G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXXIV
Voi. XXXVIII
Firenze, 21 Luglio 1907
N. 1733
SOMMARIO : Sulle recenti elezioni amministrative — Le perturbazioni nel mercato dei valori — Il Banco di Napoli dal 1896 al 1906. I. Considerazioni generali — Casse di risparmio in Italia (Verona) — R i v i s t a b i b l i o g r a f i c a : A. M. Trucco, Il Governo economico internazionale (La dottrina utilitaria) - Doti. Benne- nuto Donati, L'elemento formale nella nozione del diritto - Prof. Max Turmann, Activités sociales - Henry Joly, La Belgique eriminelle - Prof. Doti. < ari lodine, Grundriss des Eisenbahnreehts - R i v i s t a e c o n o m i c a e fin a n z ia r ia : Riassunto delle operazioni delle Casse di risparmio postali italiane - Il movimento della Cassa di risparmio francese nel 190ò - Il credito agricolo francese nel 1906 - I prestiti delle città di Trasbourgo e di New York - V esercizio ferroviario di Stato nel Belgio — R a s s e g n a d e l c o m m e r c io i n t e r n a z i o n a le : Il commercio del Venezuela e delle Isole Filippine - Le condizioni industriali della Provincia di Firenze _
Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
SULLE RECENTI E L E 1R I A llS T R ilT IV E
In molte importanti città italiane è avve nuto recentemente un fatto, che può avere, an che economicamente, una grande importanza; gli elettori, in grande maggioranza, hanno chiamato alla amministrazione dei comuni i candidati dei partiti popolari, che sono costituiti dalla unione dei radicali, dei repubblicani e dei socialisti.Questo improvviso mutamento della opinione della! maggioranza degli elettori è dovuto a molte cause,' ma più specialmente all’errore fondamen tale delle diverse frazioni del partito moderato, il quale andò a cercare la alleanza col partito clericale. E sebbene si dicesse che i clericali or mai accettano le istituzioni ed hanno rinunciato a molte delle loro precedenti intransigenze, il complesso della popolazione non ha affatto cre duto a questa evoluzione del partito clericale, tanto più che tale evoluzione non è mai stata dal partito stesso esplicitamente dichiarata, ma furono piuttosto i moderati che, per fare accet tare la nuova alleanza, credettero di poter fare intorno ai clericali le dette dichiarazioni, e questi si limitarono, tranne qualche eccezione, a tacere, lasciando così correre astutamente l’ equivoco.
Ed è troppo evidente che si giuoca coll’equi voco delle due parole: « cattolici » e « clericali », e si spera di far passare per cattolici, nel solo senso religioso, i clericali che sono invece un partito politico. A parte ogni altra considerazione sui programmi diversi in linea amministrativa, è molto chiaro che i cattolici, se vogliono essere tali, non possono accettare le istituzioni che implicano necessariamente ogni rinunzia al po ter temporale della Chiesa. Nessun eattobco può aver diritto, se vuole rimanere nel grembo della Chiesa, a dichiarare che non ammette la neces
sità del potere temporale o che non crede neces sario quanto è contenuto nel Sillabo. La Chiesa non dichiarerà mai che rinuncia al potere tem porale, non leverà mai la scomunica che ha lan ciato contro coloro che le hanno tolto lo Stato pontificio, e non modificherà mai il dogma della infallibilità del Pontefice. I cattolici quindi, in quanto questi principi della Chiesa hanno rela zione colla potitica, non possono essere che cleri cali, e se mai credessero di poter, non osservare quei principi e le loro conseguenze politiche, escirebbero evidentemente dal grembo della Chiesa.
Tutte le restrizioni, gli accomodamenti, le reticenze, le mezze-dichiarazioni, non sono, à no stro avviso, che tentativi non sinceri per elimi nare gli effetti inevitabili del dissidio politico che ancora permane tra la Chiesa e lo Stato ita liano. Può ora. la Chiesa fingere di non vedere certe transazioni dei suoi membri, può anche in via indiretta e per fini transitori, incorag giarle o tollerarle con apparente benevolenza, ma fino a che non abbia fatta esplicita dichiarazione di rinunciare a quei principi, potrà e dovrà ad un dato momento richiamare i cattolici alla ri gorosa osservanza di essi e mettere in conflitto le coscienze tra la religione e la patria.
Comunque, tale pericolo di conflitto, che oggi sembra lontano, ma che da un momento all’ al tro potrebbe sorgere gravissimo, se la Chiesa vedesse nelle vicende della politica internazionale una possibilità di riacquistare il potere tempo rale, tale pericolo, diciamo, è intuito profonda mente della popolazione, la quale del resto fu educata dallo stesso partito moderato per die cine d’ anni a temere le conseguenze di tale pe ricolo ; perchè ogni volta che i cattolici diventas sero clericali, in quanto si costituissero in partito politico, trovassero la grande maggioranza della nazione pronta a respingerli inesorabilmente.
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tocca da vicino interessi economici di grande importanza.
Infatti l’ avvento dei partiti popolari al po tere nelle grandi città potrebbe importare una grande rivoluzione nelle amministrazioni comu nali; e non è inutile avvertire subito, giacché tante volte lo abbiamo dimostrato, che vi sarebbe urgente bisogno, se non di una rivoluzione, al meno di una rapida evoluzione. La maggior parte dei nostri Comuni segue ancora idee e metodi antiquati, appena appena rinnovati superficial mente da qualche imbiancatura, ma in genere senza nessuna linea fondamentale, che trovi la sua base nelle esigenze evidenti dei nuovi tempi. E ’ ben -vero che le leggi vigenti tengono i Co muni come stretti da una morsa, lasciando ad essi poca libertà di azione ed anche quella pure in limiti ristrettissim i; ma è anche vero che se nelle Amministrazioni Comunali in genere fosse entrato un po’ più di spirito moderno, lo Stato sarebbe stato necessariamente indotto a modifi care notevolmente le leggi che regolano la vita dei Comuni ed a concedere ad essi una mag giore libertà, perchè potessero trasformarsi.
Abbiamo sempre espressa la opinione che lo ! svecchiamento del complicato nostro meccanismo politico-amministrativo e tributario non si do- ¡ veva sperarlo dallo Stato,- ma dai Comuni, appena le Amministrazioni di questi enti avessero com- i preso che bisognava battere una via più mo
derna. _ :
Comunque, è da domandarsi se l’avvento dei partiti popolari nelle Amministrazioni dei grandi j Comuni possa lasciar sperare la influenza di uno spirito innovatore.
E d alla domanda dobbiamo pur troppo ri- j spondere negativamente, per le stesse intrinseche condizioni dei partiti popolari, nei quali è nume- ¡ ricamente proponderante il partito socialista che | ha due principali difetti per attendere da esso ad una qualche opera pratica: il primo, che le idee che professa sono in troppo grande contraddizione | coll’ ambiente e che se, anche ì Capi vorranno ; attenersi a programmi minimi, le moltitudini, dopo j poco, forzeranno loro la mano e li costringeranno a commettere errori, determinando un nuovo mu- j tamento della pubbica opinione; — il secondo, che mancano loro uomini che abbiano qualche j pratica della vita pubblica e delle esigenze ammi- j nistrative e conoscano abbastanza profondamente le gravi questioni che sono implicite a quei pro blemi, che nei comizi furono, a scopo di popola rità, presentati di facile ed immediata soluzione. I socialisti sono quindi costretti, in quasi tutte le grandi città, a lasciare l’esercizio effettivo del potere agli altri gruppi della nuova maggio ranza, al repubblicano, che è esiguo di numero, e per solito piuttosto formalista che pratico, ed al par tito radicale progressista che in Italia non ha an cora saputo acquistare una salda fisonomia^ pro pria e parve sempre nascondersi fra le nubi di una vaga fraseologia, quasi impotente a formulare qualche cosa di concreto e preciso; gli on. Suc chi e Luchini sono precisamente gli egregi uomini che, disponendo di indiscutibile ingegno e dottrina, hanno dato esempio maggiore di un indirizzo po
litico sterile.
Temiamo molto quindi che, all’ atto pratico,
anche se per qualche tempo i socialisti inebriati dalla vittoria, sapranno esercitare lo spirito di abnegazione, di cui, a vero dire, non sono ricchi, fino agli estremi, in poco tempo si accorgeranno che le Amministrazioni a cui daranno vita nulla sapranno eseguire di quanto si attende;^ e ne verrà la scissura. Allora, soltanto allora, si potrà vedere se i moderati avranno potuto far tesoro della esperienza fatta e comprenderanno che la na turale loro alleanza non è coi partiti estremi, ma col partito radicale progressista per costituire un partito nazionale, il quale, da una parte senta lo spirito moderno, dall’ altra la pratica amministra tiva e possano insieme portare nei Comuni quella vita sana ed attiva che spinga lo Stato a rin novare sé stesso, a liberarsi dal giogo burocratico, a introdurre nei tributi locali la logica e la giu stizia, e sopratutto a porre per principio fonda- mentale che le Amministrazioni locali sono a servizio dei cittadini, non, come ora avviene, che i cittadini sembrano nati solo per alimentare le Amministrazioni locali.
Le perturbazioni nel mercato dei valori
Un’alta burrasca ha agitato ed agita tutt’ora, sebbene accenni a calmarsi alquanto, il mercato italiano dei valori ; con più o meno brevi inter mittenze, si nota una continua discesa dei prezzi e conseguentemente una indisposizione negli ope ratori, una sfiducia nei capitalisti, un malessere nel complesso del mercato ; tuttociò si ripercuote sulle industrie e sui commerci, che dalle convul sioni inattese delle borse si sentono meno sicuri a continuare nel loro normale svolgimento.
Il lamentare questa persistente tendenza parlando di « bande nere » e di sfruttatori del mercato, è non solo inutile, ma erroneo ; se sul mercato prevale senza ragione il ribasso, è soltanto per la assenza od inoperosità dei rialzisti, ma sopratutto, perchè rimangono assenti od indiffe renti coloro che per la loro forza e la loro posi zione dovrebbero guidare e dominare il mercato. Le cause del movimento, infatti, vanno cer cate altrove che non sia nelle puerili accuse con tro questo o quel gruppo. Certo può avvenire ed avviene talvolta che qualche gruppo di spe culatori, magari guidati e sorretti da alcuno de g li Istituti che va per la maggiore, preveda da certi sintomi il movimento al ribasso od al rialzo e quindi lo faciliti per conseguire il relativo gua dagno; ma, se la previsione si avvera, ciò. di mostra che gli speculatori avevano fatti giusti calcoli e ne hanno approfittato; e non hanno in contrata la contropartita che modificasse le con dizioni; — se le previsioni invece non si avve rano essi subiscono le conseguenze dannose del rischio a cui si erano esposti.
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•
Da qualche tempo i valori industriali ita liani tanto i maggiori che i minori, soffrono di una corrente che ne fa diminuire il pregio. Di solito questa corrente non ha lunga durata, poi ché, raggiunto un certo minor prezzo, il capitale viene dal buon mercato dei titoli invogliato agli acquisti, e con ciò stesso arresta il movimento ed in alcuni casi determina anzi una corrente op posta, cioè al rialzo.
Il perdurare per più mesi di un movimento di discesa, per alcuni titoli anche abbastanza sensibile, deve avere una causa abbastanza pro fonda ed estesa che agisce su quel complesso di fatti e di atti costituenti il mercato dei valori. E tuie causa non può essere, crediamo, nelle vere e proprie condizioni intrinseche delle industrie e dei commerci, per cui i competenti facciano ana più bassa valutazione della consistenza attiva delle diverse società ed aziende private, perchè nulla è avvenuto che giustifichi un sì fatto deprezza mento.
Il complesso della industria italiana è ormai suddiviso in tanti e svariati rami di attività che non è presumibile, senza ammettere pertur bazioni di indole generale, che sarebbero d ’ altra partè visibili e valutabili, il ritenere che la con sistenza attiva delle industrie abbia subito un vero e proprio deprezzamento. Anzi vi sono ragioni per credere il contrario, inquantochè la quantità di lavoro assicurata permette di consi derare ora e per molto tempo senza interruzione messo in azione e quindi in reddito, tutto il ca pitale rivolto sulle nostre industrie. Non vi è nessun indizio di quella sopra-produzione ingom brante per cui sia necessario dividere tra i di versi opifici il tempo di lavoro, tenendone chiusi alcuni con alterna vicenda. Se qualche cosa è da temere, è che la domanda dei prodotti indu striali sia ancora troppo viva, renda necessario un eccessivo sviluppo degli stabilimenti in quan tità ed estensione, e determini, se n ell’avvenire la domanda non persistesse nella stessa misura, qualche necessaria restrizione del lavoro. Ma siamo lontani, a ciò che sembra, da questo peri colo; nulla affatto lascia temere questo ristagno della domanda, anzi per molte industrie si pre senta prossimo un periodo di maggiore lavoro, dati i bisogni delle diverse aziende e dei diversi servizi dello Stato, a sodisfare i quali il Parla mento ha autorizzato spese ingentissime, sia per le strade ferrate, sia per i lavori pubblici, sia per le poste e telegrafi. Contemporaneamente Roma, Napoli, Milano stanno per intraprendere grandi lavori di riordinamento edilizio e stradale ed anche per ciò saranno impiegate molte die cine di milioni ; e non occorre dire che in mol tissime altre città grandi e piccole vi è un at tività di rinnuovamento che si ripercuote in maggior lavoro per le industrie.
In pari tempo i prezzi dei prodotti in genere, lungi dal diminuire, aumentano, e nulla lascia temere diminuzioni ohe alterino l’equilibrio finan ziario delle varie industrie.
Tutto lascia credere quindi che alla produ zione italiana, nelle sue diverse manifestazioni, non manchi nè possa mancare in seguito, per un certo non breve periodo, la domanda di prodotti.
Egualmente dicasi dei commerci, in parte
alimentati dalle stesse industrie, alle quali tra sporta, trasmette, e per le quali compera e vende materia prima, e prodotti ; in parte alimentati dalle derrate agricole che per i buoni o promettenti raccolti dell’ annata abbastanza fortunata, conce dono larga messe di trasporti ; infine il commer cio internazionale continua nella curva ascen dente e ciò assicura una somma di scambi che può nutrire sufficientemente il complesso del commercio italiano.
Se consideriamo le industrie ed i commerci dal lato del reddito, oltreché dalla consistenza attiva, troviamo pure una condizione di cose fa vorevole. Il ribasso del reddito dato dai fondi di Stato, fa meglio spiccare il saggio di interesse abbastanza alto di cui gode il capitale impie gato nelle industrie e nei commerci italiani. Mentre i titoli di Stato appena danno il 3 3[4 per cento, e mentre il saggio dello sconto è in torno al 4 1[2 per cento, le industrie ed i com merci rimunerano il capitale, almeno col sei per cento, misura questa che deve apparire abba stanza alta, subito che il consolidato italiano che dà il 3 3[4 per cento e fra quattro anni darà solo il 3 1[2, sta sopra la pari, sebbene si tratti di ol tre 8 miliardi.
Dato questo stato di cose che è andato . mano a mano creandosi negli ultimi anni e che non ha subito recentemente nessuna perturba zione, nè è minacciato da nessun pericolo, sorge la domanda perchè il mercato valuti oggi 100 quei valori che pochi mesi or sono valutava 150 e perchè questa tendenza alla discesa dei prezzi non sia frenata dalla stessa speculazione, che dovrebbe volentieri comperare per 100 quello che poco tempo fa valeva 150 e non ha mutato in consistenza attiva nè in reddito, che sono i due elementi fondamentali di valutazione.
Alcuni titoli hanno certamente ragioni spe ciali per essere colpiti ; sarà più o meno esage rato l’apprezzamento di tali ragioni speciali, ma almeno con esse si spiegano le cause della di scesa. Ma non è soltanto la caduta del prezzo di alcuni titoli, sibbene la tendenza a farli discen der tutti, che desta meraviglia e lascia compren dere la esistenza di una causa determinante.
E questa causa la troviamo in fatti sui quali abbiamo altra volta insistito: la deficienza cioè nei mercato italiano di quella compagine finan ziaria che si riscontra in molti dei mercati esteri. Quella che si suol chiamale l’ Alta Finanza non manca a vero dire in Italia, ma si mostra troppo spesso indisciplinata e soverchiamente indipen dente.
Diciamo subito che in questi ultimi anni qualche cosa si è fatto per rimediare a tale de ficienza, che era arrivata a misura così alta da costituire un vero pericolo. Accenni di maggiore riflessione; prove se non durevoli almeno transi torie di una certa concordia ; sentimento di con siderare che le perturbazioni del mercato tornano alla fin fine dannose a chi le provoca ed anche a chi assiste indifferente alle burrasche; tutto questo che chiameremo volentieri la educazione del mercato e della funzione dell’ Alta Finanza, tratto tratto si manifesta.
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cessivi dei prezzi anche quando venivano dati agli operatori più cospicui consigli di moderazione; più tardi si sono viste lotte più o meno larvate tra grossi gruppi finanziari che lasciarono sca tenarsi sul mercato delle violente bufere e ne sembravano indirettamente, non soltanto spettatori, ma più o meno celati istigatori. Oggi assistiamo ad una specie di indifferenza e vi sono gruppi finanziari importantissimi ed influenti che osano sostenere la dottrina del non intervento e la sug geriscono anche a chi non può assistere indiffe rente a nessuna perturbazione, di cui evidente mente non si possono a priori fissare i limiti.
L e borse non possono più essere lasciate, nella cosi detta stagione morta, libere a sè stese; vi era un tempo che i rimasti ad operare non avrebbero osato turbare quello stato di cose che, dopo la stagione estiva, era stato lasciato all’ Alta Finanza; oggi non è più così; il più piccolo spe culatore, approfitta allegramente della asseijza degli operatori seri e si diverte a sbaragliare questo o quel titolo, determinando una situazione al ribasso, Son la vendita a qualunque prezzo di pochi titoli, parendogli in questo modo di diven tare un gros bonnét che sa lare il sole o la pioggia.
Sono due o tre anni che, sempre crescente, si manifesta questo fatto.
Ciò dimostra che la vigilanza non deve mai essere abbandonata e se la Alta Finanza vuol godere tranquillamente la brezza del mare o l’aria fresca della montagna durante i mesi caldi, deve però provvedere ad essere continuamente rappre sentata sul mercato, acciocché si sappia che è sempre in grado di agire e se occorre di punire coloro che della funzione — pur tanto utile e seria delle Borse — vuol fare uuo sport.
Diciamo che tuttavia qualche cosa jsi è fatto per disciplinare la turba degli speculatori grandi e piccoli; éd i sindacati costituitisi a Milano. Genova e Boma sono una prova che la materia obbediente non manca e se ne può usare utilmente. L ’ esperimento fatto, per ora su piccola scala, pare che giovi, perchè in questi ultimi giorni della settimana, vi è stato un movimento di ripresa. Ma, non io ripeteremo mai abbastanza, è necessario non solo perseverare, ma allargare quanto è possi bile questi gruppi ordinati che debbono servire di freno e di moderatore a tutti i movimenti tanto in un senso che nell’altro dei valori finanziari.
Il paese che lavora così attivamente e con risultati di cui tutti ci compiacciamo, ha bisogno di tranquillità e di sicurezza in quei diversi stre manti delicatissimi che costituiscono il credito. E inutile sperare m un durevole progresso delle industrie se il mercato dei valori si mostra così oscillante nei criteri con cui apprezza i titoli e rende perciò timoroso il capitale di cui industrie e commerci hanno bisogno.
Quindi la funzione di potente moderatore deve essere esercitata dall’ A lta Finanza, e tanto più la eserciterà quanto più saprà mantenere ferma la. compagine sua, e dando affidamento colla pro pria azione assidua e vigilante, si ingrosserà di molti elementi di minore importanza, ma in certi casi meno corretti, ai quali non sembrerà vero di esser chiamati a far gruppo colla gente seria.
La via nella quale in questi ultimi giorni ci siamo messi mercè l’ intervento disinteressato
' *
ma certo influente del massimo nostro istituto è ottima; bisogna ora dar opera a sviluppare il saggio concetto allargandone la applicazione.
Se l’Alta Finanza vuole acquistare veramente la benemerenza del paese, bisogna che sia bene ferma nella propria azione ed inesorabile cogli indisciplinati.
Il Banco di Napoli dal 1896 al 1996
I.
Considerazioni generali.
Sta per scadere il termine concesso dalla legge 10 agosto 1893 agli Istituti di emissione per liquidare le loro immobilizzazioni ed acqui- S stare così una posizione normale; crediamo tornerà gradito ai nostri lettori se presen tiamo loro qualche appunto sulle condizioni attuali del Banco di Napoli e sullo svolgersi della azione che l’ attuale Direttore generale comm. N. Miraglia ha esercitato assieme ai suoi collaboratori in quell’ istituto. E comin ciamo dal 1896, precisamente perchè è dal set tembre di quell’ anno che data la nomina del comm. Miraglia all’ alto ufficio che da allora ha sempre occupato e nel quale ha compiuto, un’ opera che non vogliamo giudicare prima di avere esposto ai lettori il succinto esame che faremo di questo breve periodo della storia del Banco.
Non occorre nemmeno ricordare la recente storia bancaria che determinò la legge 10 ago sto 1903.
La facoltà di emissione dei biglietti di banca era affidata a sei Istituti di consistenza e di funzione diverse: la Banca Nazionale nel Regno d’ Italia, con un capitale di 150 m i lioni, e la Banca Nazionale Toscana con un capitale di 21 milioni, avevano all’ incirca lo stesso ordinamento, e, salvo la misura di versa, lo stesso giro di affari; la Banca To scana di Credito, con un capitale di 5 mi lioni, aveva mantenuta limitatissima, per ciò che riguarda la varietà, la sfera delle sue ope razioni, ma, diretta con molta severità, aveva curato molto la qualità di esse, così che la sua situazione era sempre limpida e sana; - la Banca Romana, di cui sono noti i sistemi e le vicende, aveva un capitale di 15 milioni ; - i due Banchi Meridionali, quello di Napoli con un patrimonio che nel 1889 era stato accer tato da quel Consiglio di Amministrazione in 65 milioni, e quello di Sicilia con un patri monio di 12 milioni; costituiti ambedue in enti morali, non avevano azionisti, erano ma lamente vigilati, e si trovarono, come le due Banche nazionali, impigliati nelle più sva riate ed aleatorie forme di affari che pullu larono in quel disgraziato periodo dal 1888 al 1893 in Italia, aggravando quella crisi eco nomica che in gran parte gli errori dei Go verni avevano determinata.
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politica della’ indifferenza in materia bancaria, e, per la insistenza di alcuni pochi volente rosi, scoppiò lo scandalo della Banca Romana, la situazione delle Banche di emissione era veramente disastrosa, eccezione fatta della Banca Toscana di Credito.
I nostri lettori rammentano senza dubbio la campagna che anche noi allora abbiamo condotta, specialmente nell’ Economista, _ per raggiungere due fini principali : - che fosse fatta la luce sulla situazione degli Istituti di emissione in genere e in ispecie della Banca Romana; - e perchè si addivenisse alla Banca unica di emissione.
II primo scopo, sebbene con molta fatica, fu raggiunto quasi pienamente; e diciamo quasi, perche la effettiva consistenza delle attività degli istituti di emissione non fu mai conosciuta, e quindi non fu noto nè al Governo, nè al Parlamento nè al pubblico a quanto ammon tassero le effettive perdite sulle presunte atti vità di bilancio; - il secondo scopo non fu raggiunto che in parte, poiché si volle man tenere la facolta di emissione dei biglietti ai due Banchi meridionali, la qual cosa non era invero necessaria, e sarà sempre un pericolo per F avvenire, se inai quegli Istituti di emis sióne cadessero in mano di persone deboli o imbevute di idee malsane.
Venne adunque nel 1893 la legge che rior dinò gli Istituti di emissione con disposizioni che in tempi normali si sarebbero giudicate severe od anche eccessivamente ristrette, ma che, date le condizioni del momento, doveano essere ritenute come necessarie ed opportune.
La legge 1893, promulgata il 10 agosto, non ebbe subito naturalmente la sua valida efficacia, anche perchè la grande ispezione stabilita per determinare quali e quanti opera zioni esistessero nelle attività dei tre Istituti contrarie alla legge stessa, non terminò che nel Febbraio 1904 e quindi dal 1905 comincio il periodo di risanamento.
Nel dettare questi appunti sul Banco di Napoli prendiamo come punto di partenza il 1896, perchè si può dire che data da quel l’ anno il nuovo orientamento impresso al Banco dall’ opera del comm. Miraglia.
La relazione sull’ esescizio del 1896 e stesa dallo stesso comm. Miraglia, che, avendo as sunto nel settembre dello stesso anno la dire zione del Banco, in seguito alle dimissioni de! comm. Arlotta, ha voluto dare alla relazione stessa la forma di un inventario della situa zione, con molta sobrietà di apprezzamenti e molta ricchezza di dati.
Al 31 dicembre 189b la situazione (lei Banco di Napoli si presentava nelle sue cifre principali cosi: Cassa e riserva Portafoglio Anticipazioni Titoli di Stato Crediti Partite immobilizzate Sofferenze dell’ esercizio Partite varie
Spese dell’ esercizio
119.6 milioni 48.1 » 26.1 » 19.3 » 11.4 > 139.3 » 2.9 » 25.3 > 5.6 *
Contro questo attivo stavano al passivo
Capitale 65.0 milioni
Riserva e massa di rispetto 6.5 »
Circolazione 235.6 » Conti correnti 66.4 » Partite varie 17.2 » Rendite 6.9 397.6 » Questa situazione può esser illustrata in poche parole: i quasi 140 milioni di immo bilizzazioni assorbivano tutto il patrimonio e la riserva del Banco, e lasciavano ancora sco perta la somma di 68.5 milioni, per cui la cir colazione di 235 milioni era per 68.5 milioni, cioè più di un quarto, in corrispondenza di partite immobilizzate.
Ma, ciò che è ancora più importante da notarsi, le sofferenze salivano ad una altissima proporzione rispetto alla entità del portafoglio ; quasi 3 milioni su 48 di consistenza del por tafoglio, cioè il 6 '/ri per cento.
Gli utili quindi del Banco si limitavano a 6.9 milioni contro una spesa di 5.6 milioni e cioè appena 1.3 milioni di utili netti con 7L5 milioni tra capitale e riserva. Situazione qùindi gravissima per la grossa cifra degli incagli, e poco promettente per la scarsa entità degli utili netti con cui si poteva migliorarla.
Le immobilizzazioni, quali furono accer tate dalla ispezione governativa al 20 feb braio 1894, ammontavano a 174.6 milioni, così divise per le diverse voci del bilancio:
Portafoglio 30.9 milioni Anticipazioni 4.6 » Impieghi diretti 12.6 > Crediti 9.9 » Sofferenze 35.6 > Immobili 3.0 »
Conto corr. col Credito Fondiario 40.4 *
Altre partite 37.7 »
174.6
Durante il periodo del 20 Febbraio 1894 al 31 dicembre 1896 il Banco, che fino dal 1888 aveva costituito con quote di utili un fondo di ammortamento per le sofferenze, fondo che raggiungeva già la somma di 6.8 mi lioni ; ebbe sulle immobilizzazioni incassi effet tivi per 34.6 milioni ; procedè a storni, ammor tamenti, rettifiche ecc., per 7.9 milioni ; e final mente consacrò gli utili netti 1893 e 1894 ad ammortamento delle sofferenze nella misura di 3.1 milioni; perciò una diminuzione totale di 48.3 milioni, così che le immobilizzazioni si sarebbero ridotte a milioni 122.1, se non si fossero dovuti aggiungere altri 17.2 milioni per aumento di partite, così che al 31 dicem bre 1896 dette immobilizzazioni ammontavano, come si è detto, a 139.3 milioni divise nel seguente modo: ° differenza al 20 F eb b ra io 1894.
E
Portafoglio milioni 15.9 — 15J Anticipazioni » 4.5 + 0.1 Impieghi diretti » 10.7 — 1.8 Crediti * 8.8 — 1.2 Sofferenze » 40.4 + 5.0 Immobili » 3.0 —Cic al credito fond. » 44.9 + 4.5 Altre perdite » 21.0 — 16.7
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i quali 149.8 milioni si riducevano effettiva mente a 139.3 per il fondo di ammortamento accumulato in 10 milioni circa.
Fra le partite immobilizzate figurano, come si è visto, poco meno di 45 milioni a debito del Credito Fondiario.
E’ noto che gli Istituti di emissione me- ridionali e la Banca Nazionale del Regno d’ Italia avevano la concessione di esercitare il credito Fondiario. E sono pure note le gravi vicende che quei Crediti fondiari attraversa rono.
Quello del Banco di Napoli al 31 dicem bre 1895 aveva in circolazione cartelle fon diarie per 145.5 milioni; ma aveva 5782 rate semestrali scadute e non pagate per una somma di 23.8 milioni ; e gli immobili di cui 1’ Isti tuto aveva dovuto per aggiudicazione diven tare proprietario, figuravano in bilancio per 11.4 milioni, sopra i quali il Credito Fondia rio aveva un credito per lo meno quadruplo. In questo stato di cose era impossibile presumere che il Credito Fondiaro del Banco di Napoli avrebbe potuto colle proprie forze riordinarsi finanziariamente, ed era evidente che le deficienze di quella amministrazione avrebbero pesato sul Banco scemandogli i già scarsi mezzi coi quali avrebbe dovuto rico struire se stesso.
A questa considerazione sono da attribuirsi i provvedimenti presi dal Governo (Ministro del Tesoro l’ on. Luzzatti) col regio decreto 6 dicembre 1896, per mezzodei quali, non solo venne reso più facile il risanamento del Banco, ma venne definitivamente sistemato il Credito Fondiario del Banco stesso, con misure, non soltanto energiche, ma addirittura quali si sogliono prendere in caso di fallimento.
Venne dal citato decreto ordinata la con versione forzata delle cartelle 5 Ojq lordo in 3.50 Oio netto rimborsabili in 50 anni e garan tite dallo Stato; reso quindi indipendente l’ in teresse ed il rimborso delle cartelle dall’ in teresse e dal rimborso dei mutui, i quali rimanevano, salvo le nuove agevolezze fiscali, quali erano secondo i rispettivi contratti; — chiuso il conto corrente del Banco col suo Credito Fondiario ed il debito risultante pa gato, per cinque milioni colla cessione di crediti ipotecari sopra stabili nella provincia di Porto Maurizio, accesi per effetto della legge speciale in seguito al terremoto che colpì quella regione, e per il rimanente colle tasse di ricchezza mobile e di circolazione sulle cartelle, alle quali gravezze lo Stato rinunziava; finalmente venne concesso che le cartelle del Credito Fondiario del Banco di Napoli fossero accettate in rimborso dei mutui al valore che sarebbe determinato per ciascun trimestre prendendo per base i prezzi medi del titolo nel trimestre precedente e nelle principali borse del Regno, accresciuto di 50 lire; fu concesso inoltre al Credito Fondiario di provvedere alla metà dei rimborsi seme strali mediante acquisti diretti di cartelle sul mercato.
Non è qui il caso di giudicare simili prov vedimenti che si possono paragonare a quelli
che lo Stato Maggiore di un esercito suole prendere in caso di guerra; ma_ è certo che senza di essi sarebbe stato difficile salvare da una catastrofe il Credito Fondiario del Banco, e la sua rovina avrebbe trascinata quella del Banco stesso; allo stesso modo tale salvataggio, avendo eliminata una delle principali cause di sofferenza per il Banco, permise che questo pure potesse salvarsi.
A completare il quadro della situazione del Banco va notato che esso amministra an che una Cassa di risparmio, la quale aveva fino alla legge 8 agosto 1895 una amministra zione autonoma; colla detta legge essa venne posta sotto la diretta dipendenza del Direttore Generale del Banco, pur tenendone distinto il patrimonio. Questa unificazione di direzione impediva i possibili conflitti ed i diversi in dirizzi, permettendo che il Banco potesse me glio usufruire a vantaggio della propria situa zione dei depositi che al 31 dicembre 1896 ammontavano a 34.6 milioni, in leggera dimi nuzione a confronto del 31 dicembre 1895.
Ed il Banco amministrava anche ed am ministra tuttora il Monte di Pietà, che ora ha succursali in molte città del mezzogiorno; anche questa azienda venne subito alquanto riordinata, restringendo le sovvenzioni su pre stiti da 4j5 a 2{3 del loro valore, ed ema nando varie disposizioni che unificassero il servizio. Tale amministrazione aveva, al 31 di cembre 1896, una rimanenza di 16.3 milioni, lievemente inferiore a quella del 1895.
Aggiungeremo che il Banco al 1896 aveva stabilimenti in tredici delle sedici provincie del Mezzogiorno continentale e poi a Firenze, Genova, Milano, Torino, Bologna, Livorno, Ve nezia e Cagliari.
Prima di dare uno sguardo al modo con cui si svolse il Banco verso il suo risanamento, riassumeremo brevemente le disposizioni di legge che ne regolarono la funzione; e per semplificare il nostro breve riassunto, ci ser viremo del testo unico della legge approvato col r. decreto 9 ottobre 1900.
Lasciando le disposizioni comuni a tutte le Banche di emissione, diremo soltanto che dà facoltà di emettere biglietti per la durata di 20 anni dal 10 agosto 1893 e che due anni prima dello spirare di detto termine una Com missione composta di sette membri, due eletti dal Senato, due dalla Camera e tre t>er decreto reale, sentito il consiglio dei Ministri, deve procedere all’esame della situazione dei tre Istituti « per accertarsi dell’ adempimento per fetto degli obblighi di le g g e » e in caso risul tasse tale adempimento la concessione della emissione sarà prorogata fino al 31 dicembre 1923.
21 luglio 1907 L ’ ECONOMISTA 455
cento, da monete divisionali d’ argento; ogni altra eccedenza, nel limite però di 14 milioni, sarà colpita da una tassa eguale a due terzi della ragione dello sconto e dovrà essere sem pre coperta da riserva metallica nella misura j del 40 per cento; oltre i 14 milioni e fino ai 28, la eccedenza sarà colpita da una tassa j eguale alla ragione dello sconto; e al di là I dei 28 milioni da una tassa eguale al doppio della ragione dello sconto, oltre l’aliquota della tasse ordinaria.
La riserva del 40 per cento sulla circola zione normale ed eccedente sarà sempre com posta, almeno per tre quarti in oro, e la moneta divisionale d ’argento e non potrà essere supe riore al due per cento ; il Banco potrà nel limite del 7 per cento, e inoltre per altri venti milioni, sostituire la riserva metallica con cam biali sull’ estero con firme di prim’ordine, ri conosciute come tali dal Ministero del Tesoro ; — con certificati di somme depositate all’estero in conto corrente presso le grandi Banche di emissione o presso banchieri e Banche corri spondenti del Tesoro ; o con Buoni del Tesoro esteri con scadenza anche superiore ai tre mesi. Le leggi 27 dicembre 1903 e 7 luglio 1905 autorizzarono il Banco ad elevare dal 7 al 15 per cento la proporzione di riserva me- • tallica che poteva essere impiegata nei titoli indicati.
La riserva metallica del Banco non potrà però mai discendere sotto il limite minimo irriducibile di L. 90,500,000.
Il Banco può depositare presso la Cassa depositi e prestiti fino a 45 milioni della sua riserva metallica, ritirando altrettanta somma di biglietti di Stato, coi quali acquisterà ti toli di Stato o garantiti dallo Stato; i frutti di tali titoli serviranno a riscattare una somma corrispondente della riserva metallica depo sitata ; i titoli acquistati saranno nominativi e vincolati a garanzia dei portatori di biglietti del Banco.
Anche i pagherò o vaglia cambiari, as segni cambiari, fedi di credito od altri titoli pagabili a vista, dovranno essere coperti da una riserva speciale nella misura del 40 per cento e composta come la riserva ordinaria di cui sopra si è detto.
La tassa di circolazione stabilita per gli altri Istituti nella misura dell’ uno per cento è ridotta per il Banco di Napoli al quinto del saggio dello sconto purché la tassa non ecceda l’ uno per cento.
Nel limite della somma di 21 milioni può il Banco di Napoli accordare sconti di favore (cioè all’ uno per cento meno del saggio uffi ciale dello sconto) alle cambiali presentate dalle Banche popolari e da altri Istituti di sconto e di credito agricolo organizzati per servire da intermediario tra il piccolo com mercio e gli Istituti di emissione; e per lo sconto di note di pegno (warra >tsj dei ma gazzini generali o depositi Iran dii.
Il Banco può impiegare fino a 30 milioni in rendita italiana o in altri titoli dello btato o garantiti direttamente dallo Stato, e può ri cevere depositi in conto corrente fruttifero di interesse non maggiore del terzo della ragione
dello sconto, fino alla somma di 50 milioni ; può eccedere questa somma riducendo la circola zione di un terzo dell’ammontare dei depositi eccedenti i 50 milioni.
Il Banco viene autorizzato dalla legge a continuare a fare operazioni come Monte di Pietà e Cassa di Risparmio.
Le operazioni non consentite dalla legge (immobilizzazioni) devono essere liquidate en tro 15 anni a datare dal 1 gennaio 1894 e nella misura di un quinto ogni triennio ; a questa liquidazione il Banco deve consacrare tutti i propri utili, salvi gli impegni contrat tuali esistenti al 17 gennaio 1897, sotto pena in caso di inadempienza che sia sospesa la facoltà di emissione per una somma corrispon dente al quadrupolo della somma rimasta sco perta e finché la liquidazione non sia com piuta. Non sono compresi in questo computo i erediti che, per contratti anteriori al 30 giu gno 1893 ed aventi data certa, non fossero esigibili prima che scadano i 15 anni concessi per la liquidazione delle immobilizzazioni.
La tassa di circolazione sarà ridotta per il Banco di Napoli alla ragione di un quarto per cento, quando le immobilizzazioni sieno ridotte a non più di 34 milioni, ed in tal caso il Banco dovrà ridurre a 14 i 20 milioni della riserva metallica investita in titoli esteri ; e quando le immobilizzazioni sieno ridotte a non più di 17 milioni, la tassa di circolazione sarà ridotta ad un decimo per cento e lo Stato parteciperà agli utili netti del Banco nella misura di un terzo al di là del 5 per cento e fino al 6 per cento, e della metà quando superino il 6 per cento.
Tutto quanto riguarda il riordinamento del Credito fondiario del Banco di Napoli abbiamo già riassunto precedentemente ed avremo campo di riesaminare parlando di que sta azienda.
Vediamo ora come si' svolse il Banco verso il proprio risanamento.
CASSE Di RISPARMIO IN ITALIA
V E R O N A .
Non saranno inutili alcune notizie storiche sulla Cassa civica di Risparmio di Verona, tanto più che abbiamo sott’occhio il bilancio consuntivo del 1906.
La Cassa di Risparmio di Verona comincia la sua vita col 1864, nella qual’ epoca si staccò dal locale Monte di Pietà cui era annessa.
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di sindacato, approva i resoconti, determina la destinazione delle elargizioni a scopo di beneficenza e delibera le eventuali modificazioni statutarie.
L ’ interesse sui depositi a risparmio, primi tivamente nel 1864 fissato al 4 0/q, durò in tale mispra fino a tutto il 1894, quindi discese col I o gennaio 1895 al 3.50, col 1899 al 3.25 e col 1903 al 3 che è il saggio attuale.
L ’ incremento dei depositi fu lento nei primi anni, poi si accrebbe netevolmente : si avevano nel 1864 libretti 2787 per L . 2 milioni e mezzo circa; al 31 dicembre 1904 si ebbero 29,201 li
bretti con oltre 75 milioni.
Analoga curva segue il patrimonio: il primi tivo fondo del 1864 in L. 51,851 raggiunse al 31 dicembre 1904 L . 12,208,065, di cui quasi 4 milioni costituiscono un fondo per oscillazioni di titoli.
Secondo lo Statuto del 1864 si potevamo concludere mutui ipotecari, mutui a Comuni e Luoghi pii, acquisto di obbligazioni dello Stato e di effetti pubblici o privati e sovvenzioni al Monte di Pietà locale.
Secondo lo Statuto del 1875 erano permessi, oltre i mutui ipotecari, l’ acquisto di stabili, mutui a Provincie, Comuni e Corpi morali, conti cor renti col Monte di Pietà.
Secondo infine lo Statuto del 1891, attual mente in vigore, sono permesse, oltre le operazioni di che sopra, lo sconto e risconto di cambiali a tre firme, le sovvenzioni contro pegno di valori, anche in forma di conto corrente; lo sconto di cedole in corso di scadenza ; le anticipazioni sopra sete ed altre merci, l’ acquisto di titoli emessi o garantiti dallo Stato, di azioni d’ istituti di emis sione e di obbligazioni fondiarie provinciali, co munali od emesse da Consorzi d’ acque tutelati ; riporti di valore di primissimo ordine; creazione di Istituti di credito agricolo e fondiario e com partecipazione ai medesimi, sconto di corrisposte d’affitti ; prestiti di favore a operai per acquisto di utensili da lavoro, ecc.
Contribuì notevolmente la Cassa anche allo sviluppo dell’ agricoltura. Anzitutto, mutui rile vanti furono accordati con interessi di favore ai Consorzi di bonifiche, e sconti a mite saggio fu rono concessi alle Casse rurali ed alle Associazioni agricole aventi per scopo di divulgare l’ uso delle macchine agrarie e dei concimi chim ici: le Banche agricole della provincia furono ammesse al risconto alle migliori possibili condizioni, le migliori Espo sizioni agricole furono dalla Cassa di Risparmio di Verona favorite con assegni e m edaglie; infine fu fondato dalla Cassa, ohe gli costituì un fondo di dotazione di L . 2,175,877, un Istituto di cre dito fondiario, fiorentissimo.
Non mancarono cospicue assegnazioni della Cassa, dirette all’ incoraggiamento, dell’ industria e all’ istruzione, e neppure mancò ciò che di ogni Cassa di risparmio è ormai divenuta funzione ordinaria : le erogazioni per beneficenza.
Ecco uno specchietto che dinota il loro cre scendo : dal 1871 al 1880 h. 103,806,19 dal 1881 al 1890 » 527,720,— dal 1891 al 1900 » 803,424,42 1901 » 1,073,420,— Totale L. 2,508,370,01
Tra queste erogazioni meritano menzione i rilevanti sussidi alla Congregazione di Carità, all’ Asilo di mendicità, al Sanatorio per i tuber colosi, all’ Asilo infantile ecc.
Ampia fu pure l’ azione della Cassa di R i sparmio nel campo della previdenza (stanziò un fondo di 4 milioni per mutui alle Società edifi- catrici di Case operaie con interessi di favore), e ampia fu pure la sua azione come raccoglitrice di risparmi non tanto in Verona, quanto, a mezzo di apposite agenzie, a Vicenza, Bassano e Cone- gliano.
Il rendiconto del bilancio del 1906 è degno coronamento dei dati storici così incoraggianti relativi a questa importantissima Cassa.
Ecco gli estremi di detto bilancio approvato dal Consiglio di amministrazione nella seduta del 23 marzo 1907 : Attività Passività Pondo di riserva Utile d’esercizio Attività depurata L. 94,805,729.12 » 85,337,131.62 » 8,506,562.27 >, 962,015.23 » 9.468,597.50 Ed ecco il bilancio dell’ Istituto di credito fondiario, dalla Cassa di Risparmio costituito, per l’anno 1906 : Attività Passività Utile d ’esercizio Pondo di riserva L. 5,400,871.83 » 5,376198.10 » 40,804.— » 29,6/3.73 Basterà poi che riportiamo quanto dice 1’ U f ficio di Redazione, a proposito di nuove opera zioni fatte :
Premesso che il rincaro del denaro manife statosi ultimamente restrinse sensibilmente l’af fluenza dei depositi, « anche l’Istituto nostro — scrive l’ ufficio di redazione — si trovò costretto a restringere le sue operazioni, a limitare il fido specie nei risconti e ad elevare progressivamente i saggi. Questi però per nessun genere di opera zioni salirono oltre il 5 0/q, parendoci questo il limite massimo consentito dalla natura del nostro Istituto.
« Vero è però che, quale contrapposto alle momentanee difficoltà finanziarie il Paese ebbe la gloria di vedere compiuta la conversione delle rendite, il cui buon esito, non ostante gli impre visti perturbamenti ohe tosto seguirono, rappre senta l’indice migliore della sua floridezza e po tenzialità. Nè lo scapito che da simile operazione il nostro Istituto risente, rende meno viva la nostra soddisfazione, nè meno sincero il nostro plauso agli ordinatori dell’impresa.
« Trattandosi di crisi manifestamente tran sitoria nou era certo il caso di ricorrere ad espe dienti per allettare l’affluire dei depositi, espedienti ai quali la serietà sconsigliava di assegnare una durata momentanea, subordinata cioè a quella delle precarie difficoltà; mentre la rigida egua glianza sempre osservata verso tutti i depositanti impediva quella elasticità di speciali accordi che ad Istituti di altro genere, specie nei momenti di crisi, possono essere consentiti.
21 luglio 1907 L ’ ECONOMISTA 457
« Tali sono :
« I. La istituzione della nuova categoria dei depositi vincolati a termine ad un tasso su periore del mezzo per cento sui depositi liberi ordinari, e ciò in premio della garantita loro di sponibilità per i mesi dodici di durata del vincolo. Tali depositi furono attivati con il 1 novembre e nel breve periodo che rimaneva al compimento dell’ anno raggiunsero la cifra di tre milioni e duecento mila lire. Opportune norme e cautele vennero prescritte per il tramutamento dei de positi liberi in depositi vincolati, e ciò per con seguire lo scopo proposto, quello cioè di provocare l’ affluenza di nuovi depositi, piuttosto che di as sicurare un miglior regime a quelli già esistenti. « II. Abolizione del computo a decadi degli interessi sui depositi a risparmio e loro conteggio a giorni, stralciando tali disposizioni dal nuovo Statuto della Cassa e dando ad esse anticipata applicazione.
« III. Restrizione sensibile nei termini di preavviso per i prelevamenti dai libretti a ri sparmio di somme superiori al massimo regola mentare.
« IY . Istituzione del servizio di cassette a risparmio a domicilio.
« Y. Acquisto del palazzo Branzo-Loschi in Vicenza e Calbo Crotta di Belluno come sedi di quelle Filiali.
« V I. Istituzione di quattro borse di studio di lire mille ciascuna da conferirsi rispettivamente ad un licenziato dal R . Ginnasio-Liceo, dalla Scuola Normale Femminile, dall’Istituto Tecnico Professionale e dalla Scuola Normale Maschile perchè possano inprendere e proseguire gli studi superiori.
« V I I . Convegno stipulato con il locale Monte di Pietà allo scopo di migliorare le sue condizioni economiche e ciò mediante concessione di un mutuo di favore con garanzia del Comune allo scopo specifico di accollare ad una Società di Assicurazioni il pagamento di tutte le pensioni maturate, e mediante costituzione di un fondo speciale di lire centoventicinquemila.
« V i l i . Nomina di una Commissione con sigliare di inchiesta allo scopo .di accertare la deficenza del personale e i bisogni dei singoli uffici e la istituzione in esito alle sue proposte di dieci posti di praticanti alunni provvisori.
« X I . Concentramento e riordino in un unico archivio di quelli esistenti presso i singoli uffici ».
E ’ giusto quindi quanto fu affermato: che straordinario è lo sviluppo della Cassa di Rispar mio di Verona raggiunto in un quarantennio ap pena di vita.
Essa — coll’Istituto di credito fondiario da lei creato — è vera gloria economica italiana.
R
i v i s t a
B
i b l i o q r a f i c a
A . M. T r u c c o . - Il Governo economico interna
zionale (La dottrina utilitaria). — Milano, Hal-
lesint, pag. 356 (L. 3).
Abbiamo già detto della fondazione delle Hallesint e della abbondante produzione del si gnor A . M. Trucco, che ne è l’anima, e mediante le quali egli intende di « disciplinare l’economia mondiale. »
Avendo l’Autore scoperto come la forza do minatrice della umanità sia il tornaconto, egli dedica questo volume, che è soltanto la « prefa zione di una prefazione al suo Governo economico » alla dottrina del tornaconto.
L ’Autore, pur trattando di questo tema, trova modo di invadere tutti i campi e di toccare tut‘ti gli argomenti possibili, con stile sempre fa cile, ma con tale esuberanza di riflessioni da ren dere difficile di scorgere, tra la moltitudine delle questioni, il filo logico che intende seguire. Fra tutti i pensieri domina naturalmente quello delle Hallesint, che verranno, secondo il convincimento dell’ Autore, a cambiar faccia al mondo economico. E qui per non cadere in errore, trascriviariio le stesse parole dell’ Autore sulla funzione delle Hal lesint, che devono essere « un congegno capace di un’attività tanto pronta e rapida nell’azione pra tica quanto lenta e prudente nella sua diffusione evolutiva; un congegno che rispecchi e concreti il grande movimento economico che per intensità e vastità ci lascia attoniti quando, soffermati a ripensare il lungo cammino percorso, ne dedu ciamo i mutamenti profondi e le radicali trasfor mazioni che debbono verificarsi in un prossimo avvenire, e proprio in quelle parti che dalla grande maggioranza sono maggiormente ritenute stabili ed immutabili.
« L ’ azione di questo nostro congegno si espli cherà in mille modi e adattamenti, e farà avve nire in due diversi campi la lotta per la conquista dèlie libertà politiche e quella per la conquista delle libertà economiche. Condurrà senza fallo alla divisione tra la funzione politica e la economica, separerà le giurisdizioni civili dalle commerciali e la lentezza burocratica dalla pronta iniziativa pratica, per togliere la discussione dei gravi pro blemi del benessere dall’ ambiente angusto del preconcetto ideologico e tradizionale, dall’ agone chiuso delle passioni politiche. Agone chiuso che, invece di mutarsi in campo aperto ad un ampio e solenne dibattito di idee, troppo spesso si tra sforma in palcoscenico dove rancori, odii ed inte ressi personali danno di sé grottesco e miserevole spettacolo ! »
Tali sono, se il lettore ha inteso qualche cosa, le Hallesint.
D o t t. B e n v e n u t o D o n a t i. - L'elemento formale
nella nozione del diritto. — Torino, Unione Tip.
Ed., 1907, op. pag. 68.
458 L ’ ECONOMISTA 21 luglio 1907
indicandone la funzione, essa pure non sempre uni forme. Quando poi la scienza sia, come in questo caso, il diritto, le difficoltà sovrabbondano, sia per la indeterminatezza dei suoi confini con la morale, sia per la intrinseca differenza che passa tra la idea astratta ed il precetto positivo del diritto.
L ’Autore, prendendo le mosse da due recenti lavori del prof. G. Del Vecchio, che ha trattato l’argomento, analizza, anatomizza anzi il concetto manifestato dal detto professore e da alcuni altri, e si affatica con una sottile critica di tali idee fon damentali, arrivando ad una conclusione, che non ci parve veramente quella desiderata, ma che tut tavia, fornendo nuovi elementi, o meglio separando sempre meglio gli elementi di cui la nozione del diritto va composta, fa un notevole passo per la più chiara intelligenza dell’idea fondamentale.
Non ci attenteremo nemmeno di riassumere queste poche pagine, dense di sottili investigazioni sulle più riposte pieghe di idee difficili ad espri mersi ed impossibili ad abbreviarle; ci limitiamo a dare il sommario dei quattro paragrafi.
L ’Autore esordisce esponendo i presupposti filosofici del problema; da cui ricava la norma giuridica come manifestazione di volontà coattiva; e la norma giuridica come giudizio logico gene rale. E finalmente precisa il valore ed il limite della nozione formale del diritto in rapporto anche alla determinazione del contenuto.
P r o f. M a x T u r m a n n . - Activités sociales. — Paris, V. Lecotì're, 1907, pag. 898, 2e Edition. La lotta che si combatte in Francia tra lo Stato e la Chiesa ispira all’Autore questo libro, nel quale egli incoraggia i cattolici a non rima nere incerti di fronte alle difficoltà dell’ attuale momento, ma di pugnare con due armi principal mente: — il disinteresse, che li conduca alla con quista dei cuori- e degli spiriti per mezzo della carità; atteggiamento che, secondo l’Autore, con viene meglio ai discepoli di Cristo che non sia l’ attitudine dispettosa, e talvolta bellicosa od anche violenta, che è sognata da quei politicanti che si lasciano sedurre piuttosto dalla possibilità dei
coups à frapper, che non sia dal praticare la
fraterna abnegazione.
L ’altra arma che vorrebbe in mano ai cattolici è quella di essere progressisti, poiché nella moderna trasformazione della società non tutto è ingiusto, non tutto è condannabile, e giacché assistiamo ad una lenta, ma invincibile evoluzione verso una organizzazione sempre più democratica della so cietà, crede inefficace respingerla a p riori, tanto più quando ciò non vale a trattenere i fatti.
A sostegno di questa sua tesi « democristiana » l’Autore entra nel mondo industriale e studia quali devono essere le qualità di un dirigente ; descrive una officina dove si applichino le dottrine sociali cattoliche, e dà un esempio di sindacalismo. Nella seconda parte, si insinua nel mondo rurale e de scrive il socialismo ed il sindacalismo nelle cam pagne, rileva i fatti e le conseguenze dell’esodo rurale definitivo e temporaneo, e delinea con esempi la funzione del curato di campagna.
Quindi l’ Autore descrive alcune organizza zioni di propaganda sociale, e tra l’altro consacra un capitolo ad una provincia italiana organizzata: Bergamo.
Finalmente nell’ ultima parte dà alcuni esempi di istituzioni sociali.
Lo spirito cattolico che informa il libro, e che non si può negare rappresenta una grande evoluzione di pensiero, è molto evidente, ma ap punto per questo la Chiesa cattolica non lo potrà approvare; il dogma principale della Chiesa è la immobilità.
H e n r y J o ly . - La Belgique criminelle. — Paris,
V. Lecoffre, 1907, pag. 360 (2 fr.).
Abbiamo già avuto occasione di presentare altri lavori dello stesso Autore, membro dell’Isti tuto di Francia, e specialmente ci siamo occupati di quello che ha per titolo « A la recherche de l’éducation correctionnelle a travers l’Europe, » studio di grande importanza su una materia così
vasta e poco nota.
Questo lavoro sul Belgio criminale è il frutto di una inchiesta fatta dall’Autore in nome della Accademia di scienze morali e politiche, e che fu condotta coll’aiuto larghissimo di tutte le autorità del Belgio, che fornirono all’ Autore gli elementi di studio.
Prima di tutto l’Autore dà uno sguardo allo stato della criminalità in Belgio, alle sue lorme, ed alle sue fasi principali. Quindi mette in rilievo con larghezza di dati e con fine osservazione, i rapporti tra la criminalità, la miseria e l’ igno ranza ; discrimina nelle due razze, fiamminga e vallona, il coefficiente di criminalità; ne studia le manifestazioni nei rapporti del regime del lavoro e dei conflitti industriali ed agricoli.
Dal coefficiente di criminalità ritrae il valore morale di ciascuna provincia, dividendole in buone, medie e cattive, e dando di ciascun gruppo una ampia descrizione.
Una interessante, per quanto breve, conclu sione riassume le osservazioni fatte dall’Autore, il quale mette l’alcoolismo, molto diffuso in Belgio, tra le cause principali della criminalità, senza di menticarne tante altre, che specifica e commenta. Il libro non ha bisogno dei nostri elogi ; è concepito dietro profonda analisi dei fatti, det tato con grande imparzialità di giudizio, e con dotto con metodo rigoroso.
P r o f. d o t t . ^Carl K o e h n e . - Grundriss des
Ei-senbahnrechts. — Berlin, Otto Liebmann, 1906,
pag. 112 (M. 2).
L ’Autore, privato docente nella scuola tec nica superiore di Berlino, si è proposto di esporre per gli studenti un breve trattato di diritto fer roviario con speciale riguardo alla Germania, A u stria e Svizzera. Infatti, dopo premesse alcune nozioni generali sulle strade ferrate, entra subito nell’esame dei rapporti giuridici delle strade fer rate, in generale e nei singoli Stati, e tratta quindi collo stesso metodo della legislazione per la co struzione, l’esercizio e la cessazione delle strade ferrate.
21 luglio 1907 L ’ ECONOMISTA 459
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
Ecco il riassunto delle operazioni delle Casse di risparmio postali italiane a tutto
il mese di maggio 1907 : Credito d e i depositanti alla fine del
mese precedente Lire 1,265,400,499,65 Depositi del mese di aprile » 55,741,348,40 Lire 1,321,141,848,05 Rimborsi del mese stesso e somme
cadute in prescrizione » 48,643,003.13 Lire 1,272,498,844,92 Credito per depositi giudiziali » 17,422,805,42 Credito compless. dei depositanti su
4,649,064 libretti in corso Lire 1,289,921,650,34 -— Dal giornale ufficiale di Parigi si ricava
il movimento della Cassa di risparmio fran
cese nel 1905.
Al primo gennaio 1905 esistevano 11,767,772 libretti incorso, e cioè 302 libretti di risparmio per mille abitanti. Il saldo dovuto ai depositanti era di 4 miliardi e mezzo circa, e cioè una me dia di 376 franchi per libretto.
Nel corrente anno furono aperti 996,804 li bretti a particolari e 3,509 a Società con un to tale di 1,000,313. Finalmente al 31 dicembre 1905 ne restava in corso 12,134,523, cioè un aumento di 366,751 ossia di 3.11 per cento in luogo di 2.59 nel 1904 ; la media del numero dei libretti per ogni mille abitanti è di 314 con tro 302 nel 1904.
— Il Ministro dell’ agricoltura francese ha rimesso al Presidente della Repubblica il suo rap porto sul eredito agricolo francese nel 1906.
Ne risulta che al 31 dicembre 1906 esiste vano 74 Casse regionali che disponevano di 22,985,381 franchi.
Queste Casse regionali aggruppavano 1,638 Casse locali, che contavano 76,188 aderenti. L ’am montare dei prezzi consentiti da questi ultimi si è elevato a 56,789,056 franchi.
Questi resultati, paragonati a quelli del l’ anno 1905 permettono di constatare che furono create l’ ultim’ anno 10 casse regionali e 283 lo cali, queste ultime con un aumento di 14,314 aderenti ed un ammontare i 112,620,000 franchi.
Attualmente, esistono 88 Casse regionali, che estendono la loro azione su 82 dipartimenti e non si incontrano più che cinque dipartimenti che non sono ancora provvisti di Casse locali di Credito agricolo.
— Il Consiglio comunale di questa città deli berò l’emissione di un prestito della città di Strasbourgo 4 per cento di 15 milioni di mar
chi, che sarà assunto da un consorzio di banche di Strasbourg al corso di 98 1/ 4.
— Si hanno notizie circa la emissione del prestito della città di New York. La Borsa
sembra molto impressionata dallo scacco del pre stito della Città di New York, il quale segna il primo insuccesso da due anni a questa parte.
Sull’ ammontare totale offerto di 29 milioni di dollari di obbligazioni 4 per cento
ammor-tizzabili in 50 anni, non furono sottoscritti che 2,500,000 dollari al corso medio di 100.34 per cento.
Si era fatta correre la voce della formazione di un Sindacato per l’assunzione del prestito, ma la notizia non fu confermata.
— Ecco quanto scrive nel rapporto alla Ca mera belga circa l’ esercizio ferroviario di Stato del Belgio il sig. Hubert, relatore della
giunta generale del bilancio.
Egli stabilisce con cifre precise che se le entrate vanno aumentando in modo insperato, le spese aumentano più rapidamente ancora, e che il coefficiente d’ esercizio va crescendo nel Belgio, mentre per altri organismi ferroviari va abbas sandosi coll’ alimentare del traffico.
Se la prosperità dell’ industria venisse a sce mare per poco, la situazione del bilancio ferro viario sarebbe insostenibile; nè — soggiunge il relatore — sarebbe possibile una riduzione, anche del solo 5 0/o sul prezzo dei trasporti.
Tutto il male — secondo 1’ ori. Hubert — deriva dal fatto che lo Stato per forza delle cose, non può non avere un esercizio più costoso di quello delle Compagnie.
V i è mancanza d’ unità nella direzione ; ogni iniziativa è uccisa nel personale dall’ uniformità dei trattamenti.
Il relatore stabilisce un parallelo tra l’eser cizio di Stato nel Belgio e l’ esercizio delle sei grandi Compagnie francesi. Nel Belgio il perso nale delle ferrovie di Stato per 4,053 km. in esercizio comprende 58,861 persone di cui 546 funzionari superiori, mentre il personale delle sei grandi Compagnie francesi, per 34,659 km. in esercizio, comprende 261,773 persone di cui 4,451 funzionari superiori.
In altre parole, lo Stato belga è costretto a salariare o stipendiare 14,508 uomini per km. in esercizio, mentre le Compagnie francesi non ne hanno che 7,551.
Il relatore perciò si domanda se non verrà tempo in cui sarà utile sbarazzare lo Stato dal pericolo che corre con un personale così conside revole.
Egli preconizza perciò la cessione a privati dell’ esercizio ferroviario, e raccomanda di pensare a questa soluzione, perchè 1’ avvenire potrebbe additarne la necessità assoluta, qualora le spese continuassero a crescere, come non è escluso che possa avvenire, pei- la natura intrinseca dell’eser cizio di Stato.
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M I E
Il commercio del Venezuela. — Se
condo un rapporto del Console generale incari cató degli affari del Belgio a Caracas, il com mercio estero del Venezuela si è elevato nel 1905-1906 a 125,647,010 bolivars di cui 44,952,868 per le importazioni e 80,982,120 per le esporta zioni.