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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.552, 30 novembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Ann» XI - Voi. XV

Domenica 3D Novemlire 1881

N. 552

L A SITUAZIONE F IN A N Z IA R IA

Nell’occasione della riapertura della Camera, se­ condo quanto è stabilito dalla nuova legge di con­ tabilità, il Ministro per le Finanze on. Magliani pre­ sentò alle Camere una serie di documenti interes­ santissimi specialmente nel momento attuale.

Essi sono : il rendiconto consuntivo dell’anno 1883 e del 1° semestre 1884, ambedue approvati dalla Corte dei Conti, ed i bilanci preventivi dell’ anno finanziario 1883-86 ; una relazione che riassume questi documenti.

Notiamo intanto a questo proposito un fatto im­ portantissimo, ed è quello della regolarità colla quale procede la contabilità dello Stato. Non eravamo abituati veramente ad avere con una sollecitudine così degna di encomio i rendiconti approvati anche dalla Corte dei Conti; anzi vi fu un tempo nel quale veniva ritardata la loro presentazione alla Camera di qualche anno. Oggi alla scadenza pre­ cisa, cioè quando è dalia legge richiesto, sono sul tavolo della Presidenza della Camera quei volumi sui quali il Parlamento dovrebbe specialmente portare la sua attenzione, poiché essi indicano in qual modo le sue deliberazioni sieno state poste in effetto.

La esattezza della contabilità è uno degli elementi più necessari ni regolare andamento di uno Stato e non è facilmente conseguibile. Nè in Francia, nè in Austria, nè in Germania si è ancora potuto ottenere che la presentazione dei consuntivi sia fatta nel tempo voluto dalla legge; dipenda ciò dalle condi­ zioni nelle quali è tenuta ancora la contabililà dello Stato, o dal fatto che la scarsa attenzione che i corpi legislativi sogliono accordare ai rendiconti renda gli uffici superiori meno zelanti ad apparec­ chiarli. — Tanto maggiore è quindi la lode che dobbiamo riconoscere meritata all’on. Magliani ed ai suoi collaboratori se, malgrado appunto l’indiffe­ renza che domina anche presso di noi in siffatta materia, hanno voluto scrupolosamente adempierei! il dovere che impone la legge.

Ai precitati documenti l’on. Magliani farà, poi se­ guire una esposizione sulla situazione finanziaria.

1 nostri lettori ricorderanno in quante occasioni siamo entrati in polemiche con altri giornali sul proposito delle finanze dello Stato. Fummo ingiu­ stamente chiamati ufficiosi difensori del Ministro Magliani, mentre da parte nostra non esiste che la compiacenza vivissima di aver veduto fino ad oggi avverate tutte le previsioni che sull’esito della po­ litica del Ministro delle finanze avevamo fatte;

pre-i vpre-ispre-ionpre-i che erano combattute da chpre-i oggpre-i cpre-i chpre-iama ufficiosi, come se fossero state utopie o vaneggia­ menti.

Tutta la condotta dell’on. Magliani quale Ministro delle Finanze venne aspramente combattuta, da molti autorevoli periodici appena enunciata e durante gli stadi diversi della sua attuazione. Il silenzio ed an­ che la approvazione postuma successero solo quando i fatti dimostravano chiaramente che 1’ on. Ministro aveva veduto meglio dei suoi oppositori e l’opinione pubblica si mostrò soddisfalla di tutto quello che, malgrado tante profezie lugubri e tetre, si era con­ seguito. Appena qualche nube si presentò sull’oriz­ zonte — ed è naturale che i giorni non possono succedersi tutti sereni — ripigliarono gli oppositori le loro primitive abitudini e dimenticando che ave­ vano finito nei giorni migliori di schierarsi coi vin­ citori, rinnovarono i lamenti, le querimonie, gli al­ larmi e si presentarono agli occhi del pubblico come le oche del Campidoglio vigili della sicurezza finan­ ziaria dello Stato. Una volta ripresa questa via, ven­ nero, come è naturale, le conseguenze più strane e mentre un anno fa si sentiva da ogni parte confes­ sare che le finanze italiane erano veramente con­ solidate e nessuna voce discordante si alzava a ne­ garlo, dopo alcune settimane si riparlava ancora di di­ savanzo, di voragine, di abisso.... infine sembrava che tutto quello che prima era stato detto ed ac­ cettato non fosse più vero.

E noi, pur ribattendo in queste colonne le ese- gerazionì degli oppositori dell’ on. Magliani, come abbiamo combattuto vivamente coloro che facendo troppo a fidanza sulla situazione del bilancio si m o­ stravano disposti a meno saggie imprese, noi ab­ biamo ripetutamente deplorato che da alcuni anni si fosse perduta nel Parlamento 1’ abitudine di di­ scutere sulla situazione finanziaria dello Stato. Non credevamo buona cosa che la esposizione finanziaria solo perchè parlava di felici successi e di conseguite previsioni dovesse desiare meno interesse di quando enumerava le disfatte o le subite disillusioni. Ed esprimevamo meraviglia vivissima che quegli uomini competenti o creduti competenti, i quali ispiravano, notoriamente la manifestazione di tanti dubbi in autorevoli periodici, non trovassero nel Parlamento voce bastante per sollevare una discussione che quei dubbi potesse o sciogliere o legittimare.

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nistro delle finanze in fieri sostenga quelle idee e chieda all’ on. Maglioni tutto il suo pensiero. A che mai fondare osservatori! economici se gli astronomi non alzano mai gli occhi verso il cielo, quando dal loro pfficio sarebbero chiamati ad essere osservatori?

E sebbene non sappiamo ancora quali siano i ri­ sultati che 1’ on. Magliani sarà per presentare alla Camera e quali sieno i piani che egli potrà esporre per l’avvenire della finanza, sappiamo però due cose:

La prima che l’on. Magliani potrà colle cifre di­ mostrare come, malgrado' alcune vicissitudini sof­ ferte, non possa dirsi nè cattiva, nè pericolante, nè aggravata la situazione finanziaria, ó che anzi le scosse che ha dovuto subire sieno prova della sua solidità se vi ha felicemente resistito.

La seconda che egli è disposto a mettere le carte in tavola o meglio a domandare che, se vi sono op­ positori, mettano le carte in tavola cd espongano francamente i loro dubbi. Il silenzio durato dal Par­ lamento negli anni passati autorizzava legittimamente l’on. Magliani a credere che i suoi calcoli, e le ri­ sultanze a cui egli veniva, fossero onestamente ac­ cettati da tutti. Più tardi ha veduto che si discute­ vano fuori del Parlamento le cifre da lui esposte, mentre alla Camera erano state accolte senza oppo­ sizione. E il Ministro delle finanze ha, ci pare, il diritto di dire fieramente dalla tribuna parlamen­ tare : — Sulle cifre dei bilanci che vi presento e che hanno subito il Sindacato della Corte dei Conti, cioè della magistratura deputata appunto a rile­ varne gli errori, non posso ammettere la discussione; il tempo nel quale si diceva che il Ministro fog­ giava i bilanci affine di ottenere questo o quel ri­ sultato deve essere passato; il rendiconto è quello che è e non può esser fatto da alcun Ministro, nè per qualsivoglia causa diverso da quello che è. Non si portino nel Parlamento le volgarità a cui si ab­ bandonano coloro che d’ altronde non hanno fi ob­ bligo di conoscere come proceda fi amministrazidne dello Stato e in ogni Ministro o funzionario vedono un uomo pronto ad ingannare il paese. Sugli ap­ prezzamenti che di quelle cifre io vi faccio°, sulle conseguenze^ che ne ritraggo, sulle previsioni che vi presento, nei piani che vi espongo, discutete quanto vi aggrada e se credete che io erri o che non con­ duca le finanze dello Stato come meglio desiderate, sono pronto a cedere ad altri il compito non gra­ dito. Ma se nulla avrete a soggiungere, se la espo­ sizione che io faccio, sintesi del passato e dall’avve­ nire, 1’ accogliete senza nulla trovare a ridire, ho il diritto di non tener conto delle postume osserva­ zioni, e delle querimonie tardive.

Questi concetti abbiamo ragione di credere che facciano parte della esposizione che farà fi on. Ma­ gliani, e li troviamo giusti, legittimi, opportuni spe­ cialmente dopo la polemica sorta, la quale avendo cominciato a parlare di voragini, di abissi, di disa­ vanzi, terminò come bolla di sapone in poco vento.

LE CONVENZIONI FERROVIÀRIE

e la discussione parlamentare Durante le vacanze parlamentari il lavoro prepa­ ratorio della legge sulle strade ferrate ha fatto grandi passi. La Commissione ha lavorato alacremente, il Governo ha fornito copiose spiegazioni sui punti più

oscuri e meno accetti ed ha potuto ottenere dai pro­ posti concessionari condizioni sempre migliori. Tutto è pronto e la Camera riprenderà il corso della ses­ sione interrotta collo esame delle Convenzioni. Ora una parte della stampa periodica ha sollevato una questione nuova, ed è questa: Oltre il testo del pro­ getto di legge, dovrà discutersi articolo per articolo anco quello delle Convenzioni, dei capitolati e delle tariffe che ne sono altrettanti allegati ?

. La questione ha due lati, quello della legalità e quello della opportunità ; ma il primo solo merita un esame un po’ accurato. Sull’,al tro non ci sembra verosimile possano esservi dispareri.

La stampa di opposizione se ne appella nientemeno che ailo Statuto fondamentale del Regno. L’art. 55 dello Statuto al secondo capoverso dice semplice- mente: « Le discussioni si faranno articolo per ar­ ticolo. » Perciò v’ha chi conclude: Le Convenzioni fanno parte integrante del progetto di legge, ne sono anzi la sostanza principale, dunque anche il loro testo deve venire discusso e votato come quello di ogni altra legge.

, Si potrebbe rispondere, come ha già fatto qualche giornale, che il sistema opposto è già divenuto con­ suetudinario nel nostro Parlamento nei casi di leggi motto complesse, voluminose e composte di parti, ognuna delle quali è un tutto di per sè stante, mentre poi tutte insieme vengono comprese in una o poche disposizioni generali: nè gli esempi da addurre man­ cherebbero. Ma noi preferiamo andare sino al fondo della questione e vedere se il sistema più comodo e più rapido sia anco altrettanto legale, o meglio — poiché si tratta dello Statuto — altrettanto costituzionale.

Non bisogna confondere le leggi vere proprie con questi atti e documenti pubblici che hanno forza di legge piena ed intera senza che leggi possano chia­ marsi. Domandiamo di quanti articoli si compone, per esempio, la legge sulle tasse di registro. Ognuno che ne apra un momento il volume risponderà su­ bito : di 159. Eppure ad essa fa seguito una lun­ ghissima Tariffa, che ne forma parte'integrante, tanto è vero che più e più volte la legge si riferisce alla tariffa medesima. Qual parlamento discuterebbe mai una tariffa simile, articolo per articolo? Potrebbe fare osservazioni su questo o quel punto, proporre di accrescere o diminuire la tassa su questo o quel- 1’ Atto ; ma discutere tutti gli articoli è lavoro non da assemblea legislativa, ma da impiegati del mini­ stero preposti alla compilazione delle tabelle.

Parimente chi vorrebbe sostenere che il testo della legge doganale consista nella tariffa doganale che a quella è annessa, e che può variare e varia difatti assai di frequente in seguito ai trattati di commercio?

E d’altra parte chi può negare che cotesti annessi abbiano forza di legge?

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Se adunque può aver forza di logge qualche cosa di cui il potere legislativo non prende neppure co­ gnizione, molto più potrà averla ciò che il potere legislativo abbia esaminato e votato, benché con p ro ­ cedimento meno analitico e più sommario di quello con cui esamina e vota il testo vero e proprio delle leggi.

Questa soluzione non offende per nulla lo spirito dello Statuto ; ma bisogna inoltre notare che la so­ luzione opposta nè offenderebbe in molti casi anco la lettera. Infatti se le Camere dovessero discutere articolo p er articolo non solo il testo di ogni legge, ma anco tutti quegli annessi e allegati che di una data legge formano parte integrante, avrebbe luogo una violazione dello Statuto ogni qualvolta essi non constano propriamente di articoli. E si sa che spesso sono semplicemente divisi in paragrafi contrassegnati da lettere alfabetiche, oppure in voci, o in categorie, ovvero anche in tabelle.

Ci sembra dunque che il discutere partitamente punto per punto i numerosi e voluminosi allegati del progetto sulle Convenzioni ferroviarie, non sia, sotto ¡’aspetto costituzionale, per nulla necessario.

Appena occorre aggiungere che sarebbe oltremodo inopportuno e materialmente quasi impossibile. La discussione non avrebbe mai termine, mentre invece a porle un termine non troppo lontano, devono avere interesse gli uomini di buona fede d’ogni partito: i favorevoli, acciocché il progetto più presto che sia possibile diventi legge dello Stalo ; i contrari, acciò un voto negativo renda impossibile quello ch’essi re­ putano pel paese un pericolo o un danno.

D’ altronde non restano in verun modo impediti quella lotta intelligente e quello scambio di idee che possono far decidere i titubanti ed anco spostare la maggioranza. Perocché la discussione articolo per ar­ ticolo del progetto di legge dovrà pur venire prece­ duta da un’ ampia discussione generale ; e in questa ogni oratore sarà libero di prendere in esame tutti quei punti delle Convenzioni, dei Capitolati é delle Tariffe, che gli parranno meritevoli di esame o bi­ sognosi di schiarimenti e saranno poi per determi­ nare il suo voto in favore o contro la legge.

LA CONFERENZA MONETARIA

Ci siamo ripetutamente domandati quale sarà l’at­ titudine del Governo nella prossima conferenza che si terrà a Parigi per la proroga o meno della Unione latina. Abbiamo lamentato che la commissione inca­ ricata allo scopo di studiare la questione non abbia dato il suo responso, che il Governo si mantenesse in un silenzio che non permetteva di conoscere e di discutere le sue risoluzioni ; che si nominassero delegati di cui era nota più che altro la loro opi­ nione incerta.

Il fitto velo però si è alquanto squarciato e a quanto sappiamo i punti che l'Italia sosterrà con spe­ ranza di accordo alla conferenza di Parigi saranno i seguenti :

1° Proroga della convenzione per soli cinque anni ;

2° Non accettare discussione sulla modifica­ zione della circolazione interna dello Stato;

3° Non approvare che si modifichi la quota In­ dividuale di moneta d’argento ora fissala per ciascun

paese ;

4° Stabilire i modi per la riscontrata deeli scudi.

Queste notizie che riceviamo all’ultimo momento e che pubblichiamo con riserva, dopo approvate le discuteremo in un prossimo numero.

IL CORSO FORZATO IN AUSTRI A-UNGHERIA

ìi.

La questione ha perduto della sua importanza a t­ tuale, dacché ò ormai fuor di dubbio che, nel miglior dei casi, il governo ungherese non concederà all’au­ striaco di occuparsene che all’occasione in cui si trat­ terà del nuovo compromesso fra lo due parti della monarchia. È però da notarsi che — secondo gli uffi­ ciosi di Pest — anche, togliendone occasione dal compromesso , non verrà considerata la questiono, del lato pratico del passaggio ad una valuta regolare, ma da quello teorico di ciò che dovrà essere la nuova moneta dell’ impero ; lato elio rimane, per così dire, aperto, poiché — mentre per compromesso del 1868 era accettato in principio il tipo unico, in quello del 1878 (vigente) non si parla che di tipo metallico, Metalltvahrung, in generale, fatto che si spiega ricordando come in quell’anno appunto i bi­ metallisti accennassero a riprendere il sopravvento, per ciò che il governo germanico sospendeva la con­ versione, lasciando in corso per alcune centinaia di milioni d’argento, e in America votavasi il « Bland- bill» « autorizzandola coniazione di 24 milioni di dol­ lari bianchi » all’anno. Fuor di dubbio è però — e gli stessi ufficiosi di Pest assicurano — che il nuovo com­ promesso abbandonerà la formula indefinita di quello del 1878 per tornare a sanzionare la Croldeicahrunq di quello del 1868.

In ogni modo, poiché a Vienna si pensa ad una conclusione più sollecita e non si dispera di far re­ cedere l’Ungheria da’suoi propositi di calma, è meglio continuare e finire la nostra rassegna. Oltre a quella del rapporto da dare al nuovo fiorino rispetto all’esi­ stente, v’ è la quistione della somma aj cui dovrà ammontare il prestito. Abbiamo già visto come le somme indicate oscillino dai 300 ai S00 milioni. Quasi hessuno dà il motivo di questa differenza, ma si può arguire che la cosa dipenda dal fatto che per alcuni è necessario aver subito da coprire tutto il debito fluttuante, e per altri par fattibile di lasciare in circolazione una parte dei biglietti di Stato , e sull’ ammontare di questa parto variano i giudizi; quelli che la calcolano più grossa pensano che anche i 300 milioni sian superiori al bisogno, e quelli ehe la stimano al minimo, son d’ opinione che non possa superare il quarto del totale, ma vogliono sia coperto anche questo.

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gravi motivi che in poco più di un mese questo sconto è salito dal 2 al 5. Il grande istituto, si dirà, non solo ha da ritemprare la sua riserva di alcune perdite recenti ; non solo — una volta ricondottala alle condizioni del settembre — ha da proteggerla contro possibili emigrazioni dell’oro per l’America ; ma deve, in certa quota aumentarla, per provvedere alla quantità che sarà pur necessario mandare in Egitto ed altrove, e provvedere in tempo, tanto più che l’ Australia, ch’era solita fornire un certo con­ tingente, promette quest’anno di derogare del tutto all’abitudine e di non inviare in Europa che quan­ tità insignilìcanti del prezioso metallo. Chi non r i­ corda le difficoltà che dovettero superarsi perchè l’oro di cui abbisognava 1’ Italia fosse raccolto senza perturbazioni del mercato, e chi non può immagi­ nare che quello ohe, in quantità di tanto superiore, occorrerebbe aH’Austria-Ungheria, non potrebbe forse aversi che a caro prezzo, specialmente dacché si vede come riesca difficile alla Grecia il conchiudere il prestito di 68 milioni, che in parte le occorrono per riordinare la sua valuta sul tipo unico aureo? Le difficoltà non dipendono in tutto dalle condi­ zioni finanziarie di quel piccolo Stato ; dipendono anche dalle contingenze attuali del mercato mone­ tario. Ma ammesso anche che questo fosse in con­ dizione da reggere alla richiesta e da soddisfarla , l’Austria dovrebbe tenersi sempre pronta a risolvere il secondo problema : quello del mantenere la cor­ rente dopo d’averla attivata ; cosa da non trascurarsi. Ma per questo — si dice — c’ è tempo.

Quelli che sostengono la possibilità e la convenienza dell’operazione non hanno timori di questa sorta. Ad essi non sembra che possa immaginarsi tempo più adatto del presente per continuarla e condurla a ter­ mine. Intanto si ha la prospettiva di parecchi anni di pace, vale a dire di un lungo periodo di tempo du­ rante il quale nulla avvenne di ciò che più terribil­ mente scuote il mondo degli affari, che è il mondo dell’ oro. Quanto a cotesto metallo, è vero che, ad esempio, in una sola settimana di ottobre, la Banca d’Inghilterra no vide sparire dai propri forzieri per più che due milioni di sterline, ma non si tratta che del solito annuale contingente di emigrazione per l’Ame­ rica, e non bisogna dimenticare che quella ne invia, in primavera, all'Europa, molto più che or non gliene venga residuilo. Di più il 1884, minaccia di chiu­ dersi per le esportazioni americane come il 1885 — che fu loro assai meno favorevole degli anni ante­ cedenti. Non è dunque temerario il credere che il movimento di fuga dell’oro non durerà ancor molto, per quanto sia certo che, a propria tutela, la Banca d’ Inghilterra non potrà, per un certo tempo, tornare ai bassi sconti dell’estate passata. E poi se i demo­ cratici, una volta raggiunta la presidenza, mantengono e traducono in atto anche solo una metà della loro avversione per la politica doganale protezionista dei repubblicani, verranno fatte ne’ dazi d’ importazione degli Stati Uniti modificazioni tali da render all’Eu­ ropa possibile il pagare, invece che col proprio da­ naro , colle proprie merci quello che riceve dal di là dell’atlantico. Perchè — si domanda infine — non dovrebbe riuscire all’Austria-Ungheria quello che è riuscito all’Italia, quello che riesce alla piccola Gre­ cia ? Ma ognuno vede com e, appunto perchè Italia e Grecia hanno avuto 1’ oro che loro abbisognava, debba riuscire, in ogni caso, più difficile all’Austria- Ungheria di procurarsi la quantità che le occorre

(almeno por un 600 milioni di franchi) in un mo­ mento in cui la provvista è così scarsa e minac­ ciata da tanti pericoli, che a Londra si è costretti a contare con trepidazione non i milioni o le cen­ tinaia di migliaia, ma le migliaia e le centinaia di sterline che pigliano il volo per 1’ Egitto o per il Portogallo.

Accanto a queste difficoltà tecniche, le quali non intendiamo che accennare di volo, sorgono per l’Au- stria-Ungheria difficoltà d’altro ordine. Le due parti dell’impero non potrebbero, intanto, entrare a discu­ tere il problema della conversione in sè medesimo, senza risolverne uno pregiudiziale, a cui alludemmo nel precedente articolo. Il debito fluttuante è comune, e sta sotto la garanzia solidale della Cisleitania e della Transleitania, ma non è riuscito ancor di trovare la formula per la proporzione secondo cui Austria ed Ungheria debbono, in caso di consolidamento, sop­ portarne il peso. Fino a che dura il regime anfibio della carta alla pari coll’ argento, la questione può stare in sospeso, come ci sta dall’ epoca del primo compromesso; ma l'o ro non si potrebbe aver che conchiudendo un prestito, e conchiudere un pre­ stito vuol dire gravare i due bilanci, ciò che importa la fissazione di quota precisa per l’uno e per l’altro. A coloro che caldeggiano la più prossima possibiI soluzione del problema della valuta, cotesto però sembra tutt’altro che un ostacolo : si può anzi egli dare — essi dicono — un’ occasione migliore per far che le due parti dell’impero s’ accordino alfine circa alla loro quota rispettiva di partecipazione al debito fluttuante comune? Ed al di là della Leitha questa domanda affermativa non è accolta malvolen­ tieri, e si conviene, che ad ogni modo, sarebbe tut­ t’altro che male il seguire il consiglio.

A Pest, dove non si è d’avviso che debba ridursi al minimo la provvista dell’oro, poiché si temono le difficoltà ed i pericoli di una circolazione insuffi­ ciente, diciamo, si vorrebbe veder affermata solen­ nemente dinanzi all’Europa anche in occasione del prestito, la doppia esistenza economica e finanziaria della monarchia. «All’estero — osservava pochi giorni or sono un officiosissimo ungherese — dove dei no­ stri rapporti di diritto coll’altro Stato della monar­ chia non si tien così minuto conto, s’ immagina sem­ plicemente che la monarchia austro-ungarica, come tale, chieda al mercato un miliardo di franchi per mettersi in grado di ristabilire la propria valuta. Da noi, invece, nonostante ogni sentimento di unione predomina una giusta avversione contro tutto ciò che tenda ad accrescere la somma delle faccende comuni, e nessun uomo serio potrebbe volere si parlasse di un prestito comune e di una comune azione, benché la legge espressamente ciò permetta. Un’ azione parallela, al contrario, non solo è esco­ gitabile, ma nel caso di cui si tratta, sarebbe la sola possibile. » Sicché, in conclusione, il debito fluttuante si dividerebbe in due, e due prestiti d i­ stinti, comunque contemporanei, si contrarrebbero per coprirlo.

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meta sospirata dei pareggio. Secondo il preventivo, il 1884 si chiuderà con un disavanzo di 20,662,179 ma il preventivo pel 1885 non attribuisce all’anno prossimo che un disavanzo di 11,675,885: in un anno, adunque un taglio risoluto al deficit di 8,986,346 dovuto per buona parte alla conversione della ren­ dita in oro. Ci è un altro buon sintomo poi, quello della produttività delle imposte : riguardo a questo si cominciò col 1882 ad aver un consuntivo supe­ rante le previsioni (di 6 milioni), e si continuò in meglio col 1883 (7 4/2 milioni). Ma, se pure non ci è alcun dubbio che lo stabilimento di una buona valuta produrrebbe per le popolazioni un vantaggio corrispondente al peso che sopporterebbe il bilancio per effetto del nuovo prestito, si chiede - e non senza ragione, se proprio il momento in cui lo Stato colla conversione della sua rendita in oro ha alleg­ gerito di circa due milioni e mezzo il passivo de’pro- pri conti, sia il più indicato per aggravarlo perma­ nentemente degl’ interessi di cinque o sei milioni del nuovo prestito. L’ Ungheria è assai tenera della propria ambizione di raggiungere il pareggio, e vor­ rebbe aver l’orgoglio di esser la prima a domare l’ idra del disavanzo, ciò che soddisfarebbe all’alto e vivo bisogno che essa sente di affermarsi come in­ dividualità nazionale dinanzi all’Europa. Così si os­ serva : è vero che l’aggio costa più che sei milioni e mezzo in carta (6,678,000), e che la sua disparizione costituirebbe un buon compenso ; ma rimane il peri­ colo che caricando il bilancio de’ nuovi interessi per­ manenti, e mettendosi quindi in condizione, col ri­ manere o col l’accrescere del deficit, di ricorrere al mercato, si veda sfumare in parte quel miglioramento del credito pubblico che costituisce uno degli scopi principali della riforma.

Anche per l’Austria esiste la difficoltà delle con­ dizioni del bilancio, e - se si vuole - più grave che per 1’ Ungheria, ed è dall’Austria che è partito il grido della riforma, ed è in Austria che un par­ tito politico proclama d’ averla scritto come punto capitale nel proprio programma. Si è fatto il calcolo che - dato un prestito comune di soli 300 mi­ lioni - ne spetterebbero alla Cisleitanla 205, collo­ cabili con un peso annuale pel bilancio di 11,500,000. Ma poiché due milioni si potrebbero risparmiare mutando le obbligazioni sulle saline in buoni del Tesoro, ed altri due risulterebbero dalla conversione delle monete d’argento in spezzati di valore intrin­ seco molto inferiore al 900 per 1000, non rimar­ rebbero che 7 milioni o 7,500,000 rappresentanti il costo dell’operazione per l’Austria, anno per anno. Ora, si domanda, che cosa abbia costato l’occupa­ zione della Bosnia e dell’ Erzegovina, che non pro­ fitterà mai all’ impero una minima parte di quello che gli profitterebbe il riordinamento della valuta ; che cosa gli costino via via costruzioni ferroviarie di vantaggio assai problematico ; se ci è dopo il fatale 1873, un solo triennio in cui le imposte non abbiano prodotto sette milioni in più ; se, infine, l’aumento dei dazi sul caffè e sul petrolio non co­ stino alle popolazioni un sacrificio maggiore di quello che da esse richiederebbe la spesa necessaria al rior­ dinamento della valuta.

Tutto questo, per altro, non toglie che il bilancio sia ancor lontano dal pareggio, e che i più richieg- gano appunto il pareggio come condizione prelimi­ nare, imprescindibile al riordinamento della valuta. È vero che bisogna tener conto delle poche spese

per costruzioni ferroviarie, imputate al bilancio di­ rettamente, e del cui deficit rappresentano una parte considerevole; ma vediamo che il preventivo pel 1883 si chiudeva con un disavanzo di 28,194,465 e quello del 1884 calcola su dì un disavanzo ben maggiore: di 58,754,813. Del preventivo pel 1885 si sussur­ rano mirabilia : qualcuno preannuncia nientemeno che il pareggio. Ma, calcolate le cose come si tro­ vavano, sia pure, nel preventivo del 1883, o, se si vuole, sotto un aspetto ancor migliore, la grossa quistione rimane, tanto più che il passivo verrebbe ad aggravarsi delle spese del prestito. Ora, i soste­ nitori di questo, propugnano la teoria che il pro­ blema della valuta può considerarsi indipendente da quello del bilancio, e trovano che almeno una volta il principe di Metternich ebbe ragione, quando espresse appunto il giudizio che bisognava mettere la quistione della valuta nella prima e quella del bilancio nella seconda fila dei compiti da risolvere dalle finanze imperiali, perchè - diceva il vecchio Cancelliere — la valuta in disordine toglie al bilancio la sua vera espressione, mentre l’ ideale assetto del bilancio non ha alcuna diretta influenza sulla valuta. È più che altro - si aggiunge - quistione di fiducia nello Sta­ to ; e di colesta fiducia quando n’ hanno mai le popolazioni avuta più che ora, che allo Stato affi­ dano dai più grossi capitali fino ai più piccoli ri­ sparmi?

Queste osservazioni non affidano in tutto i timo­ rosi, i quali non sanno accettare che l’assetto del bilancio non abbia a considerarsi come un problema di più urgente soluzione, così in sè, come quale condizione preliminare al riordinamento della valuta. Già nessuno potrebbe negare che i due punti non siano collegati in modo intimo l’uno all’altro. Se al pareggio si è vicini, perchè non attenderlo ? Non è forse vero che esso influirà a rendere più facile l’operazione, e migliori i patti del prestito da con­ trarsi ? E se è lontano, come non convenire che sarebbe pericoloso 1’ aggravarlo ? Di più, non am­ mettono gli stessi fautori della conversione sollecita che il bilancio ha parecchie incognite, prima quella derivante dall’amministrazione delle ferrovie di Stato? Cotesta amministrazione si è, nel suo complesso, appena da due anni e mezzo costituita, e incominciano le paure, o, per lo meno le preoccupazioni. Già si do­ manda : non istiamo noi per andare incontro ad una delusione? Di più l’Austria conosce per espe­ rienza che cosa sia il tentare di risolvere contem­ poraneamente i due problemi : quello del bilancio e quello della valuta. La conseguenza de’ tentativi fu sempre il peggiorare delle condizioni d’ambedue.

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il ritorno di quei dazi alle misure in cui prima si trovavano ? Si aggiunge che non può non conside­ rarsi come impegno d’ onore per ¡’Austria di far quello che ha già fatto l’ Italia e quello che sta fa­ cendo la Grecia. Ma appunto per l’ Italia - che non aveva, copie l’Austria, una moneta d’argento condi­ zionata solo ad una data quantità e non ad un dato valore di questo metallo - l’ impegno era più sa­ cro : eppure, essa stava per raggiungere ed aveva raggiunto il pareggio che nessuno poneva come d immediata urgenza la quistione della valuta, ed a risolversi questa non si pensò che quando il bilancio non solo si conservava in equilibrio, ma aveva per­ messo di togliere di mezzo una delle imposte più largamente e sicuramente produttive. E compiuta 1 operazione, quale necessità si manifestò più chiara se non quella appunto che maggiormente obbliga al pareggio : la sosta nelle emissioni di rendita ?

Di più si aggiunge l'obbiezione di coloro che ve­ dono nell’aggio un agente protettivo della produzione nazionale. Si odono ora in Austria ed in Ungheria ì lamenti che alzaronsi così vivi in Italia quando il Ministro Magliani fece conoscere il suo progetto di abolizione del corso forzoso. Il riordinamento della valuta sul tipo d oro toglierebbe alla produzione due vantaggi eh essa ha presentemente : quello di vincere ogni concorrenza sui mercati interni e quella di ten­ tarne una sui mercati esteri : questo sì dice, e lo si dice con tanta maggiore angoscia in quanto le prin­ cipali delle industrie e delle produzioni interne sono in uno stato di crisi acutissima, e non lo sono per ragioni, gravissime pure, ma passeggierò, di capitale -— come in alcuni degli anni susseguenti al 1873 — sibbene per ragioni inerenti ad esse medesime e di carattere e di efficacia più permanenti. Cotesto che 1 aggio, di per sè solo, abbia una virtù protettiva è pregiudizio così diffuso, così tenace, così ribelle ad ogni ragionamento che forse, specie ora, solo nel suo nome potrebbe darla vinta agli avversari della conver­ sione. Invero,fin da quando il tema fu discusso al primo congresso degli economisti austriaci — nel 187ò — a questione venne in campo, e tre quarti della re­ lazione dell’ Hertzka è impiegata a combattere quel pregiudizio. L Hertzka rilevò allora come non l’aggio in sè, ma il movimento ascendente dell’aggio dìa il mezzo di resistere, col minor costo della produzione, alla concorrenza estera, poiché i salari ed i prezzi dei generi di sussistenza segnano anch’essi, benché piu lentamente, il moto del simbolo monetario ri­ spetto all argento od all’oro, e giungono ad esso — distruggendo così il vantaggio del produttore — se aggio ne dà loro il tempo col soffermarsi. A questo modo, adunque, industriali e produttori dovrebbero desiderare, non il denaro con lievi oscillazioni, ma il crescere indefinito dell’ aggio, da cui proclamano di ripetere tanto beneficio. In fondo a questa via però che cosa troverebbero se non, colla rovina dello Stato anche la rovina propria?

Ma oggi industria e produzione, in Austria ed Un­ gheria, hanno preoccupazioni più forti che quelle a cui accennammo, poiché sono in preda ad una crisi di cui non si vede l’uscita. Parte perchè, approffit- tando di protezioni dirette od indirette, si produsse per molto tempo assai più di quel che abbisognasse ai consumi; parte perchè, a lungo andare, la con- correnza coll inferiorità dei prezzi non accompagnati dalla bontà dei prodotti, riuscì ad eludere sè mede­ sima ; parte perchè nel mercato europeo si affac­

ciano e si affermano poderosamente rivalità a cui è pericoloso od impossibile il resistere: molti rami di produzione si trovano a tale che non si sa quando o se anche mai potranno rilevarsi. Alcuni possono dire di essere stati puniti appunto da ciò cui ringrazia­ vano della loro fortuna : inebriati dal moto ascen­ dente dell’ aggio, si svilupparono per alcuni anni meravigliosamente. Ora I’ aggio stesso non si salva da una stagnazione che, se dura ancora, si tradurrà m vera e propria rovina.

Tutto considerato, ed anche ammesso che non in lutto le stesse obbiezioni più serie sian ragionevoli, può accertarsi ohe il momento attuale non sarebbe per l’Austria il più adatto e propizio per incammi­ narsi al riordinamento della sua valuta. È vero che trattasi di operazioni lunghe, a cui tre o quattro anni basterebbero appena; ma è appunto un di quei viaggi pei quali è più necessario che accompagnino fin'da principio buoni e lieti auspici. Coloro stessi che con più forza difendono il progetto e l’idea della sua più prossima attuazione, non possono disconoscere che tutte le obbiezioni che hanno suscitate, quand’anche destituite una per una di valore tecnico e pratico, conserverebbero nel loro insieme un' importanza di sintomo : il progetto urta contro qualche cosa che è, perora, nella coscienza pubblica la quale, forse anche non potendo analizzare sè stessa, dare l’espressione vera del proprio giudizio, tiene per male scelto il momento in cui fu « lanciata » la proposta, anche o, per meglio dire, tanto più se non trattisi di at­ tuarla a breve scadenza. Si potrà, se si vuole, di­ mostrare che non è vero che le condizioni del mercato non sian favorevolissime al chiedergli seicento od ottocento o mille milioni di franchi in oro; che tutto quanto si dice intorno allo stato del debito pubblico, dei bilanci, alle esigenze di riforma del sistema tri­ butario, alle condizioni dell’industrie e di parte della produzione agricola, non ha che vedere col proble­ ma del riordinamento della valuta, e che anzi una immigrazione, richiamata da un nuovo ingente pre­ stito dell’ oro non potrebbe che giovare al credito dello Stato, al bilancio, alle industrie ed alla pro­ duzione. Tutto starebbe benissimo; ma per imporlo come quello di cui abbiamo discorso, specie per un paese che conosce i due mali da lunga pezza cronici, del disavanzo e del corso forzoso, si tratta di co­ gliere un momento di animazione della coscienza pubblica : quello stato di Begeisterung, secondo la frase ed il concetto dei tedeschi, che non fa vedere o fa parere mediocri i pericoli, dato che ci siano, e col nasconderli o coll’impieciolirli aiuti efficacemente a superarli.

LA RELAZIONE

sul progetto dell’ esercizio ferroviario

Capo VI.

Come s i r ip a rtis c a n o i p r o d o tti. § I. — Idee generali.

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Niente di esatto di tutto questo.

Innanzi tutto è il 62, non il 62,50 dato alle So­ cietà, sol che si pensi agli oneri nuovi, e non in­ trinseci all’esercizio, imposti alla Mediterranea e al- l’Adriatica in ragione d’oltre un mezzo milione all’anno a carico di ciascuna. Ogni Società deve accrescere di due terzi il suo contributo alle respettive casse delle pensioni e di soccorso; ed è stata aumentata di lire 350,000 la massa degli stipendi agli impie­ gati delle ex-Romane, i quaii, come le linee della relativa rete, si repartiranno fra le due Società. Lo che, mentre attesta la sollecitudine del Governo pel personale ferroviario, importa una spesa annua, che per ora non c’era, d’oltre un milione di lire, la quale assorbe il mezzo per cento, e anzi lo eccede. — Dun­ que, a voler esser giusti, è il 62, non il 62,50 la compartecipazione delle Società ai prodotti dello esercizio.

In quanto all’anno 1882, non solo si presenta un anno normale perchè le spese causate dalle inonda­ zioni dell’autunno gravarono sullo esercizio 1883, ma perchè dà anche cifre inferiori alla media di molti degli anni precedenti.

Certamente le Società hanno mezzo di guadagnare, come hanno anche pericolo di perdere, trattandosi di una industria aleatoria, ma è bene notare che s’in­ ganna chi parla di lauti guadagni, quando vi sono gli articoli 24, 27 e 21 dei contratti che come co­ lonne d’Èrcole rendono compartecipe lo Stato della metà degli utili oltre il 6 per cento.

Uno dei più autorevoli Commissari dovè ricono­ scere che il 62.50 per cento sia la media delle spese fatte coll esercizio governativo ; che se si pensa ai maggiori oneri ed alle esigenze dello Stato per ciò che riguarda il personale, il numero dei treni, ec., si comprenderà di leggieri che non regge la pretesa di ribasso della percentuale.

§ 2. — Prodotti lordi e spese d i esercizio nel 1882 Reti continentali. — I prodotti lordi dell’eserci­ zio 4882, quali risultano dalle relazioni statistiche delle Amministrazioni ferroviarie, si riassumono co­ me segue :

Ferrovie dell’Alta Italia L. 117,336,468 » Romane. . . . )) 33,154,045 » Meridionali . . » 25,206,358 » Calabresi . . . » 4,320,714 Totale . . L. 180,017,585 Le spese invece salirono :

Ferrovie dell’Alta Italia L. 73,496,627 » Romane. . . . )) 22,958,014 » Meridionali . . » 16,962,528 » Calabresi . . . )) 6,174,799 Totale . . L. 119,591,968 Queste cifre però devono essere poste in corre-dalle spese dell’Alta Italia debhonsi difalcare Li­ re 3,789,481 che riguardano spese di manutenzione delle strade e che ora vanno a carico dei fondi di riserva o del riassetto delle linee; e debhonsi d i- falcare pure L. 495,916 per miglioramenti al ma­ teriale mobile ora a carico della Cassa per gli au­ menti patrimoniali; dalle spese per le Romane debbono

togliersi per gli stessi titoli lire 2,935,916 così che il totale d i ...L. 119,591,968

diminuito di... » 7,221,313 rimane ridotto a . . . . L. 112,370,655 Gli aumenti in pari tempo per la cassa pensioni L. 1,100,000, la cassa di soccorso L. 300,000 così che le L. 112,370,655 diventano lire 113,720,655 nel 1882.

11 prodotto lordo poi per la applicazione delle nuove tariffe si limita in L. 178,417,585.

Rete Sicula. — II prodotto lordo nel 1882 fu di L. 8,048,500 che si riduce a L. 7,477,000 per le nuove tariffe; le spese salirono a L. 6,592,200 che corrette come sopra si limitano a L. 6,235,920.

§ 3. Percentuali di compartecipazione ai prodotti.

Adunque nelle reti continentali dato il prodotto lordo di L. 178,417,585 e le spese di L. 113,720,655, il coeffìcente d’esercizio risulta di 63.7.

Ma il traffico delle nostre ferrovie è sempre in aumento e, in via normale, le spese s’accrescono in una proporzione minore di quella dei prodotti lordi. Osservato questo movimento nell’Alta Italia, si trova che il prodotto lordo ridotto alle tariffe attuali fu di lire 115,636,468 e le spese ridotte collo sottrazioni analoghe alle precedenti del paragrafo secondo di questo capo di L. 69,824,563.

Il gruppo delle ferrovie Romane, Meridionali e Ca­ labresi ridotto come sopra in lire 62,781,117 e le spese a lire 43,896,092.

Se ora i prodotti e le spese della rete dell’ Alta Italia e quelli del complesso delle ferrovie Romane, Meridionali e Calabresi si riferiscono al chilometro di strada e si fa il rapporto fra l’incremento di spesa e l’incremento di prodotto lordo per chilometro, pas­ sando dalla seconda rete alla prima, questo rapporto risulta eguale a 0.481.

Ma i prodotti lordi delle linee Calabresi sono mi­ nori delle spese d’ esercizio che esse richiedono, e quindi ben a ragione si può dire che, essendo queste linee in condizioni anormali per rapporto alle altre del continente, è il caso di trascurarle nella dedu­ zione del coefficiente d’esercizio relativo all’aumento di prodotto; e di considerare, per questa deduzione, le ferrovie dell’Alta Italia da una parte, ed il gruppo delle ferrovie Romane e delle ferrovie Meridionali dall’altra parte.

Seguendo quest’ idea si trova che il rapporto fra l’incremento di spesa chilometrica e l’incremento di prodotto chilometrico, i quali si verificano passando dal gruppo delle Romane e Meridionali alla rete del­ l’Alta Italia, è espresso dalla frazione 0.553.

I due rapporti 0.481 e 0.553, fra le maggiori spese ed i maggiori prodotti, si possono ritenere come due lim iti, uno minimo da patrocinarsi dal Governo , l’ altro massimo da volersi dalle Società concessio­ narie. E, in via di conciliazione, per una determi­ nazione come quella di cui si tratta, nella quale non si può aspirare che ad una modesta approssimazione, si può ammettere il rapporto medio 0.52 fra i due stati trovati.

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prò-772 L ’ E C O N O M I S T A 30 novembre 1884

dotto lordo ; che gli aumenti di prodotto, oltre quello di lire 178,417,583, si potrebbero ritenere assorbiti nella ragione del 52 per 100 dalle mag­ giori spese.

I chilometri di ferrovia, che in media furono esercitati nell’anno 1882, erano 7548; quelli consi­ derati nelle Convenzioni sono 7954; pei 406 chilo­ metri di differenza fra questi e quelli, appartenenti in gran parte a linee di secondaria importanza, non sarebbe certamente possibile fare l’ esercizio colla percentuale del 63.7 ; e non si può andar lungi dal vero ammettendo che nei primi anni dei contratti essi diano un prodotto lordo chilometrico di L. 8000 con una spesa corrispondente a lire 3300 per chilo­ metro aumentato della metà del prodotto lordo, os­ sia di L. 7300. Cosicché, mentre al prodotto lordo di lire 178,417,585 si contrappone la spesa di li­ re 113,720,655, al prodotto lordo di 3,248,000 per ferrovie messe in esercizio dopo il 1882 risponde l’altra di lire 2,963,800.

Ma la percentuale de! 52 sugli aumenti di pro­ dotto lordo oltre quello dell’anno 1882 fino a qual anno, fino a qual limite di introiti lordi si deve applicare? È questa una domanda che viene spon­ tanea, ed alla quale non si può rispondere in ter­ mini ben determinati ed assoluti. Se però si osserva che nei primi due o tre anni dei contratti, le So­ cietà concessionarie dell’esercizio dovranno pensare alla sistemazione dei servizi, all’ ordinamento della grande azienda e a tutto preparare e predisporre per trarre in seguito dalla loro industria quei van­ taggi che hanno motivo di ripromettersi, e che que­ sti primi anni saranno per esse i più scabrosi, si può rispondere; che conviene applicare la detta percentuale fino a quell’ introito al quale presumibil­ mente sarà possibile accostarsi nel terzo anno dopo l’applicazione delle convenzioni ; e che, dovendosi un tal introito stabilire per la regolarità dei con­ tratti, si può fissare in lire 212,000,000.

La somma da aggiungersi ai due prodotti lordi di lire 178,417,585 e di lire 3,248,000 sopra citati per fare lire 212,000,000 è di lire 30,354,415 e a quest’aumento di prodotto lordo in ragione del 52 per 100, corrisponde la spesa di 15,773,896.

Raccogliendo i prodotti e le spese, si ha ; Prodotti L. 178,417,585 » 5,248,000 » 30,334,415 L. 212,000,000 Spese L. 115,720,655 » 2,963,800 » 15,773,896 L. 132,458,351 a cui corrisponde il coefficente d’ esercizio 0,625, ossia la percentuale 62.5.

Il prodotto lordo di lire 212,000,000, al quale corrisponde la percentuale 62.5, è quello stato chia­ mato 'prodotto iniziale ; percentuali minori saranno da applicarsi nel determinare la compartecipazione delle Società esercenti agli aumenti di prodotto ad esso superiori.

Però tenendo conto dell’apertura delie nuove linee di prima categoria contemplate nella legge 29 lu­ glio 1879 che, a termini dei contratti, devono essere incorporate nella rete principale nei modi stabiliti dal­ l’articolo 75 dei capitolati, e avendo riguardo all’in­ dole del traffico che sono destinate a servire, non si può a meno di asserire, che queste linee saranno per la più gran parte ben lungi dal raggiungere il

prodotto medio chilometrico delle attuali ferrovie con­ tinentali; che per le Società assuntrici saranno causa di perdite, sia a motivo della tenuità dei loro pro­ dotti, sia perchè alcune di esse, diventando concor­ renti con ferrovie già in esercizio, saranno per sot­ trarre a queste una parte dell’ attuale movimento; e che col 62.5 per cento del loro prodotto lordo non potranno essere compensate le spese d’esercizio.

È impossibile prevedere in qual misura l’ incor­ porazione delle linee di prima categoria nella rete principale sarà per influire sul coefficiente d’esercizio, e, pur dovendo stabilire delle cifre, si può fare l’ipo­ tesi, la quale non può scostarsi molto dal vero (quando si abbia riguardo anche alle pendenze con cui si dovranno costruire), che dovranno avere le linee stesse, che il medio prodotto lordo e la media spesa di esercizio per ogni chilometro siano eguali e raggiungano la somma di lire 8000. Segue da ciò che, alla percentuale del 62.5 per 100 deì prodotto lordo, il corrispettivo d’esercizio risulterà di lire 5000 e che quindi l’esercente avrà una perdita di lire 3000 per ogni chilometro.

Ora, essendo di circa 1000 chilometri le linee di prima categoria che in breve giro d’anni saranno incorporate nella rete principale, potrebbe derivarne alle Società esercenti la perdita annua di lire 3,000,000; perdita che, per essere i 0,03 di lire 100,000,000, porterebbe a conchiudere doversi aumentare da 52 a 55 la percentuale di compartecipazione delle So­ cietà sugli aumenti di prodotto oltre il prodotto ini­ ziale. E perchè i 1000 chilometri circa di linee di prima categoria saranno sicuramente aperti all’eser­ cizio prima che il prodotto iniziale abbia raggiunto l’aumento di lire 100,000,000, si crede equo e com­ pensativo il portare a 56 l’ultima accennata per­ centuale.

Dopo un certo numero d’anni di applicazione delle convenzioni, numero che sarà di circa 14, l’aumento di prodotto lordo avrà raggiunta la somma di li­ re 100,000,000; saranno cessate le perturbazioni ed i danni derivanti dall’incorporamento delle linee di prima categoria nella rete principale; 1’ esercizio per per gli ingranditi impianti avrà un andamento più regolare ; tutto sarà ben sistemato, ed una percen­ tuale minore di 56 si può stabilire pei successivi aumenti di prodotto. Questa percentuale è rappre­ sentata nei contratti dal numero 50, e si ritiene, nè opportuno, nè giusto il ridurla ulteriormente, sia per lasciare incentivo alle Società nel promuovere aumenti di traffico, sia perchè l’esempio del passato ha fatto palese esservi una certa tendenza negli aumenti delle spese senza che siavi sempre il corrispondente com­ penso negli aumenti di prodotto. Aggiungasi che, oltre le linee di prima categoria, verranno anche a turbare l’economia dell’azienda ferroviaria durante i nuovi contratti tutte le altre linee complementari, molte delle quali, diventando linee concorrenti con quelle che già esistono, ne diminuiranno il traffico o almeno ne paralizzeranno il naturale presunto in­ cremento.

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lometro, le reti continentali avranno un prodotto di 212 milioni pure eguale a L. 25 mila al chilometro. In causa della diversa condizione altimetrica delle linee Sicule la spesa media chilometrica di L. 1 nel con­ tinente sale fino a L. 1.36 nella Sicula.

Segue da ciò : che le spese medie di esercizio di un chilometro di rete continentale e di un chilometro di rete Sicula devono stare approssimativamente fra di loro come 1.50 sta ad 1.86; che nello stesso" rapporto devono stare i coefficienti d’esercizio quando sono eguali i prodotti lordi chilometrici ; che, essen­ dosi stabilito in 0.623 un tale coefficiente per la rete continentale, risulta eguale a 0.773 lo stesso coeffi­ ciente per la rete Sicula ; e che la spesa d’esercizio della rete Sicula, quando si raggiungerà il prodotto di L. 13,000,000, sarà presumibilmente di L.11,623,000.

Si deduce dal sin qui detto : che l’aumento di pro­ dotto lordo dall’anno 1882 all’anno in cui sarà rag­ giunto quello di lire 13,000,000 sarà di L. 7,523,000; e che il corrispondente aumento delle spese risulterà di lire 5,389080, e che il rapporto fra l’incremento di spesa e l’incremento di prodotto lordo sarà eguale a 0.716, o, trascurando i millesimi e correggendo i centesimi, a 0.72.

Riassumendo si può dire: che l’esercizio della rete Sicula, fatto colle tariffe ed ai patti del nuovo con­ tratto, avrebbe costato nell’anno 1882 l’83.4 per 100 del prodotto lordo ; che gli aumenti di prodotto, oltre quello di lire 7,477,000 dell’ anno medesimo, sarebbero assorbiti in ragione del 72 per 100 dalle maggiori spese.

Sommando ora i prodotti in L. 8,500,000 e le spese in L. 6,977,480 si ha il coefficiente di esercizio di 82.

Per gli aumenti poi del prodotto, riflettendo le spese medie di esercizio di un chilometro di rete continen­ tale e di un chilometro di reto Sicula , a parità di prodotti chilometrici, stanno fra di loro come 1.50 a 1.86, si viene a dedurre che, quando sulla rete continentale si verifica un tal prodotto lordo chilo- metrico da essere 0.59 il relativo coefficiente d’eser­ cizio, il coefficiente d’esercizio sulla rete Sicula per lo stesso prodotto sale a 0.73.

Ora, osservando che i prod. lordi di L. 312,000,000 sulla rete continentale e di L. 23,107,000 sulla rete Sicula danno con molta approssimazione lo stesso pro­ dotto lordo chilometrico, e che al secondo, in ragione del 0.73, compete la spesa di L. 16,868,110, risulta: che, mentre il traffico della Sicilia subirà un aumento di lire 8,107,000 passando da lire 15,000,000 a lire 23,107,000, le spese subiranno un aumento di lire 5,243,110 passando da lire 11,625,000 a li­ re 16,868,110 ; e che quindi sarebbe 0.647 il coeffi­ ciente d’ esercizio per gli aumenti di prodotto oltre le lire 15,000,000.

Osservando però che, quando l’ attuale rete Si­ cula avrà raggiunto un prodotto lordo superiore a lire 15,000,000, notevolmente saranno migliorate le condizioni delle sue linee, sia perchè meglio siste­ mate, sia per gii ingranditi impianti che renderanno meno dispendioso l’esercizio, si è creduto di ridurre l’ultimo accennato coefficiente a 0.62 e quindi a 62 la corrispondente percentuale.

Finalmente non si può chiudere l’argomento della compartecipazione senza nuovamente osservare che lo Stato non si fermerebbe alle quote sopraindicate per le reti continentali e per la rete Sicula, quando avvenisse che l’azienda ferroviaria, affidata alle So­ cietà, portasse ad un utile superiore all’interesse in­

dustriale del 7.50 per 100 al lordo della ricchezza mobile. È pattuito nei contratti che in questo caso spetterebbe allo Stato la metà del sopravanzo, e così anche coloro che vedono nelle convenzioni una sor­ gente inesauribile di ricchezza per le Società con­ cessionarie, avrebbero da confortarsi, perchè con op­ portune sfioratore una gran parte di questa ricchezza sarebbe deviata a benefizio dello Stato.

E si noti bene che 1’ utile si deve valutare non solo sull’ esercizio, ma anche sulle costruzioni ; cosicché non v’ha proprio di che andare immaginando lucri favolosi a favore delle Società, e, se questi lucri vi fossero, ne toccherebbe una quota allo Stato.

§ 4. — Principali obbiezioni contro le percentuali di compartecipazione. Prima di tutto le cifre sulle quali si è ricavata la percentuale sono ricavate da un esercizio sul quale non hanno avuto influenze accidenti anormali e il quale è in condizioni le più prossime a quelle in cui saranno per trovarsi gli esercizi futuri.

In quanto ai prodotti iniziali maggiori dei prodotti attuali, ed alla conseguenza che si è voluto dedurne che questo fatto torna a danno dello Stato, si osserva : che, per la ragione già stata addotta dell’opportunità di assumere per prodotti iniziali quelli corrispondenti all’anno d’esercizio in cui presumibilmente le Società concessionarie avranno sistemato i loro servizi, non sono da ritenersi eccessivi nè quello di L. 212,000,000 per le reti continentali, nè quello di L. 8,500,000 per la rete Sicula ; che, l’assumere un prodotto ini­ ziale maggiore di quello attuale, ha per effetto di far diminuire la percentuale ; che quindi coloro che trovano troppo grandi i prestabiliti prodotti iniziali so­ stengono una tesi contraria all’ interesse dello Stato. E la prova di quest’asserzione sta nel fatto che, rife­ rendo l’aumento di prodotto lordo a quello dell’eser­ cizio 1882, si applica (prendendo il caso del com­ plesso delle reti continentali) la percentuale 52 per dedurre la spesa corrispondente a tale aumento, ad una somma tanto più grande quanto più si eleva il prodotto iniziale.

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774 L ’ E C O N O M I S T A

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Convenzioni per gli scopi e nei modi indicati al capo IV di questa relazione. La necessità di questa somma è in parte una prova manifesta che le spese d esercizio negli anni addietro non venivano fatte nella giusta misura, e cl e quindi il sistema d’eser-^ cizio proposto ne.'e convenzioni, in quanto poue al riparo da questo grave inconveniente, è preferibile all esercizio governativo, quale fu applicato fin qui.

Si affermava: 1 attuale prodotto lordo chilometrico della rete Sicula essere di lire 12,482; la spesa, va­ lutata colla forinola delle nuove linee continentali in lire 3000 più la metà del prodotto lordo, sarebbe di lire 9241 ; la percentuale d’esercizio che corrisponde a questi due elementi sarebbe 74; l’esperienza già fatta sulle linee^ Siculo aver dimostrato che Ja vera percentuale è circa 84; e quindi il numero 10, dif­ ferenza fra le dette percentuali 84 e 74, rappresenta presso a poco la differenza di percentuale dovuia alle diverse condizioni in cui si trova la rete Sicula in confronto delle reti continentali. Ma per queste reti la percentuale d’esercizio dovuta agli aumenti di pro­ dotto (quando si trascuri l’influenza deli’incorpora- mento delle nuove linee di prima categoria con quelle m esercizio al 1° gennaio 1884) è 52; e, aggiun­ gendo al 52 il 10, si ha per seconda percentuale sulla rete Sicula il numero 62, cosicché dovrebbe per questa rete sparire la seconda percentuale 72 o, in altri termini, esser ridotta a confondersi colla terza percentuale 62.

Lontro questo ragionamento si osserva ; includere esso l’idea che, per varie coppie di prodotti eguali, bnee non Poste identiche condizioni, le differenze fra le percentuali debbano conservarsi co­ stanti, idea che, nè teoricamente, nè praticamente, è confermata; non tener esso conto del fatto che sulle inee a forti declivii, come sono quelle della Sicilia, le spese corrispondenti agli aumenti di traffico hanno principalmente influenza in quella parte della spesa desercizio che dipende dalle pendenze; e corrispon­ dere la seconda percentuale per la rete Sicula ad aumenti di prodotto compresi fra lire 12,482 e li­ re 25,000, ai quali per le reti continentali viene applicata la percentuale d’esercizio 62.5 e non la percentuale 52, cosicché, quando fosse accettabile il metodo stato proposto per la deduzione della seconda percentuale della rete Sicula, la differenza 84—7 4 = 1 0 sarebbe da aggiungersi al numero 62.5 e non al numero 52. Si otterrebbe per tal modo una percentuale del 72.5, che confermerebbe vieppiù la convenienza di fissare al 72 per cento la partecipa­ zione della Società agli aumenti di prodotto.

L E CASSE POSTALI DI RISPARMIO

La Gazzetta Ufficiale del 6 corrente pubblicava il movimento delle casse postali di risparmio del Regno per il mese di settembre prossimo passato. Eccone i resultati sommari:

I depositi eseguiti nel mese predetto ammonta­ rono alla somma di L. 9,407,760.37 mentre i rim ­ borsi si limitarono a L. 8,525,066.47. Si ebbe così una rimanenza di L. 882,694.20.

Nei mesi precedenti dell’anno in corso i depositi ammontarono a L. 89,931,634.34 con una rimanenza in più, sui rimborsi di L. 26,746,126.

Dal 1876 a tutto settembre 1884 i depositi raggiun­ sero la cifra di L. 384,919,122.83 da cui sottraendo i rimborsi per l’ammont. di L. 272,790,700.22 ne re­ sulta una rimanenza per i primi di L. 112,128,422.6!.

Quanto ai libretti ecco le cifre sommarie :

Em essi E s tin ti R im astiaccesi

Dal 1876 al 1883 N. 910,566 104,578 805,988 Dal 1° gen. 1884

a tutto agosto . . » 182,193 29,658 139,117 Nel settem. 1884 . .. 16,659 4,881 11,688

Per cui rimangono accesi libretti N. 956,793 Da questo movimento si hanno i seguenti totali alla fine di settembre 1384:

Depositi ... L. 473,990,895.51 Interessi capitalizzati... » 10,267 626.73 Somma complessiva dei depositi

e interessi capitalizzati . . . . » 484,258,517.24 J^!mborsi... » 344,501,273!57 Rimanenza... » 139,757,243.67

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 31 ottobre 1884

Al 51 ottobre p. p. i resultati del conto del Te­ soro erano rapprentati dalle seguenti cifre:

A t t i v o :

Pondi di Cassa alla scadenza dell’eser­

cizio finanziario, 1° sem. 1881. . L. 560,061,000 Crediti di Tesoreria alla scadenza del­

l’esercizio suddetto... 64,101,000 Entrata ordin. dal 1° luglio al 31 ott. » 425,990,000 Id. straordinaria...» 35,767,000 Debiti di Tesoreria al 31 ottobr. 1884 » 555,428,000 L. 1,641,347,000 Passivo :

Debiti di Tesoreria alia scad. dell’eser­

cizio finanziario, 1» sem. 1884 . . L. 589,671,000 Pagamenti dal 1° luglio a tutto ott. » 421,874,000 Crediti di Tesor.a al 31 ottobre. . . » 141,198,000 Pondi di Cassa al 31 ottobre. . . . » 488.604,000

L. 1,641,347,000 Gli incassi del mese di ottobre 1884 ammonta­ rono a L. 157,478,000 segnando una diminuzione di L. 3,395,000 su quelli dell’ottobre 1883.

Aumentarono : le dogane e diritti marittimi di L. 1,836,000 in seguito a maggiori importazioni di coloniali ; le partite di g ir o , di L. 6,297,000, in causa dei maggiori versamenti fatti al Tesoro nel— 1 ottobre 1884 dalla Gassa di Depositi e Prestiti per il servizio delle Casse delle pensioni; il capitolo co­ struzioni di strade ferrate, di L. 13,294,000, pro­ veniente tale aumento dagli incassi ottenutisi nei mese di ottobre 1884 per prodotto di alienazione della ren­ dita consolidata emessa per far fronte alle spese di

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30 novembre 1884 L ’ E C O N O M I S T A 775

Diminuirono: i tabacchi,di L. 4,481,000 è ciò perchè ne ottobre 1883 si verificò il versamento del canone della cessata Società della Regìa; le strade ferrate di proprietà dello S ta to , di L. 2,700,000 per ri­ tardo nei versamenti, da parte specialmente dell’Am- mimstrazione delle ferrovie dell’Alta Italia, essendo in corso le relative liquidazioni ; i capitoli aggiunti, di , y , ',000, cagionata tale diminuzione dall’introito tatto nell ottobre 1883 per prelevamento di 10 milioni dal conto di estinzione delle obbligazioni, invece del prodotto di due nuove serie di obbligazioni demaniali non piu alienate.

I pagam. del mese di ott. ascesero a L. 120,466,000, segnando una diminuzione di L. 16,209,000 su quelli dell ottobre 1883.

I Ministeri che segnarono una diminuzione sono j n • ^esoro> d* Grazia e giustizia, degli Esteri,

ella Manna e della Agricoltura e commercio; tutti gli altri ebbero aumento.

Dal 1° luglio a tutto ottobre gli incassi ammon- tarono a L. 461,736,594 con una diminuzione di L. 31,726,976 sul periodo corrispondente del 1883 e i pagamenti a L, 421,874,227 con una differenza’ in meno di L. 34,666,131 sui primi 4 mesi dell’anno finanziario precedente.

Premessi questi dati generali passeremo a confron­ tare alcune cifre degli incassi del mese di ottobre col fiilancio preventivo dell’ on. Ministro delle finanze

ti i,'i U“ -10 a. tutt0 g'ugno 1885.

II bilancio preventivo dell’ entrata per il periodo sopra indicato venne stabilito dall’on. Maediani nella somma di L. 1,548,952,796, la quale divisa per 12 da L. 1^9,079,499 al mese. E affinchè i nostri let­ tori possano vedere a colpo d’occhio gli aumenti e le diminuzioni, riassumeremo in prospetto le cifre dell entrate e poi quelle delle spese confrontate con le previsioni ministeriali.

Entrata

lo c ità ... D iritti delle Legazioni

Consolati a ll’e ste ro .. sp iriti, b irra , ecc... ... .. . Dogane e d iritti m arittim i....* D azi in te rn i di consumo. T ab acch i... sali... L o t to ... ... Poste... T e le g ra fi...’___ Strade fe rrate dello Statò, S ervizi d iv e rs i...

. ^ e imposte dirette essendo riscosse di due mesi in due mesi, il confronto fra le previsioni e gli in­ cassi, anziché a dodicesimi, convien farlo a sesti.

Entrata

sesto della

somma In cassi D ifferenza p rev en tiv ata n e ll’ottobre negli incassi

Im posta sui fondi rustici

e sui fabbricati. . . L . 31,707.308 31,766,705! — Im posta su i re d d . di ric­

chezza mobile . .

61,896

33,250,000 21,667,522 - 11,582,478

Dobbiamo notare che nell’imposta di ricchezza mo­ bile non è compresa quella che lo Stato ritira da sè

direttamente a titolo di ritenuta sugli stipendi, sui valori pubblici, sulle pensioni, ec.

Passiamo adesso alle spese. Queste sono previste per l’anno finanziario 1884-85 in L. 1,541,977,812 che, divise per dodici, danno L. 128,498,151 al mese. Nel complesso dai dieci ministeri furono spese nel mese di ottobre L. 120,466,607, cioè a dire L.8,031,544 meno delle previsioni ministeriali.

1 2 .o della somma p re v e n ti­ v a ta in cassi n e ll’ ottob. differenza negli incassi 2,153,920 2,480,727 + 326,807 1,521,417 1,311,274 - 220,143 88,333 37,147 - 51,186 1,539,582 13.833.333 6,654,104 14,175,000 6.983.333 6.041.666 3.291.666 894,077 4,769,769 1,334,805 1,379,174 16,786,440 6,658,955 15,099,868 7,394,784 4,955,189 3,262,782 991,883 2,000,200 1,150,920 — 160,403 + 2,953,113 — 4,851 + 924,888 + 411.451 — 1,086,477 — 28,884 — 97,806 — 2,769,276 — 183,885 Pagam enti

n istero del T esoro...L.

12.o della somma prev en ti­ v a ta 61,451,505 pagam enti n e ll’ottob. 1884 W, 983, 840 differenza nei pagam enti — 20,467,665 Id . delle fin a n z e ... 14,551,571 12, S8G, 983— 1,644,473 Id . di g ra z ia g iustizia e dei c u lti... 2,812,878 2,748,818 64,060 Id . degli affari esteri. 660,661 546,557 — 114,104 Id . d e ll’istru z i. pubb. 2,645,376 3,037,818 -h 412, 435 Id . d ell’ in te r n o ... 5,197,096 6,006,449 -f- 899,353 Id . dei lav o ri pubblici 15,860,235 22,179,091 + 6,818,856 Id . della g u e rra ... 20,107,743 25,085,227 -h 4,977,484 Id . della m a r in a ... 4,775,577 3, 636,054 -h 860,47 / Id . d e ll’agric. in d u str.

e com m ercio... 995,509 1,245,700 4 - 250,251

To t a l e L. 128,498,151 120,466,607 — 8,031,444

Finalmente se si confrontano i resultati dell’ otto­ bre 1884 con quelli dell’ottobre dell’anno scorso, si hanno le seguenti variazioni:

Entrate ordinarie

R ed d iti p a trim o n ia li... Im posta fo n d ia ria ... Im posta su i re d d iti d i ricchezza

m obile... T asse in am m inistrazione della

D irezione G enerale del De­ m anio ... T a ssa sul prodotto del m ovi­

m ento a g ran d e e piccola ve locità sulle f e r r o v ie ... D iritti delle Legazioni o dei

C onsolati a l l ’estero... T assa sulla m acinazione... T assa su lla fabbricazione degli

alcool, della b irra , acq u e g a ­ sose, ecc... D ogane e d iritti m a rittim i.. D azi in te rn i d i consumo . . . T ab acch i... S a l i ... M ulte e pene p e c u n i a r ie .... L o t to ... P o s te ... T elegrafi... .... * S trad e fe rra te dello S t a t o .. . S e rv iz i d iv e rs i... R im borsi e concorsi n elle spese E n tra te d iv e rs e ... P a rtite di g i r o ... E n tra te stra o rd in a rie effettive. Movimento di c a p i ta li...

mese di ottobre differ. coll’ottob.

1884 1883 2, 480, 727 31,766,202 21,667,522 12,350,367 1,311,274 37,147 1,379, 16,786, 6,658, 15,099, 7,394, 4,955, 3,262, 991, 2,000, 1,150, 1,943, 404, 8,853, 505, 2,001, -f-174 4i0 955 868 784 - 744 - 189 ■ 782 - 8831+ 000 + 920 !— 933 — 778j— 806 + 500 - 773 j + 135,968 ' 725,827 134,726 520,276 129, G49 95,770 5,021,228 281,587 1,836,208 173,593 4,481,631 104,513 636 1,614,688 424,351 82,611 2,700,000 272,749 036,857 1,145 6,297,016 159,813 10, 006,448 T o tale L. 157,478,664 + 3,395, 495

Il seguente prospetto contiene i pagamenti nel- 1 ottobre dei due anni indicati :

nel ottobre 1884 diff. n ell’ott. 1884 M inistero d el T eso ro ...L. 40,983,840 12,886,998 2,748,818 546,557 3,057,811 6,096,449 22,179,091 25,085,227 5,636,051 1,245,760 21,595,736 178,310 43,843 311,263 479,037 1,316,575 2,615,957 2,024,391 780,814 91,941 Id. Id. Id . Id. di g ra z ia e giu stizia, degli affari e s t e r i .. .

della pubb. istru z. .. -f-Id .

Id. dei lav. p u b b lic i.... -H Id . d ella m a rin a . . . .

Id. d e ll’a g r. ind. e com..

-To t a l e L. 120,466,60716,209,326

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