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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.549, 9 novembre

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L’ECON 0 MISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XI - Voi. XV

Domenica 9 Novembre 1884

N. 549

IL LAVORO DELLA GIUNTA

P E R I L P R O G E T T O F E R R O V I A R I O

Nell' ultimo numero abbiamo promesso di infor­ mare i nostri lettori delle modificazioni che, in se­ guito al lavoro della Commissione parlamentare, hanno subito i capitolati d’appalto per ¡’esercizio fer­ roviario.

Prima però crediamo debba riuscir gradito ai lettori dell’Economista un cenno anche sui muta­ menti che vennero fatti al progetto di legge.

Come è nolo, il Ministro Genala aveva presen­ tate alla Camera le Convenzioni per la rete Medi- terranea e per l’Adriatica il 5 Maggio, e solo il 27 Giugno venne presentata quella per la rete Siculo. Avendo la Camera, com’era naturale, rimesso l’esame del contratto per la rete Sieula alla stessa Commissione incaricata dello studio degli altri due contratti, ora i due disegni di legge sono stati fusi in uno solo e perciò il primitivo ha subito delle no­ tevoli modificazioni.

A quanto sappiamo, il nuovo progetto di legge consterebbe di sedici articoli, nei quali è dichiarato che sono approvati i contratti 23 Aprile per la rete Mediterranea ed Adriatica, -12 Giugno per la rete Sieula, ed i relativi atti addizionali per tutte le tre reti stipulate in data 31 Ottobre 1881.

Viene poi stabilito che i 263 milioni che le So­ cietà versano per l’ acquisto del materiale mobile sieno destinati alle spese straordinarie di riassetto delle linee, come è indicato negli allegati B dei contratti, in modo che in ciascuno dei primi tre anni vengano spesi almeno 30 milioni, e delle spese sia unito l’elenco al bilancio del Ministero dei La­ vori Pubblici ; disposizione quest’ ultima aggiunta dalla Commissione e la cui importanza non può sfuggire ad alcuno. Colle residue somme è stabilito che sia provveduto al rimborso da farsi alia Società delle Meridionali delle spese incontrate per la linea Castellamare-Cancello a termine della convenzione 1 Ottobre 1883, ed alla costruzione delle strade ferrate complementari.

Alla disposizione che stabiliva la iscrizione nei bilanci dell’entrata e della spesa delle somme di­ pendenti dalla esecuzione dei tre contratti, la Com­ missione ha aggiunto che col bilancio del Ministero del Tesoro venga autorizzata l’emissione delle ob­ bligazioni della Cassa per gli aumenti patrimoniali, cioè di quelle obbligazioni che debbono servire a tutti quegli ampliamenti di stazioni, di edifici, di

piani caricatori ed al raddoppiamento dei binari, nonché all’aumento del materiale mobile che l’ac­ crescersi del traffico rendesse necessari.

Il primitivo progetto riduceva a metà la quota di concorso a carico delle provincie, dei comuni e di altri enti interessati e le maggiori somme da essi pagate od offerte colle quote obbligatorie per le nuove strade di seconda, terza e quarta categoria di cui trattano le leggi del 1879 e del 1882. La Commis­ sione ha più chiaramente esposto questo concetto, aggiungendo che se detti corpi morali avessero già versato più della predetta metà, tale eccedenza sia o scontata sui successivi pagamenti, o rimborsata. Ri­ mane stabilito che ad ogni modo i fondi che ve­ nissero a carico delle provincie, comuni e loro consorzi debbano essere rimborsate al Tesoro così nel capitale, come negli interessi mediante Delega­ zioni sugli esattori delle imposte dirette.

In quanto poi alle somme che le provincie, i co­ muni o gli altri enti interessali avessero anticipate sulle quote a carico dello Stato, per affrettare la co­ struzione, viene stabilito che debbano essere loro restituite entro cinque anni dall’apertura delle linee all’esercizio; ma è fatto obbligo agli enti interessati di optare entro sei mesi fra la riduzione alla metà della loro quota di concorso, e la compartecipazione agli utili dell’esercizio che dovevano conseguire per il disposto della legge 1879.

Alle disposizioni riguardanti l’obbligo nei comuni di non imporre dazio consumo nei materiali e su tutto ciò che è destinato alla costruzione ed all’eser­ cizio delle strade ferrate poste nel loro territorio, e di considerare le linee ferroviarie, le stazioni e la loro dipendenza come se fossero fuori del recinto daziario, la Commissione ha saggiamente aggiunto che con apposito regolamento da approvarsi per de­ creto reale, sentito il Consiglio di Stato, siano de­ terminate le dipendenze della stazione e la sorve­

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superiore dei lavori pubblici ed i contratti debbano ottenere il parere dèlia Avvocatura erariale e l’ap- provazioue del Consiglio di Stato ; nel secondo caso invece il Governo debba, oltreché attendere il parere della Avvocatura erariale e del Consiglio di Stato, seguire le norme di apposito regolamento da pub­ blicarsi entro tre mesi dalla esecuzione della Ie»ge e da approvarsi per decreto reale e sentito il Consédio superiore dei Lavori Pubblici, la Corte dei Contf ed il Consiglio di Stato.

Aure disposizioni del progetto od aggiunte, o mag­ giormente esplicate riguardano, ad esempio,il riscontro finanziario. E affidato all’Ispettorato governativo delle strade ferrate il riscontro dei prodotti, e la relazione relativa deve esser trasmessa alla Corte dei Conti che ne riferisce al Parlamento ; ad arbitri, è affidato il decidere sulle cpntroversie. È pure affidato all’ Ispet­ torato governativo il riscontro dell’ amministrazione dei fondi di riserva e della Cassa per gli aumenti patrimoniali; e l’Ispettorato stesso ha obbligo di pre­ sentare ogni anno il conto consuntivo dei^fondi di riserva e della Cassa per gli aumenti patrimoniali con la dimostrazione dell’ entrata e della spesa : la Corte dei Conti lo presenta al Parlamento.

Nelle Convenzioni è stabilito che il Governo abbia facoltà di imporre alle Società dei ribassi di tariffe in eventuali circostanze, salvo rimborso del danno; la Commissione ha inserito nel progetto di legge una disposizione per cui è fatto obbligo al GovenuTdi or­ dinare tali ribassi con decreti reali da presentarsi al Parlamento per esser convertiti in lego-e.

Una serie di regolamenti vengono poi stabiliti da pubblicarsi per decreto reale sentiti il Consiglio supe­ riore dei lavori pubblici, la Corte dei Conti ed il Con­ siglio di Stato ; cioè per le norme concernenti la contabilità, il riscontro dei prodotti, 1’ amministra­ zione dei fondi di riserva e della Cassa per gli au­ menti patrimoniali, l’ approvazione delle opere, la stipulazione e la esecuzione dei contraiti di costru­ zione, je liquidazioni delle spese, i pagamenti e le penalità, l’ organizzazione dell’ Ispettorato.

Riprendiamo ora i brevi cenni sulle principali mo­ dificazioni fatte alle Convenzioni, passando a quelle

del Capitolato. ' 1

l.° Affine di meglio garantire la industria na­ zionale che —— come si sa — fu una delle più vive preoccupazioni della Commissione, venne stabilito che il Concessionario dell’esercizio debba fare le pre­ visioni del materiale occorrente di biennio in biennio- così i fornitori hanno maggior sicurezza della durata delle ordinazioni. Mantenendo poi il S per cento come limite della differenza di prezzo tra le forniture ita­ liane e Je estere, la Commissione ha fatto obbligo ai concessionari sotto pena di nullità del contratto0 che non possa far provviste in nessun caso all’ estero senza la approvazione del Governo.

A tanta singolarità di prescrizioni si giunge__ o però d’uopo notarlo — quando il punto di partenza è l’ errore! Che cosa avremmo detto se le conven­ zioni per l’esercizio ferroviario l’anno scorso approvate in Francia avessero contenuto simile disposizione ? 2.° In quanto al materiale venne stabilito che le società nella costruzione dèi nuovi carri merci adottino quei tipi che meglio possono agevolare il caricamento e lo scaricamento dei cannoni e deffii altri attrezzi da guerra, Sulle provviste poi di com­

bustibile si vohe che le Società non solo per quattro: ma per sei mesi ne tenessero nei magazzini, e che il Governo avesse facoltà di ordinare anche mag­ giori provviste quando lo credesse opportuno, salvo il relativo compenso.

3.° Importante modificazione venne introdotta in ciò che riguarda la percorrenza complessiva dei treni. All’anno 1883 venne sostituito come minimo il 1884, colla eccezione che sulle linee e sui tronchi di linea complementari che fossero aperti all’ eser­ cizio dal l.° gennaio 1884 non sieno mantenute più di due coppie di treni se non quando dietro l’espe­ rimento di un anno il prodotto lordo sia maggiore di lire seimila. E però lasciata facoltà al Governo di ordinare l’aumento di una copia di treni su quelle linee o tronchi di linee che dieno un aumento di prodotto di lire oOOO nei trasporti a grande velo­ cità a paragone dell’anno precedente a quello in cui andrà in vigore il contratto; e così il Governo abbia pure facoltà di ordinare una terza coppia di treni quando tale prodotto superi le lire sei mila; e vice­ versa ove il prodotto diminuisse di 3000 su una linea o tronco di linea, potrà lo Società diminuire di una coppia il numero dei treni misti, senza però mai ridurla al disotto di due còppie, se trattisi di nuove linee, di tre se trattisi di quelle già in esercizio. — Cosi pure a facilitare il movimento dei viaggiatori è stabilito che il Governo possa ordinare che°ad al- ■ cimi treni merci sieno aggiunte carrozze per uso dei

viaggiatori.

4.° Sulla grossa controversia degli indennizzi che potrebbero spettare alle Società se in tempo di guerra le comunicazioni fossero interrotte, vennero mantenute le proposte del Governo, ma venne ag­ giunto che avverandosi per fatto del Governo la interruzione delle linee o la sospensione del servizio in tutto od in parte, debba tenersi per le linee in­ terrotte o sospese un conto distinto dei trasporti pel servizio del pubblico e di quelli pel servizio . militare, e che i prodotti, dedotte le spese, sieno mensilmente versati nelle Gasse dello Stato, salvo le indennità a cui il concessionario avesse diritto per danni effettivi che per la sospensione o interruzione avesse causati. E si intende facilmente la equità di tale disposizione, quando si pensi che la interruzione di alcune linee, che il Governo può sempre per ra­ gioni militari ordinare — ed il Governo è uno dei contraenti - non influisce solamente sul traffico delle linee interrotte, ma può addirittura arrenare tutto il movimento di una regione.

5. ° I lettori ricorderanno che i fondi di riserva debbono provvedere alle spese per ri parare i danni cagionati da forza maggiore alle linee, quando tali danni non oltrepassino la ordinaria manutenzione o quando non siano imputabili a colpa o nerimenza del concessionario ed a trascurata o difettosa ^ma­ nutenzione.

Questo concetto di per sè semplice venne messo in corrispondenza colle disposizioni riguardanti le nuove costruzioni, determinando che non siano a carico di questo tondo, ma dei concessionari, le spese richieste per riparare i danni cagionati’ da vizi di costruzione, quando trattisi di lavori eseguiti per conto del Governo a prezzo fatto, o dipendenti da dolosa od _ erronea esecuzione quando trattisi di lavori eseguiti a rimborso di spese.

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9 novembre 1884 L ’ E C O N O M I S T A 719

aver chiarito che non vi si comprendono le riscos­ sioni a titolo di rimborso di spese o quelle per conto di terzi, e che non si attribuirà prodotto al­ cuno ai locali destinati ad uso di ufficio, o secondo gli usi, ad abitazione degli agenti ferroviari, ha ag­ giunto che il ricavato dalla vendita di orari, tariffe è richieste di spedizione, debba essere, dedotto le spese, integralmente versato nella Cassa soccorso degli impiegati.

7. ° Riguardo all’esercizio delle nuove linee com­ plementari di seconda, terza e quarta categoria, il capitolato disponeva che il concessionario dovesse ricevere per correspettivo di esercizio finché la linea non producesse L. lo ,000 per chilometro, nel qual caso si intendeva incorporata alla rete principale ed esercitata ai patti di questo, L. 5000 per chilome­ tro più la metà del prodotto lordo. Era del pari di­ sposto che pei tratti di linea che avessero pendenze superiori al 10 per mille fosse tenuto conto della lunghezza virtuale. La Giunta ha aggiunto un pa­ ragrafo in cui è stabilito che nei tratti di linea i quali abbiano pendenze superiori al 15 per mille si applichino gli stessi coefficenti di quelle al disotto del 10 per mille per i tratti in cui la pendenza sta tra il io ed il lo per mille.

8. " Notevoli sono le concessioni che la Com­ missione ha potuto ottenere riguardo al personale addetto alle costruzioni ; la disposizione relativa venne modificata nel senso che le Società debbano accet­ tare .tale personale ordinario e straordinario alle condizioni stesse alle quali fu assunto dallo Stato e col trattamento che avrà il giorno in cui passerà ai servizio del concessionario. E che, compiuti i la­ vori, gli impiegati straordinari, i quali hanno pre­ stato lodevole servizio, e che si trovino nelle con­ dizioni volute dai regolamenti per l’ammissione del personale ordinario nell’Amministrazione ferroviaria sieno preferiti nei posti di nuova nomina ; quelli che mancassero delle dette condizioni ma avessero però prestato lodevole servizio sieno addetti ai nuovi lavori di costruzione.

Le quali disposizioni evidentemente procurano agli impiegati straordinari una posizione migliòre di quella che non abbiano ora; poiché attualmente pos­ sono essere dal Governo, quando lo voglia, licenziati; invece, quando, le convenzioni fossero adottate, po­ tranno o passare nel personale di esercizio, o quanto meno, se hanno lodevole condotta, essere mantenuti nelle nuove costruzioni.

9. ° Anche per il personale ordinario la Com­ missione ha ottenuto maggiori vantaggi e garanzie: è loro assicurato il grado e lo stipendio che hanno attualmente e dovranno essere ammessi nel nuovo oro-anico avuto riguardo alla natura ed importanza deTle funzioni esercitate e, a parità di merito., alla anzianità che hanno nell’ultimo loro grado. E poi stabilito che il primo ruolo organico del personale sia comunicato al Governo perchè accerti se sieno osservate le prescrizioni contrattuali, e che un ap­ posito regolamento, pure da comunicarsi al Governo per lo stesso scopo, determini le norme per l’avan­ zamento, le sospensioni e le dispense dal servizio degli impiegali.

La Commissione ha anche pensato agli ex-impie­ gati del macinato, ed ha ottenuto che quando ab­ biano l’ idoneità necessaria, siano a parità di con­ dizioni, preferiti negli impieghi del basso personale. IO.0 In quanto all’arbitraggio per le controversie

che insorgessero tra il Governo ed i concessionari, la modificazione convenuta fu radicale.

I lettori rammentano che nel primitivo capitolato era detto che qualunque questione insorgesse fra il Governo ed il concessionario per 1’ esecuzione e la interpretazione del contratto e del presente capitolato, e specialmente quelle d’ indole tecnica, potessero dalle parti essere deferite al giudizio di un Collegio arbitrale, nominato a forma del disposto dell’art. 12 de! Codice di procedura civile. E che il medesimo Collegio di arbitri potrebbe anche essere rivestito della ^qualità di amichevole compositore.

La Commissione il Governo ed i contraenti hanno invece stipulato il seguente articolo :

« Le controversie che insorgessero per l’ inter­ pretazione e 1’ esecuzione del contratto e del presente Capitolato e dei relativi allegati, saranno deferite al giudizio di un Collegio arbitrale composto di cinque arbitri.

Gli arbitri pronunzieranno secondo le regole di diritto, ma le parti potranno d’ accordo autorizzarli a pronunziare come amichevoli compositori.

Per i ricorsi in appello e in Cassazione contro le sentenze degli arbitri, saranno competenti la Corte d’ Appello e la Corte di Cassazione di Roma.

II Governo ed il Concessonario nomineranno due arbitri effettivi ed uno supplente per ciascuno.

I nominati eleggeranno il quinto arbitro ed un supplente; qualora non si trovassero d’ accordo nella nomina, la Corte di Cassazione di Roma, a sezioni riunite, nominerà il quinto arbitro effettivo ed uno supplente, scegliendoli, fra i Consiglieri di Cassazione. Il quinto arbitro avrà la Presidenza del Collegio arbitrale.

Gli arbitri dureranno in funzione tre anni, e po­ tranno essere riconfermati.

Però conserveranno la giurisdizione per le con­ troversie loro già deferite, a condizione che vengano decise non oltre 180 giorni dallo spirare del triennio.

La nomina degli arbitri, che per qualunque causa mancassero per completare il Collegio arbitrale? spet­ terà alle stesse parti o alla Corte di Cassazione, a sezioni riunite, a seconda dei casi.

II Collegio arbitrale avrà sede in Roma.

Le controversie saranno portate alla cognizione degli arbitri, con domanda di una delle parti, da notificarsi contemporaneamente all’ altra.

Ogni domanda di rivocazione, nei casi stabiliti per le sentenze dell’ autorità giudiziaria, sarà proposta davanti lo stesso Collegio degli arbitri, nei termini fissati dal codice di procedura civile.

Allo stesso Collegio degli arbitri si ricorrerà in tutti i casi previsti dell’ art. 473 del Codice di pro­ cedura civile, come pure quando la sentenza arbi­ trale non avesse pronunziato sopra tutte le questioni proposte, o contenesse disposizioni contraddittorie.

In tutto quanto non sia derogato col presente ar­ ticolo, saranno applicabili le disposizioni del codice di procedira civile sul Compromesso. »

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IL RIALZO DEL SAGGIO DILLO SCOSTO

Nel nostro ultimo numero abbiamo data la notizia ohe per iniziativa dell’ on. Ministro delle Finanze le Banche di emissione avevano rialzato il saggio dello sconto dal 4 al 4 1/, per cento.

Questa misura ci appariva conveniente, ma non avremmo creduto che essa dovesse sollevare una po­ lemica, nemmeno ristretta alla questione in se stessa, ma allargatesi fino al punto di mettere in dubbio se si era fatto bene ad abolire il corso forzato.

Ci sarebbe impossibile riassumerla anco breve - mente; ci contenteremo di notarne i punti più sa­ lienti, tralasciando di citare questo o quel periodico, e ciò per la semplice ragione che su alcuni di quei punti concordano parecchi giornali, su altri discutono, di modo che la citazione diventerebbe troppo lunga o potremmo correre il rischio di riferire a mezzo 1’ altrui pensiero. D’ altra parte i nomi non signifi­ cano nulla e meglio giova fermarsi alle cose.

Le ragioni del rialzo nel saggio dello sconto sono state i cambi diventati lievemente sfavorevoli a n o i, e il piccolo premio sull’ o ro , fatti questi che non meritavano che se ne menasse tanto scalpore fino al punto di vederci quasi l’annunzio di una catastrofe. Tutti sanno che nella bilancia del commercio inter­ nazionale il cambio ora può essere favorevole, ora sfavorevole a un dato paese, e se 1’ Italia per una serie di fortunate circostanze fu per lungo tratto di tempo nel primo caso , non si poteva sperare che queste propizie circostanze durassero sempre. Non basta. In generale questo fatto si suole verificare in autunno sui principali mercati d’Europa; si tratta di un fenomeno passeggero, che non toglie in sostanza che la media dello sconto possa essere minore e che a ogni modo non si è mai riguardato, ad esempio a Londra, come un pericolo per la Banca d’Inghil­ terra, che ha spesso alzato il saggio dello sconto fino al ò. Abbiamo avuto, non gradito ospite, il colèra ; e non si può negare che il brutto morbo non ci abbia soverchiamente impauriti e che questa paura non abbia provocate precauzioni eccessive e tali da paralizzare per non breve termine la vita commer­ ciale e industriale del paese. Si mettano insieme le merci lungamente giacenti prima di arrivare a de- | stillazione, gli affari stagnanti, i noli grandemente scemati, i forestieri tenuti lontani dal timore dell’e­ pidemia, la relativa scarsità dei raccolti, e quindi le esportazioni scemate di fronte alle importazioni, e poi si dica se c’è da maravigliarsi se i cambi ci sono di­ ventati sfavorevoli e se non c'è anzi da maravigliarsi che non lo siano anche più.

Quanto al premio sull’ oro, è insignificante; più volte fu assai maggiore in Francia, e maggiore e permanente è nella Svizzera. L’argento deprezza sem­ pre più; l’oro è più facile a trasportarsi; esso viene richiesto esclusivamente nei pagamenti su molti grandi mercati. Di qui un certo aggio. Nulla autorizza a cre­ dere che si aggraverà , e del resto giova riflettere che, dato l’assurdo del bimetallismo, pel quale ci si ostina a mantenere fra i due metalli un rapporto co­ stante, non può non accadere che, verificandosi certe circostanze, ¡quel fatto non avvenga. Non vuoisi poi tacere che i disturbi del mercato monetario inglese — la politica coloniale della Francia , che facendo ribassare la rendita francese ha provocata la

specu-lazione sui titoli italiani di cui molti tornarono in patria — hanno dovuto contribuire a produrre quello effetto. E che fosse provvido in questa condi­ zione di cose rialzare il saggio dello sconto sta bene, ma non vediamo il perchè di previsioni tanto lugubri. È naturale che, sciolte le quarantene e tor­ nata la calma nel paese gli affari riprendano vigore. E valga il vero. Ridotta l’epidemia ai minimi termini nelle provincie del Mezzogiorno, il traffico sulle linee ferroviarie è in pochi giorni stato tale da compen­ sare già in gran parte la perdita subita nel doloroso periodo precedente.

Quello che ci è poi parso singolare si è che l’oc­ casione sia stata colta a volo per censurare l’ opera dell’abolizione del corso forzato. Si è detto che bi­ sognava prepararla meglio, che si doveva aspettare la fine del 188o come pensava 1’ on. Minghetti, e intanto compiere la riforma monetaria, riordinare le Banche di emissione, togliere ai loro biglietti il corso legale, eco. Temiamo forte che se si fosse aspettato di compiere tutte queste riforme, l’abolizione sarebbe stata prorogata, non sappiamo per quanto tempo. Noi ci siamo pronunziati esplicitamente sulla questione mo­ netaria, ma in verità non ci pare che sia prossima ad una soluzione. Non sappiamo che cosa ne pensi I’ on. Minghetti, ma l’egregio Ellena, che ha sollevato i veli che coprivano il lavoro della famosa Commissione, la­ voro simile per ora all’araba fenice, ci ha fatto capire che prevaleva il consiglio dei temperamenti medi, che dà tanto ai nervi alla Perseveranza e non senza ragione. Anche il riordinamento delle Banche di emissione sarebbe ottima cosa, e su questo proposito pure abbiamo manifestata la nostra opinione. Ma intanto le aspirazioni le più varie, i più vari interessi si oppongono a quella soluzione che a noi parrebbe la sola logica ed opportuna, e così pure a qualunque altra soluzione radicale, mantenendo lo stata, quo, ossia quella condizione di cose non felicemente creata colla legge del 1874, che gli autori stessi dichiaravano non essere nè la Banca unica nè la libertà delle Banche, ma atta viceversa a por­ tarci a scelta all’ una od all’ altra quando i tempi fossero maturi. E matureranno ancora probabil­ mente. Quanto al far precedere l’abolizione del corso forzato da quella del corso legale, parve a noi in ogni tempo una singolare stortura. 11 Governo nel 1874 aveva proposto di far durare il corso legale tre anni ; la Camera ridusse questo termine a due. Non ci voleva una gran dottrina e un grande acume per capire che ciò non era, serio e per prevedere che questa disposizione delia legge del 1874 sa­ rebbe rimasta lettera morta, e si ebbe il poco edi­ ficante spettacolo di un Governo che chiedeva e di un Parlamento che accordava una proroga di sei in sei mesi, finché un bel giorno I’ on. Maglioni, proponendo la detta legge per l’abolizione del corso forzato, prese la via opposta.

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9 novembre 1884 L’ E C O N O M I S T A 721

inconvenienti furono cosa lieve di fronte al gran be­ nefizio di rientrare nella circolazione normale.

Se poi oggi infausti eventi ci hanno colpiti, non crediamo si possa incolparne il Ministro Magliani, il quale non è probabile, crediamo, che potesse pre­ vedere l’epidemia che ha infestata parte delle no­ stre contrade, nè le conseguenze che avrebbe por­ tato con sè. D’ altronde, malgrado ciò, ci pare che la potenza economica dell’ Italia si mostri tale da non giustificare il grido d’allarme che altri ha get­ tato. Non è sperabile che un paese possa godere di una perpetua felicità; e non è da gente seria esa­ gerare il male, come chi si mettesse a letto perchè ha fatto uno starnuto o perchè lo ha punto un insetto.

Se il corso forzato non fosse stato abolito, la crise poteva essere fatale, perchè l’aggio dell’oro poteva grandemente aumentare. Invece ìe Banche hanno cre­ sciate le loro riserve auree e buona scorta d’oro ha il Tesoro dello Stato, e questa è una condizione di cose rassicurante. Crediamo bensì opportuno che le Banche di emissione come già ha fatto, si afferma, l’Isti­ tuto maggiore, largheggino di più nel baratto in oro quando si tratta di pagamenti internazionali, ed è già molto tempo che esprimemmo la opinione che si allentassero i freni.

Con questo noi non abbiamo inteso di dipingere tutto còlor di rosa ; abbiamo voluto protestare sol­ tanto contro esagerazioni pericolose, contro recri­ minazioni assurde. Certamente la sistemazione della questione monetaria e il riordinamento delle Banche di emissione gioveranno a creare al nostro paese una migliore situazione, ma sarebbe puerile il cre­ dere che quando avessimo risoluto secondo i più sani principii della scienza e tenuto conto della que­ stione della opportunità, l’una e l’ altra questione, l’Italia non potesse mai trovarsi in condizioni simili a quelle per cui oggi si muovono da taluni così alti ed esagerati lamenti. Se, ad es. i raccolti fossero scarsi in un anno qualsiasi, il sistema monetario ovvero le banche riordinate non potrebbero impedirne del tutto i gravi danni. Li attenuerebbero perchè il con­ gegno della circolazione sarebbe perfezionato, ma nulla di più. Giova ricordarsi che tutti i fatti eco­ nomici sono per loro natura complessi e che non è da savi considerarli da un solo lato.

GLI ITALIANI AL BRASILE

Il fascicolo XI del Bollettino Consolare, corri­ spondente al Novembre di quest’anno, contiene due rapporti sulle condizioni dei nostri connazionali al Brasile; rapporti che abbiamo letto con molto in­ teressamento, desiderando conoscere in modo un po’ più esatto di quello che sino ad ora non sia stato possibile, quale è la situazione vera di quei nostri confratelli e farci un più chiaro criterio dei doveri, che a riguardo di essi incombono a chi rappresenta la nostra nazione.

Il primo di questi due rapporti, è compilato dal Conte Antonio Greppi Console a Porto Aiegre; è datato dal Maggio 1884 (pag. 593) e versa in par- ticolar modo sullo stato delle cosiddette colonie che hanno il nome di Conte d’Eu e di Donna Isabella.

Sulle origini e clima di queste due colonie, già nel Gennaio dello scorso anno aveva fatto rapporto il signor Perrod, quello stesso che ora trovandosi in qualità di vice console a San Paolo, compilò il secondo rapporto, del quale ci occuperemo in se­ guito. Il Conte Greppi prodiga elogi al signor An- tunes, Direttore governativo di quelle colonie, le quali ora sono in condizioni più prospere di quelle nelle quali le trovava il Perrod ; anzi il Greppi giunge a dire che per quella parte che ebbe agio di visitare, l’ impressione che ebbe circa il loro stato tu ottima e quale non si poteva aspettare migliore.

Ci permettiamo però di osservare che questo giu­ dizio ci pare espresso in modo un po’esagerato, perchè in parte si trova contradetio da quanto lo stesso R. Console in seguito espone. Si è tanto detto in bene ed in male (e convien riconoscerlo più in male che in bene) circa queste colonie italo—brasi­ liane, che è oramai di somma necessità conoscere la verità vera, scevra di fronzoli e di esagerazioni. La popolazione delle indicate colonie, che era nel 1876 di 1,118 anime ascendeva nel 1882 a 12,012 ed oggi a 16,161. Di questi individui soltanto 3,537 sono itali mi.

Quanto ai proventi, mentre nel 1882 i raccolti, a toccar dei maggiori, furono di ettol. 15,074 grano e 6,327 di vino, nel 1883 si ebbero 23,789 etto­ litri grano e 77,465 litri di vino, ii che ci fa bene arguire della progressiva produttività di queste co­ lonie o linee, come le chiamano al Brasile.

Oltre alle preparazioni della farina ed alla fab­ bricazione di vino, quelle colonie si dedicano al­ l’estrazione dell’ olio dal seme di lino, all’ alleva­ mento dei bachi da seta, alla filatura ed alla tessitura della seta e del lino. Sui gelsi e bachi gli italiani fondono principalmente le loro speranze di future risorse straordinarie.

Anche il commercio si avvia abbastanza bene in queste linee, per una buona strada quasi compiuta che pone queste colonie in comunicazione col porto di S. Giovanni di Montenegro. Il R. Console è di avviso, che ove il Governo brasiliano che ha larghi mezzi, voglia aprire altre grandi e comode strade, queste linee potranno avere un bell’avvenire.

Nondimanco il Console lamenta che troppo poco per esse abbia sino ad ora fatto il Governo, essendo, quanto si fece di buono in queste colonie, dovuto all’ attuale Direttore, più che ad altre autorità im­ periali. Anzi una recente disposizione apparente­ mente buona, adottata dal Governo brasiliano, met­ terebbe in pericolo queste colonie. Infatti nell’Aprile il Governo imperiale ha dichiarato emancipate le tre colonie, Conte d’Eu, Donna Isabella e Caxios.

Questa parola emancipazione, che ha sempre un senso buono ed attraente, può nel caso concreto ar­ recare più danno che vantaggio.

Infatti, finché le colonie non sono emancipate, esse dipendono dal Governo centrale, il quale implicita­ mente riconosce che deve rendere la sua tutela effi­ cace, con eseguire almeno a spese dell’ erario le opere più necessarie. Quando invece è proclamata l’emancipazione, queste provincie vengono incorpo­ rate alla provincia più prossima, vengono assogget­ tate al Governo provinciale ed al Municipio più vicino.

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di liberarsi da spese, priva i coloni degli aiuti della Commissione e del Direttore governativo, mentre poi viene a sottoporsi a tutti gli aggravi ed oneri che per eseguire tali lavori imporranno provincia e mu­ nicipio ai nuovi emancipati.

Ben osserva a questo proposito il nostro Console, che se è difficile che coloni i quali con stento rie­ scono a pagare i debiti che essi hanno contratto originariamente verso lo Stato e posseggono appena qualche più necessaria scorta, possano -così presto esser sottoposti al pagamento delle imposte locali, è assolutamente illegale ed assurdo volerli far pagare anche le supposti quote arretrate, quelle cioè che si sarebbero potute da essi pagare, dalla fondazione delle colonie.

Nessuna legge obbliga i coloni al pagamento di queste così dette quote arretrate, e le pretese che a questo riguardo si hanno dal Presidente di questa provincia, è bene sieno fermamente rintuzzate dai Consoli delle varie nazioni cui appartengono gli abi­ tatori di quelle colonie.

Altra questione importante è quella del paga­ mento del debito, contratto verso lo Stato, per ot­ tenere il definitivo titolo di proprietà. Questo debito incontrato dai coloni di Conte d'Eu e Donna Isa­

bella, è gravissimo ed il resoconto recentemente

compilato, lo fa ascendere a L. 5,422,000. Yi sono coloni che sono gravati di L. 4,000, debito che dif­ ficilmente essi potranno soddisfare.

I coloni però non si ricusano di pagare queste passività; solo occorrerà si conceda loro qualche po’ di tempo e si accordi la facoltà di estinguere il debito per annuita.

Istanze vivissime dovrebbero in proposito dal nostro Governo_ esser fatte a favore di questi pio­ nieri, che primi penetrarono e dissodarono immense foreste vergini e terre incolte e che già per loro opera si sono mutate in campi produttivi e fecondi.

Alla bella relazione del conte Greppi, fa seguito una serie di quadri statistici, contenenti tutte le più interessanti particolarità relative alla produzione di queste colonie. Il R. Console avverte però che le cifre della produzione possono essere state ad arte esagerate, allo scopo di legittimare ed aggravare quelle minacciate imposte, delle quali ho tenuto parola.^ Io voglio sperare, che il R. Governo non si limiterà a far pubblicare il rapporto del conte Greppi nel Bullettino, ad istruzione (come per molte altre cose si suol fare troppo spesso in Italia) del colto pubblico, ma esso pel primo, ne saprà trarre oc­ casione e indirizzo all’adempimento dei doveri stret­ tissimi che gli incombono presso il Governo del Brasile, a prò di quei nostri laboriosi concittadini, minacciati da ingiuste angherie. Proteggere i nostri buoni, quieti e laboriosi operai che si trovano sta­ biliti all’estero ; ecco il precipuo dovere che incombe al Ministero degli affari esteri ed ecco il miglior mezzo per estendere davvero le nostre cosiddette co­ lonie e prevenire in parte le perturbazioni sociali. Nel complesso il rapporto del conte Greppi non si può dire sfavorevole alle colonie del distretto di Porto Alegre; ben diverso però è, come vedremo, il quadro che il V. Console Avv. Enrico Perrod fà delle co­ lonie della Provincia di S. Paolo, delle quali ci oc­ cuperemo più diffusamente in un prossimo articolo.

Jacopo Virgilio.

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dazi

F

rancesi

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cereali

e

sul

bestiame

Nella seduta del 23 ottobre il Consiglio Munici­ pale della città di Marsiglia discusse e approvò la seguente mozione del consigliere Monlin:

« Considerando che l’aggravare i diritti di dogana sui cereali e sul bestiame produrrebbe immediata­ mente un aumento sul prezzo del pane e della carne, cose di prima necessità, che nello stato presente sono già troppo care per la classe operaia, la quale da un pezzo soffre della crisi commerciale e industriale ;

« Considerando che la nostra marina mercantile, la quale trova noli ragguardevoli nel trasporto di ce­ reali e di bestiami di provenienza estera, dallo ag­ gravamento dei dazi si vedrebbe privata d’un traffico importante e per conseguenza si troverebbe costretta a disarmare gran numero di navi;

« Considerando che ogni ritorno verso il sistema protettivo avrebbe per risultato di sopprimere quella stabilita che è necessaria alle transazioni commer­ ciali e alle operazioni industriali, cagionerebbe la ro­ vina di numerosi commercianti e interromperebbe il lavoro nella più parte delle officine;

« Considerando che le leggi economiche d’un paese mal potrebbero dipendere'dal risultato dei raccolti sempre variabili e che la crisi agricola che presen­ temente infierisce deriva da cagioni passeggiere, di guisa che non può giustificare il proposto provvedi­ mento;

« Considerando essere un dovere del Parlamento quello di assicurare la sussistenza a buon prezzo alla numerosa classe operaia che vive nelle città e di al­ leviare i gravami che pesano su di essa;

« Per questi motivi, il Consiglio emette il voto che non venga introdotto alcun cambiamento nelle tariffe oggi in vigore pei bestiami e pei cereali. »

Sulla questione del minacciato aumento dei dazi in Francia, abbiamo già scritto più d’ una volta; ma ci piace tornarvi sopra in seguito al voto surriferito del Municipio marsigliese, il quale cresce efficacia alle argomentazioni da noi e da altri esposte per com­ battere il progetto e la relazione del ministro Meline.

Invero il voto stesso non può non considerarsi di gran peso e autorità. Marsiglia è, dopo Parigi, una tra le primissime città della Francia, come cen­ tro di popolazione, di ricchezza, di intelligente ope­ rosità; è poi la prima di tutte come porto di mare e vasto emporio commerciale. La sua rappresentanza amministrativa è quindi senza dubbio assai compe­ tente in tutte le questioni che si riferiscono alla pub­ blica economia. Inoltre essa è alle porte d’Italia, ed ha continue e ragguardevoli relazioni col paese no­ stro, sicché è in special modo al caso di valutare, tra altre cose, gli effetti probabili di provvedimenti legislativi fiscali che possano alterare 1’ andamento della importazione d’un prodotto italiano in Francia, quale sarebbe appunto il bestiame. Finalmente il voto in discorso è notevole anche per le considerazioni in base alle quali è motivato, come rileveremo tra poco.

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9 novembre 1884 L’ E C O N O M I S T A 723

saranno per essere proposti sulla importazione dei prodotti agricoli esteri, sostenne la necessità e giu­ stizia di porre l’agricoltura nazionale sullo stesso piede dell’industria. Ciò equivale a dire, nel caso concreto, che alla agricoltura francese si deve accordare quella stessa protezione che si è accordata negli ultimi anni alla industria francese mediante i dazi sui prodotti industriali provenienti dall’ estero. È risaputo che i fabbricanti francesi si lagnano, e non da ieri, per la concorrenza fatta loro sul mercato mondiale e perfino sul mercato francese, da quelli di altri paesi ove l’in­ dustria ha fatto e va facendo progressi ed ove la mano d’opera è a prezzo più mite. Ora si noti che il de­ putato de Roys è il primo a riconoscere che la pro­ tezione data all’industria non ha da quattro anni a questa parte punto giovato a migliorarne le condi­ zioni. Dopo ciò ognuno si aspetterebbe la sola con­ clusione logica, ossia il consiglio di non applicare all’agricoltura un sistema che per l’ industria non ha dato nessun utile risultamento. Invece il signos Roys insiste acciò si applichi a questa lo stesso trattamento che a quella. Si può cadere in una più potente con­ tradizione? — Ma eccone un’altra, anch’essa di prima qualità. Lo stesso on. deputato sostiene a volta a volta le seguenti proposizioni. — Afferma innanzi tutto che « impoverendo gli agricoltori, siamo giunti a questo risultato, che la produzione francese, la quale ha per­ duto il suo mercato di esportazione, non trova l’equi­ valente nel consumo interno, perchè i consumatori modesti, che sono numerosi, non posseggono abba­ stanza danaro per pagare i prodotti del suolo. » — Dice poi che 1’ aumento dei dazi d’importazione sui grani non porterà I’ effetto di far salire il prezzo dei grani indigeni. — Dice finalmente che la tassa di 5 franchi all’ettolitro non impedirà l’importazione e che i produttori esteri seguiteranno benissimo, se occorre, a introdurre i loro grani sui mercati francesi.

Ora ragioniamo.

Numerosi consumatori non hanno abbastanza da­ naro per pagare i prodotti del suolo? Ma questa sa­ rebbe un’ ottima ragione per procurare a ogni costo che i prodotti stessi scendano a prezzo più tenue, magari provvedendosene all’estero, cioè in quei paesi che possono darli a buon mercato. — La tassa di S franchi per ettolitro non impedirà l’importazione del grano dall’ estero? No? Non la farà neanche di­ minuire? 0 allora perchè volete mettere la tassa? Non doveva questa mirare a toglier di mezzo la con­ correnza? L’aumento del dazio d’ importazione non farà salire il prezzo dèi grano indigeno. Cotesta, ono­ revole Roys, è una affermazione gratuita che mai la più falsa. Da che mondo è mondo, ferma stante la domanda, quanto più scema l’offerta tanto più il prezzo d’una merce s’innalza. Del resto, dato anche ma non concesso che il prezzo non fosse per crescere, non avete detto poc’ anzi che è già troppo alto, tanto alto, in relazione ai mezzi pecunari di molti consumatori, ch’essi non possono pagarlo ? Si tratta di ben altro che di non far crescere il prezzo dei prodotti ; si tratta di renderlo più mite, più accessibile a tutti.

È chiaro che il sig. Roys parte o dall’uno o dal­ l’altro dei seguenti due sottintesi, che sono egual mente assurdi : o che gli agricoltori, anzi propria­ mente quegli agricoltori oggi tanto impoveriti da potersi a mala pena procurare i prodotti di prima necessità, costituiscano il totale della popolazione francese ; oppure che tra tutte le classi della popo­ lazione che vivono di lavoro i soli agricoltori me­

ritino riguardo e protezione. Le altre facciano tutte come possono e tutte paghino caro il pane, comin­ ciando da quella numerosissima in Francia che vive dell’ industria, per la quale d’altronde il si­ gnor Roys ha già fatto analoghi lamenti.

Egli pone, tra le cause per le quali soffrono oggi e l’agricoltura e 1’ industria nel suo paese, il peso insopportabile delle imposte (qui ha forse ragione) e confida che il governo possa alleggerirlo com­ pensandosi col reddito che gli procurerebbero i maggiori dazi proposti sui prodotti agricoli esteri. — Ma, come abbiamo notato in altri articoli dell’eco -

nomista, anche in Francia gli uomini politici più

prudenti e in genere le menti più illuminate hanno già cominciato a capire che le presenti difficoltà da cui è stretto quel bilancio francese che un tem­ po pareva d’una potenza ed elasticità inesauribile, non dipendono da scarsità d’entrata, ma dalla cor­ rente vertiginosa dello spendere, alla quale è indi­ spensabile una buona volta porre un freno. Guerre coloniali e imprese di colonizzazione non sempre ragionevoli e giustificate, scavo di canali e costru­ zioni di ferrovie per migliaia di chilomètri, spesso a scopo più elettorale che commerciale, hanno spinto il bilancio della spesa a tali limiti da impensierire gli economisti e i finanzieri, il governo e la parte più sana e più intelligente del parlamento e del paese. Si aggiunga il gran polipo della burocrazia che costa in misura sproporzionata ai servigi che rende; piaga di cui la Francia s’accorge di soffrire e dalla quale non sa liberarsi. — E forse lo stesso tarlo della azienda pubblica v’ è anco nelle aziende private. Il popolo francese per certo produce molto, ma nessun altro popolo consuma altrettanto e spende altrettanto nei mezzi necessari all’opera della produ­ zione. Non siamo noi che lo diciamo : è un deputato francese, il quale nella adunanza d’una commissione parlamentare ha fatto un paragone arguto e giusto che è prezzo dell’opera riferire e che si applica così al governo come alla popolazione.

Il deputato Brialou paragonò il proprio paese a un fabbricante noncurante e spendereccio, più oc­ cupato ne’ piaceri che nella propria industria, il quale incarica parecchi direttori, vice-direttori e contromastri di menare innanzi la sua azienda o prende quaranta impiegati mentre ne basterebbero venti. Di fronte a questo personaggio ipotetico ne suppone un altro, che eserciti la stessa industria, ina in altro modo: economico, laborioso, previdente, tutto dedito ai suoi negozi. Certo in poco tempo quest’ultimo darà il gambetto al primo ; il quale, a un pelo dall’andare in rovina, griderà che la lolla tra sè e l’altro è ineguale, eh’ ei non può produrre alle stesse condizioni, e imputerà la sua rovina ai propri clienti, ai propri fornitori, ai propri vicini, a tutti fuorché a sè stesso. Così fanno in questo momento, diceva il sig. Brialou, molti nostri indu­ striali e la più parte de’ nostri possidenti.

Ci siamo alquanto dilungati dal punto di par­ tenza, ma non ce ne pentiamo. Torniamo ora al voto del Municipio di Marsiglia.

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dei trasporli marittimi, industria che pure si stima, specialmente in Francia, meritevole di protezione, tanto è vero che, sotto la forma di premi di navi­ gazione, le si sono accordati da due o tre anni in qua forti sussidii. L’argomentazione cui questo fatto dà luogo è per noi secondaria, giacché il danno evidente dei consumatori derivante dalla pretesa tu­ tela di questo o quel ramo di produzione è la ra­ gione principalissima e da sé sola bastevole a con­ dannare il protezionismo. P ur tuttavia non è priva d’ importanza, servendo anch' essa a porre in maggior luce la falsità del sistema. Oggi si vuol proteggere 1’ agricoltura nazionale e si impongono dazi sui pro­ dotti esteri? Domani la marina mercantile si lamen­ terà d’ avere meno roba da trasportare e griderà prossima la propria decadenza. Si vorrà aiutare anco quella mediante premi ? Essa non si lamenterà più, ma non avrà più bisogno di allettare i caricatori con noli miti e li terrà alti. Allora i trasporti sa­ ranno costosi e principieranno a lamentarsi i fab­ bricanti, perchè la costosa importazione delle materie prime, renderà meno rimunerative le loro industrie manifatturiere. E allora una delle due : o dovranno diminuire i salari e jn tal caso sorgeranno a lamen­ tarsi gli operai e per farli tacere bisognerà adottare qualche provvedimento a favor loro, vale a dire a danno della borsa di tutti gli altri contribuenti ; ov­ vero si stabiliranno premi di esportazione sui pro­ dotti manilatturati, o si imporranno forti dazi sui prodotti esteri consimili, ed in tal caso verrà fuori qualche altra classe sociale, e fors’ anche tutte, a protestare contro il caro crescente della vita ; e poi a deplorare il ristagno delle industrie e del traffico, perchè è certo che i paesi esteri non si ristaranno dall’ usare rappresaglie. Insomma la è una catena di guai che comincia colla malintesa protezione d’ un solo ramo della pubblica attività e che mentre cre­ scono i pesi dello Stato nel quale si esaurisce la forza di sopportarli (senza dire che la sua missione viene falsata ) si allunga, si allunga sempre in mezzo al malessere economico di tutta la nazione e non può venire spezzata fuorché mediante il ritorno ad un sistema più razionale. Tanto è vero che quando si abbandona la retta via segnata dalle leggi econo­ miche naturali ed immutabili, si sa dove si comincia, ma non si sa dove si Unisce.

IL DEBITO VITALIZIO

1° Trimestre 1884

La Direzione dell’Ufficio centrale delle pensioni pubblica il movimento delle pensioni vecchie e nuove durante il primo trimestre 188-4. Ne ricaviamo al­ cune cifre utili a sapersi.

Al primo aprile 4884 si avevano : pensioni vecchie . . . .

» nuove, . . . . L. 51,466,684.85 ». 42,164,082.95

Erano iscritte al 1° gennaio dello stesso anno:

. . L. 52,103,008.77 . . » 11,431,243.28 . . L. 65,534,232.05 pensioni vecchie . »> nuove. . Totale. . .

Quindi durante il primo trimestre dell’anno cor­ rente vennero iscritte :

N. 21 pensioni vecchie per . L. 7,826.— » 828 » nuove per . »> 826,075.29

N. 849 Totale. . . . L. 833,901.29 e vennero nello stesso periodo eliminate :

N. 839 pensioni vecchie per . » 109 » nuove per .

968 Totale.

L. 644,149.92 »» 93,235.62

L. 737,585.54 Le pensioni vecchie esistenti al 1° aprile 1884 così si dipartivano nei diversi ministeri:

Finanze e Tesoro. Grazia e Giustizia. Affari esteri. . . Istruzione pubblica. Interno . . . . Lavori Pubblici . Guerra . . . . Marina . . . . Agr. Ind. e Comm. Straordinarie . . Totale. N. 16,520 »> 5,716 » 119 » 1,366 » 8,242 » 3,289 » 36,565 » 4,291 » 637 » 5,864 9,879,102.61 5,366,185.07 230,745.01 1,221,917.23 5,183,933.81 2,148,457.43 21,605,170.35 2,650,889.29 390,961.94 2,791,522.11 N. 82,609 L. 51.466,684.85

Le pensioni nuove invece alla stessa epoca som­ mavano : Totale. L. 63,650,767.80 Finanze e Tesoro . N. 3,077 L. 2,334,695.— Grazia e Giustizia. »> 1,063 » 1,365,851.95 Affari esteri. . . » 23 » 44,166.93 Istruzione pubblica. » 286 » 580,864.62 Interno . . . . » 1,519 » 1,240,007.67 Lavori Pubblici . » 550 »> 497,010.43 Guerra . . . . » > 6090 » 5,519,922.50 Marina . . . . » 911 » 596,615.61 Agr. Ind. e Comm. » 75 » 74,902.98 Straordinarie . . » 155 »> 110,045,46

Totale. . N. 13,727 L. 12,164,082.95 Le iscritte vecchie durante il (semestre si divi-devano : Finanza e Tesoro . . . N. 7 L. 1,746.14 Grazia e Giustizia . . . » _ )) -Affari esteri . . . * . » i Istruzione Pubblica . . . » _ }) _ Interno... 7 »» 316.86 Lavori Pubblici . . . . » Guerra . . . . » 7 » 5,690.— Marina . . . . »

Agricoltura, Ind. e Commercio » __ )) «— Straordinarie . . . . 1 » 6 8 .

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7,826.-9 novembre 1884 L ’ E C O N O M I S T A 725

Le iscritte nuove durante il semestre furono invece: Finanza e Tesoro . N. 181 L. 186,990.44 Grazia e Giustizia . » 71 )) 103,022.61 Affari Esteri . )) 1 » 2,133.33 Istruzione pubblica. » 25 )) 31,784.13 Interno . . . » 109 )) 107,840.15 Lavori Pubblici. » 47 )) 55,691.81 Guerra. . » 338 )) 296,980.34 Marina . . » 59 » 57,718.83

Agricoltura, Ind. e Gommer )) 7 )) 4,256.89 Straordinarie... )) 7 )) 1,656.76

Totale. . . N. 828 L. 826,075.29 In quanto alle eliminazioni si ebbero, 'nelle pen-sioni vecchie. Finanza e Tesoro . N. 196 L. 156,854.36 Grazia e Giustizia . . » 77 » 84,663.65 Affari esteri » 2 )) 2.920.75 Istruzione pubblica . . » 17 » 22,188.27 Interno . . . . » 106 » 68,015.92 30,811.19 Lavori pubblici . . . » 29 » G u e r r a ... » 508 » 2C6,873.54 M a r i n a ... » 42 » 31,208.93 Agricoltura, Ind. e Com. » 6 » 10,412.10 Straordinari . . . . » 76 » 30,201.21

Totale . . N. 859 L. 644,149.92

E nelle pensioni nuove si verificarono le seguenti eliminazioni : Finanza e Tesoro . . . N. 27 L. 24,817,72 Grazia e Giustizia . . . » 10 » 15,456.09 Affari Esteri . . . » 1 » 1,037.04 Istruzione Pubblica . . . » 6 » 8,244.52 In te rn o ... . » 12 » 10,634.81 Lavori Pubblici . . . . .» 9 » 6,501.50 G u e r r a ... . » 30 )) 22,249.99 M a r in a ... . » 14 )> 4,294.15 Agricoltura, Ind. e Commercio » — »

__

Straordinari . . . » — » —

Totale. . N. 109 L. 95,255.62 Durante il primo trimestre 1884 adunque il debito vitalizio da L .65,534,252.03 ascese aL. 63,630,767.80 cioè aumentò di L. 96,515.75.

Ed il numero delle pensioni che era 96,455 scese a 96,336 cioè diminuì di 119.

Abbiamo spesso nelle nostre colonne toccato di questo argomento, ed abbiamo reiteratamente espressa la opinione che ci metteremmo su una falsa strada se per riparare agli esagerati pericoli della concor­ renza di fuori ricorressimo ai dazi protettori. Questo indirizzo ci parrebbe così fatale che siamo lieti di raccogliere tutti i giudizi autorevoli che vengono dati in proposito.

Ci giunge ora una interessante monografia intito­ lata : Notizie intorno alle condizioni economiche e

civili della Provincia di Pavia, pubblicata per cura

della Camera di Commercio, corredata di una carta geologica e di otto tavole topografiche e stampata in un bel volume in 8° dallo stabilimento Civelli. Que­ ste pubblicazioni, quando son fatte come quella di cui teniamo parola, con ogni cura e con amoroso studio, possono riescire di somma importanza, come quelle che fanno conoscere a lutto il Paese le con­ dizioni di una provincia e porgono esempi, frutto di esperienza matura.

La monografia in parola contiene la descrizione geologica della Provincia di Pavia, tocca delle con­ dizioni dell’ agricoltura e della industria enologica e consacra due capi 1’ uno alle condizioni economiche ed igieniche del proletariato rustico nelle basse terre e ai miglioramenti di possibile ed immediata esecu­ zione, f altro alla concorrenza estera, alla necessità della trasformazione agricola, al credito fondiario ed agrario. Vogliamo ora riferire quello che in questo lavoro si dice appunto intorno alla concorrenza estera.

* Dell’ invasione forastiera che minaccia tutti i mercati d’ Europa, si è fatto un gran parlare in ogni luogo, e specialmente in Italia pel timore, non certo infondato, che essa ne possa risentire i danni maggiori ed il contraccolpo più grave. Ed infatti è cosa risaputa da tutti come il crescere e soverchiare delle importazioni estere sia stato in questi anni il tema di aspre controversie e di numerose discussioni che si fecero in vario senso nei Congressi e ne’ Co­ mizi agrari, nelle Società dei fitlabili e perfino nello stesso Parlamento, massime quando fu agitata la ri­ forma della tariffa doganale. In quéste occasioni non mancarono le proposte di provvedimenti energici e radicali onde fermare la crescente marea che ci giunge dall’ estero, ma per nostra fortuna tali prov­ vedimenti non trovarono appoggio nè presso gli sta­ tisti più illuminati, nè presso gli uomini più com­ petenti in materia di pubblica economia, i quali furono d’ avviso che coll’adozione di simili espedienti non solo si sarebbero grandemente impacciate le nostre relazioni commerciali colle regioni forastiere, ma si sarebbe eziandio offeso il buon diritto della grande maggioranza dei consumatori. Infatti mentre 1’ aumento della tariffa doganale avrebbe allontanato dai nostri porti i prodotti foraslieri, ciò sarebbe av­ venuto ad esclusivo vantaggio dei produttori, i quali non avendo più che una sola bilancia, ed anche questa tutta locale, per fissare i prezzi delle derrate, li avrebbero al certo rialzati col danno conseguente dei consumatori.

« Ond’ è che i più oculati ed imparziali furono e sono unanimi nel proclamare che contro il ribasso dei prezzi dei grani sarebbe ingiusto e fallace il ri­ medio degli alti dazi protettivi. Il buon mercato del pane è uno dei maggiori benefizi del nostro secolo, e la libertà del commercio, che fu già una grande conquista liberale contro I’ aristocrazia fondiaria in­ glese, merita di essere virilmente difesa anche fra noi contro il protezionismo, che ora sotto 1’ aculeo della concorrenza estera risorge qua e là compatto e minaccioso.

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cato de! quale usufruiscono tutti i consumatori an­ che in quei paesi che, come l’ Italia, sono eminen- temete agricoli. »

A questo punto si osserva che se la concorrenza estera ha recato dei danni alla nostra agricoltura, questi potrebbero crescere quando aumentasse e non solo avessimo a contare con quella degli Stati Uniti, ma anche con quella dell’ India, dell’ Australia, del- 1’ Argentina e del Canada.

« Gli effetti di questa nostra situazione sarebbero molto più gravi se ci lasciassimo sorprendere dagli avvenimenti e non seguissimo in certo modo l’esem­ pio degli stessi Stati Uniti, i quali, a fronte della temuta concorrenza dei paesi sapraccennati, atten­ dono già fin d’ ora a mettersi al riparo da tale even­ tualità col restringere la coltura dei grani mediante la sostituzione delle piante industriali e col produrre tutta la materia prima pel sempre crescente com­ mercio dello zucchero. Imperocché, al pari delle altre industrie, anche 1’ agricoltura deve risentire i mul­ tiformi effetti delle esigenze de’ tempi, per cui invece di rimpiangere un passato che non può più ritor­ nare, 1’ esperienza ci ammonisce a volgere la nostra attenzione all’ avvenire, affinchè gli eventi futuri non ci colgano alla sprovvista, e non si credano casuali e transitorie certe condizioni, le quali non possono essere che durevoli,

_ « Noi siamo avversi - giova ripeterlo - alle misure di repressione doganale contro la concorrenza fora- stiera, nè vorremmo che si creassero barriere contro i prodotti d’ oltremare, giacché quest’ espediente an­ drebbe a danno de’ consumatori e quindi produrrebbe l’effetto di rendere hncor più penosa e difficile la vita alle classi operaje. Noi ammettiamo di buon grado che dopo gli studi della Commissione per la riforma della tariffa, si possa e si debba indagare se qualche parziale modificazione sia da accettarsi, stantechè, tanto in politica come in economia, nessun giudizio assoluto sia buono, neanche quello della libertà. (Qui facciamo naturalmente le nostre riserve intorno al senso che si potrebbe attribuire a queste parole). Ma da questo alla pretesa di rapidi e grossi aumenti in tuttii dazi d’importazione, ci corre un abisso. Avve­ gnaché , pur riconoscendo necessario l’ intervento dello Stato, il quale deve entrare con tutta la sua potenza in questa questione politico-economica, che oramai primeggia sovra tutte le altre, noi siamo profondamente convinti che il rimedio ai casi pre­ senti e la possibilità di lottare con fortuna contro i malefici effètti della concorrenza estera, si debba ri­ petere in massima parte dall’ attività e dall’ iniziativa degli stessi produttori, i quali devono pensare a far da sé ed a premunirsi, fin dove è possibile, contro i danni della concorrenza non solo coH’aumentare e migliorare la produzione, ma anche col fare di ogni produzione un ramo di speciale industria. Lo che si otterrà indubbiamente, se, oltre ai migliori metodi di lavorazione, al maggior impiego dele macchine e ad un più largo uso di concimi, si farà buon viso a quelle innovazioni che la scienza suggerisce e la esperienza ha già dimostrato proficue. Avvegnaccbè non è lecito dissimulare che molte parti della no­ stra azienda agricola hanno bisogno di correzione e di riforma. Tra queste tengono un posto abbastanza notevole, la fabbricazione dei vini, lo stato dei vi­ tigni, 1’ esercizio della risaja, il governo del bestiame e lo stesso caseificio. Che se ciò non bastasse, bi­ sognerà senza altro trasformare le odierne colture,

sostituendo, a modo d’ esempio, alla coltivazione a grano il prato irriguo, ovvero la barbabietola da zuc­ chero, che per alcune zone è ritenuta conveniente e vantaggiosa. In altri termini occorrono special- mente due eose : specializzare le colture coi ridurle a generi più produttivi e renderle più intensive con maggior applicaziono di lavoro e di denaro. Ma a tale scopo si richiedono capitali che il più delle volte non si possono ottonere che -col credito, per cui si rende di somma importanza il problema del credito fondiario e del credito agrario.

« Ma innanzi di lasciare quest’argomento, ci corre 1’ obbligo di registrare il giudizio pronunziato dalla Commissione per l’ inchiesta agraria, la quale inve­ stigando se fra i modi di rialzare le sorti dell’agri­ coltura ci potesse essere anche quello dei dazi pro­ tettori sui prodotti del suolo, fu unanime nell'esc!udere il programma della protezione. Si osservò infatti che certi articoli, come il bestiame ed i cereali, sono già tutelati da dazi bastantemente protettori, che non converrebbe al certo di aumentare. Infatti per gli animali che noi esportiamo in copia, non temiamo al certo la concorrenza, ma bensì i dazi esteri, di cui non converrebbe provocare il rialzo che si ve­ rificherebbe indubbiamente in seguito al nostro esem­ pio. Dei cereali poi non conviene neppur discorrere, giacché è ormai provato che la concorrenza estera rispetto all’ Italia non è poi così dannosa ai nostri mercati, come da molti si vocifera e si crede. In­ fatti l’esportazione, de’ nostri risi è sempre maggiore dell’ importazione, e gli stessi frumenti americani, giunti ultimamente sui nostri mercati, si mantengono nella stessa misura del passato per cui si può sta­ bilire che le uscite dei cereali dal Regno si bilan­ ciano quasi colle entrate. E lo stesso vale anche per le farine, nella confezione delle quali in quest’ultimo ventennio si è progredito nell’ Alta Italia al punto da poter sostenere sui mercati forestieri la concor­ renza dell’ Austria e dell’ Ungheria, ove quest’indu­ stria è fiorentissima. Ora è evidente che un aumento di dazio sui cereali e sulle farine, se lieve, non avrebbe alcun effetto, e se rilevante, rincarirebbe il pane e spingerebbe la nostra agricoltura a coltivare grano anche là dove convengono meglio altre pro­ duzioni, donde un maggior impoverimento del paese.

» Che dire poi dell’aumento sul dazio del vino, del pollame, delle uova e degli erbaggi ? Esso sarebbe addirittura assurdo e puerile, giacché il buon senso ci insegna che a questi ed altri articoli di cui l’Ita- lià è larga esportatrice anziché chiudere i nostri mercati noi dovrem mo trovar modo di allargare i mercati esteri. Chi pensa ormai in Italia alla con­ correnza estera del vino sul mercato nazionale ? Le importazioni di vini esteri nel Regno sono insigni­ ficanti, si limitano cioè ai vini di lusso che si vanno aneli’ essi sempre più restringendo, sia perchè cre­ scono le sofisticazioni de’ vini francesi, sia perchè l’ arte di fare il buon vino per le mense dei ricchi, benché assai lentamente, pure va migliorando anche fra noi.

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9 novembre 1884 L’ E C O N O M I S T A 727

fondiaria e l’industria agraria, che si potrà miglio­ rare la loro condizione. 1 maggiori dazi aggiunge­ rebbero un illusione nuova alle vecchie e rende­ rebbero peggiore lo stato attuale delle cose. Ond’ è che la commissione d’inchiesta, venendo nella sovrad­ detta conclusione, ha fatto cosa assai saggia e com- medevole, e tanto più perchè non le è mancato il coraggio per altre vigorose dichiarazioni e per altre franche proposte, ove il farle poteva conferire al­ l’ utilità della nostra agricoltura troppo soffocata dalle tasse, non bene equilibrata nelle sue parti, ma meno immobile e meno misera di quello che si studiano di descriverla i pessimisti per sistema od i pessimi­ sti che abbuiano le tinte a scopi interessati e non con fessa Ih li. »

Noi abbiamo voluto riferire con qualche esten­ sione questo brano della monografia pubblicata, non solo per la bontà degli argomenti e per 1’ autorità del consesso da cui emanano , quanto perchè di fronte alla corrente protezionista, di fronte alla pre­ tesa di alcuni industriali di rappresentare essi il commercio e l’industria nazionale, ci pare che giovi vedere che cosa pensino autorevoli rappresentanze del commercio e dell’industria medesimi. Nel nostro articolo sui dazi francesi abbiamo veduto come il Consiglio Municipale di una importantissima città della Francia, e per certi rispetti la più importante, giudichi la proposta di rialzo dei dazi sul bestiame e dei cereali; qui vediamo come la Camera di Com­ mercio di una illustre città si dichiari risolutamente avversa ai dazi proiettori dell’agricoltura. Noi ci ral­ legriamo di questi trionfi del buonsenso sui vieti pregiudizi e sugli interessi di un certo numero di produttori, che si vorrebbe rappresentarci come l’in­ teresse generale.

E vorremmo che si moltiplicassero, e che non ci dovessimo trovare a lamentar concessioni a prò della industria nazionale, le quali recentemente pa­ ragonammo a un carico di merci gettato in mare pur di salvare la nave dalla tempesta.

Si abbia dunque le nostre congratulazioni la Ca­ mera di Commercio di Pavia, che ha saputo resi­ stere alla corrente e dire chiaro e netto il suo pen­ siero.

Meriterebbe senza dubbio di esser preso in esa­ me anco tuttociò che nella pubblicazione, di cui abbiamo tenuto parola, si dice a riguardo del cre­ dito fondiaro ed agrario, non che delle condizioni economiche ed igieniche dei lavoratori, ma questi argomenti sono troppo gravi per poterne uscire con poche parole. Più volte ne abbiamo parlato nelle nostre colonne, e del resto avremo occasione di tornarci sopra.

LA CASSA DI RISPARMIO DI MILANO

3ST E Xj 1 S S 3

La Commissione Centrale di beneficenza ammiui- stratrice della Cassa di risparmio di Milano ci ha inviato la sua relazione sul bilancio consuntivo del 1883 della Cassa predetta. Ne daremo un breve riassunto.

Alla fine del 1882 le rimanenze della Cassa di risparmio erano le seguenti :

A t t i v e ... L. 320,236,436.55 P a s s iv e ... » 286,0.2,951 46

Attività netta al 31 Die. 1882 L. 34,183,505.09 Alla fine del 1883 salirono:

Le attive a ... L. 346,492,016.50 Le passive a ...» 510,825,926.07

Lasciando un’ attività netta di L. 35,666,090.45 Questo considerevole aumento è dovuto alla ec­ cedenza delle sopravvenienze attive sulle passive, all’avanzo di rendita, e alla affluenza dei depositi a risparmio. Eccone la dimostrazione:

Le sopravvenienze attive ammoni, a L. 1,654,977.22 che si decompongono come segue :

Interessi sul fondo di riserva esistente al 1° Gennaio 1883 nella somma

di L. 31,297,826.46 . . . . L. 1,408,402.19 Avanzo a favore della Cassa sull’utile

netto del Credito fondiario nel 1882 » 120,999.21 Aumento nei titoli appartenenti al fon­

do di garanzia dal Credito fondiario » 74,451.82 Utile avuto dalla partecipazione al sin­

dacato del prestito per l’abolizione

del corso forzoso . . . » 43,859.05 Graduale ammortizzazione delle spese

di inpalcatura per il magazzino del­

le sete... » 5,600.— Estinzione dei libr. prescritti nel 1885 » 2,019.72 Maggiore importo di rendite del 1882

derivato dai beni stabili di ragione

dell’ is titu to ...» 968.98 Per cause diverse... » 676.29

Totale delle sopravvenienze attive L. 1,654,977.22 Le sopravvenienze passive ammon­

tarono a ... L. 1,573,498.50

e quindi una maggiore sopravve­

nienza attiva d i ... L. 81,478.72 Le rendite della gestione del 1885 ammontarono a L. 15,738,654.53 superiori di L. 691,433.15 a quelle del 1882. Queste rendite si decompongono come segue :

Interessi sui mutui con garanzia ipote­

caria e con depositi di valori L. 3,043,708.29 » sugli effetti pubbl. e indust. » 4,830,629.84 » sui prestiti a corpi morali,

sui buoni del Tesoro, sul de­ posito presso la Banca Naz.

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