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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.517, 30 marzo

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(1)

L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SC IEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BAN CH I, FE R R O V IE , IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XI - Voi. XV

Dom enica 30 Marzo 1884

N. 517

ANGORA SOGLI SBOCCHI DEL GOTTARDO

(A l T e m p o )

In via generale noi siamo soliti evitare la polem ica coi giornali quotidiani anche perchè riconosciam o la svantaggiosa posizione di un periodico che risponde settimanalmente ad attacchi giornalieri ; però fa c­ ciam o volentieri una eccezione a questa massima ri­ spondendo ad un lungo articolo che il Tempo di Venezia ci consacra per confutare quanto noi scri­ vem m o nel nostro num ero 5 1 5 sull’ argom ento degli sbocchi del Gottardo.

E prima di tutto ci preme m ostrare che non fum m o in contraddizione, com e lo pretende il Tempo, giu­ dicando della questione e chiam ando esagerate e legit­ time le aspirazioni di Venezia. Gol nostro articolo, tanto sull’ inumazione com plessiva com e nelle esp li­ cite dichiarazioni di alcuni p e r io d i, manifestavamo vivissim o desiderio che le aspirazioni di Venezia po­ tessero trovare una favorevole soluzione; soltanto esprim em m o il parere che si avesse esagerata la im ­ portanza della questione, il che, ci pare ancora, può nu ocere più che giovare agli interessi stessi di V e­ nezia. Sappiamo benissim o che i giornali e le popo­ lari assemblee difficilm ente possono mantenere in li­ miti determinati la discussione e che talvolta, a colpire l’ im m aginazione dei profani, sono necessarie le figure rettoriche e quindi le esagerazioni di forma ; ma nel caso concreto abbiam o letto, e ne provam m o un senso di m eraviglia, in docum enti ufficiali — quali le relazioni e le lettere del Sindaco di Venezia — frasi che, lo ripetiam o, non rispondono alla vera en­ tità della questione. Infatti il dire che assegnandosi la linea M ilano-G hiasso alla Mediterranea anche se il servizio cum ulativo fosse esteso su quella linea, od anche se E Adriatica avesse diritto di farvi passar sopra i propri treni, Venezia sarebbe tagliata fu ori da quel valico alpino « od avrebbe sbarrato il Gottardo » pare a noi che sia iperbole che toglie alla verità e, diciam olo pure, alla serietà di chi vuol discutere sui fatti e non sulle frasi.

Il Tempo ci crede in errore quando accusam m o di negligenza le rappresentanze di Venezia, le (piali solo ora vedono la rovina econom ica e com m erciale del loro paese nella divisione degli shocchi mentre questa divisione era stata proposta ufficialm ente nel 1 8 7 7 dal Depretis, nel 1881 dalla Com m issione d’ in­ chiesta, nel gennaio 1 8 8 3 dal Baccarini, e ci ricorda che la Camera di Com m ercio di Venezia si o c ­ cu p ò del Gottardo fino dal 1 8 8 2 . Potrem m o risp on ­ dere che il 1882 viene già cinque anni dopo il 18 7 7 ,

ma ci basta prender atto di quanto dice il Tempo stesso che cioè nel 1 8 8 2 la Camera di Venezia in quel suo rapporto si è preoccupata « non già del danno che derivava dalla proposta divisione delle reti ferroviarie, alla quale non si osava credere, ma f i - nanco del solo fatto della m aggior distanza che in confronto di G enova la divideva dal G ottardo. » — V i è dunque un fatto, che a parer nostro aggrava la responsabilità delle rappresentanze di V enezia; sebbene esse si occupassero della questione del G ot­ tardo fino dal 18 8 2 , non avvertirono se non nel marzo 1 8 8 3 qu el danno e quella rovina che oggi vedono cosi gravi per Venezia. E il dire che alla divisione proposta « non osavano credere » proprio quando

notoriamente il Baccarini studiava il suo progetto

e tutti i giornali d' Italia annunciavano che avesse accettata la divisione longitudinale, crede il Tempo che faccia onore alla nota avvedutezza della rappre­ sentanza di V enezia ? La stessa domanda poi avan­ zata nel 1 8 8 2 per la parificazione dei noli da V e ­ nezia al G ottardo a quelli da Genova al Gottardo lascia credere che da m olto tem p o, ed anche ora , per molti, uno dei m oventi della agitazione sia la speranza che V enezia ottenga dalle tariffe la elim i­ nazione dei -114 che costituiscono la differenza t r a i 3 1 7 della V enezia-M ilaho-C biasso ed i 2 0 3 della G e n ov a -M ila n o -C h ia sso , o dei 122 differenza tra i 3 7 3 della V enezia-M ilano-B ellin zon a ed i 251 della G enova-N ovara-B ellinzona. E tale speranza dicem m o una illusione poich é, lo Stato, che partecipa ai p ro­ dotti lordi, non permetterà mai una concorrenza di ribassi di tariffe tra le due Società. Ma il Tempo non ci mena buona tale osservazione poiché egli « senza pretenderla a finanziere non esita ad afferm are es­ sere gravissim o errore l’ interessam ento del G overno sugli utili lordi ferroviari » ; e noi non entrerem o qui in tale discussione sulla com partecipazione dello Stato, piuttosto soggiungiam o spiegando un concetto a cui abbiam o già accennato : se Venezia ottenesse per mezzo di ribassi di tariffe la soppresione dei 114 chilom etri perchè Genova non otterrà altrettanto? — e perchè no Ancona e L ivorn o, e Napoli e B ari? — dato il principio ch e le tariffe non rispettino la g e o ­ grafia, che altro, se non le influenze di ogni genere possono far sì che, relativamente al costo di trasporto, Napoli e Brindisi diventino più vicin e alle Alpi di Venezia e G enova ? — O vorrebbe Venezia una esclusiva e cce zio n e ?

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rare lo stato delle cose, scherza sul vantaggio di 26 chilom etri che dicem m o avrebbe Venezia acceden do al Gottardo per la R o v a to -C a lolz io -C o m o. Noi non abbiam o nè tracciate nè m isurale, nè disposte linee ferroviarie di là da venire, ma solamente ci siamo attenuti a fatti che sono notissimi. La legge 29 L u­ glio 1 8 7 9 pelle nuove linee di com plem ento della rete ferroviaria del regno porta iscritta al num ero 7 della tabella G la linea L ecco-C orn o di cui fu anche studiato il tracciato e a cui il Ministero dei Lavori P u b b lici discute ora la convenienza di dare un arm am ento quale si conviene ad una linea internazio­ nale. E d il Tempo che ci rim provera di non aver corretto uno sbaglio più volte ripetuto del Sindaco di Venezia sulla differenza di percorso da Venezia e Genova al Gottardo, non deve ignorare che da Venezia a Milano corrono 2 6 5 chilom etri e 52 ne corrono da Milano a Chiasso, quindi un totale di 3 17 chilom etri ; mentre da Venezia a Rovato stanno 201 chilom etri, da Rovato a Calolzio 58, da C a - lolzio a C om o (linea da costruirsi) 27 e da Com o a Chiasso 5 ; quindi da Venezia a Chiasso per R o­ vato e Bergam o 291 chilom etri cioè 26 m eno della strada per Milano. Con questa linea Venezia gua­ dagnerebbe non solo i 17 chilom etri perduti colla N ovara-P ino, ma 9 di più ; e non vi sono nè astrat­ tezze nè prom esse dello Zio a v a ro; si tratta di una linea che è già in costruzione e il Nipote deve essere in età abbastanza avanzata per saper distinguere un contratto già stipulato per legge da un testamento. La linea C a lolzio-C om o si può costruire in sei mesi; e il Tempo ha poi tanto torto a parlare di linee di là

da venire che a pag. 1 3 0 della relazione statistica

sulle costruzioni e sull’ esercizio delle strade ferrate italiane per l’ anno 1 8 8 2 troviam o queste p a role: « La provincia di C om o ha fatto studiare per la ferrovia L e cco -C o rn o un progetto che fu già appro­ vato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici ; ed il Ministero ha testé istituito un apposito ufficio in O g io n o , con 1’ incarico di ridurre e riordinare il progetto della provincia alla form a consueta di quelli che servono di base ad appalto, ma solam ente pel tronco da P on te-N u ovo sulla ferrovia M ilano-E rba a L ecco, tronco che prima d’ogni altro si vorrebbe ve­ dere costrutto. » E questo era lo stato degli studi e pro­ getti al 3 0 Giugno 1 8 8 3 ; noi non parlerem o delle Tdee che successivam ente ha concretate in proposito il Ministero dei lavori pubblici perchè il Tempo non ci dica ufficiosi, ma ci pare ben chiaro che oggi che parliam o, la linea può dirsi in costruzione ; e, ripetiam o, il vero e solo interesse di Venezia — se ri­ tiene che per via di una sola Società debba a cce ­ dere al G ottardo— sta nel chiedere che la C a lolzio- Com o venga assegnata alla Adriatica ed i cinque chilom etri della Corno-Chiasso siano resi com uni. Nel suo lungo articolo il Tempo non ha dimostrato che Venezia abbia necessità che la M ilano-C hiasso sia assegnata alla Adriatica, ma ha asserito solo che V enezia deve poter accedere al Gottardo per uua via pronta, propria, indipendente ; ora il dom an­ dare per questo scopo che la M ilano-C hiasso sia data all’ Adriatica, non è soddisfare a quelle esigenze poiché, per Venezia e per il Veneto, la M ila n o- Chiasso è di 26 chilom etri più lunga della R o v a to - C a lolzio-C om o-C hiasso. E siccom e la assegnazione della M ilano-C hiasso è com plicata con altre que­ stioni alle quali è com pletam ente estraneo l’ interesse di Venezia, non possiamo a m eno di trovare strano

che le rappresentanze e la stampa di quella città continuino ad insistere sulla M ila n o-C h iasso, quando il loro vero interesse (se veram ente il passaggio at­ traverso un’ altra rete è reputato tanto dannoso al com m ercio) dovrebbe spingere tutti gli sforzi ad ot­ tenere la indipendenza della via più breve, il che renderebbe non solo legittime ma anche non esage­ rate tali aspirazioni.

In quanto poi allo strafalcione di copia o di stampa incorso nella relazione del sindaco di Venezia a pro­ posito della concorrenza che il porto di Trieste fa a quello di Venezia per la linea P e ri-C o rm o n s, non spettava a noi nè correggerlo, nè tentare di leggere concetti diversi dei cjiielli che apparivano chiaramente manifestati per bocca del rappresentante di quella nobile città. E tanto m eno potevam o essere spinti a ciò in quanto vedem m o che sul com plesso aella q u e­ stione non tutti avevano chiare idee. L o stesso Tempo crediam o che ben difficilm ente saprebbe conciliare la elaborata petizione del 1 882 della Camera di C om ­ m ercio con cui si domandava « la parificazione dei noli dal Gottardo a Genova ed a Venezia per met­ tere quest’ ultim o porto in condizione da divider con essa i benefici dell’ apertura » del nuovo valico — con le proteste del Sindaco di Venezia e con le dichia­ razioni dello stesso Tempo, che Venezia non intende

lottare con Genova.

Il dire che per la sua posizione _ geografica G e­ nova è destinata a servire ì traffici fra 1’ Italia e l’ Europa centrale, l’ Am erica, I Affrica, la Spagna e la Francia, mentre Venezia per la sua posizione è additata com e il porto più naturale pei com m erci col Levante, coll’ Egitto, coll’ In d o-C h in a, è una r i ­ petizione di frasi che possono m ancare di ogni si­ gnificato pratico in molti casi. Q uel'a m erce che per sua natura ama il più lungo tragitto marittimo ed il più breve terrestre, venendo dal Gottardo ar­ riverà sem pre a Genova anche se diretta ad Oriente per risparmiare 1 1 4 chilom etri di ferrovia; la m erce imbarcata in Oriente per il Gottardo quando esiga per ragioni di com m ercio il m inor tragitto terrestre sbarcherà sem pre a Genova per risparm iare ancora i 1 14 chilom etri di strada ferrata. E se il Tempo ama discutere su idee concrete e non sulle astratte, è a questi calcoli, che dal com m ercio non sono tra­ scurati, che egli deve attenersi.

Com prendiam o perfettamente quanto danno abbia recato al com m ercio di Venezia, o m eglio alle spe­ ranze del com m ercio di Venezia, I’ apertura della linea F ranzensfeste-V illacco, così vantaggiosa a T rie ­ ste, e lo deploriam o com e un danno nazionale ; ma è per questo accettabile una teoria che tenda a render nulla mediante tariffe 1’ apertura di una li­ nea? D ove condurrebbe una simile politica ferro­ viaria ? Crede forse il Tempo che accordando le tariffe differenziali sulla P ontebba-V en ezia le ferro ­ vie austriache non avrebbero ribassate quelle sulla T arvis-T rieste ? E chi avrebbe potuto resistere più a lungo? — E chi sopportare m eglio le p erd ite? e il sopportarle pazientemente e lungam ente era incorag­ giato da qualche iniziativa m eritevole di attenzione della quale Venezia desse esem pio ?

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30 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A esito finale noi subordiniam o anche ogni parziale in­

teresse, tanto ci sem bra dannoso al paese intero che si abbia a continuare il sistema dell’ esercizio e delle costruzioni affidate allo Stato, — noi abbiamo voluto rispondere tutto questo al Tempo di Venezia per mantenere le nostre conclusioni le quali sono appunto queste : che Venezia ed il V eneto non hanno alcun vero interesse di dom andare la asse­ gnazione della M ilano-C hiasso alla rete Adriatica, ma piuttosto è alla C a lolzio-C om o-C h ia sso che de­ vono con vergere le loro m ire ; e tanto più insi- sistiamo su questo concetto inquantochè nè nella relazione del Sindaco, nè nell’ articolo del Tempo, nè in altri scritti com parsi in questi giorni trovam m o una sufficiente giustificazione alla tesi sostenuta con tanta insistenza e vivacità che l’ interesse di Venezia esiga che la linea Milano-Chiasso sia data alla rete Adriatica.

Il che, badisi bene, è affatto estraneo da tutte le altre considerazioni che possono venire in appoggio alla com plessa partizione delle linee tra le due S o ­ cietà. Si afferma anzi che in questi ultimi giorni sia stato deciso che la M ilano-C hiasso abbia ad e s­ sere com une nell’ esercizio per le due reti. L o ri­ petiamo, godiam o di questa decisione se serve ad appianare tutte le difficoltà, ma non ne tragga da questo il Tempo argom ento e dim ostrazione della sua asserzione che non fu veram ente provata.

LA BANCA UNICA

( Continuazione vedi numero 515)

VII.

C oloro che avversano fra noi la unicità della Banca portano in cam po le tradizioni diverse dei diversi Istituti e ricordano i servigi da loro resi alle varie regioni del nostro paese. E io non intendo negare nè'3 le une, nè gli altri. N ondim eno, senza ritessere qui la storia delle origini e dello sviluppo delle no­ stre sei Banche privilegiate, non sarà inopportuno osservare com e il m ovim ento verso la unificazione si fosse manifestato anche nei singoli Stati, dei quali un tempo si com poneva l’ Italia.

E valga il vero. In Piemonte nel 1 8 4 4 sorse la Banca d'i G en ov a ; nel 1 8 4 7 quella di T orino. In s e ­ guito a una convenzione dei Consigli di reggenza dei due Istituti, fu istituita con regio decreto del L i de- cem bre la Banca Nazionale degli Stati Sardi, alla quale venne per 3 0 anni conceduto il privilegio della em is­ sione « considerando che per tale unione, mentre si consolida sem pre più la consistenza di questi utili stabilimenti, ne ridonda pur anche un notevole van­ taggio al com m e rcio , per la m aggiore estensione che possono ricevere le operazioni loro attribuite, e si viene ad accrescere la confidenza nel biglietto di banca per la m aggior guarentigia che presenta la circolazm ne di una sola natura di quei titoli, ecc. » La legge 9 luglio 1 8 5 0 sanzionò quel decreto e vietò la costituzione di qualsiasi altra banca di emissione senza apposita legge. Nel 4831 la Banca Nazionale degli Stati Sardi fu autorizzata a stabdire le prime succursali, che poi andarono m ano a mano m olti­ plicandosi.

203 In Toscana, lasciando da parte la prim a Banca tutta governativa istituita alla fine del 1816 e liquidata dieci anni dopo, la Banca di Sconto incom inciò le sue operazioni al principio del 4827. Aveva allora^un capitale di un m ilione e poteva em ettere biglietti lino al triplo de! capitale m edesim o, che più tardi venne aumentato, m entre la durata della Banca rimase p ro ­ rogata fino a tutto il 1 8 5 8 . Sorse poi la Banca di L ivorn o, cogli stessi p rivilegi, nel 4 8 3 7 ; poi via via quelle di Siena, di Arezzo, di Pisa, di L ucca. Per le Banche di Firenze e di L ivorn o la concessione scadeva col finire del 1 8 5 8 ; se ne profittò per creare la Banca Nazionale toscana con due sedi principali a Firenze e a L ivorn o e con facoltà di aprire suc­ cursali nelle altre città. Il decreto relativo non rese coattiva la trasform azione delle altre Banche in suc­ cursali della Banca Nazionale toscana, ma la unifi­ cazione venne, per così dire, da sè, qui com e negli altri paesi ricordati nel precedente articolo.

Il Banco di Napoli, m algrado la sua natura tutta speciale, nacque dalla fusione degli antichi Monti o Banchi fatta nel 4 8 0 5 dal G overno francese e andò acquistando sem pre m aggiore importanza. Il Banco di Sicilia nacque pure dalla unione delle due Lasse di Corte di Palerm o e di Messina avvenuta all’ epoca della rivoluzione del 4 8 4 8 . .

Io non giudico la bontà delle ragioni, che c o n ­ dussero alle rammentate fusioni ; d ico soltanto che anche prima degli ultimi rivolgim enti la tendenza alla unificazione della em issione si era manifestata anche in Italia. D opo quelli poi la Banca Nazionale Sarda, d i­ ventata Banca Nazionale nel R egno, assorbì la Banca di Parma e quella delle quattro legazioni ; si estese in Venezia in seguito ad accordi collo Stabilimento M ercantile V eneto che godeva della facoltà di em is­ sione^ finalmente impiantò una sede a Rom a nel 4878, stipulando colla Banca già pontificia uua con venzio­ ne, in base alla quale questa le abbandonò il privi­ legio della em issione per la città e provincia di Rom a. Tutti sanno poi che la fusione della Banca Nazio­ nale Toscana colla Banca Nazionale sarebbe da anni un fatto com piu to, se il Parlamento avesse lasciato che avvenisse secondo il voto degli azionisti. E a l­ trettanto sarebbe certo accaduto della Banca Toscana di Credito. E se la legge del 1 8 7 4 volle p a reg ­ giare i sei istituti di em issione nei diritti e nei d o­ veri, com e ricorda la relazione ministeriale, pare che essa fosse mossa dalla necessità di im porre alla em is­ sione delle norm e determinate, lasciando da parte la tradizione, proprio com e politicam ente si sentì il bi­ sogno di fare l’ Italia, per così dire, tutta d’ un pezzo, respingendo l’ idea della divisione region ale,p er quanto potesse sem brare più conform e alle tradizioni ita­ liane. Com unque sia, prendiam o i fatti com e sono e su questi facciam o qualche considerazione.

V i l i .

(4)

si com pra e si vende com e tutte le m ercanzie, e va dove m aggiore se ne fa sentire il bisogno ; colla circolazione a corso coatto si ha un m ercato chiuso, nel quale (assurdo necessario, date quelle condizioni) la moneta di carta è in quantità fissa, e non si può aumentare a capriccio per non correre il rischio di renderla sem pre più deprezzata e di allontanare vieppiù I’ abolizione del corso forzato.

Ma a tutto questo in Italia non ci s’ era ba ­ dato, e accanto al biglietto della Banca Nazionale a corso forzato e a quello degli altri principali isti­ tuti di credito a corso legale si m oltiplicava la emis­ sione di biglietti di piccoio taglio di banche popolari e di altri Istituti. Son noti g l’ inconvenienti che ne nacquero e provocarono la famosa circolare Casta­ gnola, com e son note le questioni a cui questa dette luogo. A ogni m odo si pose fine a quello stato di cose, e la legge del 1 8 7 4 vietò la em issione a tutti gl’ Istituti non espressamente autorizzati.

Senza trattenermi a esaminare le disposizioni di questa legge, mi lim iterò ad esporre colla massima brevità le ragioni per le quali essa dette origine a inconvenienti gravissim i, che da lungo tem po rich ie­ devano un rim edio. Inutile ormai parlare del d i­ sciolto Consorzio. N ondim eno la sua stessa istituzione spiega le ragioni per cui si ricorse a questa ibrida com binazione. L o Scialoia, pel quale il còrso forzato non doveva essere che un espediente tem poraneo, lo aveva dato ai biglietti della Banca Nazionale, e noi abbiam o già veduto com e quando si debba ricorrere a quella dolorosa m isura, il m eglio sia appunto di valersi di un potente Istituto di credito. Ma la Banca Nazionale non godeva ancora eguale popola­ rità nelle varie regioni d’ Italia successivam ente an nesse alla Monarchia Sabauda : in alcune si prefe­ rivano gl’ istituti lo ca li: nella Camera v ’ era un partito aspramente avverso alla Banca Nazionale, il quale chiedeva liberlà o pluralità di Banche, tan­ toché lo stesso on. Sella si era indotto a presentare una proposta, secondo la quale il diritto di emissione si accordava a tutte le Banche che soddisfacessero a certe condizioni stabilite dalla legge. Mi sia per­ messo di ripetere qui quello che recentem ente ebbi occasione di dire altrove. N on si volle, almeno in apparenza, com prom ettere l’ avvenire. Il Consorzio poteva essere un avviam ento alla Banca unica, com e alla liberlà delle Banche ; il Consorzio non disgu­ stava del tutto i partigiani della prima e gli ap o­ stoli della seconda, e si fece il Consorzio. Se non che appunto perchè la legge del 1874 invece di ri­ solvere la questione dell’ ordinam ento bancario, resa più grave dalla persistenza del corso forzato, non fu che una mezza misura, essa fu , cagione che si andasse innanzi a furia di espedienti. La Banca Na­ zionale, pagata del suo credito in biglietti con sor­ ziali, rientrava nella condizione delle altre Banche di em issione, ma la distanza fra essa e gli Istituti m inori non dim inuiva per questo, onde essi ebbero bisogno volta a volta di ricorrere all’ aiuto del G o ­ verno o alla benevolenza dell’ Istituto m aggiore.

Non vorrei dire che nella legge dei L s7 4 tutto fosse cattivo. L ’ avere stabilito un maximum di bi - ghetti consorziali, ch e non potesse oltrepassarsi che col consenso dei sei Istituti di emissione ; l’ avere limitata la circolazione fiduciaria non solo fissandone i confini per le Banche privilegiate, ma vietando altresì in m odo assoluto ogni altra emissione; l’avere conservato il corso legale ai biglietti delle Banche,

com e quello che giova a togliere in qualche parte la rigidità del corso forzato e dare alla circolazione uua certa elasticità, erano senza dubbio dei pregi. È vero che la legge del 1 8 7 4 aveva avuto torto di stabilire che il corso legale dovesse cessare dopo due anni, ma era prevedibile che G overno e Par­ lamento, ostinandosi nell’ assurdo di far precedere l’ abolizione del corso legale a quello del corso for­ zato, sarebbero stati tratti dalla forza delle cose ad andare di proroga in proroga. E così fu, e l’ on. Ma- gliani ebbe il merito di capire che il corso legale avrebbe facilitato l’ abolizione del corso forzato e che giovava gli sopravvivesse, com e ne! 1851 il Conte di Cavour aveva sostenuto in occasione di una im ­ portante discussione avvenuta intorno alla Banca Sarda nel Parlamento Subalpino. Certo si aveva avuto torto ad imputare al corso legale molti inconvenienti, che traevano la loro origine o da alcune disposizioni della legge o da errori amministrativi.

(5)

30 marzo 1884 L’ E C O N O M I S T A 205 terzi in oro ed uno in argento. Ma è chiaro che,

data la effettiva regionalità del biglietto, la quale tiene gl’ Istituti minori lontani dal maximum della circolazione perm esso dalla legge del 1874, quella di­ sposizione non può giovare che alla Banca Nazionale e al Banco di Nopoli.

IX .

L ’ on. M inistro delle Finanze volse le sue cure all’ abolizione del corso forzato, e riuscì a com piere senza scosse il passaggio dalla circolazione coatta alla circolazione norm ale, e non credo si debba ac­ cusarlo se procedè con som m a cautela. In simili casi la prudenza non è mai troppa. O ggi, condotta felice­ mente a term ine la grande operazione, conveniva ri­ solvere il problem a del riordinam ento bancario, e l’ on. Ministro di Agricoltura e Com m ercio presentò una proposta di legge d’ accordo coll’ on. Ministro delle Finanze.

Ora l’esame di questo progetto non ha potuto m u ­ tare la mia opinione, che cioè la soluzione più ra­ gionevole del problema sarebbe le Banca Unica. Sia lecito dom andare se è cosa seria avere accanto a un potentissimo istituto di credito degli Istituti mi­ nori, i quali, si voglia o non si voglia, si trovano a sua discrezione. Sia lecito domandare se, una volta che il G overno m antiene il privilegio, non giovi me­ glio quando si ha in fondo la cosa, avere anche il nom e; non giovi m eglio assicurare al pubblico i van­ taggi, che tentai dimostrare, 'della unicità della Banca; non sia utile allo stesso G overno ottenere m aggiori benefizi per lo Stato invece di fare continue con ­ cessioni alla Banca più grossa com e prem io ai fa­ vori che le chiede per le Banche più piccole. Mi pare che queste considerazioni non possano sfuggire alla lucida mente dell’ on. Magliani.

La relazione ministeriale parla di libertà, e nel progetto si dettano in oltre 50 articoli norm e buone per tutti gl* Istituti indistintamente. Ma gli articoli che hanno vera importanza sono quelli che vengono in fondo. Intanto si con cede alla Banca Nazionale di portare effettivamente a 2 0 0 m ilioni il suo capitale, mentre essa a certe condizioni si accolla il paga­ mento dello stock della R egìa, e mentre da q u el­ l’ aumento rimane assai distante quello accordato com plessivam ente agli altri Istituti, senza contare che in questa cifra entra assai più che per un terzo il Banco di Napoli. Si permette la fondazione di nuovi Istituti di em issione, ma siccom e la massima circo ­ lazione com plessiva si fìssa per ora a 1 0 5 0 milioni e non potrebbe crescere se non grado a grado che si ritirassero dalla circolazione i biglietti di Stato, il che non è probabile che possa avvenire in un tempo vicino, il m argine che in realtà rimane è veram ente esiguo — si lascia sussistere la regionalità del b i­ glietto — non si facilita la riscontrata — si toglie il corso legale — si autorizzano, ma non si obbligano le Tesorerie ad accogliere i biglietti delle Banche. Fran­ cam ente, pare a me che la situazione degl’ Istituti minori sia peggiorata e non migliorata ; ed è certo poi a ogni m odo che gl’ incovenienti oggi lamentati non sparirebbero. E si direbbe che i proponenti se ne accorgon o, perchè con cedon o agli Istituti la fa ­ coltà di cedere il diritto di em issione, ed io per conto mio approvo il tem peram ento. Solam ente os­ servo : sta bene che vi sono disposizioni di legge per le quali il G overno non può togliere fino alla

sca-denza stabilita il diritto alla em issione, ma poiché s’ invoca la libertà, in nom e di qual principio si vieta alle Banche quella di fon dersi? S e questa libertà si lasciasse, in Italia com e altrove le Banche m inori sarebbero a poco a p oco attratte dall’ Istituto m ag­ giore. Resterebbero i Banchi di Napoli e di Sicilia. A dir vero, il G overn o si riserverebbe la facoltà di m odificarne gli ordinam enti per decreto rea le ; ma ciò non potrebbe evidentem ente com prendere la fa­ coltà della em issione. Solam ente spirato il termine pel quale è loro accordata, la loro benefica influenza potrebbe trovare un cam po larghissim o sul quale esercitarsi, m irando fra le altre cose a riscattare l’ agricoltura delle provincie m eridionali dal flagello dell’ usura.

X.

Io non posso dilungarm i di più su ll’ argom ento che mi ha fornito materia a questi articoli troppo brevi senza dubbio per la importanza del tema, ma che hanno usurpato già troppo spazio in queste colonne. Del resto dissi in principio che io intendevo u n ica ­ mente spiegare la mia opinione, che era in sostanza questa che la m igliore soluzione del problem a ban­ cario nelle attuali condizioni del nostro paese fosse la Banca Unica.

Ora, se uon m ’ inganno, quello che ho detto d o ­ vrebbe bastare al m io scopo. Onde questa volta co n ­ cludo davvero.

Se si vuole mantenere la pluralità delle Banche, si pongano in grado di poter vivere e quali potreb­ bero essere i mezzi atti a ciò, l'Economista lo ha detto più e più volte. M iglior consiglio però sareb­ be, lo ripeto anche una volta, quello di avviarci alla Banca Unica, sebbene non ci si possa arrivare in un giorno. Si dice che questa soluzione sia resa im pos­ sibile per ragioni politiche, e può anche darsi. Ma in un argom ento di vitale importanza per 1’ econ o­ mia nazionale, non si dovrebbe avere altra conside­ razione all’ infuori di quella dell’ interesse generale. A ogni m odo qualunque cultore, anche il più m o ­ desto della scienza, non può far altro che discutere principii e fatti con mente perfettamente serena. Tutto il resto non è affar suo.

C. Fo n t a n e l l i.

RIVISTA DELLA STAMPA

S U L L A Q U E S T I O N E F E R R O V I A R I A

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avvi-cinino nel caso speciale, Venezia al Gottardo, di tanto almeno di quanto lo è Genova in suo confronto. Siccome nel progetto Baccarini è propugnato il con­ cetto firnificazione delle tariffe, a meno che il p ro­ getto Genala lo muti sostanzialmente, non si sa comprendere quale vantaggio potrebbe averne V e­ nezia dal mettere in mano della rete adriatica uno dei due accessi al Gottardo, la Corno-Chiasso, poiché, non variando le tariffe, non variano le distanze e la merce destinata a! Gottardo, sarà sempre attratta dalla strada più breve, seguendo il suo tornaconto sia in ragione di minor percorso, sia in ragione di minor spesa di trasporto. Nel caso inverso si dovrebbe necessariamente impegnare una lotta tra le due so­ cietà esercenti le reti per stabilire da una parte la concorrenza ribassando esageratamente le tariffe, e per combatterla e paralizzarla dall’ altra parte con un ribasso maggiore. Questa concorrenza artificiale sarà di danno non solo a tutte e due le Società, ma eziandio allo Stato, il quale è cointeressato nell’eser­ cizio delle due reti.

Il Movimento prosegue quindi a confutare che Ve­ nezia possa avere qualche vantaggio dall’ annessione della Corno-Chiasso alla rete Adriatica, e dimostra come sieno ingiustificabili i timori dei danni e ritardi che la Società Adriatica avrebbe a subire per la formalità di consegna al transito, e dice che si può garantire con maggiori cautele l ’esattezza del servi­ zio, sventando il pericolo di un invasione del diritto di esercizio sul diritto di passaggio.

Invano Venezia può sperare di poter vincere la concorrenza delle ferrovie austriache coll’ottenere la linea di sbocco al Gottardo, e col contrapporre alle tariffe differenziali dell’Austria un ribasso di tariffa per quella linea di transito. Ammesso c h e s i potesse vincere questa concorrenza, il vantaggio sarebbe parziale perchè ne conseguirebbe un danno diretto per Genova e per la rete Mediterranea. Il terreno delle tariffe internazionali ferroviarie è un. terreno scottante, ma non per questo devesi renderlo ancora più scottante col manomettere l’equilibrio delle tariffe interne; nè Venezia può ripromettersi di rimediare ai danni che ne derivano coll’annessione di uno dei due sbocchi del Gottardo alla rete Adriatica.

Il M o v im e n to in data del 19, prendendo argomento dall’ agitazione manifestatasi a Venezia ed a Genova relativamente ai valichi del Gottardo,_ propugna la teoria dell’ esercizio ferroviario governativo, ed accen­ nando agl’ inconvenienti di affidarlo a Società private dice : « l’ ordinamento ferroviario non si può sottrarre all’ impero del diritto pubblico e deve seguire il pro­ cesso storico della viabilità ordinaria. Le strade fer­ rate non sono un industria solamente, ma più an­ cora un istrumento di buon g overn o, un servizio pubblico atto a sviluppare potentemente la ricchezza ed il credito della nazione. Bisogna persuadersi che il paese od almeno la grande maggioranza è contraria all’ esercizio privato delle ferrovie.

E parlando delle agitazioni che si promuovono a danno del buon diritto di Genova, conclude che il miglior modo di garantirlo sarebbe quello di promuo­ vere un’ agitazione in favore dell’ esercizio di Stato. Nella R a sseg n a N a z io n a le , fascicolo del 1° marzo, rivista mensile di Firenze, il prof. J. De Johannis pub­ blica un terzo articolo di «Considerazioni sulle ferrovie italiane » in cui intende esaminare « Le condizioni pre­ senti della questione ferroviaria in Italia » e sono un » Confronto tra i progetti che si attribuiscono all’ on. Genala e le convenzioni del 1877. » L ’Autore cerca dimostrare rispetto al primo tema che dal 1876 al 1883, sebbene il Parlamento e la Commissione di inchiesta avessero votato per affidare alla industria privata l’esercizio ferroviario, gli onorevoli Baccarini e Zanardelli, che nei sette anni tennero il Ministero dei lavori pubblici quasi senza interruzione, presero provvedimenti e seguirono una linea di condotta che

allontanava la possibilità di conseguire tale scopo. « Essi salirono al potere, riassume l’Autore, col com­ pito di presentare entro due anni le convenzioni per l ’esercizio privato, ed invece riscattarono le Romane, tentarono tre volte di riscattare le Meridionali ; fe­ cero approvare una legge che legava la finanza dello Stato a due miliardi di costruzioni mentre pendeva un’ inchiesta sull’esercizio ; cominciarono* a costruire le nuove linee cosi da rendere più difficili e complesse le convenzioni da stipularsi ; non fecero alcun seno tentativo per appaltare l ’esercizio ; presentarono^ alla Camera un progetto platonico e generico in cui 1 e- sercizio privato è proclamato prò form a, mentre nel concreto rimane quello governativo ; tentarono di creare un ambiente parlamentare contrario alle So­

cietà esercenti. » _ .

Riguardo al secondo punto il prof. De Johannis esamina i criteri principali che informavano le con­ venzioni Depretis ed i criteri che vengono attribuiti ora al Genala, e lamenta che una parte della stampa nella questione ferroviaria adoperi la frase fatta che le convenzioni Genala abbiano ad essere u n a riproduzione di quelle del 1877 e cosi riassume la sua dimostrazione:

« 1’affermare che le Convenzioni Genala abbiano ad es­ sere la riproduzione di quelle Depretis, quando si sa che contemplano la partecipazione percentuale invece del canone fisso, la vendita invece del fitto del materiale mobile, i fondi di riserva che non sono indicati, le tariffe sotto altro aspetto studiate e classificate, la costruzione e l’esercizio delle nuove linee di cui nelle convenzioni Depretis non si parlava, — deve appa­ rire a tutti come pur troppo, facendo a fidanza sulla passione politica, senza riguardo alcuno alla verità, si intende dagli oppositori di valersi di ogni mezzo lecito e non lecito per opporsi a che 1 onor. Geriala presenti delle convenzioni per ii trionfo di quel princi­

pio dell’esercizio privato a cui egli e rimasto fedele, e contro il quale si trova ad avere avversari [che qualche anno fa militavano o dicevano di militare sotto la

stessa sua bandiera. » . . . .

L ’Autore promette un altro articolo in cui esami­ nerà alcune questioni principali dei progetti dell ono­ revole Genala.

Il P o p o lo R om a n o in data del 20 corr. si com­ piace che l’ Opinione nel suo numero del 19 si dimostri propensa all’ idea che ciascuna delle due reti ferrovia­ rie abbia un accesso indipendente alla via maestra che conduce al gran mercato dell’ Europa centrale. Spiega quindi il concetto, a cui si e inspirato il G o­ vernò, di porre come base del nuovo ordinamento ferroviario il sistema delle due rete longitudinali e ne trae la conseguenza che per essere coerenti a razionale criterio, che ha informato ed informa il nuovo riordinamento ferroviario, bisogna assicurare ai prodotti di tutto il versante Adriatico uno sbocco al Gottardo che permetta di vincere od almeno ai lottare in pari condizioni colla concorrenza austriaca.

E nel sussegueute numero del 21 il Popolo n o ­

mano spiega le vere ragioni per le quali crede che

oVvKio -flnnrfl. p.sit.a.t.o a risolverne 111 QUGl

senso la questione. . .

La prima è una questione d’ indole economica che tocca in special modo il Commercio di Genova in rapporto all’ interesse generale, la seconda ; e d in­ dole finanziaria o meglio ancora amministrativa.

Prendendo in esame la prima questione, considera, che la rete Adriatica, ottenuta la linea di sbocco al Gottardo per aprirsi una grande via all’ esportazione di molti prodotti del suolo, che oggi gravati da torti spese non possono essere attrattida i mercati d Eu­ ropa centrale, dovrebbe usare facilitazioni al ferro ai carboni provenienti di Germania con vantaggio delle nostre industrie che avrebbero quelle materie prime a minor prezzo.

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concor-30 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A 207

venza del ferro e dei carboni di Germania. Se quindi si tenesse conto di questo interesse speciale^ del com­ mercio di Genova, ne deriverebbero danni sensibili pei consumatori italiani, d ie non potrebbero sperare una riduzione nel prezzo dei carboni e del ferro, pei produttori d’una parte d’ Italia che avrebbero pre­ clusa la via alle loro merci per Europa Centrale, e infine per Venezia che non sarebbe più posta in grado di attrarre a se i prodotti della costa Adriatica, che oggi vanno a Trieste.

L a ra sseg n a d i scien ze s o c ia li e p o lit ic h e nel fascicolo del 15 marzo corrente ha un articolo sulla questione ferroviaria, intitolato Un po di storia. Ne è autore il prof. Carlo Fontanelle Egli muove dalle convenzioni Spaventa-Minghetti del 2 maggio 1874 e dalla proposta del riscatto e dell’esercizio di tutte le linee fatta nel 1876 dallo stesso Ministero Min- ghetti. Ricordata la caduta di esso, l’A. osserva come il riscatto della rete dell'Alta Italia fosse oneroso per lo Stato e come allora molti combattessero il riscatto delle ferrovie per timore che conducesse al­ l ’esercizio governativo provvisorio prima e definitivo poi. Espone i punti fondamentali delle Convenzioni Depretis nel 1877, che la Camera non discusse e rammenta le conclusioni a cui venne la Commissione d’ inchiesta nominata nel 1878. Nota come il problema si complicasse poi per 1’ esercizio provvisorio gover­ nativo sulla rete dell’Alta Italia, pel riscatto delle Romane e per le leggi sulle costruzioni. Prova coi fatti come il sistema inaugurato a questo proposito dall’ onor. Baccarini fosse dannoso al paese e pieno di pericoli per la finanza dello Stato, in opposizione coi voti del Parlamento e della Commissione d’ In­ chiesta. Conclude che 1’ onor. Genala^è stato conse­ guente al suo passato; che si_ suggeriscano^ emenda­ menti alle sue proposte, ma si pensi^ altresì che la­ sciandosi fuggire questa occasione, chi sa se e quando si riprenderà. A suo avviso i partigiani dell’ esercizio governativo e coloro che si preoccupano dell’avvenire delle nostre finanze debbono riflettere che 1 interesse supremo è che la nave entri in porto.

LA MERCIOLOGIA

n ell© S c u o le

eli com m ercio

Nella sedata del 3 marzo della Camera dei Depu­ tati, l’ on. Bianchi rivolse al Ministro di A gricoltura, industria e Com m ercio le parole seguenti :

« Mi perm etto di rivolgere all’ on. Ministro una raccom andazione a nom e del nostro on. collega R o ­ m an in -Jacur, che ha dovuto assentarsi dalla Camera. « Il deputato R om an in -Jacur pregherebbe l’ on. Mi­ nistro di volere, nello assegnamento dei posti per gli studi all’ estero considerare anche l’ insegnam ento della

merceologia. In un con corso che ebbe a verificarsi

recentem ante in Bari, si deplorò l’assenza di con o­ scenze pratiche a proposito di questo ram o di studi. Si stanno per istituire due istituti com m erciali in T orin o ed a Genova ; e pare per conseguenza più che mai opportuno di assicurare al paese qualche buon cultore anche in questa scienza.

« L ’ on. Rom anin crede che buone scuole di m er­ ceologia esistano in F ra n cia , in Inghilterra e nel Belgio. Egli raccom anda quindi che ad alcuna di esse si voglia inviare qualche bravo giovane italiano, affinchè, nell’ avvenire a lm en o, non riesca in Italia tanto difficile il trovare un buon insegnante di m er­ ceologia. »

E d è con viva soddisfazione che abbiamo udite queste p a r o le , im perocch é, finalmente, si riconosce l’ importanza della m creiologia, e ad essa si rivolge il pensiero di uom ini com petenti ed autorevoli com e gli onorevoli Bianchi e R om an in -Jacur.

Sono trascorsi più di vent’ anni dacché il Prot. Gia­ com o Arnaudon inaugurava a T orino il prim o corso di m erceologia che siasi avuto in Italia, e da allora in poi, con 'perseveranza pari alla profonda con vin­ zione di far opera utile, egli continuò a coordinare a corp o di dottrina le sparse cognizioni sui prodotti utili e perm utabili, crea n d o, per prim o fra noi, un Museo M erceologico che è oggi gloria del M unicipio torinese.

Benché all’ estero e presso le nazioni che pi^pre­ cedettero nella via del progresso industriale ì Musei ed i corsi di m erceologia fossero un fatto com piuto di cui si m anifestarono a chiara luce gli utili frutti, in Italia si volle discutere sulla opportunità di un si­ mile insegnam ento ; vi fu chi ritenne non essere a m erceologia che una chim ica applicata, altri la vo e dim ostrare una storia naturale dei prodotti del suolo, altri ancora un sem plice riassunto di cognizioni pra­ tiche che la sola esperienza può dare. E Arnaudon trovò ostinati avversari e benché fino dal i b b o una Com m issione nominata dal C onsiglio Provinciale di T orino, e di cui era presidente l’ on. deputato Mi chele Coppino, raccom andasse nei corsi tecnici 1 isti­ tuzione di una cattedra di m erceologia (storia e c o ­ noscenza dei prodotti utili e perm utabili e sue c o r ­ relazioni colle scienze affini) tanto per la importanza di siffatto insegnam ento pei com m erci, le industrie e le pubbliche aziende, quanto per soddisfare al Di­ sonno ripetutamente manifestato da vari M unicipi ed Istituti T ecn ici italiani, diversi dei quali avevano giù mandato all’ Istituto T e cn ico di T orino alcuni loro professori od aspiranti affinchè si istruissero in questa scienza speciale (com e ad esem pio fecero quelli di Yarese, Ferrara, Napoli, Bologna , B rescia , B erga­ m o , ec. e c.,) la m erceologia rimase esclusa dalle m a­ terie d ’ insegnam ento stabilite pei corsi degli istituti T ecn ici del Regno.

E in suo luogo fu creato il corso di stona na­

turale applicata pel quale le istruzioni che p rece­

dono il program m a speciale a questa materia, benone raccom andino al professore di dare alle sue lezioni un indirizzo applicativo bene rilevato, prescrive pero la divisione delle materie nei soliti tre reg n i, vege­

tale, animale e minerale.

O ra , m entre un corso fatto con sim ile intendi­ mento può indiscutibilm ente riuscire utile alla c u l­ tura generale, non si può disconoscere che esso non è adatto per giovani c h e , com e quelli che escono dalle sezioni di com m ercio e ragioneria dei nostri Istituti T ecn ici, hanno bisogno di entrare nella vita pratica con quella conoscenza delle materie prim e e dei prodotti manifatturati che permetta loro di saper distinguere le diverse qualità delle m erci che c o m ­ prano o vendono e di possedere un sufficiente c o r ­ redo di cognizioni intorno a quegli oggetti che c o ­

stituiscono un determ inato ram o di com m ercio.

i) Della scuola e museo merciologico di Torino parlarono favorevolmente distinti tecnologici esteri come Cuyper (De Venseiynemet industriel, Bruxelles) Il Simmond nel journal o f the applied science, Que-

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E quando, con savio intendimento, si vennero istituendo in Italia scuole di com m ercio, la necessità della m erceologia si manifestò evidente e nel 1868 allorquando si aprì la Scuola superiore di com m ercio m Venezia la scienza delle materie com m erciali form o uno dei principali rami d’ istruzione che in essa si stabilirono e ad insegnarla fu chiamato il chiarissim o prof. B iz io , noto per pregevoli m on o­ grafie sul caffè, sullo zucchero e sul petrolio.

E , com e sem pre avviene delle buone istituzioni che disconosciute dapprima poco per volta si im ­ pongono per effetto del loro intrinseco valore, la m erceologia fu com presa fra le materie d’ insegna­ mento nella Scuola di com m ercio che il com m en ­ datore Ubaldino Peruzzi creò in Firenze nel 1 8 7 6 , e della quale, in una recente Relazione del Direttore della m edesim a, sono dimostrati gli ottimi resultati

L esem pio fu e ffica ce; nel 1881 la Scuola com ­ m erciale fem m inile di Firenze, 1’ Istituto industriale femm inile di Torino, e n e i 1 883 la Scuola di c o m ­ m ercio di Bari com presero la m erceologia nei loro program m i.

Oggi la v o ce di due autorevoli deputati viene a ricordare in Parlam ento la pratica utilità di questa scienza; e quando si pensi al num ero grandissimo di giovani che si dirigono alla carriera del com m ercio, che divengono com m essi viaggiatori, impiegati do­ ganali, controllori di forniture sia allo Stato che ad im prese private, e quando si ponga mente allo straor­ dinario num ero di falsilìcazioni e alterazioni che la concorrenza o l’ avidità di lauti beneficii suggeriscono all’ industria, la necessità di dare increm ento e diffu­ sione allo studio delle m erci sì manifesta con una evidenza che non si può disconoscere.

F u quindi lodevolissim o intento quello dell’ on. Rom anin Jaour di sollecitare il Ministro di A g r i ­ coltura, industria e com m ercio a prom uovere effi­ cacem ente la scienza m erciologica.

A ll’ estero, è vero, abbondano cattedre di m erceo- logia, e sotto il titolo di ldtilde des marchandises,

History of trade products, Allgemeine Waarenkunde

I Angenot ad Anversa, il F leu ry all’ Hàvre, il Ber­ nardin a Mei le lez Gand, il Sim m onds a Londra, il Biscling a Vienna, il Y ierthaler a Trieste, etc. etc. professano pregevoli corsi e pubblicano utili trattati.

In Italia, è pur troppo vero, gli insegnanti di m er­ ceologia nel vero significato della parola sono pochi e fatta eccezione dall’ Arnaudon di T orino, dal Bizio di Venezia, dal Vim ercati di Firenze, dal Sandalli di Bari non ne ricordiam o altri.

Mentre pertanto ci rallegriam o cogli on. Bianchi e Romanin della loro lod evole iniziativa, vorrem m o che prima di mandar dei bravi giovani a perfezio­ narsi all’ estero si studiasse se non fosse cosa pos­ sibile utile e degna istruirceli in casa nostra. Noi siam o sicuri che se il G overno aiutasse efficacem ente le S cu ole di C om m ercio già esistenti e specialm ente quelle di cui sono noti gli ottimi resultati, dando carattere di corso norm ale a quello ivi professato della m erceologia, specialm ente accordando sussidi per i Musei m erceologici e per Laboratori di es­ perienze; se le Camere di C om m ercio con cor­ ressero col G overno alla spesa o stabilissero dei posti di studio, o, com e si dice, delle borse, affinchè g io­ vani d’ ogni parte d ’ Italia si potessero mantenere a Torino, a Venezia a Firenze, noi potrem m o avere in pochi anni un discreto num ero di giovani addestrati nella pratica conoscenza dei prodotti com m erciabili.

E di questi giovani noi potrem m o giovarci tanto per affidar loro^ la cattedra di m erceologia nelle Scuole Com m erciali del cui aumento il paese sente il bisogno e che, a quanto pare, si intendono isti­ tuire, quanto per fornire ai nostri opifici, alle nostre dogane, al nostro com m ercio, ai nostri Consolati g io ­ vani intelligenti, colti e pratici conoscitori di quelle merci che, per il lortunato sviluppo della nostra in ­ dustria, com inciano a rappresentare notevoli cifro nelle statistiche del nostro com m ercio.

LA BANCA NAZIONALE TOSCANA

Siamo lieti di poter dare ai nostri lettori un rias­ sunto della relazione letta agli azionisti della Banca Nazionale Toscana nell’ adunanza del 28 Febbraio 1 8 8 4 ; relazione che sarà prossimamente pubblicata, e tanto più volentieri richiam iam o su essa 1’ atten­ zione del pubblico in quanto apparirà crediam o e v i­ dente com e la Am m inistrazione di quell’ importante Istituto non solo abbia consacrate tutte le cure più diligenti all’ increm ento ed allo sviluppo della sua attività, ma vi sia anche, in proporzioni de^ne di osservazione, riuscita m igliorando molti servigi” rior­ dinandone altri, ed allargando con prudonte'Tna c o ­ stante avvedutezza il cam po d ’ azione dell’ Istituto stesso. La relazione che riassum iam o, senza esagerato sfoggio di rettorica e senza abbandonarsi a so v er­ chie illusioni per l’ avvenire, mette in mostra molti fatti i quali provano ad un tem po tanto i vantaggi conseguiti quanto la perseverante oculatezza dell’ A m ­ ministrazione.

La prima e più importante questione di cui si occupa il resoconto del Direttore generale della Banca è quella della circolazione. È noto che uno dei tarli del bilancio dell’ Istituto fu I’ eecesso .d ella emissione il quale, appunto perchè e cce ss o , deter­ minava una ingente cifra nel servizio di baratto e quindi una spesa notevolissima che raggiunse per­ fino le 8 0 0 ,0 0 0 lire. L ’ Am m inistrazione, a riparare questa voragine che inghiottiva tanta parte degli utili forniti da altri servigi, adottò com e guida del suo operato la formula : allargamento di zona utile per

la circolazione senza corrispondente aumento di medio circolante in biglietti. — S iccom e, cioè, il

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30 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A 209 sopra ricordata sia stata non solo fedelmente seguita,

ma anche felicem ente applicata. Nè la questione del baratto era sem plice ma legavasi in m òdo strettissimo al Portafoglio, l’ increm ento del quale avrebbe esa­ cerbato il male coll’ aumentare una circolazione già eccessiva per gli angusti confini entro i quali devono aggirarsi, e coll’ a ccrescere conseguentem ente le spese del baratto. P erciò all’ Am m inistrazione della Banca pare di dover in pari tempo provvedere ad assicu­ rare sem pre più la mobilità del Portafoglio, a con ­ tener la circolazione là dove l’enorm e baratto la d i­ mostrava eccessiva e ad estenderne alquanto l’ azione oltre gli antichi confini.

E qui lasciamo la parola al Direttore della Banca che così espone le cure prese dalla sua A m m in i­ strazione :

« Per I’ allargamento della nostra sfera d ’ azione, i provvedim enti presi sono tuttora al loro inizio, e dall’ esame del Bilancio che andiamo illustrando, può solo dedursi una qualche riprova della loro op p or­

tunità. Infatti per la intiera annata è stata in eser­ cizio soltanto la nuova Succursale di Massa, mentre non può efficacem ente segnalarsi l’ altra di Bologna, che inaugurò le sue operazioni a luglio inoltrato e si trovò, oltre tutto, di fronte ad un periodo di calma negli affari, quale è quello che da più mesi traversa l’ Europa intera.

« Pur tuttavia ci sembra che tenuto conto delle condizioni modeste della nuova Succursale di Massa, colla quale appunto prudenza volle che si iniziasse l’ esperim ento, sia m otivo d ’ incoraggiam ento il rile- levare, che durante l’anno decorso furono colà ac­ cettati allo sconto N. 2 0 9 5 effetti per L . 3 ,7 9 5 ,9 1 8 . 75, dei quali N. 1 709 per L . 2 ,1 1 5 ,9 4 5 .7 7 sopra Piazze Italiane : che questa Succursale non ebbe sofferenze: che tutti gli effetti furono, e sem pre, pagati in sca­ denza : che infine non solo quelle casse fecero fronte per conto proprio al m odesto baratto verificatosi sulla piazza, ma poterono som m inistrare agli altri nostri Stabilimenti biglietti utili al cam bio, per la somma com plessiva di L . 2 ,5 4 5 ,9 5 0 .

« Non sappiamo spingere la nostra fiducia fino a sperare che corrispondenti risultati, ed in periodo così breve di tem po, saranno per darci le altre S u c­ cursali già istituite o decretate dal Vostro Consiglio S u p eriore; ma certo ci sembra, che riducendo pru­ dentemente la circolazione ove oggi è eccessiva, e con persevaranza e fermezza di proposito spingendola dove ancora non è conosciuta, potrem o col tem po pervenire a vincere ciò che fu la vera tabe del n o­ stro Istituto, la enorm e spesa pel baratto. »

E il m ovim ento com plessivo del Portafoglio diede in attivo L ire 2 5 ,1 1 8 ,3 0 7 mentre era stato di L i­ re 2 5 ,3 4 9 ,6 7 8 nel 1 8 8 2 . Si vede quindi che tutte le cure della Am m inistrazione furono rivolte alla trasformazione piuttosto che all’ aum ento degli effetti, il che è provato anche dal fatto che ci viene assi­ curato che nel prim o trimestre di quest’ anno seb­ bene la circolazione siasi spinta a 56 m ilioni, le spese del baratto salirono solo a seimila mentre nel prim o trimestre dell’ anno precedente in una cir c o ­ lazione di poco m eno di 49 milioni giunsero le spese a L. 78 mila. A ccennerem m o ancora alla speranza di una prossima soluzione delle pendenze relative alla Impresa del Ferro e da quella della

Ferrovia Marmifera privata di Carrara ; al rio r­

dinam ento di vari servizi com e quella delle Esat­ torie essendo state separate le R icevitorie, le Esat­

torie, le T esorerie Provinciali e le Tesorerie C om u­ nali, e separati anche i vari loro esercizi ( '.

Non tralascerem o anche di rilevare dalla relazione che nelle spese delle sedi o succursali m algrado il mag­ g iore svolgim ento ottenuto negli affari si raggiunse una econom ia di L. 3 3 9 ,2 0 6 sopra L. 2 ,0 2 9 ,9 5 3 ; che nelle spese generali, m algrado l’ aumento portato nelle spese della D irezione generale, giustificato dal più largo ordinam ento dato a q u ell’ ufficio, si ottenne una econom ia di L. 375,151 sopra L. 1 ,3 0 2 ,1 6 6 spese nel 1 8 8 2 ; c h e una notevole dim inuzione si è verificata nelle sofferenze così che la sede di Firenze che con un m ovim ento nell’ anno di L. 6 3 ,0 5 9 ,6 0 6 ebbe soltanto L . 3 5 2 5 di sofferenze, la succursale di Pisa con un m ovim ento di L . 9 ,9 9 1 ,1 5 8 sole L. 8 0 0 e quelle di Grosseto, Bologna e Massa un m ovim ento di quasi 12 milioni, non ebbero sofferenze. Finalm ente il com m . D uchoqué così propone in nom e del Consiglio Superiore le cifre finali degli utili :

L ’avanzo dell’ annata, a lordo dell’ am m ortam ento deliberato dall’ Assem blea G enerale per perdite di­ pendenti dai servizi di Esattoria è di L. 1 ,2 5 8 ,8 9 1 .8 8

detratte quale ultima terza parte

della presunta perdita di che sopra. L . 2 8 4 ,0 0 0 . — restano gli utili netti del 1 8 8 3 in L. 9 5 4 ,8 9 1 . 88 da questi deve dedursi un ventesi­

m o per la Massa di rispetto . . L. 4 7 ,7 4 4 .5 9 sulle rim a n e n ti... L. 9 0 7 ,1 4 7 .2 9 vi proponiam o di detrarre alla Cassa

di Previdenza fra gli Im piegati . L. 5 ,0 0 0 . — della somma restante in . . . L. 9 0 2 ,1 4 7 .2 9 fu ron o già distribuite quale acconto

pel 1 ° sem estre 1883 . . . . L. 4 2 0 ,0 0 0 . — sul residuo d i ...L . 4 8 2 ,1 4 7 . 29 il Consiglio Superiore propone di di­

stribuire a saldo dell’ anno 1 8 8 3 L. 16

per azione e c i o è ... L. 4 8 0 ,0 0 0 . — portando a conto n u ovo le rimanenti L. 2 ,1 4 7 . 29 Senza reticenze dopo aver esposti som m ariam ente queste risultanze noi ci congratuliam o coll’ Am m ini- stjazione della Banca Nazionale Toscana ha con ot­ tima e prudente avvedutezza più c h e a splendidi ma effim eri vantaggi, tende al solido e robusto riordi­ namento di sì importante Istituto, ed auguriam o che perseveri nella via che ha incom inciato a battere la quale condurrà senza dubbio alla vera prosperità.

’) Veniamo assicurati che in questi ultimi tempi siasi addivenuti ad un accordo fra la Banca Toscana ed una società di capitalisti napoletani, mercè il quale questi subentrano nei diritti della Banca nella im­ presa Mongiana, dandole in compenso L. 400,000 annue per dieci anni.

No t a d e l l a Dir e z io n e.

CRONACA DELE CAIRE DI COMERCIO

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di borsa delle azioni della Società generale m obiliare dei lavori di utilità pubblica ed agricola di Roma.

Camera di Commercio di Vicenza

— Riunitasi il 23 Gennaio deliberava in questa seduta quanto segue :

Sulla proposta della Camera di Com m ercio di Catania diretta a prom uovere la istituzione di un Museo com m erciale, il quale com prenda un esposi ­ zione permanente com pleta dei prodotti industriali, agricoli e minerali dei vari paesi col rispettivo prezzo del luogo d’ origine e quello di vendita nei luoghi di consum o, la Camera considerando che questa isti­ tuzione potrebbe servire a studiare i mezzi più a c ­ conci per lottare nel cam po dell’ attività econom ica di altre nazioni, che ci fanno concorrenza, e ritenuto che un cam pionario di detti prodotti si possa for­ mare presso ogni Camera di Com m ercio coll’ ap­ poggio dei nostri Consoli all’ Estero e con quello della marina militare, decise dopo qualche discus­ sione, di associarsi alla domanda.

Sul reclam o della Cam era di Com m ercio di M an­ tova contro la soverchia tassazione dei pacchi po­ stali che s’.inviano in Inghilterra, sospese ogn i de­ liberazione, essendo venuto a cognizione di una let­ tera ministeriale in argom ento che giustifica tale im posizione, e dà speranza d’ una notevole riduzione

di tariffa.

Intorno alla domanda della Camera di Com m ercio di Reggio Calabria perchè siano abolite le bollette di circolazione a scadenza nelle zone doganali di frontiera, ritenuto che le dette bollette, mentre sono una cautela per la finanza, non recano troppa m o ­ lestia all’ onesto com m ercio, non trova di chiederne 1’ abolizione, ma di instare invece c h e sia data fa­ coltà di rinnovarle alla scadenza, quando sia con ­ statato esistere in tutto od in parte la m erce, e ch e gli uffici doganali, da cui sono rilasciate abbiano ad accordare la valitura necessaria per mandare al d e ­ stino la m erce relativa.

Approvava infine vari quesiti da sottoporsi al C on ­ gresso delle Cam ere di com m ercio in T orino.

Camera di Commercio di Genova.

— Nella tor­ nata del 19 M arzo prese le seguenti risoluzioni:

1° A pprovò il rapporto di una sua Com m issione con il quale è preso atto dell’ a ccord o chè è inter­

venuto fra le parti interessate, nell’ adunanza che ebbe luogo nanti la Com m issione m edesima, in cui si accertò, che per le stallie dei Piroscafi con ca ­ richi com pleti di riso esiste l’ uso della discarica di 2 0 0 tonnellate al g io rn o ; e si convenne che per i carichi in corso non dovevano portarsi variazioni a quest’ uso. In quanto riguarda T avvenire, la C om ­ m issione si riservò di esaminare la controversia, e di occuparsi anche della responsabilità della consegna delle m erci che giungono co i vapori esteri.

2° D eliberò di appoggiare l’istanza del Consiglio D elegato del Registro Italiano perchè il G overno nom ini un suo rappresentante a far parte del Con­ siglio m edesim o.

3 ° Si pronunciò contraria all’ istanza colla quale la Camera di C om m ercio di Siena lamenta che m en­ tre i biglietti da L . 2, d, e centesim i SO che dopo l’ abolizione del corro forzoso furono ritirati dalla circolazione, erano regolarm ente ricevuti da tutte le Casse R egie e dagli Istituti di Credito, gli spezzati d’ argento invece ch e rappresentano quei biglietti non si ricevano che in proporzione di L. SO per

ogni singolo pagam ento; e domanda provvedim enti dal Governo.

Camera di Commercio Italiana di Montevideo.

— A M ontevideo si è costituita non è m olto una rappresentanza com m erciale italiana com posta di 15 m em bri e 10 supplenti scelti fra le notabilità com ­ merciali e industriali dal luogo i quali elessero a loro presidente il cav. Alessandro T abee. La Camera ap­ pena costituita com pilò il proprio statuto, i cui punti più importanti sono i seguenti : .

Tenere un registro generale di tutti i com m ercianti ed industriali italiani residenti nell’ U ruguay; pubbli­ care un bollettino com m ercia le; fornire le notizie ed inform azioni che verranno richieste dai com m er­ cianti ed industriali della m adre patria ; prendere l’ iniziativa di studj teorici e pratici, per prom uo­ vere sem pre più gli scam bi com m erciali di quel paese coll’ Italia ; istituire un cam pionario com pleto dei prodotti italiani che possono essere importati nell’ U ruguay, e dei prodotti di quella repubblica che possono essere esportati per l’ Italia; co m p o n e qualora ne sia richiesta, all’ am ichevole o per mezzo di arbitrato, le controversie com m erciali fra nego­ zianti italiani.

A pprovato lo statuto il presidente della cam era di com m ercio di M ontevideo diresse al nostro Ministro del com m ercio una lettera nella quale esponeva il desiderio che le Cam ere di com m ercio del Regno siano invitate a mettersi in relazione con quella, af­ fine di con correre assieme allo svolgim ento dei traffici fra i due paesi ; proponeva pure che le Ca­ m ere di com m ercio del R egno spedissero alla m e­ desima cam pioni dei prodotti delle industrie italiane coi relativi prezzi di costo. Codesti cam pioni saranno esposti permanentemente nei locali della Camera ed accanto ai medesim i figureranno i nom i e gli indi­ rizzi dei produttori e dei com m ercianti. Dal canto suo la cam era di M ontevideo fornirà alle Cam ere del R egno cam pioni dei prodotti dell’ U ruguay,¡che possono avere importanza per 1’ Italia.

L ’ onorevole ministro Berti, accogliendo, com e m eritava, il desiderio espresso dal cav. la tice , ha eccitato le Cam ere di com m ercio del R egn o ad as­ secondare le dom ande della Rappresentanza c o m ­ m erciale italiana a M ontevideo, e noi vogliam o lu­ singarci che le m edesim e si renderanno volenterose all’ invito, contribuendo così nel m odo più efficace al m aggiore sviluppo dei nostri com m erci, e delle nostre industrie.

Notizie economiche e finanziarie

Situazione delle Banche di emissione italiane ed estere.

(in milioni)

Banca Nazionale Toscana

29 feb. 10 marzo differ.

(11)

30 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A 211

Banco di Napoli

29 feb. 10 mar. differ.

/ Cassa e riserva.. L. 118,7 120,2 \ Portafoglio... 51,1 49,6 — j Anticipazioni... 33,0 31,3 — I Sofferenze... I Capitale... L. 48,7 48,7 Massa di rispetto.. . 4,8 4,8 Circolazione. 135,6)on7 o I32,9)1(,8f) _ Altri debiti a vista. 71,7$207'd 65,1Ì1J8’U

Banca Romana

1.5 1.5 1,7 9 ,3 10 feb. f Cassa e riserva L. 18,9 Attivi) t Portafoglio... 26,1 ( Anticipazioni--- 0,3 C apitale... 15,0 Massa di rispetto 2,6 Circolazione 4 3 ,9 ),, q Altri debiti a vista 1,0) ’

differ. - o , i + 0 ,4 43,9 0,9 29 feb. 18,8 26,5 0 ,3 15,0 — 2,6 — 44,8 — 0 ,1

Banca Austro-Ungherese

15 marzo 23 marzo. differ.

[ Incasso metallico Fior. 184,8 ) 1 Portafoglio... 120,0 ( Anticipazioni... 22,3 184.8 118.9 21,8 Circolazione.. Conti correnti 340,4 86,1 336,9 86,3 + i ; i 0,5 3,5 0,2

Banca Imperiale di Germania

7 marzo lo marzo

( Incasso m etallico. . . St. 31,0 30,9 ( Portafoglio e anticipaz. 17,4 16,6 ( C ircolazion e... 34,0 33,8 (Conti correnti... 11,6 10,8

Banca nazionale del Belgio

differ.

— 0,1 — 0,8 — 0,2 — 0,8

13 marzo. 20 mar. differenza

f Incasso metallico Fr. 100,2 101,9

\ Portafoglio... 270,4 269,2 ( Anticipazioni... 19,5 17,2 C ircolazione... 344,2 342,6 Conti correnti... 60,5 58,2

Banche associate di Nuova York.

+ 8 marzo. 15 mar. ( Incasso metallico.. . St. 14,3 13,1 ( Portafoglio e anticipaz. 68,5 70,2 ( Circolazione... 2,9 2,9 g Conti correnti... 71,0 70,2 1,7 1,2 2.3 1,6 2.3 differenza - 1,2 + 1,7 — 0,8

Banca dei Paesi Bassi

15 marzo

Incasso metallico Fior. 117,9 P orta fog lio... 41,9 A n ticip azion i... 42,5 Capitale... 16,0 Circolazione . ... 178,8 Conti corren ti... 4,8

12 marzo differ. 118,5 41,1 42,3 16,0 177,6 5,2

Clearing House.

Nella settimana, che term inò col 19 m arzo, le operazioni am m ontarono a st. 1 2 5 ,9 4 6 ,0 0 0 cioè a dire ster. 2 7 ,5 0 6 ,0 0 0 più che nella settimana precedente e ster. 2 3 ,7 4 8 ,0 0 9 meno che nella setti­ mana corrispondente del 1 8 8 3 .

— Dalla statistica del com m ercio speciale di im ­ portazione e di esportazione dal 4 ° gennaio a l 29 febbraio 48 8 4 , ora pubblicata dalla direzione g e n e ­ ralo delle gabelle, risulta che il valore delle m erci im portate fu di L . 2 3 1 ,1 3 2 ,2 3 7 con aum ento di L. 3 0 ,4 0 8 ,4 9 8 in confronto dello stesso periodo del 4 8 8 3 .

Il valore delle m erci esportate fu di L. 4 9 7 ,7 9 S ,6 o 5 e superò di L. 4 ,0 3 8 ,4 6 4 la som m a del gennaio e

febbraio 4883.

L e entrate doganali diedero L . 2 9 ,6 0 2 ,9 2 4 con dim inuzione di L . 2 ,7 3 8 ,0 6 4 sul periodo corrisp on ­ dente del 4 8 8 3 .

Le entrate doganali cosi si s p a r tis co n o : Dazi d’ im portazione... L . 2 6 ,7 1 9 ,8 3 4 Dazi di esportazione . . Sopratasse di fabbricazione Diritti di bollo . . . . D iritti marittimi. . . . Proventi di ver si . . . .

+

0,6 — 0,8 - 0,2 - 1,2 + 0,4 4 ,0 3 4 ,3 5 8 5 0 1 ,0 1 8 2 0 2 ,5 4 9 7 5 4 ,5 9 5 3 9 3 ,5 7 3 Totale L . 2 9 ,6 0 2 ,9 2 4 — Il seguente specchio contiene il riassunto delle operazioni delle Casse Postali del R egn o a tutto

gennaio 1 8 8 L

Libretti rimasti in corso in fine

del m ese precedente . . . . N. 8 0 4 ,6 3 3 Libretti emessi nel mese di gennaio » 3 5 ,0 9 3

Libretti estinti nel m ese ste ss o .

N. 8 3 9 ,7 2 6 » 2 ,2 6 9 Rim anenza N. 8 3 7 ,4 5 7 Credito dei depositanti in fine

del mese precedente . . . D epositi nel mese di g e n n a io .

Rim borsi del m ese stesso . . Rimanenza L . 4 0 8 ,8 0 9 ,8 5 4 ,4 1 >» 4 6 ,2 9 2 ,2 6 5 ,8 5 L . 4 2 3 ,4 0 2 ,4 2 0 ,2 6 »> 8 ,2 5 2 ,0 4 4 ,6 4 L . 4 4 6 ,8 5 0 ,4 0 5 ,6 5

Banca d’Inghilterra

(1 4 m arzo.)

A um entarono: i conti correnti del Tesoro di ster­ line 8 8 4 ,5 2 3 ; conti correnti particolari di st. 4 3 0 ,6 4 7 ;

l’incasso metallico di st. 4 ,6 1 9 ,2 6 2 e la riserva bi­ glietti di ster. 4 ,8 7 0 ,1 1 2 . a

Dim innziono : la circolazione di st. 2 5 0 ,8oO e il

portafoglio di sterline 5 3 3 ,3 7 9 .

— L ’ amministrazione delle dogane francesi ha pubblicato i risultati del com m ercio estero della Francia nei due primi mesi dell’ anno 4 8 8 4 .

Le importazioni sono am m ontate, dal 1 ° gennaio al 29 febbraio, a fr. 7 1 7 ,0 3 3 ,0 0 0 e le esportazioni a fr. 5 9 5 ,6 6 8 ,0 0 0 . Nel confronto co ll’ anno scorso, quelle sono in dim inuzione di fr. 3 5 ,4 7 9 ,0 0 0 e queste, di fr. 6 5 ,9 7 3 ,0 0 0 .

Ciò appare, del resto, dallo specchietto seguente:

Im p o r t a z io n i 1884= 1883

Sostanze alim entari. . . 2 2 6 ,4 1 9 ,0 0 0 2 7 5 ,4 4 8 ,0 0 0 Materie utili all’ industria 5 6 9 ,4 5 7 ,0 0 0 3 4 2 ,8 5 5 ,0 0 0 Oggetti fabbricati. . . . 9 6 ,5 9 0 ,0 0 0 1 1 4 ,0 6 0 ,0 0 0 M erci d iv e r s e ... 2 4 ,7 8 7 ,0 0 0 2 2 ,8 6 9 ,0 0 0

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