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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.518, 6 aprile

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XI - Yol. XV

Domenica 6 Aprile 1884

IL COMMERCIO D ELLA CINA

« Riferire sui commerci della Cina e constatarne l’ importanza è quanto ci proponiamo di fare in que­ sto breve lavoro. Questo 1’ argomento della Relazione, ma il nostro scopo principale si è quello di rich ia­ mare l’ attenzione del Governo e dei negozianti ita­ liani sulla convenienza e necessità di coltivare que­ sti commerci, indicando noi all’ uopo quei mezzi che ci sembrano meglio adatti per prendervi parte col maggiore utile possibile. »

Con queste parole ha principio una voluminosa ed accuratissima Relazione dei capitani De Rossi e Rotimi al Ministero del Commercio. Difficilmente in altri lavori consimili si potrebbe trovare altrettanto largamente e compiutamente svolto il tema, disim ­ pegnalo il compito impostosi e raccolta egual messe di ^notizie documentate in appoggio delle conclusioni e dei suggerimenti. I due egregi autori che non esiliamo a proporre a modello di quanti studiosi si recano all’ estero per intraprendere in paesi lontani indagini fruttuose allo svolgimento dell’ attività della madre patria, hanno, oltreché osservato co’ propri occhi, consultato statistiche, interrogato indigeni, viaggiatori, negozianti, consoli, banchieri e rappre­ sentanti di case di commercio. I dati che porgono, accuratamente vagliati e confrontati fra loro, sono perciò della maggiore esattezza desiderabile.

G li autori inco'minciano dal porgere un cenno sulla storia del commercio dei chinesi, sulle loro antiche relazioni cogli altri popoli, sulla prolungata loro r i­ luttanza ad aprire i porti della Cina agii stranieri, vinta solo dalla forza dei cannoni europei e dai trat­ tati che alle guerre fecero seguilo. Sul commercio di carovana, mantenuto già da più secoli dall’ Impero Celeste colla Russia, iroviarno interessanti particolari che mostrano come tra i Cinesi abbia sempre do­ minato la strana teoria economica secondo la quale un popolo deve curare esclusivamente [’ esportazioni de’ propri prodotti ed escludere più che possa l ’ im­ portazione dei prodotti esteri. La gretta astuzia com­ merciale, esercitata all’ antica, cui preme più di tutto impedire che I’ utilità maggiore sia conseguita dal- !' altra parte contraente, si rivela nelle Istruzioni emanate dal governo chinese per uso dei suoi sud­ diti negozianti sul mercato di Kiakhta ai confini della Siberia. Fra quelle riportate dagli autori della Re­

lazione non sappiamo astenerci dal trascriverne alcune.

« Mettere in mostra la minore quantità possibile di merce, e non mostrarsi ansiosi dell’ acquisto della merce Russa, per quanto se ne desideri avere. »

« Le merci Cinesi debbono sempre essere in minore quantità delle Russe, e non devesi portare altra merce finche la prima non sia stata intera­ mente esaurita. »

« Quando i Russi hanno scarsezza di prodotti di valore, devesi mostrare ansietà di comprare tutto lo

Stock, e fingere che questo sia molto richiesto, e poi lo si dovrà dividere in parti eguali fra tutti i negozianti. La conseguenza sarà che I’ anno venturo la stessa merce sarà in grande quantità portata sul mercato, e si faranno buoni acquisti dicendosi che la domanda è cessata, e così sarà procurato con van­ taggio alla Nazione. »

« Se i Russi alzano il prezzo di un prodotto scarso sul mercato, tutti devono astenersi per un mese dal comprarlo; se essi si lamentassero al Governo, noi minaccieremo di proibire interamante il Commercio. » « Dire ai Russi che la merce è assai più scarsa di quello che realmente non sia, e similmente as­ sicurare che la Cina non ha nè seta nè cotone da

disporre. »

« Nessuna patente per commerciare a Kiakhta sarà data a quei negozianti che non sapranno par­ lare e scrivere il Russo, ciò che impedirà ai Russi di acquistare cognizioni dai C in e si, e così si pre­ serveranno i segreti del Commercio e quelli della politica del Governo. »

Non fa maraviglia che un governo dispotico tenti di limitare il commercio de’ suoi popoli al puro e stretto necessario. Ma più singolare è il vedere come non sieno mancati economisti Cinesi che ne abbiano secondato le vedute. Ecco ciò che scriveva Knan-tze, dimenticando di porre tra gli elementi dei suoi ca l­ coli 1’ aumento della produzione cui il commercio ’Suscita :

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e mentre uno assicura che questo è il solo mezzo perchè il popolo conservi il suo che gli dà da vivere, I’ altro sostiene che I’ interesse del 30 per cento è interesse a facilitare il commercio ed a tenere il capitale in circolazione, e che con la probabilità di tali profitti vi saranno molti che tenteranno la car­ riera commerciale, e da ciò la concorrenza ed il profitto dei popoli (!). »

Il Governo poi si aiuta facendo credere alla po­ polazione ch’essa potrebbe fare a meno delle im ­ portazioni e che dalla sola esportazione ricaverebbe maggiori vantaggi, e ricorda ai Cinesi i tanti secoli passati senza l’aiuto dei forestieri, i quali con grande avidità andarono sempre a cercare i prodotti del loro paese. Ma ad onta di tutto ciò e in virtù delle più dirette relazioni coll’estero e degli scambi che ogni giorno si fanno più attivi, il Cinese, accorto calcolatore del proprio tornaconto, va modificando sensibilmente le proprie idee in proposito.

Dalle statistiche il valore totale del Commercio della Cina con tutti i paesi del mondo ascende­ rebbe pel 1881 a lire nostre . 1,164,784,257. Ma, avvertano gli autori, non cadrebbe in esagerazione chi portasse la cifra per lo meno al doppio, valu ­ tando gli elementi che nelle statistiche non figurano, ossia gli scambi per via di terra, ad eccezione del tè che passa per la dogana di Tientsin, e tutti quelli che vengono effettuati mediante le giunche cinesi, senza dire dell’ immenso contrabbando favorito dal frastagliamento delle coste.

Ad un totale si rilevante quasi tutte le nazioni prendono parte, tranne l’ Italia nostra. In un quadro della parte presa da ciascuna nazione al commercio Cinese tra gli anni 1873 e 1882, accanto alle grosse cifre relative agli altri paesi vediamo per l’ Italia: Entrata ed uscita di navi in tutti i porti: N.° 2; — Tonnellaggio complessivo 1,762; — Valore delle importazioni Lit. 161,972; — Delle esportazioni — Zero. Per cento sul totale del numero dei viaggi : 0,01; sul tonnellaggio: 0,01. P e r cento sul totale del commercio: 0,01. Sono cifre di una meschinità lamentevole.

I prodotti italiani finora conosciuti nell’ estremo oriente so .o in numero ben limitato ed il Vermouth è quello che occupa il primo posto ! Ma ricordiamo che in questo stesso periodico avvertimmo altre volte come anche quel poco Vermouth ohe viene spacciato in Cina lo sia per la maggior parte da commercianti inglesi, i quali acquistandolo in Italia e rivendendolo nella Cina a prezzi di gran lunga più alti, i.e rendono limitato lo spaccio e frattanto privano i nostri commercianti del guadagno che potrebbero ritrarre col venderlo direttamente.

Gli autori, dopo aver dato notizie molto partico­ lareggiato sulle quantità e qualità di tessuti che gli inglesi importano nella Cina, scrivono : « Crediamo che se in Italia si studiasse convenientemente q u e ­ st’articolo che è di massima importanza sui mercati delle Indie e della Cina, si potrebbe riuscire ad in­ trodurvi i nostri tessuti, e ciò che favorirebbe la produzione abbasserebbe il prezzo di vendita. Se si pensa in Italia a stabilire le industrie metallurgiche ed a fare concorrenza alle straniere, perchè non si potrebbe riuscire più facilmente a fare concorrenza coi nostri filati ed i nostri tessuti, dal momento che le condizioni sono per questi assai più vantaggiose?»

E d altrove, dopo avere dimostrato con cifre il minor prezzo delle stoffe da abiti che i Cinesi im ­

portano dall’estero, in confronto di quelle che si fabbricano da so: « Dalla calma spesso annunciata nei Bollettini commerciali sulla richiesta dei tessuti esteri, non bisogna conchiudere che la loro impor­ tazione in Cina abbia raggiunto il massimo grado. Molti milioni di abitanti nell’ interno del paese non hanno nessuna conoscenza del vantaggio che loro può offrire il commercio straniere, e se tutti i Cinesi consumassero i tessuti di cotone come se ne con­ sumano nei loro porti aperti, ne sarebbe smerciata una quantità doppia di quella che oggi può pro­ durre tutta l’ Inghilterra, cioè 7 milioni di yarde. E quasi certo che non si arriverà mai a fornire ai Cinesi dall’estero tutta la quantità di cui hanno b i­ sogno, perchè con il cotone, il carbone ed altri van­ taggi a casa loro non potranno sempre restare in ­ differenti al profitto di tale industria; ma prim a che esH giungano a tan'o, V importazione ha tempo di aumentare grandemente. »

Una parte considerevole della Relazione è occu­ pata dalle numerosissime e oltremodo particolareg­ giate tabelle statistiche, interpolate nel testo, relative alla importazione ed esportazione delle merci estere da e per i varii porti, o principalmente quello di Shangai che è di gran lunga più importante ed at­ tivo di tutti. Utilissimo ci sembra anche l’ avere gli autori riportata per intero la tariffa delle spese locali accessorie che il commercio può incontrare in quel porto, divise in spese su fatture e spese su conti di rivalsa. La tariffa è quella approvata dalla Camera di Commercio di Shangai,

Ma per far conoscere agli italiani i traffici che essi potrebbero tentare direttamente colla Cina, gli autori non si sono limitati ad esporre tabelle stati­ stiche e ad illustrarle. Essi hanno inoltre enumerato una sessantina di articoli, quali di importazione quali di esportazione, porgendo, pei più importanti notizie sul loro prezzo, sulla forma con cui vengono spediti, sul maggiore o minor consumo che se ne fa. Produce un 'senso penoso il vedere come, oltre al Vermouth di cui abbiamo parlato sopra, specialità tutta italiana sulla quale lucrano gli stranieri, anche altri vini italiani, benché finora in piccola quantità, si spaccino nell’ Impero Cinese come vino di Fran­ cia. Parimente il marmo italiano, che laggiù è sti­ mato il migliore, viene smerciato per via indiretta dalla Francia e dalla Inghilterra. Vanno nella Cina zolfanelli della fabbrica Rischierà di Venezia, ma vi sono trasportati dai vapori del Lloyd austriaco. La mancanza di comunicazioni dirette, di linee regolari cioè di vapori italiani e di servizi cumulativi colle ferrovie, fanno sì che i trasporti dal luogo produt­ tore a quello di consumo aumentano il prezzo delle nostre merci in guisa da renderlo molto superiore a quello delle merci di altre nazioni, che hanno poi il vantaggio d’essere già favorevolmente conosciute.

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passare per le mani di negozianti esteri. Ora, da case italiane che si stabilissero nella Cina, o preferibil­ mente in Shanghai, alle quali le fabbriche lombarde garantissero la loro clientela , non dovrebbe essere diffìcile ottenere una sensibile riduzione nella com­ missione di compera. In secondo luogo si rispar­ mierebbe il prezzo di trasporto della seta da Lione o Londra a Milano. In terzo luogo, e questo è il più, si risparmierebbe il profitto non indifferente che deb­ bono pur fare gli acquisitori francesi od inglesi nella rivendita della merce all’industria italiana.

« Le spese di commissione, scrivono i sullodati au­ tori, che noi sopportiamo per ritirare dall’ estremo Oriente le materie prime necessarie alle nostre fab­ briche , sarebbero sufficienti per dare alimento non ad una ma a venti case di commercio italiane. Per­ chè dunque il nostro traffico in Cina ha da essere in mano dei forestieri? » Ed in apposito specchietto espongono il minimo delle spese che fanno pagare le case estere per fornire le sete agli italiani. — In quanto al totale dei prodotti trafficati dall’Italia col­ l'estremo Oriente, essi lo fanno ascendere ad un va­ lore di 200 milioni di lire, e calcolano che cotesti prodotti, passando per le mani dei forestieri, arre­ chino loro un benefizio di commissioni non minore di 20 milioni all’ anno. Ed osservano: « V i ha poi il benefizio ricavato dai commercianti esteri dalla vendita dei prodotti acquistati direttamente e dei pro­ dotti nostrani che esitano per loro conto, guadagno non inferiore certamente a quello di commissione e spese. V i ha quindi una perdila annua per il nostro paese di 40 milioni, dovuta alla mancanza di rela­ zioni dirette coll’estremo Oriente. »

Ad allacciare relazioni dirette, oltre le linee di co­ municazione occorre stabilire rappresentanze nazionali sul luogo; massime per l’ acquisto delle sete che sono prodotte nelle parti più interne del vasto Im­ pero. — « Bisogna considerare che non è facile racco­ gliere, come nei nostri paesi, notizie certe da quelli che non sono interessati. Nella Cina i mezzi di co ­ municazione sono tuttora lunghi ed incerti e nel­ l’interno non vi sono europei, fuori dei pochi mis­ sio n ari, e coloro che possono aver notizie positive sono quindi interessati a farne capitale per proprio uso, giacché hanno fatto sacrifizi a questo scopo, e non sono poi tanto generosi da darle pubblicamente e senza compensi. L ’ esperienza del resto ha dimo­ strato che non conviene basarsi sopra queste notizie, ad avere le quali esatte occorrerebbero speciali in ­ caricati. Non è soltanto collo studio e coi capitali che gli Inglesi hanno saputo guadagnarsi il primato com­ merciale, ma è co le osservazioni e Colle notizie che hanno saputo raccogliere all’estero, tanto da pubblici funzionari che da privati. »

Finora invece una sola Ditta italiana esiste in tutta la Cina e specialmente in Kong-Kong. È questa la casa D. Musso e C. ed il suo capo e proprietario è il Console italiano. Egli, che ha lungo tempo eser­ citato il commercio in quei paesi e conosce le a b i­ tudini italiane, assicurò i sigg. De Rossi e Rottini che le poche transazioni commerciali che ha cogli italiani gli arrecano noia e perditempo, anziché gua­ dagni e soddisfazioni. Basandosi sulle idee del com­ mercio moderno, poderoso, senza sotterfugi, egli pensa e vede come noi dobbiamo fare ancora lunga scuola per imparare a mettere in pratica i prineipii della Scienza Economica, e per amor di patria si li­ mita a raccomandare qualche piccola spedizione di

generi italiani, gli siano pure di disturbo. Non vi ha dubbio però, osservano gli autori, che se il suo esempio fosse seguito, con scopi e direzioni determinate, non si deplorerebbe oggi la mancanza di Case italiane nella Cina. La Ditta D. Musso e C. possiede magaz­ zini capaci di 100 mila tonnellate di merci, banchine per lo sbarco ed imbarco, dove possono comoda­ mente accostare i più grossi vapori. Le operazioni del sig. Musso sono specialmente rivolte a dar sosta alle merci cinesi, e fare anticipi sui prodotti depositati, per cui occorrono capitali ingenti e grandissima fi­ ducia ; qualità che non mancano al nostro Console, il quale gode inoltre di un credilo illimitato presso le Banche del paese.

Se lo spazio non ce lo vietasse, diremmo qualche cosa delle Banche cin e si, sulle quali la Relazione porge curiosi particolari. Notiamo di passaggio che essa contiene, oltre a ciò, notizie sulle monete chi- nesi, sulla carta moneta e sui pesi e misure.

Come conclusione dell’ opera, gli autori opinano che i migliori modi per avviare e sviluppare largamen­ te il commercio tra l’ Italia e l’estremo Oriente, sieno:

1. ° Istituzione di potenti Case di commercio

nei principali porti o centri commerciali cliinesi.

2. ° Istituzione di linee regolari di navi a va­ pore similmente italiane.

3. ° Istituzione di una ambasciata italiana a Pe- kino formata da uomini illustri che siano quasi un raggio della grandezza italiana.

4. ° Stazioni di legni da guerra nei principali porti, a modo delle altre nazioni e potenze marittime.

Del primo abbiamo parlato testé, del terzo e quarto non è qui il luogo di trattare. Resta a dire dell’ istituzione di lince di navigazione. Qui gli autori spiccano un volo che ci pare anche un poco troppo ardito, suggerendo la formazione di una colossale società di navigazione con 200 milioni di capitale, cui il governo dovrebbe garantire un interesse an­ nuo del 5 per cento per 20 anni. L ’ idea potrebbe anche non essere cattiva e,non è la grossa cifra indicata che ci spaventa come impossibile a met­ tersi assieme. Ma non potremmo con tanta facilità aderire alla proposta di « una ricca e potente S o­ cietà, alla quale tutti possano partecipare? e nella quale si confondano tutie le Società italiane di navigazione oggi esistenti e tutti i cantieri e sta­ bilimenti marittimi del nostro paese. » Siamo d’accordo coi signori De Rossi e Rottini quando dicono che coi mezzi termini non si riesce a nulla che oggi, senza grandi associazioni, molte imprese non possono aver luogo e rimane impossibile com­ petere cogli stranieri, e che una forza ordinata e continua la quale disponga di grandi mezzi, diffonde intorno a sè vita e alimento ai commerci e alle in ­ dustrie. Pur tuttavia non crediamo ben fatto per lottare vantaggiosamente contro gli stranieri, soppri­ mere del tutto ogni concorrenza interna.

Viceversa giudichiamo esattissimo quanto afferma la Relazione circa una linea diretta fra l’ Italia e la Cina. « È necessario attuare al più presto una linea di navigazione a vapore tra l’ Italia e Shanghai con diramazione al Giappone e, appena le finanze ac­ cennino a divenire più floride, completare l’ intera linea fino a S. Francisco per collegarla con quelle dell’ America Occidentale ed Orientale che già do­ vrebbero essere in esercizio. »

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« Bisogna considerare che per conquistare i no­ stri traffici noi non abbiamo Case di commercio già stabilite, ed esperienza nella Cina ; ci occorre quindi una Compagnia sovvenzionata che, non ostante le prime perdite, che per eventuali ribassi, o concor­ renza di noli possa resistere, continuare i suoi viaggi regolari e guadagnar terreno colla tenacità e perse­ veranza. 1 vapori invece che avessero un premio, siccome propone la Commissione d’ inchiesta, cer­ cheranno sempre i noli p iù vantaggiosi, ed il cam­ biare ad ogni viaggio direzione non è certo il mezzo per aprire nuove vie al nostro commercio. I sus sidj ai vapori per costruzioni od i premi per miglio marino percorso non gioverebbero a nulla in questo caso, essendo qui necessaria la regolarità e i a co stanza prima di giungere a sviare il percorso del traffico che ci eccorre reclamare. Oltreciò una sov­ venzione ad un servizio regolare non sarebbe una lotta di premi colla Francia, mentre è probabile che accordando premi alla nostra marina, qualora l’ influenza fosse sentita dalla Francia, questa non si lascerebbe soverchiare e con poco suo sacrificio ci rimetterebbe nelle condizioni in cui attualmente ci troviamo rispetto alla sua marina. »

Queste parole convalidano in tutto la tesi che abbiamo sostenuta più volte e anco di recente, di non doversi seguire il servizio rovinoso dei premj adottato dalla Francia, non solo aiutare la naviga­ zione su certe date linee riconosciute necessarie, ne’ suoi primi passi non rimunerativi, e darle sov­ venzioni solo in proporzione e in correspettivo del- 1’ utile che certi servizi marittimi sono in grado di arrecare al commercio italiano.

Siamo lieti di vedere che le nostre proposte tro­ vano oggi un autorevole suffragio di più.

LI REUZIHE OLI 1 E T * E E M L E

d e lla B anca N a z io n a le n e ! R egno d ’ It a l ia

N ell’ adunanza generale degli azionisti tenuta in F i­ renze il 27 febbraio 1884 il Direttore Generale Comm. G rillo fece la consueta relazione sulle ope­ razioni compiute dalla Banca nell’ anno 1885.

Sarà certo interessante pei nostri lettori il riassu­ mere brevemente i tratti principali di questo docu­ mento importantissimo e per l’ Istituto di cui si tratta, e per le qualità personali dello scrittore.

Nello scorso anno il Comm. G rillo aveva espresso la speranza che l’ Italia avrebbe felicemente supe­ rata la prova dell’ abolizione del corso forzato, e che la Banca Nazionale avrebbe corrisposto degna­ mente alla aspettazione del Governo e a quella del Paese; ed ora ha potuto dire che quella speranza si è avverata. Governo e Banche presero i provve­ dimenti opportuni, e il senno del popolo italiano, che si astenne dai cambio non necessario, rese fa­ cile il passaggio dalla circolazione cartacea a quella normale senza scosse, senza perturbazioni del re­ golare corso degli affari. E, come osserva giusta­ mente il Direttore generale, la fortuna secondò mi­ rabilmente 1’ ardua impresa, poiché quei fatti stessi che in altri tempi potevano essere giusta causa di lamenti, furono in quelle contingenze veramente provvidenziali. E per vero non insistente domanda

di oro da alcuna parte di Europa; non esportazione notevole di esso in America e in Affrica ; calma negli affari e perciò sovrabbondante offerta di con­ tante.

L ’ on. G rillo loda, con molta maggiore autorità della nostra, l’ on. Magliani per gli abili e acconci espedienti, mercè i quali potè raggiungere l’ intento, e i nostri lettori sanno che in questo ci troviamo perfettamente d’ accordo. Quanto alla Banca Nazio­ nale, era certo che il suo aiuto doveva essere uti­ lissimo, e a buon dritto il Direttore generale nota che essa secondò con premura gl’intendimenti de! Governo, sia negli aiuti alle Banche minori, sia nella condotta che doveva esser tenuta nell’ apertura del cambio dei biglietti. Così essa consentì a trat­ tenere in cassa una somma di biglietti della Banca Nazionale Toscana, della Banca Romana e della Banca Toscana di Credito fino al decimo dell’ im­ porto della circolazione di ciascuna, per diminuire l’ affluenza del baratto ai loro sportelli. E se le Banche predette non profittarono o scarsamente del risconto del proprio portafoglio fino a concorrenza di un altro decimo della loro circolazione, pare a noi che nel citato fatto si trovi un argomento di più a favore della tesi sostenuta nelle nostre co­ lonne, a favore cioè della unicità della Banca. Ci pare chiaro che senza f intromissione del Governo e la buona volontà dell’ Istituto maggiore, le Banche minori non avrebbero potuto riprendere il cambio, o riprenderlo senza pericolo di compromettere l’ esito dell’ operazione.

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zione che la riserva delle Banche sia formata di due terzi di valuta d’ oro e di un terzo di valuta d’ ar­ gento, crediamo anche noi che in parte dovesse de­ rivare dalla incertezza in cui si è tuttora circa alla soluzione del problema monetario.

Dopo avere ricordata la proroga del corso legale a tutto l’ anno 1884 e la tardiva presentazione della proposta di legge intorno al riordinamento bancario, 1’ on. Direttore generale dice che « il Governo pre­ murò la Banca di rinnovare gli accordi fra ossa e le Banche minori, i quali dovevano cessare appunto al 20 Novembre » e aggiunge che la Banca vi si prestò volenterosa sia per deferenza al Governo, sia per non porre ostacolo al migliore andamento delle Banche minori, solo chiedendo ed ottenendo che entro il nuovo anno il riscatto dei biglietti dovesse compiersi in rate, come si sta provvedendo con convenzioni in corso. E se la Banca Nazionale per tutto questo merita lode, non è men vero che anche qui tro­ viamo una conferma di quello che ripetutamente ab­ biamo sostenuto nelle nostre colonne. Il Governo è obbligato a chiedere alla Banca maggiore delle com­ piacenze non per sè, ma per le Banche minori ; queste in certi momenti navigherebbero con rischio di urtare negli scogli, dove la benevolenza del Go­ verno e 1’ acquiescenza dell’ Istituto maggiore non intervenissero. Se questo sia sistema buono e rego­ lare^ lasciamo ai lettori la cura di giudicare. E si

noli ehe'dt favori e compiacenze sim ili non fu sempre causa il solo corso forzato.

Il Direttore generale passa quindi ad esporre le note basi della proposta di legge sull’ ordinamento degl’ Istituti di emissione. In queste egli vede con piacere affermata la necessità anche per 1’ Italia di una grande Banca di emissione e tiene ad onore che questa qualità sia mantenuta a ll’ Istituto da lui egre­ giamente diretto. Con una lodevole riserva sente la convenienza di non aggiungere altro. Ma noi, perfet­ tamente estranei alla Banca, non mutiamo i nostri apprezzamenti sul disegno di legge, o desideriamo almeno che diventino legge quelle disposizioni che possono ,servire ad avviarci verso la Banca Unica. Lo stesso on. G rillo non può non augurarsi, e^se lo augura, che Governo e Parlamento serbino all’ Italia un forte Istituto e tengano conto del passato della Banca. E noi diciamo : quando si ha di fatto un Isti­ tuto, che estolle il capo sugli altri di quanto la quercia gagliarda sovrasta ai gracili arbusti, perchè ostinarsi in espedienti, in palliativi che non rimediano a nulla e lasciano sussistere uno stato di cose assurdo ?

A lla nuova concessione di 50 anni e alla facoltà di portare l’ emissione a 600 milioni è subordinata la convenzione riguardante gli 80 milioni che la Banca dovrebbe somministrare allo Stato al saggio del 5 °/0 e come anticipazione straordinaria e che sarebbe versata nel termine di sei mesi dopo la do­ manda del Governo per averne il rimborso in 40 rate semestrali di 2 milioni ciascuna, a cominciare dal 31 maggio 1 888. Senza questo la Banca non po­ trebbe consentire quella anticipazione ; dato anche che nelle condizioni presenti potesse farlo, sceme­ rebbe soverchiamente le sue disponibilità pel com­ mercio nel tempo che giova sperare non lontano, nel quale lo sviluppo degli affari la chiamasse a maggiori operazioni di anticipazioni e di sconti. Seb­ bene5l’ interesse netto, tutto calcolato, venga a 1 51 °/0, nondimeno la Banca ha accettato alle condizioni sue­ sposte, volenterosa anche di aiutare il Governo nelle

sue operazioni finanziarie e di evitargli il ricorso a nuove emissioni di rendita.

Si potrebbe forse esprimere un qualche rincresci­ mento che il problema del riordinamento bancario sembri quasi occasionato dal bisogno della anticipa­ zione in parola. Ma d’ altra parte la necessità non ha legge. Se lo Stato ha abolito la tassa sulla ma­ cinazione dei cereali, se ha creduto di riprendere per sè il monopolio dei tabacchi — e non è qui il caso di discutere sulla bontà di queste misure — e a causa di tuttociò ha bisogno di chi gli antìcipi gli 80 m ilioni, si capisce che conceda alla Banca che glieli somministra quanto realmente le accorda. Ma intanto la Banca, che certo si mostra disposta a non essere troppo esigente, fa un contratto do ut des e fa bene perchè tutela l’ interesse dei suoi ammini­ strati. — Ma non è forse vero che, accordandole il privilegio della emissione, lo Stato potrebbe ottenere maggiori compensi, e che a ogni- modo potrebbe chiedere qualcosa per sè quando non avesse a do­

mandare nulla per altri Istituti ?

L ’on. G rillo passa dipoi all’ esame delle operazioni del 1885, le quali benché non segnino un grande progresso su quelle dell’anno precedente, pure sono abbastanza soddisfacenti tenuto conto delle circostanze e della necessità di mantenere l’ Istituto parato ad ogni evento. Aperto il cambio, conveniva essere guar­ dinghi riguardo al saggio dello sconto, visto il bi­ sogno di aumentare il nostro stock metallico.

Siccome noi pubblichiamo regolarmente la situa­ zione della Banca Nazionale, ci asteniamo qui dal riportare troppe cifre. Ne notiamo solo alcune. 11 movimento generale delle casse in tutte le sedi e succursali fu il seguente:

con una differenza in più nell’ ultimo anno di L . 754,824,974. Le valute metalliche in cassa sono pertanto aumentate di L . 101,259,418, comprenden­ dovi L. 57,206,720 importate di fuori._ — A l 51 di­ cembre erano composte di L . 99,385,570 di va­ luta in oro e di L . 1,856,248 di valuta in argento. Dalle cifre addotte nella relazione risulta che il cam­ bio dei biglietti contro metallo e viceversa ha con­ tribuito ad ingrossare la riserva in moneta di L . 52,989,319.

Il movimento complessivo dei conti correnti sem­ plici ascese a L . 75,220,416,109 i recapiti per la esa­ zione a L . 44,265,045 — il movimento dei conti

correnti ad interesse a L . 438,895,380 — i recapiti ammessi allo sconto a L. 1,635,712,333 con una differenza in più sul 1882 di L . 39,569,431. Quindi le operazioni di sconto, che sono le principali, pre­ sentano nonostante le circostanze più volte menzio­ nate, un notevole aumento, e di ciò dobbiamo ral­ legrarci colla direzione del nostro massimo Istituto. II°nuovo servizio dei corrispo adenti ha contribuito a questo risultato, e per esso le piazze rese banca­ bili ascendono a 177, mentre le sedi a succursali della Banca sono 71. Applaudiamo ai provvedimenti presi per dare a questo servizio uno sviluppo sem­ pre maggiore e che ci asteniamo dal riferire per mancanza di spazio. « Crediamo, dice a ragione fon. G rillo, che l ’ ultima parola sull’ estensione da darsi

I n t r o it i... L . 5,454,297,598

Pagamenti . . . . » 5,412,523,600

Totale del movimento. L . 10,866,821,198

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ai rapporti fra !e due parti non sia stata detta. » Le operazioni di anticipazione sopra deposito di va­ lori e di sete hanno continuato a discendere e asce­ sero infatti a L . 67,743,340. La principale causa della diminuzione sta nell’ elevato saggio dell’ inte­ resse di fronte alla facilità e al buon mercato dei riporti nelle borse, ma la Banca v i attribuisce una importanza secondaria. Essa nello stabilire l’ inte­ resse mira ad evitare l ’ eccesso della speculazione che potrebbe condurre a una crise monetaria per un dislocamento esagerato dei nostri titoli che sono fuori del paese.

G li sconti e le anticipazioni fatte ai vari Istituti, Banche di sconto, Banche popolari, Banche agricole, Casse di risp. ecc. ascesero i primi a L. 581,413,273, le seconde a L. 5,547,432 ; le quali cifre, a senso nostro, provano come un grande Istituto di emis­ sione possa indirettamente far giungere il suo valido aiuto fin dove non potrebbe giungere direttamente, buona risposta per coloro che ritengono che esso non permetta 1’ estendersi dei vantaggi del credito a molti che ne sono meritevoli e in ¡specie al piccolo commercio. Basti osservare che le anticipazioni a Banche popolari ascendono a L . 141,223 e gli sconti a L. 155,400,571.

Tacciamo del saggio degli sconti e delle anticipa­ zioni, non che della circolazione media dei biglietti, appunto perchè, come dicemmo, pubblichiamo rego­ larmente le situazioni.

I buoni del Tesoro ascendono a 17 m ilioni; le anticipazioni statutarie in corso al principio dell’ anno ammontavano a 30 m ilioni, e alla fine a 40. Segue il quadro per categoria dei depositi ascendenti a L. 157,338,880. Le sofferenze ascesero a 1,892,800. L ’ ammontare dei fondi pubblici di proprietà delia Banca è sceso a L . 163,288,899, stante le vendite fatte per fortificare la posizione dell’ Istituto dopo 1’ apertura del cambio.

Gli utili netti dell’ ultimo esercizio ascendono a L . 19,231,888 con una diminuzione di L. 1,978,770 sull’ anno precedente, derivante dalla cessazione degli impieghi e delle operazioni straordinarie.

La relaziono di cui abbiamo dato questo breve cenno fa gli elogi della solerte direzione della Banca, la cui saggia amministrazione merita di essere ci­ tata a modello. Non neghiamo quanto fo n . G rillo dice riguardo alla grave tassa di circolazione ; con­ tinuiamo però a credere che quando colla Banca Unica certe limitazioni che egli lamenta sparissero, .o Stato accordando di più potrebbe anche ricavare maggiori vantaggi dall’ esistenza di un solo e potente Istituto di emissione, che male si pretende di tenere in linea con Istituti di tanto minore potenza. Alla lunga è difficile pretendere che un adulto cammini del passo dei bambini o viceversa.

RIVISTA DELLA STAMPA

SULLA QUESTIONE F E R R O V I A R I A

Sempre sulla quistione della Milano-Chiasso il Caffaro del 20, torna nuovamente a dimostrare la necessità che le due linee attuali di accesso al Got­

tardo vengano esercitate da una Società unica. In­ fatti secondo quel periodico malgrado che la Nova­ ra-Pino avvicini Genova al Gottardo di 20 chilo­ metri rispetto alla Milano-Chiasso, non saprebbe ne­ garsi che la Gottardo-Bahn sia naturalmente por­ tata a preferire quest’ultima lin e a re perchè avente, un maggior percorso sul territorio svizzero, e perchè costruita a doppio binario. Cosi se la Milano-Chiasso dovesse passare alla Società Adriatica, sarebbe fa­ cile a questa attirare sulle proprie linee anche il traffico fra Genova e il Gottardo, che rappresenta almeno i 3[4 del nostro traffico per quelValico. Ma allora le merci destinate per Genova, o viceversa, do­ vrebbero passare per la trafila di un doppio servi­ zio cumulativo, internazionale ed interno, con danni e ritardi gravissimi i quali poi si risolverebbero in altrettanti vantaggi non per Venezia, ma per Mar­ siglia. Data quindi la divisione lungitudinale delle no­ stre linee ferroviarie, conclude il Caffaro, non è pos­ sibile accogliere le pretese di Venezia. Unico modo di appagare quella città, sarebbe 1’ adottare invece un sistema di divisione in sen90 trasversale.

E il Caffaro del 27 corrente critica _ la delibera­ zione presa all'unanimità della Commissione ferro­ viaria colla quale, approvandosi la relazione del- l'on. Grimaldi, si è concluso che la linea Milano- Chiasso venga assegnata alla rete Adriatica. Ricor­ da che nelle convenzioni ferroviarie del 1877 e dalla commissione di inchiesta del 1880 l’assegnazione di quella linea è stata contemplata ed annessa alla rete Mediterranea. Ed osserva che in quell’ epoca non si pensava che ciò potesse arrecare un danno esiziale al commercio di Venezia. Enumera quali danni deve necessariamente risentire Genova dalla perdita di quella via di sbocco al Gottardo ed affer­ ma che solamente le ferrovie estere ne avranno van­ taggio. Fa appello quindi al Municipio ed alfe rappre­ sentanze di Genova affinchè a mezzo di una legale, ma energica agitazione si abbiano a sostenere i concul­ cati diritti. E rammentando i sacrifizi fatti da Ge­ nova per la costruzione della ferrovia del Gottardo, conclude che Genova non vuole, non può e non deve permettere che Venezia la quale nulla ha speso per agevolare lo sviluppo del commercio transalpino, abbia a sfruttare il suo disinteresse, la sua genero­ sità, il suo patriottismo. »

Invece il Popolo Romano del 23, si mostra lieto per la notizia che la giunta parlamentare abbia de­ liberato l’aggregazione alla Milano-Chiasso alla rete adriatica, perchè Genova non può temere nessun grave danno dalla concorrenza che i ferri ed i car­ boni tedeschi, portati in Italia a prezzi di favore dalla ferrovia del Gottardo, potrebbero fare ai ferri e ai carboni inglesi che si caricano dalle navi della ma­ rina mercantile ligure per il porto di Genova. E crede che la grandezza e la prosperità di Genova saranno assicurate solo che si compiano quei lavori, che deb­ bono fare del suo porto uno dei principali porti commerciali d’ Europa, e le siano assicurate facili e sollecite comunicazioni col Gottardo, ciò che non potrà mancare visto che al Governo spetterà rego­ lare gli orari e le tariffe, delle nostre ferrovie. Il Popolo Romano poi non crede che coll’aggregare la Milano-Chiasso alla rete adriatica, si renda difficile il concludere un’appalto vantaggioso per la rete me­ diterranea la quale, indipendentemente da ciò, avrà l’esercizio delle linee più produttive della penisola. Crede invece che data la divisione longitudinale, non si potesse negare alla rete adriatica uno almeno degli accessi all’unico sbocco, per il quale i prodotti del versante adriatico della penisola possono essere avviati ad un vasto mercato di consumo.

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L’ E C O N O M I S T A

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dimostrandosi con una serie di gravi considerazioni

come il valico del Gottardo sia lo sbocco più impor­ tante per i nostri traffici coll’ Europa centrale, giac­ ché l’importanza degli altri valichi alpini viene me­ nomata da un lato dalla protezione che le ferrovie austriache accordano al porto di Trieste, e dall’altro da quella che le ferrovie francesi esercitano in prò di Marsiglia, si conclude che massimo interesse del commercio nostro si é che il valico del Gottardo ri­ manga il più possibile aperto. E poiché lo sarà tanto maggiormente quando sulle linee che vi danno ac­ cesso si possa stabilire una utile concorrenza, così è da ritenersi necessario che anche alla società Adria­ tica sia concesso il modo di ricongiungersi diretta- mente colle proprie linee alla ferrovia del GottaFdo.

D’ altra parte la Perseveranza del 26, mentre si applaude pel gran favore incontrato dalla proposta messa in campo da lei di prolungare la linea Milano- Saronno fino a Mendrisio, per ricongiungere più di­ rettamente Milano al Gottardo attraverso il Monte Ceneri, si compiace di vedere posto all’ordine del giorno delconsigliocomunale di Milano la proposta di un voto per la concessione di quella linea. Solamente, poiché al consiglio comunale si proporrebbe di invocare la costruzione della Milano-Mendrisio per il caso che la Milano-Chiasso non venisse concessa alla rete Adriatica, la Perseveranza si sofferma a dimostrare che Milano non deve entrare fra mezzo alle gare fra le due società e che la opportunità e la necessità di affrettare la costruzione della Milano-Mendrisio, non varierebbero col variare del progettato riparto delle linee esistenti. Ma rimarrebbero in ogni caso quali sono ora certi ed indiscutibili, perchè risultanti dalla natura stessa delle cose, mentre la costruzione della linea in parola sarebbe altrettanto utile quanto sce­ vra di ostacoli seri.

Il Movimento del 28 Marzo in un suo articolo di risposta al Popolo Romano, in mezzo a molte altre considerazioni, che tornerebbe troppo lungo il ripe­ tere, viene a concludere, che la aggregazione della Milano-Chiasso alla rete Adriatica per riuscire di qualche giovamento a Venezia, richiederebbe l’ado­ zione di un sistema di tariffe ridotte, che neutraliz­ zasse la maggior distanza che a paragone di Genova separa quella città dal Gottardo. Però, dato che ciò si facesse, delle due cose l’una : o si accorderebbe una eguale facoltà alla società Mediterranea, o no. Nel primo caso si aprirebbe il campo ad una esiziale guerra di tariffe, fra due Società ferroviarie e due città commerciali italiane. Nel secondo si consume­ rebbe un ingiusto sagrifìzio degli interessi di Genova, per favorire Venezia, e si farebbe della linea del Gottardo, un’arma per ferire Genova, che pure tanto P ha desiderata e tanto si è adoprata per la sua co­ struzione. Lo stesso periodico nel suo numero del 31 tornando sulla quistione ferroviaria rompo una lancia in difesa dell’esercizio governativo, perchè, secondo quel giornale, soltanto quando le ferrovie siano eser­ citate dallo Stato si può essere sicuri che esse siano veramente rivolte a vantaggio del Commercio Na­ zionale, e prendendo argomento da ciò, e da una recente deliberazione della Camera di Commercio di Genova, ne conclude che se una riduzione delle ta ­ riffe ferroviarie è necessario egualmente, come ap­ punto lo affermò quella Camera di Commercio, che le tariffe siano uniforme su tutte le linee del regno e che accanto ad un buon servizio _ ferroviario, si tenti di costituire un buon servizio di trasporti ma­ rittimi. Così non si creerebbero ingiusti privilegi e si gioverebbe egualmente a tutte le nostre città commerciali.

Anche il Caffaro del 31 rispondendo al Secolo e al Popolo Romano si vale degli stessi argomenti per dimostrare ingiusta e dannosa 1’ aggregazione della Milano-Chiasso alla r e t e Adriatica ed aggiunge che tale aggregazione, riuscirebbe vantaggiosa non a

Venezia ma a Marsiglia, alla Paris-Lyon-Mediter­ ranee, e alla Gothardbahn ; non favorirebbe i nostri interessi commerciali ma soltanto quelli della società che assumerebbe l’esercizio della rete Adriatica.

Contraria del pari alla concessione della Milano- Chiasso alla Società Adriatica si appalesa la Gaz­ zetta del Popolo di Torino, la quale nei suoi nu­ meri di Lunedì e Martedì, cerca dimostrare come tale concessione, sarebbe esiziale non solamente a Genova e alla Liguria ma anche alle altre provincie legate da rapporti commerciali con quella. Secondo la Gaz­ zetta del Popolo, concedere la Milano-Chiasso alla Società Adriatica, equivale a dare a quella Società un’arma per far divergere violentemente sulle proprie linee tutto il traffico del Gottardo, creare alla Società Mediterranea una situazione intollerabile, esporre lo sbocco del Cenisio ad una concorrenza formidabile, che lo farebbe lasciare quasi in abban­ dono, e via dicendo. Da ciò conclude la Gazzetta la necessità che le rappresentanze del Piemonte e più specialmente di Torino facciano causa comune con Genova e colla Liguria nel reclamare la Milano- Chiasso per la rete Mediterranea.

D’altra parte il Corriere di Catania del 29 marzo critica una deliberazione presa dalla Camera di com­ mercio di quella città colla quale si chiede l’aggre­ gazione delle linee siciliane ad una delle grandi reti ferroviarie del continente, con eguaglianza di trat­ tamento, e ciò perchè le ferrovie dell’isola, aventi tutte un breve percorso, e forti pendenze'non po­ trebbero tollerare la concorrenza dei trasporti ma­ rittimi data l’applicazione delle stesse tariffe che si stabilissero sul continente.

Finalmente la Perseveranza, nel suo numero del 2 aprile, deplora che 1’ on. Genala in questo tempo in cui è stato al Ministero tutto preoccupato dallo intento di risolvere il problema ferroviario coll’eser­ cizio privato, non si sia dato cura di introdurre qualche miglioramento nell’esercizio governativo, di cui recentemente chiese la proroga per 6 mesi, e che non è impossibile debba prorogarsi ancora una vol­ ta. Cosi, dato il caso che le convenzioni non pos­ sano stipularsi c venire approvate in questo scorcio di sezione parlamentare, avremo ancora un’ altro anno almeno di esercizio governativo, condotto nel peggior modo possibile, perché si è confidato troppo nella speranza di porvi presto termine, e non si è fatto nulla per migliorarne l ’andamento. Eppure, dice la Perseveranza, all’on. Genala, avendo la fortuna di succedere all’ on. Baccarini, era tanto facile far meglio del suo predecessore.

I l i FERROVIA. FRA SIRACUSA E V IZ Z I

P E R L A V A L L E D E L L ’ A N A P O

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6 ap rile 1884

economico. Tralasciando la parie tecnica come meno confacente al carattere del nostro giornale, ci occu­ peremo specialmente dei vantaggi economici, che la costruzione di quel tronco recherebbe non solo alla provincia di Siracusa, ma anche alle due limitrofe di Catania e Caltanisetta. La ferrovia destinata a unire Yizzini a Siracusa ha due obiettivi che si comple­ tano a vicenda, inquantochè serve ad unire al capo­ luogo molti comuni della provincia di Siracusa, e mette questa in più diretta‘ comunicazione colle due provincie di Caltanisetta, e di Catania. Oltre questo venendo essa a costituire un prolungamento della fer­ rovia Caltanisetta-Callagirone—Y iz z in i, che prima o poi verrà costruita, non può a meno di avere una ragguardevole importanza anche se le ferrovie d’or­ dine primario non fossero costruite, e se nella in­ dividuazione delle ferrovie nuove, le vecchie non avessero base. Secondo il progetto dell’ing. Manceri questa nuova linea uscendo dalla stazione attuale di Siracusa, percorrerebbe per un breve tratto quella che si dirige a Licata, e poi con opportuna curva anderebbe a raccordarsi al Fusco coll’attuale strada nazionale. In questa strada che è abbastanza ampia, e di pendenze piuttosto miti la ferrovia occupa una piccola zona a destra , e mercè una breve rettifica con una curva di raggio assai piccolo arriva sino alla fermata di Belvedere. Dopo questa fermata la linea abbandona per un tratto la strada ordinaria e attra­ versando il fiume Anapo a valle della strada rotabile raggiunge la così detta Frescura toccando Fioridio, Solarino, Sortino, Feria e Cassaro, Palazzolo e Bu- scemi, Buccheri Vizzini, Vizzi ni—Bivio con una lun­ ghezza di 69 chilometri di cui 18,500 sulla strada rotabile, 47,100 in sede propria allo scoperto, e 3,600 id. in galleria. Nella provincia di Siracusa la nuova linea sia direttamente, sia indirettamente ser­ virebbe ad una popolazione di poco inferiore alle 100 mila anime quale è quella che vive nei comuni di Siracusa, Florida, Cannicattini, Solarino, Sortino, Feria, Cassaro, Palazzolo, Buscemi, Buccheri, Franco­ fonte e Giarratana. Questi comuni sono principalmente dediti all’ agricoltura e alla pastorizia e i loro prodotti sono: cereali, agrumi, oli, mandorle, legnami da co­ struzione, carbone, bestiame, foraggi, lane, ecc. Tutti questi prodotti attualmente rimangono in gran parte privi di smercio, e solo poca quantità movendosi le n ­ tamente su quei m o n ti, scende verso la marina e passa in altre provincie. La nuova ferrovia porte­ rebbe una gran massa di questi prodotti sul mercato di Siracusa, sia per servire all’ esportazione, sia pel consumo locale della città, e di tutta la plaga ma­ rittima. Secondo un prospetto annesso alla memoria dell’ ing. Manceri la quantità esportabile dei prodotti sopra indicati potrebbe raggiungere la cifra di ton­ nellate 64,000, a cui aggiungendo un importazione di 7,000 lonn. consistente in tessuti, pellami, chin­ caglierie , coloniali, fe rro , m acchine, ec. ec., si avrebbe complessivamente un movimento cumula­ tivo di 71,000 tonn., che oggi non esiste per man­ canza di comunicazioni e trasporti. Sicché la nuova ferrovia oltre a costituire un atto di giustizia distri­ butiva verso le popolazioni sopra indicate, servirà ad aumentare la ricchezza della nazione, ed avrà anche la sua importanza come grande industria di trasporti.

CASSE DI RISPARMIO

V I I . S i c i l i a ‘ )

L ’ abbondanza di altri importanti argomenti e la ristrettezza dello spazio non ci ha permesso di scio­ gliere prima d’ ora la promessa fatta nel numero del 2° gennaio p. p., e non vi frapponiamo ulteriori indugi ad adempierla sapendo che gli studiosi, non­ ché parecchie amministrazioni di istituti di previ­ denza e di credito, hanno seguito con interesse il nostro breve ma non inutile lavoro.

La Provincia di Palermo possiede due Casse di Risparmio quella di Palermo e quella di Corleone. Esaminiamo la prima, la più importante di tutta l’ isola. Il capitale disponibile ammonta alla cospicua somma di L. 17,631 mila: vi concorrono a formarla, il risparmio per L . 11,135 mila, il patrimonio pei L. 868 mila, i conti correnti per L. 5,628 mila. Sono registrate inoltre L. 1,045 mila di debiti di­ versi. Si osserva che più dei due terzi del capitale disponibile proviene dal risparmio.

L ’ impiego è così distribuito: mutui ipotecari

L. 1,840 mila, cioè il 10,40 0|Q del capitale dispo­ nibile; mutui chirografari la cifra insignificante di L . 11, mila di cui solo 2,526 ai privati ; le anteci- pazionì su fondi pubblici assorbono la rilevante ci fi a di L . 3,351 mila rappresentante il 18,45 0|0 del capitale disponibile, e quelle sopra pegno d’ oro, di argento, ecc. la cifra di L . 184 mila; i depositi in conto corrente sono ra[»presentati dalla cifra di L . 1,700 mila cioè il 9,58 0|o ; il portafoglio r i­ chiede la somma di L. 5,187 mila cioè il 18,06 0|0 con 11,000 lire di sofferenze; l’ impiego in titoli

(buoni del tesoro, debito pubblico, obbligazioni ecc.) dà la cifra di L. 8,027 mila cioè il 45,52

0|0-L ’ impiego complessivo del capitale disponibile rappresenta il 102,01 0 |0 del capitale stesso, do­ vendosi tener conto che la Gassa ha un milione circa di debiti.

Ed ora facendo il raffronto tra le Casse di R i­ sparmio di ogui genere di tutto il Regno e quella di Palermo risultano le seguenti proporzioni:

Casse di Risp. Casse d i Risp. del Regno di Palerm o

M u tu i... ... 28,55 10,40

Anticipazioni. 5,28 18,45 Portafoglio... 13,63 18,06 ’l’itoli... 39,63 45,52

Si osserva infine che la Cassa di Palermo impiega in titoli quasi la metà del capitale disponibile, ed è molto scarsa la sua attività nelle operazioni di mu­ tuo, mentre è troppo rilevante l’ impiego in antici­ pazioni sopra fondi.

La seconda Cassa di Risparmio della Provincia è quella di Corleone fondata nel 1875, che ha otte­ nuto finora uno scarso sviluppo, giacché con un capitale disponibile di L . 120 mila circa, di cui i 4/5 rappresentati dal risparmio, non è giunta a far altre operazioni che anticipazioni sopra pegno d’ oro, argento effetti preziosi ecc.

La provincia di Catania conta soltanto la Cassa di Risparmio del capoluogo.

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L ’ E C O N O M I S T A

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l’86 0[0, rappresentata dal risparmio e L . 640 mila, il 14 0[0, da! patrimonio. Il capitale viene im pie­ gato per L ire 2,523 mila nel portafoglio; per L. 1,200 mila in titoli, di cui un terzo in buoni del tesoro ed altri due terzi circa in titoli di debito pubblico ed obbligazioni di comuni e corpi morali; L. 600 mila in depositi in conto corrente, cioè il 13 0[0- Nessun mutuo ipotecario o chirografario. Rilevasi la cifra non indifferente di L . 180 mila giacente in cassa, cioè il 3,88 0|0- Considerando che la Cassa ha circa 136 mila lire di effetti e cre­ diti in sofferenza, (quasi il 3 0|o) devesi notare che è troppo rischiosa 1’ operazione del portafoglio per la quale viene impiegato il 53 0|o del capitale di sponibile, oaine pure è troppo rilevante l ' impiego in titoli, il quale dà un percentuale del 25,79.

E qualora si consideri che nessuna operazione dì mutui, specialmente ipotecari, è stata eseguita, de­ vesi necessariamente dedurre che il movimento eco­ nomico e finanziario deda Cassa non apparisce quale potrebbe essere in una estesa provincia, dove non havvi a lottare colla concorrenza di altre casse au­ tonome.

Anche la provincia di Messina ha una sola Cassa di Risparmio con sede nel Capoluogo. Il capitale disponibile di L. 7,674 mila è formata dal rispar­ mio per L . 2,948 mila, dal patrimonio per L . 465 mila e dai depositi in conto corrente per la grossa cifra di L . 4,261 mila cioè il 55,52 0|o sul totale.

Osserviamo come ha distribuito l’ impiego di que­ sto capitale :

In mutui ipotecari L . 425 mila, cioè il 5,53 0,o; in mutu ichirografari coi comuni, provincie e corpi morali di L. 784 mila, cioè il 10,21 0|o; nessun mutuo chirografario con privati; in titoli (quasi tutti

buoni del tesoro) L . 1,488 mila cioè il 19,37 0|0; in depositi in conto corrente la somma di L. 1,497 mila, cioè il 19 0|0; in portafoglio L. 3,030 mila, cioè il 45,04 0|0 con la non indifferente cifra di L . 46 mila di sofferenze che rappresenta 1’ 1,39 0[o del capitale impiegato, e il 0,60 0|0 del capitale di­ sponibile ; in anticipazioni sopra pegno L. 118 mila cioè I’ 1,53 0|0- Si rileva quindi che l’ impiego del capitale disponibile è in proporzione del 95,97 0|0- Anche per questa Cassa si nota la sproporzione tra l’ impiego nel portafoglio e quella in mutui ipotecari a detrimento dei secondi; la somma troppo rilevante impiegata in titoli da cui desumesi poca attività nelle operazioni di prestiti coi privati, e per ultimo la cifra rilevante dei depositi attivi in conto corrente che denotano la scarsezza e la insufficenza delle opera­ zioni eseguite.

Di modo che si può giudicare che la Cassa non corrisponda pienamente allo scopo prefisso, ma che piuttostoehè aiutare col prestito le piccole fortune, tenda ad operazioni bancarie le quali se talvolta sono felici sempre sono imprudenti.

E per ultima la provincia di Siracusa ha pure una sola Cassa residente a Modica coll’ esiguo ca­ pitale di L. 2412 del quale il 75 0[o è impiegato nel portafoglio senza effetti in sofferenza.

Riguardo alla Sicilia tralasciamo di fare il raf­ fronto speciale di ogni Provincia perchè, come si è visto, eccetto Palermo la quale ha due Casse, di 7 Provincie vi sono soltanto quattro che ne posseggono una per ciascuna.

Ci limitiamo pertanto ad esporre un prospetto riassuntivo per tutta la regione.

- Ü 1 ¿ 3 c re i p i c r f C O Mutui i potecari... 3 8 , 6 9 9 , 5 » chirografari... 6 1 , 4 0 , 5 Totale ... 1 5 , 5 1 0 , -Anticipazioni...1 , 5 1 9 , 5 I mpiego in ti tol i... 2 6 , 1 1 9 , 0 4 1 , 7 Portafogl io... 5 4 , 0 4 3 , 0 1 7 , 0 7 4 , 4 Boni stabili... — — 0 , 2 1 0 , 4

Denaro io cas sa... 3 , 9 1 , 3 2 , 6

Sofferenze ... 3 , 0 0 , 6 3 , 2 Dopositi in conto c o r r e n t e . . . . . 1 3 , 0 1 9 , 1 9 , 0 1 3 , 0 R i s p a r mi o ... 8 6 , 0 3 8 , 4 5 9 , 5 7 3 , 0 Conti correnti ...5 5 , 6 3 0 , 4Patrimonio... 1 4 , 0 6 , 0 4 , 6 2 7 , -Altri debiti... 5 , 5

Le Provincie di Caltanisetta, Girgenti e Trapani non hanno, come si è detto, Casse di Risparmio.

V I X I S a r d e g n a

Ed ora facciamo un breve esame alle Casse di risparmio della Sardegna.

In tutta l ’ isola havvene tre, quella importantis­ sima di Cagliari fondata nel 1844, e le due della provincia di Sassari, la prima con sede nel capo­ luogo fondata nel 1883, l’altra di Alghero dell’ an­ tica data del 1845.

La Cassa di risparmio di Cagliari ha un capitale disponibile di 9,544 mila così composto: dal risparmio

per 8,051 mila cioè 1’ 84,64 0/0, dal conto corrente per L . 502 mila cioè il 3,16 0/0; dal patrimonio

per L. 1,191 mila cioè il 12,20.

L ’ impiego del capitale è in tal modo distribuito:

mutui ipotecari L. 48 mila, cioè il 0,50 0/0; mutui chirografari’3,90'5 mila, cioè il 41,08 0/0 (di questa somma devesi calcolare L. 1,867 mila di credito fon­ diario in conto corrente); anticipazioni sopra pegno

L . 1,597 mila così ripartite: L . 717 mila su pegno di fondi pubblici, agrari, ec., L. 640 mila sopra pegno di oro, argento, effetti preziosi, ec., in totale il 14,68 °/0 sul capitale disponibile; in titoli L, 1,441 mila di cui L . 539 mila in cartelle fondiarie, altri titoli del de­ bito pubblico, L. 75 mila in obbligazioni di comuni, provincie, ec.; L . 827 mila, colla complessiva pro­ porzione del 15,11 0/0; in portafoglio L . 1,969 mila, cioè il 20,72 0/0 ; in deposito in conto corrente

L . 1,208 mila, cioè il 12,70 0/0 ; L. 121 mila in beni stabili e mobili 1*1,17 0/0; nessuna somma per ef­ fetto e credito in sofferenza; il che prova l’ avvedutezza deiramministrazione in così vasta azienda. L. 237 mila di denaro in cassa, cioè il 2,49 0/0.

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mutui e portafoglio, dalla somma quasi eguale di

L . 4,052 mila, cioè il 42,05 0/0, non tenendosi conto delle L . 1,867 mila rappresentate dal credito fon­ diario in conto corrente.

Osserviamo ora l’ altra Cassa della Provincia di Sassari e cominciamo da quella del capoluogo come la più importante.

Il capitale disponibile ammonta a L . 743 mila, di cui 686 mila rappresentato dal risparmio, cioè il 92 per cento; L . 47 mila di conto corrente, cioè il 6 0/0, L. 10 mila di patrimonio, cioè il 2 0/0. La Cassa lia inoltre un debito di L . 2,542.

L ’ impiego è cosi distribuito : in mutui ipotecari

per la somma di L . 66 m ila, cioè il 9,42 0/0, iu

mutui chirografari L. 187 mila, delle quali 117 mila in mutui ai privali, in totale il 33,14 0/0; antici­ pazioni L. 170 mila, tutte su preziosi, cioè il 24,28 per cento ; titoli L . 20 nula, cioè il 2,85 0/0 ; de­ positi L. 121 m ila, cioè il 17,28 0/0, denaro in cassa L. 9 mila, cioè 1' 1,28 0/0; in totale l’ impiego è in proporzione dell’ 87,55 0/0 del capitale dispo­ nibile.

Osserviamo che la Cassa non ha alcun impiego pel portafoglio, e che invece fa operazioni di anti­ cipazioni sopra pegno soltanto di oro, argento, effetti preziosi, ec., per la cospicua somma di L. 170 mila, cioè di quasi un quarto del capitale disponibile.

Notasi per il contrario uno sviluppo nell’impiego in mutui i quali assorbono quasi la metà del capitale.

La Cassa di risparmio di Algliero ha il capitale di 354 mila lire, la qual somma è proveniente tutta dal risparmio. Impiega in mutui L . 67 m ila , delle quali 31 mila in mutui ipotecari, 36 mila in mutui chirografari, di cui 21 mila ai privati; in titoli 13 mila. L. 245 mila in portafoglio, cioè 1*81,66 0/0 del capi­ tale disponibile, con L. 18 mila di effetti e crediti in sofferenza , cioè il 6 0/0 del risparmio. Dobbiamo osservare quanto riesca per questa cassa rischiosa l ’ operazione del portafoglio in proporzione agli altri impieghi non meno fruttiferi e più prudenti, tanto più trattandosi di una Cassa che ha un esiguo ca­ pitale tutto rappresentato dal risparmio.

Anche della Sardegna daremo il prospetto rias­ suntivo per le due provincie.

.EEf crd CTS co ccS 0 9 Mutui ipotecari... 1,2 98,8 Totale... 36,0 12,7 29,0 Anticipazioni... 16/5 13,1 l/7 Portafoglio... 17/9 22,0 Beni stabili... ... 1 ,1 Danaro in cassa... 2,1 2,4 Sofferenze... 1,6 Conto corrente... 11,0 6 ,1 10, — Crediti... 16,8 73,3 2.7 94,74.2 10,8 13,2 0,90,2 In un prossimo articolo ci occuperemo delle Casse di risparmio della Toscana.

BULLLTTINO D E LL E B A N C H E PO POLARI

(S itu azio n i al 29 febbraio)

Banca popolare di Credito in Bologna. — Ca­ pitale versato L. 995,520; Riserva L . 472,515; Conti correnti L . 12,380,757; Partite varie L . 505,015; Por­ tafoglio L . 8,627,656; Fondi pubblici L . 3,537,595 ; Sotfer. L. 13,506; Entrate L.- 72,563; Spese L. 48,873.

— Il 23 febbraio ebbe luogo in Cremona l ’ assem­ blea generale degli azionisti della Società coopera­ tiva popolare di mutuo credito in Cremona per udire il rendiconto delle operazioni e della gestione dell’ esercizio del 1883, che è il 18° dalla sua fon­ dazione. Questo istituto creato nel 1866 per inizia­ tiva privata, raggiunse in 18 anni di vita resultati che nessuno forse osava sperare e che lo collocano fra i primarii istituti di credito del paese. Ecco adesso le cifre principali che risultano dalla gestione del 1883.

Capitale e riserva. — Il capitale sociale in seguito all’ entrata di 179 nuovi soci salì da L. 2,100,000 che era .alla fine del 1882 a L . 2,194,250, e la r i­ serva a cui nel 1883 vennero aggiunte soltanto L. 10,925,56 perchè ha già raggiunto il limite pre­ scritto dallo statuto presenta la rispettabile cifra di L. 799,726,61.

Operazioni di sconto. — Alla fine del 1883 il portafoglio rappresentava la cifra complessiva di L . 3,910,821,83. Nel corso dell’ anno gli effetti scon­ tati e rinnovati ammontarono ad oltre 11 milioni di lire e malgrado una così ragguardevole cifra di ope­ razioni furono protestati soltanto 68 effetti dei quali 65 vennero anche estinti, sicché la cifra delle sof­ ferenze si limitò a circa sole L . 22 mila.

Anticipazioni. — Le anticipazioni sopra carte va­ lori ammontarono nel 1883 a L . 1,217,765,10 cioè per circa L. 290 mila, a più che nel 1882 e quelle sopra merci ebbero un valore di L. 110,513,92 con un aumento di circa 80 mila lire sull’ esercizio del 1882.

M utui ipotecari per ammortizzo. — Alla fine del 1883 questi mutui erano in numero di 165 per un valore di L. 2,512,125,72.

Depositi a risparmio e in conto corrente. — Alla fine dell’ esercizio sognano la grossa cifra di L. 14,466,094,88 con un aumento su ll’ esercizio del 1882 di circa mezzo milione.

Movimento generale degli affari. — Il movimento di cassa, comprese le partite di giro, ammontò nel 1883 a quasi 158 milioni di lire.

Conto generale, utili e spese. — L ’ esito finale della gestione 1883 si riassume nelle seguenti cifre

Utili lo rd i... L. 473,120,30 S p e s e ...» 228,662,63 U tili netti... L . 244,457,67 di cui 207,585,67 vennero distribuite agli azionisti in ragione del 10 0|Q sul valore nominale delle azioni.

Il Bilancio consuntivo per l’ esercizio del 1883 della Banca Popolare Pesarese offre i seguenti re­ sultali :

(11)

6 aprile 1884

L ’ E C O N O M I S T A

227

Gli effetti scontati durante l’ ultimo esercizio ammon­ tarono a 1387 per la somma totale di 1,290,000 lire, mentre le anticipazioni su valori ascesero a 43,000 lire, e quelle su oggetti preziosi a 59,000 lire.

Al 31 dicembre il portafogli di effetti scontati sa­ liva a 301,000 lire, mentre i depositi fiduciari ascen­ devano a 287,000 lire.

Gli utili netti dell’ eser.0 sommarono a L. 11,430,34; che furono così ripartiti:

Ai soci per divìdendo in ragione di 4 lire per azione, partecipandovi 2000 azioni, lire 8,000; al fondo di riserva lire 2,286,54 ; al Direttore per cointeressenza lire 460; al fondo di previdenza per gli impiegati lire 460; a scopo d> beneficenza L. 230.

Camera di Commercio di Torino. — Nella tor­ nata del 10 Marzo fu letta la relaziono di una spe­ ciale commissione incaricata dell’ esame preliminare di tutti i temi proposti pel Congresso da parecchie Camere di Commercio, in conseguenza dell’ invito ad esse fatte con la circolare d e l'10 decembre u. s. Dalla relazione apparisce che molti furono i temi proposti: onde dopo averli raggruppati in parecchie categorie, e coordinate le proposte referentesi allo stesso argomento, dopo avervi fatto alcune aggiunte di iniziativa della Commissione, fu necessario adot­ tare, per alcuni dei temi prescelti formule generali comprensive di tutte le speciali quistioni presentate sia in materia doganale, sia sui servizi ferroviari, sia sui tribunali di commercio. Ecco frattanto i temi proposti da questa speciale commissione, approvati dalla Camera di Torino dopo breve discussione.

1° Revisione della tariffa doganale generale e dei trattati di commercio in conformità dei legittimi bisogni della produzione e dei traffici nazionali, non­ ché degli interessi agricoli del paese.

Esame delle norme che regolano la materia do­ ganale e proposta delle necessarie riforme.

2° Esame delle condizioni dei trasporti ferro­ viari in rapporto ai bisogni delle industrie e dei commerci e studio del principio informatore più op­ portuno nello stabilimento delle tariffe ferroviarie.

Della necessità di semplificare ed unificare le ta­ riffe esistenti per le varie linee del Regno e di coordinare ai trattati di commercio le convenzioni internazionali ferroviarie.

3* Se utili o non piuttosto dannosi sieuo al commercio ed alla marina mercantile nazionale i sussidii che il Governo assegna ad alcune speciali Compagnie di navigazione.

Qualora venga riconosciuta 1’ utilità di mantenere i sussidii governativi, se e quali modificazioni sieno da introdursi nei patti contrattuali esistenti fra il Governo e le'Società sussidiate a tutela del commercio nazionale.

4° Se non sia il caso di chiedere che venga modificato l’ art. 51 della legge 6 luglio 1862, af­ finchè, corrispondentemente alle istruzioni contenute nella circolare ministeriale 22 novembre 1875, vi sia introdotta una esplicita disposizione, in forza della

quale le Società e Ditte commerciali, nonché gli Istituti di credito, che abbiano, più sedi, succursali o stabilimenti in due o più distretti camerali, sieno tenuti a pagare la tassa camerale in ragione del luogo di esercizio,- cioè alle diverse Camere in proporzione dei redditi ottenuti dallo sedi o dagli stabilimenti compresi nel territorio di ciascuna di esse.

5® Se non sia necessario aumentare il numero dei Tribunali di commercio, ed aggiungere per la decisione delle cause commerciali ai Tribunali c iv ili ff. di Tribunali di commercio, nonché alle Corti di appello, due assessori o giurati commercianti aventi diritto a voto deliberativo.

6” Dei modi più efficaci di far cessare, od a l­ meno di diminuire, la emigrazione italiana, allo scopo di conservare a vantaggio del paese 1’ opera dei no­ stri agricoltori ed operai.

Della necessità di una legge che vieti, tanto a privati cittadini, quanto a Società, Compagnie od Agenzie nazionali od estere, di promuovere in Italia 1’ arruolamento di emigranti nei paesi fuori d’ Europa, o quanto meno subordini colali arruolamenti ad ef­ ficaci cautele e disposizioni disciplinari.

Notizie economiche e finanziarie

Sitnazione delle Banche di emissione italiane ed estere.

(in milioni)

Banca Nazionale del Regno

10 m arzo 20 m arzo differ.

Cassa e riserva.. L. 285,9 287,0 4- 1,1

Attivo

Portafoglio... 184,0 174,4 — 9,6 ( Anticipazioni... • 24,8 24,4 — 0,4 (' Capitale... L. 200,0 200,0 ___

Passino'

(

Massa di rispetto.. 33,9 33,9 — Circolazione.. 458,5)

Altri debiti a rista.. 39,6)498,1

i s s i « * -

15,8 Banca Nazionale Toscana

10 m arzo Cassa e riserva . L. 25,2 AttiVO Portafoglio... 26,4 Anticipazioni... 0,5 20 m arzo 25,2 26,9 0,5 differ. + 0,5

Passivo^

Capitale... L. 3,0 Massa di rispetto . 3,6 Circolazione. . 53,0) -q i Altri debili a rista.. 0,4) 0 ’

8,0

3,6

5o’-ì 54,1 0,o) + 0,7 Banca Romana

29 feb. 10 m arzo differ.

Attivo

| Portafoglio... 26,5Cassa e riserva L. 18,8 , Anticipazioni. . . . 0,3 19.4 26.4 0,3 + 0,6 - 0 ,1

Passio

f C apitale... 15,0 ) Massa di rispetto 2,6 ) Circolazione 43,9J.. s l Altri debiti a rista 0,9) ’

15,0

2,6

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