SCIENZA ECONOMICA, F IN A N ZA , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN TERESSI PRIV ATI
Anno X XX IV
Voi. XXXV III
Firenze, 7 Luglio 1907
N. 1731
S O M M A R I O : Cambi « circolazione — A. J . de Jo h a n n is, Ancora la mezzadria in Toscnna — GL Te r n i, L ’ imposta sulle aree fabbricabili — A. F., La crisi viticola e la viticoltura meridionale in Francia — iR iv i s t a , b i b l i o g r a f i c a : Icilio Vanni. Saggi di filosofia sociale giuridica - Prof. Giuseppe Bellucci, Il feticismo pri mitivo in Italia - Eduardo Cimbali, La Sardegna è in Italia? - Prof. Costantino Ottolenghi. Alcuni dati stati- stici sulla composizione delle famiglie in Piemonte nel 1621 - Giuseppe Maria Per rotte- Il Peri;. Memorie di una antica civiltà - Yves Gut/ot, La scìence économique — R i v is t ic i e c o iio x r iic c i e i i n a n z i a n a . La Conferenza internazionale per la pace all’ Aja - La questione agraria nella provincia di Ferrara - ZI movimento marittimo dei porti italiani - L' ufficio di legislazione finanziaria italiana - La nuova legge americana sulla immi grazione - La produzione mineraria della Rodesia - I prestiti turchi - La situazione del tesoro al 31 maggio 1907 — Il lavoro delle donne e ilei fanciulli — li credito agrario nelle Marche - Le cooperative di credito inglesi durante il 1905 - Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — bocietà commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
quantità di moneta capace di pagare i titoli che si riscattavano.
Cessata, proprio verso il 1896, la corrente di riscatto dei titoli all’estero, come per incanto — tra la sorpresa di coloro che avevano fatte dia gnosi di ogni altro genere — la nazione prese lo slancio a cui abbiamo assistito e che presiste da un decennio.
Per riscattare in otto anni circa i due mi lioni e più. di titoli che sì trovavano all’ estefoe che erano deprezzati, (è noto che nel 1894 la rendita scese a 72) l’ Italia doveva mandare al l’estero in media 250 milioni l’anno ; e furono quei 250 milioni l’anno che dal 1895 in poi an darono ad alimentare le industrie ed impres sero ad esse il movimento rapido di quest’ ultimo decennio; furono i 250 milioni l’ anno che manten nero alto il prezzo della rendita italiana, quando quella inglese, francese, russa e prussiana- decli nava; furono quei 250 milioni l’anno che crearono in Italia una atmosfera anticiclonica la quale | resistette e resiste abbastanza bene alle burra sche intei nazionali. Così tutti i timori nutriti circa un possibile ribasso della rendita dopo la conversione, si mostrano infondati, perchè il con solidato italiano è già stato tutto classato, non si negozia più che a piccole partite èd il posses sore italiano si accontenta dell’ interesse falci diato, sapendo che sino al 1920 non ha più nulla a temere. Così cessato l’ esodo del nume rario per pagare gli acquisti dei titoli all’estero, I cessò anche l’aggio, ed i cambi diventarono fa vorevoli, poiché gli elementi normali che li de terminano — (commercio, emigrati, forestieri,) non ebbero a soffrire le perturbazioni derivanti dal riscatto dei titoli dall’ estero.
L a natura delle cose, diciamo pure la frase dell’ on. Luzzatti colla quale si scusano le fallaci previsioni pessimiste dei competenti, ha avuto | il suo libero corso e nel rapido passaggio dello
i
stato di crisi grave a quello di una relativa eCAMBI E CIRCOLAZIONE
Ha ragione l’on. Luzzatti quando afferma che in Italia la natura delle cose ebbe una fun zione che sorpassò la previsione e la azione di coloro che avrebbero dovuto guidare le cose e che hanno anzi creduto di guidarle.
I gravissimi provvedimenti finanziari ed eco nomici che furono presi nel 1894-95 sul convin cimento che il paese corresse a difi ni ti va rovina, i giudizi pessimisti e le nere previsioni che al lora si facevano intorno alle condizioni del paese, sono là a rammentare che la natura delle cose era molto diversa da quello che si credeva e giu dicava; sono là a provare, coi fatti che comin ciarono a svolgersi dal 1896 in poi, che i medici sino allora perplessi od inattivi, ad un tratto si scagliarono sul malato e gli propinarono ener gici e svariati medicamenti, senza accorgersi che il malato era già entrato in convalescenza. Tutto fu sbagliato in quel tempo; diagnosi, cura, pro gnostici. E gli errori che si commisero furono così grandi, che per salvare il decoro dei com petenti, si attribuì la guarigione alle violenti cure di quel periodo, mentre nessuno oserebbe certo, ripetere oggi, che il risanamento della finanza e della economia italiana siano la conseguenza dei nervosi provvedimenti' del 1894-95.
durevole prosperità, ha trovato la sua spiegazione per noi evidente.
Ma l’on. Luzzatti pone il quesito se, data la attuale condizione delle cose, sarebbe consiglia bile una riforma della circolazione, o se abbiano ragione coloro i quali, visto che tutto va bene, hanno paura che i competenti, come nel 1894, mettano le mani a casaccio nella pubblica econo mia con errati criteri.
Certo si presenterà prossimamente la que stione di possibili riforme alfine di modificare, in quanto è necessario per le migliorate condi zioni degli Istituti di emissione, la legge che li governa. Ma poiché gli studi dei Governi sono sempre lenti, non esitiamo a dichiarare che si dovrebbero studiare importanti problemi che ri guardano la circolazione monetaria e cartacea.
A noi pare, ad esempio, che 1’ Italia dovrebbe approfittare del momento presente per studiare se non le convenga mutare il suo tipo monetario e decretare il tipo monometallico oro. Questa ri forma contiene due questioni: una politica ed una tecnica.
La questione politica: se convenga toglierci dalla unione monetaria latina e se ciò potrebbe affievolire i nostri buoni rapporti colla Francia. Crediamo però che la Francia nulla potrebbe rimproverarci se noi approfittiamo di circostanze che ci sono favorevoli, per sistemare la nostra circolazione metallica. Il bimetallismo pare già da un pezzo, condannato definitivamente; la maggio ranza degli Stati grandi e piccoli ha adottato il monometallismo-oro; la Francia stessa, è da cre dersi, opererebbe la trasformazione, se le circo stanze le fosseso favorevoli, come lo sono a noi. D ’ altra parte oggi la Unione latina ha una fun zione più apparente che sostanziale, e si può ritenere che se anche il distacco dall’ Italia ne determinasse lo scioglimento, nessuna perturba zione si verificherebbe. La questione politica, in questo caso è questione più che altro di tatto, e quindi non è il caso di discuterne di più.
In quanto alla questione tecnica, se non er riamo, essa si riduce ad una costatazione di fatto ; cioè a tradurre in misura legale ciò che è già in atto. Infatti noi siamo veramente in regime di monometallismo aureo; il movimento dell’argento a primo titolo, da e per l’estero è limitatissimo; nei rapporti internazionali, anche colla Francia, colla Svizzera, col Belgio, tutto si commisura e si tratta con oro; gli scudi hanno una azione sempre più limitata. Nessuna perturbazione quindi potrebbe avvenire da questo laro dei rapporti in ternazionali, se proclamassimo il monetallismo aureo. In quanto all’ interno, crediamo che non vi sarebbe bisogno di adottare lo stesso sistema che seguì in parto la Germania nel 1873 che demo ralizzò i suoi talleri. \Gli scudi potrebbero non essere demoralizzati e mantenersi in corso come le monete divisionarie, limitandone la facoltà di pagamento ad una certa somma, che potrebbe essere di 200 lire. Essi tendono a poco a poco a sparire dalla circolazione, in parte per via ignota; ciò che rimane non pesa troppo sulla circolazione e probabilmente non peserebbero nemmeno quegli scudi che la Francia detiene, se essa ce li rimandasse e che oggi non possono essere in grande quantità; — con una facoltà liberatoria di 200 lire possono
benissimo servire da copertura dei biglietti di Stato, e non basteranno.
La seconda riforma riguarda la circolazione cartacea delle Banche e dello Stato.
Non sappiamo quali siano i criteri dell’ on. Carcano circa una possibile modificazione della legge bancaria. Certo è che non solo le condi zioni attuali della Banca d’ Italia esigono qualche provvedimento del quale già abbiamo più volte parlato, ma tutto il complesso della situazione economica è cosi mutato dal 1893, che in molti punti la legge domanderebbe di esser messa in migliore relazione colle condizioni del paese.
I nostri Istituti di emissione hanno larga mente approfittato delle migliorate condizioni dei cambi per accrescere la loro riserva aurea; non e il caso di citar cifre che i lettori possono ve dere nelle situazioni delle banche quali riassu miamo frequentemente. Certo è che g l’ istituti di emissione, servendosi delle disposizioni della legge vigente,aumentano sempre più la loro circolazione interamente coperta da riserva metallica, per cui abbiamo due circolazioni : una coperta dal 40 per cento di riserva metallica od equipollente, ed una interamente coperta.
Non è venuto il momento di fare un passo ardito e, pur mantenendo la disposizione che per metta illimitatamente la circolazione interamente scoperta, alzare la percentuale di copertura delle circolazioni normali?
Chiedere alle Banche una copertura della circo lazione normale del 60 ed anche del 70 per cento di riserva metallica, compensandole colla abolizione o riduzione della tassa di circolazione, sarebbe un consolidare una situazione tanto migliorata ed assi curare ad ogni modo una solidità molto maggiore alla circolazione. Forse si potrebbe anche, am messa una tale disposizione, concedere un au mento di qualche diecina di milioni alla circola zione normale, visto il notevole aumento degli affari di ogni genere verificatisi in paese. Por tando la riserva metallica al 70 per cento o circa a tale proporzione, si farebbe un passo importante verso una meta che deve essere nei voti di tutti, cioè la circolazione tutta o quasi tutta coperta da riserva, e naturalmente senza tassa.
Per quanto riguarda la circolazione dei bi glietti di Stato non crediamo possibile che essa possa venire soppressa,* senza obbligare il paese a servirsi della incomoda moneta d’argento, il che sarebbe un regresso tecnico.
Si potrebbe forse avere il coraggio di met tere in circolazione una bella moneta figurativa metallica da cinque lire, che avesse la grandezza della lira, ma somigliasse all’ oro; ma prima che penetri un simile concetto e vinca la tradizione, passeranno diecine di anni. In Italia una simile moneta sarebbe necessaria anche per la evidente incapacità dello Stato a fabbricare della buona e bella moneta di carta, e vista la sua ostinazione a non volerla far fabbricare dove si sanno fare i biglietti buoni e belli.
Riteniamo che la soppressione o la riduzione pura e semplice dei biglietti da cinque e da dieci lire sarebbe un danno grave alle piccole e medie contrattazioni.
soro per accrescere la copertura dei biglietti di Stato, che, se non erriamo, è di soli 90 milioni; e portare la riserva ad una proporzione molto maggiore col proposito di arrivare ad una coper tura intera.
Se mai le condizioni del Tesoro ritornassero cattive come lo furono per tanto tempo, una cir colazione di quasi mezzo miliardo coperta solo per un quinto da moneta metallica, costituisce un punto debole della economia nazionale e della iìnanza dello Stato.
Abbiamo accettato volentieri l’ invito dell’on. Luzzatti, esponendo affrettatamente alcune idee sulla complessa materia; attenderemo con piacere l’opinione dell’ illustre uomo.
ANCORA LA MEZZADRIA IN TOSCANA
‘ L ’ on. Guicciardini nella sua replica a; mo desti appunti che abbiamo fatti al suo diligente lavoro sulla Mezzadria in Toscana, aggiunge nuovi ed interessanti argomenti a quelli che ha già esposti a sostegno della sua tesi. Però cre diamo di poter replicare qualche osservazione, che chiarisca meglio il nostro pensiero in propo sito, non senza premettere che lo facciamo con una certa trepidanza, poiché, in così grave pro blema, riconosciamo che la esperienza di chi conosce per quotidiani rapporti la situazione, deve avere molto peso nella discussione. Tuttavia non bisogna disconoscere che comincia appena ora un nuovo movimento di idee e di atti nel inondo agricolo e che. se veramente i proprietari intendono di seguire una via diversa da quella battuta dagli industriali, non hanno tempo da perdere e devono coraggiosamente gettarsi nelle radicali riforme e nell’ intenso rinnovamento dei rapporti coi lavoratori del suolo. La politica degli industriali, in Italia e fuori, fu finora quella della resistenza ad ogni costo. Nè vale citare i miglio ramenti che alla classe lavoratrice furono in
diverse epoche concessi ; tutti abbiamo veduto che gli industriali hanno solamente ceduto alla necessità, spesso alla violenza, mai hanno seguito una politica preventiva, la quale dimostrasse che gli industriali si rendevano conto delle nuove necessità, dei nuovi tempi e di tutto quel movi mento politico ed economico rivolto a far parte cipare il maggior numero all’ innegabile aumento della ricchezza pubblica e privata. Nessuna ri forma organica è stata finora escogitata od attuata nei rapporti tra i tre fattori principali della produzione; qualche aumento nei salari, qualche diminuzione nelle ore di lavoro, qualche miglio ramento igienico, qualche garanzia nei licenzia menti capricciosi ; ma tutto questo e stato quasi sempre strapipato dalla violenza e concesso pale semente di gran malavoglia. Ed è appunto e soltanto questa imprudente politica, che ha dato tanto ascendente al socialismo ed ha permesso alle moltitudini lavoratrici di persuadersi che solo dalla violenza avrebbero potuto ottenere dei seri e durevoli miglioramenti. Diciamo a bella posta « durevoli », perchè la situazione è ancora tale, che sembra essere pensiero dogli industriali
di togliere il già concesso, se le circostanze ritor nassero propizie per esercitare un dominio senza controllo.
Non è molto tempo che un egregio ed intel ligente avvocato, imbevuto ancora di vecchie idee, sosteneva in un delicato arbitrato, che 1’ industriale deve avere diritto di licenziare un operaio solo perchè non gli piace; perchè-è biondo invece che bruno. Vediamo a Terni quale dan noso movimento è stato provocato per esigere una formalità non necessaria.
Ora se l’agricoltura vuol battere una diversa via e prevenire, a tempo, i giusti desideri di miglioramento della classe lavoratrice, non può e non deve accontentarsi di riforme secondarie, che potranno anche avere un transitorio effetto, ma in sostanza lasciano sempre vive ispirazioni che non possono essere giudicate eccessive. E ciò tanto meno, in quanto la classe agricola lavora trice ha in mano un’ arma ancora più efficace di quella dello sciopero ed è la emigrazione. Mentre gli operai industriali sono veduti all’estero sem pre come concorrenti, gli operai agricoli sono desiderati in molti paesi, dove le terre da colti vare sono estesissime, dove mancano le braccia e dove si comprende che estendere l’agricoltura, vuol dire accrescere notevolmente le prosperità e la ricchezza del paese. Ora abbiamo giudicato, — uè gli argomenti dell’ on. Guicciardini, tuttoché degni di considerazione, hanno modificato il no stro modo di vedere — che i rimedi da lui pro posti non possano essere efficaci a dirimere le evi denti minaccie che sovrastano sulla proprietà anche in Toscana.
Non negheremo che tali miglioramenti pos sano essere efficaci a trattenere gli incerti, e che le buone disposizioni dei proprietari non abbiano ad essere apprezzate dai mezzadri toscani, spe cialmente data l’ indole tranquilla e remissiva di questa popolazione rurale ; ma poiché non si può negare che le concessioni proposte sono poca cosa in confronto alle aspirazioni che stanno sboc ciando nell’animo dei mezzadri, la loro efficacia sarà necessariamente in relazione alla loro misura ed in breve tempo l’ effetto del benefizio conse guito sarà dimenticato. E ciò tanto più, si noti bene, in quanto quello che si concederebbe ora, secondo le proposte dell’ on. Guicciardini, sarebbe, non ^anto un miglioramento accordato per rico noscimento dei nuovi bisogni, quanto soltanto un adeguato compenso dei maggiori oneri, che sono richiesti ora dalle esigenze tecniche della colti vazione, come solforatura, ramatura ecc.
taggio per i mezzadri. Lo sarebbe certamente, se una simile gerarchia potesse venire disciplinata e regolata in modo che il concetto teorico potesse avere pratica e regolare attuazione. Ma è chiaro che se questa gerarchia esiste realmente, la sua ap plicazione è tutta nell’arbitrio del proprietario, che l’on. Guicciardini non vorrà certo dirci, giudicando da sé stesso, che sia un modello di imparzialità, di giustizia e di avvedutezza perii proprio interesse. Si può anzi dubitare che la gerarchia,, di cui parla lo scrittore, sia in molti casi per il colono una ra gione di sconforto e di malcontento nel vedere preferito chi, per motivi diversi da quelli della capacità ed onestà, raggiunge spesso i più alti gradi della gerarchia stessa.
Vero è quanto afferma l’on. Guicciardini circa la concorrenza. Il fatto che la mazzadria rende « impossibile ogni contrasta sulla misura della retribuzione e sulle mutazioni » sopprime senz’altro la causa principale degli attriti, dei dissensi e degli urti fra padrone e. contadino. — E questa è la vera caratteristica del contratto toscano di mezzadria e siamo lungi dal negare che abbia i suoi vantaggi, e notevoli. Ma, ci'per- metta in pari tempo l’egregio scrittore di avver tire che ciò origina precisamente l’ inconveniente della sperequazione, talvolta stridente,della retri buzione, come del resto emerge dallo stesso stu dio dell’on. Guicciardini, il quale ci ha mostrato che alcuni mezzadri conseguono un guadagno netto che non può essere considerato sufficiente alla più modesta esigenza della vita. Ora ere* diamo che, anche ammessa la indicata gerarchia, sia pure corretta da! difetto capitale che abbiamo rilevato, il colono, in retribuzione del suo lavoro abbia diritto ad un guadagno per quanto mode sto, pur sufficiente; e se la metà del prodotto
lordo, in certi casi, tale modesta retribuzione non
conceda, è niente altro che un feticismo voler mantenere la divisione per metà; a meno che il padrone, conoscendo lo stato delle cose, non chiuda un occhio ed anche tutti e due sulla ripartizione dei prodotti; il che del resto, se può tranquillare la coscienza economica del proprietario circa il modo con cui viene compensato il lavoro del suo contadino, non può tranquillizzarla dal lato mo rale, poiché la insufficiente retribuzione diven terebbe un incentivo ad un azione, certo non lo devole, come è quella di sottrarre scientemente una parte della quota che per contratto spetta al padrone.
Ma, se partiamo dal principio, che crediamo indiscutibile, che vi sono, dei terreni il cui pro dotto diviso per metà non è sufficiente a rimu nerare adeguatamente il colono, ne segue di con seguenza che in certi casi il contratto di Mez zadria potrà anche essere un contratto di troppo alta rimunerazione, altre volte di rimunerazione insufficiente. Ora non vediamo perchè non sa rebbe possibile, pur stando ferm o-il contratto a
partecipazione degli utili lordi, ed in misura an
che fissa, la misura della partecipazione non do vesse variare col variare della qualità ed esten sione del terreno, oggetto del contratto, ed evi tando la concorrenza, alzare la quota dove essa sia insufficiente.
A vero dire non abbiamo tutto quell’orrore che sembra nutrire l’on. Guicciardini per la con
correnza ; se essa produce degli inconvenienti, la amplissima letteratura economica, che lo scrittore certo conosce meglio di noi e più ancora i fatti, dimostrano quale enorme stimolo sia la concorrenza per lo sviluppo della produzione. Certo essa deve essere regolata dalla esperienza e dal buon senso di chi se ne serve. Chi sventra la gallina per cavarne tutte in una volta le uova d’ oro, perde le uova ed anche la gallina. Ma questo è di tutte le cose, non della proprietà fondiaria soltanto.
E concludiamo riconoscendo ancora una volta i vantaggi del patto colonico toscano, ma rico noscendo in pari tempo che esso merita di essere riveduto un poco più radicalmente di quel lo che non ammetta l’ on. Guicciardini; e che, se in molti casi la divisione per metà, o per aumentato lavoro o per il migliore tenore di vita a cui aspirano i coloni, fosse insufficiente, bisognerà coraggiosa mente abbandonare il punto fermo della mezza dria e accettare una diversa proporzione. Senza di ciò comincerà anche in Toscana quel doppio movimento di agitazioni e di emigrazione che tur berà quella mirabile armonia che ha fin qui go duto questa splendida regione.
A . J . DE JOHANNIS.
L’ IMPOSTA SULLE AREE FABBRICABILI
In un articolo comparso il 23 Giugno u. s. su questa stessa rivista, mentre abbiamo giustifi cato il principio fondamentale che la informa, abbiamo indicato le varie mende di essa, che a parer nostro sono di tale gravità e così lesive al diritto privato, da farle considerare una vera e propria legge di spogliazione. La legge, com’ è noto, è stata già approvata alla Camera; attende ora la sanzione dell’ altro ramo del Parlamento, che è sperabile voglia approfondirla con la se rietà che merita, per correggerla in armonia ai sani principi dell’ equità ed a quelli non meno imprescindibili della scienza economica, che ha per fine non già la con lisca dei beni degli uni a tutto favore degli altri, bensì la razionale d i stribuzione della ricchezza in rapporto ai vari bisogni sociali.
fabbricati per un certo periodo di anni. Nè que ste riforme determinerebbero d’ altra parte una febbre di costruzioni da condurre ad una crisi, quando si consideri il forte rincaro da qualche anno a questa parte dei materiali edilizi, e quello notevolissimo della mano d’opera per la continua e crescente emigrazione, che sempre sarebbero di remora ad imprese avventate oltre il bisogno vero della popolazione ; le quali imprese trove rebbero per altro un equilibrio nella legge stessa che stabilirebbe il periodo di. questo regime di favore, non meno che nella esperienza di quella crisi per sopraproduzione di case che travagliò la capitale nel funesto periodo 1888-1893. L ’odierna imposta sulle aree, come viene regolata dalla precente legge, sorpassa perfino i metodi e la misura vagheggiata dagli scrittori socialisti ; ci piace a questo proposito ricordare le parole di Ivanoe Bonomi {la Finanza locale, pag. 307). « Per assorbire gli incrementi di valore delle aree non ancora fabbricate, noi proponiamo che ad ogni revisione (che nelle città in continuo au mento dovrebbero farsi ogni cinque anni) si tenga conto della rendita potenziale, deducendola da un estimo del loro valore.
Per tal modo, poiché mapo mano che cresce il valore di queste aree cresce anche la loro ren dita, la differenza fra la rendita potenziale con statata in una revisione e quella constatata nella successiva, ci può dare l'aumento della rendita del suolo ».
Dunque lo scrittore socialista proponeva di tassare le aree secondo Ja loro rendita potenziale, basata sopra un estimo del loro valore, ed in se guito accresciuta o diminuita da frequenti accer tamenti. L ’ imposizione doveva quindi poggiarè sopra una base sufficientemente esatta, quale l’estimo, mai l’ induzione come nel caso attuale, in cui si presume, dal semplice fatto che l’area viene compresa nella cerchia del piano regolatore un accrescimento del suo valore
Può sembrare che siccome l’accertamento nella legge ora in discussione viene fatto dal privato, questo possa sostituire, e vantaggiosa mente per lui, l’estimo eseguito d’ ufficio. Grli è però che nel sistema proposto dal Bonomi gli accertamenti avrebbero dovuto eseguirsi a breve distanza fra loro e senza che il Comune avesse la facoltà dell’esproprio ; cosicché, venivano eli minati al privato i danni derivanti da un errore di apprezzamento, i cui effetti si farebbero invece sentire nel caso nostro pel lunghissimo periodo di venticinque anni e che sarebbero da aggiun gere a quelli eventuali provenienti dall’ esproprio da parte del Comune, il quale finirebbe in molti casi per incamerare i terreni gratis, con un gua dagno per giunta.
La facoltà che viene concessa al Comune e che può essere interpretata come un salutare cor rettivo alla denuncia volutamente erronea e te nuta bassa per restringere la tassazione è d’altro lato un’arma pericolosissima in inano dell’Ammi nistrazione, anche quando essa non sia mossa da scopi partigiani. Infatti rispetto alle zone le quali mancano ancora di ogni lavoro che le ponga in condizioni abitabili, e le cui aree hanno con seguentemente prezzi bassi, il Comune ha ogni interesse a procedere all’esproprio, riserbandosi
di procedere poi alle opere necessarie per met terle in valore. Esso potrà rivendere le aree per suo conto o fabbricarsi delle case popolari : in questo modo potrà giovare alle classi meno ab bienti, e sin qui nulla di meglio, ma a patto di non produrre un danno ingiusto e troppo grave alle altre, come appunto nel caso in cui per prov vedere all’abitabilità di certi quartieri eccentrici ove ha espropriato a prezzi infimi, venga a tra scurarne altri posti in condizioni anche migliori. Siccome ora non è possibile che il Comune possa in tutta l’ ampiezza del piano regolatore procedere simultaneamente alle opere di drenag gio, viabilità, illuminazione ecc., questo fatto d o vrà certo verificarsi, ed allori i luoghi pei quali non fu provveduto verranno a subire diminuzioni di valore, e ciò nonostante la posizione loro più vantaggiosa. Intanto i proprietari di aree conti nuerebbero a pagare sul valore presunto prima che questa condizione triste di cose si avverasse. Tanto sarebbe impossibile all’ incontro coll’ estimo a frequenti scadenze: anzitutto l’estimo d’ ufficio conduce a criteri obbiettivi di valutazione pei quali le aree site nella medesima circonferenza che ha per centro il punto più intenso degli alfari, verrebbero generalmente calcolate ad un prezzo quasi uniforme fra loro : quindi il Comune espro priando si troverebbe di fronte a condizioni eguali o simili; in ogni caso le successive variazioni dì valore determinate da fatti nuovi, verrebbero dopo un certo tempo corrette.
Domandiamo pertanto, come potrà valutarsi oggi, e fissando la cifra per 25 anni, un’area che manchi di ogni condizione per l’abitabilità e di cui s’ ignorano le intenzioni del Comune circa, i lavori necessari, e che esso potrà fare in un tempo prossimo o lontano.
Ma la questione si complica di un altro ele mento assai grave. — Se la. legge ha veramente per scopo principale l’ impedire la speculazione delle aree, che consiste nella volontà del proprie tario di non vendere il proprio appezzamento sin quando non sia rincarato ai maggior punto pre vedibile, e non di costringere già il proprietario a vendere a qualsiasi condizione, poiché tanto varrebbe allora confiscargli la sua terra, perchè non deve tenersi conto del prezzo di acquisto, quando esso risulti da contratto debitamente re gistrato? — Se egli ha comperato ad un prezzo totale che non poteva esser l ’ effetto se non della solita speculazione, per qual ragione deve esser tenuto a pagare sulla somma intascata da airi ? E ’ logico plttosto che la tassazione gravi per lui soltanto sulla differenza fra il prezzo sborsato e quello maggiore, quando ciò si avveri — di posi
zione; s’ intende che andrebbero eccettuate le aree
avute per successione.
Conchiudendo noi esprimiamo il nostro voto af finchè la legge possa venir corretta in questo senso dal Senato:
1. Dar la preferenza alla valutazione fatta d’ ufficio, ammettendo il contradittorio — perchè essa sia fatta colla maggior possibile uniformità di criteri.
Comune sia verso un indennizzo determinato dall’ accertamento per un periodo non superiore ai cinque anni.
3. Tener conto tanto per la tassazione, come come per l’ eventuale esproprio, del prezzo sbor sato dall’ attuale proprietario, quando risulti da pubblici documenti.
G. Te r n i.
LA CRISI VITICOLA
e la viticoltura meridionale in Francia (*)
Il dott. Federico Atger, passa indi a dirci della crisi e della sopraproduzione meridionale. Si ¿¡ce — egli esclama - - che il male viene da una localizzazione della produzione : che la viti cultura si specializza nel Mezzogiorno: che que sta concentrazione è causa di un disquilibrio il quale si manifesta con una sopraproduzione par ziale.
L a produzione media del Mezzogiorno, che non era dal 1889 al 1900 che circa di 15 mi lioni, si è elevata dal 1900 al 1905 a più di 20 milioni ! Basta rimarcare che questa produ zione media avanti il 1875, ossia dal 1860 al 1875 era di 18 milioni, per comprendere come il contingente del Mezzogiorno, salvochè durante la depressione filosserica, non ha sensibilmente au mentato.
Ma, d’ altra parte, il Mezzogiorno è lontano dall’aver ricostituito i suoi vigneti di una volta.
Nel L865 l’ Herault comprendeva 193,000 ettari ; nel 1900 ne conta soli 191.000. Nel 1865 il Gard possedeva 95,000 ettari, nel 1900 non ne possiede che 74 mila. Solo T Aude passa da 70 mila a 130,000 ettari.
Quanto all’eccessività del reddito chesi imputa al Mezzogiorno, è da osservare che nel 1904, al lorché cioè vi fu abbondantissima raccolta, i dipar timenti del Mezzogiorno erano lontani dall’ occu pare il primo posto per ciò che riguurda il red dito. L ’ Herault viene solo quarto con 67 ettolitri, l’ Aude l’ undecimo con 52. I Dipartimenti che occupano il primo posto sono la Loira interiore (82 ettolitri), la Meurthe e la Moselle (77 etto litri) la Loire (71 ettolitri).
Facendo poi un rapporto tra il raccolto dei quattro dipartimenti e le vendite, risulterebbe che il Mezzogiorno ha spedito più vino di quel che non abbia prodotto. Conclude l’Autore che la produzione attuale non ha fatto che ricuperare il contingente del periodo prefilosserico : essa non è in progressione che in rapporto al periodo filosserico.
L ’ Autore esamina ancora la mévente in rap porto allo equilibrio tra produzione e consumo, e in rapporto alla frode e allo zuccheraggio clandestino. Su quest’ ultimo egli fa preziosis sime considerazioni. Osserva che dopo il 1903 si verifica un accrescimento del consumo dello zuc chero. Paragonando la differenza di consumo tra il 1900 e il 1906 (dal settembre alla fine di ago
(*) Vedi Economista nn. 1729 e 1730.
sto, periodo corrispondente all’ anno viticolo) si ottengono le cifre seguenti :
1900- 1901 1901- 1902 1902- 1903 1903 19 il 1904-1905 tomi -138,541 432,992 371,119 699,030 540-274 Il consumo dello zucchero nel 1903-1904 su pera quello del 1902-1903 di 327.910 tonnellate: supponendo che questo accrescimento sia stato destinato alla fabbricazione clandestina, esso, così convertito, darebbe 23,709,520 ettolitri di vino di zucchero a 8 gradi. E ’ però incontesta bile ohe tutto questo accrescimento non fu _con- vertito in vino di zucchero. Nel 1904-1905 la fabbricazione clandestina di vino di zucchero ebbe cattivi risultati e nondimeno il consumo si accrebbe in rapporto al 1902-1903: essa passò in effetto da 371 mila a 540 mila tonnellate; ebbe, cioè un guadagno di 569,000 tonnellate: cifra, che rappresenta il tasso normale di accre scimento del consumo.
E ’ ancora da osservare che la fabbricazione dei vini da zucchero non opera in ogni stagione: dopo il mese di marzo, le marche sono più spesso deteriorate o alterate.
Prendendo il totale dei sei primi mesi, i soli interessanti per la fabbricazione dei vini di zucchero, si trovano i resultati seguenti :
1902- 1903 1903- 1904 1904- 1905 tonn. 214,495 » 406,754 » 298,476 Il che dà pel 1903-1904 un eccesso di 1.92 tonn. sul 1902-1903 e di 108,278 tonn. sul 1904- 1905: quest’ ultima cifra, convertita in vino a 8° dà 7,806,016 ettolitri di vino di zucchero.
Ma, riflette l’ Autore, il nostro aumento di consumo potrebbe anche spiegarsi senza far in tervenire il fattore della fabbricazione clandestina: La Francia passa da un consumo a testa di 12 K . avanti il 1903 a un consumo di 15 K. nel 1905. Durante questo tempo la Germania che non è un paese propriamente viticolo, passa da 11 K . a 19 K . Si tratta quindi dell’ accresci mento normale del consumo di una derrata.
L ’ Autore fa altre interessanti considerazioni circa la crisi e l’assenza di mercato, e conclude che non è perchè ve n’ è troppo o perchè non se consuma troppo che il vino si vende male ; ma perchè vendita e acquisto non sono organizzati. In altri termini, la viticultura soffre dell’assenza di un vero mercato; la mévente non proviene da un indebolimento del consumo o accrescimento della produzione naturale o artificiale o clande stina, ma da una organizzazione economica che si oppone a che venga stabilito un mercato.
E qui 1’ Autore viene ad accennare i rimedi alla mévente. Mezzi di accrescere il consumo: ab bassamento di spese generali, restrizione del con sumo dell’alcool, vulgarizzazione del vino, accre scimento dell’esportazione. L ’Autore vuole sugge rire rimedi alla sopraproduzione: limitare la produzione, incoraggiare la distillazione, ristrin gere la fabbricazione legale e clandestina dei vini artificiali.
ricogni-zione regionale sulle quantità prodotte, una orga nizzazione del eredito. Non basta — egli dice — decretare la creazione di un mercato : bisogna organizzarlo. E per organizzarlo non basta fornire dei ragguagli esatti sulle quantità prodotte o liberate : bisogna regolare l’ apparizione della mer canzia sul mercato, la sua esitazione.
Bisogna attivare la formazione del credito agricolo. Nel 1900, 12 società erano affiliate alla Cassa regionale del Mezzogiorno: nel 1905 le so cietà erano 106. Esse raggrupavano 672 membri nel; 1900 e 7,760 nel 1905. I prestiti si eleva rono a 353 nel 1900 e 13,821 nel 1905, e il loro ammontare passò da 582.881 nel 1900 a 9,137,190 nel 1905.
E questa estensione del credito agricolo, reso possibile dalla creazione di una Cassa regionale, potrebbe essere anche più grande se si facessero affluire alla Cassa maggiori capitali.
L ’ Autore termina inneggiando alla fecon dità delle iniziative private o collettive, alla ne cessità di una enterite non più di parole o d i atti di violenza, ma di fatti e di azioni riflessive.
A larghissimi tratti, questa è la tela del libro del dott. A tger il quale, oltre ad essere di straordinaria attualità, ha il pregio di contenere una quantità di dati statistici poco noti, sui quali basando egli il principio di ogni suo ra gionamento, non si può disconoscere obiettività e serietà massima in tutto ciò che afferma e d i mostra.
A. F.
R
ivista
B
ibliografica
I c ilio V a n n i.-Saggì di filosofia sociale giuridica. — Bologna, N. Zanichelli, 1906, pag. 562 (L. 6). Col concorso del prof. Carlo Cantoni e del prof. Giovanni Marabelli. la vedova di Icilio Vanni, continua in questo sec&ido volume la pubblicazione degli scritti del suo compianto ma rito. E si può ben dire che egli stesso ha lasciato i materiali per il proprio monumento, ed i suoi cari con queste pubblicazioni non fanno che met terlo insieme.
Abbiamo a suo tempo presentato ai lettori il primo volume « Lezioni di filosofia del diritto, » oggi presentiamo questo, attendendo il terzo ed ultimo volume che continuerà la pubblicazione dei « Saggi di filosofia civile e giuridica. »
Sono otto lavori che hanno per titolo: « Delia consuetudine nei suoi rapporti col diritto e colla legislazione — I progressi della legislazione ci vile in Italia dopo la rivoluzione — L o studio comparativo delle razze inferiori nella sociologia contemporanea — I giuristi della scuola storica di Germania nella storia della sociologia e della filosofia positiva — Saggi critici <mlla teoria so ciologica della popolazione — Sulla costituzione dei Senati — Commemorazione di Giordano Bruno — Prime linee di un programma critico di so ciologia. »
Come il lettore vede, ti tratta di scritti su argomenti importantissimi nei quali tutta la dot
trina e la genialità dell’ illustre pensatore si ri specchiano, e costituiscono, sopra molti di quei problemi, le traccie più ordinate e più preziose per ogni più ampia trattazione.
P ro f. G i u s e p p e B e liu c c i . - Il feticismo p ri
mitivo in Italia. — Perugia Unione tip. coop.
Ed. 1907, pag. 158, (L. 5).
Questo importante volumetto è il risultato di lunghe e pazienti ricerche ed indagini mercè le quali l’ Autore ha potuto stabilire una serie di rapporti tra il feticismo delle popolazioni primi tive o rimaste per la loro ignoranza ancora pri mitive, e molte manifestazioni religiose. L ’ Autore ha raccolto, classificato e riprodotto con accurati disegni nel volumetto, che presentiamo al lettore, una grande quantità di oggetti che rappresen tano specialmente i mezzi di scongiuro usati dai popoli primitivi ed ancora non del tutto abban donati.
La lettura interessantissima di questo lavoro Svela molte cose ai più ignote e ravvicina fatti e credenze che si riterrebbero indipendenti uno dal l’ altro.
Tutto ciò è esposto con sobrietà di scienziato e con fine acume di osservatore.
E d u a r d o C i m b a l i . - La Sardegna è in Italia?
— Roma, B. Lux, 1907, pag. 65.
Il titolo stesso dell’opuscolo lascia compren dere quali sieno i pensieri e le conclusioni del l ’Autore. Una serie di fatti e di considerazioni esposte per dimostrare l’ abbandono nel quale la Sardegna è lasciata dal Governo del paese come se si trattasse di terra straniera.
Però ci pare che l’Autore, per dare efficacia al suo lavoro ed il carattere di giustizia alle sue considerazioni, avrebbe dovuto rilevare quanto poco le classi dirigenti dell’ Isola fanno per mu tare questo stato di cose; e quanta colpa quindi risalga a loro della deplorevole condizione di quella regione.
P ro f. C o s t a n t i n o O t t o l e n g h i . - Alcuni dati
statistici sulla composizione delle famiglie in Pie monte nel 1621. — Scansano, Tip. Editr. degli
Olmi, 1907, op. pag. 12.
L'A utore, consultando con la usata diligenza vecchi documenti del X V I I secolo, e specialmente il censimento fatto nel 1621 dei Capi di casa e delle bocche di alcune terre del Piemonte, ne ri cava la composizione delle famiglie, che risulte rebbe di un massimo di 4. 4 individui ed un mi nimo di 3 .3 per famiglia.
G i u s e p p e M a r i a P e r r o n e . - Il Perù. Memorie
di una antica civiltà. — Palermo, A. Reber,
1907. pag. 384, (L. 5).
Molte opere sono state scritte sulla antica civiltà peruviana ed alcune anche importanti; questa del sig. Perrone è tra le migliori, sia perchè riassume molte altre, sia perchè ha cercato di mettere, per quanto è possibile, una distinzione precisa tra !a leggenda e la storia.
fondati lo Stato e la religione e le più interessanti notizie sui costumi, sulle opere pubbliche, sulle arti, sulle scienze, sulla letteratura.
E ’ noto che in molte popolazioni antiche ame ricane si avevano leggende simili a quelle del mondo antico; il peccato originale, Eva col serpente, il diluvio universale, eco. eco. poco differiscono dalle leggende bibliche.
Il libro del sig. Perrone è, per molti aspetti, interessantissimo, e cominciatane la lettura è quasi impossibile tralasciarlo, tanto diventa attraente seguire tutte le notizie che l’ Autore ha accumu late in bel ordine ed esposte con molta chiarezza.
Y v e s G u y o t . - La Science économique, — Paris, Schleicher frères, 1907. pag. 531. (5 fr.). . L ’operosità dell’ illustre economista sig. Y ves
G uyot è cosi straordinaria che in mezzo ai mol teplici uffici cui è chiamato ed alla lotta per le questioni quotidiane, ha permesso che egli ci dia la terza edizione del suo trattato sulla scienza eco nomica, rimaneggiata in molte parti ed in altre largamente aumentata.
Non è il caso di ripetere qui giudizi su questo lavoro che il pubblico già ha apprezzato esaurendo in un tempo relativamente breve le altre due edizioni; il trattato mantiene sempre le qualità superiori che gli sono state ricono sciute : oltre la grande lucidità di pensiero e di esposizione che sono proprie dell’ Autore, vi si ri scontra la cura costante di rilevare la verità dei principi fondamentali della scienza, la quale è necessariamente liberale se vuol rimanere scienza e non diventare semplicemente arte di Governo guidata dall’opportunismo del momento.
In questo senso si trovano nel volume dei capitoli veramente magistrali, nei quali l’ illustre economista, occupandosi con elevate considerazioni di fatti recenti ed analizzandoli con profonda co noscenza e con acuta critica, li riannoda alla scienza.
Ciò che fu altra volta osservato a questo lavoro, permane ; cioè, come trattato scientifico, manca alquanto di omogeneità; e lo sforzo dello scrittore di legare i fatti economici ad un ordine nuovo, non ci pare — ci sia permesso dirlo — com pletamente riuscito.
Ma se il lavoro dell’ illustre e caro amico nostro, non è forse destinato utilmente a chi, di giuno della scienza, voglia impararne le leggi, sarà di grande profitto a chi voglia avere una preziosa guida nel giudicare i fatti alla stregua dei principi scientifici.
J.
>
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
Confiniamo a dar notizia dei lavori della
Conferenza internazionale per la pace
al-l ’ A ja . Si è discusso un questionario riferentesi alla trasformazione delie navi mercantili in navi da guerra.
I delegati inglesi hanno presentato una mo zione che definisce la natura delle navi da guerra, distinguendole in navi da combattimento e navi sussidiarie.
L e navi da combattimento devono battere bandiera speciale riconosciuta, essere montate da equipaggi autorizzati e non possono svestire le loro qualità di navi da guerra, entrando in porti nazionali ed esteri per riuscirne come navi mer cantili. N avi sussidiarie sono considerate tutte le navi, non armate, adibite al servizio di trasporti di viveri, munizioni e truppe.
II conte Tornielli ha presentato una proposta circa la trasformazione delle navi mercantili in navi da guerra, volendo che la trasformazione stessa sia circondata dalle maggiori garanzie, onde evitare possibili abusi.
Nessun delegato vi ha fatto opposizione. Si è passato quindi a discutere la questione della proprietà privata sul mare. I l delegato del Brasile, JBabosa, ha letto una lunga relazione. Il Presidente lo ha felicitato, ma ha osservato che la questione era immatura: se ne è dovuta aggior nare la discussione.
Choate, delegato degli Stati Uniti, ha detto che Roosevelt annette tale importanza a siffatta questione, che desidera che la Conferenza mani festi con un voto la propria opinione in proposito. Il conte Tornielli ha rilevato l’atteggiamento dell’ Italia, favorevole alla dottrina dell’ inviola bilità della proprietà pri vata. I delegati inglesi non hanno interloquito.
Ecco il testo della proposta degli Stati Uniti circa la inviolabilità della proprietà privata del nemico sul mare:
La proprietà privata di tutti i cittadini delle Potenze firmatarie, ad eccezione del contrabbando di guerra, sarà esente in mare da cattura o se questro da parte delle navi o delle forze armate di dette Potenze.
Tuttavia questa disposizione non implica nessuna inviolabilità delle navi che tentassero di entrare in un porto bloccato dalla forza na vale delle dette Potenze, nè l’ inviolabilità del carico di dette navi.
Ecco il testo della proposta inglese relativa alle mine :
1. E ’ vietato l’ uso delle mine sottomarine automatiche di contatto, non fisse.
2. Sono proibite le mine sottomarine auto matiche di contatto che abbandonando i loro punti di ancoraggio non divengono inoffensive.
3. E ’ vietato l’ uso di mine sottomarine au tomatiche di contatto per stabilire o mantenere un blocco commerciale.
miglia da queste batterie terrestri con l’ obbligo da parte del belligerante che deporrà queste mine di darne avviso ai neutri e prendere inoltre i provvedimenti che le circostanze permetteranno per evitare nella misura del possibile che'le navi commerciali che non abbiano potuto essere avver tite siano esposte ad essere distrutte.
5. In via generale dovranno essere prese tutte le precauzioni generali per tutelare la sicurezza delle navi neutre che esercitano un commercio lecito. E ’ desiderabile che in ragione delle dispo sizioni stesse prese nella costruzione delle mine sottomarine automatiche di contatto questi ordegni cessino di essere pericolosi.
6. Alla fine della guerra i belligeranti si comunicheranno reciprocamente nella misura del possibile le informazioni necessarie circa il luogo ove sono poste le mine automatiche di contatto, che ciascuno avrà collocato lungo le coste del territorio dell’ altro. Ogni belligerante dovrà pro cedere nel più breve termine possibile a togliere le mine che si trovano nelle sue acque territo riali.
Circa le prede, la Inghilterra ha presentato una proposta di 16 articoli che prevede la isti tuzione di una Corte d’ appello permanente in ternazionale con giurisdizione sulle prede marit time, che sarà competente per definire tutti i casi nei quali un tribunale delle, prede avrà emesso la sua decisione relativamente, ad interessi di una Potenza neutra o dei suoi sudditi. Se questa P o tenza non trova che la decisione del tribunale posi su basi giuste e legali, essa potrà rivolgersi alla Corte permanente per ottenere una nuova decisione, sia in sede di Cassazione, sia in sede di Appello.
.Riguardo alla creazione di tale Corte la pro posta propone che, nei tre mesi dalla ratifica del l’ Atto, le potenze firmatarie designino un uomo di legge competente e di alta reputazione per agire come giudice.
Ciascuna Potenza inoltre nominerà un giu dice sostituto avente la stessa qualità.
Il Presidente della Corte sarà scelto per or dine alfabetico fra le Potenze che nominano il giudice e sarà in funzione per un anno, a datare, per esempio, dal primo gennaio.
Gli accordi da prendersi saranno affidati al l’ ufficio internazionale della Corte di arbitrato dell’ Aja. Quando i voti saranno divisi in parti eguali, prevarrà il voto del Presidente.
Queste le principali proposte discusse nel l’ interessante Congresso.
— Circa la questione agraria nella pro vincia di Ferrara, argomento di grande attua
lità per i gravissimi scioperi che la travaglia, ha pubblicato un dotto studio i’ on. Pietro Nic- colini :
Egli scrive che in meno di trent’ anni la Provincia di Ferrara ha visto raddoppiarsi il suo suolo coltivabile. Più di 100,000 ettari di terreno sui quali le lagune distendevano le loro acque morte, oggi sono lussureggianti campagne ove ondeggiano a perdita d’ occhio le spighe e le canape.
L ’ importanza grande degli scioperi nel Fer rarese, non consiste nella loro portata economica,
o nell’essere stata la prima lotta dichiarata e veramente organizzata fra proprietari è lavora tori della terra.
L ’on. Niccolini crede che gli scioperi agrari siano non una meteora passeggera, ma, nell’ am bito della vita ferrarese, uno di quei fatti che sotto un determinato aspetto segnano una data storica ed iniziano un nuovo periodo.
Col 1897 finisce, almeno idealmente, l’ assetto tradizionale dell’agricoltura ferrarese in due punti che le erano secolarmente caratteristici ; la strut tura del fondo nell’ unità colturale organica del
versuro e il patto colonico di boaria.
Finisce non perchè il fondo sia oggi diverso e diverso il genere di contratto di lavoro ; ma perchè comincia la ricerca di un nuovo tipo di fondo e di contratto.
Pel Ferrarese il podere tipico è il versuro, nel quale molto di recente è avvenuta una novità: la trasformazione della coltura. Esso è passato da una coltura poco intensiva ad una molto inten siva. A tale scopo è stato più razionalmente si stemato, cercando di utilizzare tutta la super ficie, e poi, mediante le macchine ed i concimi, di spingere, di aumentare i suoi prodotti.
Questo fatto come importava necessariamente un maggiore impiego di capitale, doveva neces sariamente richiedere una maggiore potenzialità di lavoro.
Invece si verificò nello stesso tempo un fe nomeno inverso; le antiche famiglie coloniche, pa triarcalmente numerosissimee moltiplicantesi nello stesso fondo per secoli, vivendo quasi della sua vita, si divise, o, si dispersero.
D i qui la recente agitazione.
«M a n ca all’ Italia — conclude l’ on. Nicco- lini —■ una coscienza esatta delle grandi que stioni agrarie. La classe degli agricoltori si af fatica — in vari luoghi con onore e fortuna — intorno alle questioni tecniche. L e classi diri genti, specialmente le politiche, vivono tuttora di reminiscenze scolastiche; credono l’ Italia un giardino, giurano sul vangelo della piccola pro prietà, serbano il culto della mezzadria toscana, e il feticismo del frumento! Ben altri sono i nuovi e grandi problemi della vita agraria ita liana, ed è ora che se ne preoccupino i più com petenti e volenterosi ».
— La diligente relazione dell’ora. Lacava sui progetto di nuove opere marittime, attualmente in discussione alla Camera dei deputati, fornisce intorno al movimento marittimo dei porti italiani interessanti notizie.
Premesso che lungo il litorale marittimo del nostro paese si succedono ben 492 porti, dei quali 54 servono anche alla difesa militare delle Stato, mentra i rimanenti 438 servono esclusivamente al commercio, la relazione rileva il rimarchevole sviluppo, verificatosi nel movimento commerciale marittimo, durante l’ ultimo ventennio e registra le seguenti cifre, che ne sono l’indice:
1886 — tonnellate di merci imbarcate e sbar cate 11,998,645 con un tonnellaggio di stazza di 87,087,882;
1895 — tonnellate 14,452,365 con tonnellaggio di stazza di 55,689,819 ;
1905 — tonnellate 19,500,000con tonnellaggio | di stazza di 80,000,000.
Nel primo decennio il movimento delle merci aumenta nella ragione del 20 per cento: nel se condo decennio 1’ aumento raggiunge il 35 per cento.
Anche il movimento dei viaggiatori segue il medesimo movimento di ascensione, ed anzi nel secondo decennio lo supera, passando 992,668 (1896) a 1,400,000, con un aumento percentuale del 40 per cento.
Però la bandiera italiana concorre, purtroppo, al notevole risveglio mondiale nella ragione sol tanto del 50 per cento per le merci e del 45 per i viaggiatori.
Se andiamo indietro tino al 1861, si ha che il tonnellaggio di stazza complessivo da 12,639,149 tonnellate salì nel corso di 40 anni a (2,948,847, ossia è quasi sestuplicato. ,
Il vapore sta alla vela nehrapporto di 60.50 a 100.0 per il numero delle navi ed in quello di 100.0 ad 8 .0 per la stazza.
Dal 1861 ad oggi sono state spese comples sivamente L. 481,400,000 in opere marittime; ma una parte di questa somma, circa due quinti, rap presenta spese di manutenzione o di escavazioni straordinarie; di guisa che la spesa per opere vera mente nuove e per miglioramenti effettivi dei porti discende a lire 310,178,000.
Tutte queste spese — soggiunge la relazione — furono fatte per soddisfare esigenze del mo mento e nei limiti consentiti dalle disponibilità e condizioni del bilancio, senza un piano organico, tanto per i bisogni dell’ora quanto per quello del l’avvenire.
— Con l’ intervento del Ministro on. Lacava, si è per la prima volta riunito I Ufficio speciclle di legislazione finanziaria italiana, istituito
con E . Decreto del 19 maggio 1907.
Il Ministro indicò la traccia dei futuri lavori, soffermandosi in particolare modo nel rilevare la necessità di dare assetto alle finanze comunali, visto che il sistema dei tributi locali non è da noi altro che una congerie di sovrimposte a cespiti di Stato e di tasse varie, differenti più nel nome che nella sostanza.
Accennò quindi come il sentimento della ne cessità di una organizzazione dei tributi locali sia orinai diffuso, e come della riforma sia stata fatta esplicita riserva con la legge 1° marzo 1886 sul nuovo catasto.
Eilevò però come per difficoltà complesse di ordine diverso tale riforma sia stata appena ten tata, e non se ne hanno perciò che limitate ma nifestazioni in alcune leggi positive, ad esempio in quelle del 1902 sull’abolizione del dazio interno sui farinacei, del 1.904 sulla Basilicata, del giugno 1906 sulle Calabrie, del luglio stesso anno sulle Provincie Meridionali, sulla Sicilia e Sardegna.
Osservò come il compito dell’ Ufficio speciale sia della più alta importanza, anche in rapporto all’ esame delle spese obbligatorie, che gravano i comuni, e specialmente quelli rurali ; donde la necessità di procedere ad una classificazione dei Comuni, per vedere quali di queste spese dovreb bero essere addossate allo Stato e a quali altre lo Stato dovrebbe, contribuire.
Pose in rilievo la necessità di analizzare, una per una, le forme d’ imposizione concesse ai C o muni ed alle Provincie pei' valutarne l’ efficienza e delinearne i difetti e le sperequazioni, annove rando, fra i primi, gravissimo quello della dupli cazione. La tassa sul bestiame, ad esempio, è un inasprimento ora dell’imposta terreni ed ora dei- fi imposta di ricchezza mobile.
Tra le fonti di entrate a prò’ dei Comuni, il Ministro accennò alla partecipazione degli enti locali, ai canoni delle derivazioni di acque pub bliche e alla tassa speciale sulle aree fabbricabili che, per il fenomeno moderno dell’ urbanismo, può annoverarsi tra i cespiti di entrata delle grandi città.
Il Ministro conchiuse rivolgendo lusinghiere parole ai componenti l’ Ufficio.
— Si ha da New-York che la nuova legge americana sulla immigrazione (molto impor
tante per l ’ Italia), che entrerà in vigore oggi, stabilisce che la tassa che deve pagare ogni im migrante, e che fino ad ora era di due dollari, sia portata a quattro.
L ’ anno scorso entrarono agli Stati Uniti più di un milione di immigranti; e la tassa pagata, costituiva un reddito più che sufficiente a coprire le spese del dipartimento dell’ immigrazione. Si crede pertanto che la nuova tassa permetterà una entrata maggiore di dieci milioni di lire, che an dranno a beneficio del bilancio federale.
Per obbligare i medici di bordo a un severo controllo sul passeggieri di terza classe — secondo le disposizioni della nuova legge —- le Compagnie di navigazione che porteranno degli idioti o dei tubercolosi, dovranno pagare una multa di oOO lire.
— Ecco alcune notizie sulla produzione mineraria della Rodesia negli ultimi m esi.—
Nel maggio ultimo la Rodesia produsse 52,688 once di oro, contro 49,772 in aprile; 46,887 in marzo della stessa annata e 46,729 nel maggio del 1906.
Pei cinque primi mesi dell’ anno corrente la, produzione fu di 238,837 once, ossia 22,344 di più che pel periodo corrispondente dell’ ultimo anno.
La Rodesia produsse inoltre 12,730 once di argento, 66 tonnellate di piombo, 10,118 di car bone, 7 di rame e 55 di minerali di cromo. La miniera di Brocken Hill esportò 250 tonnellate di minerale del contenuto all’assaggio di 55 per cento di zinco.
— Si hanno notizie circa alcuni prestiti turchi. — Il prestito offerto dalla « Deutsche
Bank » doveva servire a pagare un certo conto di cannoni Krupp e, fi « iradè » imperiale che ap provava in principio quel prestito, venne abrogato da uno susseguente che rimandava a momento più opportuno quell’operazione.
Invece, sono spinte a buon punto le trattative tra governo e capitalisti inglesi per un prestito di un milione di lire turche (ir. 23,000,000), ga rantito sulle entrate che spettano al governo dal l’amministrazione dei fari.
milione di lire turche, appena saranno firmati i patti definitivi per la nuova concessione accordata dall’attuale Società delle miniere di carbon fos sile, per lo sfruttamento dell’ intero bacino car bonifero dell’ Eraclea e di Zonguldak nel Mar Nero, dove lavorano già molti operai italiani.
L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O
al 31 M a gg io 19 0 7
Diamo il solito riassunto della situazione del Tesoro a tutto PII0 mese dell’esercizio finanziario 1906-907.
Il conto di cassa al 81 Maggio 1907 dava i seguenti risultati :
DARE. Pondo di cassa alla chiusura del
l’esercizio 1905-906... L. 510,585,958.51 Incassi di Tesoreria per entrate di
bilancio ( 1 ) ...» 1,979,587,127.58 Incassi per conto debiti e crediti . » 3,951,914,112.43
Totale . . L. 6,395,087,198.52 AVERE.
Pagamenti per spese di bilancio . L. 1,761,662,931.92 » per debiti e crediti di
T e s o r e r ia ... » 4,141,214,543.84 Pondo di cassa al 31 maggio 1907 (a) » 492.209,722.76 Totale . . L. 6,395,087,198.52 La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 Maggio 1907 risulta dal seguente specchio:
Avvertenza. — Oltre il fondo di cassa esistono presso le tesorerie, all’ infuori dei debiti e crediti di tesoreria:
A) il fondo di spettanza delle ferrovie di Stato, che al 31 maggio p. p. ascendeva a L. 1,356,149.17;
B) quello delle altre contabilità speciali che alla stessa data era di L. 15,918,230.56.
Confrontando col 80 giugno 1906, si ha:
30 giugno 1906 31 maggio 1907 D ebiti... Milioni 708,0 627,9 C r e d i t i ... » 383,5 538,1 Eccedenza dei debiti Milioni 324,5 89,8
La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga così:
Conto di cassa . Crediti di Tesoreria 30 giugno 1906 Lire 510,585,958.51 382,908,990.66 31 maggio 1907 Lire 492,209.722.76 538,102,322.01 Tot. dell’attivo Debiti di Tesoreria 893,494,949.17709(098,897.28 1,030,312,044.77 627,930,797.17
Situaz. di cassa de pur. dall’ attivo
(pass.) . . . . + 184,401,051.94 - f 402,325,247.60 Differenze Lire Conto di cassa... — 18,376,235.76 Crediti di Tesoreria... 155,193,831.35 Totale dell’attivo . . -P 136,817,095.60 Debiti di Tesoreria... -f- 81,107,100,06 DEBITI. Buoni del t e s o r o ... Vaglia del Tesoro... Anticipazioni delle banche . . . Amministrazione del Debito pub
b l i c o ... Amministrazione del Pondo culto . Altre Amministrazioni conto frut tifero ... Altre Amministraz. conto infrut
tifero ... Cassa Depositi e Prestiti in conto
corrente fruttifero... Cassa Depositi e Prestiti in conto
corrente in fru ttifero ... Incassi da r e g o la r e ... Biglietti di Stato emessi per l’art. 11, legge 3 marzo 1898, n. 47 . . Operazione fatta col Banco di Na poli per effetto dell’art. 8 dell’al legato B alla legge 17 gennaio 1897, n. 9 ...
Totale dei debiti . . CREDITI. Valuta presso la Cassa Depositi e
Prestiti art. 21 legge 8 agosto 1895 Amministraz. del Debito pubblico » del Pondo per il culto Cassa Depositi e Prestiti . . . . Altre am m inistrazioni... Obbligazioni dell’Asse ecclesiastico Deficienza a carico dei contabili . D iversi... Operaz. fatta col Banco di Napoli
per effetto come sopra . . . . Totale dei crediti . .
L. 116,095,500.00 » 37,563,755.88 » — » 2 12.848,119.07 » 16,162,908.21 » 1,436,192.04 » 88,348,505.33 » 80,000.000.00
*
69,530,341.69 » 28,496,664.95 » 11,251,000.00 » 26.254,810.00 L. 627.986,797.17 L. 91,250.000.00 » 173,293,692.40 » 18,282,726.81 » 65,711,353.69 » 84,325,556.71 » 1,712,164.59 » 76,272,017.81 » 26,254,810.00 L. 583,102,322.01(1) Tenuto conto delle variazioni per sistemazione delle scritture.
(a) Sono escluse dal fondo di cassa lire 117,504,810 depositate nella Cassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di Biglietti di Stato.
Situazione di cassa depurata dall’ at
tivo ( p a s s . ) ... + 2 L7,924,195.66
Gli incassi di bilancio verificatisi presso le Teso rerie del Regno nel mese di maggio 1907, comparati con quelli del maggio 1906 ammontano a 141,344,260.78 lire e si dividono nel seguente modo:
Entrata ordinaria.
Redd. patrimoniali dello Stato ... Imposta sui fondi rustici
o sui fabbricati . . . Imposta sui redd. di ric
chezza mobile . . . . Tasse di amministraz. del
Differenza Incassi ine. m aggio 1907 maggio 1907 e m aggio 1906. Lire Lire 3,390,862.86 — 11,774,839.04 419,588.18 -f 3,626,239.— — 259,940.36 2,989.81 Minist. delle finanze . .
Tassa sul prof, del mov. a grande e piccola
velo-19,060,164.59 + 286,212.05
cita sulle ferrovie . .
Diritti delle Legaz. e dei 1,922,546.97 — 472,985.17 Consolati a ll’estero . .
Tassa sulla fabbricaz. de- 701.48 — 93,882.05 gli spiriti, birra, ecc. .
Dogane e diritti maritt. Dazi interni di consumo, esclusi quelli di Napoli
11,216,790.18 — 1,002,295.11
26,648,721.28 1,169,846.42
e Roma ... 2,710.031.01 — 75,752.69
Dazio consumo di Napoli — —
Dazio consumo di Roma 1,419,703.87 — 35,588.11
T a b a c c h i... 20,059,441,92 + 989,588.23 S a l i ...
Prodotto di vendita del 6,382,368.77 266,125.(57 chinino e prov. access. . 124,770.50 — 35,493.11
Lotto... 3,730,181.87 — 1,992,595.91