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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.514, 9 marzo

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SC IEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, FE R R O V IE , IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XI - Voi. XV

Dom enica 9 Marzo 1884

N. 514

L A CRISI AGRICOLA

In un recente numero abbiamo promesso di esa­ minare qualche poco la attendibilità che presenta il timore, da cui sembra invasa una parte del mercato agricolo europeo, quello della concorrenza che i pro­ dotti americani possono fare ai prodotti del vecchio continente ; concorrenza che si prevede tanto formi­ dabile da costringere il proprietario ad abbandonare la coltivazione del suolo.

Come bene si può comprendere, la questione è molto complessa, poiché una qualunque sentenza, con cui si voglia concludere, deve derivare dallo studio di molti elementi i quali tutti cospirano a creare quella con­ dizione di cose che tutti in generale lamentiamo.

Ma appunto perchè la questione si presenta com­ plessa, hanno torto, a nostro credere, quelli obesi con­ tentano dell’esame solo di alcuni elementi e da questi soltanto tirano le loro conclusioni. — Il dire: la pro­ duzione agricola americana ha aumentato di tanto; quindi continuando in tale progressione in breve tempo soffocherà la produzione europea è cosa facile e spiccia molto ; ma conviene tener eonto di molti altri fattori che possono intervenire. E senza pre­ tendere noi di fare qui su queste colonne dell’ÀJco- nomista uno studio sistematico, il quale d’ altronde sarebbe fuori di luogo, non vogliamo fare a meno di richiamare l’attenzione di coloro, che più particolar­ mente e profondamente possono trattare la questione, sopra alcune considerazioni che ci paiono degne di studio.

Innanzi tutto ci pare che si debba tener conto di un fatto importante, il quale non può andar disgiunto da quello della produzione del nuovo continente, ed è il movimento della popolazione.

La popolazione degli Stati Uniti d’ America au­ menta — come è noto — in una proporzione rilevan­ tissima; i censimenti che si ebbero dal 1790 in poi ci danno le seguenti cifre decennio per decennio :

1790 abitanti 3,929,214 1800 id. 5,303,483 1810 id.. 7,239,881 1820 id. 9,633,822 1830 id. 12,866,070 1840 id. 17,069,453 1850 id. 23,191,876 1860 id. 31,443,321 1870 id. 38,558,371 1880 id. 50,155,783

L'aumento annuo è quindi rappesentato in media decennale dalle seguenti cifre percentuali :

1790 — 1840 (N CO o

1800 2,98 °|0 1850 3,04 »

1810 3,08 » 1860 3,02 »

1820 2,86 » 1870 2 ,0 4 » 1830 2,8 5 » 1880 2,61 » Si può dire quindi una media complessiva di circa il 2,80 per cento e per ciò un raddoppiamento della popolazione in un periodo che oscilla intorno ai trent’anni.

Il primo elemento quindi di cui occorre tener conto è questo aumento della popolazione che deve esser mantenuta dai prodotti agricoli del paese; non pos­ siamo quindi accettare senza una grande riserva quelle cifre che ci vengono da qualche rivista o da qualche scrittore troppo sollecito a dar fatti che provino il suo preconcetto, colle quali si vorrebbe che senz’ altro l’ aumento del prodotto agricolo americano fosse r i ­ servato alla concorrenza col prodotto europeo.

Tutt’ altro ! L ’America ha bisogno innanzi tutto di di nutrire la propria crescente popolazione ed a questo scopo deve consacrare in media quasi il tre per cento dell’aumento dei propri prodotti; ha bisogno di du­ plicare in trent’ anni il suo prodotto per poter cor­ rispondere aU’aumento' della popolazione.

Una seconda considerazione però importa fare su questo stesso argomento della popolazione, ed è che l’ aumento non è già prodotto per sola eccedenza delle nascite, ma — come è noto — per grandi cifre di immigrazione.

Dal 1821 in poi le immigrazioni diedero decen­ nalmente le seguenti cifre :

1821-1830 immigranti 143,439 1831-1840 2> 599,125 1841-1850 » 1,713,251 1851-1860 » 2,598,214 1861-1870 » 2,466,752 1871-1880 » 2,954,695

cioè nel complesso poco meno di IO milioni e mezzo di individui che dal 1821 al 1880 andarono a po­ polare gli Stati U n iti d’ America; di questi 10 m i­ lioni e mezzo I’ E u ro pa, stando alle statistiche più accreditate, avrebbe fornito più di 9 milioni e mezzo. E nel 1881 gli immigranti da tutte le parti del globo sarebbero stati 720,045 dei quali 600,531 dalla sola Europa.

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fortuna che non ha e vi porta una istruzione, una coltura e delle abitudini molto superiori alle pro­ fessioni che per solito abbracciano in sul principio quegli individui desiderosi di fortuna. Poi la fera­ cità del suolo, la bontà del clima, le condizioni spe­ ciali di quella società permettono agli immigranti di raccogliere in breve tempo una sufficiente fortuna, colla quale generalmente vogliono procurarsi gli agi della vita; cioè domandano, appena ne abbiano i mezzi, quelle comodità che possono loro esser fornite dalle diverse industrie. Il che fa sì, è facile com­ prenderlo, che una gran parte dell’ aumento della popolazione sia assorbito dall’incremento che si av­ verte sempre più vivo nelle industrie manifatturiere. Questa popolazione, della quale va sempre più cre­ scendo la proporzione, deve essere mantenuta dalia popolazione agricola, colla quale, mano a mano che la ricchezza aumenta, scambia i suoi prodotti. Si deve quindi per la forza stessa delle cose determi­ nare anche in America, come si determinò dovun­ que, un periodo durante il quale appunto la feracità del suolo e la ricchezza della produzione agricola pro­ vochi un sempre maggior aumento della industria ma­ nifatturiera e perciò scemi il numero delle braccia che all’agricoltura sin qui si dedicarono. E siccome, per quanto i mezzi necessari possano svilupparsi ed accre­ scersi, è indubitato che una certa proporzione tra la popolazione dedicata alla agricoltura e la quantità dei prodotti che essa può dare, deve esistere, apparisce anche molto probabile che T aumento della produ­ zione agricola debba svolgersi in un ciclo naturale limitato tanto più strettamente quanto più veloce e più vivo sia stato lo svolgersi della stessa agricoltura.

S i osserva che immensi territori giacciono ancora incolti e che attendono solo la attività dell’ uomo per dare ricchi prodotti al mercato ; si osserva che le macchine agrarie hanno uno sviluppo straordi­ nario; che la rendita del suolo è tanto maggiore della nostra ; che le ricchezze si accumulano in Ame­ rica dai proprietari di terreni quando i nostri pro­ prietari immiseriscono ; e riconosciamo che tutto ciò è vero, ma che d’ altra parte questo non basta a dar base alle predizioni nel modo con cui general­ mente si formulano. I terreni incolti domandano braccia per essere lavorati ; le macchine agrarie do­ mandano braccia per essere costruite e condotte ; le ricchezze che si accumulano domandano braccia per fornire tutti quegli elementi di benessere, per otte­ nere i quali appunto le ricchezze vengono accumu­ late. Ora la popolazione si raddoppia solamente in trenta anni; e per quanto enormemente grande sia questo aumento, esso costituisce un limite fatale che a sua volta limita l’ incremento della produzione.

Nè le cifre che vengono presentate come prova dello svilupparsi sollecito di quegli Stati Americani che formano la zona frumentaria, scuotono il nostro ragionamento ; esse anzi, quelle cifre, più sono grandi e più vengono in appoggio del nostro asserto, in- quantochè ci fanno credere che più rapido è stato 10 svolgersi della industria agricola, più breve sarà 11 ciclo nel quale essa sola e prima impererà, e più presto comincerà l’altro ciclo per il quale le ric­ chezze accumulate mediante la agricoltura si im ­ piegheranno a sviluppo delle industrie manifattrici, a danno od a diminuzione degli ulteriori incrementi della agricoltura stessa.

Rispetto pertanto alla popolazione vi sono da con­ siderare questi due punti importanti : primo il suo

aumento che assorbirà una parte dell’ aumento del prodotto; — secondo il suo inclinarsi verso la pro­ duzione manifatturiera che diminuirà T aumentarsi della produzione agricola.

Il rapporto poi attuale tra T aumento della popo­ lazione e quello dei prodotti agricoli, esamineremo in un prossimo articolo.

LA B A N C A U N ICA

I.

Il disegno di legge, presentato alla Camera dei Deputati dagli onor. Berti e Magliani pel riordina­ mento delle Banche di emissione, ha risollevato molto naturalmente le più gravi questioni in fatto appunto di riordinamento bancario.

V i è stato chi ha detto che era venuto il mo­ mento di inaugurare la libertà del credito ; chi ha sostenuto invece la pluralità delle Banche privile­ giate, come esiste oggi in Italia; vi è stato final­ mente chi ha detto che la soluzione più logica e ragionevole del problema bancario sarebbe la Banca Unica.

L ’ Economista si è schierato fra coloro che, nelle condizioni presenti del nostro paese, credono prefe­ ribile questa ultima soluzione, ed io per conto mio mi sono trovato in questo perfettamente d’ accordo coi miei colleglli. Potrà forse a taluno sembrare strano che noi testé dall’ illustre Ferrara rappresen­ tati come pochi solitari devoti a una fede, la fede nella libertà, ci facciamo in materia di banche di­ fensori del privilegio — potrà sembrare strano che noi che in queste stesse colonne abbiamo spezzate le prime lancio a favore dei trattati di commercio (solo in quanto siano diretti a facilitare il passaggio dalia protezione al libero scambio) e dell’ esercizio privato delle ferrovie, ci pronunziamo oggi per la Banca Unica.

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9 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A 151 colla circolazione? Qui, come ognun vede, ci tro­

viamo di fronte alla questione del privilegio e della libertà delle Banche, ma quando l’esame della que­ stione stessa ci portasse a concludere contro il p ri­ vilegio e a favore della libertà, intesa in un modo un altro, l’ argomento non sarebbe esaurito.

Niuno potrebbe ragionevolmente negare che quando si tratta di metter mano alla riforma di qualsiasi isti­ tuto sociale, bisogna tener conto della sua storia e del suo stato presente, poiché nè quella si può r i­ fare, nè questo si può mutare a capriccio. Anco qui il paragone colle istituzioni politiche torna in campo opportunamente, e tutti sanno che le riforme più sane e più durature sono quelle che si fanno per gradi. Noi non possiamo dunque trascurare gl’ in­ segnamenti della esperienza; non possiamo chiudere gli ocelli allo svolgimento storico degl’ istituti di emissione. Finalmente non possiamo dimenticare che il nostro paese non si trova in una condizione per­ fettamente normale, poiché è vero che abbiamo abo­ lito il corso forzoso, ma è vero altresì che resta sul

mercato una considerevole somma di biglietti di Stato a corso legale.

A volere entrare addentro a queste grosse que­ stioni occorrerebbe scrivere un libro, tanto più che il problema del credito si complica per i suoi rap­ porti con quello monetario. Se non che, impren­ dendo a scrivere sull’ importante argomento, intendo solo, come ho dichiarato, di spiegare le ragioni della mia opinione, che è conforme a quella espressa dal- l’ Economista. Io penso che gli studiosi dell’economia politica, appunto perchè spassionati nella questione, possano in una discussione, che spesso si fa ardente, pronunziare in un senso o nell’altro una parola calma e serena.

È indubitato che uomini di Stato ed economisti, insigni e liberali gli uni e gli altri, hanno difeso il privilegio con ragioni teoriche o di opportunità. Buone o cattive che siano, ci pare che quando que­ sti uomini si chiamano Peel, Cavour, Pellegrino Rossi, W olowski, Frère Orbati, ecc., si possa affer­ mare ciò che io dicevo, che si può appartenere alla scuola liberale ed essere partigiani, in date condi­ zioni di fatto, della Banca Unica.

Mi propongo pertanto di esaminare in primo luogo gli argomenti addotti in favore del privilegio. Accen­ nerò poi a quelli che a me.sembrano gl’ insegnamenti della esperienza. Dirò finalmente perchè nelle con­ dizioni presenti del nostro paese mi sembra desi­ derabile e ragionevole la soluzione della Banca Unica. Tutto questo esporrò brevissimamente, come lo spa­ zio concessomi permette; d’ altra parte l’ indole di questo periodico mi spinge, pur tenendo conto delle teorie, a mirare ad uno scopo pratico.

II.

E prima vorrei sgombrare il terreno da una que­ stione, per così dire, pregiudiziale; vorrei cioè in poche parole mostrare che mi sembra vano pre ­ tendere di sostenere il privilegio con argomenti di indole scientifica. A mio avviso, è solamente dal lato della opportunità che la discussione diventa seria; è solamente su questo terreno che i parti­ giani del privilegio possono in certi casi aver ragione. Che cosa è infatti il biglietto di banca? Esso è un titolo fiduciario ; non è cioè che una tratta della Banca su sè stessa, pagabile a vista e al portatore.

In condizioni normali il biglietto entra in circola­ zione in occasione delle anticipazioni e degli sconti; quando cioè effetti pubblici (qualche volta anche merci) vengono dati in pegno alla Banca, e quando le cam­ biad e i vaglia cambiari, per usare la terminologia adottata dal nuovo codice, entrano nel suo porta­ foglio. Si ha dunque sul mercato una sostituzione di°un titolo fiduciario ad un altro; sostituzione u ti­ lissima pei vantaggi che il biglietto di banca offre su tutti gli altri titoli, compresa la cambiale, e che con­ sistono principalmente in ciò che è pagabile a vista e al portatore, che porta la firma nota a tutti od a molli dell’ Istituto di credilo, che si può spezzare e quindi anco per questo lato si presta meglio ai pagamenti. Queste sue qualità fanno sì che esso in generale rimanga lungamente in circolazione perchè più comodo della moneta, e ciò tanto più se esiste il corso legale, di cui ora non è il caso di occu­ parsi. Certo il biglietto può tornare e ritorna al rim ­ borso. Torna in pagamento delle cambiali, il che assicura il flusso e riflusso regolare della circolazione cartacea ; torna per essere spezzato, il che non ha influenza di sorta sulla circolazione stessa; torna per venir barattato in moneta metallica, quando il biglietto non ha corso su piazze, colle quali la piazza in 'c u i l ’Istituto si trova ha relazioni di affari, e le tratte su quelle piazze sono esaurite nella compen­ sazione ; torna finalmente per sfiducia, che può de­ rivare da cattiva amministrazione della Banca non solo, ma anche da cause da lei indipendenti, come, ad esempio, da avvenimenti politici, o da crisi com­ merciali. E le cagioni straordinarie, per le quali il biglietto può tornare al rimborso, rendono necessaria una riserva metallica. Certo è però, lo ripeto, che il biglietto di banca è un titolo fiduciario — che è un segno rappresentativo della moneta e non altro — che la sua garanzia sta nei valori o merci depositate da chi chiede'una anticipazione, e sta principalmente nel portafoglio, e secondariamente nel capitale, come la fiducia della sua convertibilità a vista sta nella r i ­ serva metallica — che quando un cittadino si presenta a barattare un biglietto in moneta metallica, esige un suo credito ne’ più me’ meno del depositante che ritira il suo deposito — che finalmente il biglietto viene accettato dal pubblico proprio per le stesse ragioni per cui un commerciante qualunque prende in pa­ gamento una cambiale.

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ovviare alle quali era stato fatto, che si mostrò la necessità di sospenderne l’ applicazione. Basti qui notare l ’assurdo di questa immobilità della circola- zione, che è invece naturale che muti col mutare delle condizioni del mercato, beninteso che gl’ istituti emittenti non facciano denaturare l ’ indole del biglietto, il quale deve essere emesso come rappresentativo di reali operazioni bancarie, — basti osservare come la supposta dannosa influenza del biglietto di banca sui prezzi dovrebbe applicarsi egualmente a tutti i titoli di credito — basti riflettere che la moneta dev’ essere bensì, se così è lecito esprimersi, la base della circolazione, ma che il benefizio principale de­ rivante dal perfezionamento dei congegni dei credito è questo di permetterci di fame uso il meno pos­ sibile. A l mio scopo è pertanto inutile insistere di più sugli errori della scuola del currency principle, la cui confutazione si trova assai bene riassunta nella relazione premessa alla proposta di legge Berti-Ma- gliani.

Napoleone I, il quale talvolta, come a proposito della proprietà e della coltivazione delle miniere, aveva anche in questioni economiche l’ intuito pro­ prio del genio, sosteneva il privilegio, basandosi su ciò che il diritto di batter moneta spetta allo Stato e che, il biglietto essendo moneta, lo Stato è il solo che abbia il' diritto di emetterlo e per conseguenza di accordarne ad altri il privilegio, sistema da lui pure riconosciuto preferibile a quello per cui lo Stato fabbricasse carta per conto proprio.

Qui evidentemente vi sono due errori. Anzitutto non è vero che il solo Governo abbia il diritto di batter moneta ; esso nel pubblico interesse deve eser­ citare un sindacato affine di accertare che la moneta che si mette in giro abbia la quantità di fino che deve avere, sindacato che rimarrebbe lo stesso anche quando la fabbricazione della moneta si concedesse alla industria privata. Ma è certo che in condizioni normali a qualunque cittadino dev’ essere lecito di andare alla zecca con verghe metalliche per con­ vertirle in moneta, e se la Unione latina limitò prima e sospese poi la coniazione degli scudi d’ argento, ciò dipese unicamente dagli imbarazzi, che doveva per necessità portar seco 1’ assurdo sistema del bi­ metallismo. In secondo luogo, quand’anche fosse vero che lo Stato solo avesse il diritto di batter moneta, non ne verrebbe per nulla che avesse solo il diritto di emettere il biglietto, perchè questo non è moneta. A ciò che ho disopra osservato mi sia lecito aggiun­ gere l’ autorità di Pellegrino Rossi, sebbene parti­ giano del privilegio. « V i sarebbe infatti, egli dice, qualche esagerazione a qualificare i biglietti di banca come vera moneta. Essi si distinguono dalla moneta metallica come il pagamento si distingue dalla pro­ messa ; essi si distinguono dalla carta-moneta in ciò che il loro corso non è che facoltativo, e possono a volontà dei portatori essere conyerliti in argento; finalmente si distinguono da ogni altro biglietto per questo che il portatore, qualunque sia stato il n u ­ mero degli intermediarii, non ha ricorso che contro la Banca, e che non resta alcuna traccia legale delle numerose trasmissioni che possono essere state ope­ rate » E altrove: « Se la Banca, dando dei biglietti non ha ricevuto e conservato delle specie metalliche per una somma equivalente, l’ operazione si complica. La Banca, in questo caso, ha dato dei biglietti ricevendo in cambio non dei valori propriamente detti, ma altri titoli di credito, come effetti pubblici, lettere di cam­

bio, o altri, secondo le condizioni che le prescrivono i suoi statuti. La Banca allora invita il pubblico a ricevere questi biglietti, assicurandolo che per mezzo del suo capitale, delle sue riserve metalliche, e so­ prattutto delle scadenze saggiamente combinate e so­ lidamente garantite degli effetti che sconta, niuno fra i portatori de’ suoi biglietti che desidererebbe ottenerne 1’ ammontare, non la troverà mai in difetto. Questo linguaggio ottiene credito nel pubblico, i biglietti sono accettali, e la loro circolazione non incontra ostacoli. » Adamo Smith ammetteva che si potesse regolare la emissione dei biglietti nell’ interesse generale, ma non negava che ì n un certo senso questi regola­ menti fossero un attentato alla libertà naturale, per la quale a niun banchiere potrebbe negarsi la facoltà di emettere biglietti sim ili, quando i suoi vicini con­ sentissero a riceverli. E lo stesso Frère-O rban, di­ fensore del privilegio dal punto di vista dell’ inte­ resse pubblico, riconosce che di per sè I’ emissione dei biglietti è, com’ egli dice, un diritto naturale.

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O M I S T A 153

9 marzo 1884 L ’ E O O N

V ' ha chi, appoggiandosi specialmente all’autorità di un grande uomo di Stato, ha sostenuto che l ’emissione dei biglietti non è una operazione commerciale, ma una operazione sui generis, la quale appunto per questo è di spettanza dello Stato. La ragione per cui si nega alla emissione la qualità di operazione com­ merciale, si è che manca l’elemento del lucro, in quanto il biglietto non è fruttifero. Ma simile argo­ mentazione poggia evidentemente sul falso. Quando la Banca, ad esempio, sconta una cambiale, dovrebbe dare moneta metallica ; dà invece un biglietto, il quale rappresenta un debito della Banca istessa, la quale può operare su una base più larga della ri­ serva, del capitale o di ambedue a seconda dei sistemi adottati nell’ ordinamento degl’ istituti di emissione: vi ha dunque un lucro evidente per la Banca. Essa la una operazione vantaggiosa precisamente come fa un’ operazione utile quel commerciante, che in ­ vece di pagare a pronti contanti paga con una cam­ biale^ le merci che ha acquistate, e che nell'intervallo fra l’emissione delle cambiale e la scadenza può ven­ dere con profitto quelle merci.

Quando dopo la introduzione del corso forzato in Italia, alcune Banche popolari ed altri Istituti em i­ sero biglietti di piccolo taglio, e ciò dette luogo agli inconvenienti che provocarono la circolare Castagnòla — sebbene il Governo appoggiato alle disposizioni del Codice di Commercio e all’autorità del Consiglio dì Stato dopo avere, poco provvidamente in tempo di corso forzato, lasciato fare, chiamasse quella circo ­ lazione abusiva, non mancarono uomini egregi e competentissimi che sostennero la tesi contraria, che cioè I’ emissione di titoli al portatore è una di quelle operazioni che si hanno a riguardare come lecite quando la legge non la vieta espressamenle. E quando gli onor. Minghetti e Finali presentarono la legge del 4 874, che, salvo la dissoluzione del Consorzio, continua fra noi a regolare la circolazione dei biglietti, vi misero un articolo che vietava ap­ punto la emissione alle Banche non espressamente autorizzate. E così, credo, occorrerebbe fare tutte le volte che si volesse mantenere o instaurare il privilegio bancario.

In massima dunque non esiste alcun argomento scientifico a prò del privilegio, ma esisterebbero anzi tutte le ragioni a favore della libertà, salvo il ve­ dere a quali lim iti dovrebbe essere assoggettata dalla bgge, poiché non vi ha libertà che possa essere assoluta e senza freni. Ritengo dunque che coloro i quali preferiscono il privilegio di una o più banche alla libertà degl’ istituti di emissione, dovrebbero ab­ bandonare questo terreno che è poco, o piuttosto punto solido. Io sono così convinto di ciò che mi è parso inutile dilungarmi di troppo, e ci ho speso intorno soltanto poche parole tanto per sgombrare, come dissi, il terreno da una questione pregiudi­ ziale, richiamando l’ attenzione dei lettori sull’ argo­ mento della opportunità che ha vera e seria impor­ tanza.

E questo che esaminerò in un prossimo articolo, cercando di mettere in luce il bene ed il male, il prò ed il contra del sistema della Unicità della Banca.

C. Fontanelli.

RIVISTA DELLA STAMPA

S U L L A QUESTIONE F E R R O V I A R I A

L a Rassegna del 3 corrente, rispondendo all’ ono­ revole Brioschi, torna a combattere il sistema dei fondi di riserva, quale fu vagheggiato dalla Com­ missione per l’inchiesta ferroviaria, ed ora si vuole attuare dall’ onorevole Ministro dei lavori pubblici. Essa dice che la creazione di tali fondi di riserva può essere una lodevole norma di previdenza ammi­ nistrativa che le compagnie assuntrici dell’ esercizio debbano seguire; e difatti la compagnia del G ot­ tardo ha volontariamente adottato un tale sistema. Ma il farne un obbligo contrattuale, e il regolarne le modalità o per legge o per convenzione, sarebbe un costringere lo Stato ad un intervento continuo nella Amministrazione delle ferrovie, e il gettare i semi di un permanente conflitto di interessi fra esso e le nuove Società come appunto avviene in Olanda, dove lo Stato ha imposto il sistema in parola alla Società che ha in appalto l’esercizio delle ferrovie. Per peggio, se­ condo la Rassegna, col sistema che essa combatte non si raggiungerebbe neppure il vantaggio di assicurare il bilancio dello Stato da variazioni impreviste, perchè 1’ ammontare della quota da portarsi a ciascun fondo di riserva, verrebbe necessariamente fissata in base ai prezzi del materiale all’ epoca del contratto ; ora se questi prezzi aumentassero, i fondi di riserva di­ verrebbero insufficienti, e lo Stato, dice la Rassegna, dovrebbe supplire dei proprio alla differenza.

Il Popolo Romano del 4 corrente si mostra lieto per la notizia che le convenzioni per la rete adriatica fossero già firmate, e che presto lo sarebbero quelle per la rete mediterranea. Dice che con queste con­ venzioni non solamente si viene a liberare il paese dagli inconvenienti che ora risente per l’ esercizio governativo di tanta parte delle sire ferrovie’; ma togliendo allo Stato la necessità di provvedere di­ rettamente alle nuove costruzioni, si potrà conseguire il duplice benefizio di vedere più sollecitamente o meglio costruite le nuove linee, e di averle con sa­ crifizio minore del pubblico erario, e senza pericolo di andare incontro a quelle liti che recenti esperienze dimostrano a quali disastrosi resultati possano con­ durre. Il Popolo Romano si augura pertanto che il Parlamento voglia appena gli saranno presentate, im­ prendere alacremente lo studio delle convenzioni ela­ borate dall’onor, Genala, e dare alla medesima la necessaria sanzione.

Anche il Corriere Italiano del 5 corrente, ha un articolo nel quale affretta coi propri voti la discus­ sione delle proposte dell’ on. Genala, le quali segnano un notevole progresso su quelle vaghe e generiche del suo predecessore, che non si era per nulla curato di sottoporre alla approvazione del parlamento in­ sieme al progetto di massima degli schemi di con­ venzioni per le quali soltanto il sistema dell’ esercizio privato può divenire un fatto compiuto. E il Cor­ riere desidera tanto maggiormente di vedere in breve approvate le proposte dell’on. Genala, perché queste presentano un altro rilevantissimo vantaggio, quello cioè di provvedere insieme a dare uno stabile assetto all’esercizio delie linee attuali, e alla costruzione di quelle già decretate, costruzione che accollata alle nuove società potrà vedersi compiuta in un termine di gran lunga inferiore a quello previsto e con una economia per lo Stato di ben 150, o, 200 milioni.

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nissuno sorgesse a protestare. D ’altra parte quel pe­ riodico non comprende neppure quale interesse po­ trebbe avere Venezia a cbe la Milano-Chiasso ve" S a concessa alla rete adriatica, dacché non potrebbe mai sperare di vincere con tariffe protettrici la con­ correnza di Genova; nè l’ essere la Milano-Chiasso nella rete mediterranea le renderà meri tacile .1 ac- cesso al Gottardo. D ’altra parte la società Adriatica non distratta da altri obbiettivi darà tutto il mag­ giore sviluppo ai valichi del Brennero e della Fon- tebba che trovano il loro sbocco naturale nel porto di Venezia, e di questo porto farà il punto principale d’approdo per il combustibile e per tutte le altre sue provviste. A questi vantaggi, conclude \\ Diritto, deve por mente Venezia, e non perdersi a fantasti­ care dietro speranze e timori egualmente chimerici. Anche la Gazzetta di Genova di giovedì scorso, prendendo argomento da una petizione della Camera di commercio di quella città, torna a sostenere non essere per nulla giustificata 1’ opposizione che viene mossa massime da Venezia alla aggregazione della linea Milano-Chiasso alla rete mediterranea. Fssa dice infatti che quand’ anche si facesse altrimenti, non sarebbe mai possibile a Venezia di vincere la concorrenza di Genova. Non è neppure vero che ri­ partendo fra le due reti gli accessi al Gottardo si otterrebbe, mercè la concorrenza, un miglior servizio per il traffico attraverso a quel valico alpino, e che accordandoli tutti alla rete mediterranea questa po­ trebbe, d’ accordo colla Paris-Lyon-Mediterranée, fa­ vorire artificialmente ilFrejus, o lo sbocco di Vcntimi- glia a scapito del Gottardo. Per ammettere ciò bisogna dimenticare che alle Società non è data per nulla quella sconfinata libertà di rimaneggiare a loro ta­ lento orari e tariffe che sarebbe necessaria all uopo. Per contro accordando ambedue le linee di accesso al Gottardo ad una sola rete, non ci sarà pencolo che la Società del Gottardo, entrando framezzo alle due Società italiane, e valendosi della concorrenza che necessariamente dovrebbe nascere ira loro, taccia alleanza con una a scapito dell’ altra e diriga a suo profitto il corso dei nostri commerci. Oltredichè quando una sola Società sia padrona assoluta così degli accessi al Gottardo, come degli shocchi del Frejns e di Ven- timiglia, essa potrà mettere in concorrenza 1’ una con 1’ altra la Società del Gottardo e le Società francesi, e si troverà in grado di dettare anziché di subire la legge da quelle.

Il Secolo dello stesso giorno invece, in un articolo scritto a proposito del meeting tenutosi a Venezia per reclamare la concessione della Milano-Chiasso alla rete adriatica, chiama questa una palese ed enorme ingiustizia, dannosa non solamente a Vene­ zia, ma anche a Milano. Cerca dimostrare^ che la pretesa eguaglianza fra le due reti rispetto ai valichi alpini è meramente illusoria, dacché quelli del Carso e della Pontehba non potranno mai avere che una importanza affatto secondaria, visto l’ interesse del­ l ’Austria a favorire Trieste a scapito dei porti ita­ liani. E passando poi a considerazioni piu generali, giudica illogica la divisione longitudinale delle linee che taglia a mezzo la Valle del Pò, contrariamente alla natura delle cose e agli interessi commerciali e militari del paese, e conclude facendo voti perche le proposte dell’ on. Genala non ottengano 1’ approva­

zione del parlamento. . ,

D ’altra parte il Popolo Romano d oggi, deplo­ rando come la viva opposizione suscitata dalla qui- stione della aggregazione della Milano-Ciasso alla rete Mediten-anea ritardi la conclusione definitiva delle Convenzioni ferroviarie, propone come mezzo di conciliazione possibile, il prolungamento della linea Milano-Saronno-Mendrisio caldeggiato da al­ cuni periodici autorevoli e da varie rappresentanze

di Milano, e la concessione della nuova linea alia

rete adriatica.

Finalmente La Nuova Vercelli ritenendo giunto ormai il momento di occuparsi seriamente della, qui- stione ferroviaria , si propone per conto proprio ai aprire sulla medesima un’ ampia e spassionata di­ scussione,e per cominciare, nel suo numero del 1 marzo ed in quelli successivi, dà ai suoi lettori un ampio riassunto della prima lettera dell’ on. Ferrara ai re­ dattori dell’ Economista. Lettera che siamo lieti di veder riprodotta, o nella sua integrità o nelle parti piu salienti, e sempre con parole di piena adesione ai concetti svolti dall’ illustre economista, da moltis- simi altri periodici della penisola, quali ad esempio, la Gazzetta di Genova, la Lombardia, il Giornate cu Sicilia, la Gazzetta di Sicilia, la Gazzetta di Tonno, la Gazzetta d'Italia, il Corriere Italiano, eoe. ecc.

IL COMERCIO ITALIANO NEL 1883

Manteniamo, la promessa di dare alcune notizie intorno al movimento del commercio italiano nel­ l’anno testé decorso.

Le cifre totali danno una importaz. di 1,o80,8ol),oo5 lire, ed una esportazione di L. 1,198,661,294; la dif­ ferenza quindi sarebbe di L . 182,199,559; con ciò che a paragone del 1882 il nastro commercio crebbe per un valore di L . 78,176,270 delle quali L. 55,348,015 per lo importazioni e L. 42.828,255 per le esporta­ zioni. Cioè durante il 1885 si ebbe un aumento, a paragone dell’ anno precedente del 0,52 per cento nel complessivo commercio, e del 0,58 per la importa­ zione, e del 0,26 per cento nella esportazione.

Tenuto però conto dei metalli preziosi e sottraen­ doli dall’ ammontare del movinento si avrebbe che la importazione ed esportazione dei metalli stessi giunse nel 1883 a L. 112,402,655; quindi rimane un mo­ vimento complessivo di L. 2,467,119,274; essendo la importaz. di L. 1,286,777,610 dedotte L. 94,085,02o di metalli preziosi introdotti, e la esportazione di

L. 1,180,541,664, detratte L, 112,402,655 di metalli preziosi usciti dal regno. La differenza quindi tra la importazione e la esportazione, fatta la auzidetta dedu­ zione, rimane di L . 106,455,916 di maggior impor­ tazione.

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9 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A 155 dell’anno precedente (in valore rappresenta una cifia

di oltre 35 m ilioni, sebbene il valore unitario sia stato dalla Commissione ribassato da L . 33 a L . 30 all’ ettolitro); l'olio d'oliva che dà in uscita un mag­ gior valore di 3 milioni, ma e dovuto solo all au­ mento del prezzo unitario da 120 a 125 lire al quin­ tale, poiché effettivamente se ne esportarono 7545 quintali meno dell’ anno precedente. Anche le essenze dì arancio diedero una minor uscita di chiì. 21,610 che rappresentano un valore di L . 8o2 mila, anche per­ chè il prezzo unitario venne ribassato da 23 a 22 lite. La seconda categoria : generi coloniali, droghe

e tabacchi diede nella entrata un minor valore di oltre 9 milioni e mezzo, eppure aumentarono di 12 mila quintali il caffè; di 163 mila quintali lo zucchero non raffinato (e notiamo che anche di questa voce venne ribassato il valore unitario da L . 60 a L . 55.) Ma si ebbe una buona diminuzione nella importa­ zione del tabacco in foglie che da 213^ mila quin­ tali scese a 74 mila, non compensato daH’aumento del valore unitario che da L . 119 fu portato a L. 122,30.

In quanto alla esportazione questa categoria pre­ senta poca importanza non giungendo che ad una somma di meno che 7 milioni con aumento di quasi un milione sull’anno precedente ; noteremo solo che dei semi di senapa uscirono 17 mila quintali di più.

La terza categoria : prodotti chimici, generi me- dicinali, resine e profumerie dà L. 45,352,633 di entrata a L. 44,772,328 di uscita ; nell’ entrata un aumento di L. 4,770 mila, nell’ uscita di L. 3,221 mila. Vediamo lo voci principali dell’entrata: i sali di chi­ nina, Yossido di ferro, di piombo, ecc. il carbonato dì soda e di 'potassa, il nitrato di soda greggio danno lievissimi aumenti; mentre le gomme resine non greggie danno un aumento di 43 mih'p quintali, giun­ gendo a 103 mila; e le scorse di china china danno una diminuzione di quasi 4 mila quintali scendendo a 21 mila. — Notevoli sono i seguenti movimenti della uscita: i sali di china da chi). 27,808 arri­ varono a 31,388, un aumento di 3522 chilogrammi (in valore L. 1,289 mila) ; — il sugo di limone con­ centrato presenterebbe nel valore una diminuzione di L. 514 mila, ma tale diminuzione è prodotta dalla variazione del prezzo unitario sceso da 120 a 9o lire il quintale ; del sapone comune sa ne sono espor­ tati 3684 quintali di più, ma anche qui la differenza del valore di L. 797 mila è dovuta in gran parto al prezzo salito da L. 60 a 78.

La quarta categoria : colori e generi per tinta

e per concia, dà nella importazione di L. 26,309,024 con una diminuzione di mezzo milione ; la esporta­ zione giunse a L . 3,470,751 con aumento di quasi tre milioni.

Ecco il movimento delle principali voci. I generi da tinta e concia non macinati diedero una minor importazione per 21 mila quintali; gli estratti co loranii di ogni sorta diedero invece un aumento di 2009 quintali, e così pure di 1745 quint. il nero d’ ossa. Due sole variazioni notevoli si incontrano nella esportazione di questa categoria ; i generi da tinta e concia non macinati danno 18 mila quintali di minor uscita, e quelli macinati 23 mila, però nel valore per i primi sono segnate L. 588 mila e per i secondi L. 2,250 mila di aumento perchè il prezzo unitario fu elevato rispettivamente da 24 a 33 lire

e da 25 a 36. >

La quinta categoria canapa, lino, jnta si chiude colle seguenti cifre importantissime : L . 36,668,414

con diminuzione di L. 2,115,295 ; 1’ esportazione L. 44,956,780 con aumento di L . 5,263,032. Quasi tutte Ìe voci della entrata sono in aumento rispetto alle materie prime ed in diminuzione rispetto ai la- vorati: però le differenze sono minime e se nei va- lori sembra esservi grande movimento ciò dipende piuttosto dai valori unitari che furono quasi tutti mutati, ed alcuni molto fortemente. Ad ogni modo notiamo che dei filati entrarono 4678 quintali in più. Nella uscita troviamo la canapa greggia che dà un aumento di 81 mila quintali che rappresentano ap­ punto cinque milioni e mezzo, notando però che il prezzo unitario fu diminuito da 90 ad 8o lire.

La sesta categoria : cotone dà le seguenti cifre : nella importazione L . 183,888,053 con diminuzione di L . 8,560,209 ; nella esportazione L . 53,139,506 con aumento di L. 6,666,259. Tutti i prezzi unitari furono variati e quindi i valori non possono dare al­ cuna norma su tale proposito, ma troviamo nei pesi alcune mutazioni degne di osservazione ; aumentò la importazione del cotone in bioccoli o in massa di 44 mila quintali giungendo a 673 mila, i filati ri­ torti greggi di 4,687 quintali giungendo a 36,986 ; i tessuti greggi, imbianchiti, a colori o tinti di 15 mila quintali giungendo a 116 mila quintali; nel rim a­ nente della importazione le mutazioni sono leggeris­ sime. — N ella esportazione abbiamo un aumento di 76 mila quintali nel cotone in bioccoli o masse che da 146 mila giunse a 222 mila, in tutte le altre voci le differenze sono assai piccole e la nostra esporta­ zione meschinissima.

La settima categoria: lana, crino e peli nella importazione ha L. 101,464,600 con aumento di L. 6,644,705 e nella esportazione di L. 10,515,950 con aumento di L . 352,760. Anche qui è da notarsi che quasi tutti i prezzi unitari furono ribassati. Nella importazione è a notarsi un aumento di oltre 20 mila quintali nelle lane naturali, sudicie, lavate, petti­ nate, cardate, o tinte; i tessuti di lana scardassata diedero pure un aumento di 1,532 quintali giun­ gendo a 17 mila, e di 5 mila i tessuti di lana p et­ tinata, che giunsero a 18,845 quintali; vi fu un aumento di 1292 quintali anche nelle coperte e ta p ­ peti di lana, la cui entrata quasi raddoppiò. P o ­ chissime variazioni notevoli nella uscita , se si ec­ cettua un maggior movimento nelle lane naturali, sudicie, lavate, pettinate o cardate di 5897 quintali giungendo a 13 mila.

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tessuti di seta o di filli sella, misti, di 14,507 chil. su 161,396; i p izzi e tulli di seta operati di 11,117 chil. su 15,180; gli oggetti cuciti di 12,485 chil. su 27,108. Nel complesso quindi darebbesi pure un aumento nella importazione, se non ci fossero le mu­ tazioni dei prezzi unitari, poiché oltre il seme ed i bozzoli una sola voce presenta diminuzione effettiva ed è quella dei tessuti ordinari di cascami che da 16,146 ehilogr. scese ad 8,647.

Ecco gli elementi diversi della esportazione ; il valore segna una diminuzione di oltre 17 milioni e mezzo i quali sono dati principalmente dalla seta tratta, greggia e torta che dà un minor valore di 19 milioni e mezzo; ma lungi dall’aver diminuita la esportazione di questo prodotto aumentò anzi di 199 quintali, giungendo a 41,427, se non che 'il prezzo unitario fu ridotto da 65,00 a 60,00 lire ; onde pren­ dendo a base gli stessi prezzi del 1882 si avrebbe non già una diminuzione di 19 milioni, ma un au­ mento di oltre 4 milioni. Le quali cose osserviamo perchè leggemmo alcuni giornali fermarsi come al solito sulla cifra sola dei valori e trarre molte er­ ronee conseguenze dalla apparente diminuzione di 17 milioni di questa categoria, mentre invece nel com­ plesso crebbe con notevole aumento.

Nella categoria nona : legno e paglia abbiamo L . 52,864,472 di importazione con aumento di L . 5,519,582 e L . 55,204,767 di esportazione una diminuzione di L. 6,942,138. L ’aumento della en­ trata è dovuto principalmente a due voci: il legno comune, rozzo, segato, ecc., che da 624 mila metri cubi salì a 673 mila; gli utensili di legno comune, che da 16 mila salirono a 26 mila quintali; i ba­ stimenti, barche e battelli di cui si importarono per 4 milioni e mezzo, mentre nel 1882 se ne impor­ tarono per L . 3,278 mila. A ll’ uscita la diminuzione è apparente, giacché nel complesso si avrebbe do­ vuto avere un aumento se i prezzi unitari non fos­ sero stati abbassati. D im inuì effettivamente la espor­ tazione del carbone di legna da 68 mila a l o mila tonnellate; ma anmentò di 188 mila ettolitri di ca­ pacità l’uscita delle botti nuove e vecchie (in valore oltre un milione) ; di quintali 6,885 le radiche per spazzole, in valore oltre un milione e mezzo. Le due diminuzioni importanti sono per oltre due milioni e mezzo le treccie di paglia, ma è da osservarsi che effettivamente non scesero che di 315 quintali, mentre il prezzo ribassò da 2200 a 2000 per quintale; ed i cappelli di paglia la cui esportazione scese bensì da 25 mila a 57 mila centinaia, ma anche il prezzo da 180 lire fu ribassato a 160.

La decima categoria: carta e libri, dà un'entrata di L. 10,804,861 con aumento di L. 2,031,669 ed un’ uscita di Lire 8,977,494 con diminuzione di L. 1,040,736 ; anche qui tutti i prezzi unitari sono diminuiti e quindi bisogna attenersi ai pesi. Diminuì di 2,699 quintali su 7,312 la entrata degli stracci vegetali, e crebbe di quasi altrettanto quella degli stracci animali; furono più che raddoppiate le im ­ portazioni della pasta di legno e paglia (da 6 mila a 15 mila quintali) e la carta bianca o tinta in pasta da 8 mila a 15 m ila; dei cartoni ordinari entrarono 20 mila quint. invece di 8 mila. — Nella esportazione due voci danno mutazioni notevoli ; gli stracci vegetali di cui ne uscirono 22 mila quintali di meno scendendo a 19 mila, e la carta sugante e da involti che crebbe di 4 mila quintali.

L a categoria undecima : pelli dà le seguenti cifre;

importazione Lire 55,183,890, con aumento di L. 2,807,710; I’ esportazione L . 22,672,665 con au­ mento di L. 2,242,050 ; le pelli crude, grandi e piccole diminuirono tutte di qualche poco meno quelle piccole di capretto di cui aumentò la impor­ tazione di 2 mila quintali ; nella esportazione invece vi fu aumento su tutte le voci. Poche variazioni troviamo tanto nell’ entrata che nell’ uscita per le altre voci; se si eccettuino nella esportazione i guanti di pelle che diedero una minore esportazione di 444900 paia. Però le variazioni dei prezzi sono no - tevoli assai e quindi a queste soltanto sono dovute le differenze finali delle cifre complessive.

La categoria .dodicesima : minerali metalli e loro

lavori ha una importazione di L . 254,635,261 con diminuzione di L . 19,229,315 ed una esportazione di L, 10,154,933 con aumento di L. 10,198,902. Quasi tutte le voci di importazione sono in aumento ed alcune notevole, come i rottami scaglie e lima­ ture da 703 mila a 807 mila quintali ; rame ottone e bronzo in pani da 14 mila a 25 mila qu intali; il piombo e sue leghe in pani da 14 a 30 mila quin­ tali; le macchine a vapore locomobili da 63 a 78 mila quintali; i veicoli da ferrovia da 18 a 32 mila quintali. Ciò che produce la diminuzione comples­ siva sono le monete d’ oro e d’argento, la importa­ zione delle quali scese per l’ oro da 62 a 39 mi­ lioni e per l’ argento da 54 a 50 milioni. Sono adunque quasi 27 milioni di diminuzione. L ’ espor­ tazione di questa categoria segna aumenti e dimi­ nuzioni di poca importanza ; delle monete d’ oro usci­ rono 7 milioni di più del 1882 dell’ argento greggio in verghe quasi 4 milioni di più; delle monete di argento quasi un milione di più; dei gioielli d'oro 705 mila lire di più, e della oreficeria e vasellame d’ argento 454 mila lire di più.

La categoria decimaterza : pietre, terre, vasel­

lami, vetri, cristalli ha i seguenti totali. Importa­ zioni L 96,400,338 con aumento di L. 8,989,014; esport. L. 70,839,579 con aumento di L. 5,004,769.

Troviamo aumentato il movimento dei rubini, sme­ raldi, diamanti, ec., nella importazione di 47 mila lire, nella esportazione di 276 mila ; aumentò l’en­ trata delle pietre p er costruzioni greggie di 13 mila tonn., del carbon fossile da 2,180 mila a 2,351 mila ton­ nellate; ed aumentarono pure nella entrata tutte le altre voci meno le bottiglie comuni che scesero da 75 mila a 65 mila quintali. Nell'uscita diminuisce il marmo greggio (avvertiamo anche qui che nel va­ lore è indicato un aumento di L. 739 mila lire, ma ciò dipende dal prezzo unitario che da 55 lire fu portato a 75) ; anche del marmo in tavole vi è un aumento di uscita in 241 mila quintali sui 25 mila del 1882; il marmo lavorato dà uno diminuzione di 106 mila quintali, ma il prezzo aumentato da 30 a 50 lire fa sì che nel valore sia invece indicato con aumento di quasi 3 milioni di lire. P e r con­ trario la esportazione dello zolfo passò da 273 mila a 288 mila tonn., ma nel valore è indicato con d i­ minuzionedovuta al prezzo ribassato da 112 a 105 di re. Nella decima quarta categoria : cereali, farine,

paste ed altri prodotti vegetali abbiamo un to­ tale di L . 117,857,737 un aumento di L. 41,980,081 nella entrata ; e di L. 134,012,998 con diminuzione di L. 5,752,319 nella uscita.

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in-9 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A 157 vece l’ uscita del frumento diminuì di 16 mila ton­

nellate ; quella della crusca di 20 mila quintali, le altre voci diedero poche variazioni. Ma nella entrata troviamo ancora 27 mila quintali di diminuzione nelle pecole, 47 mila di aumenlo nelle carrube, 81 mila di aumento nei semi oleosi. Nella uscita gli aranci e limoni danno 591 mila quintali di più, cioè da 1,194 mila passano a 1585 mila quintali; I1 uva passa da 36 mila a 55 mila quintali; le car­ rube da 41 mila a 92 mila; i semi oleosi, da 24 a 55 m ila; ma vi è diminuzione di 11 mila quin­ tali nelle mandorle senza guscio, di 30 mila nelle noci e noccinole, di 55 mila nei fichi secchi, di 11 mila ne\\’uva secca,d\ 29 mila nei legumi e erbaggi freschi.

La categoria decima quinta, animali prodotti e

spoglie di animali dà per cifre complessive nella importazione di L . 101,358,385 un aumento di L, 6,241,287; nella esportazione di L. 199,352,539 con diminuzione di L. 5,853,700. Qualche aumento nella entrata del bestiame da Uro, sella e soma ; diminuzione invece del bestiame da macello. Un aumento notevole dell 'acido stearico da 16 a 25 mila quintali (un milione di lire) e nelle candele steariche da 5 a 10 mila quintali (pure un milione di lire).

18 82 1883 Differenza

Bovi e tori . . . Capi Vacche . . . » Giovenchi e torelli » Vitelli... » Bestiame ovino. . » Id. caprino. » Id. suino. . » 62,639 19,396 4,095 23,842 230,283 7,782 17,348 68,382 29,529 2,817 26,275 261,940 11,999 38,668 + 5,743 + 10,133 — 1,278 + 2,433 - - 31,657 - - 4,217 — 7,530 Nelle altre voci di uscita troviamo poche varia­ zioni se si eccettuino: la diminuzione delle ova di pollame per 17 mila quintali, l ’aumento dell e piume

da letto per 20 mila chilogr.

D ell’ultima categoria oggetti diversi diamo le sole cifre complessive all’entrata L . 49,780,266 con au­ mento di L. 6,078,055 all’ uscita L . 12,510,552 con aumento di L. 199,780.

LA CASSA DI RISPARMIO

eli F i r e n z e

La Direzione della Cassa di risparmio di Firenze ha pubblicato la sua relazione sulla gestione della Cassa Centrale di risparmi e depositi durante l’anno solare 1882. Ne esamineremo le cifre principali raf­ frontandole con quelle dell’anno precedente Al 31 die. 1881 avevasi uno Stato

Attivo d i ...L . 46,727,379,98 Al 31 dicembre 1882 lo troviamo di » 52,296,439,56 quindi un aumento d i ... L. 5,569059,58 Al 31 die. 1881 avevasi uno Stato

Passivo di...L . 45,324,856,82 A l 31 die. 1882 lo troviamo di . » 50,649,160,59 per conseguenza un aumento di. . L . 5,324,303,77 da cui va dedotto 1’ ammontare dei

conti dimostrativi i n ... » 5,868,000 — Aumento netto L. 1,456,503,77 Nell’ esercizio 18-82 le Rendite ammontarono a L. 2,068,072,43, con una diminuzione di L. 27,105,81 in confronto dell’ anno precedente.

Le Spese dell’eser. 1882 salirono a L . 1,823,516,62 — con un aumento di L. 107,471,85 in confronto del 1881.

Sommando quindi la diminuzione di entrata colla maggior spesa, si avrebbe per I’ esercizio 1882 una diminuzione di utile in L, 154,577,66. — Ma de- vonsi dedurre dal conto passivo dei 1883 c ir c i 43,000 lire per rimborso di tassa ottenuta nel 1881 e non conseguito del 1882, circa 52,000 lire per resti passivi del 1881 (ritenuta su cedole non va­ lutate nel bilancio 1881) e circa 45,000 lire per quota di utili applicata a ridurre il costo di alcuni titoli del portafoglio. Con questi diffalchi giustificati la vera diminuzione verificatasi nell’ esercizio 1882 si riduce a L . 16,742,72.

L ’ aumento delle spese è derivato dall' aumento abbastanza ragguardevole delle somme depositate alla Cassa e quindi dall’ aumento degli interessi passivi ! che la Cassa corrisponde sui risparmi e sui depo- ' siti. E la diminuzione delle rendite è soltanto ap­

parente perchè dagli utili ricavati sui fondi pubblici appartenenti al portafoglio dell’ Istituto, venne pre­ levata la somma di L. 43,528,52 per ridurre il prezzo reale di quei valori.

Una delle tabelle statistiche illustranti la Relazione presenta mese per mese le cifre riassuntive del mo­ vimento di cassa nel 1882. La giacenza media gior­ naliera nell’ annata fu di L . 403,000, inferiore di gran lunga a quella verificatasi nel precedente esercizio.

Nel 1882 i crediti della Cassa per mutui a privati su prima ipoteca sono cresciuti di circa 223,000 lire ; le altre due categorie di Mutui a Corpi mo­ rali e Comuni sono diminuite di circa 270 mila lire — non facendosi più alcuna operazione in quelle due categorie, «sperimentate troppo difficili e pericolose per un Istituto d i risparmi e depositi.

Il Portafogli dell’ Istituto presenta un ragguarde­ vole aumento. La consistenza del portafogli al 31 di- cemb. 1882 presentava un aumen. di L. 1,428,204,92.

Fra i valori del portafoglio, oltre i Buoni del T e ­ soro, sono cambiali scontate. Questo ramo d’ impiego ora ridotto a ricapiti di per sè solidissimi e rive­ stiti della girata di Istituti di prim’ ordine, nel 1882 è cresciuto di lire 400 mila e rappresenta una ri­ serva di cassa fruttifera e realizzabile ad ogni mo­ mento senza scapito di sorta.

Un altro ramo di opere fruttifere per 1’ Istituto, qu 'llo dei Riporti, nel 1882 è cresciuto di circa 363 mila lire, avendone largamente profittato la clientela della Cassa.

La Cassa ne! 1882 ha venduto per lire 160 mila degli stabili cedutile dal Municipio di Firenze in pa­ gamento del credito che 1’ Istituto aveva verso di questo. Il profitto realizzato nella vendita in confronto del prezzo d’ acquisto è stato di L . 78,436,02 — somma che è stata imputata a discarico del costo degli immobili che sono tuttora di proprietà dell’ I- slituto e che al 31 dice,mbre 1882 rappresentavano un valore di L. 1,608,115,59. In questa cifra uon figurano che gli stabili ceduti dal Comune di Firenze. La Cassa possiede altri immobili di provenienze di­ verse per un valore di oltre mezzo milione.

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CRONACA BELLE C U R E Ili COMMERCIO

Camera di Commercio di Milano. — Nella riu ­ nione del 27 febbraio la rappresentanza commerciale di Milano dopo viva discussione approvò la relazione della Commissione del Municipio, della Provincia e della Camera stessa sulla comprensione della linea Milano-Chiasso nella rete adriatica pel caso che fosse prevalente il partito della divisione longitu­ dinale delle ferrovie, e diede incarico al proprio Presidente di far opera costante nello stesso senso presso il Governo e presso la Rappresentanza lom­ barda.

Camera di Commercio di Cagliari. - - Nella riu ­ nione del 22 febbraio la presidenza riferiva che in esecuzione dei poteri concessile nella precedente tor­ nate continuò nell’ opera sua all’ intento di conse­ guire nel miglior modo possibile, tenuto conto dei mezzi di cui dispone la Giunta, un soddisfacente concorso alla mostra di Torino, lo che si è avverato come risulta dall’ elenco degli espositori.

Il numero delle domande presentate fu di 90 di cui 83 ammesse, 4 respinte ed una trovasi tuttora sotto esame presso il comitato esecutivo di Torino.

G li espositori in totale sono 68, che divisi in co­ muni si ripartiscono come in appresso:

Cagliari 31, Lanusei 6, Bosa 3, Quarto Sant’ Elena 5, Iglesias 3, Seui 4 P irri 1, Oristano 2, Macomer Seulo 1, Quartuccio 1, Escalaplano \, Y illa ss a lto \, Ussassai 1, Muravera 1, Gonnesa 1, lsili 1, Talana 1, Carloforte 1 — Totale 68.

Camera di Commercio di Siena. — Nella se­ duta del 6 gennaio la Camera di commercio di Siena incaricò la presidenza di formulare i quesiti da discutersi nel congresso delle Camere di com- mercio che avrà luogo a Torino nel corso dell’anno; approvò l’iniziativa presa dalla rappresentanza com­ merciale di Catania per l ’istituzione di un museo commerciale; appoggiò la proposta di una riduzione delle spese nell' invio dei pacchi postali in Inghil­ terra fatta dalla Camera di Mantova, e incaricò infine la presidenza di occuparsi attivamente dell’ osserva­ zione fatta dal cons. Luzzati a proposito dell’ obbligo im­ posto nei pagamenti, a qualunque somma ammon­ tino, di non potere dare più di 50 lire in argento.

Nella seduta del 7 febbraio la Camera nella con­ vinzione che grandissima possa essere 1’ utilità che può derivare dall’ istituzione di un Consorzio serico nazionale, come quella che ha per scopo principale di servire di intermediario fra produttore e consu­ matore deliberò di appoggiare moralmente siffatta istituzione, e di curare la sottoscrizione delle azioni.

Camera di Commerc o di Cremona. — Nella tor­ nata dell’ I l febbraio la Camera di Cremona si occu­ pava di una circolare della rappresentanza commerciale di Modena con la quale invitavasi le altre Camere di commercio del Regno a pronunciarsi sopra un voto espresso al Governo affinchè fossero esenti dal dazio di consumo nei Comuni aperti, e^ nella zona dei Comuni chiusi fuori del recinto daziario gli sta­ bilimenti di lavorazione e salagione di carni, i quali non vendono direttamente ai consumatori, ma for­ niscono di carni salate i negozianti e rivenditori del luogo e d’ altri paesi, e perchè tale esenzione si estenda tanto agli animali che si macellano negli

stessi stabilimenti, quanto alle carni fresche già ma­ cellate che vi si introducono. La Camera esaminata la rimostranza in relazione alle condizioni dell indù- stria salumiera nella provincia cremonese, deliberò di appoggiarla limitatamente nel senso di restitu­ zione dèi dazio percepito sui prodotti d’ esportazione

interna ed esterna. . .

A proposta del cons. Sporlari poi, ammette di esprimere al Governo analogo voto per altre indu­ strie importanti, che introducono nel Comune di Cre­ mona materie le quali concorrono colla relativa tra­ sformazione a formare prodotti esportati fuori della cinta daziaria comunale.

Dopo ciò la Camera di Cremona prendeva alcune deliberazioni relative alla tassa Camerale per il 1884 da repartirsi sul reddito imponibile di L. 2,147,o63.

Camera di commercio di Genova. — La Camera di commercio di Genova nella tornata del 13 e 22 febbraio prese varie deliberazioni, di cui le più im­

portanti furono le appresso : .

I o Propose i seguenti temi da trattarsi nel congresso delle Camere di commercio che sarà te­ nuto in Torino nel corrente anno :

I o Dazi generali di confine. 2° Norme per il servizio doganale. 3° Trattati di commercio.

4° Convenzioni internazionali ferroviarie coor­ dinate ai trattati medesimi.

2° Dopo aver fatto plauso all’ iniziativa deh Co­ mitato Centrale per un dono nazionale al senatore Magliani, ha deliberato un suo contributo di L . 100.

n 3° Presa cognizione della circolare ministeriale che rimetteva all’ esame delle Camere di commercio le tariffe delle Società riunite Florio-Rubattino e sentito il parere di apposita Commissione, eonside- mmlo che non è possibile di avere tariffe con noli costanti, preventivamente approvati ; ^ considerando che nelle convenzioni sono già stabiliti i prezzi mas­

simi di trasporto; ritenne superfluo un esame par­ ticolareggiato delle tariffe auzidette, ed ^ ha colto 1’ opportunità per lamentare sia gli eccessivi prezzi di trasporto che sono percepiti per il servizio tra il continente e la Sardegna ; sia l’elevatezza dei noli che si fanno pagare dall’ estero per il porto di Genova, in confronto di quelli correnti per il porto di M ar­ siglia, e su di ciò ha fatto speciali e vive rimo­ stranze al R. Governo.

4° Rinviò ad una prossima seduta la questione relativa alla divisione delle linee d’ accesso al Got­ tardo fra la rete adriatica e quella mediterranea delle ferrovie italiane.

Camera di Commercio di Reggio Calabria. —

Nella seduta del 2 dicembre la Camera di com­ mercio di Reggio Calabria approvava i due seguenti ordini del giorno :

I o Considerando che le disposizioni degli arti­ coli 36, e 57 della legge Doganale sono perfetta­ mente non necessarie per tutte le proviucie del Regno il cui confine è litoraneo.

Considerando ch’esse incagliano, diminuiscono e talvolta arrestano il traffico interno per i coloniali, il petrolio, 1’ alcool ed altre derrate.

Considerando ch’ è del massimo interesse fomen- tare il commercio interno, illanguidito da tante an­ gherie, noie e fastidi inutili, dopo le riforme che regolano il regime doganale moderno.

(11)

su-9 marzo 1884 L ’ E C O N O M I S T A

159

perii uè le bollette a scadenza fissa per le derrate I che viaggiano in ferrovia,

D E L IB E R A

Far voti al Governo ed al Parlamento, affinchè, garantito in altro modo l’ interesse fiscale o raddop­ piata la vigilanza al confine, siano abolite le bol­ lette di circolazione a scadenza e venga lasciato libero il traffico interno da ogni controllo sotto pretesto di vigilanza.

Partecipare il voto alle Camere di commercio chiedendone l’ appoggio.

2° Considerando che l’attuale circoscrizione ma­ rittima relativa al litorale calabrese non risponde nè ai bisogni nè agli interessi economici ed ammi­ nistrativi della classe marittima e del commercio marittimo;

Considerando che fra i provvedimenti proposti a favore della Marina Mercantile ha molta importanza quello per la circoscrizione marittima, il quale può recare grande facilitazione, ed economia di tempo

e di spesa ; . . , „ .

Considerando che il Signor Ministro della M a ri­ neria ha testé presentato alla Camera dei Deputati il progetto di alcune modifiche al Codice ed al Re­ golamento, e che quindi oggi è opportuno rinno­ vare le istanze per modificare la nostra circoscrizione.

D E L IB E R A

Far voti al Governo ed al Parlamento, affinchè sia modificata la Tabella annessa al Codice_ della Marina Mercantile, per la circoscrizione Marittima, per modo che sia stabilito a Reggio un dipartimento marittimo, comprendendo nel circondario di Reggio tutto il litorale della nostra provincia sino S. a V or­ dinando, e nello stesso Compartimento tutta la spiag­ gia calabrese, compreso il litorale Jonio della pro­ vincia di Cosenza.

Camera di Commercio di Napoli. — La Ca­ mera di Commercio di Napoli nella tornata del li- febbraio dopo lunga ed animata discussione appro­ vava i due seguenti ordini del giorno sul disegno di leo'ge riguardanti il primo gli istituti di emissione presentato non è molto alla Camera dagli onorevoli M inistri del commercio e delle finanze, e il secondo il Banco di Napoli. Attesa la loro importanza, cre ­ diamo importante il farli precedere dai respettivi considerandi.

I. Considerando che nell interesse del com­ mercio sia dannosa la Banca unica, e sia invece utile la pluralità degli istituti di emissione, e specialmente se tale pluralità possa ottenersi con diverse grada­ zioni di capitali; la qual cosa permette> per la loro autonomia un’ elasticità necessaria per I applicazione del credito alle molteplici classi commerciali.

Considerando che per permettere nuove società bancarie e I’ allargamento delle attuali, le quali m i­ rino a generali interessi, e per la circolazione ne­ cessaria a tutto il movimento economico nazionale sia poco il limite fissato di 1059 milioni di lire di biglietti

fiduciari-Considerandoche la conservazione delle Banche con capitali minori possa pericolare trovandosi in balia di qualunque dei grossi istituti per il cambio, senza potere essere aiutata da alcun altro per l’ assoluta proibizione del risconto del portafoglio.

Considerando che il capitale delle banche di emis­ sione serve a far fronte alle possibili perdite, e a

garanzia dei possessori di biglietti fiduciari ; e che viene a mancare tale base di garanzia permettendo Y accettazione delle proprie azioni negli sconti d’ef-

tetti a due firme.

Considerando che la riserva stabilita pei C i L si confonda per la semplificazione dell’ amministrazione con quella della riserva metallica a garanzia della tripla circolazione.

Considerando che se per sicurezza dei possessori dei biglietti si è stabilito il collocamento della c ir­ colazione a scadenza non più lunga di tre mesi e se tale sicurezza voglia conservarsi, non debbansi collocare in modi diversi i due terzi disponibili

dei C i C. ,.

Considerando che il fondo di riserva o massa di rispetto sia necessario a mantenere il prestigio degù istituti, la quale riserva è destinata a mantenere il capitale integro in qualunque sinistra evenienza, ed è quindi di somma importanza che esso almeno sino al 10 0[0 del capitale sia costituito sollecitamente, qual cosa non pare che si raggiunga come è prov­ veduto dal disegno di legge.

Considerando che il privilegio di prelazione da parte del Tesoro dello Stato sui privati in caso di fallimento di qualche istituto di credito sia non solo nocivo all’ interesse del commercio, che possederà la maggior parte dei biglietti circolanti, ma anche ingiusto.

Considerando che sia pericoloso per la esistenza deali istituti secondarii il concedere ad essi il diritto d iv e d e re la facoltà dell’ emissione, perchè gl’ inte­ ressati vi potrebbero essere indotti da un lauto com­ penso, che potrebbe essere offerto da altro istituto maggiore. Delibera

F A R VO TO

presso il Parlamento Nazionale e presso il Governo

del Re : . ,

1° Che il disponibile dell’emissione da accordare per decreto reale sia destinato ai soli nuovi istituti di emissione, e che le azioni per tali istituti sieno minori del limite di lire 500 ciascuna.

2° Che non possa accordarsi aumento di ca­ pitale col proporzionale dritto d’ emissione con de­ creto reale per quelle Banche, che godono tal pri­ vilegio su di un capitale al disopra dei 100 milioni di lire.

3° Che 1’ ammontare totale dell’ emissione sino al triplo del capitale versato per tutti gl’ istituti esi­ stenti e da fondarsi sia portato a 1500 m ilioni.

4° Che sia concesso il risconto di parte del por­ tafoglio almeno a quegli Istituti, che tengono un capitale al disotto dei 20 milioni.

5° Che sia assolutamente proibito dalla legge agli istituti d’ emissione qualunque operazione sulle proprie azioni.

6° Che sia stabilito dalla legge il modo di col­ locare i depositi disponibili a C ] C, possibilmente nella stessa maniera fissata pel collocamento del—

1’ emissione fiduciaria. ,

7° Che la formazione del fondo di riserva sia presa dall’ utile netto delle sole spese e tasse senza prelevamento d’ interesse per le Banche con capitale

per azioni.

8° Che non sia accordato al Tesoro dello Stato alcun privilegio sulla riserva metallica.

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