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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2070, 4 gennaio

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(1)

L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno X L I - Vol. XLV

Firenze-Roma, 4 Gennaio 1914

1. 2070

S O M M A R IO : L a esposizione fin an z ia ria del 20 dice m bre 1913. M. Pa n t a l e o n i. — Sa botaggio e boioo- tag g io a g rario . J. — 11 II C on g resso in te rn az io n ale di rego la mentaz ione doganale. — I n u ovi oneri trib u ta ri studiati dal Governo - Che classi p a g a n o le imposte e gli aumenti di imposta? M. P. - Valore delle su cces­ sioni. M. P. - A prop osi to della tas sa sui tabacchi. M. P. — INFORMAZIONI: Nella Società. B a n ca ria Ital ian a — L a situazione fin an z ia ria m e s s ic a n a — Gli affari al Messico — Società B a n ca ria Italiana. M. P. — RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Geo r g es Blo n d el, L e s e m b a rra s de VA lle m a g n e — S. A. Est ey Ph. D., R e v o lu tio n a ry S in - d a c a lis m — Ar t h u r Rak ealovich, L e m a rch é fin a n c ie r — Assoc iat ion Nat. des Po r t e u r s Fra nç a is de v a­

l e u r ET RAN GE R. — RIVISTA DEL LAVORO: E m igrazione periodica dei lavor atori agricoli •— La occupa zione e la diso ccu pazi one in I n g h i lt e r r a — L a g r a v e quest io ne della m ano d ’opera agric ola in I n g h i lt e r ra — Le coali­ zioni di operai e di im p ieg ati e le B an ch e in G erm ania. — RIVISTA DELLA PREVIDENZA: La cas sa federale co o p erativ a in F r a n c i a — P e r un disegno di legg e su lla m u tu a lità a g r a r i a — Le assi curaz io ni in Germ ania.

— RIVISTA DEL COMMERCIO: Commercio d ella T u n is ia — Commercio delle Indie Olandesi con l ’ Italia — Com­ mercio della R u m a n ia . — RIVISTA DELLA PRODUZIONE: Pro d u z io n e e commercio dello zu cch ero in G erm ania ne l 1912 — Pro d u z io n e m ondia le della . s e t a — P r o d u z io n e mondia le del T u n g s t a n o . — NOTIZIE FINANZIARIE.

— P e r la diffusione del siste m a m etrico nelle m is u r e a g rarie. — Mercato m o n eta rio e R ivista delle Borse.

La esposizione finanziaria

del 2 0 dicembre 1913

D all’on. Tedesco, ministro del tesoro, dite cose

soltanto si potevano esigere : una esposizione

chiara e v eritiera della situazione finanziaria

attu ale, e una indicazione di ciò che in argo­

mento di finanza si sarebbe fatto nel prossimo

avvenire. Alla prima esigenza egli ha piena­

mente corrisposto ; alla seconda non ha voluto

dare soddisfazione. E questo diniego di schiari­

menti sulla condotta avvenire può, pensiamo,

avere la sua ragione in questo : ehè, in argo­

mento di finanza, se prim a si parla e poi si agi­

sce, la parola può aver sb a rra ta la via a ll’a ­

zione.

Alle democrazie piacerebbe di discutere di

tu tto , coram populo, prim a che il loro governo

agisca. Quelle che ciò fanno, a giudicare dalla

sorte av u ta da quelle che ciò hanno fatto, soc­

combono nella lo tta per l’esistenza con organism i

che seguono diversa condotta. T ra due giuoca-

tori di scacchi, di forza non troppo disuguale,

dei quali l'uno pensasse, come suol dirsi, ad alla

voce, chi vincerebbe sicuram ente? Or bene, cosa

mai vuoisi che segua, poniamo, in argom enti di

politica estera, se tutto ciò che si viene prepa­

rando in vista di un fine, che da altri sarà con­

trastato , o dà a ltri sarà sfruttato, si parlasse e

si discutesse coram populo ? Ma, la finanza, si

dirà, non è politica estera. E ’ qui lo sbaglio. La

finanza è, quasi tu tta quanta, non già politica

estera, ma come la politica estera. Le democrazie

devono contentarsi, come, gli azionisti di società

anonime, di scegliere i gestori della cosa pub­

blica, e cam biarli con a ltri, se non hanno fatto

bene l’interesse del mandante. Nelle democrazie

il gestore, come nelle società anonime il Con­

siglio d’Amministrazione, deve rendere contò di

tu tto ciò che si è fatto, renderne conto in modo

esauriente e veritiero; si possono, e perciò stesso

si debbono, anche discutere preventivam ente i

fini se e quando questi non vengono resi fru­

stranei dal fatto ¡stesso che si discutono; ma,

nulla di più. Ciò non vogliono intendere i nostri

radicali e non arrivano a intendere i nostri so­

cialisti. E allora? Allora bisogna fare senza di

loro. Ecco tu tto ! Ed è ciò che ha fatto il Mi­

nistro, o meglio, il Ministero.

La situazione finanziaria attu ale presenta a l­

cuni capolsaldi che rendono di secondaria im ­

portanza il resto. Questi caposaldi sono:

1° la costituzione e fecondità del sistem a

fiscale, ovvero, l ’indole della risposta ai quesiti:

E sicuro, è acquisito, come cosa p e rm a n e n te per

il prossimo avvenire, l’attu ale rendim ento delle

imposte, tasse e monopoli ? E’ prevedibile che

possano rendere di meno? E’ prevedibile che

possano rendere di più?

2° la costituzione del sistem a dei servizi

pubblici, ovvero, l’indole della risposta ai que­

siti : Quali spese resteranno nei lim iti a ttu ali,

quali cresceranno, e in che m isura cresceranno?

Come può provvedersi a m aggiori spese?

3° In che relazione di vicendevole influenza

sta l’economia del paese a ll’ecònoinia finanziaria?

Di due di questi argom enti diremo ora nel

modo più breve possibile, ritenendo cosa secon­

daria, perchè derivata, la situazione istessa del

tesoro.

Sul primo punto, cioè la costituzione del no­

stro sistem a finanziario, il nostro parere è questo:

A ) Non vi è alcun pericolo, nel prossimo a v ­

venire, che le imposte e tasse abbiano da re n ­

dere meno di quello che rendono ora. E scludiam o

u n a regressione. B ) E’ grave il pericolo che

qualche monopolio di Stato diventi ad d irittu ra

passivo, se già non lo è, e diventi

u n a ro vin a

p er la sa ld e z z a del bilancio. C) Vi è qualche

altro monopolio di Stato che potrà rendere r i ­

sorse in g en ti, se il Governo saprà am m inistrarlo.

E ’ nostro avviso che il gettito attu ale, e anche

più fecondo dell’attuale, dell’imposte e tasse, sia

FONDAZIONE

L. EINAUDI

(2)

L’ ECONOMISTA 4 gennaio !914

un fatto sul quale l’Àinministrazione pubblica

può fare assegnamento, perchè non è aum entato

soltanto il gettito di quei cespiti che può a t­

trib u irsi a leggi nuove o alla più rigorosa ap­

plicazione di leggi antiche, ma è anche aum en­

tato il gettito, di entrate sintom atiche di un

m aggiore benessere. Le entrate postali, ad es.,

che nel 906 avevano raggiunto gli 80 milioni,

nel 908 arrivano a 92 milioni, nel 910 a più di

100 milioni, nel 911 a 110 milioni, nel 913 a

123 milioni. Il rendimento dei telegrafi varia

alle ¡stesse date da 18 milioni, poi a .20 milioni

ed è ora di 26 milioni.

I tabacchi fruttavano nel 906 milioni 231 ; nel

910 davano 289 m ilioni; ora ne rendono 333. Si

può attrib u ire un certo spostamento nell’ordine

che il consumo del tabacco occupava prim a e

occupa ora nella tab ella delle intensità relative

dei gusti del popolo alle abitudini che la gio­

ventù contrae durante il servizio m ilitare e a

quelle che gli em igrati contraggono a ll’estero, e

si può perciò sostenere che [’accresciuto consumo

di tabacco non sia soltanto e p e r intiero un

nuovo impiego fatto da nuovi redditi, ossia, in

linguaggio tecnico, non sia tutto quanto mani­

festazione di una accresciuta « rendita del con­

sum atore »; ma, pur tenendo conto di ciò, giam ­

mai si potrà a questo modo spiegare un aumento

del 33 °|0 in sette anni! Una causa adeguata non

si ha che neH’arriechimento delle masse.

Infatti, chi volesse attenuare i risu ltati della

gestione dei tabacchi con ragioni come quelle

accennate, pensi che non dispone più di esse per

attenuare il significato dell’aumento del sale che

al fìsco nel 906 rendeva 80 milioni e ora ne rende

90, nè per spiegare l ’aumento nel gettito delle

tasse di registro che dal 906 al 913 passa da

74 milioni a 94 milioni, o quello delle tasse sul

movimento ferroviario che da 28 milioni nel 906

passa a 41 milioni nel 913. L ’accrescimento del

gettito della imposta di ricchezza mobile, riscossa

su ruoli, che è del 50 °|0 in 7 anni, poiché ri-

scuolevansi 161 milioni nel 906 contro 245 nel

913, è in parte dovuto a maggiore rigore negli

accertam enti. Ma, quanta parte nel maggior

gettito di ben 84 milioni potremo attrib u ire al-

ì ’accresciuto rigore e quanta parte dovrà pure

riconoscersi dovuta ad aumento dei redditi!

Osservando le differenze nel gettito dell’im­

posta in una serie di settènnii precedenti, ci for­

miamo la convinzione che facciamo una larga

parte alla riscossione più energica dell’imposta

se le attribuiam o un terzo dell’effetto. La più

severa riscossione è assai duram ente risentita da

tu tte le industrie e da tu tti i commerci in ra ­

gione della enorme aliquota dell’imposta, ali­

quota. compatibile soltanto con un sistem a di

riscossione blanda e tollerante di cosi dette frodi.

Di ciò il governo deve rendersi conto, se non

vuole uccidere la gallina dalle uova d'oro. Ma,

che il m aggior gettito sia per 2/3 dovuto a mag­

giori redditi è, sembraci, indubitato.

P er essere brevi: a nostro avviso, il Ministro

ha ragione se ritiene poter fare assegnamento

su di un gettito delle imposte e delle tasse che

non subirà alcuna retrocessione. Ma, egli fa an­

che assegnamento sulla progressione di questo

gettito nella misura attuale. È ciò errato !

La questione è di notevole im portanza sotto

molti aspetti, ma h a un interesse particolare ora,

perchè il M inistro ha ipotecato il presunto m ag­

gior gettito per il rimborso di un credito di

tesoreria cagionato dalla conquista della Libia.

L a Libia ha costato fin’ora 957 milioni — e,

aggiungiam o, 2 mila morti per ferite e 20 mila

morti per m alattie. Di questi 957 milioni il go­

verno ne ha ottenuti 262 con risorse ordinarie

di bilancio, 250 mediante emissione di buoni del

tesoro e 445 sono un credito della Cassa Depositi

e P restiti verso il Tesoro e un credito del Tesoro

verso varie amministrazioni. Or bene, il ministro

ritiene di poter coprire il debito di 445 milioni

con eccedenze di bilancio in 4 anni dal bilancio

915 16 in poi, ossia, occorre un maggior gettito

di 112 milioni a ll’anno.

E ’ questa previsione fondata! 11 totale delle

entrate effettive del nostro bilancio in cifre a r­

rotondate, cioè delle entrate derivanti

da Im poste dirette. . . milioni 520

da Tasse sugli affari.

.

»

300

da Im poste di consum o .

»

535

da P r iv a tiv e ...

»

535

da S e rv izi P ubblici .

.

»

165

da Tasse e red d iti delle

F e r r o v i e ...

»

70

e da E n tr a te m inori.

.

»

265

sommano a milioni 2390.

Or bene, su di una e n trata effettiva e ordi­

naria di due m ilia rd i e q uasi q uattrocento

m ilio n i— e non abbiam o affatto calcolato l’en­

tr a ta proveniente dal dazio sol grano, au g u ra n ­

docela piccola — un m aggior gettito di 112 milioni,

è un aumento del 4,7 °/0 e non possiamo dire

l’ipotesi di per se stessa arrischiata.

in ¡litri term ini, non è qui che possiamo dis­

sentire dal M inistro. Come già dicemmo, il pe­

ricolo per il bilancio italiano sta in qualche

monopolio e qui conviene di segnalare il più

minaccioso di essi, vogliamo dire quello delle

Ferrovie di Stato.

È assolutam ente scandalosa la incapacità del-

PA m m inistrazione delle Ferrovie dello Stato!

E ra essa bensì preveduta da tu tti coloro che

avversarono la statificazione, questo regalo che

è stato fatto al paese dai socialisti e radico so­

cialisti, e che è stato acconsentito dalla debolezza

morale degli altri p artiti, m a, ogni previsione

è sta la sorpassata! Al tempo delle cessate Com­

pagnie esercenti le ferrovie appartenenti allo

Stato, lo Stato ricav av a annualm ente un centi­

naio di milioni, quale sua partecipazione negli

(3)

r..—.

4 gennaio 1914 L ’ ECONOMISTA 3

91112 a 31 milioni e finire nel 912-13 a 27

milioni 1!

Nell’elenco dei cespiti d’e n trata che più sopra

abbiamo dato, figurano 70 milioni provenienti da

tasse e utili forniti dalle Ferrovie dello Stato.

Ma, mentre il gettito delle tasse cresce perchè

è una funzione del traffico che cresce, gli utili

n etti calano cosi come si è visto. E non è tempo

di farla finita con una Amministrazione cotanto

incapace! Che voragine prepara questa Ammi­

nistrazione al bilancio? Non la vedono i Mini­

stri? Non la vedono i d ep u tati? Non se né preoc­

cupa l’opinione pubblica?

L ’organico deli’Amministrazione ferroviaria ha

incominciato nel 907 con 92 m ila im piegati, e pre­

senta negli anni successivi il seguente crescendo :

101 mila, 105 m ila, 110 mila, 112 mila, 114 mila

ed è ora (913) di 115 mila individui. L’organico

costava, nel 907, 119 milioni! Si dirà, forse, da

m olti: Ma, tu tti gli organici crescono! Chi sa

mai cosa sono quelli della g u erra e della ma­

rin a ! Errore. Ecco le cifre:

Nel 907 erano quasi 14 mila i m ilitari che

fanno parte dell’organico; ebbene nel 913 sono

15 mila. I borghesi erano poco più di 11 mila e

ta li sono restati. N ella m arina avevamo, nel 907,

poco più di 2000 nell’organico ; sono soltanto 10,

dico dieci, individui in più nel 913. I borghesi

erano 2.300 e sono 2.800. Anche il numero degli

im piegati del Tesoro non ha variato, ossia, sono

100 in più di quelli che erano nel 907; ma co­

stano due milioni e mezzo di più. In v ariati in

numero sono gli im piegati del M inistero degli

E steri, ma costano un mezzo milione di più. Il

Ministero di Grazia e G iustizia ha mille uomini

in più e costa 5 milioni di più. Dunque, fin qui

andiamo bene. Ma, andiamo meglio ancora con

il Ministero dei Lavori Pubblici in cui gli im­

piegati sono dim inuiti. E rano 2.900 nel 907. Sono

2.894 ora. Costano però 2 milioni di più. La si­

tuazione cambia alquanto in due M inisteri che

sono i ricettacoli dei socialisti che si trasfo r­

mano in borghesi. Ecco l ’Agricoltura Industria

e Commercio che triplica quasi il suo organico

e raddoppia quasi la sua spesa. E ecco la Is tru ­

zione pubblica che aum enta di */3 il proprio

organico e di 2/ 3 la propria spesa. E cambia

pure là dove si tra tta di riscuotere imposte e

tasse ognora più complicate e vessatorie, cioè

nel Ministero delle Finanze in coi gli im piegati

erano 30 mila nel 907 e sono diventati 34 mila

e 500, e costavano 49 milioni e ora costano 64

milioni. Ma, cosa mai è questo a paragone del­

l’Amministrazione ferroviaria ?

Un terzo criterio — oltre la decrescenza dei

redditi n etti e la ascensione degli organici —

che giustifica la severità del nostro giudizio

sulla incapacità am m inistrativa dell’A m m inistra­

zione delle ferrovie di Stato, è questo: Il P a r ­

lamento e il pubblico potrebbero desiderare di

sapere quanto si spende in totale p e r le f e r r o ­

vie dello Stato. Ebbene, alla fine del 1913, il

Ministro del Tesoro è costretto a dichiarare che

per l ’ultimo semestre del 1913 non può dare

alcuna cifra perchè: « Z’ A m m in is tr a z io n e delle

F errovie d i S tato non tro va si in g ra d o d i f o r ­

n ire l ’im porto dei p a g a m e n ti verificatisi in

q u e ll’a zie n d a a tutto ottobre 913, essendoché,

p e r effetto degli o rd in a m e n ti in vigore, le con­

tabilità dei d ip o i den li u f f ci vengono trasm esse

a lla D irezione G enerale ogni tre m esi ed oc­

corre non breve periodo di tempo perchè le

contabilità m edesim e ven g a n o esa m in a te e ne

siano rica va ti i d a ti r ia ssu n tiv i ».Eppure, l ’Am­

ministrazione della g u erra e quella della m arina

hanno saputo darci non soltanto i loro conti or­

dinari in tempo utile, ma anche il conto delle

spese di una guerra che ha costato all’incirca

un miliardo, cioè più di quanto costa un anno

di esercizio ferroviario (827 milioni), e ciò in

condizioni necessariam ente tum ultuarie.

Per contro, vi è qualche monopolio che po­

trebbe rendere assai più di quello che rende ora

se fosse am m inistrato con criterii commerciali

e con adeguata autonom ia dei capi servizio. Tale

è, ad es., il monopolio dei telefoni. Im pianti fatti

entro 48 ore dalla richiesta, prezzi più miti, ser­

vizio meccanico, come negli S ta ti-U n iti, appa­

recchi moderni, renderebbero l’uso del telefono

cento volte maggiore di quello che ora noi sia,

e l’en trata, che è di 15 milioni, raggiungerebbe

prontam ente 80 e 90 milioni.

Rimangono da considerare le p artite di uscita

del nostro bilancio futuro.

Ma, quali necessità di m aggiori spese si pre­

sentano?

Diciamo subito che, a nostro avviso, se la

Libia non avesse la sciagura di essere am m ini­

stra ta a tipo « F errovie di Stato », costerebbe

pochissimo e renderebbe moltissimo.

In L ibia il governo e la sua burocrazia pa­

ralizzano tu tto ; dico delTamministrazione civile

e non già di quella m ilitare, che si rivela molto

più intelligente, a ttiv a e liberale. Il nostro go­

verno civile non dà che protezione agli indigeni

e persecuzioni all’elemento bianco e ai capitali.

G overnata a questo modo, la Libia costerà, e

non si può dire quanto. Si può solo dire che

costa assai meno una rivoluzione contro il Mi­

nistero delle Colonie,

T utti coloro che sono andati con capitali in

Libia ci si sono ro v in ati, dacché c’ è un Mini­

stero delle Colonie. Chiunque vi andasse, libe­

rato dalle pastoie del M inistero delle Colonie,

vi farebbe fortuna. Il paese h a risorse enormi.

Il nostro governo le isterilisce, come le isteriliv a

il governo turco.

Richiederanno nuove spese l’esercito e la ma­

rina, altre il Mezzogiorno, altre il socialismo

non im perante, ma im perversante. E’ difficile

fare cifre, perchè queste non dipendono da con­

siderazioni di bilancio, ma da giuochi di equi­

librio parlam entare. Il paese non reclam a che

sic u re zza all’interno e all’estero, giustizia ci­

(4)

4 L'ECONOMISTA 4 gennaio 1914

occasione in cui dovranno parlare le arm i e di

conseguenza crollerebbe ogni effetto utile di tu tte

le altre, li Mezzogiorno ha ancora un’ ipoteca

di mezzo miliardo sulle entrate future, residuo

di 650 milioni concessogli. Le leggi sociali non

hanno alcuna consistenza intrinseca. Sono una

categoria che non ha ragione d’essere se non si

decompone in leggi sanitarie, leggi sulla istru ­

zione pubblica, leggi di previdenza, leggi stan­

ziam i mezzi per lavori pubblici utili a tu tta la

nazione. Tolte da queste orbite, le leggi sociali

sono o leggi di spoliazione socialista, o leggi

caritative, o leggi di corruzione politica, ad

esempio, offe, come la pensione g ratu ita ai

vecchi, g itta ta là dalla borghesia al proletariato

in cambio di dazi protettori di industrie non

vitali.

Le condizioni del bilancio in una certa m isura

lim iteranno in ultim a analisi, molto spreco. Sono

discrete, se le cose restassero come .sono. Ma, vi

è, già cosi come stanno, circa un miliardo di

debiti da consolidare. Se le cose non resteranno

come sono, i m iliardi saranno due. Senouchè,

mentre un miliardo di debito estero si potrebbe

facilmente fare, anche ora, con emissione di ren­

dita pubblica alla pari 4 */2 % uefto — ed in

appresso-convertire — non ci è dato di vedere

donde possa venire il secondo miliardo, sia che

si guardino le entrate effettive, sia che si r i­

volga l’occhio a debiti aperti, o clandestini.

Diremo, in a ltra occasione, delle condizioni di

sviluppo economico del paese.

M.

Pa n t a l e o n i.

SABOTAGGIO E BOICOTTAGGIO AGRARIO

Denuncie gravi, gravi documenti sono quelli

che va portando la T rib u n a nelle sue corrispon­

denze dal Ferrarese e dalla Romagna, contro le

azioni delle organizzazioni operaie, che, ancor

piu del sabotaggio e del boicottaggio, di una

pervivace violenza si fanno arm a per annientare

il sano principio della libertà del lavoro, e di

un i fine astuzia per a ttra rre nelle spire di una

direttiva contradittoria e di una condotta invo­

lontariam ente assurda gli organi dello Stato,

che non solo dell’ordine, si vorrebbero tutori,

ma di tu tte le libertà.

In più casi è apparso che di fronte alla im ­

minenza ed alla imponenza di un conflitto mi­

nacciante, le au to rità dello.Stato, hanno dovuto

rendersi, non vogliamo dire volontariam ente ma

necessariamente, complici nel reato di violazione

della libertà.

I liberi lavoratori del Piemonte o della Lom­

bardia, piovuti nei campi delle organizzazioni

leghiste, hanno dovuto essere consigliati dai

delegati stessi, dai carabinieri, da quanti in­

somma traggono ordini dai poteri esecutivi dello

Stato, di andarsene, di ritornare d’onde n’erano

venuti, di rinunciare in una parola all’esercizio

di quel diritto al lavoro in virtù del quale erano

stati chiam ati, condotti e assoldati.

Non sono nuovi i fatti, non è nuova l’anom alia

non hanno più sapore di freschezza le dissertazioni

che si possono svolgere sull’argomento. Si po­

trebbe ritornare tu tto al più a rivangare la

sottile disquisizione se lo Stato abbia il dovere

di tu telare l’ordine pubblico, la quiete generale,

la tran q u illità collettiva, di volere la elim ina­

zione dei confluii, prima ancora che proteggere

le libertà individuali, le libertà specifiche di

alcuni interessi, siano dei proprietari o dei la ­

vo rato ri; si potrebbe trad u rre la disquisizione

teorica nella reale m aterialità del dilem m a: se

sia più impellente dovere della società im per­

sonata nello Stato, di sem inare il suolo di v it­

tim e toccate dai proiettili della truppa, p iut­

tosto che inviare pacificamente alle loro case,

alle loro montagne, alla loro disoccupazione

m agari quei lavoratori che furono tra tti in

suolo estraneo, sul campo della contestazione,

più come ¡strum ento di lo tta economica, che

come mezzo di lavoro. E si potrebbero rievo­

care le teorie che si agitano intorno agli a r­

resti preventivi, in casi di tim ori di disordini

per pubbliche dimostrazioni, le teorie seguite

dallo Stato quando vuole salvaguardare l’ordine

pubblico ed evitare conflitti fra cittadini e c it­

tadini, per le quali si sente autorizzato a vio­

lare la libertà di riunione, la lib ertà di stampa,

la lib ertà di azione, e talvolta persino quella

di pensiero, quando essa possa turbare il retto

funzionamento di organism i delicati come l’eser­

cito o le am m inistrazioni formate di pubblici

funzionari.

Si è in genere però dai p a rtiti non avanzati

più proclivi ad am m ettere nello Stato non solo

il dix'itto, ma ad d irittu ra il dovere, di proibire

un comizio socialista, od una pubblica manife­

stazione cattolica, uno spettacolo di un signifi­

cato patriottico, che possa essere poco simpatico a

qualche nazione amica, la edizione di un gior­

nale che sia poco rispettoso verso le au to rità

costituite, anziché tollerare l’esercizio dello stesso

diritto, e quindi richiam are all’applicazione dello

stesso dovere, allorché si tr a tta della lib ertà di

lavoro. Non si è disposti a considerare general­

mente, l’im presario teatrale ed i suoi a rtisti che

non possono rappresentare in quel dato momento

o mai, R om anticism o, come dei lavoratori, nè

si è disposti a comprendere in questa categoria

gli editori o red atto ri di una F ru sta o di uno

Staffile e quindi si plaude alla oculatezza, alla

avvedutezza del Governo che ha impedito il

turbam ento dell’ordine pubblico, tanto quanto

si è pronti e solleciti da ogni parte a biasi­

marlo ed a condannarlo quando rin v ia a casa i

lavoratori che l'a g r a r ia ha forse intem pesti­

vam ente tra tti sul teatro di un conflitto. N ell'un

caso non si grida all’arbitrio, non si protesta

contro le violazioni di una libertà ("riunione,

stam pa ecc.j; nell’altro si grida e si accu­

sano gli organi del Governo di complicità cogli

elementi turbolenti coi rivoluzionari, coi fattori

del disordine.

(5)

4 gennaio 1914 L ’ ECONOMISTA

erba dove potrebbe produrre pane, i lavoratori

Ma, anziché dilungarci nel far meglio risal­

ta re ciò che appare abbastanza evidente dalle

sole premesse, possiamo invece rilevare che una

speciale difficoltà si affaccia, ed una peculiare con­

tingenza si m ostra nei conflitti sul lavoro dei campi.

Supponiamo; infatti che lo Stato deroghi e

debba derogare, nel caso dei conflitti sul lavoro,

d alla naturale precedenza che ha il m anteni­

mento puro e semplice dell’ordine (ossia evitare

ogni sorta di colluttazione violenta ed ogni even­

tuale intervento attivo della forza pubblica col

conseguente epilogo cruento), e si proponga di

tu telare in primo luogo la lib ertà sul lavoro.

E ’ evidente che se questo si svolgesse in un luogo

chiuso, in una officina, in un recinto sicuro, in un

ambiente strategicam ente adatto, con opportune

manovre e sufficienti forze, si potrà riuscire in

parte a proteggere coloro che vorranno valersi del

diritto di libertà al lavoro. Un manipolo di g u ar­

die, di carabinieri o di tru p p a può abbastanza fa­

cilmente difendere una officina, uno stabilim ento,

un opificio, e proteggere la en trata e la uscita

dei lavoratori. Nel conflitto agrario invece, dove

il lavoro si svolge in campi vasti, quasi to tal­

mente aperti e nell’isolamento dei singoli ele­

menti che lavorano, è chiaro che occorrerebbe

un manipolo di forza non indifferente per difen­

dere ogni singolo lavoratore. Un esercito inope­

roso, passivo e costoso, accanto a pochi e spàrsi

lavoratori isolati qua e là.

La cosa è possibile, ma è quasi ridicola, e ri­

dicola ancor più se si pensa che ciò lungi dal-

• Levitare il conflitto ed il turbam ento dell’ordine

pubblico, potrebbe invece portare alla m oltipli­

cazione dei conflitti e delle conseguenze cruente,

quanti sono a ll’incirca gli operai liberi da difen­

dere. Lo Stato si è m ostrato proclive quindi ad

elim inare l ' incentivo della violenza, cosi come

avrebbe soppresso il concerto musicale in una

piazza troppo vicina ad una am basciata, in tempi

di acuito irredentismo.

Si può condannare il Governo di complicità I

Sarebbe più serio proporre dei mezzi per diri­

mere la dubbiosa situazione.

Corredano le denuncia della T rib u n a sulla

azione svolta dalle organizzazioni socialiste, ab ­

bondanti particolari di ingerenze, di inframet-

tenze, di prepotenze: è la solita lo tta del più

forte contro il più debole. Non possiamo dimen­

ticare che per anni e anni e secoli, furono solo

i proprietari delle terre gli unici a comandare,

a prevalere, ad essere prepotenti talv o lta ; oggi

naturalm ente male essi si adattano ad un tem ­

poraneo cambiamento di parte, ed in ciò nulla

di straordinario.

Diciamo però con fiducia tem poraneo perchè

e tempo che anche le classi lavoratrici compren­

dano, e siamo certo vorranno comprenderlo pre­

sto, come il continuo perturbam ento nella fun­

zione del lavoro ridonda in primo e principale

danno loro proprio. Il proprietario pazienterà,

ten terà di difendersi, escogiterà astuzie contro

astuzie, ma finirà a stancarsi; e non troverà

convenienza a rischiare capitali ed energie nelle

culture, se non potrà essere sicuro della mano

d’opera per il raccolto, della quiete nel tra rre

il dovuto profitto dalle sue terre. E quel giorno

che stanco abbandonerà la lo tta e lascerà crescer

non gradiranno m angiare di quella, ne troveranno

a sufficiente buon mercato di questo; m entre il

proprietario, potrà se non altro col risparm iare

sulle spese infruttifere, g ettate nel turbine di un

socialismo irriflessivo ed agitato, m angiar ancor

pan’e e pane, nonostante se caro anche per lui.

Male ne coglierà allora alla economia nazio­

nale, che pili direttam ente e più fortemente ri­

sente delle variazioni sulla en tità dei raccolti,

e male per primo ne v errà a quelle classi, che

sembrano non voler tro v are ancora un limite

ragionevole alle proprie pretese e a ll’esercizio

dei propri diritti.

j

Il IIo Congresso internazionale

di regolamentazione doganale

Il C ongresso di cui demmo an n u n zio , tenutosi testò a P a r i g i, h a svolto il p r im o a rg o m e n to a ll'o rdine del gio rn o s o lu zio n i d elle co n tro versie d o g a n a li. C onst a­ tato che secondo 1 paesi, la rela zione delle c o n te s ta ­ zioni è devolu ta o ad o r g a n i am m in is tra tiv i, od a comitati tecnici, od ai tr ib u n a l i, o a dei comitati misti, o a dei periti, il C o n g re sso h a adottato la s e g u e n te delibera zio ne: « riconoscendo che le c o n tro v e rsie d o ­ ganali debbon o e ssere riso lu te con uno spirito i n t e r ­ nazionale u n ifo rm e, r i m a n d a lo stu d io della q u e stio n e all’esa me di u n a c o n f e r e n z a dei r a p p r e s e n t a n t i delle amm inis trazioni doganali, e invita la Conferen za a p r e n d e r e p e r base il p rincipio secon do il quale le c o n tr o v e rsie in d o g a n a s a r a n n o decise da u n a m a g ­ g io ran za di p e rso n alità in d ip en d en ti da ll’a m m i n is tr a - zione do g an ale del paese im p o r t a to r e » .

Il secondo voto del C ongresso in to rn o a ll’esa me dei mezzi p iù co n v en ien ti p e r d i s p e n s a r e dal p a g am en to del diritto di e n tr a ta le merci im portate a condizione, s u o n a come s e g u e : «11 Co ng resso, riconoscendo i v an ta g g i che a ssic u r e r e b b e r o al commercio di e sp o rta ­ zione un regime do g an ale nel q u a le non re stassero colpite defin itiv amente dai diritti di d o g a n a le m erci im p o rta te in u n p a ese e riesp o rta te p e r m an c an z a di collocamento, c o n sid era n d o che un m o d u s r iv e n d i di questo g e n e r e esiste g ià a titolo di reciprocità, da u n a p a r te fra la F r a n c ia e la Sviz ze ra, d a ll’a lt r a fra la Svizzera, la G e rm an ia e l’A u s t r i a U n g h e r ia e fra la G e rm an ia e la Serbia, fa voti che sieno g e n e r a li z ­ zate q u e ste pra tich e e che perciò la rest ituzio ne dei diritti di e n tr a ta sia a m m e s s a in caso di ries porta zi one per le merci facilm ente identificabili, di vendita i n ­ certa, d e tta a condizione, p r o v e n ie n ti da un paese col qu ale un tra tta m e n to di favore di tal g e n ere sia stato re cip ro ca m en te stabilito p e r un acc ordo speciale ».

V e n i v a s u ccessiv am en te la q u e stio n e dei viag giato ri di commercio a l'e ste ro ed il re gim e da adotta rsi p er il loro c am pionario, ed è stato esp res so il voto che le ta sse e le fo rm alità siano ridotte q u a n to possibile.

(6)

6 L’ ECONOMISTA 4 gennaio 1913

I N U O V I O N E R I T R I B U T A R I I

studiati dal Governo

Si afferma ehe ¡1 Governo sta pro vveden do alla c o m ­ pilazione dei progetti di legg e d i.caratte re tributario , che sa r a n n o presentati alla Camera alla r ip r e s a dei lavori. I n u ovi oneri trib u ta ri allo studio sarebbero, secondo alc uni periodici :

1. Elevamento dell'aliquota dell’ im posta di r i c ­ chezza mobile .per categ o ria D, da 7,50 al 10 °/0 lim i­ tata m e n te ai redditi superiori alle 4000 lire a n n u e . Come è noto, i redditi della categor ia D compr endo no gli stipendi, le pensio ni e gli a ssegni in denaro o in n a tu r a corrispo sti dallo Stato, dalle Provincie e dai Comuni. Q u e sta forma di trib uto è st a ta però quasi sm en tita da lla sta m p a ufficiosa.

2. Elevam ento de ll’im posta di successione p er i mèdi e p er i g randi patrimon i. Pare che q u e sta ele­ vazione sia abbas ta nza forte, poiché l ’e rario se ne ri­ p ro m ettereb b e u n a notevole m ag giore entrata .

3. Elevam ento d e l; ’imposta.-di fabbricazione s u ­ gli spiriti, di cui è testé uscito il decreto-catenaccio che po rta la ta ssa a L. 330 p e r ettolitro di alcool anidro alia te m p e ra t u r a di gradi 15,56 C.

4. Ele vam ento dei prezzi di alcuni generi di p r i v a ­ tiva. specie pei tabacchi. L ’au mento di prezzo rig u ar d e ­ rebbe i prodotti più popolari delle n o stre manifat ture.

Si parla anch e di u n a speciale impo sta sulla p r o d u ­ zione delle « lìlms » cinem atografiche, e si esclude la voce corsa di una tassazione delle cedolede i titoli e .della tas sa di registro, sotto p e n a di nullità, sug li

atti non registrati.

Che cla ssi pagane le im p o ste

e gli aum enti d ’im p o sta ?

Il no stro sistema t rib u ta rio si p resenta, a g ra n d i categorie cosi:

1° Le imposte dirette v e rsan o circa 520 milioni allo Stato,

2" Le ta sse sugli affari ne versano

c i r c a , ... 295 » 3° Le imposte sui consumi, circa, 680 >> 4° Le privat ive, c i r c a , ... 535 » 5° 1 servizi pubblici, circa, . . . 165 » 6° Le ferrovie, c i r c a , ...68 » 7° Le cosìdette e n tra te m 'n dri . . 265 »

Totale, circa, 2o28 T u tte -queste imposte e tas se sono oggi notevol­ m ente accresciute rispe tto a quello che erano prim a. E allora molti fanno do m an de più n u m ero s e di quelle alle quali con le cifre si possa risp o n d e re e altri molti alle do m an de d a n n o risposte che le cifre non suffragano. Si dom anda , ad es., se il sistema t r i b u ­ tario pesi più sui ricchi o sui poveri, o su quelli che statino in mezzo. E si d o m an d a anco ra, se gli a u ­ m en ti nel carico trib u ta rio siano stati pagati più dai poveri e d a coloro che ha n n o fortune medie e dai ricchi. A q u e ste domande si rispo nd e, p. e., c o n s i ­ deran d o le imposte di rette come imuoste sui b e n e ­ stanti, e le variazioni in più o in men o come aggira­ m enti o alleggerimenti della posizione fiscale di u n a classe di b e nesta nti. P e r contro, si co nsiderano le i m ­ po ste sui con sum i come g rav am i delle classi povere e delle classi medie, di quelle classi medie, cioè, che sono più vicine alle class: povere. Le E n tr a te Minori si mettono in disparte, forse solo p erch è si chiam ano « min óri », là dove è ovvio che fru tta n o all’erario più dei pro v en ti dei servizi pubblici, comprese le f e r ­ rovie, e più assai di u n terzo di quello che fru tta n o le impo ste indirette sui consum i. Senonchè, in a r g o ­

m ento di semiotica st atistica, occorre pro c ed e re m e­ d ian te m in u ta analisi causale, e non a gross i blocchi di cifre. Allora si vede subito q u e sto : 1° La im posta di ricchezza mobile riscossa per r ite n u ta si a g g ir a v a per sei a n n i 1 9 0 2 -3 -4 -5 e 6 su 145 milioni a ll’ann o. Nel 1907 calò a 107 milioni, n e ll ’an n o suc cessivo a 70 milioni e l en ta m e n te risa le a 83 milioni. O che si ano stati sg ra v ati questi c o n tr i b u e n t i ric ch i, m en tre si a g g r a v a n o le imposte sui co n su m i dei p o v e r iì! N e p p u r e p e r sogno. La differenza in meno, da 144 milioni nel 1906 e q u e lla di 71 milioni nel 1908, è d o v u t a al fatto che il reddito che i poss es sori di r e n ­ d ita p u b b lic a av ev an o allorché q u e s t a f r u t ta v a 5 ° / ( lordo è scom parso allorché il reddito della r e n d ita è diventato un 3,50 netto! Sono stati liberati d a l l ' i m ­ posta, m a anch e alleggeriti del reddito, a v a n ta ggio dello Stato.

Se qu esto non fosse acc aduto le imposte dirette a v reb b e ro reso:

per i fondi rustici . . . 82,2 milioni per i fabbricati . . . . 108,2 » p e r ricchezza mobile sui

r u o l i ... 245,7 » e su r i te n u t a (su pposto

n e s s u n a um ento) . . 145,0 » cioè, un totale di 581.1 milioni, anziché di 520 milioni.

2° L ’analisi dei dati m o stra che t r a le <t e n tr a te min ori » figurano altri 18 milioni di addizionali alla ricchezza mobile, dal che segue che le imposte di­ rette h a n n o reso non già 520 milioni, ma 538 m i­ lioni, e a v reb b e ro reso, se n z a la so p p re ss io n e del reddito di cui sopra, 599,1 m ilion i!

3° L’analisi m o stra a n co ra che i p ro v e n ti dei servizi pubblici, cioè 165 milioni non sono, di certo, pagal i (la proletari. Non sono gli analfabeti che scri­ vono lettere, che spedisc ono tele g ra m m i, e che usa no del telofono. Ma, si dirà, v ’è u n a c ontro p restazio n e dello Stato. Certo. Ma, la c o n tr o p restazio n e vi è sè m p re, p e r ch iu n q u e -p n g h i u n a imposta, a n ch e p e r il p ro leta ­ rio: con q u e sta differenza che soltanto a mezzo dello Stato il pro letario p u ò avere la prest azio ne ch e egli paga, m en tre i non proletari fare bbero volentieri a m e­ no dei telefoni di Stalo, dei telegrafi di Stato e della P o s ta di Stato, m a non è loro p erm esso di f a r n e . a men o p e r in te g rare la sp e sa dei servizi occorrenti al p ro letaria to e da quest i non p ag ato che in p a r te con le su e imposte.

4° L ’analisi m o str a an co ra che le p riv ativ e (354 milioni) non poss ono co n sid era rsi p a g ate dai poveri, se non nella m is u ra del lotto, 111 milioni, e nella m is u r a del sale, 90 milioni, cioè p e r un totale di 180 milioni, là dove gli abbienti piagano 333 milioni per i tabacchi.

5° L ’analisi toglie anch e il pregiudizi o ch e le imposte sui consu m i sia no im poste sui poveri. Lo s a r a n n o o non lo s a r a n n o , in via di trasla zio n e ; ma, qui l ’arg o m en to è che lo siano in o rd in e di p e r c u s ­ sio ne diretta, e qu esto è falso. Chi v o r r à so s te n e re che le imposte di fabbric az ione dello zucchero, 124 milioni, le altre imposte di fabbricazione, 46 milioni, l’im posta di fabbricazione sugli spiriti 48 milioni, le d ogane (escluso il .dazio sul g r a n o ) 141 milioni, e i dazi sullo zucchero, 3 milioni, non sia no piagati da in d u stria li e com m erc ianti? Ma, su 679 imposte in­ dirette sui consum i, diciamo 680, i titoli suddetti già form ano 360 milioni 1

6° L ’analisi poi non las cia dubbio che le tasse su g li affari g r a v a n o la b o rg h e sia e non già il p ro le ­ tariato. Questo ha cessato di e sse re p ro lstariato se p a g a tasse di su ccess ione, 50 milioni, se p a g a re­ gist ro, 94 milioni, se p a g a su con ce ssioni g o v e rn ativ e , 20 milioni, su ipoteche, 12 milioni. Il bollo è in pic­ cola p a r te pagato dal proletariato , e sono 85 milioni con altri 27 milioni di tasse in s u rro g a zio n e di re ­ g istro e bollo che g r a v a n o il borghese.

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4 gennaio 1914 L’ ECONOMISTA 7

p r o v a che non son o tas se p ro letarie. Le tas se p er il pubblico i n se g n am en lo non sono tas se che g ra v in o i pov eri. Le scuole comun ali sono g r a tu i t e e nelle scuole medie fioccano le esenzioni, p u r t r o p p o anch e p e r i poveri immeritev oli di ri g u a r d i . Sono 16 milioni e mezzo. I diritti di legazioni, i redditi patrimoniali, le tas se di e n t r a t a nei m u sei, le ri te n u t e per p e n ­ sio ne sugli stipendi, i profitti della Ca ssa Depositi e Pre stiti, gli inte res si sul Conto C o r r e n te con gli Isti­ tu ti di emissione, le e n tr a te , dovute a capitali e in te ­ ressi su titoli di debito p u b b lic o pre scritti, non h a n n o che ve dere con il bilancio dei prolet ari.

Sui 265 milioni di e n tr a te m in o ri possia m o mettere a carico del prol etariato , volendo esse re larghi, tutti i 3 milioni e un terzo del dazio c o n su m o di Roma e m ag a ri altri 18 milioni, cioè, in tu tto 20 milioni ; ma, n u l la di più.

Non ce la sentiamo, in base a quest i dati, di ri­ sp o n d e re al quesito, che classi p a g h in o le im p o s te e in che m is u r a relativa, nè all’altra, se gli au m e n ti di im posta ab bia no pesato p iù sui ricchi, o su coloro che h a n n o fo rtu n e medie, o sui poveri. Ma, i dati ci bast ano p e r d i r e : che coloro che sì fon da no su di essi per dire che i poveri e le classi medie più basse abbiano p ag ato m a g g i o r m e n t e delle altre . classi gli a u m e n ti, o ab bia no un carico sproporzional o, che rich ieg ga u n a re dis tribuzioue, non possono b asare queste loro tesi su i dati allegati al discorso del Mi­ n istro del Tesoro, a p p e n a q u e sti dati analizzano.

M. P.

Valore d e lle s u c c e s s io n i.

In vista di un prob abile au m e n to delle tas se di su c­ cessione, s a r à forse i n te r e s s a n te sa p e r e : che il 29 */2 °/o delle successioni non s u p e r a lire 500 e che le su cces­ sioni su p e rio ri a 500 lire, m a inferiori a 1000 lire co­ st itu isco n o il 19 7 o delle successioni complessive. P o s­ siamo quindi dire che quasi la m e tà d e lle successioni p r e se n ta u n asse n etto in fe r io r e a lle m ille lire.

L ’ imponibile totale è di 1.200 milioni. Siccome l’a u ­ m ento delle tasse di su ccess ione non v o r r à certam e n te colpire le suc cessioni inferiori alle 1000 lire, re sta u n a m ate ria impo nibile di 600 -milioni. Il pub blic o crede facilmente che i g ra n d i p a trim oni sia n o n u m ero si. La ta s s a di su ccessione ci i n fo rm a esa ttam e n te in p r o p o ­ sito m ediante il s e g u e n te sp ecch iet to, dal quale risu lta che se s a r a n n o ese ntati d a ll’a g g r a v io i p a tr im o n i fino a 2 mila lire, s a r a n n o con ciò stati e sen ta ti i 2/s del­ l ’ impo nibile! Se la ese nzion e da ll’a g g r a v io si e sten ­ de sse ai pa trim oni di 10.000 lire, il 9 0 7# d i tu tto l ’im p o n ib ile sfu g g ireb b e a ll'a g g r a v io .

1 pa trim oni oltre u n m ilione non r a p p r e s e n t a n o che il 0,05 di 1.200 m ilioni; quelli da 500 mila lire in su soltanto il 0.14 7«. Quelli, d a 300 mila lire in su non a r ri v a n o a ’/ 3 di 1 7 0) cioè r a p p r e s e n t a n o il 0.29 7 0. I p a tr im o n i su p e rio ri alle 100 mila lire sono 1.01 °/0. Come è ovvio da lla tab ella che se gue , dopo i patrim oni di 50.000 lire, la p e r c e n tu a le loro cresc e in modo in­ significante.

A sse n e tto e re d ita rio N um erod elle P e rc e n tu a li Som m e

da lire 1 a 500 su ccessio n i 45.394 29.49 -» 500 a 1.000 29.207 18.99 48.48 » 1.000 a 2.000 25.148 16 35 64.83 » 2.000 a 4.000 21.030 13.65 78.48 » 4.000 a 10.000 17.702 11.51 89.99 » 10.000 a 50.000 12.028 7.81 97.80 •» 50.000 a 100.000 1.832 1.19 98.99 » 100.000 a 300.000 1.085 0.72 99.71 » 300.000 a 500.000 224 0.15 99.86 » 500.000 a 1 mil. 139 0.09 99.95 oltre a l milione 71 0.05 100.00

Se poi ci de m a n d iam o su q u a le g e n e r e di ricchezza l'a g g r a v io cadrà, è p u r e poss ibile di fo r m a r c e n e u n a

qualche idea. Infatti, conosc iamo dalla s e g u e n te t a ­ bella la ripartizione de ll’imponibile di 1.200 milioni t r a te r r e n i, fabbricati e i vari g e n eri di ricchezza mo­ biliare.

Grosso modo, i i/ 3 della ricchezza imponibile sono fo ndiarii; */a é mobiliare. Non già che qu esto sia il rappo rto vero delle d u e form e di ricchezze. È il ra p ­ porto acc ertabile dal fisco. Noi vediamo, inoltre, in a rg o m e n to di ricchezza m obiliare, se tr a tta s i di titoli del debito pubblico, i titoli al p o rtatore sono a ll'I n c ir c a 7 , di quelli nominativi e m isti; che in q u a n to agli altri titoli negoziabili in b o rsa, quelli al p o rtatore sono V4 di quelli n o m in a tiv i; chè, in a rg o m e n to di depositi, quelli al p o rtato re sono V» di quelli nominativi. In breve, é ovvio che il più s fu g g e al fisco.

Orbene, n ella ipotesi p i ù v a n ta g g i o s a p e r il fisco, 1 p a tr im o n i più elevati a v r a n n o a p p r o ssim a tiv a m e n te la s t r u t t u r a che h a la m assa, cioè, s a r a n n o p e r i */s t e r ­ re ni e cas e e p e r Ys ricc hez za m obiliare. Q uest a ric­ chezza m obiliare imponibile s a r à u n a p a rte soltan to d e ll’a m m o n ta r e suo vero, e cioè p e r Va s a r à costituito da ren d ite e crediti ipotecari e non ipotecari e p e r i residui 2/ s s a r à costituita in p r e v a le n z a di titoli di Stato, poi di azioni, poi di depositi, con notevole p r e ­ valenza dei titoli n o m in a tiv i. Ed è q u e s t a la m igliore d e ll ’ipotesi dal p u n to di vist a d e ll’ in te resse del-fisco. La realtà s a r à p ro b a b ilm en te q u e s t 'a l t r a , chè, q u an to più an dia m o in su con i p atr im o n i, e tanto più è in essi p re v a le n te la ricchezza m o b iliare ; e q u an to più si esacerbis cono le imposte sui g r a n d i patrim oni, tanto più q u esti p r e n d e r a n n o form e invisibili per il fisco. Siamo in atte sa degli studi esatti in proposi to da p arte de ll’A m m in istra zio n e.

Ecco, in tanto, la tab ella di cui più volte abbiamo fatto m enzione. Si tratta di m ig liaia di lire. Inoltre, non ci siamo c urati dei debiti ered ita ri dedotti e di circa 15 milioni indefinibili p e r il loro g e n e r e , m a di cui la om miss io ne non modifica là colorazione fondamenta le del quadro.

Va l o r e lor do e r e d i t a r i o.

T e r r e n i . . . . 581.850 m ig liaia di lire F a b b ricati . . . 313.911 » »

Totale imm. . 895.762 » » al p o rtato re 13.561 migliaia di lire nom. e m ista 64.576

al p o r ta to r e 14.301 nom in ativ i al p o rtato re nom in ativ i Titoli del debito

pubblico Altri titoli n ego­

ziabili depositi a r i s p a r ­

mio, eco.

depositi alla Ca ssa D. e P r . . ipotecarii non ipotec. d a n a r o ... 12.202 m o b i l i a ... 43.684 altri mobili in g e n e r e . . . .31.917 Totale mobiliare rendite e crediti 51.853 4.254 35.057 3.358 94.196 43.124 412.088 m igliaia di lire M. P.

A proposito della tassa sui tabacchi.

Come in a ltr a p arte della R iv is ta av vertia m o, è pro ­ babile un au m e n to della t a s s a sui tabacchi. Sarà, quindi in te r e s s a n te sa p e re q u a n to se gu e.

(8)

8 L’ ECONOMISTA 4 gennaio 1914

prov incie de ll’A lt’Italia. Se ci fermiamo sulla sp e sa media p e r a b itan te , anziché sulla q u a n tità consu m ata, q u e sta sp e sa media ries ce in lire 8,82. La d im o s tra ­ zione è a llora an co ra più calzante. Soltanto 23 pro ­ vinole sup erarlo la media e sono tu tte de ll’A lt’Italia, men o du e, Napoli e Pa lerm o , cioè que lle provincie della B assa Italia in cui d u e g randi capitali ag glo m e­ ra no pop olazione ricca. Un a um ento d e ll'i m p o s ta , o tassa che d ir si voglia, s a r à quindi u n a botta per l ’A lt’Italia più che per la Bassa Italia e 11 d e te rm in e rà un m in o r re strin g im en to di questo co n su m o che nel Mezzogiorno, o p p u r e u n a m in ore rita rdazione dello accrescimento.

I 305, o 306 milioni che la v e n d it a dei tabacc hi p r o ­ c u r a a ll’E rario , si d istin g u o n o per p rovenie nza, al- l ' incirca, a q uesto modo:

I tabacchi da fiuto fru tta n o . milioni 14.7 I t r i n c i a t i ... . » 45.4 I s i g a r i ... » 158.0 Le s p a g n o l e t t e ... . » 85.9 I tabacchi esteri . . . . » 1. 6 Totale. . . milioni 305.6 Il forte de ll’aziend a sta nella vendita di sigari e si­ garette .

T r a ve ndita e dazio l 'e n tr a ta totale d e ll ’erario è di 319 milioni di fronte ad u n a sp esa di 79 milioni, che las cia u n utile di 240 milioni.

M . P .

I N F O R M A Z I O N I

Nella S ocietà Bancaria Italiana. — Sappiamo, e qu an d o l'a ttu ale n u m ero sarà pubblicato è v e r o ­ simile che si tratti di un fatto compiuto, che la B a n ­ caria di Milano, nella q a a le la Casa D re y fu s di P a ­ rigi e r a g ià in te r e s s a ta p e r 10 milioni, a s s u m e r à come A m m in istra to re Delegato il Sig n o r lìa p p a p o rt, pro ­ c u rato re della C asa Dreyfus. Dicesi che il sig n o r Rap- p a p o r t si sia acc ap a rrato altri 5 milioni di azioni, e abbia con se il soste gno di an co ra altri 7 milioni di azioni, cioè, r a p p re se n ti in tu tto 22 milioni, i quali però do m in ano la B a ncaria in rag io n e di dissidi) e rivalità t r a d u e g r u p p i italiani in te ressa ti nella B a n ­ caria. La Casa Dreyfus, si ricorde rà, voleva la c o n ­ ces sione delle ferrovie Calabre. La M e d ite r r a n e a di­ sin teressò , credesi, la Casa D rey fu s dalla g a r a con un paio di milioni, e si im pegnò di lasciarle la c o stru ­ zione delle ferrov ie sicule. Che questo sia la ragione p e r la quale o r a la Casa D re y fu s p r e n d e in m an o la Direzione della Bancaria ? Non vi sa reb b e in eiò n u lla di male. Ma un po' di luce in arg o m en to gio verebbe al mercato.

La situ azione finanziaria m essic ana. — Il c or­ r i s p o n d e n te p a r t i c o l a re della « Gazzetta di F ra n c o fo rte » in v ia il s e g u e n te dispaccio al suo gio rn ale: « Ho ap­ preso da u n a fonte g e n e r a lm e n te co n sid era ta come s i c u r a che il Governo messi cano si è assic u rato la possibilità di c o n tr a r r e un prest ito di 47 milioni di p i a s tr e a P a rig i ed a L ondra. D’altra p a rte , questa informazione non m i è sta ta conf ermata. L ’am m o n tare de ll’op erazion e, se condo affermazioni d e g n e di fede, se r v ir e b b e al p a g am en to degli in te ressi sui prest iti p u r e co ntratti all’estero e, p er tale ragione , r i m a rreb b e in E u ro p a. In sostituzione le e n tra te d o g an ali im p e­ g n a te sareb b ero im piegate nel prossimo an n o dal Go­ verno. L ’ag itazi one ne i circoli d'affari al Messico volge al panico a c au sa dèlia situaz ione critica della B anca di L o n d ra e di Messico ed a cagione del de creto pu bblic ato da H u e r t a ai t erm in i del quale

gli istituti di credito d o v r a n n o so s p en d e re gli affari dal 22 dice m b re fino al 1° g e n n a io in clù siv am en te . Q uest a deci si one è i n te r p r e t a ta a torto dal g r o ss o p u bblic o come significante che a ltre b a n ch e si t r o ­ vino in cattiv a posizione. Qu esto effetto prodo tto dal decreto è tanto più deplorevole in q u a n to il sa l­ vata ggio della B anca di Londra, se condo l ’o p in io n e che r e g n a a Messico, è assai difficile, a n ch e a m m e t ­ tendo che sia possibile ».

Gli affari nel M essico. — Riceviamo un ap p rez za ­ m ento del s e g u e n te te n o r e da p e r s o n a re sidente n e ­ gli Stati Uniti ed e sp e rtiss im a di affari.

Le condizioni politiche nel Messico sono tali ch e il commercio non osa p iù p r e n d e r e impegn i di sorta. T u tta la politica di W il s o n - B r y a n nel Messico è sb a ­ gliata. S arebbe stato m eglio riconoscere o r a H u e r t a ; poi colui che s a r à l ’assa ss in o di H u e r t a ; poi l ’ a s s a s ­ sino d e ll ’assa ss in o a lla estinzione della d in a s tia degli a ssass in i. Come risulta to della politica di W il s o n , nel Messico tu tto è s o tto so p r a : si in cen d ian o i pozzi di petrolio, si fanno s a l ta r e i trèn i, si spezza no le c o n ­ d u t t u r e di petrolio e dì acq ua, si in cen d ian o le fattorie, si fa n n o s a l ta r e in a r i a gli stabilimenti, si d e m o li­ scono le città - e nel frattem po la popolazione si va man m an o arm an d o , a u m e n ta n o le ban d e, si fa nno più nu m ero si i partiti ch e si g u e r r e g g i a n o e l ’ a n a r c h ia si fa p iù comple ta e ries ce meglio a li m e n ta ta dalle m asse ridotte in rovina.

S ocietà Bancaria Italiana. — A p p a r e probabile, se condo q u a n to si afferma, che u n a su c c u rs a l e della Società B a n c a r ia Italiana, s a r à r e c e n te m e n te a p e r t a in u n a delle p rin cip ali città della Sicilia, e n o n si esc lu de che potreb be e s s e r e p re sce lta Catania.

M . P .

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

G e o rg e s B lo n d e l. - Les em b a rra s de V

Allenta-g ne. — P aris, Plon, 1913, paAllenta-g. 340, (Fr. 0,50).

Il libro del sig. Blondel h i sopratuttò lo scopo

di far conoscere le impressioni che egli ha ripor­

ta te nei suoi recenti viaggi in Germ ania Lo svi­

luppo economico è incontestabile, l’ industria ed

il commercio hanno fatto progressi enormi, ma

l ’industrialism o, a credere dell’Autore, che Si è

riversato su tu tti i ram i della a ttiv ità nazionale,

non ha però elevato il livello in tellettu ale e mo­

rale delle popolazioni.

Ed il malessere che il Blondel rilev a da molti

sintomi in Francia, è accresciuto, egli dice, dal

rincarim ento del costo della vita che è assai più

alto in Germ ania e che causa grande malcon­

tento, ossia è una delle principali ragioni del

rigerinogliare così inquietante del socialismo. La

m aggior p arte dei tedeschi credono che il paese

non sia ben governato da Guglielmo II, il quale,

se gode tu tto ra un grande prestigio, non ispira

però troppa confidenza ed apparisce ad ogni

modo mediocremente secondato. Il Blondel anche'

afferma che l ’industrializzazione della G erm ania

ha degli inconvenienti specialmente nella poli­

tica estera, nella quale la m ancanza di d isin te­

ressam ento è sen tita tanto quanto, esso h a gio­

(9)

4 gennaio 1913 L ’ ECONOMISTA 9

nobles préoccupations. Conclude naturalm ente

constatando la superiorità della F ran cia sulla

Germania.

S. A. E s te y P li. D. — R evolutionaì-y Sinda-

calism (an Exposition and a Criticism), ■—

London, P. S. King e Son, 1913, pag. 215,

(7s. 6d.).

Il saggio del dottor .Estey m ira a spiegare

come i sindacalisti propongano di raggiungere

la emancipazione delle classi lavoratrici, e quale

ordine sociale essi vogliono instaurare in luogo

di quello che vogliono distruggere; egli ten ta

anche di stim are il valore delle loro proposte.

Asserisce l’Autore che egli ha trovato essere di­

ventato il Sindacalismo un im portante contributo

alle numerose soluzioni dei problemi sociali; ab-

benchè egli si lim iti a descrivere il sindacalismo

rivolnzionario, basato sulla lotta di classe e lo

sciopero generale, come mezzi per vincere il si­

stem a capitalistico delle industrie.. Non esiste sin­

dacalismo che non sia rivoluzionario ma soltanto

riformistico, e la parola sindacalismo del resto

esprime soltanto il movimento sociale rivoluzio­

nario.

A r th u r R a lfa lo v ic h . — L e M arche fin a n c ie r.—

L’Année Economique e t Financière (1911-12)

21mo volume - Felix Alcan, P aris, 1 volume

grande in 8°, 12 fr., pag. 690.

Come gli a ltri anni il volume contiene dap­

prim a la tavola generale della situazione e in

una serie di capitoli, le informazioni più com­

plete sulla F rancia, la G erm ania, l’ Inghilterra,

la Russia, l’A nstria-U ngheria, l ’ Italia, la T u r­

chia, il Giappone, gli S tati Uniti. Un capitolo

speciale è consacrato ai m etalli preziosi ed alle

questioni m onetarie. Il Raffalovich ha segnalato

da parecchi anni la m iseria dei fondi tedeschi

ed inglesi, e ne ha fatto conoscere le origini,

le cause generali e particolari, secondo il suo

punto di vista.

A s s o c ia tio n N a tio n a l d e s P o r t e u r F r a n ç a is

de V a le u rs E t r a n g e r . — Compte rendu

des trav au x de la Commission d’etude pour

la protestion des porteurs de titre s en cas de

dépossession, Paris, 1913, pag. 330, fr. 3.

La Associazione fondata nel 1898 per facilitare

ai detentori di valori stranieri, negoziati in

Francia, la difesa dei loro interessi che fossero

compromessi, è sorta per invito fatto dal Mini­

stero delle finanze colla Compagnia degli Agenti

di cambio, al tempo della riorganizzazione del

mercato finanziario. E ’ di circa 40 m iliardi il

valore dei titoli esteri negoziati in F ran cia e si

capisce quindi non solo la opportunità, ma la

necessità della istituzione, la quale spiega una

azione d iretta ed efficace nella tu te la dei d iritti

dei singoli che m ale-potrebbero difendersi od

agire da soli nel loro interesse, di fronte alle

numerose questioni giuridiche e finanziarie che

sorgono quotidianam ente. I) volume contiene

dei dati preziosi ed utili.

RIYI5TÆ DEL LflYORO

Emigrazione periodica dei lavoratori agricoli. —

È sta ta p u b b lic a ta dal M in istero di a g ric o ltu ra , i n ­ d u s t r i a e com mercio u n a rela zione su lle migrazi oni periodiche in te r n e dei lav o ra to ri agricoli d u r a n t e i mesi di agosto dicem bre 1912.

11 n u m ero dei lav orato ri e m i g r a t i n e l 1912 verso i luoghi più im portanti di coltivazione del riso (pro- vincie di N o v a ra e di P a v ia) é stato c o m p le ssiv a m e n te di 23.919.

M e n tre nei lav ori di m o n d a t u r a le d o n n e c o stitu i­ scono la m a s s a più rile v an te della e m igrazione, nei la­ vori di m ie titu ra, t r e b b i a t u r a ed e s s i c e a tu r a gli uom in i sono in pre valenza. Infatti, su 23.919 e m ig r a n ti, 15.644 sono u om in i e 8255 donne.

L 'em ig razio n e del 1912 è st a ta s u p e r i o r e a q u ella dei due a n n i precedenti. T r a tta n d o si di lavori che si debb ono e s e g u ir e nelle p ro v in cie di N o v a r a e di Pa via, il P ie m o n te e la Lombardia, come è n a tu r a le , sono i c o m p a rtim en ti che d a n n o il m ag g io r c o n tin g e n te a q u e sta e m ig r az io n e stagio nale.

Nel 191.2 Pe m ig ra zio n e m aschile é st ata , p r o p o r ­ zionalmente ai d u e a n n i pre ce d en ti, s u p e r i o r e a q u ella femminile. Infatti, m e n t r e nel 1910 q u e s t a c o stitu iv a il 39.2 p e r cento de ll’e m ig raz io n e co m p lessiv a e nel 1911 il 39.5 p e r cento, n e l 1912 e s s a è sc esa al 34 per cento. 11 n u m e r o degli im m ig rati ri s u l ta presso a poco identico a quello degli em igrati. Il m ag g io r n u m e r o dei lav orato ri è rich iam a to n e l circondario di Vercelli (13.211) e in quello di N o v a ra (6.672); m en tre nella p r o v in c ia di P a v ia la m an o d ’op e ra è, al confronto, s c a r s a ; gli im m ig rati a m m o n ta n o solo a 4.023. Q u an to ai mezzi di tras p o rto usa ti dagli e m i­ g r a ti p e r reca rsi su l lu ogo del lavor o, sono In p r e ­ va le nza i lavorato ri p a r titi a piedi dai loro comuni di d im o ra (7.006); v en g o n o in se g u ito quelli p a rtiti in ferrovia (5.767) e in ferro v ia, c arri e v e tt u r e (4.105).

Di un n u m e r o co n sid ere v o le di em ig ran ti (5.940) non si è potuto sta b ilire con p recisio n e il mezzo di t r a s p o r to adoperato.

Il g u a d a g n o com plessivo degli > m ig ra n ti d u r a n te la stag io n e del raccolto del riso a m m o n t a a L. 1.691.727 vale a d ir e , in media, a U. 71 pe r ogni em igrante, se nza dist in zione di sesso, per u n a m ed ia di 18 g i o r ­ n ate lav o ra ti v e e di c irc a 20 di assen za. Volendo co­ noscere invec e il g u a d a g n o stag io n ale p e r uomini e do nne, ne risu lte reb b e ch e i maschi a v reb b e ro g u a ­ d a g n ato L. 84 e le fe m m in e L. 45.

L.a occu p a zio n e e la d is occu p azion e in Inghil­ terra. — L ’ottavo v o lu m e del c e n s im e n to del R eg n o Unito del 1911, pubblicato ora, c o n tie n e ottocento pa­ g in e di cifre e di sta tistich e r i g u a r d a n ti le o c c u p a ­ zioni ese rc ita te d ag li u o m in i e dalle d o n n e in I n g h il­ terra, d iv ìs e se condo le differenti loro categorie e il sesso e l'e tà delle p e rso n e che vi parteci pa no.

In I n g h i lt e r r a e nel P a e s e di Galles, esclusi i fa n ­ ciulli, al disotto dei dieci a n n i, vi sono 11.453.665 uo­ mini che debbon o s e g u i r e u n a o ccu p azio n e p er t r a r n e il necessario a ll’e s i s t e n z a ; vi sono 4.830.734 d o n n e nelle ste sse cond izioni, di cui 3.739.532 zitelle, 680.191 m aritate e 411.011 vedove.

Gli u om in i che non t e r g o n o occu pazi one fissa, sono 2.208.535 e le d o n n e se n z a o ccu p azio n e sono 10 mi­ lioni 026.379.

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