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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.26 (1899) n.1339, 31 dicembre

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SC IEN ZA ECONOMICA. F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN T E R E S SI P R IV A T I

Anno XXVI - Voi. XXX

Domenica 31 Dicembre 1899

N. 1339

SUL PROBLEMA BANCARIO

Un importante discorso ha pronunciato in Senato il 26 corr. il Senatore Pisa, prendendo argomento del disegno di legge per la proroga del corso legale e con molto coraggio e compe­ tenza disse cose che molti ripetono nei cor­ ridoi della Camera e del Senato e nei privati ritrovi, ma pochi, troppo pochi, hanno abba­ stanza indipendenza di spirito per affermarle dalla pubblica tribuna.

Così, rilevando come la politica bancaria ita­ liana sia o si mantenga estranea al movimento del mercato mondiale, sempre più quindi per conseguenza limitando la vita economica del paese nei ristretti confini dello Stato, fon. Se­ natore Pisa ricordò i più recenti avvenimenti, e disse :

« Gli ultimi atti di quel terribile dramma giudi­ ziario, in Francia, che tutto il mondo conosce, e da ultimo le complicazioni e le ostilità anglo-boere ten­ nero per lunghi mesi perplesse le maggiori Borse d’ Europa, quelle cioè di Londra, di Parigi e di Ber­ lino, e diffidenti le grandi banche di quei paesi ; pur troppo invece colsero all’ impensata i nostri grandi Istituti di circolazione, che furono da questi eventi sorpresi col massimo della circolazione legale.

« Lo sconto nostro è rimasto imperturbabilmente fisso al 5 per cento, sia quando la Banca d ’ Inghil­ terra segnava il 2 per cento, sia quando sali al dop­ pio o ad ancora più alto saggio.

« Anche oggi, la Banca d'Inghilterra segna il 6 per cento, ma noi restiamo immobili al nostro solito 5 per cento.

« Gli è che la Banca d’ Inghilterra sa difendere le proprie riserve metalliche, mentre i nostri Istituti di emissione non sanno difendere neppure le loro scorte di carta.

« Qui si osserverà : ma il tasso dello sconto da noi non ci ha che vedere, perché pur troppo siamo ir corso forzoso di fatto e non è questione per noi di correnti auree internazionali, che il tasse dello sconto può servire a regolare o frenare.

n E vero soltanto in parte ; però il tasso dello sconto serve come indice dell’ abbondanza o scarsità del nostro numerario sul mercato interno, serve come regolatore delle transazioni di affari, come freno alla speculazione, e da ultimo come difesa del disponi­ bile in biglietti delle Banche di emissione. Fatto sta che con tale sistema si tenne una condotta tutt’al- tro che savia da parte degli Istituti, e tutt’altro che consona agl’ interessi della economia nazionale.

« Talvolta si esagerò nel facilitare gli sconti e le anticipazioni, tale altra, purtroppo, si fu costretti a restringere soverchiamente, e si giunse persino al punto che in una città importantissima, a Milano, e

l’ onor Ministro del tesoro certo non l ’ ignorerà, per alcuni giorni la succursale di uno dei nostri Banchi minori rifiutò Io sconto ».

E più innanzi, volendo dimostrare come la politica bancaria italiana non sia guidata da alcuno stabile criterio, ma fluttui in un senso e nell’ altro, per cause e moventi che bene non si comprendono e che, ad essere moderati nel giudizio, bisogna ammetterli come il prodotto di un incerto concetto della situazione e della linea di condotta da tenersi, 1’ on. Pisa cosi tratteggia uno dei più tipici fatti che provano la incertezza del procedimento :

« Vigeva presso In nostre stanze d! compensazione, amministrate dalla Banca d’ Italia, una usanza tol­ lerata, non strettamente conforme alle leggi, l’ usanza dèlie proroghe.

« Mediante esse l’operatore di Borsa poteva, de­ positando presso tali stanze di compensazione titoli dello Stato, procurarsi per qualche giorno i mezzi, in biglietti di banca, con cui far fronte ai propri impegni.

« Senonchè verso il 10 o l’ H d’ottobre si pensò con intento di legalità, di togliere questa usanza poco conforme alle leggi. Ma con minore sagacia e prudenza (sapendolo o ignorandolo fon. Ministro del Tesoro ; fu poco bene in ogni caso) si scelse male il momento, in un cattivo periodo delle Borse e peg­ gio ancora, si volle procedere in modo repentino.

« Giunse alle sedi della Banca d’ Italia a Milano e a Genova un ordine repentino dalla Direzione ge­ nerale di Roma, col quale s’ ingiungeva loro, non solo di cessare immediatamente da queste operazioni, ma di diffidare tutti coloro che le avevano pendenti a liquidarle nel più breve termine.

« Le conseguenze si possono comprendere di leg­ gieri ; ne nacque una specie di panico alla Borsa. Quegli operatori levarono alte grida al cielo, non solo, ma intimoriti, vendettero all’impazzata i valori mi­ gliori per fare denaro e s! videro repentini ribassi dei titoli più solidi, compresi fra questi la nostra Ren­ dita e i valori garantiti dallo Stato. Nè basta an­ cora ; la malsana speculazione di Borsa, che non ha patria e che cura solamente il lucro dove lo trova, ebbe, naturalmente, interesse nell’ ingrossare queste voci sinistre e nel farle ripercuotere anche all’estero. Nè si creda ohe io esageri perchè ho qui un bre­ vissimo documento che comprova ciò che ho detto. « Trattasi di un telegramma di una Casa di New- York, diretto al proprio capo, il quale in quei giorni per caso si trovava in Italia, telegramma, che nella sua concisione di cablogramma, è assai eloquente.

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834 L ’ E C O N O M I S T A Ed esaminando quindi la situazione della

Banca d’ Italia 1’ on. Senatore Pisa osserva che al 31 ottobre essa aveva esaurita tutta la pro­ pria circolazione ordinaria ed aveva dovuto ricorrere, per più di 39 milioni, alla circola­ zione straordinaria per la quale deve pagare all’ erario una tassa straordinaria di 2/s della ragione dello sconto, il che significa l’ inte­ resse del 3 ‘/a Per cento. Il Banco di Napoli ha imitato la Banca d’ Italia eccedendo per 3 milioni e mezzo la circolazione ordinaria, il Banco di Sicilia per 1,200,000 lire. E questo avviene, nota lo stesso on. Senatore, alla fine dell’anno, quando la Banca d’ Italia dovrà col prossimo anno restringere di 23 milioni la sua circolazione, ed il Banco di Napoli, se è vero che abbia smobilizzato per 20 milioni meno della somma prescritta dalla legge, dovrà di­ minuire la sua circolazione di ottanta, milioni. E dopo aver accennato al fatto che la Banca d’ Italia « ha 164 milioni e mezzo di titoli (ve­ ramente sono 120 di vero impiego di proprietà) e 246 milioni di immobilizzazione, e quindi in totale 410 milioni, sottratti allo scopo princi­ pale a cui dovrebbero servire i biglietti di Banca, ossia alla floridezza economica, alla vita produttiva del paese », F on. Pisa domanda al Ministro del Tesoro, che nella sua esposi­ zione finanziaria si è compiaciuto di vedere diminuite le immobilizzazioni dei Banchi in quest’ esercizio di 32 milioni « per quanto di questi 32 milioni abbia smobilizzati la Banca d’ Italia, che, come si è visto, è carica di un così gran fardello. »

Lamenta quindi il Senatore Pisa il ritardo con cui si pubblicano le situazioni della Banca mentre quelle di Francia e di Inghilterra si hanno subito.

E finalmente F on. Senatore chiuse il suo discorso con queste gravissime parole :

« Chiunque non sia estraneo al mondo degli affari non ha potuto esimersi da un sentimento di dolorosa inquietudine vedendo un altro fenomeno che si è ul­ timamente accentuato nelle nostre Borse: quello di un aggiotaggio deplorevole e fortissimo in valori assai importanti.

« Citerò, ad esempio, le azioni della Navigazione Generale e quelle di Terni ; e quel che è peggio vi furono dei giornali che hanno persino osato di affer­ mare pubblicamente che iu questo aggiotaggio fosse implicata l’ opera degli Istituti di emissione.

« Il sospetto in questa materia è già per sè stesso deleterio e confido perciò anche in questo punto su assicurazioni appieno tranquillanti dall' on. ministro del Tesoro.

« Varrà pure una sua autorevole parola, io spero, a smentire un’altra voce di gravità abbastanza grande.

« Si disse di « minor deferenza » mostrata ad uno degli Ispettori del Governo da uno degli Istituti di emissione.

« Ora il controllo del Governo (per mezzo dei rap­ presentanti l’ ispezione governativa! deve essere pie namente libero e rispettato, a scanso di gravissime responsabilità ».

L’ on. Senatore Pisa nulla disse che non si dica dovunque coi più minuti particolari. Non sappiamo quanto di vero vi sia in queste insi­ stenti affermazioni della voce pubblica, ricor­ diamo soltanto che l e . crisi bancarie hanno

31 dicembre 1899 avuto in Italia certi stadi tipici ; ed è doloroso che qualcuno possa sospettare così apertamente che si rinnovino alcuni sintomi dei primi stadi di crise.

OHE SIA UN BUON SEME ?

(a proposito della Festa degli Alberi)

Anche a noi era balenata l’idea di dire qual­ che cosa, in uno degli ultimi numeri dell’anno — tanto per trattare un argomento un poco meno arido di quelli consueti — sulla nuova solennità scolastica istituita e ordinata sottojl nome di Festa degli Alberi, ad imitazione di alcuni paesi anglo-sassoni (thè arbour day) dal- F onorevole ministro della pubblica istruzione. Chiunque infatti sappia ravvisarvi qualcosa più che una semplice cerimonia ricreativa, non deve restare indifferente all’influsso educativo che, in modo indiretto, ma non inefficace, essa può esercitare sulla giovane generazione. Se non che noi dobbiamo porre attenta cura nel non sconfinare dal campo che ci siamo asse­ gnato, e lasciar da parte quei temi che non abbiano qualche nesso, o stretto o no, coi ma­ teriali interessi economici.

Ma questa volta il nesso c’ è. Certo, segue una linea che non corre sul piano dei nostri studi il geniale concetto maturato e attuato dall’ on. Baccelli, in quanto mira allo scopo, del resto importantissimo e d’ altronde preva­ lente, di eccitare nei giovanetti un senso este­ tico insieme e morale, col distoglierli alcun poco sia dall’ uggia, sia viceversa dalle attrat­ tive d’ una vita troppo esclusivamente citta­ dinesca, coll’invitarli a ritemprarsi nel seno della natura, col cercare d’ innamorarli dei- fi aperta campagna, dei suoi larghi orizzonti, della sua multiforme coltura, col porre loro sott’ occhio esempi concreti del largo contrac­ cambio che la terra può e suole dare a chi depone nelle sue viscere un piccolo seme o affida ai suoi strati superficiali un modesto vir­ gulto; finalmente coll’avvezzarli a fare asse­ gnamenti sui larghi risultati che può produrre un lavoro anche non difficile, se scelto da un illuminato buon volere e proseguito, non senza F aiuto del tempo, dalia virtù della perseve­ ranza. Ma il lato economico che nella istitu­ zione in discorso ci spetta piuttosto conside­ rare, è specialmente questo : F influenza, sia pur molto indiretta, eh’ essa può avviarsi ad esercitare sulle attitudini e sulle abitudini de­ gli italiani riguardo alla coltura degli alberi come elemento di regime del suolo, di pubblica igiene, di ricchezza.

Ecco tre grandi interessi nazionali, di cui nessuno di second’ ordine.

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mette l’ irrigazione artificiale, cosi come le loro improvvise piene e i larghi straripamenti, che distruggono in pochi giorni tanto paziente e prezioso lavoro umano, cosi come lo frane, che colpiscono vite e proprietà, sono spesso da attribuirsi all’ assenze di selve che, nelle zone più alte e meno coltivabili, frenino in certe stagioni la massa d’ acque delle piogge torrenziali, impediscano il loro rovinare pre­ precipitoso nelle zone più basse, più coltivate e più abitate, trattengano una sufficiente quan­ tità di pioggia coi loro tronchi, coi loro rami, col loro fogliame, la quale possa infiltrarsi a gradi nel sottostante terreno e ivi determinare la.formazione di vene d' acqua costanti, che scendendo verso il piano, determinano torrenti e fiumi dal corso regolare. Si capisce che non si devano rimboscare i terreni fertili, dove l’ agricoltura prospera, dove la terra produce molto e bene per F alimentazione dell’ uomo. Ma appunto per la loro sicurezza e per la loro produttività, occorrerebbe rimboscare le zone alte,- specie se molto sassose e di clima aspro, dove i cereali non attecchiscono, l’ olivo e la vigna non resisterebbero ai venti e ai geli, le frutta non maturano, F ortaggio non può dare che magro prodotto, F uomo d’ altronde non vive che in rade e solitarie capanne. Nes­ suno è tanto stolto da desiderare il bosco dove la popolazione è fitta e il campo è grasso e F orto e il frutteto e il pascolo sorridono fron­ zuti e verdeggianti. Ma e tanti terreni finora incolti e di mediocre qualità ? E tante vette e alti fianchi di monti ridotti a calve pendici e a roccie denudate ?

In quanto all’ igiene, sarebbe puerile dalla silvicoltura aspettarsi miracoli, tanto prù che sulle cause specifiche della malaria nei diversi luoghi, gli igienisti non sono neanche del tutto d’ accordo, alcuni riscontrandola piuttosto nelle acque stagnanti, altri nella natura di certi terreni. Ma, oltreché sembra accertato che, a circostanze concomitanti eguali, i boschi gio­ vano alla salubrità purificando almeno in parte F aria, è chiaro che converrebbe fare larghis­ simi e svariati esperimenti. A buon conto, non si può disconoscere F eloquenza di quello fatto nella tenuta delle Tre Fontane, a pochi chi­ lometri da Roma, dai Padri Trappisti, i quali nel corso di non molti anni con un lavoro in­ defesso e con grandi piantagioni d' oeucalyplus, hanno resa fertile e abitabile una certa esten­ sione di terreno, per F innanzi pestifero, dove essi nei primi tempi non potevano pernottare e dove pagavano tutti un inevitabile tributo alla febbre. Sicuro, si tratta di cosa ben diversa da quelle poche diecine d’eucalipti che il viag­ giatore vede sorgere su 'poche centinaia di metri quadri intorno a ogni piccola stazione ferroviaria della maremma e della campagna romana. Quei pochi alberi non difendono dav­ vero dai miasmi dei terreni circostanti, por­ tati dai venti, i non fortunati inquilini di quelle rare casette sperse nell’ immensità della cam- I pagna; tanto è vero che agli impiegati, ai frenatori e ai cannonieri l’ amministrazione delle strade ferrate deve fornire gratuitamente j il chinino. In quelle plaghe, dove il terreno, I

tenuto per lo più a pascolo brado, ha medio­ valore, in attesa delle grandi bonifiche idrau­ liche di là da venire, dovrebbero sorgere in­ tere selve, almeno intorno ai pochi centri abitati. Parliamo della maremma tirrena e della campagna romana, perchè per esse è più notoria questa condizione di cose. Ma anche molte altre zone di territorio italiano ci si ri­ trovano, marittime e non marittime.

Relativamente poi al terzo punto a cui ab­ biamo accennato, è un fatto che F Italia è oggi largamente tributaria dell’ estero, massime dei paesi settentrionali, per il legname. Qui biso­ gnerebbe, è vero, molto precisare e distin­ guere, riguardo alle qualità, se lo spazio ce lo consentisse. In ogni modo riconosciamo che non tutti i paesi possono produrre tutte le cose, e che gli scambi commerciali si fanno appunto per compensare le proprie deficienze in certi prodotti colle esuberanze altrui, ri­ cambiandole colle proprie esuberanze in altri prodotti. È però certo che quanto più si può produrre, tanto meglio è : non già con artifi­ ciali protezioni e sforzi costosi, ma giovandosi

delle favorevoli condizioni naturali che si ab­ biano. Dato e non concesso che certe qualità di legnami non arrivassimo mai ad averle dagli alberi che possono spuntare sui nostri suoli e crescere nei nostri climi, o non sarà tanto di guadagnato il produrne altre in tale abbon­ danza da compensare l’ importazione che di alcune fosse sempre inevitabile?

Miglior regime delle acque correnti, più ricca produzione dei legnami, cura della mala­ ria, Quanti scopi e come vasti ciascuno ! Come preziosi, potendo conseguirli almeno in parte, i rispettivi risultati !

Abbozziamo, come ognuno vede, poiché non siamo in grado di svolgere una completa trat­ tazione tecnica. Ma crediamo non andare errati annettendo pregio e fiducia a ogni maniera di tentativi per rendere popolare e diffuso F affetto agli alberi, e a quei boschi che si potrebbero dire le loro popolose e fiorenti cit­ tadinanze. E uno dei tentativi di cui nessuno può adesso predire l’esito, ma che è lecito qua­ lificare opportunamente immaginati, è quello di rendere familiare, in forma attraente, la coltura degli alberi all’ adolescenza. L’ adole­ scente infatti é un po’ come 1’ albero: destinato a diventare, da fusto erbaceo, tronco legnoso. Non ogni fusto attecchisce sul terreno, si con­ solida, diventa alto e grosso, mette frondi, dà frutto, o ombra salubre, o utile legname ; così come non ogni giovane diventa sano e utile membro delia società. Ma molti sì ; e per con­ cludere col paragone, basterebbe che su ogni migliaio di giovinetti che prendono parte alla festa degli alberi, e vi prenderanno parte nei prossimi anni, alcune diecine, o anche soltanto alcune poche unità, sentissero sorgere in sé una propensione abbastanza viva per questa parte della coltura del suolo, da tradursi in seguito in altrettanta forza di volere, specia­ lità di vocazione, efficacia di opere.

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836 L ’ E C O N O M I S T A 31 dicembro 1899 sti. Ma sarebbe, viceversa, spregevole superfi­

cialità prescindere dall’ elemento -psicologico nel prevedere T avvenire anche di quelle at­ tività individuali e sociali che si esplicano in modo tutto pratico e utilitario. Guardiamo per­ ciò con occhio benevolo quell’entusiasmo che per ora — nè potrebbe essere altrimenti — è il solo carattere di una cosa fra noi nuova, e cerchiamo che non si spenga ; per trarne poi, a poco a poco, con' oculato procedimento, la forza motrice necessaria a lavoro paziente, a disegni più sistematici, a opere feconde e virili.

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È opportuno vedere se coi provvedimenti proposti, che abbiamo riassunto nel precedente articolo, si raggiunga lo scopo che il Ministro ha in mira. Càlcoli rigorosi pei Comuni aperti, egli dice, non abbiamo potuto fare; ma poiché in essi non si accentra che un prodotto com­ plessivo di meno di 4 milioni di lire, diviso per 2000 circa Comuni che applicano il dazio sulle farine e poiché solo 900 fra essi hanno tariffe superiori a 2 lire al quintale, mentre d’ altra parte più di 200 non arrivano a 50 cen­ tesimi di sovraimposta, noi abbiamo in questi semplici dati quanto basta per ritenere il pro­ blema dell’ abolizione facilmente solubile.

Per quanto riguarda i 326 Comuni chiusi, che riscuotono i rimanenti 27 milioni, gli studi sono stati meglio approfonditi, ma il prodotto dell’ applicazione delle tasse in quei Comuni che ora non ne applicano, o dell’ inasprimento di quelli che le applicano in una misura mi­ nore, non si è potuto naturalmente prevederlo. Un dato molto importante resulta però ed è questo: 9 Comuni potrebbero abolire il dazio elevando soltanto la sovraimposta entro il li­ mite di 50 centesimi; 63 applicando soltanto al dazio sulle bevande vinose e sulle carni gli aumenti portati dalla proposta; 8, con questi due provvedimenti insieme.

Mancando la possibilità di prevedere il pro­ babile prodotto delle tasse, il Ministro ha sup­ posto per gli altri Comuni la necessità di dover lasciar sussistere un dazio, che però non su­ peri le 2 lire per quintale, o le 3 nei Comuni di prima classe. Ma poiché molti sono fra questi i Comuni le cui tariffe attualmente non giun­ gono a 2 lire, crede lo stesso on. Carmine che l’ insieme dei provvedimenti proposti determi­ nerà la completa abolizione del dazio in un numero di Comuni maggiore di quello sovra- indicato, permetterà in molti dei Comuni che non potranno abolirlo una sensibile riduzione al di sotto di 2 lire, e solo lascierà in pochi Comuni sussistere questa massima tariffa, in pochissimi quella di L. 3.

Le previsioni del Ministro non sono, certo, senza fondamento; ma non sarebbe stato dif­ ficile interpellare alcuni Comuni delle varie

l) Vedi V Economista, numero precedente.

classi per sapere gli effetti probabili dei prov­ vedimenti proposti. Od almeno potevasi con gli elementi ottenuti da alcuni Comuni dare un esempio dei resultati sperabili. Ad ogni modo non siamo certo contrari al concetto informatore del progetto Carmine, e chi scrive ebbe già a propugnarlo 1’ anno scorso a pro­ posito del progetto dell’ on. Carcano. Occorre mettere i Comuni in grado di abolire comple­ tamente il dazio sui farinacei ; se per giungere a questo risultato è necessario procedere a tappe, sia pure, purché il fine ultimo non si perda di vista.

E l’ on. Carmine giustamente si è dato pen­ siero di provvedere anche al caso che non sia possibile di ottenere immediatamente la ridu­ zione del dazio a 2 lire o a 3, malgrado gli accennati provvedimenti.

Dovrebbe però in tali casi, dice la relazione, trattarsi di una condizione di cose tanto diffi­ cile e complicata da richiedere e giustificare uno sforzo eccezionale di contribuzione fiscale : onde se un dazio elevato sui farinacei diventa allora una dura necessità, è giusto che allo sforzo supremo siano chiamate anche tutte le altre forme di tributo. Si propone quindi che per mantenere il dazio oltre le due o le tre lire, occorra prima aumentare del 20 per cento la misura proposta per tutte le tasse.

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del luogo, con prudenziali apprezzamenti, con giuste discriminazioni, se vuoisi in pari tempo un unico criterio direttivo, ispirato ad un sommo concetto d’ interesse generale.

L’istituzione in discorso potrà rendere certo utili servigi se i Commissari sapranno an­ dare sino al fondo delle cose nell’esame delle spese e se Parlamento e Governo sapranno far conoscere il loro fermo volere che si giunga presto all’ abolizione del dazio.

Il progetto contiene altre disposizioni che non hanno bisogno di molti commenti, ma vanno ricordate perchè non prive di impor­ tanza. Cosi secondo l’ art. 12 la Commissione della quale si è fatto cenno avrà facoltà di diminuire tutte le spese stanziate nel bilancio, derogando anche ove occorra alle vigenti di­ sposizioni legislative riguardanti le spese ob­ bligatorie. Essa potrà inoltre rivedere e mo­ dificare i regolamenti ed i ruoli delle tasse comunali e gli organici del personale ; ordi­ nare ispezioni negli uffici comunali ; disporre la gestione in appalto dei servizi tenuti in eco­ nomia e viceversa ; ordinare la conversione ed unificazione dei debiti comunali. Le decisioni della Commissione saranno inappellabili e non potranno dar luogo ad alcun ricorso nè in via amministrativa nè in via giudiziaria. Facoltà così larghe solleveranno naturalmente opposi­ zioni vive ; ma bisogna riflettere che si trat­ terà di casi eccezionali, e che i Comuni stessi saranno interessati ad agire seriamente ap­ punto dalla minaccia di un intervento rigoroso della Commissione centrale.

L’ articolo successivo stabilisce che quando il bilancio di un Comune, riveduto dalla Com­ missione centrale risultasse ancora in defi- cenza, la Commissione stessa stabilirà, sentito il Consiglio Comunale, i provvedimenti da ap­ plicarsi per ottenere il pareggio. In nessun caso potrà esser concesso di aumentare il dazio di consumo sugli alimenti farinacei oltre la ricordata misura, se non quando le tariffe delle tasse di famiglia, ovvero sul valore locativo e di quelle sugli esercizi e rivendite, sulle vet­ ture private e sui domestici sieno state aumen­ tate almeno del 20 per cento oltre i limiti normali stabiliti dal progetto di legge.

Ma il progetto dell’ on. Carmine non ha sol­ tanto lo scopo di facilitare la riduzione del dazio sui farinacei. Questo sarebbe un prov­ vedimento incompleto, secondo la relazione, se nello stesso tempo non si pensasse con altri mezzi a porre un argine efficace all’ uso gene­ ralmente invalso, e che talora si converte in abuso, di ricorrere all’ imposizione indiretta sui consumi. Non appena un vuoto si appalesa nei bilanci comurali il primo pensiero degli amministratori locali facilmente si rivolge al dazio e quivi si ricerca spesso la salvezza del bilancio. Ma non è soltanto con l’ inasprimento delle tariffe o con 1’ aumento delle voci impo­ nibili che si aggrava la condizione dei contri- j buenti ; spesso è con la trasformazione nel si­ stema di riscossione che più seriamente si fa sentire ai cittadini il peso dell’ impopolare bal­ zello. Così anche piccoli comunelli scarsi di j popolazione e ancor più di risorse economiche, !

chiamati dalle accidentate condizioni topogra­ fiche e dall’ indole degli abitanti dediti all’agri coltura e ai commerci ad applicare la forma meno rigorosa dèi Comuni aperti si rivolgono bene spesso al regime di barriera, più grave e per il maggiore contributo che trae seco e per le incalcolabili molestie che gli sono insepa­ rabili. E il ministro propone di vietare ai co­ muni attualmente aperti agli effetti del dazio consumo, di far passaggio alla categoria'dei comuni chiusi e di facilitare ai comuni di 3“ e di 4a classe, che rappresentano oltre i due terzi dei comuni chiusi, il passaggio ai comuni aperti colf accordare loro una diminuzione del canone consolidato di abbuonamento del dazio gover­ nativo, ma nel limite complessivo annuale di 500,000 lire. Il governo intende cosi di segnare ai comuni la via da battere per trasformare utilmente il loro organismo daziario e lascia loro piena facoltà di assumerne l’ iniziativa quando le condizioni della finanza comunale lo permetteranno.

Che quella però sia la via buona si può du­ bitare fortemente, perchè nel comune aperto se per una parte l’ applicazione del dazio con­ sumo è meno vessatoria, per l’altra è più in­ giusta e occorrerebbe qualche cosa di più ra­ zionale della trasformazione del comune chiuso in aperto per poter dire di far opera utile.

Le altre proposte mirano tutte ad appre­ stare ai Comuni nuove e maggiori facoltà, o col permettere una maggiore tassazione o col ridurre esenzioni che 1’ esperienza ha dimo­ strato eccessive. Le maggiori tassazioni si ri­ volgono alle bevande vinose ed alle carni che rappresentano gli articoli più fecondi pel da­ zio consumo. E’ data facoltà ai Comuni di ap­ plicare alle bevande vinose ed alle carni la tariffa della classe superiore. Il limite della minuta vendita per le bevande vinose è ele­ vato a 100 litri. Per 'e carni oltre alcuni ri­ tocchi di tariffa è soppressa la esenzione dei maiali da latte ed è eliminata la riduzione di tassa per la macellazione privata, la quale oltre a costituire un trattamento eccezionale a favore di persone generalmente agiate è fonte di abusi per le facili frodi a cui può dar luogo a danno degli esercenti. E per ren­ dere più efficace il provvedimento il progetto vuol restringere in limiti più razionali la più importante delle esenzioni, che è quella accor­ data dalla legge 11 agosto 1870 alle Società cooperative.

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838 L ’ E C O N O M I S T A 31 dicembro 1899 sce che tutti i Comuni potranno riscuotere il

dazio di consumo : a) sui materiali impiegati nella costruzione di edifici nuovi o anche in notevoli rifacimenti di edilìzi già esistenti, a lavoro ultimato e sulle quantità accertate me­ diante computo metrico ; b) sui foraggi, me­ diante una tassa annua fissa per ogni capo delle varie specie di equini.

Il progetto dell’ on. Carmine, lo abbiamo or­ mai ripetuto più volte, non ci soddisfa appieno, ma contiene del buono che merita d’ essere accolto e il nostro voto è che la Camera se ne occupi presto e si studi di migliorarlo. Soltanto coll’ interessarsi ai problemi finanziari ed eco­ nomici che travagliano la società italiana rie- scirà possibile al Parlamento di riconquistarsi la stima e il plauso deh paese. E questa, per quanto modesta, è una buona occasione per far opera utile in vantaggio della giustizia tri­ butaria.

IL PROBLEMA AGRICOLO IN ITALIA

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in.

Il punto più studiato nel progetto di riforma agraria, esposto dall’on. Maggiorino Ferraris, è quello relativo al credito agrario. Poco o punto egli dice intorno alle altre funzioni che do­ vrebbe esercitare Y amministrazione agraria mandamentale, la regionale, nonché quella na­

zionale, ma per contro egli delinea tutto l’or­ dinamento del credito agrario, stabilendo i mezzi da mettere a sua disposizione e le mo­ dalità pratiche del suo esercizio. Nè c’ó da me­ ravigliarsi per questa preferenza accordata dall’ egregio autore. Volere o no senza una larga corrente di capitale che si diriga alla terra non c’è da sperare nel risorgimento agri­ colo e la scienza può suggerire, e certo ora suggerisce, processi nuovi o perfezionamenti di quelli già in vigore, ma i suoi suggeri­ menti non troveranno applicazione se il capi­ tale non accorre all’industria agricola. Il male è che nelle condizioni economiche odierne, il capitale va alla terra solo quando gli altri im­ pieghi produttivi ne hanno già ottenuto a suf­ ficienza e quindi vi è abbondanza di capitali disponibili, solo quando cioè il basso saggio dell’ interesse consente che il compenso che può dare l’ agricoltura sia ritenuto adeguato alle condizioni del mercato dei capitali e del­ l’ impiego peculiare del quale si tratta. L’ ono­ revole Ferraris ricorda che il Lampertico ebbe a scrivere che in Italia non è il capitale che manca ; ciò che manca è 1’ organismo che porti il capitale alla terra, e pertanto l’egre­ gio Direttore della Nuova Antologia y uole affidato al nuovo ente amministrativo agrario l ’ esercizio del credito agrario. Ma, a nostro modo di vedere, il giudizio del Lampertico non è in tutto esatto ; in Italia finora è mancato, parlando in generale, il cagliale p er la terra,

*) Vedi il numero precedente da\\’Economista.

sia perchè lo Stato e gli altri enti pubblici | hanno assorbito una parte notevole del capi­

tale disponibile, sia perchè commercio e indu­ stria (e in parte a causa dell’allettativa eser­ citata dalla protezione doganale) ne hanno richiamato a propria disposizione una parte pure importante, che ha trovato nell’alto sag­ gio dell’interesse uno stimolo a rimanere im­ piegato a quel modo.

Tutti sanno che il grosso debito ipotecario che grava sulla proprietà fondiaria in Italia non deriva in genere da impiego di capitale nell’ industria agricola, ma da altre cause, quin- j di non si potrebbe addurre la cifra del debito ipotecario (anche corretta) per dimostrare che il capitale si è già largamente investito nella agricoltura. Come non si potrebbe sostenere | che il capitale disponibile è abbondante ih j Italia pel fatto che le Casse di risparmio, or­

dinarie e postali, hanno insieme depositi per oltre 2 miliardi, perchè tutti sanno che questa massa di depositi è già investita in modi vari e di disponibile immediatamente vi è ben poco. Noi crediamo quindi più esatto il dire che il capitale disponibile per 1’ agricoltura in Italia è ancora assai scarso e che anche quel poco che poteva essere portato alla terra incontra ostacoli nell’ organismo difettoso, manchevole, talvolta del tutto atrofizzato, che abbiamo avuto fin qui in materia di credito agrario.

Comprendiamo quindi perfettamente che i F on. Ferraris abbia rivolto il pensiero da un | lato alle Unioni agrarie mandamentali, che già I abbiamo visto costituire la ossatura della ri­

forma, e dall’ altro alle Casse di risparmio po­ stali; alle prime per costituire l’ organismo che porti il capitale alla terra ; alle seconde per avere il capitale. Egli osserva giustamente che due sono gli elementi del credito agrario: un forte capitale sotto forma di risparmio, e un organismo efficace e solido che lo distribuisca in forma produttiva nelle campagne.

« Ora - aggiunge 1’ onor. Ferraris - i grandi serbatoi di quella parte del risparmio nazio­ nale che non è essenzialmente rivolta alla produzione economica individuale sono in Italia due: le Casse ordinarie di risparmio che ad una data recente avevano circa un miliardo e mezzo di depositi, e le Casse postali di ri­ sparmio che all’ ultima situazione avevano 609 milioni di lire in deposito. Abbiamo dun­ que in Italia più di 2 miliardi di depositi e ri­ sparmi che in grande parte sono sottratti alla economia produttiva individuale e che invece si volgono a prestiti pubblici ed a fondi di Stato. L’ ammontare di questi depositi cresce di continuo in ragione notevole ogni anno. In presenza, di queste cifre è impossibile affermare che manchi in Italia il risparmio nazionale atto a fecondare un vasto sistema di credito agrario ».

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e tuttavia non hanno dato ancora uno sviluppo notevole al credito agrario. Ma lasciamo da parte questo lato teorico della questione. Il capitale che affluisce alle Casse di risparmio non cerca impieghi durevoli: vuol esser sem­ pre disponibile, liquido, prontamente realizza­ bile; e il fatto stesso dei rimborsi considere­ voli che hanno luogo annualmente, sta a dimostrarlo. Quei rimborsi trovano la contro partita nei versamenti che superano di regola (non sempre pere')) i rimborsi, ma si supponga (ipotesi tutt’ altro che inammissibile) che i versamenti per una causa qualsiasi vengano a diminuire e poi anche a cessare del tutto, mentre crescano i rimborsi e si veda in quali imbarazzi gravissimi si troverebbero gli isti­ tuti raccoglitori dei risparmi. Questo è a dirsi in modo speciale delle Casse postali di rispar­ mio, che per mezzo della Cassa dei depositi e prestiti hanno investiti i loro depositi in pre­ stiti e in titoli. E proprio coteste Casse coi loro 600 e più milioni di depositi, che vanno annualmente aumentando, dovrebbero offrire il modo di procurare il capitale pel credito agrario..

L’ on. Ferraris, infatti, propone che si di­ vida in due periodi la gestione delle Casse postali, ponendo, ad esempio, a 600 milioni la linea di demarcazione e che ogni eccedenza di depositi al di sopra di 600 milioni di lire sia intieramente destinata a costituire i fondi di gestione (fonds de roulemenl) delle Unioni agrarie ed all’ esercizio del credito agricolo nazionale. « Calcolando - così egli scrive - che le rimanenze dei depositi postali continuino nel prossimo decennio nella misura media di circa 50 milioni 1’ anno, sono 500 milioni di lire che in 10 anni F Italia potrebbe rivolgere all’ esercizio del credito agrario. Ma tenuto conto della crescente progressione dei depositi, del libero concorso al credito agrario che con­ viene promuovere da parte delle Casse di ri­ sparmio, delle Banche popolari e dei privati, è fondata la speranza che secondo le nostre proposte l’ Italia riesca in dieci anni a porre anche più di un mezzo miliardo di lire a di­ sposizione del credito agrario nazionale. » Eb­ bene, dieci anni non sono certo un lungo pe­ riodo di tempo e noi possiamo supporre che trascorrino secondo le previsioni dell’onorevole Ferraris. Ciò vorrebbe dire che il risparmio postale avrebbe raggiunto i 1100 milioni.

Ma noi ci domandiamo se non sarebbe gra­ vido di pericoli un debito dello Stato pei ri­ sparmi postali di una somma cosi ingente, e in coscienza dobbiamo dire che lo crediamo tanto grande da ritenere utile di portare qualche modificazione all’ ordinamento delle casse po­ stali di risparmio, allo scopo di far deviare per altre vie una parte dei risparmi che in esse si va accumulando.

In questa materia si è proceduto coi soliti criteri assoluti e uniformi che tanti danni hanno recato al nostro paese. La cassa postale di risparmio è, e sopratutto era nel 1876, una istituzione utile pei centri minori e pei comuni rurali ; oggidì essa potrebbe essere soppressa in parecchi luoghi dove esistono casse di ri­

sparmio ordinarie e banche di deposito che of­ frono le maggiori garanzie di solidità e fanno un ottimo servizio. Si avrebbero cosi vantaggi considerevoli ; una parte dei depositi che ora vanno alle casse postali andrebbero a quelle ordinarie, il debito dello Stato per questo ti­ tolo, perchè il debito qualunque sieno gli im­ pieghi preferiti pei depositi postali, è sempre dello Stato, sarebbe ridotto, e, lasL bui noi least, il vero servizio postale del trasporto e della di­ stribuzione delle corrispondenze potrebbe es­ sere sensibilmente migliorato in molte città, dove è assai deficiente. La questione merite­ rebbe di essere trattata a parte, se in Italia si potesse sperare di rompere una buona volta la fitta rete di pregiudizi che hanno la loro origine nell’erroneo concetto che unità politica voglia dire uniformità in ogni manifestazione del- l’attivita dello Stato. Ma per restare alla que­ stione che ora ci occupa, noi (ci domandiamo se l’imprevidenza debba essere sempre la guida della politica italiana e se proprio si debba non solo mantenere l’ordinamento attuale delle casse di risparmio coi suoi inconvenienti, visi­ bili o meno, ma anche aggravarli col destinare tutta la maggior somma di depositi avvenire al credito agrario e in genere all’esercizio del­ l’industria agricola.

Per conto nostro, anche qui dubitiamo che ci si metterebbe su una strada pericolosissima e non ci sentiamo inclinati a caldeggiare un provvedimento che aggraverebbe la situazione già difficile preparata dallo sviluppo che hanno preso i depositi presso le casse postali. Facendo si, invece, che i depositi affluiscano in misura maggiore alle casse ordinarie e in misura mi­ nore a quelle postali, non sarebbe difficile che per l’ abbondanza dei capitali disponibili, le prime accordassero il credito all’ agricoltura in misura maggiore di quello che attualmente fanno.

È noto infatti che anche le casse ordinarie ormai trovano difficoltà a impiegare i loro ca­ pitali a saggi sufficientemente rimuneratori, dato l’ interesse attualmente concesso ai de­ positi, e che esse sono costrette in qualche caso a mettersi alla ricerca di prestiti di na­ tura varia pur di non lasciare infruttiferi i risparmi raccolti.

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840 L’ E C O N O M I S T A 31 dicembro 1899 siasi provvedimento (come potrebbe essere ad

es. quello di limitare T impiego dei risparmi in titoli) che valga a portare V attività delle casse ordinarie in un campo così fecondo come è quello dell’ agricoltura.

Una volta ammesso il concetto dell’ on. Fer­ raris circa la funzione che dovrebbero eser­ citare i risparmi postali nella riforma agra­ ria da lui disegnata, non vi possono essere obbiezioni fondamentali da sollevare. Se qual­ che riserva può farsi su alcune modalità, il complesso del suo piano per T esercizio del credito agrario appare organico, completo e di efficacia sicura in quanto si propone di for­ mare una corrente di capitale che si. diriga alla terra. Ciò eh’ egli scrive da pag. 38 in poi del suo studio (Estratto dalla Nuova Antologia) merita di essere meditato da chiunque voglia conoscere come può essere organizzato il cre­ dito agrario con le maggiori probabilità di successo, e qualunque sia il principio che Unirà per trionfare, crediamo che molte delle sue proposte dovranno avere favorevole accoglien­ za. Ma se possiamo convenire in parecchie pro­ poste, che per quanto praticamente importanti sono secondarie rispetto ai due punti fonda- mentali della organizzazione agraria ammini­ strativa e dell’ impiego dei futuri risparmi po­ stali pel credito agricolo, ci sentiamo sempre più dubbiosi sulla bontà pratica di questi due concetti.

E all’on. Ferraris, che è davvero uno stu­ dioso serio e una mente superiore per lar­ ghezza di vedute e originalità di concezioni, noi abbiamo voluto dire francamente quello che pensiamo dei cardini della sua riforma agraria. Nè abbiamo inteso di esaurire le os­ servazioni, le obbiezioni e i dubbi che ci ha ispirati la lettura del suo articolo, nel quale è tanto vivo interesse e caldo amore per l’agri­ coltura, ma ci siamo limitati a quelle poche considerazioni che potevano chiarire lo stato del nostro animo sotto l’ impressione del suo studio. Se, come auguriamo pel bene del nostro paese e come ce lo lascia credere una recente deliberazione della Società degli agricoltori, le proposte dell’ on. Ferraris non cadranno nel vuoto, saremo lieti di riprendere in esame e di discutere le sue idee, doppiamente lieti quando ci avverrà di poterle accettare e propugnare.

r. d. y.

MOVIMENTO DEL COMMERCIO ITALIANO

N E L Q U I N Q U E N N I O 1 8 9 4 - 9 8

VII.

Poca importanza ha la nona categoria, legno e paglia, che nel quinquennio diede dalla Fran­ cia una importazione che andò diminuendo da 2.4 a 1.6 milioni; nessuna voce in tale catego­ ria ha una entità tale da essere rilevata.

E nemmeno la categoria decima, carta e libri, ha importanza, implicando una importazione da 2.2 ad 1.7 milioni, nella quale, pure, non

vi sono voci che meritino di essere notate specialmente.

Più importante è la categorìa undecima, pelli, che diede un movimento nella importa­ zione dalla Francia intorno a 5 milioni nel quinquennio. La voce principale di questa ca­ tegoria è delle pelli crude, fresche o secche non buone da pelliccerie (di buoi e vacche), di cui ne entrarono in Italia nel quinquennio per circa 10 a 14 mila quintali l’ anno, cioè un valore oscillante da uno e mezzo a due e mezzo milioni ; la totale importazione si ag­ gira intorno a 160,000 quintali, e quindi quella francese ha minima importanza.

La categoria dodicesima, minerali, metalli e loro lavori, andò aumentando nella impor­ tazione dalla Francia da 10 a 13 milioni e mezzo. Sono voci principali i rottami, spoglie e limature di ferro ed acciaio, che diedero nella importazione dalla Francia e nella to ­ tale importazione, durante il quinquennio, in quintali :

Dalla Francia. . . . 80.869 — 70.950 — 81.803 — 85.089 - 174.124 Totale. . . 1571.526 - 1798.023 - 1 6 2 0 .3 5 1 - 1309.384- 1384.257

Nel 1898 il valore della importazione- di tale voce dalla Francia, corrisponde a L. 1,303,000. Un’ altra voce di qualche importanza è il ferro ed acciaio di 4* fabbricazione, la cui impor­ tazione dalla Francia fu decrescente da 1.4 a 0.8 milioni.

Tutto il rimanente è sparso su moltissime voci, di cui registriamo qui alcune principali che abbiano dato almeno mezzo milione di im­ portazione nel 1898 :

Strumenti di ottica . . . , L. 1,140,000 » » di ferro. . » 944,000 Oro avvolto sulla seta . . . » 924,000 Nella categoria tredicesima, pietre, terre, vasellami e cristalli, la cui importazione che nel 1894 era di circa 7 milioni, arrivò nel 1897 ad 11 milioni, per scendere ad 8 nell’ anno successivo. Le pietre preziose lavorate, di cui si importa da 8 a 10 milioni, vennero per la metà dalla Francia ; dei cementi se ne importa per 16 mila quintali, di cui 11 dalla Francia; un valore intorno a me^zo milione; del carbon fossile la Francia ci manda circa 30 mila ton­ nellate contro i quattro milioni e mezzo di tonnellate che importiamo.

Nella categoria quattordicesima, cereali, fa­ rine ecc., nel 1898 figura una importazione dalla Francia di 6.641 tonnellate di frumento per 1.5 milioni di valore; negli anni prece­ denti nessuna importazione era stata fatta di tale prodotto ; le cause della importazione del 1898 non occorre indicarle, son note ; — indicheremo ancora i cedri e cedrati in acqua salata, di cui entrarono dalla Francia per 300,000 lire; l'olio di palma e di cocco per 1.5 milioni di lire, cioè 26 mila quintali contro 40 mila di totale importazione.

(9)

per la maggior parte di Francia N. 659 su 804; anche le aringhe quasi tutte di Francia per circa 3.5 milioni ; i grassi e 1’ acido stearico per 2 milioni ; l’ avorio per circa un milione e i concimi per 850,000 lire.

Nell’ ultima categoria ha importanza sol­ tanto la entrata dalla Francia delle m ercerie comuni per quasi un milione.

Terminiamo col prospetto delle singole ca­ tegorie nel quinquennio, omesse le tre ultime cifre : Categorie 1894 1895 I. 2. 503 2. 607 IL 3 .3 1 8 6. 127 III. 4 .0 4 5 3. 835 IV . 1.652 2. 086 V. 488 588 VI. 2. 798 2. 728 VII. 15. 856 18. 072 v i l i . 57. 466 78. 586 IX . 2. 480 2. 196 X . 2. 287 2 .1 9 3 X I. 5 .1 8 3 5. 729 X II. 10. 219 11.525 X III. 7. 558 9. 531 X IV . 3. 212 3 .8 7 1 X V . 8. 251 8. 727 X V I. 3 .5 51 3. 345 1896 1897 1898 2. 667 2 .8 1 2 2. 397 1. 246 6. 556 4 620 3. 774 8 .6 0 2 4 .2 2 5 1. 912 2. 307 2. 308 641 538 657 2. 138 4. 195 1.314 16. 517 14. 093 18.141 57. 495 67. 904 33. 420 1. 912 1. 998 1 .6 69 1. 948 1.818 1. 760 5. 197 6. 572 5. 247 12. 661 12. 872 13. 571 7. 852 11.576 8. 051 2. 996 3. 843 4. 776 10. 814 11. 780 10. 762 3. 939 3. 966 3. 389

Rivista Economica

L'esercizio delle ferrovie riscattate in Svizzera - Le liti in Italia - I ritardi dei treni in Germania.

l ’ esercizio delle ferrovie riscattate in Sviz­ zera. — È uscito in questi giorni il regolamento per l’esecuzione della legge federale sul riscatto e 1 eser­ cizio delle ferrovie svizzere. Crediamo interessante togliere da questo regolamento le seguenti disposi­ zioni, concernenti la nomina e 1 enfiata in funzione degli organi dell’amministrazione.

Al fine di assicurare la ripresa dell’ esercizio delle ferrovie federali alla data del 1» maggio 1903, la D i­ rezione generale entrerà in funzione il 1° luglio 1901. Essa sarà nominata dal Consiglio ^ federale, ^su pro­ posta del Consiglio d’ amministrazione, al piu tardi

nel dicembre 1900. . „ . „ ,

Il Consiglio d’ amministrazione delle ferrovie fede­ rali entrerà in funzione il 1° ottobre 1900. Il Consiglio federale prenderà le misure necessarie perchè le no­ mine che sono di competenza dei Cantoni e dei Con­ sigli dì circondario siano effettuate per la fine d’agosto 1900. Il Consiglio federale procederà in settembre 1900 alle nomine che gli spettano. . .

La nomina dei membri dei Consigli di circondario sarà fatta prima del luglio 1900, conformemente alle disposizioni della logge federale del ^ lo ottobre 1897 e del regolamento d'esecuzione testé _ approvato. La costituzione dei consigli di circondario e la nomina, a loro cura, di un membro del Consiglio d’ ammini­ strazione per ogni Consiglio circondariale avranno luogo entro il mese d’agosto 1900. _

D ’altronde, i Consigli di circondario non entreranno in attività che il 1“ maggio 1903.

Il Consiglio federale procederà alla nomina dei membri delle direzioni di circondario, sulla proposta del Consiglio d’amministrazione, al più tardi nel mese di dicembre 1902. Le direzioni di circondario entre­ ranno in funzione il 1° maggio 1903.

Il Consiglio d’amministrazione sarà convocato dal

capo del dipartimento federale delle poste e strade ferrate entro il mese di ottobre 1900, per la sua se­ duta costitutiva. Il Consiglio eleggerà in questa se­ duta il suo presidente e vice-presidente, come pure la Commissione permanente. In una seconda seduta, che si terrà prima della fine di dicembre 1900, il Consiglio d ’ amministrazione delibererà a scrutinio segreto, dopo udita la Commissione permanente, la sua proposta per la nomina della Direzione generale.

La rete delle ferrovie federali sarà, fino alla ripresa del Gottardo da parte della_ Confederazione, divisa tra quattro circondari, aventi il capoluogo rispettiva­ mente a Losanna, Basilea, Zurigo e San Gallo. Dopo la ripresa del Gottardo, sarà creato un quinto circon­ dario con sede a Lucerna.

Il circondario di Lucerna comprende le linee se­ guenti; Ginevra-Losanna - Saint Maurice - Sempione ; Saint Maurice-Bouveret; Losanna-Yverdon-Neuchàtel- Bienne, Neuchâtel-Auvernier-Verriéres ; C ossonay- Vaìlorbes; Pont-Vallorbes; Losanna-Friburgo-Berna; Losanna-Palézieus-Payerne-Lyss; Yverdon-Payerne-Friburgo.

Le liti in Italia. — Nel volume della Statistica giudiziaria civile e commerciale per il 1897 togliamo i dati complessivi dai quali risulta il movimento della litigiosità, che in generale si mantiene da parecchi anni stazionaria.

Le cifre seguenti riassumono per tutto il R egn o il numero delle liti iniziate presso le diverse magi­ strature.

Procedimenti iniziati

Magistrature cifre

ogni

100 ogni1000

— effettive proced. abitanti

Uffici di conciliazione 2. 036. 647 84. 66 7 0 .3 4 Preture 246.998 10.27 8. 58 Tribunali 101.631 4. 23 3 .5 1 Corti d’ appello Corti di cassazione 17. 097 0 .7 1 0 .5 9 3 .2 49 9 .1 4 0 .1 1 2 .405. 622 100.00 8 3 .0 8

V i sono differenze grandissime fra le diverse re­ gioni ; infatti, mentre nell’Italia Settentrionale si hanno 40 liti ogni 1000 abitanti e nella Centrale circa una metà di più, nel Mezzogiorno e nella Sicilia.^ se ne contano più del triplo e nella Sardegna quasi 9

volte tanto. '

Differenze anche maggiori intercedono fra i vari distretti giudiziari, dai minimi di 21 in quello di Bre­ scia di 27 in quello di Modena e di 29 in quello di Parma, salendosi a 146 nel distretto di Roma, a 157 in quello di Messina e a 360 in quello di Cagliari. _ Bisogna però notare che alla media altissima di quest’ ultimo distretto contribuiscono principalmente le liti di competenza dei conciliatori; le differenze sono molto meno accentuate nei procedimenti davanti alle altre magistrature. _

Il numero delle liti promosse innanzi alle diverse autorità giudiziarie generalmente varia <li poco, da un anno all’ altro, nei gradi superiori di giurisdizione; ma per le preture e più ancora, per gli uffici di con­ ciliazione accade l’opposto.

Infatti i procedimenti portati davanti a questi ultimi sono cresciuti quasi costantemente di numero, salendo da 571,596 nel 1875 a 1,085,114 nel 1897. _ Però il grande aumento che si riscontra negli ultimi cinque anni è da attribuirsi principalmente all’ am­ pliata competenza dei conciliatori.

Nelle magistrature più elevate il solo fatto cne me- riti particolare menzione è il grande aumento avve- nuto nei procedimenti innanzi alle Corti d appello durante il 1895.

Nel ventennio 1875-94 se ne erano avuti annual­ mente da 16 a 18 mila ; nel 1895 se ne ebbero circa 30,000.

(10)

842 31 dicembre 1899 i

’ E C O N O M I S T A Tale aumento si deve al grande numero dì questioni

alle quali diede origine la revisione straordinaria delle liste elettorali politiche e amministrative, eseguita in qujeH’ anno.

Pel medesimo motivo anche innanzi alle Corti di Cassazione si ebbe nel 1895 un maggior numero di

Numero dei treni: espressi . . . km. 91,621

i » » omni bus. . . » 850,243

» » » mi st i . . . . » 381,508

Numero dei treni-chilometri. . . totale 59,210,878 » » ¡> » per giorno. » 643,597 » » ¡> » per km. di linea» 1,433 ricorsi.

Nel 1896, però, e nel 1897 le cause avanti alle Corti di appello e cassazione sono diminuite e si riaccostano alla media degli anni precedenti.

Considerato nel suo complesso, il numero delle liti è venuto, fra alterne vicende, progressivamente ingros­ sando, tanto che da 1,085,807 nel 1875 è cresciuto a 1,454,089 nel 1897, ossia del 34 per cento.

Ecco del resto il movimento complessivo della liti­ giosità nei ventitré anni decorsi dal 1875 al 1897 :

Cifre effettive Per 1000 abit.

1875. 1 ,0 8 5 ,8 0 7 3 7 ,5 0 1876. 1 ,1 5 7 ,9 6 9 3 9 ,9 9 1877. 1 ,2 8 6 ,9 6 3 4 4 ,4 5 1878. 1 ,3 6 7 ,5 2 2 4 7 ,2 3 1879. 1 ,3 6 1 ,8 8 6 4 7 ,0 4 1880. 1 ,3 9 2 ,2 3 3 4 8 ,0 9 1881. 1 ,2 0 1 ,5 6 0 4 1 ,5 0 1882. 1 ,1 9 6 ,7 9 6 4 1 ,3 3 1883. 1, 177,799 4 0 ,6 8 1884. 1 ,1 7 3 ,9 4 4 4 0 ,5 5 1885. 1 ,2 2 8 ,9 9 3 4 2 ,4 5 1886. 1 ,2 7 5 ,1 5 7 4 4 ,0 4 1887. 1 ,2 8 0 ,4 1 4 4 4 ,22 1888. 1 ,3 5 1 ,1 5 6 4 6 ,67 1889. 1 ,3 6 3 ,7 9 2 4 7 ,0 8 1890. 1, 329,606 4 5 ,9 2 1891. 1 ,3 4 1 ,6 8 6 4 6 ,3 3 1892. 1 ,3 2 5 ,2 8 7 4 5 ,7 7 1893. 1 ,4 4 7 ,8 2 2 50,01 1894. 1 ,5 0 7 ,0 2 5 5 2 ,0 5 1895. 1, 427,514 4 9 ,3 0 1896. 1 ,4 4 1 ,6 3 9 49, 79 1897. 1 ,4 5 4 ,0 8 9 5 0 ,2 2

Il numero dei treni in ridardo è stato di 15,025, in diminuzione di 136 sulla cifra corrispondente del 1898. Questi ritardi sono dovuti alle cause seguenti: Attesa dei treni in coincedenza in ritardo. . 9,173 Ritardo del treno stesso... 5,852

LA SITUAZIONE DEL TESO! AL 30 NOVEMBRE 1839

Il Conto di Cassa al 30 novembre 1899 dava i se­ guenti risultati :

Fondo di Cassa alla chiusura dell’esercizio 1898-99 L.312,746,861.19

» » al 30 novembre 1899 ... 216,846,410.14

Differenza . . . L. 95,900,451.05

Pagam. di Tesoreria dal 1 °luglio al 30novemb. 1899-

Per spese di Bilancio. . . 451,907,667.01 \

Debiti e crediti di Tesoreria 1,497,463,729.53 |d. 1,949,373,579.78

Altri pagam. (Decr. M . di Scarico) 2,183.24 )

Incassi di Tesoreria dal 1” luglio al 30 nov. 1899:

Per entrate di Bilancio . . 642,344,078.78 1

Id. per Debiti e Cre- ÌL. 1,853,473,128.73

diti di Tesoreria. . . . 1,211,129,049.95 ]

Eccedenza dei pagamenti sugli incassi . . . L. — —

La situazione dei Debiti e Crediti di Tesoreria al 30 novembre 1899 risulta dai seguenti prospetti :

Considerando il numero delle cause presso i conci­ liateli in l'apporto alla popolazione, risulta che la media degli ultimi tre anni, in confronto a quella del primo quadriennio del periodo di 23 anni osservato, è cresciuta dovunque, ma in proporzioni molto diverse.

Infatti l’aumento è di poco superiore ad un quarto del numero iniziale nellTtalia settentrionale, di circa una metà nella centrale, di poco inferiore a 3 quinti nel Napoletano e a quattro quinti in Sardegna e di oltre quattro quinti nella Sicilia,

Quanto alle cause di competenza degli altri ma­ gistrati, può dirsi che vi è una spiccata tendenza alla diminuzione nell’ Italia superiore e media, men­ tre nella Sicilia, pur essendovi diminuzione nelle medie degli ultimi anni, esse si mantengono sempre superiori a quelle dei primi tre quadrienni. Nel Napoletano e nella Sardegna è soltanto negli ultimi sette anni che si accentua la diminuzione,

1 ritardi dei treni in Germania. — Mentre da noi è di tanta atonalità 1’ argomento dei ritardi dei treni, si che il Parlamento ha in questi giorni vo­ tato seri provvedimenti intesi a togliere o diminuire i lamentati inconvenienti, crediamo utile riferire dalla Zeilung des Vereins i seguenti dati, i quali mostrano che anche la rete di Stato della Germania non è esente da pecche di simil natura.

Secondo le statistiche ufficiali, i ritardi constatati dal luglio al settembre 1899 sulle principali linee della rete tedesca (ad esclusione delle linee favaresi) danno luogo allo specchietto seguente S

Lunghezza delle linee cui si riferisce

la sta tistica ... km. 41,321 di cui a doppia rotaia . . . . » 15,479

DEBITI giugno al 30

1899

al 30 novemb. 1899

Buoni del T e s o r o ... Lire Vaglia del T e s o r o ... Banche, Anticipazioni statutarie . Ammin. Debito Pub. in conto cor. fruttifero

Id. Fondo Culto id. id.

Ammin. Debito pub. in c. cor. infruttifero

Altre Amministrazioni . . . . .

Buoni di cassa... Incassi da r e g o l a r e ... Biglietti di Stato emessi per l’art. 11, legge 3

marzo 1898, n. 47. . . migliaia 297.106 20.446 208,234 15 995 •33.440 28.324 110,000 56.940 11.250 migliaia 256. 443 15.018 40.000 142.171 13 413 40.340 23.761 50.628 18.939 11.250 Totale debiti 778.827 611.965 al 30 al 30

CREDITI giugno novemb.

1899 1899

Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti

ar-migliaia migliaia

ticolo 21 della legge 8 agosto 1895. . L.

Amministrazione del Debito Pubblico per 91.250 91.250

pagamenti da rimborsare . . . . 61.040 151.355

Amministrazione del fondo per il Culto 12.721 8.827

Altre am m inistrazioni... 42.766 52.738

Obbligazioni dell’Asse Ecclesiastico

Deficenze di Cassa a carico dei contabili del — 2

Tesoro . ... 1.933

D i v e r s i ... 28.899

Totale dei crediti 215.533 335.007

Eccedenza dei debiti sui crediti . 563.293 276.958

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La eccedenza dei debiti sui crediti al 30 novem­ bre 1899 era di milioni 276, e al 30 giugno di mi­ lioni 563. Il totale dell’ attivo del Tesoro formato dal fondo di cassa e dai crediti, risulta al 30 novem­ bre di milioni 551.8 contro 528.2 alla chiusura del- 1’ esercizio.

I debiti di Tesoreria ammontavano alla fine di j novembre a 611.9 milioni contro 778.8 alla chiusura d’ esercizio. Vi è quindi una eccedenza delle passi­ vità del Tesoro per 60.1 milioni alla fine di novembre, contro 250.6 al 30 giugno, ossia una differenza at­ tiva di 190.4 milioni.

G l’ incassi per conto di bilancio che ammontarono nel novembre 1899 a milioni 114.8 (comprese le par­ tite di giro) si dividono nel seguente modo :

INCASSI M e se di nov em. 1 8 9 9 N 85 «NOS 3 2 <D —• £ g

fi

Da l lo luglio 18 99 a l 3 0 n ove m. 1 89 9 Differ enz a nel 1 8 9 9

migliaia migliaia migliaia migliaia

ili lire di lire di lire di lire

14,301 + 861 48,689 + 3,230 189 + 49 t’ 5,237 - 915 5,297 + 2,944 72,378 + 3,868 15.501 - 132 82,026-4- 394 • 2,104 + OO OO + 414 57 - 29 3Ó3+ 5,985 11,817 + 6.046 27,134 '+■ 1,102 19,18.4 — 1,516 91,174 47 Entrata ordinaria Entrate effettive :

Redditi patrimoniali dello Stato...L. Imposta sui fondi rustici e sui fabbricati ... imposta sui redditi di ric­

chezza mobile... Tasse in amministraz. del

Ministero delle Finanze. Tassa sul prodotto del mo­ vimento a grande e pic­ cola vel. sulle ferrovie.. Diritti delle Legaz. e dei Consolati all’ estero.... Tassa sulla fabbricazione degli spiriti, birra, ecc.. Dogane e diritti marittimi Dazi interni di consumo

esclusi quelli di Napoli e di Roma... Dazio consumo di Napoli. Dazio consumo di Rom a. Tabacchi... S a li... Lotto... Poste... Telegrafi... Servizi diversi ... Rimborsi e concorsi nelle

spese... Entrate diverse... Partite di g iro... Totale generale.... 4,163 1,337 1,612 15,908 6.270 5,667 4,916 1,155 2,117 54 43 136' 17| 154! 2,039; 130, 93, 2511 20,980 — 5 ,3 4 7 - 6,503 + 81,394j-P 30,4314- 2 4 .4 5 6 - 24,5394- 5,9414- 9,820 '

Tot. Entrata ordinaria. L. Entrata straordinaria Categ. I . Entrate effett.:\

> II. Costr. str. fer.\

» III. Movimento Capitali. . . . 47 94 195 1,036 343 2,787 1,195 68 1,112 1,125 1,039- 112133' 8,300— 392 7,221 — 6,577 | 113,769 + 10,653 621,097-+- 7,946 158,4 12,9 H- 2,0373 1,172.5— 2,112 476,4 + 276 1 732.3— 651 ! 6 ,1 8 8 .1 - 5,852 : 903,6 — 2,685 7,837.0 — 7,688 204,0— 237 13,409 — 2,293 114,877.6 4- 7,730 6 4 2 ,3 - 3,035 ---- -- -1--- 1

I pagamenti effettuati poi dal Tesoro per le spese di Bilancio nel mese di settembre risultano dal se­ guente prospetto :

Pagamenti

Dal

Mese N O» lo Luglio

di § OO a tutto

Novemb. io Novemb.

1899

fi w

1899

Ministero del Tesoro Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. delle finanze.. . . di grazia e giust. degli affari esteri dell’ istruz pubb. dell’ interno... dei lavori pubbl. delle poste e tei della guerra . . . . della m arina.... delia agric. ind. e commercio

Totale pagamenti... Differenza^ pasiva*. Totale come contro.

migliaia di lire 4,719 15,377 3,395 1,369 3,300 5,020 5,054 migliaia di lire I- 233 +- 1,553 1- 107 4- 341 + 91 - 125 - 1,217 589 migliaia di lire 56,978 migliaia di lire ! — 2,166 74Ì772;— 3,343 16,739,-t- 306 5,968 — 505 18,178 + 303 33,454|+ 2,681 39,633- 1,580 ',362 21,179 9,510 1,086 — 773 + 779 — 9 121,874 52,328 5,107 _ 30 + 3,753 + 203 75,734 + 1,571 451,907 444 — — 2 + 1 75,734 + 1,571 451,909¡+ 4,446 39.142 + 6,159 190,434 6,482 114,877 + 7,730 642,344 - 2,035

L ’ imposta dovuta dalla Cassa Depositi e Prestiti e dalle Casse Postali di Risparmio per seconda rata 1899, fu versata in novembre, mentre nell’ esercizio passato tale versamento ebbe luogo in ottobre ; ciò spiega 1’ aumento nell’ imposta di ricchezza mobile.

L ’aumento nelle tasse di fabbricazione è dovuto principalmente alla fabbricazione di zucchero in­

digeno.

La diminuzione nelle dogane dipende da minori sdaziamenti di zuccheri.

L ’aumento nel lotto da maggiori regolarizzazioni di vincite.

Nell’anno decorso si riscosse la I I a ed ultima rata della quota spettante al Tesoro sugli utili netti delle Casse Postali di risparmio accertate al 31 dicembre 1896 e relativi interessi ; questo spiega l’ aumento nelle entrate diverse.

Mercato monetario e Banche di emissione

Nella settimana decorsa il saggio dello sconto sul mercato libero inglese si è tenuto sempre sopra il livello del saggio minimo ufficiale, e tuttavia la Banca non ha alzato il suo saggio. Questo si spiega certo col fatto che la Banca è riuscita ad avere oro da più parti : 132.000 sterline dalla Germania, 709,000 dall’America e altre somme potè acquistare, mentre i ritiri am­ montarono solo a 150,000 sterline per l ’America del Sud. Però i bisogni dell’ interno sono stati piuttosto notevoli, e pertanto l ’ incasso è aumentato di sole 46.000 sterline, e la riserva di 511,000 sterline. È da credere che per ora lo sconto ufficiale a Londra ri­ marrà al 6 per cento minimo; s’ intende che può es­ sere e viene superato ogni qualvolta la Banca creda di doverlo fare.

A Nuova Y ork il cambio è a 4.88 circa, e quindi sono possibili le esportazioni ; il prezzo del danaro è assai oscillante e con tendenza all’ aumento.

A Parigi lo sconto rimane intorno al 4 per cento; la Banca di Francia al 28 dicembre aveva l’ incasso di 3030 milioni in diminuzione di 12 milioni, il por­ tafoglio era aumentato di 150 milioni, la circolazione era aumentata di 59 milioni, i depositi privati di 51 milioni e mezzo.

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