• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2073, 25 gennaio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2073, 25 gennaio"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L

V

r A

G-A ZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA. COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XLI - Voi. XLV Firenze-Roma, 25 Gennaio 1914 2073

SOMMARIO: Il sistema tributario italiano e le sue probabili prossime modificazioni. Roberto A. Mur­ ray. — Re pigioni a Napoli e la corruzione elettorale dei dsputati socialisti. M. Pantaleoni. L a m o d e i n a creazione di mezzi di pagamento e la limitazione dei depositi. Vincenzo Po r r i. — INFO R M A ZIO N I : La ferrovia Transbalcanica sboccherà ad Antivari. — Ordinazioni di navi e artiglierie da guerra. — Capitale inglese in Italia. — 1 cannoni Deport — Per la pensione agli avvocati e procuratori. — 11 mercato del lavoro in Italia. — Statistica dei prezzi del frumento. — L ’Esposizione finanziaria in Francia. — Le condizioni economiche dei salariati a Londra ne ll’ultimo dodicennio. — Alcuni dati sulle finanze del Brasile. — N O TIZIE FIN A N ZIA R IE :

Mercato monetario e riviste delle borse. — Prospetto quotazioni, valori, cambi, sconti e situazioni bancaiie.

il sistema tributario italiano

e le sue probabili prossime modificazioni.

Dopo gli aumenti dell'imposta di fabbricazione (e relativo dazio di entrata) sugli alcoois, e dei prezzi di alcuni generi di privativa dei tabacchi, i contribuenti italiani aspettano che si decida, dal governo prima e dal Parlamento poi, sulle altre forme di aggravi tributari necessari a col­ mare i vuoti arrecati dalla guerra libica nel

nostro bilancio.

intanto, mentre i maggiori interessati stanno quieti, teorici e politici discutono sulle incognite della presente situazione. E ci sia permesso anche a noi, di dire qualcosa al proposito. I pregiudizi e gli errori son tanti, che il tornare a combat­ terli una volta ancora, non sarà di troppo.

Una questione, che diremmo pregiudiziale, si presenta in primo, così: è tempo di addivenire a tutta una nuova sistemazione del nostro ordi­ namento tributario? ovvero, le maggiori entrate, s’han da ricavare da rimaneggiamenti di quelle forme di esse già esistènti?

Son delia prima opinione coloro che, per prin­ cipio, ritengono il sistema tributario italiano un caos inafferrabile delle più disparate e cozzanti forme di tributi; quasi che il legislatore italiano in materia di finanza avesse voluto condurre, novello Minosse, i contribuenti in un labirinto di balzelli, per spogliarli senza pietà dopo averli ridotti senza difesa.

Eppure — ed è per questo che abbiamo detto che quell’opinione è seguita per principio — chi ben guardi tale nostro ordinamento tributario, e senza fermarsi alle apparenze e ai nomi — tal­

volta invero contrastanti, errati e bizzarri si

rivolga al suo contenuto effettivo; troverà che esso è poi molto migliore di quello che dalla co­ mune e giudicato. Anzi molte sue caratteristiche, che agii innamorati delle simmetrie teoriche

pos-son sembrar difetti, pos-sono invece dei suoi pregi incontestabili.

Non si deve invero dimenticare quali difficoltà ha dovuto superare il nostro legislatore dal 1861 in poi. Riordinare e unificare sistemi diversi, colpire non lievemente contribuenti non ricchi,

eludere evasioni in altri paesi, non ■ sospettate

per indole e per condizioni economiche e tradi­ zionali affatto diverse; sono le principali, ma non le sole.

Del resto vediamo, per somme linee, il nostro ordinamento tributario. Riguardo allo Stato si incontrano da prima, secondo l’uso, le tre imposte dirette, fondiaria, edilizia e di R. M. — che, salvo i nomi, equivalgono e forse superano nel loro organamento le straniere imposte sui redditi, e che fruttano circa 520 milioni; poi si hanno le imposte indirette di consumo, nelle quali possono comprendersi le imposte di fabbricazione, i dazi doganali, i dazi di consumo (per la parte che spetta allo Stato) e le privative, che dànno una I complessiva entrata di circa 1170 milioni; quindi !e imposte indirette di circolazione, nelle quali comprendiamo quelle sulle successioni, di mano­ morta, di registro, di bollo, di surrogazione del bollo e del registro, le ipoteche e le addizionali j sugli affari, che producono allo Stato circa 300 milioni; e infine i proventi ferroviari, postali, telegrafici e telefonici, q altre tasse, che con le j cosidette « entrate minori », fruttano complessi­

vamente circa 500 milioni.

(2)

50 1/ ECONOMISTA 25 gennaio 1914

Ciò cho si può notare da queste cifre larga­ mente approssimative, è la grande prevalenza della finanza statale (circa 2400) di . fronte alle locali (circa 605 milioni); non già quella delle contribuzioni indirette (circa 1400 milioni) sulle dirette (circa 1200 milioni) (1).

Per cui se ad un ordinamento del complessivo sistema tributario nostro si volesse addivenire, si dovrebbe principalmente aver riguardo ai re­ ciproci rapporti fra finanza statale e finanze lo­ cali, certamente non felici.

Ma tralasciando la questione di un generale riordinamento tributario, oggi altrettanto impro­ babile quanto pericoloso, avendo lo Stato ipote­ cato — secondo l’espressione del Pantaleoni (2) — per coprire le spese libiche, il presunto maggior gettito progressivo delle sue entrate per quattro anni, passiamo ai problemi che si possono pre­ sentare in materia di « ritocchi ».

Da un tal punto di vista, vi sarà ragione, se­ condo vorrebbero alcuni come l’on. Alessio (3), di tendere ad aggravare le imposte dirette, o piuttosto le indirette?

A parte il fatto — sicuro — della non grande diversità di pressione che dalle une e dalle altre deriva(4); v’è ancora — anche fra i legislatori — il comune pregiudizio che imposizione indiretta, sia imposizione ai « poveri »; imposizione diretta, imposizione ai « ricchi ». Pregiudizio volgare questo, quanto altro mai, se si pensa che delle imposte indirette, quella di circolazione (300 mi­ lioni) sono pagate in prevalenza dalle classi bor­ ghesi commercianti e industriali ad eccezione fatta di quella sulle successioni (50 milioni), di cui più che il 50 % è pagata dai piccoli patri­ moni (5); e quelle sui consumi (1170 milioni) pure; ad eccezione, al più, di quelle relative ai dazi sul grano (85 milioni) e sul petrolio (22 mi­ lioni), alla privativa del sale (75 milioni) ai dazi consumi (200 milioni) e ad altre poche minori; e se si pensa poi, in ispecie, che fra le imposte dirette, per lo Stato primeggia quella di R. M. e per i Comuni su quelle di esercizio e riven­ dita (che ne sono a loro riguardo l’equivalente, stabilito appunto dopo l’abolizione dei centesimi addizionali sulla K. M. medesima); imposte di­ rette queste, che, in gran parle son sopportate proprio dalle piccole economie.

Da queste brevi osservazioni ci sembra chiaro che coloro, i quali, per ispirilo « veramente de­ mocratico » sostenessero oggi, dover tendere il governo a premere la mano piuttosto col mezzo delle imposte dirette, che con quello delle indi­ rette, in quanto le prime meglio atte a colpire i ricchi, sosterrebbero cosa falsa.

E infatti per poter colpire i « ricchi » piut­ tosto che i « poveri » (anche ammesso possibile un significato appena appena preciso di quelle due espressioni), prima cosa necessaria è che i

(1 ) T a le supposta p re v a le n za fu p ro s p e tta ta d a ll’011. A lessio n e lla T rib u n a del 10 g en n aio u. s.. dicendo che le e n tra te di­ re tte co stitu isco n o solo il 26,15°/0 del to ta le . Ma, per noi a to rto , si c o n sid e ra v a da q u e sto sc ritto re la fin an za statale d alle lo ­ cali, n elle q u a li le d ire tte sono d i g ra n lu n g a p re v a le n ti.

(2) V, L ’E conom ista d el 4 corr. (3) V. l ’artic o lo cita to d e lla Tribuna.

(4) L ’E in a u d i l ’h a m o stra to con t u t t a ev id en za an ch e sul

C orriere della sera, o ltrec h é in v a ri suoi la v o ri.

(5) I n f a tti c irc a i l 30 “/© del valo re to ta le d elle su ccessio n i è ra p p re s e n ta to d a a s s i e re d ita ri n e tti d a 1 a 500 l ir e ; e il 20°/o da q u e lli co m p re si fra 500 e 1000 lire . P a trim o n i q u e sti che n o n p o sso n o d irs i a p p a rte n e n ti a « ric c h i! ».

Signori « ricchi » ci sieno, e che sieno in numero e « qualità » tali, da rendere veramente fondate le speranze che a loro si riferiscono.

Ma le notizie statistiche che si posseggono sulla distribuzione della ricchezza privata in Italia che ci dicono? Una cosa sola ben chiara: che i « ricchi » — ammesso che in questa cate­ goria vi si voglia includere, e non ci sembra di esagerare, coloro che posseggono un patrimonio

superiore alle 50.000 lire, o un reddito maggiore

alle L. 5000 — sono nel primo caso il 2.20 °/0

del totale dei possidenti (cioè di coloro che hanno un qualche patrimonio), e sul secondo una per­ centuale di poco maggiore. Orbene qual utile po­ trebbe ricavare lo Stato, tassando fortemente tali economie «ricche»? Ben meschino indubi­ tabilmente; come meschino sarebbe stato e sa­ rebbe il resultato che i socialisti di vecchio stampo andavano predicando mediante la spo­ gliazione dei « ricchi » a favore dei « poveri », la quale riuscirebbe solo a rendere tutti poveri ! Ma la simpatia per un aggravio delle imposte dirette piuttosto che delle indirette, non deriva, almeno per i teorici della finanza, solo dal non mai abbastanza raccomandabile amor fraterno per « quelli che soffrono, che lavorano, etc. » ; ma anche per ragioni di molto più grave pondo.

Perchè non esaminarle?

Eccone talune. Le tasse sugli affari — ci vor­ rebbero far credere — vanno a sottrarre quote di capitale disponibili per le industrie private. Ora, ci domandiamo noi, non avrebbero nel caso lo stesso effetto le imposte dirette che colpissero i redditi fondiari, edilizi, mobiliari?

Le imposte sui consumi, si dice ancora, pro­ vocano, anche se si riferiscono ai voluttuari, con i loro aumenti, una diminuzione delle quantità di risparmio. E qui ancora, non è forse evidente che lo stesso accadrà se si aumentano le imposte dirette sui redditi in questione?

Perchè — e questo per molti sembra di molta difficile comprensione — poco imporla di pagare

per una o certa altra, form a o specie di im­ posta, ma di pagare o di non pagare ; di pa­ gare più o meno. Non si tratta di cercare un

nome piuttosto che un altro, non occorre aver feticismi per una categoria anziché altra di im­ poste! Si dovrà pensare di fra contribuire tutti quelli che possono contribuire, e ottenere col mi­ nor dispendio della collettività intera, le somme che allo Stato occorrono.

Quello che appare veramente necessario oggi in Italia è — come giustamente ha rilevato più volte l’Einaudi — il procedere a un migliore accertamento delle ricchezze private, sia nel ri­ guardo dei patrimoni sia in quello dei redditi, e chiamare tutti- quelli che sono in condizione di possibilità a soggiacere ai carichi dello Stato.

(3)

25 gennaio 1914 L’ ECONOMISTA 51

Le pigioni a Napoli

e la corruzione elettorale dei deputati socialisti.

Gli onorevoli Altobelli, decotti e Labriola hanno presentato alla Camera la seguente in­ terrogazione.

« Interroghiamo il presidente del Consiglio ed il ministro di grazia e giustizia per sapere se non ri­ tengono dovere urgentemente infrenare il progressivo e scandaloso rincaro delle pigioni che vanno impo­ nendo a Napoli la grande maggioranza dei proprietari di case, rincaro che ha determinato una viva e grave agitazione in tutte le classi dèlia cittadinanza e che potrebbe sconfinare dai limiti legali ove il Governo non intervenisse con provvedimenti legislativi atti a disciplinare con criterii di giustizia il diritto di p ro ­ prietà in relazione alle nuove esigenze sociali ».

Il medesimo giorno i giornali riferiscono di tumulti e violenze per le vie di Napoli dopo un comizio per raumento dei fitti. 11 comizio è stato diretto dai deputati socialisti. Riferisce, infatti, il Giornale d'Italia :

Anche oggi la questura ha deciso di non permet­ tere cortei, salvo poi a venire a miglior consiglio per ragioni di prudenza.

L'on. Altobelli ha cominciato i suoi giri a Piazza Salvator Rosa, dove ha parlato ad un migliaio di persone, mentre Arturo Labriola in piazza delle Ver­ gini e qualche altro oratore di secondaria importanza in via Pasquale Stanislao Mancini ed alla Ferrovia trattenevano la folla radunata a comizio.

Alla proposta di Arturo Labriola di non pagare gli aumenti deliberati dai padroni di casa, la folla si mostra convinta e tutti gridano: Così fa re m o , così

farem o. Arturo Labriola continua dicendo che qualora

sopravvenissero provvedimenti giudiziari da parte dei padroni di casa, il comitato di agitazione saprà via via provvedere e nello stesso tempo l’on. Altobelli assicura che alla Camera i deputati socialisti as s u ­ meranno subito un contegno di viva opposizione al Governo, qualóra esso non adotterà provvedimenti legislativi atti a infrenare questo scandaloso rincaro di pigioni, che avviene metodicamente ogni anno.

La folla di Piazza delle Vergini, ove ammonta a circa seimila persone, ha impedito per lungo tempo il transito delle carrozze e dei trams, ed è poi discesa preceduta da una bandiera rossa per via S. Giovanni e Carbonara.

Appena il corteo si è mosso, la P. S„ che non ha avuto il tempo di prevenire ia massa, l'h a seguita lasciando che dal corteo lungo tutta la via venissero tolti i S i loca che erano affissi sui portoni delle case ove erano appartamenti sfitti. Qualche portinaio tenta reagire, ma è subito sopraffatto.

Il corteo imponentissimo composto di oltre 15 mila persone scende.per via Carbonara e aumenta sempre più di numero dati i quartieri assai popolati che per­ corre.

In piazza Dante avviene un fuggi fuggi. Nella folla sono elementi eterogenei e della mala vita della Sezione Sanità e quindi avvengono colluttazioni gravi tr a agenti, carabinieri e dimostranti.

Qualche colpo di randello è assestato sul chepl di qualche agente e proprio sotto i nostri uffici avviene un pugilato assai vivace. Sono eseguiti u n a diecina di arresti.

La P. S. vorrebbe lacerare il drappo rosso che è attaccato ad -una canna e che serve di bandièra, ma celeremente il portabandiera la sottrae, rompendo la ca nna e nascondendo il drappo.

Quindi di là, per i vari vicoli si ricompone il corteo. Vengono fatti altri arresti; in piazza dello Spirito

Santo la forza pubblica carica nuovamente i dimo­ stranti senza suonare gli squilli, ma essa sempre di corsa va alla Prefettura Via Roma che è attraversata per la passeggiata domenicale da gran folla di signori e signore, diventa ad un tratto spopolata ed un panico straordinario invade tutti.

Si chiudono i portoni in fretta; intanto volano contro gli agenti o sui vari « Si loca » sassi e pezzi di legno di cui sono armati quasi tutti i dimostranti.

La P. S. ritorna però in sè e spinge i suoi uomini a fondo di modo che circa un migliaio di dimostranti possono così procedere per via San Giacomo. Qui un vice commissario di P. S. tenta far argine alla massa la quale sempre per i vicoli sfugge agli agenti e un centinaio di dimostranti giunge così alla Prefettura.

Mediante quella interrogazione è dato da in­ tendere a una enorme massa di analfabeti e di semi-analfabeti, che sia in potere del governo di far ribassare le pigioni delie, case a Napoli, e poiché sarebbe in suo potere di farle ribas­ sare, è colpa del governo se sono elevate.

Ed è pure fatto credere a questa massa, che l’intervento dei suddetti tre deputati socialisti indurrà il governo a fare cosa che potrebbe fare, per alleviare il livello delle pigioni, ma non’ vuole fare e non farà perchè non è sospinto a farlo dai deputati che siedono sa altri banchi e non sono socialisti.

Il Mezzogiorno, la cui redenzione morale è continuamente sulle labbra, — purtroppo sol­ tanto sulle labbra dei deputati meridionali — non è certo avviata rafforzando nelle popolazioni del Mezzogiorno il convincimento che il governo abbia preso il posto di S. Gennaro e che da esso dipenda, oltre la fecondità delle donne in figli maschi e l’attività sismica del Vesuvio, anche il livello delle pigioni nella capitale del Mez­ zogiorno !

Or bene, i tre interroganti il governo sono, il primo, uno dei più valenti avvocati del foro napoletano e vecchio deputato; il secondo, un professore di storia antica, che è tra i più valenti di quelli che onorano i nostri Atenei e di cui qualche opera ha riputazione eccellente in tutta quanta la repubblica delle lettere ; il terzo è un economista coltissimo, per varii anni segre­ tario del Pareto, professore nella R. Scuola di Commercio di Napoli, collaboratore di riviste finanziarie e dal quale amici e avversari spe­ ravano che, in unione ad Antonio Graziadei, avrebbe saputo dare alla politica del partito so­ cialista un indirizzo meno insensato di quello suo abituale in quistioni economiche. Sanno be­ nissimo tutti e tre, che affinchè ribassino le pigioni, occorre che aumenti il numero dei locali che si appigionano, e che perciò, in fin dei conti, aumentino le case, e sanno pure che le case non le costruisce il governo. Sanno che il governo potrebbe soltanto ridurre la richiesta di alloggi fatta da impiegati suoi, trasferendo, da Napoli, poniamo, a Milano, Torino, Firenze, importanti amministrazioni sue. Vi sono in Napoli, o meglio, vi erano a Napoli nel 1910 già 1 1.409 impiegati di ruolo organico, i quali costituiscono a dir poco, 22 mila persone chiedenti e occupanti alloggi.- Questi impiegati si potrebbero ridurre, sovratutto trasferendo le Amministrazioni dalle quali di­ pendono.

(4)

52 L ’ ECONOMISTA 25 gennaio 1914

poli si trasferisse a Taranto, sede per esso assai più indicata! Se, dunque, non vuoisi che questa sia la soluzione del problema, i nostri deputati ben sanno, che un aumento del numero delle case è l’unico rimedio che resti, ma sanno anche che questo aumento del numero delle ease non può derivare che da\Yallettamento che trovano

coloro i quali hanno risparmi propri, o che dispongono dell’altrui risparmio, nella misura e nella sicurezza degl’investimenti edilizi, mi­

sura e sicurezza che l’agitazione dei deputati so­ cialisti tende a diminuire. La gente è fatta così — anche la gente socialista — che non accoglie un invito ad affrettarsi a costruire nuove case, quando lo invito è accompagnato da richieste fatte al Governo e al Municipio di danneggiare con nuove leggi, o con l’applicazione di quelle esistenti, coloro che,sono e coloro che saranno proprietari di case ! E di tutta evidenza — e quello che qui è l’aspetto immorale e corruttore nella condotta dei deputati socialisti è che è di tutta evidenza per i proponenti istessi l’interro­ gazione — che coloro i quali hanno risparmi T in­ vestiranno altrove, e in altro modo, dove non siano esposti alle rapine socialiste, e che la situazione che essi pretendono di volere e sapere sanare, è da loro scientemente aggravata.

Data la grande scienza e poca coscienza dei suddetti deputati socialisti, è chiaro che la loro azione, mentre ha per effetto la corruzione del

corpo elettorale, ha altresì per fine, e non già sol­

tanto collaterale, quello di fare a se medesimi

una posizione politica. E dirò ancora, che mentre

essi fìngono di temere che l ’agitazione di povera gente, ed ignorantissima, possa sconfinare dai limiti di un’agitazione legale, è perfettamente presente alla loro mente e. coscienza, che sono

essi coloro che spingono l’agitazione di quei po­

veretti fuori di quei limiti, poiché la dirigono in un cui de sac, e 1’aggravano, dando ad essa il loro appoggio.

Quale mai risposta si aspettano alla loro inter­ pellanza, o interrogazione? Se io dovessi darla,se­ gnalerei la condotta di questi deputati ai loro col­ leghi come quella di gente che è, precisamente essa, responsabile, non solo del caro relativo delle pigioni, ma bensì anche dei disordini che stanno seguendo, e dei ferimenti che facilmente segui­ ranno a carico di cittadini e di agenti dell’or­ dine pubblico. E deplorerei che essi siano depu­ tati e che perciò io non possa, prima, arrestarli e poi deferirli alle assisi.

Domanderei loro da quando in qua è compito e funzione del Parlamento di curare gl’interessi degli inquilini di una determinata città? Qua crescono le pigioni, là calano. Deve il governo, d’ordine del Parlamento, mettere tra le proprie funzioni quella della creazione di una nuova buro­ crazia la quale giri l’Italia e in un luogo si sforzi di fare pagare pigioni più elevate, perchè, po­ niamo, i proprietari sono socialisti, e in un altro luogo cerchi il modo di far pagare pigioni più miti, perchè gli elettori dei signori Altobelli, Cic- cotti e Labriola sono gl’inquilini? Ma, se questi deputati socialisti ritenessero opportuna una tal cosa, perchè, invece di fare interrogazioni, non propongono una legge di iniziativa parlamentare da loro ideata?

Domanderei ancora agli interroganti, se il ri­ medio al rincaro delle pigioni non stia a loro avviso, questa volta come tante altre volte, nella costituzione in cooperativa per parte degl’inqui­ lini non contenti della pigione loro chiesta, coo­ perativa che costruirebbe loro le case di loro convenienza a prezzo di costo?

Come va che non propongono questo tocca e sana? Che la ragione stia, forse, in questo : che le case degli inquilini, costituitisi in cooperativa edilizia, costerebbero altrettanto quanto quelle degli attuali proprietari, oppure che stia invece in questo : che una proposta di tal genere non renderebbe ai proponenti gli utili politici che rende una agitazione di piazza e strada? E pro­ porrei, sempre nell’ipotesi che mi trovassi nei panni del sottosegredario invitato a rispondere loro, che interrogazioni non pertinenti alla at­ tività costituzionale del Parlamento e del Go­ verno, vengano cestinate dall’ufficio di presi­ denza della Camera e i proponenti richiamati alla serietà e dignità del loro ufficio.

Sarà assai interessante sentire quale rimedio al caro delle pigioni nasconda la loro farmaco­ pea, se non è quello di scemare le imposte go­ vernative e comunali sulle case e quindi di far pagare ciò che mancherà nell’attivo con cui sop­ perire alle spese pubbliche all’Altra Italia!

I nostri socialisti, sovratutto coloro tra essi che sono distintissimi per la loro coltura, come lo sono i firmatari di quella interrogazione, ben sanno che il costo di produzione delle case è cre­ sciuto in misura notevole in ragione di disposi­ zioni legislative e regolamentari che la civiltà moderna ha ritenuto valere il loro costo, par­ ticolarmente in ragione di disposizioni igieniche. La cubatura delle stanze è regolamentata, ed essendolo pure l’altezza delle case, è chiaro che su di un’area uguale a quella di prima, stanno meno alloggi di prima. Le case devono essere provvedute di acqua per tutti gli usi, e i rego­ lamenti prescrivono W. C. I cortili devono avere una certa ampiezza, etc. Ora, si ritiene, e credo a ragione, che, dando tempo al tempo, gli effetti dei miglioramenti igienici si traducono in una così notevole maggiore produttività professionale degli inquilini, o in una tale menomazione delle spese per malattia, che l’inquilino ancora gua­ dagna un utile netto allorché paga di più per una casa più sana, Circondata da altre case più sane. E una riduzione nelle spese di alloggio non può ottenersi che mediante un ampliamento dei servizi tramviari e ferroviari che permetta alla popolazione meno agiata di abitare dove l ’area edilizia costa poco, e mediante un ser­ vizio notturno fatto dai tram per il trasporto di merci pesanti o voluminose, di poco valore spe­ cifico, come mattoni, sabbia, calce, carbone, ferro, legna e via dicendo, trasporto che riduca il loro costo a piè d’opera di fronte a quello che è questo costo quando è fatto da carretti, carrettieri, muli e asini. Ma, quale è la città d’ Italia in cui mai siasi potuto attuare un servizio simile?

(5)

25 gennaio 1914 L ’ ECONOMISTA 53

Padre Eterno, affinché si possa andare all’osteria. 'Non s’ha da lavorare più di 8 ore, sempre quando s’è proletario, anche se se ne ha la voglia, perchè va rispettato l’ozio del compagno al quale dà fa­ stidio anche la vostra, non già la sua, operosità. E l’argomento sarebbe lungo a volerlo svolgere!

Non è certo uno storico, come il decotti, uomo che ignori la inefficacia delle leggi che diconsi « calmieri » e non è certo un economista, come il Labriola, uomo che non sappia che il Governo soltanto può rincarire. Ma, allora, perchè ingan­ nano? e perchè corrompono? perchè vogliono essere dei politicanti, anziché degli uomini po­ litici? Perchè spingono alla sommossa e al di­ sordine, nascondendo la propria responsabilità sotto un manto di farisaica ipocrisia?

M. Pa n t a l e o n i.

La moderna [reazione di mezzi di pagamento

e la l i mi ta zi one dei depositi.

I.

11 processo produttivo nell’epoca presente ri­ chiede un periodo più lungo che non nelle epoche passate: infatti la combinazione dell’azione di forze umane naturali, con le forze della natura esterna si fa ora accadere attraverso ad un giro, sicché da questa fusione non nasca subito il bene desiderato, ma una causa più vicina di questo. Tale giro è economicamente più opportuno della produzione diretta, ci mostra l’esperienza, anche se a priori questo non è dimostrabile: e la pro­ duzione con questo giro è capitalistica (1). Ri­ chiede un periodo di tempo più lungo, ed un intervallo di attesa tra l’ottenimento dei primo anello del processo produttivo, e l’effettivo go­ dimento del bene finito. Non ostante l’introdu­ zione delle macchine, anzi dovendosi tener conto anche del tempo dedicato alla lor costruzione, si può considerare che il tempo prodigato nel processo produttivo sia venuto sempre più allar­ gandosi: enormi masse di materie prime giun­ gono dai più differenti e lontani paesi e vengono lavorate dopo mesi e stagioni, con intervalli ta­ lora di anni.

Durante il periodo della produzione di questi beni e il loro passaggio dai produttori ai con­ sumatori, attraverso ad uno o più commercianti ed intermediari, ciascuno di questi attori della produzione dovrebbe anticipare somme notevoli di capitale e disporre di un reddito sufficiente per sè. Tranne potesse anticipare le somme oc­ correnti appunto al compratore, come si faceva nei secoli scorsi, quando chi desiderava un bene comperava la materia prima e si procurava gli strumenti e gli operai che gli eseguissero il la­ voro (2). Ora non è più cosi, o solo in minima parte: col passaggio della produzione indivi­ duale limitata ai proprii bisogni, alla produ­ zione di massa pel mercato, al posto del

com-(1) B<3hm — Ba w e r k, K a p ita l u n d K a p ita lz in z . In n s b ru c k

1911, II B and, l e r T h e il.

(2) Ein a u d i, L e z io n i d i economia e legislazione in d u stria le. T o rin o , 1912.

pratore anticipante le spese di produzione su­ bentrarono gii istituti bancari (1), che fecero credito.

Ecco come descrive questo processo W alther Federa (2) : la banca dà al produttore, per i suoi beni non ancora maturi per la vendita, della moneta, cioè dei diritti e prodotti consumabili: in questo modo i produttori sono posti in condi­ zione di attendere i futuri compratori, e di con­ tinuare la produzione. La banca conségna dei diritti monetari, che trovano una garanzia nelle prestazioni antecedenti del produttore, cioè nel­ l’oggetto in corso di formazione ; e lo fa me­ diante lo sconto di cambiali. 11 credito prende la forma di banconote, e di depositi bancari su cui trarre alio scoperto.

Ma « il diritto, acquistato mercè prestazioni precedenti, ad un prodotto consumabile e maturo per la vendita », secondo la teoria del Knapp, che il Bendiseli svolse e completò in questa for­ mula (3), non è altro che la moneta. Senza porre qui in discussione la teoria statale-giuridica della moneta, ricordiamo che anche per Irwnig Fischer (4) « quel diritto di proprietà che è ge­ neralmente accettabile negli scambi dei beni, si chiama moneta; e così anche la sua evidenza impressa ».

La banca dà ai produttori la evidenza di quei loro diritti monetari, con dei pezzi coniati, op­ pure con banconote, oppure col diritto di trasfe­ rire dei depositi bancari, mediante degli assegni (checks) : ne riceve in cambio delle cambiali. Di fronte ad essa stanno i beni che si trovano in processo produttivo: nel momento in cui questo è compiuto, i beni passano al consumatore, ed i diritti monetari tornano alla banca, perchè nor­ malmente le cambiali in tal momento vengono pagate; il diritto della banca ad aver di ritorno la moneta si basa sull’antecedente prestazione. Il prestito di moneta, e l’apertura di conti cor­ renti su deposito (Guthahen, Deposit currency) in parte viene eseguito con moneta contante (banconote completamente coperte da metallo, conti correnti in base a depositò : costituiscono la moneta classica), ma da sola non basterebbe al funzionamento della produzione moderna. Og­ gi la produzione avviene in masse imponenti,, e perciò la banca dovette estendere la sua capa­ cità di concedere credito : e lo fece, oltre che col proprio capitale, anche con le somme avute in deposito irregolare (5); e le banche d’emis­ sione inoltre la estesero emettendo banconote, non coperte che per una frazione da metallo, mentre tutte le altre banche aprirono conti cor­ renti, su cui la persona per la quale furono

(’.) Cioè le b a n ch e d i d ep o sito e sconto, a d ifferen za d i q u elle d i C red ito m o b ilia re e im m o b ilia re , V. Pa n t a le o n i, S c ritti

v a r ii d ’econ., I li V oi., p a g . 361, — R o m a, 1911.

(2) Ge l d p r o b l e m e, in : B e r O eslerreichische V o lk s w irt., W ieu 4er J a lirg a n g , p ag g . 1015 e segg.

(3) O ltre a lle opere d e l Be n d i x e n, cfr. u n a rtic o lo in : Der

Oesterr. V o lksw irt, 5er J a h r g a n g ., pag. 353.

(4) in : The p u rc h a s in g p o w er o f thè m oney, New Y o rk 1912, pag. 5.

(5) « L ’o p erazio n e d i cre d ito p ro p ria m e n te d e tta si m a n i­ fe sta n e ll’im p ie g o d ei d e p o siti in im p re s titi f a tti d a l d e p o si­ ta rio ... L o sco n to com m erciale è l ’ im piego p e r eccellen za d e i fondi dei b a n c h ie ri, sp ecialm en te d ei c a p ita li a ltru i, e so v ra t- tu tto d i q u e lli d a essi r ic e v u ti in d ep o sito , e ch e possono es­ sere ad o g n i m o m ento re c la m a ti ». P . Le ro y Be a u l ie u, T r a t­

tato d'econom ia politica , T o rin o 1899, in : B ib l. dell’Econ., Se­

(6)

54 L’ ECONOMISTA 25 gennaio 1914

aperti può trarre mediante assegni fino ad un certo limite al di là della somma depositata. La parte di banconote senza copertura metallica, e la somma su cui si dispone dai correntisti con assegni (checks) non coperti dal deposito, costi­ tuiscono la entità della moderna creazione di medio circolante.

La moneta metallica in molti luoghi venne, per comodità del pubblico, ritirata dalle banche, e sostituita con biglietti fiduciari: una parte di questi ritorna subito a depositarsi presso le banche ordinarie (1) e vi costituisce il deposito a conto corrente, base della circolazione degli assegni, i quali sostituiscono così nella circola­ zione un ammontare equivalente di biglietti, che a lor volta avevano surrogato la moneta metallica che custodiscono le banche d’emissione. Ma anche sulla base della « deposit currency fittizia » (cioè dell’entità di credito aperto a chi ha una « deposit currency » reale (2) si ha un altra circolazione di assegni, che costituiscono un vero atto di prestito da parte della banca (3).

Al di là della base metallica i biglietti emessi dalle banche debbono avere copertura commer­ ciale, perchè solo in questo modo si è garantiti che l’aumento dei mezzi di pagamento è in rap­ porto ai bisogni della circolazione, e vi è tanto piti medio circolante quanto più aumenta la do­ manda di credito : alla scadenza del titolo scon­ tato i biglietti vengono resi, e, se la domanda di credito diminuisce, non ne escono altri (ban- knig theorie). Se la banca è ordinata non c’è bisogno di limiti fissi quantitativi, come vuole la currency theorie: basta la copertura bancaria- eommerciale, cioè affari regolari, a coi ta sca­ denza e sicuri, su cambiali non di consumo, ma rappresentanti il valore delle merci che si sa verranno vendute, e sulle quali la banca ha il privilegio di pegno.

Oltre alle masse di beni di consumo, sul mer­ cato si trovano anche dei beni di capitale. Non è più necessario trasferire una casa, un opifìcio, un podere, ma ci si può limitare a trasferire una parte di proprietà rappresentata da azioni, ca­ rature, obbligazioni ipotecarie ecc. 11 passaggio di questi titoli, di banconote completamente co­ perte, delle somme che compongono la deposit currency reale da una mano ad un’altra, rap­ presentano puramente uno scambio di persona, ma non creano nulla. Ma come c’è già la de­ posit currency fittizia, cioè la creazione di mo­

li) Fis h e r, op. cit., p a g . 38.

(2) Marco Fa n n o: L e banche ed i l m ercato m onetario, R om a 1913, pag. 180, in tro d u c e q u e sta su d d iv isio n e stac c a n ­ d o si d a l F is lie r, che p e r c rite ri te c n ici d is tin g u e solo la m o­ n e ta m e ta llic a ed i b ig lie tti d i b an ca d a g li asse g n i, conside­ ra n d o q u e sta seco n d a c ateg o ria com e t u t t a fo rm ata d a prestito

bancario.

(3) Secondo il Le ro y Be a u l ie u, op. c it.. pag. 301-2 « r a s ­ segno non è stru m en to cred itizio m a è m ezzo d i p ag am en to ... C o n siste n e l d e stin are a d u n p ag am en to d e te rm in a to lina som m a a p p a rte n e n te a l firm a tario , sia che la som m a stessa sia s ta ta d a lu i d e p o sitata , s ia che la b an ca a b b ia acco n sen tito u na a p e r tu ra d i cred ito , che non è a n co ra e sa u rita , e lo ren d e pa­ dro n e d elle som m e rim a n e n ti d is p o n ib ili su q u e sta a p e rtu ra . L ’op erazio n e d i c red ito è c o stitu ita d a l d eposito d ella som m a f a tta n e lla b a n ca , o d a l l ’a p e rtu ra d i c re d ito fa tta d a q u e s ta : m a l ’asse g n o stesso è solo un m ezzo d i p ag am en to , com e la g ira ta d i banco. D u n q u e no n Vassegno m a la deposit currency

fitti z ia costituisce il credito : p erchè « l ’asseg n o è il certificato

od e v id e n z a d el tra s fe rim e n to di d ep o siti b a n ca ri... D ep o siti b a n c a ri so g g etti al ra s s e g n o sono i d ir i tti d el c re d ito re d i una b a n c a d i fro n te a lla b a n ca stessa... G li a sse g n i non c o stitu i­ scono la cu rre n c y , m a u n certificato del d iritto d i tra rre , cioè d i tra s fe rire dei d e p o siti b a n c a ri » Fis h e r, op. cit. pa­ g in e 10 e 33.

lieta disponibile, mediante assegni, così la banca può fare anticipazioni sul pegno di queste azioni,

rendite ecc. — Lorn.bardgescha.j't — ed emet­

tere banconote se è banca di emissione, oppure aprire un credito sul quale la persona cui è in­ testato può trarre.

Però la creazione di medio circolante basata sopra cambiali commerciali è lo sconto di un bene che si trova in lavoro presso un produ­ cente e che ha capacità di essere usato in fu­ turo: colui che con la produzione acquista un diritto a prodotti consumabili, non è ancora in condizione di poterlo far valere ora, perchè il suo bene non è ancora finito e pronto all’uso. Così la creazione di moneta interviene tra due producenti: colui che diè il credito non paga tutto il bene, ma diè solo il valore della parte finita, e ritira il credito appena la merce è com­ pleta ed entra in circolazione : il credito rappre­ senta soltanto un bene non ancora divenuto commerciabile. Altrimenti quando si tratta di beni completamente finiti beni-capitale: le « pre­ tese a prodotti consumabili » che furono acqui­ state mediante la produzione di questi beni, sono già da tempo consumate, quindi non danno più diritto alla creazione di nuova moneta : e se invece questo avviene, si ha una vera e propria distruzione di capitale. Se mediante questa via si crea nuovo danaro, l’economia pubblica di­ strugge così una parte del suo capitale: il giu­ dizio di valore sopra questa politica non può essere che negativo. Questo riconoscono tutte le banche d’emissione che non pongono le azioni, le ipoteche, le carature, il << bombardo » come copertura bancaria delle banconote: per es., la Banca imperiale germanica.

IL

Il processo di creazione della moneta ci mo­ stra come oggi gli assegni entrino largamente nel mercato, e si scambino direttamente tra di loro, senza venir a convertirsi che raramente in moneta metallica o cartacea. Perciò il deposito bancario agisce sulla circolazione, per la sua parte di deposit currency fittizia. Ma mentre si è sempre badato dai legislatori a determinare i limiti dell'emissione di carta moneta in rela­ zione al metallo che ia garantisce, sarà neces­ sario che la legge consideri pure la politica dei depositi esercitata dalle banche ?. Della deposit currency fittizia, per evitare le inflazioni di credito pericolose alla produzione? Ed entrando nel campo di una legislazione dei depositi, per­ chè non dare norme tendenti a conservare la liquidità opportuna alla forma di collocamento scelta per i depositi reali? Si dovrebbe esten­ dere il regime delle limitazioni? Se ne sentono le voci in Germania ed in Italia.

E interessante a questo riguardo una discus­ sione che avvenne nel 1912 in Germania, in occasione di un articolo del Lumm (1); articolo che uscendo dalla penna di uno dei dirigenti della Banca imperiale germanica, aveva un si­ gnificato sorpassante l’interesse puramente scien­ tifico.

Il Lumm notava come non bastino più, oggi, le determinazioni legislative rispetto alla

(7)

25 gennaio 1914 L’ ECONOMISTA 55

sione di banconote ed alla loro copertura, a fine di conservare un saggio funzionamento della valuta e del moderno sistema di credito: altret­ tanto importante e doverosa è oggi la cura per la liquida collocazione dei depositi bancari. Inol­ tre non si possono costringere le banche di emis­ sione ad aver cura da sole, mediante aumento conveniente delle riserve auree, della copertura dell’obbligazione — delle banche private oltre che della loro, smisuratamente crescente. Men­ tre nell’ Inghilterra (1) negli ultimi 20 anni tale copertura metallica è aumentata, mercè le di­ sposizioni liquide di cassa (inclusi i conti cor­ renti giornalmente disponibili presso la Banca d’Inghilterra). Dal 12,5 al 16°/0, in Germania dal 1890 al 1910 diminuì dal 15 al 7,3 °/0 (2). Un generale rafforzamento delle riserve in con­ tanti è desiderabile, ed è nello stesso interesse delle banche tedesche, come del benessere ge­ nerale.

A ciò tre provvedimenti : 1° Sarebbe molto opportuno che le b uche neU’assegnare credito non lasciassero scendere il saggio d’interesse molto al di sotto di quello della banca impe­ riale, per non indebolire l’azione della politica di sconto di questa: un accordo delle banche, di non scendere al disotto di un dato saggio di sconto (3) potrebbe agire straordinariamente bene. 2° Per i depositi e per le somme avute da altri si dovrebbero in generale accordare interessi più bassi di quelli che si praticano ora: la con­ correnza delle grandi banche, e la loro gara nel- l’attivare dei depositi ha aumentato sconvenien­ temente gli interessi offerti pei collocamenti. 3° Un accordo per l’aumento della provvista ri­ chiesta per concedere l’accettazione di finanzia­ menti da parte delle banche, rimedierà all’ in­ sano abuso di credito e di espansioni speculative, mentre contemporaneamente di per sè si otterrà un aumento delle riserve di contante. Infatti ogni affare di credito, nonostante l’impiego di assegni e di scritture,richiede tuttavia qualche pagamento in contante nelle sue ultime irra­ diazioni, perchè si giunge sempre a pretese che in qualche modo debbono essere soddisfatte in moneta (salari): ed il rafforzarsi delle riserve

(1) Il Fanno, op. cit., pag. 140-2 facendo il ra p p o rto t r a le ris e rv e m e ta llic h e e g li im p e g n i in to ta li d i t u tte le banche, lo tro v a e strem am e n te basso p u r e in In g h ilte r r a (3 p er cento).

(2) Il Lan sbu rg, « Z en trifu g a le B ew eg u n g a m K a p ita lm a rk t » in D ie B a n k , 10 octo b er 1911, rim p ro v e ra v a a lle b a n ch e d i l i ­ m ita re le ris e rv e ad u n a m is u ra m in im a , confidando in g en e­ ra le sul cre d ito ch e ciascu n is titu to tro v a p resso le g ra n d i b a n ch e d ’em issio n e e le a ltre b a n ch e am ic h e d e ll’ in te rn o e d e ll’estero. Q uesto c red ito è d i fa tto u n a ris e rv a , d i c u i si fa uso eccessivo a d ogni te rm in e d i trim e s tre : d i fro n te a lla ri­ se rv a in c o n ta n te, essa h a il p reg io d e lla e ste n s ib ilità , m a p re ­ se n ta p u re il d a n n o d i un e v en tu ale rifiu to , p ro p rio q u a n d o il biso g n o s ia u rg e n tissim o . Il p o ssib ile in c o n tra rs i d i d o m ande d i cap itale d i t u t t i gli is titu ti d i u n paese, od a n ch e di p iù p a esi nello stesso tem p o ed in q u a n tità non m a i v is ta p rim a, possono c o n d u rre ad un rifiu to d i c red ito ; e se le ris e rv e p ro ­ p rie d e ll’ is titu to sono in su fficien ti, possono c o n d u rre a g ra v i im b a ra z zi, com e a c risi n a z io n a li od in te rn a z io n a li (così n e l settem b re 1911). In senso c o n tra rio a lla fo rza c e n trip e ta d ella m o n eta, che h a fa tto a u m e n ta re in c e ssan tem e n te il d e n aro de­ p o sita to o m esso a conto c o rre n te n elle ban ch e, en trò , a d a g ire in c o n tra sto u n a forza c en trifu g a . Ne è c au sa non g ià la con­ g iu n z io n e s tre tta d elle b a n ch e con l ’ in d u s tria , m a la in su ffi­ cie n za d i m ezzi d i p ag am en to in c o n ta n te, sicc h é le b a n ch e ad ogni scossa d i fiducia non possono o p p o rre c h e u n a c u ra in q u ie ta . A nche in p u ra p e rc en tu ale il c o n ta n te liq u id o ed i co n ti co rre n ti b a n c a ri d is p o n ib ili sono a s s o lu ta m e n te in s u ffi­ c ie n ti: e q u e lli ch e le b a n ch e ted e sc h e te n g o n o in B ru x elles e L o n d ra non sono ris e rv e liq u id e , m a in d is p e n sa b ili p e r la con­ tin u a z io n e d e g li affari con l ’e stero .

(3) N e v e d ev a la n e ce ssità il Pa nt a le o ni (S c ritti v a r i di

econ., voi. I l i , p ag . 389), fin d a l 1895.

in contanti è correlazione indispensabile all’e- stendersi di mezzi di pagamento diversi dal con­ tante.

Le riserve maggiori in contante ottenute con la limitazione del credito, e collo svolgere mezzi di pagamento senza contante, si posson a) la­ sciare in ogni singola banca; oppure b) accen­ tarle nella Banca imperiale germanica, aumen­ tando i conti correnti di quelle con questa. Questa ultima via è preferibile, perchè la centralizza­ zione del contante è desiderabile e per la banca centrale, e per la economia pubblica, benché naturalmente non si debba calcolare che la emis­ sione di banconote perduri ad essere tripla del metallo che scorrerebbe alla banca, altrimenti diventerebbe vano lo scopo a cui tende la r i­ forma. Non sarebbe una riserva coattiva, cioè con un confine minimo che in nessun caso do­ vrebbe essere abbandonato, ma si pretenderebbe solo che le riserve in media raggiungano una altezza determinata, da cui in dati casi si di­ parta in più o in meno. In questo modo la banca imperiale avrebbe maggior campo d’azione nella politica del credito, e ciò le permetterebbe di mantenere quei confini che debbono essere te­ nuti fermi per non togliere la sicurezza al nostro sistema di credito, rafforzato da maggior con­ tante. Questo non sarà il mezzo che dia piena salute, concludeva il Lumm: contemporaneamente va ricercata una maggior liquidità di tutte le altre partite altrove : ma la riserva in contante rappresenta un fattore importante, e facilmente controllabile, del capitale d’esercizio che deve essere disponibile per il finanziamento del com­ mercio interno, e per coprire le obbligazioni con altri paesi, per assicurare il credito creato dalle banche ed esteso arbitrariamente.

Come considerazione preliminare a questa pro­ gettata riforma, si notò (1) esso sia un appello, steso nella forma più conciliante, alla libera iniziativa delle banche (2) : ma si intende che se dovesse portare un risultato soddisfacente si sarebbe ricorso alla regolamentazione legisla­ tiva dei depositi. Le tre proposte del Lumm sembrano più una premessa diplomatica, che una riforma al cui pratico successo crede la direzione della Banca imperiale germanica, ed è possibile non sia che la introduzione, il pretesto ad un progetto di legge futuro.

La stessa preoccupazione domina il Plenge (3): è un atto legislativo sotto mano, e crea un sur­ rogato ad una legge nelle banche di deposito. Egli giustamente mostra come sia pericoloso il tentativo, di spingere a consorziare l’esercizio delle banche, e di gravare sulla- borsa con le restrizioni di credito. Per ottenere l’aumento del contante delle banche mediante la limitazione del credito, si incorrerebbe in altre difficoltà, perchè l’esperienza fatta negli ultimi periodi di

in B e r Oester. V olksivirt 5er J a h r g a n g 1912-13, pag. 587, und volg en d en .

(2) A nche n e lla « In c h ie s ta b a n c a ria » te n u ta in G erm an ia n e l 1909 si e ra n o tato com e la ris e rv a m o n e ta ria d e lla B anca im p e ria le G erm an ica fosse tro p p o p iccola : m a n c an z a d i rip a ­ ra re b a n ca ria m en te ed a m m in is tra tiv a m e n te : e lo stesso p r o ­

cedim ento s i dovesse seguire p e r r in fo rz a r e il regim e d ei de­ p o siti, s e n z a ricorrere a d a tti le g isla tiv i ».

V ed i G. Gl e i n o w, « R eich sb a n ck u n d Geld u m la u f » in

Die G reuzboten, B erlin , 25 octo b er 1911.

(3) « R efo rm en d e r B an k un d K ra d itw e se n » in B a n k a r -

(8)

56 L ’ ECONOMISTA 25 gennaio 1914

restrizione di sconti, ce ne mostra solo delle lievis­ sime in confronto a quella che sarebbe provo­ cata dalla grande diminuzione che il Lumm tratteggia, E si noti che nell’autunno del 1911 l’uscita di alcune centinaia di milioni, che erano stati ritirati da prestatori stranieri (per prestiti a corta scadenza) non si potè effettuare, senza ricorrere all’aiuto del credito nordamericano, mentre da parte loro le banche attirarono ed impiegarono anche quella parte di moneta che ciascuno soleva tenere presso di sè (1). Infatti in Germania non solo in caso di gravi avvenimenti eccezionali, ma ad ogni scadenza di trimestre si sentono le mancanze del sistema vineolatorio.

Più opportuna riforma da adottare sarebbe in­ vece, secondo alcuni scrittori (2), la separazione delle banche di deposito da quelle di sconto e fondazione: si raccomanda cosi la introduzione del sistema inglese, che segna una (opportuna divisione del lavoro. L’ unione, quale si ha nel continente, degli affari di deposito, di emissione e di speculazione di titoli lascia difatti molto da riflettere. E’ necessario che gli affari in cui sono collocati i depositi, siano così ordinati che la si carezza e la liquidità, di fronte alle domande dei depositanti, siano fuori di -questione. Poiché ora le banche ordinarie non badano più ad es­ sere solo datrici di credito, di nuli’altro preoc cupate che della solidità della base di questo, ina ben spesso si rivolgono a determinati scopi di politica economica, mentre trascurano di re­ golarsi secondo norme d’economia generale.

Contro la liquidità urtano invece quelle leggi che impongono la collocazione forzata in titoli di Stato: benché spesso se ne diano giustifica­ zioni più politiche che economiche, 1’ azione di tale regola non è così chiara da legittimare la limitazione di libertà di movimento e le even­ tuali perdite di denaro, contesta il Dernburg (3). Spiega come il corso della rendita tedesca, che si dice sia troppo basso, non dipenda soltanto dal saggio di interesse generale dei capitali, ma anche da una serie di rapporti locali, come la capacità di impiego nei singoli paesi, 1’ atti­ vità industriale e commerciale, ed altri fattori influenti sulle formazione del prezzo. La rendita netta che i titoli di Stato danno nei vari paesi, dedotte le imposte che colpiscono le entrate di capitali mobiliari, o speciali sulle rendite, corri­ sponde per la rendita austriaca al 4, per quella italiana al 3,5; per la prussiana al 3,3; per la francece al 3,2 e per l’inglese al 3,13 %. L’alto valore del consolidato inglese si basa sulla mag­ giore capacità di acquisto della moneta in In­ ghilterra (dove i prezzi non sono caricati da dazi protettori). Nemmeno per le Casse di ri­ sparmio la rendita dello Stato è collocazione adatta, perchè ques'ti istituti non promettono delle rendite, ma il pagamento di capitali, ed il valore capitale dei titoli di rendita è oscillante. Anche l’esperienza dovrebbe dissuaderne, con lo

(1) La n sbu r«, « V on D ile tta n tis m u s z u r p o litili » in Die

Bauch : m ä rz , 1012.

(2) Ph il ip p o v ig h, G ru n d riss der po l. oeconomie, T ü b in g en , 3 er A uflage, 1907. I l e r B an d , 2 er T h e il, pag. 159. — A nche L ’ E in a u d i ric o rd a la c o stitu zio n e d i a p p o site sezioni b a n c a rie p er le o p e ra zio n i d i d ep o sito . « La b u ro c ra tiz . del cred ito e le proposte d i vin co lo d ei d ep o siti a ris p a rm io » in : R iv ista delle

Società com m erciali, R om a, 1913, II I fascicolo.

(3) In B a n k a rch iv, B e rlin , 1911, 15 october.

ammonimento eloquente del crollo di parecchie banche inglesi per la diminuzione dei corsi del consolidato. Una eccezione si può fare per le Casse postali di risparmio, perchè qui lo Stato è debitore degli interessi e del capitale: ma in­ troducendo una norma coattiva per legge per altri istituti (Casse di risparmio, Istituti di as­ sicurazione) lo Stato dovrebbe obbligarsi ad una regolare ammortizzazione fino al valore nomi­ nale (per es. in 25 anni).

Il Lansburg (1) ammette invece che. lo Stato possa costringere gli istituti di utilità generale ad acquistare della rendita, in quanto ad essi ha dato dei privilegi, ma deve avere cura che questi valori siano sempre realizzati senza grandi perdite di valore. La stessa difficoltà di man­ tenere questa condizione, non conclude contro l’impiego che prima ammetteva?

Data la inutilità delle ispezioni governative alle banche, la inopportunità di norme coattive nell’ impiego dei depositi, e la impossibilità di fissare un rapporto non cervellotico tra questi ed il capitale dell’istituto (2), una legge che re­ goli opportunamente i depositi reàli avrà un campo d’azione ben ristretto. E rispetto alla de­

posit currency fittizia *

Anche qui direttamente le banche agiscono nel loro interesse, e implicitamente così tutelano quello generale. Lo si vide nel luglio del cor­ rente anno, in un paese dell’America latina, nella Repubblica Orientale dell’Uruguay. La bilancia commerciale già dal 1908 vi rifletteva una si­ tuazione delicata : aumento di consumi, mentre la produzione nazionale non aumentava corre­ lativamente; le esportazioni dal 1903 al 1912 diminuivano da 37 a 35 milioni di pezzi oro (un pezzo oro corrisponde a L. 5,35) : le importa­ zioni aumentavano da 25 o 37,5 milioni di pezzi.

Il governo ebbe un aumento di entrate da 16 a 36 milioni, perchè il gettito viene quasi esclusivamente da imposte sui consumi : ma oltre che usarle tutte senza pensare a ridurre alcuna imposta usò molto del credito. E in un periodo di tesoreggiamento, quando diminuiva lo stock aureo nel Banco de la República per i forti pagamenti da operare all’estero, il governo voleva elevare le emissioni di carta fiduciaria, di 10 milioni di pezzi (ne circolavano già 29). Non lo fece, ma prelevò dalla Banca due milioni di pezzi oro (3). Allora il Banco de la República con circolare ai correntisti sospese loro la deposit

currency fittizia. Si produsse un « run » alla

banca per varii giorni, ma essa vi resistette provvedendo alla conversione immediata della carta moneta, ed alla restituzione dei depositi, con larghissime facilitazioni rassicuranti il pub blico : il panico cessò dopo che fu estratto dalla banca un milione di pezzi oro. E se la causa oc­ casionale fu la sospensione della deposit cur­

rency passiva, la causa reale era stata la

pre-(1) I n : D ie B a n k , n o v em b er 1911.

(2) È c u rio sa la c o in cid en za del p ro c e d im e n to u sato in G er­ m a n ia com e in Ita lia : si te n d e ad u n a rifo rm a , a c u i si v u o l a rriv a re fo rse con u n a a zio n e differen te d a q u e lla p ro p o sta p rim a . L a C om m issione d e g li Uffici in Ita lia fu essa a p a rla re d i im p ie g o in tito li d i S ta to d i u n a p a rte d elle ris e rv e b a n ­ carie, m e n tre il p ro g e tto N itti non ne p a rla v a .

(9)

25 gennaio 1914 L ’ ECONOMISTA 57

tèsa del governo di avere due milioni di pezzi oro in quelle condizioni, asserì il Martin C. Martí­ nez, ex ministro delle finanze della República Orientale. Perchè l’opera protettiva della buro crazia è sempre più pericolosa degli ardimenti dei privati direttamente e personalmente re­

sponsabili. Vi n c e n z o Poemi.

| N F ORMAZI ONI

La ferrovia T r a n »balcanica sboccherà ad Antivari. — Ci si informa che la Transbalca­

nica sboccherà ad Antivari. 11 fatto, se vero, sarebbe della più alta importanza commerciale per noi, se in tempo utile, e in modo adeguato, il nostro governo svilupperà il porto di Ancona, e quello di Bari, entrambi ora in condizioni de­ plorevolissime. Bari è assai più vicina di Anti­ vari di quello che noi sia Ancona. Per contro, Ancona raccorcierebbe di molto il percorso fer­ roviario di merci per la Transbalcanica. Se il governo vorrà fare di Bari un capoluogo com­ merciale, oltre ingrandire il porto e dotarlo ade­ guatamente di mezzi meccanici, dovrà anche costruire il doppio binario Bari-Ancóna-Bolo- gna. La spesa di questa duplicazione del bina­ rio si valuta, con le opere accessorie, in due­ cento milioni. Purché, fatte che siano queste spese, i sindacati socialisti non impongano il caricamento e scaricamento delle merci a brac­ cia e schiena d’uomo, e per giunta con tariffe proibitive, come hanno fatto a Genova e Mes­ sina, e un po’ dappertutto, talora uccidendo, ta­ lora sviando, sempre riducendo quel traffico, in vista del quale governo e capitalisti borghesi avevano fatto sacrifizi di parecchi milioni!

Ordinazioni di navi e artiglieria da guer­ ra. — Ci si informa che la ditta Ansaldo di Ge­

nova è stata incaricata della costruzione di una completa super-dreadnougt, nonché dell’artiglie­ ria per altre navi. Per contro la ditta Arm­ strong di Napoli non ha avuto ordinazioni, il che, pare, la costringerà a licenziare all’incirca 2 mila operai. La ditta Armstrong si reggeva finora facendo fare i cannoni grandi in Inghil­ terra e fabbricando i cannoni di minor calibro, siano quelli occorrenti alla marina inglese siano quelli occorrenti a noi, a Fozzuoli. La verità vera è che i cantieri sono troppi per il lavoro relativamente limitato dell’Italia. D’altra parte, questi cantieri troppo numerosi sono pure, tutti quanti, insufficientemente dotati di macchinari. Una adeguata fornitura di cannoni di grande calibro, se non erriamo, è stata ordinata alla Terni-Vickers.

Capitale inglese in Italia. — Le condizioni

del mercato inglese sono attualmente favorevo­ lissime a domande di capitale che ad esso ve­ nissero rivolte sia dal governo italiano, sia da imprese aventi lavori, di cui il pagamento è garantito dal governo italiano. I capitalisti in­ glesi sono assai disgustati del proprio governo e non domandano di meglio che di avere im­ pieghi sicuri all’estero. E tali considerano gli impieghi garantiti dal nostro governo. Certo,

non si indurranno mai a prestare un soldo alle cooperative, anche se a queste, perchè costituite da socialisti, è affidata la.costruzione di ferrovie pagate dallo Stato. Tentativi di quel genere saranno sempre vani. Le banche inglesi prestano a ingegneri intraprenditori inglesi, e quésti sono disposti ad associarsi a intraprenditori italiani per lavori in Italia. Questa è la catena. Olii ne cerca un’altra, fa fiasco. Ohi se ne contenta ha il capitale a 4.50, e se è il 5 % vi è compreso Tammortamento in 50 anni. Ed è anche bene di sapere che intraprenditori inglesi non si pieghe­ ranno mai al nostro sistema di asta, che riten­ gono un sistema - e pensiamo che con hanno torto - mediante il quale il governo cerca di far fare un affare rovinoso all’appaltatore e l’ap­ paltatore deve difendersi ricorrendo alla frode e alle cause. Nè in Inghilterra, nè agli Stati Uniti giammai verrebbe in mente a una Ammi­ nistrazione pubblica di fare contratti in base a capitolati di appalto. Eppure sono paesi dove si costruisce un poco più, e certo non peggio, che da noi. Ma, provatevi un po’ a cambiare la mentalità dei giuristi d’Italia! Dice un proverbio che i popoli pensano lentamente. Deve il pro­ verbio essersi formato in ragione della rapidità di pensiero italiano.

I cannoni Deport. — Pare che la superio­

rità dei cannoni Deport sovrai cannoni Krupp si va ognora meglio riconoscendo. La società italiana che ha comperato questo brevetto fran­ cese, oltre fornire l’esercito nostro, ha il mono polio del mercato bulgaro ed è in trattative per forniture in Serbia e Rnmania, in modo che, sostanzialmente, Krupp sarebbe eliminato dalla penisola balcanica. E’ da sperare che gli italiani sappiano conservare la riputazione di fornitori di lavoro eseguito con accuratezza e precisione che alcune ditte, come la Ansaldo e la 'l'erni, si sono conquistate.

Per la pensione agli avvocati e procu­ ratori. — La Commissione nominala dal Guar­

(10)

58 ECONOMISTA 25 gennaio 1914

Il mercato del lavoro ili Italia. — Sulle

attuali condizioni del mercato del lavoro in Italia ¡'Ufficio del Lavoro comunica: Mancanza gene­ rale di lavoro per i muratori ed i braccianti. Sono stati tenuti numerosi comizi contro la di­ soccupazione nei centri operai dell’ Italia setten­ trionale, in Toscana ed in Puglia: Verona, Udine, Reggio Emilia, Parma, Faenza, Lugo, Cesena, Firenze, Arezzo, Cerignoia. A Bologna si trova disoccupato il 70 per cento dei muratori e brac­ cianti, a Cesena l’80 per cento degli operai.

STATISTICA DEI PREZZI DEL FRUMENTO

Siamo lieti di offrire una primizia ai nostri lettori: Dal bollettino di notizie periodiche di

statistica agraria, non ancora pubblicato, to­

gliamo il prospetto ed il grafico dei prezzi del frumento in Italia, paragonati a quelli di al­ cuni paesi stranieri e compilati d’ ordine del Ministero di Agricoltura dal prof. Amoroso. La

Prezzo del frumento nell’ ultimo ventennio (1892-1911),

[Prezzo in lire ita lia n e d i u n quintaté)

ANNI

! • ■

Italia Francia Germania Russia Inghilterra Stati Uniti America P r e z z o I n d i c e P r e z z o I n d i c e P r e z z o ! I n d i c e 1 P r e z z o I n d i c e P r e z z o I n d i c e P r e z z o I n d i c e 185)2... 24.81 98 23.59 106 22.06 103 ___ _ 17.52 105 17.29 100 185)3... 21.53 85 21.38 96 19.36 90 — — 15.25 91 14.07 82 185)4... 19.22 76 19.85 90 16.73 78 — — 13.22 79 11.63 67 185)5... 20.77 82 18.62 84 17.05 80 — — 13.37 80 1487 86 185)6... 22.56 89 19.20 87 18.07 88 • — — 15.16 91 14.87 86

M edia del quinquennio 21.78 86 20.53 93 18.81 88 — — 14.90 89 14.55 84 18 5 )7 ... 26.00 103 24,84 112 21.39 98 __ _ 17.48 105 18.17 105 185)8... 27.01 107 25.47 115 22.87 107 — — 19.69 118 18.12 105

185)5)... 25.52 101 19.81 89 19.33 90 — ‘ — 14.87 89 14.17 82

15)00... 25.70 101 19.08 86 19.05 89 13.98 88 15.59 94 15.31 89 1 9 0 1 ... 26.10 103 20.07 90 20.24 95 13.77 86 15.49 93 15.29 89

M edia del quinquennio 26.08 103 21.85 98 20.88 96 — — 16.62 100 16.21 94 1902 ... 24.00 98 21.45 97 20.15 94 13.31 83 16.27 98 15.92 92 1903 ... 24.20 96 22.36 101 19.04 89 13.61 85 15.49 93 16.24 94 1904 ... 24.26 96 21.33 96 21.02 98 14.62 91 16.41 98 21.07 122 1905 ... 26.08 103 22.86 103 21.36 100 1568 98 17.18 103 19.57 114 1906 ... 25.15 99 22.83 103 22.21 104 15.84 99 16.36 98 16.47 96

M edia del quinquennio 24.74 98 22.16 100 20.76 97 14.61 91 16.34 98 17.85 104 1907 ... 25.98 102 23.26 105 25.00 117 20.32 117 17.71 106 18.33 106 1908 ... 29.30 116 22.90 103 25.61 120 20.70 130 18.53 111 19.94 116 1909 ... 30.82 122 23.60 106 28.44 133 19.67 123 21.38 128 24.05 139 15)10... 28.53 113 25.36 114 23.84 111 — — 18.34 110 21.28 124 15)11... 27.79 110 25.90 117 24.85 116 — — 18.34 110 18.33 106

Media del quinquennio 28.60 113 24.20 109 25.55 1 19 — — 18.86 113 20.39 118

Me d i a del ventennio . 25.31 100 22.19 100 21.42 100 15.55) 100 16.68 100 17.25 100

Viene chiesta la esecuzione dei lavori pubblici che dovrebbero essere affidati alle cooperative. La Camera del lavoro di Firenze si è proposta anche di iniziare una agitazione per il migliora­ mento dei conladini.

Alle cause generali, in Sicilia ed in Sardegna, si aggiunge a provocare la disoccupazione, il perdurare della siccità.

(11)

25 gennaio 1914 L’ ECONOMISTA 59

Prezzi (lei Frumento nell’ ultimo ventennio

in Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti (l’America, Russia.

L’ Esposizione finanziaria in Francia.

Il ministro Caillanx ha fatto l’Esposizione fi nanziaria francese, in una lettera indirizzata al Presidente della Commissione del bilancio della Camera dei deputati, lettera della quale venne data lettura alla Camera stessa.

In complesso questo importantissimo docu­ mento non fa che confermare le dolenti note delle quali il pubblico già aveva conoscenza.

I bilanci francesi che dal 1897 al 1900 pre­ sentarono eccedenze attive reali e indiscutibili si chiusero poi in seguito con alterna fortuna: agli avanzi si alternarono cioè i deficit, ma se però si esamina complessivamente il periodo che

corre dal 1° gennaio 1897 al 1° gennaio 1912, se ne sommano le eccedenze attive, se da detta somma si sottrae il totale del deficit e se si tien conto degli ammortamenti effettuati si constata, che gli impegni dello Stato si sono attenuati in detto periodo di oltre un miliardo e mezzo.

Ma nel frattempo furono emesse obbligazioni ferroviarie per conto dello Stato per circa 700 milioni di franchi, e tenendo conto anche di ciò, risulta pur tuttavia un’eccedenza attiva consi­ derevole di oltre 800 milioni di franchi.

Ma dal 1912 in poi le spese raggiunsero un

crescendo affatto impreveduto.

Riferimenti

Documenti correlati

Questa esportazione si dirige principalmente nella Turchia europea ed asiatica, nell’Africa mediterranea, nel Marocco, nel Golfo Persico, nell’Argentina, Pa­ raguay,

Or bene gli Istituti di Credito mobiliare hanno un no­ tevole interesse a ciò che le loro azioni vengano definitivamente assorbite dal pubblico, e salva una

Orbene, nelle condizioni delle nostre finanze, e solamente per queste condizioni, ci pare che le due spese avrebbero potuto benissimo essere r i­ sparm iate. Il

E questa la parte pili im portante e suggestiva del libro perchè è principalm ente la dim ostra­ zione viva che la questione sociale è in gran parte questione

Speciale potere assorbente ebbe la nuova Co­ lonia della Libia, ove circolano attualm ente le monete e i big lietti della m adrepatria, special- m ente in seguito

La Commissione ha chiesto al Ministro se non ri­ tenesse opportuno includere nel disegno di legge u na disposizione che consentisse alle donne l'insegnamento nelle

Questa condotta per lungaggini insite alle opera­ zioni delle aziende pubbliche, per le difficoltà finan­ ziarie della Cassa Depositi e P restiti, verrebbe a

le famose tariffe speciali sono, in maggioranza grandissima, tariffe stabilite con la clausola ben nota della nazione più favorita (e basta dare un’occhiata al