fede i facili e leggeri novatori, sedotti com’ era prevedibile, daf lato brillante della medesima, ed in presenza dei pericoli cui vedevamo esposti gli agricoltori per opera di cerretani e di pubblicani, che astutamente se ne va­ levano per imbastirvi sopra le loro speculazioni di bassa e cattiva lega, la nostra parola dovette essere necessariamente severa; e valse, crediamo, a frenare la fantasia dei primi, ed a premunire i secondi con­ tro le insidie tese loro dai terzi. E 1’ animo nostro si senti sollevato dall’ incubo che lo aggravava, quando un giorno ci fu dato conoscere la seguente defini­ zione del nuovo sistema legittimamente formulato, dalla voce autorevole del suo stesso propugnatore, se non assoluto inventore, come in appresso vedrassi : « Una parola riassume il sistema agrario, cui mira la dot­ trina degli ingrassi chimici ; aspirare, cioè, alla col­ tura intensiva con una importazione d’ ingrassi, e rom­ pere con la pretesa necessità di fabbricare il letame di stalla, qualunque ne sia il costo. All’ antico assioma

foraggi, bestiami, Cereali., la mia dottrina contrap­

pone la nuova formula importazione d’ingrassi per

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21 febbraio 1875 L’ ECONOM ISTA 205

Secondo 1’ assioma antico il bestiame è la base ob­ bligata del sistema, mentre che nella nuova formula non ne è che l’ultima conseguenza. Finora il prato serviva a compensare la terra della perdita fattale subire dall’ esportazione delle derrate vendute : io in­ vece ricorro per questa restituzione ad una impor­ tazione nel terreno d’ ingrassi a lui estranei. »

Ridotta in questi termini, mentre rimane nella sua verità il fatto dell’ efficacia fertilizzante delle sostanze additate dal Ville, con logica chimica inappuntabile, e della loro utilità nei tanti casi in cui la fabbrica­ zione del letame di stalla è troppo onerosa (ma quanti sono, che ne conoscono il costo?), la sua dot­ trina perde molto di quell’ avventatezza conferitale dal troppo rumore che dapprima ne fecero i suoi seguaci. Ai novatori specialmente, il soverchio zelo degli amici riesce talvolta funesto ; e noi fermamente crediamo che negli anni decorsi più d’ una volta il

Ville debba avere provato l’amarezza del fatto: qu’ on

West trahi que p a r les siens.

Checchessia di ciò, il Ville stesso credette bene di corroborare la dichiarazione surriportata col seguente giudizio del compianto Schattenman, uno dei più eminenti agronomi moderni : « è logico l’ ammettere che gl’ ingrassi chimici designati dal prof. Ville con­ durranno necessariamente alla cultura intensiva , lo che non potrebbe accadere col solo letame di stalla, che nessuno ha saputo mai procurarsi in abbon­

danza ed a buon mercato. Più ancora, se gl’ ingrassi

chimici manterranno tutto ciò che promettono, il prodotto del grano che oggi si equilibra col consumo, astrazione fatta dalla oscillazione dei ricolti, finirà per superarlo. Allora accadrà necessariamente che si col­ tiverà meno frumento, e che si destineranno mag­ giori estensioni di terreno pel nutrimento dei be­ stiami. Il sistema Ville ed i suoi ingrassi non sono dunque contrari alla produzione della carne, che al­ l’ opposto favoriscono. »

Quando non esclusivo nè assoluto, l’ uso degli in­ grassi c h im ici, lungi dal preparare un’ impossibile agricoltura dell’ avvenire, nel senso più esagerato dell’ espressione, è da raccomandarsi come comple­ mento del letame di stalla, del quale non potrebbe mai farsi a meno, e perchè il solfato d’ ammoniaca, che dovrebbe sostituire 1’ azoto dei letami stessi, è troppo caro ; e per l’ azione di ammendamento m ec­ canico che compie , conferendo legame alle terre soverchiamente disgregate, e sciogliendo le troppo compatte. Se l’ abuso che è stato fatto della dottrina Ville da chi ha voluto soverchiamente generalizzarla, ha gettato la discordia nel campo di Agramante, non bisogna dimenticare che i fatti ed i criteri su cui è poggiata, sono tutt’ altro che nuovi. Liebig li aveva esposti sino dal 1810, gettando le basi della così detta

teoria minerale del suolo agrario. Ville ha il merito incontestabile di averla sviscerata e confortata con

saggi sperimentali, meritevoli ormai di essere ripe­ tuti in quelle proporzioni ed in quelle condizioni, che vàlgarfo ad imprimere loro quei caratteri di ge­ neralità, di costanza e di facilità, senza dei quali invano potrebbe vantaggiarsene la pratica. Se gl’ in­ grassi chimici manterranno tutto ciò che promettono, ne avremo queste stupende conseguenze: che tutti i terreni, mercè il loro impiego, diverranno egual­ mente produttivi, e che quasi tutti potranno essere destinati a culture rispondenti ai bisogni più diretti dell’ umanità. Oltredichè il costo di tali ingrassi è

fìsso e stabilito a priori, e per essi il letame di stalla

rimarrà una utilità, ma non sara più una necessità rurale. Affrettiamo coi voti il realizzarsi di sì ridenti immagini ; ma aspettiamo a restringere i prati : anzi siccome conseguenza finale del sistema sarebbe, se­ condo il defunto agronomo germanico testé citato, la diminuzione della coltura cereale ed il corrispon­ dente aumento di quella da foraggi, noi lo accettiamo addirittura, purché, rovesciandolo, s’ incominci a porre in atto con questa varia proporzione tra le culture spossanti e le fertilizzanti.

L’ apostolo dei concimi chimici tra noi è stato il

prof. Luigi Mussa, ed a lui, se i concimi chimici

manterranno ciocché promettono, moltissimo dovrà l’ Italia. Egli ha tradotte, commentate e popolarizzate le opere del Ville; egli non ha risparmiato viaggi e soggiorni a Parigi per seguirne le lezioni e le espe­ rienze, di docente rifacendosi scolaro; egli li ha per­ sonalmente sperimentati. Nè basta; chè, incoraggito dal buon successo ottenutone, egli ha voluto scen­ dere addirittura nel campo della industria e, pur rimanendo estraneo alla speculazione volgare, rac­ comandare una fabbricazione di concimi con l’ au­ torità e con la rispettabilità del suo nome, unico espediente possibile per assicurarne lo spaccio, e per fare divenire pratica e pratica comune ciocché fino a qui, almeno tra noi, meno qualche rara eccezione, non varcò i confini dell’ esperimento.

La fabbrica prescelta, e, diciamo, onorata, dal pro­ fessor Mussa per accreditarla colla sua assistenza, e per cuoprirla della sua responsabilità è quella della ben nota ditta Azzi di Brescia ; la quale da qualche tempo ha ricominciato ad applicarsi, sotto la dire­ zione del sullodato professore, alla preparazione dei discorsi concimi. Questi sono stati adoperati in larga scala soltanto nel decorso autunno, e le notizie che fino a qui ne pervennero, sono incoraggianti; i buoni effetti ne sono già sensibili, e fanno sperare che con­ tinueranno con buona riescita anco in Italia, come

accadde all’ estero. .

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