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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.508, 27 gennaio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XI - Voi. XV

Domenica

27

Gennaio

1884

N.

508

IL PROGETTO SULLE BANCHE DI EMISSIONE

Nel nostro ultimo numero noi abbiamo accennata l’impressione suscitata in noi da una prima e rapida lettura della relazione e del disegno di legge intorno al riordinamento delle Banche. E la impressione era questa, che mentre la relazione si affaticava a dimo­ strare che la proposta ministeriale era un omaggio alla libertà delle Banche, la proposta stessa mirava invece ad avviarsi al sistema della Banca unica.

Abbiamo riletto con attenzione la relazione e il progetto, e confessiamo che la nostra impressione prima non solo non si è modificata, ma si è mutata in una solida convinzione. Ed eccoci ad accennarne i motivi.

Come può la relazione sostenere che il progetto presentato dagli onor. Berti e Maglioni si inspira al principio della libertà delle Banche? Crediamo per questo, perchè non solo si mantengono gl’ istituti esistenti, ma perchè si permette la istituzione di nuove Banche di emissione, e si dettano in oltre 30 articoli norme buone per tutti gl’istituti indistinta­ mente.

Ed infatti si può dire che esiste se non libertà vera e propria (che la libertà escluderebbe la con­ tinua ingerenza governativa) almeno eguaglianza là dove la legge stabilisce alcune norme generali, a cui devono sottomettersi tutte quelle banche, che vogliono godere del privilegio della emissione. E tutto questo, si dirà, fa appunto la proposta Berti— Magliani. E per vero in quella lunga sfilata di a r ­ ticoli, che non è ora il momento di discutere, essa tratta, come abbiamo detto, delle banche di emis­ sione in genere. Ma potrebbero rispondere e ri­ sponderanno certo i partigiani della libertà delle banche — in cauda venenum. Noi non ripeteremo queste parole, perchè siamo anzi contenti che si apra la via a quella Banca unica, che rappresenta per noi la miglior soluzione del problema bancario nelle nostre condizioni presenti ; però non possiamo negare che coloro i quali hanno opinioni opposte alle nostre abbiano ragione di credersi, non vogliamo dire mistificati, ma tenuti in conto di gente molto ingenua.

Il punto senza dubbio più saliente del progetto è questo Mie il capitale della Banca Nazionale viene effettivamente portato a 2 0 0 milioni. Ci vuol poca fatica a capire che questa concessione ed altre di­ sposizioni del progetto rappresentano un compenso allo accollarsi che fa la Banca il pagamento dello stock

della Regìa a certe condizioni.

Si

potrebbe forse

lamentare che un riordinamento così importante del credito si faccia in gran parte per una ragione pu­ ramente finanziaria, ma dal momento che questa è prepotente, non rimane altro che rassegnarsi. Intanto però non ci si può dissimulare che l’ aumento del capitale utile al triplo della emissione concesso alla Banca Nazionale non venga ad accrescere la potenza di questo grande Istituto.

Se si toglie il Banco di Napoli, che per la sua stessa indole e pel concesso auménto, che va a 6 0 milioni, è pure un Istituto assai forte,Tgli aumenti che potranno essere consentiti agl’istituti minori non sono di per sè stessi gran cosa. Per il Banco di Sicilia, l’aumento potrà giungere a 5 , per la Banca Nazionale Toscana a 9, per la Banca Romana a 5, per la Banca Toscana di Credito nemmeno a 2, in tutte nemmeno 2 2 milioni. Si aggiunga anche la cifra dell’ aumento accordato al Banco di Napoli, e non . i avranno che circa 37 milioni. E senza questa i quattro Istituti minori presi insieme non arrivano ad ottenere un aumento complessivo pari alla metà di quello consentito alla Banca Nazionale.

Secondo la proposta ministeriale poi il corso le­ gale finirebbe con questo anno e gli sottentrerebbe il corso fiduciario. Senza entrare nella questione della giustizia e della opportunità o meno del corso legale, non possiamo peraltro dimenticare ciò che noi ab­ biamo sostenuto, che cioè se si volevano lasciare in piedi gl’istituti di emissione, conveniva estendere il corso legale a tutti i loro biglietti indistintamente in tutto il Regno. La regionalità del biglietto è stata una delle cagioni di maggiori imbarazzi a cui le Banche minori sono andate incontro, ed è stata altresì la causa per cui esse non poterono spingersi nemmeno al massimo della emissione consentita dalla legge. Ora quando non solo non si estende il corso legale, ma si toglie ; quando si autorizzano bensì le tesorerie ad accettare i biglietti delle Banche, ma non se ne fa loro un obbligo; quando finalmente si stabilisce che la riscontrata abbia luogo ogni dieci giorni ; chi non vede che invece di mantenere e di afforzare gl’isti­ tuti minori, come predica la relazione, si mettono in una condizione vieppiù imbarazzante e diffìcile e nella impotenza di resistere alla concorrenza della Banca maggiore, a cui nessuno può chiedere ragionevol­ mente di non fare il proprio interesse?

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alla libertà, perchè la libertà avrebbe portato seco la facoltà nelle Banche di fondersi, e qui la fusione è impedita. Lo scopo è manifesto, è quello di an­ dare incontro alla fianca unica: quando non restas­ sero in piedi che il Banco di Napoli e di Sicilia, la soluzione definitiva non sarebbe difficile.

Quando quella cessione avverrebbe, noi non sap­ piamo; probabilmente dopo l’aumento del capitale; ma crediamo c h e , se il progetto viene approvato, avverrà senza dubbio.

Si guardi poi se non è singolare parlare di li­ bertà, di Istituti nuovi et similia, quando, come dimostrammo nel passato numero, la circolazione massima si fisserebbe per ora a 1 0 5 0 milioni. Mo­ strammo come resterebbero appena 5 4 milioni, il che vorrebbe diro che ci potrebbe esser posto poco più che per un solo istituto, visto che esso potrebbe costituirsi solo con un capitale di 15 milioni, e 10

di capitale versato.

La conclusione ? — Eccola — La relazione dice bianco e il progetto dice nero. Tutto questo ci fa tornare alla mente il fatto di quel’sordo, che aveva sotto il braccio un paniere e che interrogato dove andasse, rispose: « Le son cipolle! » Ci si scusi del paragono irriverente, ma, via, non è nemmen serio l’ aver paura di chiamare le cose col loro nome. Ripetiamo che del resto, quanto a noi, siamo tu t- l’ altro che scontenti del progetto nelle sue linee generali, anzi troviamo che dimostra non poca fi­ nezza in coloro che lo hanno ispirato e tende al fine da noi pure desiderato coi mezzi clic sono pos­ sibili di fronte a certe correnti politiche e a certi pregiudizi della pubblica opinione. Ci pare però che ci si potesse risparmiare una relazione in senso ad­ dirittura opposto, tanto più che non ci piace il si­ stema invalso da qualche tempo di premettere a un progetto, che deve avere uu fine essenzialmente pratico, quasi un trattato teorico, in cui lo scrittore, che non è mai l’ autore del disegno di legge, fa sfoggio di scienza per conto proprio e si dimentica dello scopo della relazione, fic h e è tanto meno op­ portuno in quanto i membri del Parlamento amano leggero nelle relazioni i motivi delle proposte, senza avere però alcun desiderio di ricevere una lezione.

LA Q UESTIONE SOCIALE

E LA INIZIATIVA PRIVATA

Vario volto discorrendo in queste colonne della cosiddetta legislazione sociale esprimemmo il dubbio, fondato a nostro avviso su buone ragioni, che quei provvedimenti avessero a riuscire ad una disillusione, e quindi ad inasprire, piuttosto che a riparare le piaghe che oggi insanguinano la società. Non mai ab­ bastanza ripeteremo che l’intervento dello Stato non solamente è, molto spesso, impotente allo scopo che, senza sufficente considerazione si prefìgge, ma è a c ­ colto anche con diffidenza da coloro stessi verso i quali, almeno 1’ intenzione degli uomini di governo, è rivolta. Già per alcuna delle leggi presentate rial— l’on. Berti è sorta un’opposizione abbastanza viva da quelle stesso classi sociali, a favore delle quali ap­ punto il Ministro di Agricoltura Industria e Com­ mercio si affatica a mostrare la maggiore preoccu­

pazione. Egli è che la esperienza ha dimostrato con troppi esempi come inefficace sia l’aziono del potere quando esso voglia, non solamente eccitare la funzione della individualità, ma ad essa sostituirsi. E i ten­ tativi che colla massima buona fedo e con tutta la buona volontà fecero nel passato e fanno nel pre­ sente gli Stati per assorbire la iniziativa privata, nu­ che nei lodevole scopo di completarla, hanno fallito e falliranno, sia per la inettitudine ingenita nel po­ tere centrale di provvedere meglio dei cittadini stessi ai bisogni sociali, sia perchè le promesse furono sempre molto superiori a quello che poi si è potuto mantenere.

Di fronte a queste convinzioni, le quali sono in noi radicato non solamente per le dimostrazioni che la scienza ci offre, ma anche per g'i esempi che nu­ merosissimi si possono accumulare e dai quali ap­ punto la scienza trasse le sue conclusioni ; — di ironie al movimento sempre crescente del socialismo, il quale, nell’erroneo indirizzo che prende la politica economica degli Stali — quello di foggiarsi ad al­ trettante provvidenze — ricava buon argomento per accampare sempre maggiori pretese e scuotere più fortemente lo basi naturali della società, quali l’am ­ biente e la storia hanno stabilite e quali soltanto la lenta evoluzione può m utare; — di fronte diciamo a queste convinzioni che ci fanno poco assai sperare sull’efficacia dell’opera intrapresa dall’on. Berli colla cosidetta legislazione sociale, ci conforta il vedere a quando a quando sintomi encomievoli e promettenti della iniziativa privato, vera fonte di duraturo pro­ gresso.

Ed uno di questi sintomi che segnaliamo ai no­ stri lettori, ci viene oggi da Mantova, provincia che, come è noto, ha per ragioni speciali, viva e palpi­ tante nel suo seno la questione sociale in quanto un numero veramente notevole di lavoratori sostiene una lotta aspra e diuturna colla miseria, a cui li condanna la crise agricola che là maggiormente si fa sentire, non essendo lenita da un sufficiente svi­ luppo di industrie.

É come nelle domestiche società è spesso la tiiste condizione economica causa di litigi fra i membri che le compongono, così nei più grandi consorzi civili le divergenze e le lotte dei partiti, le quali se pacifiche e moderate, sono elemento di progresso negli ordinamenti pubblici, diventano angolose, vio­ lente e causa di maggiori danni, se, trovando un substrato di sofferenze, si cambiano in pretesti con cui viene mascherata una naturale e legittima ri­ bellione ad uno stato di cose per i più intollerabile. Spelta in ogni singola località alla classe più il­ luminata dei cittadini, non già stendere ai miseri una umiliante elemosina, ma sorreggerli di consiglio e di aiuto secondo dalle condizioni particolari del luogo può essere richiesto, perchè possano raccogliere le loro pìccole forze e relativamente alle circostanze prevedere e provvedere a sè stessi, e perchè non abbiano a rimanere vittima e strumento di quelli che, o poco scrupolosi o poco onesti, non badano ad accrescere il numero e la intensità delle illusioni, pur di sfrut­ tare a loro vantaggio il malcontento che ispira la miseria.

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agevolare lo scopo del sodalizio si sono raccolti in una prima sottoscrizione circa seimila lire per co­ stituire un primo fondo di cassa, e già le previsioni permettono di sperare che tal somma raggiunga pre­ sto le 10 mila lire.

L ’indirizzo veramente ben inteso di questa Società è indicato dall’articolo del suo Statuto che qui ri­ portiamo.

« La Società si propone :

« a) di promuovere in Mantova associazioni industriali e cooperative;

« b) di influire presso i committenti lavoro, perchè sia a preferenza affidata l’opera direttamente ai propri soci ;

« c) di assumere incarichi di lavori per mandato fiduciario e gratuito di Enti Morali e privali ed affidarne l’esecuzione ai soci ;

« d) di promuovere ed assumere giudizi arbi- tramentali per le controversie che possono sorgere fra operai, capi-operai e principali, per qualsiasi rapporto dipendente da contratto di locazione d’ o- pera e [Iter tutto ciò che si attiene all’ adempimento dei reciproci doveri e diritti. Nelle controversie che dovessero sorgere nell’ esecuzione dei lavori, di cui le lettere b e c, il giudizio arbitramentale sarebbe obbligatorio fra i soci;

e) di facilitare ai soci operai e lavoratori man­ tovani l’ iscrizione nella società di mutuo soccorso;

f ) di facilitare agli stessi soci operai 1’ assicu­ razione individuale e collettiva contro i danni deri­ vanti da infortunio ;

g) di promuovere e facilitare l ' iscrizione degli operai medesimi presso una cassa pensioni;

h) di promuovere il miglioramento nei riguardi igienici delle abitazioni degli operai ;

i) di promuovere l’ istituzione di scuole speciali d’ arte applicata per gli operai;

l) di fondare un circolo;

L ’ articolo terzo indica poi in qual modo si debba estrinsecare la influenza della Società per ottenere lavoro ai soci, e cioè, coll’ impegnarsi ciascuno dei membri della Società a servirsi preferibilmente del- l’ opera di soci nella esecuzione di lavori e nelle somministrazioni delle varie forniture; col procurare collocamento a soci disoccupati, e commettere loro lavori in momenti di crisi; col prestarsi a che le amministrazioni pubbliche e private affidino lavori direttamente ai soci ; coll’ iniziare associazioni coope­ rative di lavoro, impiegandovi una parte del pro­ prio capitale.

Per quanto riguarda le assicurazioni per il mu­ tuo soccorso, per le pensioni vitalizie, e per 1’ in­ dennità in caso di infortunio, la Società si propone di assumere presso i rispettivi istituti i pagamenti delle tasse di ammissione, ed una parte o tutto dei premi o quote annuali ; ed anche di anticipare in caso di infortunio all'operaio colpito od alla sua fami­ glia parte o tutta l’ indennità che gli fosse dovuta. Compongono la Società i soci benemeriti, i quali paghino all’ atto di iscrizioni almeno 100 lire, ed i soci effettivi che si obbligano ad una contribuzione almeno di 2 5 centesimi mensili.

Si comprenderà facilmente che il compito che si prefigge questa Società è vasto assai ; forse troppo per un sodalizio nascente, il quale non trova l'aiuto di altri esempi analoghi. P erò se gli uomini egregi che si sono messi alla testa di una simile associa­ zione si sono persuasi che il popolo in generale di­

venta nemico delle classi abbienti solo perchè esse si mostrano schive di avvicinarglisi, e quasi lo di­ sprezzano; e se, abbandonando i pregiudizi delle vec­ chie tradizioni, sono disposti a frammettersi in mezzo al popolo e mostrarsi a fatti e non a parole pronti ad aiutarlo, egli è certo che riusciranno di grande giovamento al paese.

Poiché non è vero che i lavoratori per istinto odino gli abbienti ; egli è che questi lasciano sfruttare i do­ lori di quelli da chi ha interesse di eccitare que­ st’odio e da chi non ha scrupolo di avanzare le più imprudenti promesse anche nella certezza di non saperle mantenere. Ed il lavoratore che suda e soffre è condannabile se alla indifferenza degli uni prefe­ risce la apparente sollecitudine degli altri?

Noi seguiremo con vivo interessamento questo tentativo che si esperimenta sulle rive del Mincio, e nel mentre auguriamo per il bene di tutti che lo scopo della Società nel modo più ampio si rag­ giunga, rammentiamo a coloro che cosi generosa­ mente si sobbarcano al cimento, che questa loro intrapresa deve assorbire tutta la loro attività e il loro amore vivo e perseverante, affinchè non divenga per i lavoratori una nuova e più amara delusione ed affinchè non degeneri, il che sarebbe ancor peggio, in una umiliante e corrompitrice opera di beneficenza che sfibra e non rinvigorisce. Le classi lavoratrici hanno di fronte alle abbienti una grande forza, quella del numero, colla quale possono da sè sole giungere a grandi cose ; manca loro più spesso la mente esperta e illuminata che saggiamente le riunisca e le diriga ad uno scopo possibile ed utile. A questo devono tendere precipuamente i promotori d ela società; infondendo ai lavoratori la coscienza della loro forza collettiva e la convinzione dell’ indirizzo verso cui dirigere questa forza, procureranno alla nazione uno splendido esempio di ciò che possa, se ben diretta, la iniziativa privata.

11 trattato di com ercio fra l’Italia e la Svizzera

1 lettori ricorderanno l’esame che del trattato di commercio Italo-Svizzero presentato per l’ approva­ zione al Parlamento italiano, venne fatto in queste co­ lonne nell’estate passata. Yennero in esso riferite le gravi obiezioni, che la Commissione parlamentare fece all’approvazione pura e semplice di questo trattato e che si riducevano principalmente a quattro.

1 . ° Raccomandare al governo di ottenere per gli italiani stabiliti in Svizzera un trattaménto non dis­ simile da quello che gli Svizzeri ricevono in Italia.

2 . ° Riprendere le trattative per una seria re ­ pressione del contrabbando che si esercita attual­ mente sulla frontiera Svizzero-italiana iti un modo veramente- scandaloso.

5 .° Trovar modo di concertare col governo federate un azione comune presso la società ferro­ viaria del Gottardo affinchè i rapporti sieno rego­ lati in modo più favorevole dell'attuale, agli interessi italiani.

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Queste obiezioni recapitolate in un ordine del giorno, sospensivo dell’accettazione del trattato, con­ sigliarono il ministro degli affari esteri a ritirare il trattato stesso e di farne argomento di ulteriori trattative diplomatiche prima di ripresentarlo al par­ lamento per la sua accettazione definitiva.

E ra aspettativa generale che Fon. Mancini non avrebbe ripresentato il trattato così severamente stigmatizzato dal Parlamento, che in compagnia di una convenzione consolare che rimediasse radical­ mente agli inconvenienti segnalati nella prima obie­ zione fatta nell’ordine de! giorno della commissione, tanto più che vi si legavano ragioni di dignità na­ zionale ; per la repressione del contrabbando avrebbe pure dovuto fare, prima di ripresentare il trattato all’approvazione, conoscere gli sforzi fatti presso il governo federale, onde ottenere un resultato ; per la ferrovia del Gottardo, non potendosi pretendere un resultato immediato ad una azione comune, sa­ rebbe forse bastato il dar prova di buona volontà, dimostrando di avere almeno da parte nostra incoato questa azione tanto desiderata.

Ma con generale sorpresa vediamo ora l’onorevole ministro degli affari esteri ripresentare tale quale era il trattato, senza dimostrare per nulla di essersi preoccupato di queste tre gravissime questioni che tanto interessano la dignità e gl’interessi commerciali del nostro paese, e solo unirvi un protocollo nel quale si è soltanto in parte rimediato alle mende della tariffa, ottenendo dalla Svizzera la cancellazione di una sola delle voci criticate, e ciò con sacrifizio di altre due, che sono parte importante dell’ espor­ tazione italiana.

Infatti il protocollo non concede altro che la cancellazione della voce « parti di fucile, di pistole, di rewolvers non terminati » dalla tariffa speciale, e sua conseguente sotloposizione alla tariffa ge­ nerale, mentre si era domandato questo anche per altro voci ; e questa concessione (che i delegati sviz­ zeri hanno saputo tenere assai alta malgrado che importasse poco, perchè la Svizzera non ha che una sola fabbrica importante di arm i) venne ottenuta ad un prezzo per noi esorbitante, aumentando cioè di lire 1 il dazio degli agrumi, il che pone i nostri in condizione sfavorevole rimpetto ai prodotti simi­ lari spagnuoli, e di lire 2 e mezzo quello delle pa­ ste da minestra, che, come ognun sa è parte inte­ ressante dell’industria italiana.

Noi comprendiamo benissimo che la nostra di­ plomazia si sia potuta lasciar trascinare dal desi­ derio di non scompletare la collezione dei nostri trattati di commercio recentemente conclusi, me­ diante i quali la nostra politica commerciale acqui­ sta lunghi anni di quiete ; ma non vorremmo ve­ dere ottenuto questo resultato, col porre in non cale tre questioni interessantissime per la dignità e gl’interessi del nostro paese, quali sono quelle del trattamento dei nostri concittadini all’estero, del con­ trabbando, e dei trasporti pel Gottardo; noi confi­ diamo che l’onorevole Mancini vorrà quanto prima pensare a favorire nel miglior modo possibile que­ ste, che sono esigenze d’ordine assolutamente supe­ riore, e l’ordine del giorno proposto dalla Commis­ sione, sarà per lui sprone bastante. Quest’ordine del giorno si divide in tre parti, corrispondenti ognuna alle tre esigenze suaccennate ; nel fondo esso si differenzia pochissimo da quello approvato nella scorsa estate dalla nostra Camera dei Deputati ; que­

sto constava di quattro parti per tre delle quali identico all’attuale; il quarto, concerneva la voce della tariffa « parti d’armi » per la quale la Com­ missione parlamentare pare si contenti della sua ra­ diazione, malgrado il caro prezzo a cui venne ottenuta. Limitandosi a considerare solo gli interessi eco­ nomici positivi del paese di fronte a questo trattato omettiamo di considerare altre ragioni di conve­ nienza che potrebbero rendere difficile l’ approva­ zione di esso nel quale è sviluppata una politica commerciale che non ci pare la migliore ; essa con­ siste nell’ affrettare di troppo la conclusione dei trattati di commercio, senza tenere bastante conto dell’ opinione di quelle istituzioni di commercio che più assai del corpo diplomatico, sono competenti a consigliare tariffe, a indicare i punti di resistenza, e quelli in cui si può impunemente cedere nella conclusione di queste convenzioni; in Italia il pre­ tendere che i voti e i desideri delle Camere di commercio e delle associazioni industriali e com­ merciali, siano tenuti nel conto che loro compete, è evidentemente domandar troppo, dal momento che, come accade appunto questa volta, il Parlamento stesso, dopo avere espresso quattro diversi desiderj quasi in forma di condizioni necessarie all’ approva­ zione del trattato, si vede ripresentare il medesimo tale e quale con una sola di esse tolta di mezzo, e aneli’ essa in un modo che non è immune da critica.

Gli è che pur troppo in Italia gl’ interessi mate­ riali del paese sono posposti a troppi altri, perchè possano sperare di essere considerati per ora; presso di noi è assolutamente indifferente, ciò che le altre nazioni vanno riconoscendo essere principale dovere dei governi, il curare al più alto grado gli interessi vivi del commercio, dell’ industria e dell'agricoltura. Quando poi da questa generale traseuranza ne ven­ gono grandi mali che si sarebbero agevolmente evi­ tati con un poco più d’attenzione, allora ci svegliamo tuli’ ad un tratto, si provocano provvedimenti'ener­ gici, si grida quasi al finimondo, e anche allora tutto si risolve in inchieste, che non fanno altro che con­ statare il male, o, se ne propongono i rimedi, ne escogitano in generale degli inapplicabili.

Ci sembra che sarebbe tempo di recedere da que­ sta via, e risparmiando le grandi spese e l’immane lavoro, quasi sempre sterile, delle inchieste, accor­ dare un attenzione più minuta e più coscienziosa ai nostri interessi, onde vedere di evitare i mali che appariscono giganti agli occhi del pubblico, solo quando son divenuti irrimediabili, e che presi in tempo avrebbero potuto o essere evitati, o per lo meno esser resi meno sensibili.

EE BASCHE POPOLARI E L’ EMISSIONE

Non è ancora votata la legge sulle Banche di emis­ sione, non si sa ancora quale accoglienza le farà il Parlam ento, non si sa se i difensori del privilegio delle Banche attuali non possano avere il soprav­ vento — è ancora tutto incerto, e l'Associazione delle Banche popolari, residente in Milano, si raccoglie per trattare se le Banche popolari si debbano riu­ nire in consorzio per raccogliere i quindici milioni necessari e fondare una Banca di emissione collettiva.

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iniziativa della quale non ci pare si possa essere guari contenti. In generale la condotta di quest’ associa­ zione non corrisponde alle speranze che se ne sa­ rebbero potute concepire. L ’anno scorso io mi sono lagnato, in una polemica svoltasi nei giornali locali, che l’Associazione nel suo Statuto modello, che ha fatto del resto aspettare molto, sin troppo, non avesse abbracciato e patrocinato tutto quello che vi ha di

ideale nel credito popolare, ma avesse sacrificato al­ l’opportunismo, rinviando l’ ideale nelle note e nei commenti. Questo ripeto ora di proposito, mentre quel tale Statato modello, che allora aveva aspetto di pubblicazione interna e semi-ufficiale, è divenuto pubblicazione ufficiale e riconosciuta.

10 aveva in quell’ occasione discussa la questione, per me vitalissima all’emancipazione del credito po­ polare, che fosse assolutamente vietato lo sconto presso le Banche popolari ai Consiglieri d’Amministrazione ed ai Sindaei, i quali, per questo appunto che sono trascelti fra le classi borghesi e fra i grossi industriali, sono proclivi a sopprimere ogni fiamma di concor­ renza che provenga loro dai piccoli industriali rivali, accaparrando per se gli sconti più grossi, negandoli anzi al caso a quelli e convertendo in arma d’offesa i patrimoni per azioni ed i capitali depositati a tutela del piccolo credito. La strana tesi contraria trovò stranissimi difensori e si passò a farne questione di quattrini, a motivo dei servizi che questi signori ren­ dono al credito popolare. Risposi franco: « Ebbene: è odioso, è affatto contrario alla missione educatrice delle classi superiori, ma è mille volte meglio pagare le medaglie di presenza tassate, precisate, calco­ late, che aprir l’adito alle segrete compensazioni dello sconto, alle transazioni malefiche nel seno del Con­ siglio, a gare fra consiglieri interessati e disinteres­ sati, fra indipendenti e vincolati, fra i consiglieri che scontano e quelli che non lo fanno ». L’Associazione milanese, ricusando gli stessi consigli dell’on. L u z- zatti, sagrificando all’opportunità, rinnega in un libro, edito col nome di certo sig. Levi, esplicitamente questo salutare principio, conferma nel seno delle Banche mutue popolari la lotta fra il grasso sconto borghese e le piccole sovvenzioni popolari, dà in balìa ai grossi industriali ed ai grossi com m ercianti, consiglieri e sindaei, i primi e segreti sforzi delle concorrenze na­ scenti.

11 nesso coll’ argomento che ho preso a trattare, c’è nella questione sopraddetta, la quale del resto mi torna opportuno ricordare e rinfrescare. Impe­ rocché la proposta partecipazione ai vantaggi del— 1’ emissione mostra, in questa sua stessa precipitosa deliberazione, come nel seno dell'Associazione delle Banche popolari, prevalgano intendimenti scorretti, a mio avviso, e funesti, di speculazione e di centralismo. Quali sono i vantaggi che l’emissione può recare alle Banche popolari ? È noto che l’emissione è una delle forme più audaci della speculazione, è un mezzo di guadagno, ora è questo l’ intento che devono pro­ porsi le Banche popolari? Le cambiali che esse hanno nel loro portafoglio rispondono alle esigenze della nuova legge bancaria ? E se rispondessero per il numero materiale delle firme, la clientela delle Banche popolari è così solida, la loro organizzazione così omo­ genea da garantire un’ emissione di carta moneta ? Non è un nuovo imbarazzo che le Banche popolari incontrerebbero? Non è una responsabilità collettiva che si assumono, esse il cui pregio è l'individualità,

la responsabilità locale? Ci pensino le Banche mutue

popolari ; la confederazione che esse hanno inteso d’attuare coll’Associazione milanese, e che noi per­ fettamente approviamo, minaccia di diventare fed e­ razione.

Ma che sì ripromette la Banca federale d’ emis­ sione? Di ripartire dei dividendi fra le consorelle? Ma non sono questi già eccessivi, così da dirsi per la maggior parte delle Banche usurarii? Di avere maggior capitale disponibile per gli sconti? Manon si riversano nel seno delle Banche popolari quoti­ dianamente tanti depositi da non saper esse il come impiegarli? Non sarebbe anzi da vedere se gli al­ lettamenti con cui li adescano non siano eccessivi per la misura dell’ interesse e poco prudenti? I Buoni di cassa, creati dalle Banche popolari in ori­ gine per uno scopo determinato (il soccorso all’ a - gricoltura), non sono tralignati in un mezzo sussidiario per contabilità protratte, per rinnuovamenti inces­ santi di effetti? Essi prolungando il periodo del de­ posito ed aumentandone l’ affluenza, coll’interesse alto, fanno persino la concorrenza ai depositi a ri­ sparmio, e sanciscono la dolorosa inerzia dei nostri capitali.

Nè, credo che, meno che per le Banche Scozzesi, 1’ emissione sia stata mai esercitata (se non abusi­ vamente in Italia) dalle Banche popolari. Se fu una fortuna che si liberassero di codesto mezzo perico­ loso di far quattrini, se fu provvidenza che l’onor. Luzzatti per questo proposito andasse vinto nel 1 8 7 4 , sconfitta resa tutt’ altro che acerba dalla gloriosa resistenza delle Banche mutue popolari al pronto ritiro dei loro biglietti, perchè ricondurre ora sul terreno della più audace speculazione bancaria quelle che si ostina a chiamare le modeste fratellanze del credito?

Le Banche Scozzesi in ogni modo, per quello che io ne so, mantengono nell’ emissione la loro auto­ nomia e la guarentiscono della loro speciale respon­ sabilità. Se in Italia non si fosse creduto opportuno di stabilire un limite massimo per l’ emissione , (limite che non è qui il tempo di discutere e che io ritengo un difetto della legge) in astratto ammet­ terei la facoltà individuale d'emissione nelle singole Banche popolari, anche se praticamente lo troverei sconveniente. Ma anche in questa ipotesi giova r i ­ cordare che le Banche Scozzesi sono a responsabilità illimitata, e che le nostre Banche popolari hanno accettato il principio inverso. Si ricordi che il Co­ dice nostro ha dato loro gli amministratori senza cauzione (i quali rispondono pur troppo alla ri­ stretta responsabilità loro accordata per favore di legge coll’ aspirare alla parte migliore negli sconti) si ricordi che le Banche popolari sono state assolte da ogni tassa di fondazione; che si sono dati loro i beneficii della legge perchè si ebbe riguardo ai be- nefizii dell’ opera loro. È giustizia che esse sconfi­ nino dalla loro missione per avventurarsi nella spe­ culazione, per accentrare forze le cui ragioni di vita, il cui lato brillante è appunto tutto individuale e locale? La nostra tesi si appoggia in qualche modo sulla legge futura la quale all’ art. 2 esige che le Banche di emissione siano costituite da so­ cietà anonime. È perciò questionabile se il concorso progettato delle società anonime cooperative possa autorizzarle a fondare società anonime, se esse pos­ sano in un Istituto di loro creazione trasferire plus

I juris di quello che esse abbiano. Così crediamo che

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anonime cooperative (questo speriamo sia il pensiero dei legislatore) inquantochè esse non figurano fra le anonime che come istituzioni eccezionali e privile­ giate e 1’eceezione ed i privilegi non soffrono inter­ pretazione estensiva al di là dello scopo per cui furono creati.

Lasciamo dunque aperto l’animo alla fiducia che l’iniziativa doW Associazione milanese cada nel vuoto, che le Banche si mantengano nella loro cerchia an­ tica , per adoperare la frase del poeta, e ricordino in questo punto, come in tutte le manifestazioni della loro attività, le parole del Cantico che dovrebbero essere il loro m otto: « Esurientes implevit bonis, divites dimisit inanes ».

Padova, 20 gennaio 1884.

Dr. jur. G. B. Salvioni

SOCIETÀ Di ECONOMA POLITICA DI PARIGI

(Riunione del 5 gennaio)

11 tema trattato nella riunione del 5 gennaio fu il seguente : In qual limite deve esercitarsi V in­ tervento dello Stato a proposito dell’ emissione dei biglietti pagabili al portatore e a vista.

Brelay autore del quesito comincia col notare

che in questa materia come in molte altre, se le leggi sono f espressione dei costumi sono peraltro sempre in ritardo su questi, o non li trasformano in formule officiali se non quando le abitudini sono talmente accreditate da diventare quasi dei pregiu­ dizi. Tale è effettivamente il caso secóndo l’ oratore, per ciò che riguarda la legislazione dei biglietti pa­ gabili a vista e al portatore. Vi sono infatti banche nazionali, egli dice, munite di un monopolio nella maggior parte dei paesi d’Europa e a lato di esse tutti i cittadini dei varj paesi che emettono dei va­ lori della stessa natura o quasi, sotto il nome di chèques; questi impegni individuali, sottoposti a una procedura moderata , sufficiente, circolano libe­ ramente senza esser sospetti ad alcuno, e recano indubbiamente dei servizi considerevoli inquantochè il loro cambio, la loro mobilità, e i loro versamenti economizzano immediatamente, mercè la compensa­ zione, gli altri istrumenti di mobilizzazione dei ca­ pitali. B relay è di opinione che l’uso dello chèque generalizzato, semplicizzerà un giorno dei problemi mal posti e la libertà delle emissioni anonime potrà seguire quella delle emissioni personali. Un sistema presso a poco identico a questa idea l’ oratore lo trova nelle isole di Jersey e di Guernesy nell’ ar­ cipelago della Manica. In queste due isole le ban­ che emettono senza ostacolo, senza restrizione, dei biglietti al portatore e a vista del valore uniforme di una lira sterlina, e questi biglietti si accettano o si ricusano secondo il credito di coloro che gli hanno emessi. Lo Stato non ha nulla che vedere in que­ st’ affare ; egli non compromette le banche ; nè que­ ste rendono a lui dei servigi. In sostanza I’ oratore vorrebbe che, come generalmente si desidera la se­ parazione fra la Chiesa e lo Stato, così la si do­ vrebbe desiderare fra lo Stato e le banche. E qui l’oratore passa a parlare della Banca di Francia ri­

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conoscendo la di lei solidità, e facendo sapere che il di lei privilegio verrà a cessare fra 1 4 anni. Supponiamo, egli dice, che nel 1897 il di lei pri­ vilegio non venga rinnovato; essa conserverà tutta­ via il rango eminente che occupa attualmente, e vi avrà diritto più che mai e il pubblico abituato ai suoi biglietti proseguirà a prenderli finché le so­ cietà concorrenti non verranno col loro credito a controbilanciare la sua reputazione. Certo che se un associazione di banchieri di prim’ ordine capita­ nata per esempio da Bothscild fondasse una banca di emissione sotto il regime della libertà, i suoi bi­ glietti a vista e al portatore goderebbero subito di vero favore nella finanza e nel commercio dapprima ed in seguito nell’ insieme della popolazione. Lo stesso avverrebbe se una società di commercianti dopo avere realizzato un capitale solidamente garan­ tito, sotto forma cioè di azioni convertite in oro emettesse dei biglietti al portatore e a vista. In que­ sti diversi casi la responsahillià dello Stato sarebbe nulla come di niun valore sarebbe il suo inter­ vento. Tuttavia Brelay sembra disposto a ricono­ scere in proposito che ¡’autorità superiore ha delle attribuzioni naturali e legali che non conviene con­ testarle. Potrebbe avvenire che lo Stato in forza delle leggi che regolano le società anonime, le cor­ porazioni, le persone morali facesse per mezzo dei suoi agenti, rappresentanti una specie di magistra­ tura finanziaria, controllare le operazioni delle ban­ che di emissione libere, e che pretendesse che i loro bilanci venissero pubblicati almeno una volta la settimana. Ma questa, per l’oratore, non sarebbe che una responsabilità puramente morale, inquan­ tochè lo Stato nulla facendosi attribuire, nè essendo altrimenti il cliente delle Banche, non dovrebbe al pubblico che un concorso di polizia. E così ver­ rebbe determinata la distinzione dei vari istituti li­ beri ; poiché taluni non farebbero che lo sconto della carta di commercio a due « più firme aventi scadenze diverse, ma limitate di due a novanta giorni, ciò che assicurerebbe le rien trate; altri che presterebbero sugli effetti pubblici, rendite, azioni, obbligazioni per un tempo egualmente determinato ma senza dare una garanzia relativa, tanto grande quanto gl’impegni commerciali basati sulla produ­ zione, la circolazione e il consumo. Con ciò Brelay

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Tali garanzie domandandole alle banche, vengono sottratte al pubblico, ed è ciò in cui consiste il vero pericolo finanziario. L ’oratore scende a dimostrare come lo Stato intervenga nell’amministrazione della Banca di Francia e quanto questo intervento sia nefasto. Fino dall’ origine, egli dice, ma particolar­ mente dopo l’ultima proroga del privilegio, la Banca si trova sotto la dipendenza assoluta dello Stato, avendo questi dislocato la responsabilità, e legato troppo intimamente il credito commerciale e indu­ striale della Francia ai destini dei governi che si succedono, facendoli dividere i loro pericoli. Ne vale il dire che la Banca di Francia quantunque abbia attraversato molte rivoluzioni, è sempre in piedi, perchè per l’oratore il naufragio di una banca di emissione sta nel corso forzato e le banche nel so­ spendere i loro pagamenti sono altrettanto disonorate quanto un semplice negoziante. Nel 1 8 5 7 il saggio dello sconto avendo raggiunto il 10 per cento e una crise essendo inevitabile lo Stato autorizzò la Banca a raddoppiare il suo capitale che fu così por­ tato a 1 8 ”2 milioni e mezzo di franchi. Lo Stato però pretese in cambio di questa autorizzazione le seguenti anticipazioni: I o Convenzione del 1 0 Giu­ gno 1 8 5 7 che mette a disposizione del governo 110 milioni di franchi; 2 ° Immobilizzazione in rendite o per cento a 7 5 franchi di 1 0 0 ,0 0 0 ,0 0 0 e cosi in tutto 2 1 0 milioni, cioè più che l’importare del ca­ pitale. Ma que.-to non è tutto. La Banca stessa im­ piegò in rendite dette disponibili un centinaio di milioni di fondi diversi, più un dodici milioni pro­ venienti dalle sue riserve e così la Banca detiene da 3 5 2 milioni di fr. mentre che il suo capitale non ammonta che a 182 milioni e mezzo. Cosa si direbbe di un particolare, esclama Brtlay, che agisse in questa guisa, e qual portata d’ altronde po­ trebbe accordarsi a quel qualificativo di disponibili

di cui si gratificano delle rendite liberamente acqui­ state? E cosa avverrebbe sul mercato se si vendes­ sero questi 112 milioni di rendite e ciò in un mo­ mento di strettezze, perchè senza bisogno non si venderebbero? Sarebbe, egli dice, la rovina dei fondi pubblici, sarebbero perdite considerevoli da subire, e prima di arrivare a questo punto sì sa­ rebbe domandato e ottenuto il corso forzato. In conclusione Brelay è partigiano della libertà delle emissioni, e quanto all’ intervento dello Stato su l- l’amministrazione delle Banche, egli vuole che venga limitato a un semplice controllo di polizia, e che per conseguenza lo Stato si astenga da ogni immi­ stione dirigente o partecipante.

Courtoie dice che la questione va trattata prati­ camente e tenendo conto dei fatti, trarne per via di conseguenze, degli utili insegnamenti. A raggiun­ gere questo scopo l’oratore fa la storia dei vari ordi­ namenti bancarj trattenendosi specialmente sulle ban­ che degli Stati Uniti. Queste banche alla fine del 1 8 8 3 erano 3 0 0 0 di cui 2501 sono chiamate ban­ che nazionali perchè derivanti da una legge fede­ rale, e le rimanenti sono chiamate banche di Stato

non già perchè amministrate dallo Stato, ma perchè stabilite sotto l’impero di una legge particolare dello Stato, in cui hanno la loro sede. Nelle Banche na­ zionali gli azionisti sono responsabili di fronte ai portatori di biglietti, non solidariamente, ma sino alla concorrenza del doppio del capitale sottoscritto da ciascuno di essi. E fin qui il sistema secondo l’oratore non sarebbe da respingersi, ma ciò che

egli trova deplorabile è l’obbligo imposto a ciascuna banca nazionale di depositare un certo capitale in fondi federali nella cassa del Tesoro, contro bi­ glietti fabbricati da questo e ciò nella proporzione di 9 decimi del valore al corso dei fondi pubblici depositati. Come abbiamo detto, l’oratore trova de­ plorabile un tale sistema, perchè dato il caso di una crise le banche si trovano nell’ impossibi ita di lar fronte ai portatori dei loro biglietti, stante la difficolta ili potere realizzare istantaneamente i fondi pubblici che hanno dato in deposito.

Venendo

all Europa l’ oratore lascia da parte l’ Inghilterra e la Germania perchè tendenti manifestamente all’unita, e il Belgio e l'Olanda in cui il monopolio è un fatto e non un diritto, per occuparsi

quasi,

esclusivamente della Svizzera. In questo paese, egli dice, al a pari degli Stati Uniti ciascun cantone ha avuto ■ ? sua !e8'.' slozione particolare. L e diverse torme di banche esi- sislono tuttora. Vi sono banche cantonali in acco­ mandita più o meno, e amministrate dai delegati del cantone; e vi sono pure banche create dall in­ dustria privata, e dirette da impiegati non ottimali. Queste due diverse specie di banche funzionano ge­ neralmente l’una a lato dell’ altra nello stesso can­ tone, e spesso nella stessa città. Il numero delle banche estendendosi, il pubblico provò qualche di- soo-io in conseguenza della diversità dei biglietti, r u proposta una legge che consigliava indirettamente all’unità, ma fu respinta dal volo popolare. L e ban­ che svizzere allora, adottando il sistema Suffotlc Bank, si associarono fra loro in vista di imporsi reciprocamente certe misure di prudenza, di con­ trollarsi e infine di scambiarsi reciprocamente i pio- pri biglietti. Lo spirito di regolamentazione non si fermò q u i; una legge approvata 1’ 8 marzo 1881 codificò la materia in guisa assai severa. Courtois

tralasciando di discutere i dettagli dell’ applicazione di questa legge, si limita a osservare che mo te banche di circolazione, fra cui la Banca federale, hanno dovuto rinunziare al benefizio dell’emissione. Concludendo, l'oratore si dichiara favorevole alla moltiplicità delle Banche, cioè alla concorrenza ìn- quantochè egli crede che il monopolio noecia pei natura alla organizzazione la più saggia.

Bathie premettendo che il monopolio della Ban­

ca di Francia deve continuare ancora per 1 4 anni, dice che la questione che presenta un vero interesso è quella di sapere se la circolazione fiduciaria debba ancora aumentarsi e in quali condizioni . _

Al gl a ve precisa i termini nei quali può verifi­ carsi l’ intervento dello Stato nelle _ operazioni delle Banche. Lo stato secondo esso può, I o domandare del danaro alle Banche, 2 ° garantire sotto una forma qualunque 1’ esecuzione degli impegni di queste ban­ che, oppure assicurare con un processo qualunque il rimborso dei biglietti. Quanto al primo punto

Alglave condanna assolutamente qualunque prestito

deìlo Stato alle Banche. La vera, la sola seria ga­ ranzia del biglietto di Banca non è secondo 1^ o r a ­ tore, l’ incasso, ma sebbene il portafoglio. Egli si dichiara così contrario a qualsiasi intervento dello Stato nella gestione delle Banche, e nella emissione dei biglietti tutte le volte che questo intervento non abbia per scopo di procurare del danaro al governo, inquantochè allora la circolazione si trova garantita non dall’ incasso ma dal portafoglio cioè a dire in parie dagli effetti che portano la firma dello Stato.

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L ’ E C O N O M I S T A

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dello Stato, allorché abbia per scopo di assicurare l’ esecuzione di impegni, perchè inefficace, ed anche perchè può essere cagione di una crise. Egli consi­ dera pertanto la libertà delle Banche come un uto­ pia, e ne dà per prova che questa libertà non si trova in alcun luogo. Quanto alla limitazione del- 1 emissione dei biglietti di Banca, Alglave considera questa misura come inutile, perchè l’ emissione si limita da se stessa, essendo naturalmente regolata dai bisogni della circolazione. Circa poi al diri tto di emissione I oratore non lo vorrebbe abbandonare alla prima banca venuta, ma conferirlo a due o tre istituti convenientemente scelti. Terminando il suo discorso Alglave dice che l’ intervento dello Stato li sembra in simile materia completrmente inutile sotto tutti i punti di vista. Il solo caso in cui que­ sto intervento può essere legittimo, sarebbe quello di obbligare una banca a liquidare, qualora lo Stato avesse giudicato i di lei impegni veramente esor­ bitanti.

Fournier de F la ix è partigiano della libertà delle Banche e^ del controllo. Parlando della Banca di Francia fo rato re dice che la necessità del controllo della circolazione resulta dalla gestione stessa della banca, avendo essa abusato del suo diritto di emis­ sione col portare la circolazione a 3 ,1 0 0 milio i di franchi cifra , che non è sta .a raggiunta da nnsun altra banca, da nessun altro Stato, salvo gli itati Uniti. Ma questo cont olio dovrà esso essere attri­ buito allo Stato? Fournier crede di no perchè la Banca è un ¡strumento di cui lo Stato si serve senza scrupoli, avendo ad esso già anticipato il doppio del suo capitale. L ’ unico controllo possibile secondo esso è la moltiplicità, la libertà, la concorrenza delle Banche garar .ite come agli Stati Uniti per mezzo della responsabili.à degli azionisti a riguardo della circolazione, e per mezzo di pegni speciali come gli incassi, e le rendite sullo Stato, e sulle provincie. Questa responsabilità e questi pegni, per 1’ oratore, non possono fare a meno di limitare la circolazione. Ma ove non esistessero, vi è un altro fattore, cioè l’ aggio, che è il ve-o termometro, il quale tonto più sale quanto più le circolazioni sono contestate. Egli crede pertanto che se la Banca di Francia ol­ trepassasse i 3 ,5 0 0 milioni, non potrebbe a meno di prodursi I aggio. Terminando il suo discorso

Fournier dice che la ragione decisiva del regime della libertà è la necessità di possedere un controllo indipendente a riguardo della circolazione fiduciaria. Lo Stato è incapace di esercitare questo controllo, e una sola banca posta sotto la mano dello Stato lo è molto meno. E la migliore prova di tutto questo è che la Banca di Francia sia per rispondere ai bi­ sogni dello Stato, sia per moltiplicare le sue ope­ razioni e fare alle altre Banche una concorrenza talvolta deplorabile, è arrivata a una circolazione esagerata, senza essere circondata da veruna garan­ zia, al contrario degli Stati Uniti e dell’ Inghilterra ove gli azionisti ne sono responsabili.

Juglar dopo avere esaminato i varj sistemi ban­ cari m vigore nei principali Stati d’Europa e dell’A­ merica conclude che nè il privilegio, nè la libertà delle Banche, nè il controllo, nè il bisogno degli scambj, nè la fiducia del pubblico possono imporre dei limiti alla circolazione fiduciaria. Essa deve mo­ versi liberamente in tutti i sistemi e per mezzo del rialzo e del ribasso dello sconto che la proporzio­ nano sempre ai bisogni del momento, la converti­

bilità dei biglietti in moneta metallica non corre mai pericolo.

Leone Say dopo avere riassunto la discussione

fa osservare che in Francia la circolazione è più ele­ vata che altrove a motivo della fretta con cui si porta I argento alla Banca affine di sbarazzarsi di un metallo eccessivamente incomodo nelle transa­ zioni ordinarie.

La seduta è sciolta.

IL CONTO D E L TESORO

al 31 Dicembre 1883

L ’ esercizio del 1883 ha dato al Tesoro un in­ casso che fu inferiore di L. 6 5 4 ,2 7 4 ,9 9 7 a quello de! 1882 e di L. 5 1 ,9 1 0 ,2 4 7 alle previsioni fatte nel preventivo 1883. Non occorre aggiungere che la differenza tra i due anni 1 8 8 2 e j'8 8 3 °è deri­ vato dalla mancanza nell’ ultimo dei due anni dei versamenti in conto de! prestito per 1’ abolizioni del corso forzoso, versamenti che nel 1 8 8 2 . erano sa­ liti a L. 6 3 7 ,0 3 4 ,8 7 8 e furono di sole L. 3 0 ,7 3 7 ,9 8 7 nel 1883 quindi una diminuzione di L. 6 0 6 ,2 7 6 ,8 9 1 . Perciò, dedotte queste cifre derivanti dal prestito abbiamo che 1’ anno 1 8 8 3 presenta ancora un mi­ nore incasso di L . 4 7 ,9 9 8 ,1 0 6 nell’ anno precedente; a questa cifra però bisogna sottrarre L. 2 9 ,0 5 7 ,6 9 4 di incassi derivanti dal riscatto delle Ferrovie R o­ mane, i quali avvenuti nel 1 8 8 2 non potevano ri­ prodursi nel 1883 ; rimane così una diminuzione di L . 1 8 ,9 4 0 ,4 1 2 .

Ecco brevemente le cifre principali che diedero maggior incasso nel 188 3 :

la riccchezza mobile diede un aumento di

L . 1,831 mila, quasi tutto dovuto all’imposta iscritta a ruolo;

le tasse del demanio diedero un aumento di L. 2 ,7 4 8 mila ;

la tassa sul prodotto del movimento a grande

e piccola velocità sulle ferrovie un aumento di

L . 651 mila ;

la tassa sugli spiriti e la birra fornì un au­ mento di tre milioni ;

le dogane ed i diritti marittimi diedero un aumento di oltre 2 0 milioni e mezzo;

i tabacchi aumentarono di oltre un milione e mezzo, ed i sali L. 2 ,3 7 3 mila ;

le poste diedero un aumento di L. 2 ,7 1 0 mila; i proventi delle carceri e quelli dejle cancel­ lerie giudiziarie fornirono un aumento di oltre un milione.

Gli altri aumenti sono di lieve importanza, e le diminuzioni riguardano le partite di giro.

Ma quello su cui richiamiamo l’ attenzione dei lettori è la differenza tra gli incassi del 1 8 8 3 e le previsioni fatte nel preventivo dello stesso anno.

L e rendite patrimoniali, tutte le imposte dirette e tutte le tasse di consumo diedero un’ entrata mi­ nore della prevista per la complessiva somma di L . 7 ,7 3 0 ,7 2 1 . Le diminuzioni più cospicue sono pre­ sentate da tre voci, i redditi patrimoniali dello Stato per L . 9 8 4 ,7 6 6 , le tasse iti amministrazione

della Direzione Generale del Demanio per quasi

(9)

Vi fu invece un cospicuo aumento negli incassi delle Dogane e diritti marittimi che diedero un aumento di L. 2 4 ,2 2 0 ,2 6 1 .

Non trattasi è vero che del conto del Tesoro e quindi dei versamenti materialmente effettuati non delle riscossioni effettive, nè degli accertamenti delle entrate in rapporto al bilancio di emissione ; ma non cessa di produrre una impressione penosa que­ sta diminuzione abbastanza notevole tra le previ­ sioni e gli incassi in tanto numero di imposte.

Diamo ora lo specchio delle entrate previste nel 1 8 8 3 colle differenze negli incassi effettuati:

D ifferenze tr a le riscossioni

Entrate effettive: P rev iste e le previsioni R edditi patrim oniali dello Stato L. 26,351,318,08 — 984,766,97 Im posta sui fondi ru stici e sui

f a b b r ic a ti... » 188,278,569,09 — 98,578,61 Im posta sui redditi di ricchezza

m o b i l e ... » 195,393,895,44 — 354,612,32 T asse in am m inistrazione della

D irezione G enerale del Dem. » 167,199,025.89 — 4,922,407,75 T a ssa sul prodotto del movi­

m ento a grande e piccola ve­

locità sulle ferrovie . . . » 10,421,976,44 —■ 823,903,03 D iritti delle Legazioni e dei

Consolati a ll’ estero . . . » 1,172,717,33 — 262,309,12 T assa su lla m acinaz. del grano » 51,900,000 » — 284,114,96 T assa sulla fabbricazione degli

sp iriti, b irra , ecc...» 13,331,525,44 4* 2,157,415,36 Dogane e d iritti m a rittim i . » 155,089,132,97 4 - 24,220,261,62 D azi in te rn i di consumo . . » 79,193,097,57 4 - 181,250,67 T a b a c c h i ... > 108,108,105,28 — 25,200,08 S a l i ... » 82,133,563,82 4 - 2,094,008,64 M ulte e pene pecu n iarie re la ­

tiv e a lla riscossione imposte » 11,630,20 — 6,433,38 L o t t o ... * 73,483,044,97 — 2,370,513,55 P o s t e ... » 34,265,441,46 4 - 1,564,636,79 T e le g ra fi... » 10,868,282,93 — 327,725,76 S trad e fe rrate di pro p rietà dello

S t a t o ... . . . » 63,787,917,55 — 22,838,562,80 S e rv iz i d iv e rs i. . . » 17,279,131,95 — 447,061,23 R im borsi e concorsi n elle spese » 21,001,496,26 — 1,555,601,26 E n tra te d i v e r s e ...» 8,943,811,33 4 - 2,242,111,60

Partite d i g ir o ...» 97,986,248,24 a 267,446,95 R edditi p atrim oniali dello Stato a 7,649,96 »

C ontributi — Debito del co­ m une di Ancona p er dazio

consumo dilazionato . . . » 32,502,50 4 - 5,84 R im borsi e concorsi n elle spese » 10,294,866,99 — 2,626,632,98 E n tra te d i v e r s e ...» 235,450 » — 175,587,79 A rre tra ti per imposta fondiaria » 352,734,54 — 172,629,89 A rre trati p er im posta sui red­

d iti d i ricchezza mobile. . » 85,000 » 4 - 29,643,11 R esidui a ttiv i d iv ersi . . . » 235,374,69 4 - 87,624,21

Movimento d i capitali:

V endita di beni ed affranca­

mento di canoni . . . . » 24,802,908.83 4 - 1,598,214,83 Riscossione di crediti. . . » 43,329,91 — 30,593,07 Accensione di debiti . . . . » 16,857,407,34 — 16,690,291,63 Capitoli aggiunti . . . s> 32,181,354,21 — 1,423,366,88

Costruzione d i strade ferra te . » 111,184,285,84 — 29,929,944,54 Totale in cassi - . L . 1,613,512,797.05 — 51,910,247.98

Iu quanto ai pagamenti eseguiti dal Tesoro durante l’esercizio 1 8 8 5 , risulterebbe una economia di L. 5 1 4 milioni sul previsto, e fatta deduzione di L. 3 7 7 ,8 8 3 ,4 2 3 dovute al Ministero del Tesoro quasi tutte per effetto dell’abolizione del corso forzato avremo una econo­ mia complessiva di L . 1 3 6 ,3 4 9 ,6 0 8 . A questa eco­ nomia concorre per quasi 8 3 milioni il Ministero dei lavori pubblici, per oltre 1 3 ciascuno quello della Guerra e quello delle Finanze, per 1 0 milioni il Ministero dell’ Interno e per 9 milioni quello della

Marina. Come si sieno conseguite queste economie, e se si siano conseguite con vantaggio della cosa pubblica, ce lo dirà il consuntivo 1883; intanto pren­ diamo atto di queste differente quali appariscono dal seguente prospetto :

Differenza tr a i pagam enti fa tti P re v is ti ed i previsti

Min. del Tesoro L. 1,385,142^908,48 — 377,883,423,92 Id. delle Fin. » 148,062,282,89 — 13,082,417,90 Id. di Gr. e Giu­

stizia... > 34,419,909,97 — 1,199,772,28 Id. degli Aff. E. » 8,229,052,02 — 816,960,33 Id. della Pubb.

Istru zio n e...» 34,362,419,21 — 3,910,014,13 Id. dell’Interno » 74,468,115,52 — 10,645,415,05 Id. dei Lavori

P u b blici--- » 301,202,302,38 — 82,882,733,02 Id. della Guerra» 217,899,442,05 — 13,293,862,75

Id. della Marina» 65,871,574,26 — 9,170,761,20

Id. dell’Agr. Ind.

e Commercio » 14,357,349,56 — 1,347,970,58

Tot. pagamenti L. 2,338,015,356,34 — 514,233,031,16 Differ, fra gli in­

cassi e i p ag.L .— 724,502,559,29 — 462,322,783,18 I risultati finali quindi del conto del Tesoro per l’esercizio 1883 si riepilogano come segue :

A ttiv o

Attività alla fine del 1882

Contanti presso le Tesorerie provin­

ciali e cen trale... L . 744,074,162,85 Fondi in via ed all’estero — Effetti

in portafoglio...» 19,807,128,43 Crediti verso l’ Amministrazione del

Pondo pel cu lto ... » 12,396,065,15 Crediti verso 1’ Amministrazione del

Debito Pubblico... » 6,275,312,87 Crediti diversi... » 16,106,252,03 Crediti per obbligazioni dell’Asse ec­

clesiastico... » 545,200 » Crediti per carte contabili . . . . » 7,804,869,66 Crediti per deficienze' di tesorieri . » 2,722,652,26 Totale L . 809,731,643,25

Entrate ordinarie effettive

Redditi patrimoniali dello Stato. L. 25,366,551,11

[ Imposte dirette. . . » 383,219,243,60 Pnntvthnt: > Tasse sugli affari . » 178,785,099,76

I Tasse di consumo . » 518,099,046,33

\ Tasse diverse. . . . » 71,117,728,24 Proventi di servizi pubblici . . . » 109,152,060,89 Rimborsi e concorsi nelle spese . » 19,445,895 » Entrate diverse...» 11,185,922,93

Totale L. 1,316,371,547,86

Partite di g i r o ... . . L. 98,253,695,19 Entrate straordinarie effettive

Redditi patrimoniali dello Stato . L. 7,649,96 C o n trib u ti...» 32,508,34 Rimborsi e concorsi nelle spese . . » 7,668,234,01 Entrate diverse... » 59,862,21 Capitoli aggiunti per resti attivi . . » 617,746,66 Totale L. 8,386,001,18

Movimento di capitali

Vendita di beni ed affrancamento di

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