SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXYI - Voi. XXX
Domenica 3 Dicembre 1809
N. 1335
A proposito dell’esposizione finanziaria
Ormai l’esposizione finanziaria fatta alla Ca
mera il 28 u. s. dall’ on. Boselli ha avuto lo
stesso giudizio del discorso della Corona: è un
mediocre documento degno dei tempi mediocri.
Siamo ancora al disavanzo, od almeno non
abbiamo ancora ottenuto quell’ equilibrio sta
bile e solido che l’on. Sonnino ci prometteva
assicurato fino dal 1894; continuiamo nella
ipocrisia di annunciare economie già conse
guite e da conseguirsi, mentre le spese au
mentano nel loro complesso; - approfittiamo
di condizioni inattese per aumentare i tributi,
sempre dichiarando che non vogliamo maggiori
sacrifizi dai contribuenti; — ci dichiariamo im
potenti a mantenere impegni solennemente as
sunti, mentre consacriamo i mezzi di cui
disponiamo a impegni nuovi; — facciamo dei
debiti nuovi dichiarando con tratta serietà che
sono anticipazioni.
Per questo non dividiamo affatto la opinione
di coloro che hanno giudicata la esposizione
finanziaria dell’on. Boselli come un documento
onesto ; sarà tale, anzi lo sarà forse di più a
paragone di altri documenti consimili, ma
per chi vuole dire la verità vera, non può
essere meno chiaro che si continua nel si
stema di ingannare sè stessi per ingannare
gli altri, sia pure con tutta la buona fede.
Cosi fon. Boselli parla di economìe, ma poi
aggiunge che queste economie negli ultimi
quattro anni furono superate dalla eccedenza
delle spese di 6, di 10 di 18 milioni negli ul
timi esercizi. Per cui si continua nei sistema
assolutamente condannabile di una spesa sem
pre crescente, di fronte al quale sistema non
suona certamente come franca parola il para
grafo ornai sterotipato in quasi tutte le esposi
zioni finanziarie, nel quale s’invocava il freno
alle spese; - lo stesso on. Boselli per l’eser
cizio prossimo non soltanto propone nuove
maggiori spese militari e per i lavori pubblici,
ma ipoteca con una operazione di nuovo ge
nere le economie future per molti esercizi. E
vorremmo che questo ‘'atto, ormai divenuto con
suetudine, di aumentare la spesa per ogni eser
cizio, al dj là delle economie conseguite, ser
visse di meditazione a coloro che, come il
Corriere della Sera, si sono convertiti alla
teoria di non volere riforme tributarie se non
quando si avranno avanzi di bilancio.
Intanto notiamo che nell’esercizio 1898-99
le spese effettive sono salite a 1614 milioni,
cioè 24.9 milioni più del previsto e la diffe
renza si ridusse a 19 milioni, perché si fecero
7.9 milioni di economie.
Qualcuno certamente ci, risponderà, come
altra volta si fece in un comunicato del Mini
stero del Tesoro alla Tribuna, che le maggiori
spese sono tutte giustificate ; e si comprende che
non è questa la questione ; noi ripetiamo quello
che tante volte abbiamo dimostrato; lo Stato è
venuto a costare in dieci anni circa 250 milioni
di più l’anno, e non risulta che sia del pari
aumentata la utilità delle sue funzioni.
E non solo T ultimo esercizio consacra il
sistema degli aumenti della spesa, ma anche
per l’esercizio in corso il Ministro del Tesoro
ci dice : « gli aumenti di spesa compresi nelle
« variazioni che ebbi T onore di proporre al
« Parlamento nei bilanci sono in parte olimi-
« nati da altrettante economie. Ma in defìni-
« tiro ne risulta un maggiore carico di circa,
« 9 milioni. »
E per l’esercizio 1900-1901 lo stesso on. Bo
selli ci dice che le nuove leggi « porteranno
«nell'esercizio venturo il maggiore aggravio
« di circa 19 milioni. »
E la conseguenza di questo condannabile si
stema nel quale, mentre si parla di por freno
alle spese, se ne aumenta la entità, — é un
nuovo aggravio che si impone ai contribuenti
sequestrando a favore del Tesoro il vantaggio
che potevano conseguire da una nuova forma
di produzione dello zucchero: - è uno strappo
che si fa alla autorità della legge dichiarando
che lo Stato, mentre aumenta per altri titoli
la propria spesa, é nella impossibilità di man
tenere per i dieci anni stabiliti gli impegni per
la marina mercantile, che derivavano dalla so
lennità di una legge.
E’ vero, non mancano nella esposizione fi
nanziaria nè le promesse di limitare le pen
sioni, nè quelle di iniziare la riforma tribu
taria, ma chi può credere in queste promesse
quando si ricorda quante volte furono senza
successo ripetute?
770
L’ ECONOMISTA
3 dicembre 1899
Piuttosto lo Stato si proponga, non diremo dì
agevolarne lo sviluppo, che sarebbe troppo
chiedere, ma di non ostacolare il libero svol
gimento delle forze del paese con mire sovei’-
chiamente unilaterali. L’ esperienza del pas
sato, se conduce a non approvare molti atti
compiuti e meno ancora a credere alle pro
messe che si fanno, consiglia però di suggerire
al Governo a non venir meno ad alcuni punti
fondamentali: limitare la spesa; non tormen
tare ulteriormente i contribuenti.
SULU U M ID I DEL 4 "|„ IETTO IL S „f « 0
Quando nel fascicolo 1329 dell’ Economista
abbiamo rìpresentata la proposta di sostituire
nella occasione del cambio decennale dei titoli
di
r e n d ita4 per cento netto a quelli 5 per
cento lordo, era nostro convincimento che tutti
in Italia fossero persuasi della giustizia, della
utilità o della convenienza di liberare il de
bito pubblico dalla imposta.
Già in altra occasione abbiamo dimostrato
che coll’ articolo 3 della legge 1861 si inten
deva di promettere nel modo più solenne che
il debito pubblico iscritto nel Gran libro non sa
rebbe stato assoggettato a nessuna imposta spe
ciale, e si sottintendeva che a fortiori dovesse
essere esente da imposte generali. I verbali delle
adunanze della Camera contenenti la discus
sione di quell’ articolo della legge organica del
debito pubblico, stanno a far fede che quello
era l’ intendimento del Governo e del Parla
mento di allora. Il fatto stesso della timidezza
colla quale la imposta sui redditi di ricchezza
mobile venne estesa al debito pubblico, pro
va che il paese sentiva di dover piegare alle
gravi necessità della finanza compiendo però
un atto di violenza che era in contraddizione
colle promesse fatte e colle intenzioni avute.
Come abbiamo più volte ricordato, lo stesso
on. Sonnino, che tra gli uomini di finanza è
stato il più audace nei suoi provvedimenti,
non ha esitato di giudicare severamente que
sta mancanza di fede, per quanto riconoscesse
che le circostanze potevano averla suggerita
come una inevitabile necessità. Alcuni anzi
affermano che la creazione del 4 per cento
netto fatta nel 1894 dall’on. Sonnino fosse il
principio di tutto un piano per mezzo del quale
l’ex-Ministro pensava di trasformare dal lordo
in netto tutto il consolidato italiano.
Su tale proposito 1’ on Sonnino non ha ul
teriormente manifestato il proprio pensiero,
sebbene egli sia, più degli altri, in contrav
venzione colla legge del 1861 perchè, portando
al 20 per cento la aliquota della imposta per
i soli titoli dello Stato o garantiti dallo Stato,
viene ad aver applicata una imposta speciale,
esplicitamente non ammessa dalla legge pre
cedente, ciò che i suoi predecessori non ave
vano per anco osato di fare.
I lettori possono quindi immaginare la no
stra meraviglia per la accoglienza che da più
parti venne fatta alla riproduzione della nostra
proposta. Che si potesse discutere sulla utilità,
sulla convenienza, sulla opportunità della so
stituzione era, naturalmente, cosa da aspettarsi,
ma che sorgessero tante voci a negare la giu
stizia e la utilità morale di togliere la famosa
macchia, non ce lo aspettavamo veramente;
e quindi la polemica sorta ci porta a discor
rere di un punto, sul quale credevamo che
tutti fossero d’ accordo.
Abbiamo pubblicato nel n. 1333 del 19 no
vembre p. p., una lettera del Sig. Y. R. che
tratta la questione da un punto di vista cosi
elevato ed importante che, sebbene persistiamo
a crederlo nell’errore, non possiamo a meno
di riesaminare a fondo F argomento.
Però vogliamo prima ancora far presente al
Corriere della Sera che la sostituzione da noi
vagheggiata, mirava non ad escludere, ma anzi
a facilitare la eventuale conversione libera del
consolidato 5 per cento in un consolidato ad
interesse minore. La conversione sarà sempre
resa difficile dalla entità del consolidato 5 per
cento che è grande, sia assolutamente conside
rata, sia in relazione alla potenzialità dell' Italia.
La sostituzione nella occasione del cambio de
cennale poteva dar modo di dividere in due o
più serie il consolidato 5 per cento agevo
lando la conversione a suo tempo di una serie
per volta. Noi stessi, parlando della rendita
nominativa esistente, abbiamo indicato un me
todo per operare la divisione o la distinzione,
ma evidentemente i metodi per raggiungere
tale scopo possono essere diversi.
Ma più strana è la osservazione che fa il
Commercio di Milano avvertendo che il 4 per
cento non è già stato creato esente da impo
sta. presente o futura, ma esente da ritenuta
presente o futura. Confessiamo che a noi pa
reva fosse negli intendimenti dell’on. Sonnino,
creando il 4 per cento netto, di metterlo sul
mercato colla clausola che fosse netto da im
posta, e che la distinzione che il Commercio
vuol fare avvertendo che la legge dice esente
da ritenuta non ci dà modo di osservare an
cora bene l’effetto della differenza. Se il Com
mercio allude ad una possibile imposta glo
bale, va da sè che il reddito del debito avrà
la stessa sorte di tutti gli altri redditi e con
correrà con indizi od altro a determinare l’im-
ponibilè di detta imposta. Ma se si intende
che colla dizione delia legge sia possibile che
lo Stato abbia a riscuotere una imposta per
centuale sugli interessi, a noi ciò pare inconce
pibile e non vediamo altro mezzo che uno
assurdo per evitare la ritenuta ; che cioè lo
Stato si faccia pagare dal portatore una im
posta prima di pagare ad esso gli interessi,
Così non sarebbe letteralmente una ritenuta,
ma una vera e propria imposta non esclusa
dalla dizione della legge.
Ma a simile contorcimento dello spirito delle
! leggi è proprio detto che si debba arrivare ?
LA RIFORMA DEI TRIBUTI LOCALI1'
X X .
L ’ imposta che anche in passato avrebbe dovuto essere soltanto complementare dei tributi diretti è divenuta invece una delle colonne principali del si stema tributario locale. Soltanto dal 1882 l’ aumento del dazio consumo rispetto al 1897 fu del 50.8 per cento, essendo salito da milioni 101,4 a milioni 157.4 Questo fatto non depone certo a favore delle classi dirigenti, le quali nei maggiori centri hanno vera mente abusato del dazio consumo e solo ora comin ciano a darsi pensiero degli abusi e a sentire la urgente necessita di provvedere alla loro elimina zione. Già si è accennato ai difetti propri di questa forma di imposizione e al concetto del Conigliani che vorrebbe ridurre il dazio consumo, ma non sopprimerlo. L* egregio scrittore muove dall' idea che le imposte reali e personali non estendendosi ai prodotti e ai redditi più piccoli conviene rico r rere alla tassazione indiretta, purché s’ intende non costituisca un carico enorme come T attuale e sia regolata nelle forme più convenienti e meno dan nosa. Di più, egli nota che la tassazione diretta sia perchè proporzionale nelle sue forme reali, sia per chè aperta alle evasioni nelle forme personali, riesce difficilmente a portare un giusto carico sulla r ic chezza mobiliare, specialmente improduttiva, e sui redditi personali e ciò tanto più quanto più quella ricchezza e questi redditi si accumulano in somme ingenti nelle mani di uno stesso possessore. A questi difetti, potrebbe portar da sé rimedio la tassazione di retta personale, la poca coscienza politica se anche nelle classi economicamente più forti, non ne ren desse spesso insufficiente e imperfetta la pratica attuazione. Perciò, a suo avviso, sorge la necessità di un ulteriore istituto tributario, che più severo nella riscossione, riporti nuovo carico là dove quei maggiori redditi e quella ricchezza mobiliare in copia più abbondante si raccolgono, cioè nei centri urbani maggiori. Due istituti tributari, adunque, avrebbe la tassazione indiretta: le imposte su generi di consumo generale mediatamente riscosse nell’ atto della loro produzione e i dazi all’ introduzione di generi vari di consumo nei centri urbani maggiori.
Per colpire in tutti i Comuni anche le classi meno abbienti, il Conigliani vorrebbe rivolgere la tassazione solo a uno o due larghi tipi di consumo e precisamente sul vino e sulla carne. E per dare alla tassazione indiretta il compito di integrare le imposte dirette là dove sia necessario cioè nei grandi centri urbani (comuni di 1“ e di 2“ classe, ossia con popolazione accentrata superiore ai 20,000 abi tanti) egli ammette che si conservi l’ attuale sistema delle barriere comunali, escludendo però dai prodotti tassati le materie prime delle industrie esercitate entro la cinta daziaria, i generi di consumo più ne- • cessari e fissando i massimi delle tariffe in una percentuale, per ogni categoria identica, del valore delle merci.
Pur riconoscendo gli sforzi del prof. Conigliani per correggere I’ attuale tassazione indiretta, su que sto punto non possiamo essere completamente d’ac
cordo con lui. Anche ammettendo la necessità di una tassazione indiretta, non è detto che si debba ricorrere al dazio consumo come forma migliore di imposta. Ed egli stesso con la proposta di applicare sul vino e suile carni una imposta mostra di cre dere che ancbe^ all’ infuori del dazio consumo possa applicarsi e svolgersi con retti criteri la tassazione indiretta. Per quanto quei due consumi non sieno di regola voluttuari o di lusso, ed anzi quello della carne meriti di essere favorito, invece d ife n d e rlo più costoso, pure nelle condizioni della finanza lo cale italiana possono essere colpiti senza danni no tevoli se il tributo re'alivo si mantiene moderato. Ad una riforma cosiffatta, ilice il Conigliani, non manca certo quell’ appoggio esterno che deriva dalle esperienze felici di istituti consimili e dall’ opinione favorevole dei competenti. L ’ imposta sulla macella zione delle carni fa parte già dell’ attuale sistema, sebbene sia in esso nulla più che un accessorio del dazio e sia limitata troppo e nell’ attuazione sua e nelle tariffe; quella sulla produzione del vino è applicata in molti Stati all’ estero ed era stata pro gettata in Italia dallo Scialoia fin dal 1866, e, seb bene in diversa forma, anche dal Minghetti nel 1875. Osserviamo che nella stessa Germania, si trovano in alcune città, imposte di consumo certo assai m iti, che colpiscono vari prodotti, come generi alimentari, bevande, combustibili, materie illuminanti, materiali da costruzione. A Berlino ad esempio nel 1896-97 la carne e i grassi rendevano 1,705,090 marchi, la selvaggina 179,604, la birra 105,279, lo spirito 75,330 marchi. Il vino a Karlsruhe rendeva quasi 40,000 marchi e a Freiburg i. B. 32,717; ma nelle città dell’Alzazia Lorena era molto più produttivo: 335,454 marchi a Strasburgo, 273,696 a Miihlhausen, 129,219 a Metz, ecc. Come lo è la birra in Germania po trebbe essere tassato il vino da noi; sebbene le difficoltà pratiche siano differenti e di gran lunga maggiori pel vino. Ecco, perchè meglio si veda la parte che hanno le imposte di consumo nelle città principali della Germania, i dati relativi alle loro riscossioni, in confronto con quelli del gettito com plessivo delle imposte nel 1896-97 *) :
C ITT À POPOLAZIONE Prodotto delle imposte di consumo A m m ontare totale delle imposte com unali m archi m arehi A cquisgrana . . 111,070 739,646 2,779,476 A ugsburg 82,010 600, ( 26 1, 705,3 V3 Barm en • 128,020 79,654 2,954.479 B erlino. . 1,085,304 705,051 47,263,218 Bochum . 54,620 37,967 924,763 B reslau . 375.507 2,163,020 9,862,524 Cassel. 81,830 538.421 2 219,885 C hem nitz 161,030 107,065 3,934,365 D arm stadt . 64 320 560,709 1,849 379 D resden . 337,210 1,834,691 8,708 424 D üsseldorf . , 17-,300 160.674 4,665,834 D uisburg. 71,010 46,362 1,361.452 E lberfeld. 140.380 119,271 3,751,673 E rfu rt 78,120 78,654 1,400,864 Essen . . . . 98 230 80,063 2,426,769 F ra n k fu rt a. M. 231. (¡70 90, 559 9,557,949 F ra n k fu rt a. 0. 60,360 33,015 929,317 F reib u rg . . 53,200 250,759 939, 168 Görlitz . . 70,710 38,113 989,120 H alle a. S. . 116,740 103,437 2,413,463 H an n o v er . . 212,400 206,451 4,407,431 K arlsruhe . . 84,240 342,287 1,337,728
j) Dallo Statistisches Jahrbuch Deutscher Städte, edito da M. Ne e f e ; 7m» a n n a ta ; Breslau 1898,
772
L’ ECONOMISTA
3 dicembre 1899
C ITTÄ p o m tz io sa Prodotto delle imposte d i consumo A m m ontare totale delle imposte com unali Köln a. Rh.. 324.330 338- 208 7,646,643 K önigsberg i P. 172,180 601,477 3,880,189 M agdeburg . . . 213,360 182.903 4,5 5,576 77,360 534,726 2,434,324 M e t z ... 59,840 ■1,024,534 1,139.757 M ühlhausen i. E . . 83,450 1,624,124 2,056,023 M ünchen 408,400 2,277,933 9,044,207 N ürnberg 163,050 898,362 3,108,182 P lau en . . . . 55,200 43 251 1,049,067 Po s e n . . . 73,539 344.355 1.514.643 Potsdam . . . . 58,780 390,516 1,371,148 Spandau . . . 56,030 42,232 792.234 S trassb u rg i. E . . 136,580 2 834 055 3,8 ■1,151 S tu ttg art. . . . 159,810 1,145,139 4,980,624 W iesbaden . . . 74,870 645,380 2,711,116Da questi «iati può vedersi che se in parecchie città della Germania le imposte sui consumi non mancano hanno però una importanza secondaria, ec cetto per alcune grandi città dell’ Alsazia e Lorena. Ma ciò che interessa notare è che quelle imposte di consumo sono applicate senza ricorrere al sistema del comune chiuso. E pur non ritenendo possibile pei comuni italiani di tenere la tassazione indi retta sui consumi entro lim iti paragonabili a quelli che si riscontrano nelle città germaniche pensiamo che il metodo di riscossione mediante dazi alla in troduzione vada abbandonalo. La riforma fondamen tale nei riguardi del dazio consumo, secondo noi è duplice: togliere i dazi sui generi alimentari di uso generale e popolare e in pari tempo togliere la bar riera daziaria che è cagione di tanti danni e di spese gravose di riscossione. Accettiamo quindi il concetto di colpire il vino e le carni, purché sieno esenti gli altri consumi necessari. Quanto alla tas sazione di altri prodotti come le bevande spiritose, i materiali da costruzione, ecc. crediamo che si debba ricorrere, ogni qualvolta ciò sia possibile, a im poste di fabbricazione, oppure ad altri metodi di tassazione. Per citare un esempio la imposta sui materiali da costruzione può essere applicata fai-endo pagare alle costruzioni nuove un tanto a metro quadrato e per piano e ai fabbricati esistenti una imposta sensibilmente minore pure per metro qua drato e per piano in correspettivo del materiale im piegato per le riparazioni. E le strade o i fabbricati stessi potrebbero essere classificati in ragione della loro importanza. Nè escludiamo che altri metodi di applicazione de! tributo si possano escogitare. Quello che è certo è il fatto della nessuna convenienza finanziaria di mantenere l’ attuale sistema dei Co muni chiusi per applicare soltanto una parte dei dazi d’ introduzione ora in vigore ; le spese di r i scossione che già costituiscono una percentuale ele vata, diverrebbero eccessivamente alte in paragone del gettito della imposta.
Di ciò devono convincersi coloro che, al pari del prof. Conigliani, pensano di poter conservare pei cen tri maggiori la barriera del dazio dopo avere inte grato il sistema delle imposte dirette reali, applicata {’ imposta personale sul reddito e ridotto nella esten sione e nella misura il dazio consumo, ciò assolu tamente sarebbe insopportabile e apparirebbe ingiu stificato. Nè i maggiori aggravi che, per la loro incidenza diretta immediata o per la ripercussione
loro, verrebbero a sentire i contribuenti potrebbero , trovare il consenso della pubblica opinione, quando non riuscissero a liberare il comune dalla dogana interna. L ’abolizione di questa medievale e vessatoria barriera s’ impone più che mai ai grandi centri che vanno continuamente espandendosi e per ciò stesso presentano l’anormalità di una popolazione densissima e numerosa duramente colpita dal dazio consumo e di una popolazione meno fitta trattata più beni gnamente, e non senza stridenti ingiustizie tributarie, colle tasse di minuta vendita. Tutto ciò va elim i
nalo, se non si vuole perpetuare una condizione t r i butaria che è la negazione più evidente della pere- quazioue nella distribuzione della imposta.
Il Conigliani, a vero dire, vuole che la tassazione indiretta sui consumi sia organizzata in modo che possa servire, quando gli enti locali non possano o vogliano farne a meno, di sostitutivo o di comple mento alla tassazione diretta e personale del reddito; e precisamente di sostitutivo a quella nei Comuni rurali e nei centri minori, di complemento nei centri urbani maggiori. 1 problemi inerenti alla tassazione indiretta dei consumi debbono quindi risolversi sem pre nel senso di dare a quella oggetti, misura e forme di riscossione tali, che ne avvicinino, per quanto è possibile, gli effetti d'incidenza a quelli della tassa zione diretta sul reddito. Ma se con ciò egli limita e subordina a date condizioni l’ uso della tassazione indiretta, non viene però a sopprimere completa mente il metodo di applicazione ormai condannato dalla scienza e dalla coscienza pubblica, cioè il dazio consumo, e questo ci pare il punto più debole della riforma che egli ha tracciata e che ha studiata con cura veramente grande.
SOCIETÀ ITALIANA
per le Strade Ferrate del Mediterraneo
Relazione del Consiglio d’Amministrazlone.
La Relazione, con acconce parole, incomin
cia a parlare delle discussioni del comm. Matteo
Massa, del successore comm. ing. Oliva, del
nuovo vicedirettore L. T. di Kossuth.
Il comm. Luigi Cavallini, in seguito alla sua
nomina a vicedirettore generale della Bauca
d’Italia, ha dato le dimissioni da Amministra
tore della Società.
Sul fabbisogno per lavori e provviste. —
La Relazione narra delle grandi difficoltà per
avere i fondi necessari per riparazioni, lavori
e provviste.
Per buona sorte il Ministero, all’ultimo, come
è noto, addivenne ad una operazione finan
ziaria per conciliare il soddisfacimento, ormai
riconosciuto indispensabile, delle domande delle
Società colle esigenze del bilancio dello Stato.
accordate le rinnovaziogi
quelli che veni
vano a scadere ; il che giovò a diminuire le
difficoltà contro le quali dottavamo.
Gli stessi concetti furono di guida al Go
verno nell’esame delle proposte della Mediter
ranea relative all’ aumento di dotazione di
materiale rotabile ; cosi si giunse a studiare
Faccennata operazione finanziaria. Tale ope
razione fu in fatti conclusa per la somma di
21 milioni, e con essa non solo si è provve
duto ai bisogni presenti, ma, in ^qualche mi
sura, anche a quelli avvenire. E bensì vero
che dai patti stipulati deriva alla Società un
onere non indifferente cui non era tenuta, ma
si credette conveniente di assumerlo per mo
strare al Governo ed al commercio la arren
devolezza della Società ed il desiderio di ri
muovere una causa si importante di irregolare
servizio.
Oggi poi è a sperare, in seguito a trattative
in corso, di essere avviati a nuovi accordi che
permetteranno alla Mediterranea di accelerare
l’aumento del materiale rotabile.
Il Ministero dei lavori pubblici ha poi cre
duto di autorizzare, in vista dell’ urgenza, gli
appalti di materiale rotabile, e, per quanto ri
guarda i lavori sulle linee, volendo dimostrare
la serietà dei suoi propositi perchè si esca dalle
distrette nelle quali ci dibattiamo da qualche
anno, ha, in base agli elementi fornitigli dalla
Società, già assentato un elenco di lavori ur
genti per un importo di L. 10,800,000 da ese
guirsi nel biennio 1899-1901. Tale elenco in
vero non contempla alcune proposte pure di
vitale interesse per il servizio e già da tempo
avanzate, ma si confida che il Governo si ar
renderà alle nostre insistenze e verrà succes
sivamente approvandola.
La Relazione della R. Commissione d’in-
chiesla sui rapporti fra le Società ferroviarie
ed il loro personale fu resa pubblica. La mag
gioranza di essa Commissione avendo inter
pretato importanti disposizioni contrariamente
al senso che nella stipulazione del contratto
erasi loro attribuito dalle parti, e che aveva
riconosciuto eziandio l’Autorità giudiziaria in
numerosi giudicati, le sue conclusioni suonano
severo biasimo all’operato delle Società, ed i
suoi desiderati non sono ispirati certo — dice
la Relazione — a sentimenti di imparzialità e
di pacificazione.
Fu resa di pubblica ragione, senza che fos
sero accolte le giuste istanze delle Società in
tese ad otténere che le conclusioni di quella
Commissione apparissero insieme alle osser
vazioni e rettifiche che le Società stesse po
tevano opporre. Anzi il Governo avendo cre
duto di non poter dispensarsi dal sentire le
Società, lasciò loro soli 25 giorni per le os
servazioni, termine assolutamente insufficiente
onde le Società dovettero limitarsi alla con
futazione delle accuse più gravi.
La Mediterranea è lieta che il suo modo ffi
vedere sul voto della maggioranza della Com
missione sia condiviso dalla minoranza di essa
Oli Istituii di Previdenza per il personale
ferroviario. — I passi fatti dalla questione
sono motivo di preoccupazione. Il Governo,
senza curarsi di domandare l’assenso della So
cietà, ha creduto di poter variare la portata
dei patti contrattuali, di risolvere punti con
troversi, di accollare alle Società responsabilità,
in piena discussione del relativo progetto alla
Camera, onde costrinse le Società stesse ad
avanzare una petizione al Senato per segnalare
le disposizioni lesive dei loro diritti, nascenti
dal contratto, e indurlo a modificarle.
Il progetto di legge sui ritardi dei treni. —
Nè minori preoccupazioni destano altri recenti
progetti di legge.
Mentre infatti la Corte di Cassazione rico
nosceva non avere natura penale, ma bensì
contrattuale le multe comminate pei ritardi
dei treni, il Governo ha presentato un pro
getto di legge per fare risultare penali e per
chiamarne à rispondere personalmente i Di
rettori Generali.
Noi comprendiamo l’ alto interesse che il
pubblico ha in questa parte del servizio, e
certo sarebbe desiderabile di poterla migliorare
al punto di sollevare le minori lagnanze. E’
però nostra convinzione che inutilmente si
cerca di provvedere a ciò con rigori penali,
perchè le vere cause dei ritardi vanno ancora
ricercate in quella insufficiente potenzialità
delle nostre linee e dei nostri impianti che
era già lamentata nel 1889 dalla Commissione
governativa, creata appunto per Tesarne delle
cause dei ritardi dei treni, insufficienza che
purtroppo ancora sussiste. »
Il Consiglio delle Tariffe. — Cosi pure, ve
nuto il momento di presentare al Parlamento,
perchè fosse convertito in legge, il R. decreto
che organizza il Consiglio delle Tariffe, il Go
verno ne prendeva occasione per modificarlo,
introducendovi disposizioni in for?a delle quali
per certe dispute di non lieve interesse e che
implicano T interpretazione delle Convenzioni
e delle Tariffe, le Società nei rapporti collo
Stato sarebbero state sottratte al giudizio del
Collegio Arbitrale stabilito contrattualmente, e
nei rapporti col pubblico sarebbero state sot
tratte ai Tribunali ordinari per essere sotto
poste ad una giurisdizione speciale di nuova
creazione.
Il trasporto gratuito degli emigranti. —
Anche in un progetto di legge relativo alla
emigrazione il Governo, senza tener conto dei
prezzi di tariffa assai ridotti già fissati d’ac
cordo, imponeva alle Società il trasporto gra
tuito degli emigranti. E perchè le Società si
lagnarono di non essere neppure state inter
pellate, fu loro in un atto parlamentare mosso
acre rimprovero.
Però in questi ultimi giorni il Ministero dei
LL. PP. ha chiesto il consenso a questo tra
sporto gratuito, desiderato dal Ministero degli
Esteri. Constatando con piacere che si sia cosi
reso omaggio al patto contrattuale, la Società
ha aderito.
774
L’ ECONOMISTA
3 dicembre 1899
L’ ESERCIZIO 1898-99.
due vetture automotrici, sulla Milano-Monza;
trattasi di un esperimento che si segue con
attenzione.
Fu inoltre studiata l’applicazione del sistema I
a conduttura elettrica mediante la terza rotaia
alle linee Milano-Gallarate-Varese e Napoli- j
Castellamare, e i relativi progetti furono già
presentati all’ approvazione governativa. Si
conta, fra breve, di rassegnare altro simile
progetto per la Roma-Frascati.
Il Governo, per la legge 1896 sulle tramvie
a trazione meccanica e sulle ferrovie econo
miche, ha invitato le grandi Società a pre
sentare proposte al riguardo. E la Società ha
presentato un programma di massima la cui ap
plicazione è subordinata a disposizioni che si
attendono dal Governo.
L’innovazione si può riassumere in questo,
che da una parte il Governo consentirebbe
che si semplificassero i servizi permettendo
alle Società di realizzare dei risparmi _ sulle
spese di esercizio, e dall’altra le Società, ri
bassando le tariffe a profitto del pubblico, ac
quisterebbero quel traffico che ora sfugge per- |
ché non è possibile se non a condizione di |
basse tariffe. Si anderebbe così ad instaurare
un regime economico basato su concetti sem
plici e razionali.
Per il Porto di Genova. — E noto il pro
getto d’iniziativa parlamentare, per la costi
tuzione di un ente incaricato dell’amministra
zione del porto di Genova. La proposta fu ac
colta dalla Società con favore.
Il disastro dei Giovi diede luogo — dice la
relazione — ad una complessa istruttoria pe
nale. Tosto all’ indomani del doloroso evento,
la Società, sebbene convinta di trovarsi davanti
ad uno di quei casi che, per quanto disgra
ziati, sono pur troppo nelle grandi industrie il
risultato di circostanze fatali, deliberò, per
sentimento d’umanità, di concorrere senz’ al
tro da parte sua a lenirne fin dove le fosse
possibile le tristi conseguenze.
Mentre conducevasi a termine questo còm-
pito, tra difficoltà e sacrifici notevoli, l’Auto
rità Giudiziaria prosciogliendo dalla accusa,
insieme con altri funzionari ed agenti, il comm.
Massa, mostrò destituite di fondamento le pre
venzioni che in lui parevano colpire lo stesso
organismo e il funzionamento della nostra So
cietà.
Gti accidenti ferroviari. — Anche nei pri
mordi del corrente esercizio dobbiamo deplo
rare qualche accidente che, sebbene meno
grave, commosse però non poco il pubblico, e
si capisce ; ma non si comprende che se ne
tolga pretesto per sollevare_ contro la Società
un nembo di recriminazioni, quasi che la si
curezza e la regolarità dell’esercizio siano per
fatto suo venute scemando.
Possiamo invece - dice la relazione - fran
camente constatare il miglioramento ottenuto
anche a questo riguardo, e basterà all’uopo un
semplice confronto coi dati relativi all Alta
Italia durante la gestione governativa.
(Se
guono le cifre statistiche a conforto della af
fermazione — cifre che riprodurremo con al
tre prossimemente).
La seconda parte della relazione è riservata
alle cifre.
La lunghezza della rete al primo luglio 1899
era di chilometri 5742, dei quali 4730 costi
tuenti la rete principale e 1012 la rete secon
daria.
Durante l’anno 1898-99 furono aperti all’e
sercizio i seguenti tronchi :
15 luglio 1898 : Ponte a Moriano-Borgo a
Mozzano, chilometri 10.
8 giugno 1899: Borgo a Mozzano-Bagni di
Lucca, chil. 4, e la lunghezza della rete crebbe
quindi di 14 chil., per cui al 30 giugno 1890
era di chil. 5756, dei quali 4730 appartenevano
alla rete principale e 1026 alla rete secondaria.
La percorrenza complessiva dei treni, rag
giunse nello scorso esercizio 32,486,735 chi
lometri.
Nei riguardi ai prodotti ed alle spese, risulta
che la rete principale fruttò L. 136,587,704; la
rete secondaria L. 5,513,019; la rete eserci
tata per conto della Società L. 1,620,133. In
complesso L. 143,720,856.
Fatto il confronto coll’esercizio dell’ anno
precedente si nota un aumento di 8,012,156.25
lire per le linee esercitate per conto del Go
verno e di L. 136,548.52 per quelle esercitate
per conto della Società.
Le spese dell’esercizio raggiunsero la somma
totale di L. 97,811,102.51 contro L. 93,736,059.30
che si sono avute nell’esercizio 1897-98^, e quin
di presentarono un aumento di L. 4,075,043.21.
Le cause di tale maggiore spesa si devono
attribuire per una gran parte (L.2,500,000 circa)
al rialzo del prezzo dei carboni in seguito al
noto sciopero di Carditi, e vi concorsero inol
tre l’aumento del traffico, le maggiori percor
renze dei treni, i lavori di manutenzione e la
onerosa riparazione del materiale rotabile sotto
posto ad un rapido logoramento per l’intensa
sua utilizzazione in causa della sua deficienza.
L’utile netto dell’ anno sale a L. 9,500,185.23
formato unicamente con proventi dell’esercizio
e se ne propone la distribuzione, a norma dello
Statuto, assegnando L. 25 per azione.
* * *
Riforme nel servizio commerciale. — Si è
anzitutto combattuto la concorrenza di altre
vie di trasporto; si migliorò la resa delle merci,
rendendola più pronta. Per il trasporto dei vini
si studiano nuove e più proficue tariffe.
Mercè i provvedimenti presi, il traffico dei
cereali da Genova alla Svizzera ha ripreso
notevole incremento, come pure il traffico delle
merci dalla Svizzera a Genova.
I miglioramenti nel servizio dei biglietti
sono noti.
Lavori cf assetto delle linee in esercizio. —
A Genova sono in corso i lavori della stazione
Brignole.
Simile provvedimento si sta studiando per
la grande galleria del Cenisio e per due altre
minori della linea Savona-Bra.
Il raddoppio del binario fra Busto e Galla
rate è già in attività: quelli fra Monza e Ca-
merlata e fra Roma Tuscolana ed il ponte sul
Tevere, presso S. Paolo, fra non molto po
tranno essere attivati.
Altri raddoppi di binari sono poi stati pro
posti, fra Torreberetti e Valenza, pel quale
c e l’occorrente stanziamento, fra Milano P.S.
e Milano P. R., e fra Rho e Busto.
I lavori per Milano. — Varii e di grande
importanza sono i lavori in corso ed in ¡studio
per le stazioni di Milano.
Citiamo: l’ampliamento, già assai avanzato,
del servizio delle merci a G. V., e i provve
dimenti allo studio per aumentare i binari per
deposito delle carrozze a Milano Centrale; i
lavori di ampliamento che si stanno eseguendo
a Milano P. S., mentre altri sono in corso di
approvazione, sempre nello scopo di soddi
sfare ai bisogni di quello scalo e di far fronte
alle diffidi condizioni della stazione merci di
Porta Garibaldi; l’aumento dei binari di ri
covero treni a Milano Porta Romana, in at
tesa che si possa provvedere al suo amplia
mento pel quale fu già elaborato il progetto.
II sottopassaggio per 1’ uscita dei viaggiatori
in stazione di Milano Centrale è stato attivato
" ed il pubblico ha assai apprezzato tale prov
vedimento.
E’ quindi desiderabile che eguale vantaggio
possa presto essere raggiunto anche dai viag
giatori in partenza, mediante la costruzione
di altro apposito sottopassaggio.
E’ in corso di costruzione il fabbricato sul
piazzale di detta stazione centrale, destinato
agli Uffici postali, che sgombreranno dai lo
cali ora occupati nel fabbricato Adaggiatori,
rendendo possibile una migliore sistemazione
dei servizi.
Molti altri lavori sono in corso.
Il traffico fra Genova e la Valle del Po
avendo ormai raggiunto limiti elevati, con ac
cenno a nuovi aumenti, occorreva pensare ad
accrescere la potenzialità dei valichi attuali
deh’Appennino ed a studiare altre linee.
Si è ritenuto quindi necessario di progettare
e raccomandare al Governo l’ applicazione
della trazione elettrica tanto alla vecchia linea
dei Giovi che alla succursale, e di iniziare
inoltre lo studio delle due nuove linee Genova-
Piacenza e Genova-Novi per Voltaggio e Gavi.
Le linee d'accesso al Sempione. — Con vi
gnale interessamento la Società si occupò delle
linee d’accesso al nuovo valico del Sempione,
per le quali si sono oramai condotti a termine
gli studi. Nel progetto, concretato coll’intento
di servire ampiamente gli interessi generali
del Paese, è fatta anche larga parte agli in
teressi locali.
All’ assemblea generale che ebbe luogo il 24
Novembre erano presenti 81 azionisti rappre
sentanti 105,864 azioni con diritto a voti 21,157.
La discussione fu breve.
L’ing. Cornetti chiese se la Società ha, nella
vicinanza della scadenza delle Convenzioni,
aveva pensato ai lavori di allacciamento al
Sempione.
Il Direttore, comm. Oliva disse che la que
stione è troppo importante perché essa non
sia già stata oggetto di studii anche recenti
da parte della Società, la quale non può certo
disinteressarsene, anche se il Governo si man-
! tiene ancora esitante a prendere una risolu
zione definitiva. Accennò alla necessità di ab
bandonare V attuale linea di Domodossola, ina-
i deguata al movimento che si aumenterebbe
coll’apertura del nuovo valico. Invitata dal Go
verno, la Società aveva presentato i suoi pro
getti per le due linee di collegamento colla
Lombardia e col Piemonte, facendo centro del
traffico internazionale Arona, il cui tratto per
Sesto Calende assicura un accorciamento di
1
32 chilometro. Le trattative pendono ancora
| col Governo, a cui offerse di fare le costru-
I zioni necessarie, ed è da augurarsi che esse
approdino ad una sollecita conclusione.
Il Presidente opinò che se l’Assemblea emet
teva un votola tale proposito, il Consiglio si
sentirebbe più confortato a proseguire nella
via ut cui si è posto di fronte al Governo.
L’ Assemblea votò all’ unanimità, in questo
senso, un ordine del giorno, esprimendo la sua
fiducia nell’opera del proprio Consiglio.
NOTE ED APPUNTI
Gli studi per la riforma del dazio consumo co munale a Firenze. — Dopo alcuni anni di sonnolenza il Consiglio comunale di Firenze pare si sia ridestato e si sia anche accorto che vi sono dei problemi im portanti di finanza e di economia pubblica da stu diare. Non vogliamo indagare se ciò dipende, come molti credono, dalle recenti elezioni amministrative, che hanno fatto entrare in Consiglio elementi gio vani e il cui programma si ispira a principi che Sono in contrasto con quelli che hanno prevalso finora nel l’amministrazione di questa città. Ma il fatto è che dopo la discussione del bilancio preventivo pel 1900 il Consiglio Comunale ha approvato un ordine del giorno tale, che poco tempo fa sarebbe parso quasi impossibile fosse accolto dalla maggioranza del Con siglio. Infatti l’ordine del giorno dell’on. Nobili e di altri, approvato all’unanimità, dopo respinto un altro ordine del giorno presentato dai consiglieri dei p a r titi popolari, che nella sostanza era pressoché iden tico, «invita il Sindaco é la G iunta a voler fare studi speciali pei quali il Consiglio
1° sia posto in grado di giudicare.
a) Se e come sia dato conseguire una riforma tributaria, la quale abbia per effetto una più equa ripartizione delle gravezze pubbliche e possibilmente conduca alla soppressione o per lo meno ad una so stanziale moderazione del Dazio di Consumo.
b)
Se sia o no conveniente avocare al Comune i servizi pubblici mano a mano che la loro sistema zione ne porga occasione.2° possa provvedere alla esecuzione dei lavori più im portanti secondo un piano tecnico e finanzia rio prestabilito e in ragione della loro urgenza e della necessità di migliorare le condizioni della città.
ammini-776
V
ECONOMISTA
3 dicembre 1899
strativo che dia modo ai Comuni stessi di risolvere i problemi più importanti della loro vita economica ed in specie quello di un solido assetto dei loro Bilanci ¡>.
•Due questioni, fra le altre, dovranno adunque e s sere studiate dalla Giunta comunale di Firenze; quelle cioè, della riforma del dazio consumo e della muni cipalizzazione dei servizi pubblici. Confessiamo che siamo curiosi di vedere a quali conclusioni sarà con d otta la Giunta dagli studi speciali che dovrà ini ziare subito, se vorrà adempiere al mandato confe ritole. Nella discussione del bilancio, a proposito del dazio consumo, non si sono manifestate opinioni nette e decise da parte della maggioranza in favore di una riforma daziaria. Anzi per combattere la ten denza riformatrice o abolitrice, alcuni consiglieri hanno tentato di appoggiarsi ai resultati che si eb bero con l'abolizione del dazio comunale sulle farine e sul pane, compiuta in momenti anormali, in circo stanze difficilissime e tali da non permettere un giu dizio sicuro senza accurate indagini. Auguriamo che la Giunta di Firenze porti anch’essa un contributo, degno della città che ha l’onore di amministrare, alla soluzione dell’arduo ma non insolubile problema, che è ora oggetto di studi anche per parte di molti comuni francesi.
L’industria delle conterie a Venezia
Da una recente pubblicazione del Sig. Con
siglio Ricchetti, sulla « Riforma sociale »
togliamo alcuni dati intorno all’ industria delle
conterie a Venezia.
Quest’industria è di origine fissai antica, e
raggiunse veri splendori al tempo della re
pubblica; caduta questa il lavoro delle conte
rie rimase ristrettissimo, ed in mano di soli
pochi fabbricatori muranesi. Dopo il 1815 que
st’arte andò allargando il suo campo in pro
porzioni tanto vaste da occupare attualmente
tra Murano e Venezia circa 15 mila persore.
La fabbricazione delle conterie si divide nelle
seguenti parti :
Canna : la materia prima viene situata in
forni speciali, finché preparata, è posta su di
una lastra di ferro e ridotta a cilindro vitreo
forato nel mezzo.
Riduzione e Margarìtaio: Comprende la
J
divisione delle grossezze dei cilindri formati,
il taglio degli stessi in minutissimi pezzi, la
separazione dei minuti globi regolari da quelli
irregolari, l’arrotondamento o riduzione dai
globetti in perle, (e ciò si ottiene sottoponendo
i globetti ad una seconda azione di fuoco), la
divisione delle diverse grossezze delie perle,
la pulitura (che consiste nel scuoterle in un
sacchetto con della crusca di frumento), ed
infine la maniera di infilarle.
Gli operai addetti all’industria delle conterie
sono : i Maestri, che costituiscono la classe
privilegiata, sono pagati a cottimo, e possono
calcolare su di un guadagno giornaliero di 4
o 5 lire; in fabbrica essi sono occupati alla
formazione delia Canna, ed ammontano a circa
200 fra tutte le fabbriche di. Venezia. Ogni
Maestro ha sotto di se un servente ed un se
condo servente che insieme costituiscono una
ìnula; del guadagno di ogni muta il 45 per
cento spetta al maestro, ed il 55 per cento va
ripartito proporzionalmente fra gli altri due
operai.
Le infilatrici di perle lavorano a domicilio,
guadagnando dagli 8 a 10 centesimi ogni mazzo
di perle che infilano; percepiscono in media
dai 12 ai venti soldi al giorno.
Coloro che sono addetti alla riduzione dei
globetti in perle, chiamansi lubalori lavoro as
sai difficile, essi guadagnano dalle 3 alle 4 lire
al giorno. Eccettuati i maestri, per nessun al
tro operaio, esiste cassa di previdenza per la
vecchiaia. I giovani e le fanciulle addette al
taglio guadagnano da 1 lira a 1.20 al giorno.
Il lavoro è così ripartito: le Mute prestano
l’opera loro di 6 in 6 ore, il resto del perso-
| naie lavora 11 ore nell’inverno, e 12 ore nel
l’estate.
Diamo ora la quantità media annua delle
conterie esportate per i seguenti principali
porti :
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* * *In questi ^ultimi dieci anni le fabbriche delle
conterie erano in decadenza; la concorrenza
sempre crescente obbligava i piccoli fabbri
canti a lavorare a perdita; l’offerta cresceva
senza limiti, mentre la domanda si manteneva
la medesima. Gli industriali veneziani vennero
allora ad un accordo, e nel 1898 si formò un
sindacato, per cui avvenne l’unione di tutte le
fabbriche di Venezia e di Murano e fu for
mata la Società Veneziana ver V indus'ria
delle Conterie con capitale di 3,400,000 lire
interamente versato.
parte diverse ditte che entrando con le pro
prie fabbriche, a far parte della società ebbero
in cambio un certo numero di azioni.
La società formata da poco tempo non può
ancora mostrare i grandi benefici apportati e
che apporterà alle conterie: è certo però che
acquistando assai maggiore quantità di materia
prima questa la si potrà avere a condizioni
a~sai migliori, cosicché diminuita la spesa di
produzione, tanto la società come i consuma
tori ne risentiranno un note iole vantaggio.
Quest’anno l’esportazione delle conterie é va
lutata a circa 5 milioni di chili.
DI UNA RIFORMA AGRARIA
(Continuazione e fine, vedi n. 1334 d e ll’ Economista)
Progetto di una riforma agraria in Italia. —
Due ne sono i punti fondamentali: organizzazione e
il credito.
L’ organizzazione agraria in Italia deve, in confor mità degli altri Stati europei, fondarsi sopra queste basi: 1° Un complesso infinito di piccole Istituzioni od Unioni agrarie locali, disseminate su tutta la superficie del Regno; 2° Unione regionale delle Istituzioni locali; 3° Unione delle Istituzioni regionali in una grande Isti tuzione nazionale.
Sarebbero quindi necessarie :
una unione agraria locale in ciascun capoluogo di mandamento rurale ; una unione agraria compartimen tale nel capoluogo di ciascuna delle grandi regioni agrarie in cui, per consuetudine, si divide il Regno ; una unione agraria nazionale a Roma. Così si avreb bero circa 1800 Unioni agrarie mandamentali, suddi vise in succursali pei Comuni maggiori e più lontani dal mandamento; lfi Unioni agrarie regionali-, ed una
Unione Agraria nazionale per 1’ intero paese.
L’ amministrazione di ciascuna Unione deve essere a base elettiva, autonoma. I proprietari, riuniti in ap positi eomizii, eleggono il Consiglio agrario delle Unioni locali, che sono la base della intera organizzazione.
Le principali attribuzioni delle Unioni agrarie si po trebbero così definire :
Credito agrario ; istruzione agraria pratica ; sommi nistrazione agli agricoltori, al prezzo minimo e di qua lità garantita, di semi, materie prime, macchine, be stiame, strumenti ; servizio veterinario e stazione di monta ; lotta contro la fillossera e la malattia delle piante ; eccitamento ad istituzioni mutue e cooperative per la lavorazione, 1’ assicurazione, e la vendita di pro dotti agrarii del suolo ; assicurazioni del bestiame, ma gazzini di deposito e di vendita, ioarrants agricoli, ecc. ; promuovere istituzioni di previdenza pei contadini ; rim boschimento, caccia e pesca; regime ed ordinamento giuridico della proprietà, misure d’indole generale fa vorevoli alla prosperità dell’ agricoltura e degli agri coltori..
In più casi 1’ Unione agraria funziona soltanto come intermediaria fra gl’ interessati. Più tardi, a misura che si accumuleranno esperienza e fondi di riserva, si potrà affidare alle Unioni ag: arie 1’ esercizio diretto di fun zioni economiche. Ciascuna Unione agraria costituisce una azienda economica autonoma: ha un ufficio per manente, funzionarli proprii, bilanci. E esclusa ogni distribuzione di utili o di dividendi ai socii; come nelle piccole Unioni locali, devono essere tutte gratuite le cariche elettive.
Date le condizioni del nostro paese, e specialmente del Mezzogiorno, la proposta organizzazione deve essere
obbligatoria se vuol raggiungere il suo scopo, e però
si risolverebbe in un vero Ordinamento agrario am
ministrativo del Regno, con carattere di pubblica isti
tuzione.
Ma la nuova Amministrazione agraria dev’ essere del tutto autonoma, discentrata, dotata di proprii or gani amministrativi ; sotto il sindacato della Corte dei Conti e il controllo del Parlamento. Ogni proprietario di terra è cittadino dell’ Amministrazione agraria come è cittadino del proprio Comune : vi è elettore ed eleg gibile, ma conserva intera ogni libertà individuale.
Senza un completo ordinamento delle istituzioni di credito agrario, non è possibile debellare 1' usura nelle campagne. Esse debbono servire come anello di con giunzione fra il risparmio nazionale e 1’ agricoltura ed a fecondare le campagne con una savia distribuzione del capitale che, sotto forma di risparmio, si accumula in paese.
Abbiamo, in Italia, più di 2 miliardi di depositi e risparmi! in grandissima parte sottratti alla economia produttiva individuale, e che si valgono a prestiti pub
blici ed a fondi di Stato.
Non manca in Italia, dunque, il risparmio nazionale atto a fecondare un vasto sistema di credito agrario. Tuttavia, per semplificare il problema, lasciamo in di sparte le Casse ordinarie di risparmio, e ci limitiamo alle Casse postali.
Si dividerebbe la gestione delle Casse postali in due periodi, ponendo, per esempio a 600 milioni di depo siti la linea di demarcazione; ed ogni eccedenza di deposito al disopra di 600 milioni, sia interamente de stinata all’ esercizio del credito agrario nazionale.
Calcolando che le rimanenze dei depositi postali cor- tinuino nel prossimo decennio nella misura media di circa 50 milioni all’anno, in 10 anni 1’ Italia potrebbe rivolgere 500 milioni all’ esercizio del credito agrario.
L’ entità di questa cifra dimostra che 1’ Italia pos siede il primo elemento del credito agricolo ; l’ altro elemento, cioè un efficace organismo che trasformi una parte del risparmio nazionale in credito agricolo ci è dato dall’ ordinamento nazionale dell’ agricoltura ita liana ; cosicché si avrebbero, secondo il progetto del- 1’ on, F erraris: 1800 Casse agrarie locali, 1 6 Casse
agrarie regio -ali, e una cassa agraria centrale, a Roma.
La Cassa depositi e prestiti accredita i nuovi risparmi postali alla Cassa agraria centrale, che a sua volta li assegna alle 16 Casse regionali ; ciascuna di queste ri partisce il credito alle singole casse agrarie manda mentali. Una quota delle somme versate alla Cassa cen trale gioverà a costituire il fondo di esercizio dei sin goli istituti.
I proprietari del mandamento sono dalla Cassa agra ria locale indistintamente accreditati, sotto forma di conto corrente, in una misura uniforme. Il credito di queste Casse agrarie è accordato all’ agricoltore esclu sivamente in natura, con obbligo d’impiego nel fondo, e nel libretto di conto corrente che 1’ Unione apre ad ogni membro, il valore delle somministrazioni in na tura è conteggiato in moneta, ai prezzi stabiliti dalla Direzione dell’ Unione.
Tenendo presente il continuo accumularsi dei depo siti a risparmio, il credito agrario si potrebbe attuare in ogni più remoto villaggio sul finire dell’anno pros simo con un primo fondo di 100,000,000, al 4 o 4 l/a per canto. Questo fondo crescerebbe con rapida pro- ! gressione di anno in anno. Nessun altro sistema di credito agricolo ha fatto sperare, finora, risultati così favorevoli.
A favore del Credito agrario nazionale 1’ on. Fer raris propone che sia istituito per legge un privilegio uguale a 25 volte 1’ ammontare dell’ imposta fondiaria sopra tutti i beni immobili della circoscrizione di cia scuna Cassa. Le rate scadute, per capitale ed interessi, saranno riscosse per mezzo della esattoria delle impo ste con le norme della riscossione della tassa fondiaria.
L’ ECONOMIST A
3 dicembre 1899
778
credito, e l’ istruzione necessaria ad aumentare il red dito lordo e netto della terra; alle industrie e ai com merci comuni pei maggiori proventi che riscuoterebbero; al credito pubblico, perchè questa riforma fa salire il corso dei titoli e valori pubblici, e in generale a tutti i contributi.
L’ on. Ferraris chiude il suo importante articolo in vocando l’ unione degli agricoltori italiani.
Rivista Economica
Movimento commerciale del Brasile - / p r e z z i delle merci all'ingrosso - La produzione e il commercio dei diamanti.
Movimento commerciale del Brasile. — In que sto momento in cui il Brasile tende ad aumentare i dazi sui prodotti europei, poiché l’Europa grava sen sibilmente il caffè, che è il principale articolo dell’e sportazione del Brasile, torna opportuno riassumere un rapporto del conte Antonelli, nostro ministro a Rio Janeiro su! movimento commerciale del Brasile nel primo semestre di quest’anno.
La tariffa doganale brasiliana è divisa iu 35 classi con 1071 voci, relative a diversi prodotti. L’impor tazione generale dall’estero durante il suaccennato periodo ammonta a 84,423,897 fr. oro.
I diritti doganali ammontarono a fr. oro 28,689,723, _ Le cifre di tale importazione rispetto ai vati S tati si decompongono come segue in rei.s brasiliani.
Mille reis equivalgono a L. 0,81. I n g h i l t e r r a ...
Reis
38,753,429,642 G erm ania... 11,512,400,723 F r a n c i a ... 10,292.472,409 Stati Uniti d’America . 9,665.12 ,342 A rgentina... 8,5.)8,9.il,380 Uraguay ... 7,591,182,703 Portogallo... 5,998,613,732 B elgio... 3,73",791,694 I t a l i a ... 2,261,246.578 Spagna ... 878,786,603 C h i l i ... 537,290,450 A u s t r i a ... 320,913,407 Svezia... 123,710,400 S v iz z e r a ... 66,550,649 O l a n d a ... 39,724,133 Giappone ... 10,839,166 Paesi diversi. . . . . 11 927,150
poca cosa in confronto a è da osservare che. L a nostra importazione è
degli altri paesi importatori; mi
meno nelle classi di animali vivi o disseccati, di la vori in orologeria, carrozze ecc. il commercio italiano ha cominciato ora a farsi strada coi suoi prodotti, sebbene in proporzioni modeste, in tu tte le classi della tariffa.
Nei vini il Portogallo ha il primo posto con Seguono : Spagna. . Francia Italia . S tati Uniti reis 4,119,522,231 « 796,412,456 « 528,788,549 « 338,025,460 « 326,785,000 La nostra esportazione al Brasile è ben lungi dal l’essere proporzionata al gran numero di italiani re sidenti nei vari S tati dell’Unione e che dovrebbero rappresentare la maggioranza dei consumatori dei nostri prodotti.
Secondo il conte Antonelli eiò dipende da due cause principali.
L a prima è dovuta alle condizioni della nostra
collettività. L ’ emigrazione italiana numerosa data appena da 12 anni, non è ricca e non può quindi procurare da se stessa l’ importazione dei prodotti nazionali direttamente, come fanno i ted selli, i fran cesi e sopratutto gl'inglesi.
Calcolando però che il numero degli italiani al Brasile non sia inferiore a un milione e mezzo, col l’aumento della loro ricchezza individuale potrà au mentare l’esportazione dei nostri prodotti.
L ’altra causa dipende dai nostri produttori, i quali dovrebbero imitare 1’ esempio dei loro colleghi esteri inviando nel Brasile specialisti, che avendo studiato il paese e conosciuti i bisogni, offrono al commercio quegli articoli di cui maggiore è il bisogno, con fa cilitazione nei pagamenti e nel prezzo per reggere alla concorrenza estera.
_Una prova si ha nell’attività commerciale del Bel gio, che ci ha superati, pur avendo limitatissimo nu mero di abitanti. II Belgio ha fatto valere, per mezzo dei suoi commessi viaggiatori, i suoi prodotti in ferro acciaio, armi, terrecotte, carta ecc.
•A rimuovere gli inconvenienti lamentati, sarebbe, secondo il conte Antonelli, necessaria la istituzione disuria Banca Italiana, che raccogliesse le economie dei nostri coloni e venisse in aiuto ai nostri impor
tatori.
Il commercio italiano in San Paolo e in Rio J a neiro sta ora pensando di realizzare questo df-side-
ratum, ma il busillis sta nel trovare garanzie sicure
e di indiscutibile efficaci i.
I prezzi delle merci a ll’ingrosso. — Il noto sta tistico inglese, A. Sauerbek ha pubblicato i suoi index numbers, calcolati su 45 categorie di merci, per lo scorso ottobre.
La media degli undici anni, dal 1867 al 1877, es sendo 100, ecco le cifre indicate dal dotto economista inglese : 1878-1887 . . 79 Febbraio 1895 60.0 1*88-1897 . . 67 Luglio 1896 59 2 1889 . . . . 72 Dicembre 1898 63.8 1893 . . . . 68 Marzo 1899 65.6 1894 . . . . 63 Giugno 1899 66 9 1895 . . . . 62 Luglio 1899 67.6 1896 . . . . 61 Agosto 1899 68.3 1897 . . . . 62 Settembre 1899 70.0 1898 . . . . 64 Ottobre 1899 71.5 L ’ index-number medio mostra una nuova pro gressione dovuta al rialzò delle materie prime. 1 pro dotti alimentari sono un poco più bassi nel loro in sieme ; questo ribasso è dovuto specialmente al burro che ha perduto ¡1 rialzo registrato nel mese di set tembre, mentre il grano, la carne, lo zucchero e il caffè non subirono che un leggero cambiamento.
Quanto ai minerali, il rame e lo stagno diminui rono di prezzo ; il ferro e il piombo sono un poco più alti, ment e i prezzi dei carboni di prima qua lità per uso domestico progredirono da 17 ljì a 21 scellini. F ra i tessili, il cotone, il lino, la canape e la jo ta sono in rialzo ; la lana di merinos progredisce ancora.
Separando i prodotti alimentari dalle materie prime gli index-numbers si presentano come segue :
Feti. Lugl, Die. Sett. Ott. 1895 1896 1898 1899 1899