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Comunicazione in caso di crisi e reazione degli utenti online. Il caso Barilla.

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Academic year: 2021

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Indice

Introduzione

Capitolo 1 - Le crisi aziendali e il caso Barilla

1.1.  Crisi  aziendale:  una  minaccia  per  la  reputazione  dell’impresa. 1.2. La comunicazione in caso di crisi

1.3. Situational Crisis Communication Theory (SCCT) 1.4. Strategie di risposta alla crisi

1.5. La reazione dei consumatori 1.6. Il Caso di studio 1.7. Il Caso Barilla 1.7.1. Storia 1.7.2. Il caso Capitolo 2 - La metodologia 2.1 Premessa

2.2.  L’analisi  qualitativa:  la  metodologia  nella  raccolta  dei  dati 2.3.  L’analisi  quantitativa: la metodologia nella raccolta dei dati 2.4.  L’analisi  quantitativa:  la  metodologia  nell’analisi  dei  dati

2.5. Analisi quantitativa: scelte e metodologie nella preparazione dei questionari

Capitolo 3 – I risultati 3.1 Premessa

3.2  L’analisi  qualitativa 3.2.1 Contrari alle scuse

3.2.1.1 Contrari alle scuse perché favorevoli alle dichiarazioni 3.2.1.1.1 Libertà di pensiero

3.2.1.1.2 Non dovute

3.2.1.1.3 Famiglia tradizionale e No offesa

1 5 5 8 9 12 13 14 15 15 17 25 25 25 27 28 32 43 43 43 49 50 50 52 53

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3.2.1.1.4. Dittatura gay

3.2.1.2 Contrari alle scuse perché contrari alle dichiarazioni 3.2.1.2.1 Opportunistiche / Mossa di marketing

3.2.1.2.2. Non sufficienti 3.2.1.2.3. Non sincere/Ipocrisia 3.2.2. Favorevoli alle dichiarazioni 3.2.2.1. Libertà di espressione 3.2.2.2. Famiglia tradizionale 3.2.2.3. No offesa

3.2.2.4. Marketing 3.2.2.5. Dittatura gay

3.2.3. Contrario alle dichiarazioni 3.2.3.1. Discriminazione/Offesa 3.2.3.2. Errore di marketing

3.2.3.3. Nuovo concetto di famiglia 3.2.4. Favorevole alle scuse

3.2.4.1. Mea culpa/Diritto al perdono 3.2.4.2. Umiltà/coraggio 3.3  L’analisi  quantitativa Conclusione Appendice Bibliografia Sitografia 54 55 55 57 59 60 61 63 65 66 68 69 70 71 73 74 75 76 78 85 97 105 105

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Indice

Indice delle figure

Capitolo 1

Fig. 1-1. Esempi di fotomontaggi che incitano al boicottaggio di Barilla. Fig. 1-2. Pubblicità gay friendly dei competitors Barilla.

Fig. 1-3. Scuse twitter di Barilla

Fig. 1-4. Comunicato stampa ufficiale di scuse di Barilla

Capitolo 2

Fig. 2-1. Atlas.ti 5.2

Fig. 2-2.  “Dove  c’è  Barilla  c’è  casa”  del  1988  e  “Un  mare  d’amore”  del   1999

Fig. 2-3. IBM SPSS Statistics

Capitolo 3

Fig. 3-1. La rete di connessioni delle famiglie Fig.3-2. Distribuzione dei commenti per famiglie

Fig. 3-3.  La  rete  di  connessioni  di  “libertà  di  pensiero”  dei  contrari  alle   scuse

Fig.3-4.  La  rete  di  connessione  di  “non  dovute”  dei  contrari  alle  scuse Fig.3-5.  La  rete  di  connessione  di  “dittatura  gay”  dei  contrai  alle  scuse Fig. 3-6. La rete di connessione di “mossa   di   marketing”   e   “opportunistiche”  dei  contrari  alle  scuse

Fig.3-7   La   rete   di   connessione   di   “non   sufficienti”   dei   contrari   alle   scuse

Fig. 3-8.  La   rete   di  connessione   di  “non  sincere/ipocrisia”   dei  contrari   alle scuse

Fig. 3-9. La rete di connessione   di   “libertà   di   espressione”   dei   favorevoli alle dichiarazioni

Fig. 3-10.   La   rete   di   connessione   di   “famiglia   tradizionale”   dei   favorevoli alle dichiarazioni

19 20 21 22 28 34 41 44 48 51 52 54 56 58 59 61 64

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Fig. 3-11.   La   rete   di   connessione   di   “no   offesa”   dei   favorevoli   alle   dichiarazioni

Fig. 3-12. La rete   di   connessione   di   “marketing”   dei   favorevoli   alle   dichiarazioni

Fig. 3-13.  La  rete  di  connessione  di  “dittatura  gay”  dei  favorevoli  alle   dichiarazioni

Fig. 3-14.   La   rete   di   connessione   di   “discriminazione”   e   “offesa”   dei   contrari alle dichiarazioni

Fig. 3-15.  La  rete  di  connessione  di  “errore  di  marketing”  dei  contrari   alle dichiarazioni

Fig. 3-16.   La   rete   di   connessione   di   “nuovo   concetto   di   famiglia”   dei   contrari alle dichiarazioni

Fig. 3-17.  La  rete  di  connessione  di  “mea  culpa”  e  “diritto  al  perdono”   dei contrari alle dichiarazioni

Fig. 3-18.  La  rete  di  connessione  di  “umiltà”  e  “coraggio”  dei  contrari   alle dichiarazioni 65 67 69 70 72 74 75 77

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Indice

Indice delle tabelle

Capitolo 2

Tab 2-1. Tabella di distrubuzione per sesso e per età dei gruppi analizzati

Capitolo 3

Tab.3-1. Frequenze per ciascuna famiglia e categoria Tab. 3-2. Statistica descrittiva dei dati raccolti

Tab. 3-3. T-student e p-value per la verifica delle ipotesi

Tab. 3-4. T-student e intervalli di confidenza per la differenza delle medie 33 47 79 80 82

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Introduzione

La società dei nuovi media e dei social network permette uno scambio di informazioni che non ha precedenti nella storia. Questa velocità veicola informazioni e permette una pronta conoscenza dei fatti in tempi molto rapidi in qualunque parte del pianeta. Questo ha rappresentato per le aziende un’opportunità di ampliare il mercato potendo raggiungere quanlunque consumatore, ovunque esso si trovi. Se a prima vista questa opportunità di allargare il potenziale mercato può sembrare un vantaggio, è necessario notare anche come, in particolari condizioni, essa possa rappresentare anche un possibile rischio  nel  caso  in  cui  l’impresa  si trovi in una situazione di crisi. I social network infatti amplificano in maniera incontrollata e spesso non rintracciabile le opinioni dei consumatori. Gli utenti dei social network, infatti, non sono attori passivi, ma interagiscono e danno le loro opinioni generando delle discussioni che non sono direttamente controllabili dalle aziende e che spesso portano a situazioni non possibili da prevedere. Infatti, nei consumatori, in seguito alle numerose discussioni, si generano sentimenti di rabbia o empatia che li spingono a supportare   o   attaccare   un’azienda in crisi fino a determinarne il successo o il fallimento.

I consumatori che abbiano una forte opinione positiva del brand e che entrino a contatto con informazioni negative   sull’azienda,   restano della loro idea positiva finché il flusso di informazioni non li convince che esiste effettivamente una situazione   di   crisi   e   che   quindi   l’azienda   abbia   agito   in   maniera   non   corretta   (Trump, 2014). Conoscere questi limiti è importante e rappresenta un fondamentale   fattore   di   successo   per   l’impresa, e può determinarne la sopravvivenza o meno durante un periodo di crisi. Trovare la strategia più adatta a far fronte a tali difficoltà non è né una cosa semplice né univoca. Le reazioni dei consumatori, di fronte alla stessa situazione di crisi, possono essere diverse ed in alcuni casi anche contrastanti. Esitono peraltro alcuni modelli e teorie che

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permettono di identificare quale sia la migliore strategia che il crisis manager dovrebbe adottare.

Un caso italiano di crisi, che   nell’ultimo   periodo ha ottenuto una risonanza mediatica mondiale, è stato quello legato alle dichiarazioni sugli omosessuali da parte   dell’amministratore   di   Barilla durante   un’intervista   radiofonica. Nei maggiori social network, in seguito alle sue affermazioni, si sono sviluppate accese discussioni creando fazioni opposte che si sono incontrate e spesso scontrate per sostenere o accusare Barilla. In seguito alla polemica che ne è sorta e ad un possibile calo delle vendite, l’azienda   ha   deciso   di   affrontare   tale   situazione di crisi con delle scuse ufficiali, prima a mezzo di comunicato stampa ed in seguito attraverso un video ufficiale di scuse, in cui Barilla in persona si scusa e spiega ufficialmente il suo punto di vista mostrandosi in una posizione aperta allo scambio culturale con la comunità omosessuale. Come le prime dichiarazioni   hanno   generato   un’accesa discussione, anche le scuse non sono state da meno. Dal punto di vista del marketing e del crisis management, l’analisi   della reazione alle scuse ufficiali rappresenta un caso di studio per valutare se la scelta di scusarsi in maniera ufficiale sia stata una scelta corretta da un punto di vista delle strategie di recupero della situazione di crisi e se sia stata sufficiente per non far perdere valore al brand. Valutare se nel caso specifico la scelta sia stata o meno corretta, certo non ha necessariamente un valore generico ed estendibile a casi analoghi, ma può rappresentare un caso empirico di interesse che, insieme ad altri casi, potrebbe servire a confermare o a mettere in discussione modelli esistenti.

Lo studio che segue è suddiviso in due parti, che hanno seguito due approcci fondamentalmente complementari.

Nel primo studio, si è scelto di seguire un approccio qualitativo all’analisi   dei   commenti che gli utenti di Facebook hanno fatto al video di scuse di Barilla. Si è quindi deciso di analizzare tutti i testi dei commenti attraverso il programma Atlas.ti, in modo tale da poter categorizzare, in un numero limitato di macrofamiglie, tutte le affermazioni valutando se esse siano favorevoli o

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Introduzione

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contrarie sia alle dichiarazioni che al video. In seguito a questa fase di analisi e categorizzazione, attraverso gli strumenti a supporto del programma, si è generata una mappa concettuale basata sulle connessioni logiche che esistono fra i diversi concetti espressi mostrando:

come siano correlate e secondo quali regole di tipo qualitativo esse interagiscano

come gli utenti abbiano affrontato la questione delle dichiarazioni di Barilla come queste siano collegate poi alle scuse che successivamente sono state

porte ufficialmente.

Il risultato di questa fase è quindi la generazione di una mappa concettuale che permette di analizzare le varie connessioni tra i concetti emersi dal dibattito sui social network. A   completamento   dell’analisi, è stata svolta anche una breve analisi quantitativa dei volumi, per capire come siano distribuiti, in termini numerici,  i  commenti  rispetto  all’essere favorevoli, neutrali o contrari secondo le teorie di Vallaster e von Wallpach (2013). Attraverso questa analisi si è voluto, quindi, da un lato far emergere la reazione di tipo interiore che le dichiarazioni e le scuse hanno avuto sui consumatori; e,   dall’altro, analizzare come si sia evoluto il dibattito per poter capire come i consumatori abbiano accolto la mossa strategica di Barilla, che si è concretizzata nelle scuse.

Nella seconda parte dello studio, invece, si è scelto di sottoporre due gruppi di studenti   dell’università   di   Granada   ad   un   test   per   poter   effettuare   un’analisi quantitativa della reazione di due potenziali gruppi di consumatori di pasta Barilla. Il primo gruppo è stato sottoposto alla visione di alcune pubblicità storiche  dell’azienda  e all’ascolto  delle  dichiarazioni;; il secondo gruppo, oltre ad essere sottoposto a tali stimoli, ha visto anche il video di scuse ufficiali di Barilla. In seguito a tali input si sono sottoposti entrambi i campioni allo stesso set di domande in cui si chiedeva di valutare una serie di affermazioni utilizzando delle scale di Likert. L’obiettivo  in  questo  caso,  più  che  di  individuare  quali  siano  state   le reazioni di tipo più interiore dei consumatori, come nella precedente analisi, è stato quello di:

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1. provare  a  valutare  se  c’è  stata concretamente una diversità di comportamento a seguito delle dichiarazioni;

2. comprovare se la strategia di recupero attuata dalla Barilla abbia sortito gli effetti desiderati;

3. verificare se ci sia stata una reazione negativa o positiva alle scuse da parte dei consumatori e,  in  quest’ultimo  caso,  se  si  possa  dire  che  oltre  al  recupero   della   situazione   di   crisi,   l’azienda   abbia   anche   migliorato   la   sua   immagine   rispetto alla situazione iniziale oppure no.

Da entrambe le analisi, ci si aspetta che emergano delle informazioni utili e coerenti rispetto alle teorie attualmente esistenti riguardo il crisis management e le strategie di comunicazione durante fasi di crisi.

L’obiettivo risulta essere, quindi, quello di vedere se, nel particolare caso in cui la crisi nasce e si sviluppa intorno ad argomenti di stampo etico, la strategia delle scuse risulti vincente o meno. Nel caso di una crisi di prodotto essa sarebbe di più facile gestione; infatti, con un miglioramento qualitativo ed una strategia comunicativa a supporto che dimostri un effettivo perfezionamento delle performance del prodotto in questione, la crisi sarebbe più facilmente superabile. Nel caso, invece, in cui siano coinvolte questioni etiche e morali, che sono meno oggettive, risulta diffcile individuare a priori una strategia vincente e anche la teoria viene in aiuto solo con una serie di casi empirici analizzati.

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Capitolo 1

Le crisi aziendali e il caso Barilla

1.1. Crisi  aziendale:  una  minaccia  per  la  reputazione  dell’impresa.

Attualmente le crisi non sono più un evento raro, casuale o periferico, ma sono diventate una caratteristica inevitabile e naturale della nostra vita quotidiana e parte integrante di una nuova era di informazione/sistemi. Non passa giorno senza il verificarsi di una nuova crisi, o il dispiegamento e trascinamento di quelle vecchie. Il mondo ha recentemente assistito ad un grave aumento delle crisi di ogni genere poiché queste possono accadere ovunque, in qualsiasi momento e a chiunque; nessuna azienda, indipendentemente dal suo successo finanziario, dalla sua potenza o reputazione, ne è immune.

La  crisi  d’impresa  rappresenta  una  particolare  situazione patologica che pone in pericolo  la  continuità  dell’attività  aziendale.  Essa  si  caratterizza,  in  generale,  per   gli  effetti  gravi  che  produce  sull’equilibrio  economico  e  finanziario  di  gestione  e   per la necessità di adottare, senza indugio, le contromisure necessarie per evitare il   dissolvimento   dell’organizzazione. Sono eventi che minacciano la stabilità della società o anche la sua sopravvivenza, poiché possono danneggiare la sua redditività, legittimità e la sua stessa reputazione in maniera irreversibile1.

In tale ambito definiamo reputazione l’insieme   delle   valutazioni   che   gli   stakeholders   fanno   sulla   capacità   dell’impresa   di   soddisfare   le   loro   aspettative   sulla base dei comportamenti passati, ed è generalmente considerato un patrimonio aziendale. Una buona reputazione aziendale è sempre più ampiamente riconosciuta come una preziosa risorsa immateriale, poiché in grado di attirare i clienti, generare interesse agli investimenti, migliorare le prestazioni finanziarie, creare un vantaggio competitivo e raccogliere commenti positivi da parte degli

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Paci, Balboni, Gistri. The effects of social media on brand attitude and WOM during a brand crisis: Evidences from the Barilla case (2014)

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analisti finanziari. Una reputazione si sviluppa attraverso le informazioni che gli stakeholders ricevono circa l’organizzazione attraverso2:

le interazioni con una organizzazione

i rapporti mediati su un'organizzazione (compresi i mezzi di informazione e la pubblicità)

le informazioni di seconda mano da altre persone (ad esempio, il passaparola e blog).

Queste ultime, in particolare, risultano essere fondamentali ma difficili da veicolare in alcune situazioni di crisi, se si tiene soprattutto da conto che la maggior parte delle informazioni raccolte dagli stakeholders su un’organizzazione  provengono  dai  media.  È proprio in relazione a questo ultimo punto che si capisce perché la copertura mediatica rappresenta un importante fattore per la gestione della reputazione.

A partire da queste considerazioni iniziali riguardanti la reputazione aziendale, si può definire una crisi come un evento improvviso e inaspettato che minaccia di interrompere   le   operazioni   di   un’organizzazione   creando   una   minaccia   sia   finanziaria sia reputazionale e danneggiando fisicamente, emotivamente e/o finanziariamente tutti i portatori di interesse. Le crisi, quindi, minacciano di danneggiare la reputazione perché danno alle persone ragioni per pensare male dell’organizzazione.   Anche   in   questo   caso,   i   mezzi   di   informazione   e   Internet   giocano un ruolo fondamentale. La maggior parte dei soggetti interessati potranno conoscere una crisi da rapporti di notizie, ma anche attraverso i social media online. Se una reputazione positiva passa ad essere giudicata negativa, gli stakeholders  possono  cambiare  il  modo  in  cui  interagiscono  con  l’organizzazione   e chiaramente i benefici di una reputazione favorevole possono essere persi. Coombs (2007:165) parla a tal proposito di capitale reputazionale, definedolo come “lo  stock  di  proprietà  percettive  e  sociali  di  un’organizzazione”, vale a dire

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Timothy Coombs, Protecting Organization Reputations During a Crisis: The Development and Application of Situational Crisis Communication Theory (2007)

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Le crisi aziendali e il caso Barilla

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la qualità del rapporto che ha stabilito con gli stakeholders e le modalità con cui l’azienda   e   il   brand   sono   gestiti.   Le   imprese   cercano   continuamente   di   accumulare   capitale   reputazionale;;   infatti,   se   un’impresa   è   dotata   di   una   reputazione molto favorevole, anche se dovesse essere colpita da una crisi, essa continuerà ad avere una reputazione forte e questo semplicemente perché avrà un maggiore   capitale   reputazionale   da   spendere   rispetto   ad   un’impresa   con   una   reputazione sfavorevole o neutrale3.

Sebbene non esista una definizione condivisa di reputazione aziendale, è possibile individuare alcuni elementi che accomunano le analisi proposte dalle diverse discipline; in particolare, si evidenzia, in un orizzonte di medio lungo termine, una stretta relazione tra le variazioni del capitale reputazionale di un’impresa  e  la  capacità  di  gestire  i  rapporti  e  le  informazioni  condivise  con  gli   stakeholder interni ed esterni. Secondo questo approccio, la corporate reputation è  influenzata  dall’interazione  tra  tre  elementi  (Davies,  Miles 1998):

l’identità,   intesa   come   il   risultato   delle   azioni   e   delle   percezioni   degli   stakeholder  interni  di  un’organizzazione;;

l’immagine,   frutto   della   percezione   dei   clienti   o   più   in   generale   degli   stakeholder esterni.

l’identità   desiderata   (vision),   ciò   che   l’impresa   comunica   e   come   si   rappresenta rispetto ai suoi stakeholders.

La   reputazione   è,   quindi,   il   risultato   dell’interazione   tra   i   tre   fattori   sopramenzionati. In particolare, essa è influenzata dalle discrepanze (gaps) che si possono generare tra le aspettative degli stakeholder esterni (immagine) e le attività   (strategiche   e   operative)   condotte   dall’impresa   (identità   e   identità   desiderata).

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Trump. Connected consumers' responses to negative brand actions: The roles of transgression self-relevance and domain

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1.2. La comunicazione in caso di crisi

La pianificazione non può impedire qualunque crisi e, a volte, le aziende devono rispondere direttamente alle crisi aziendali. Una comunicazione efficace è, quindi, essenziale per il successo di ogni organizzazione, per cui è necessario individuare una serie di strategie di comunicazione per ottenere un’efficace   gestione della crisi. Anche se gli effetti di una crisi possono essere devastanti per l’organizzazione   e   i   suoi   stakeholder,   questi   eventi   possono   essere   risolti   positivamente se si utilizzano le giuste strategie di risposta. In tal senso, la crisis communication, in quanto parte integrante del crisis management , gioca un ruolo fondamentale permettendo non soltanto di alleviare o eliminare la crisi, ma a volte può anche portare l’organizzazione ad una reputazione più positiva rispetto a prima. Lo scopo della comunicazione di crisi, infatti, è quello di limitare i danni alla reputazione cercando allo stesso tempo di ripristinarla a seguito di una crisi aziendale. Chiaramente, crisi   diverse   possono   richiedere   l’uso   di   strategie   di   comunicazione diverse, nonché una diversa enfasi su diversi stakeholders. Sta di fatto che ciò che viene detto durante una crisi può avere gravi conseguenze sul successo del crisis management, il cui obiettivo principale è quello di mantenere l’attività   dell’organizzazione, minimizzare e riparare i danni alla reputazione. Una comunicazione chiara è essenziale per ciascuno di questi tre obiettivi. Secondo Coombs (2007:165) la prima priorità in caso di crisi è quella di proteggere tutti i portatori di interesse dal danno; proteggere la reputazione arriva solo  in  secondo  luogo.  Per  spiegare  il  suo  punto  di  vista  l’autore  riprende  alcuni   concetti elaborati da Sturges (1994), il quale aveva individuato quelli che dovrebbero essere i contenuti della comunicazione di crisi:

1. Instructing information: dice agli stakeholders quello che devono fare per proteggersi dalla minaccia fisica di una crisi (es. sirene di allarme);

2. Adjusting information: aiuta le persone ad affrontare psicologicamente la crisi, poiché si forniscono loro infomazioni su cosa stia succedendo e come si intende affrontare la situazione;

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Le crisi aziendali e il caso Barilla

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3. Internalizing information: sono le informazioni che le persone utilizzeranno  per  costruirsi  un’immagine  dell’organizzazione.

Poiché la protezione delle persone rappresenta una priorità per qualunque impresa, la crisis communication deve innazitutto presentare le instructing information, seguite successivamente dalle adjusting information, le quali permettono di rassicurare gli stakeholders in merito a quanto è successo. Questi due punti sono affrontati per primi perché sono i problemi fisici e psicologici delle persone i primi a dover essere risolti; di conseguenza le Internalizing information, poiché riguardano la protezione della reputazione aziendale, arriveranno soltanto dopo. Una volta che i managers hanno assolto i loro doveri e sono pronti ad affrontare la questione reputazionale essi hanno a disposizione la guida della Situational Crisis Communication Theory.

1.3. Situational Crisis Communication Theory (SCCT)

W. Timothy Coombs è professore in Scienze della Comunicazione presso la Eastern Illinois University, dove insegna Crisis Management, comunicazione aziendale e pubbliche relazioni. Coombs ha conseguito un Ph.D. presso la Purdue University in Problemi di gestione e degli affari pubblici. La sua area di ricerca principale è la ricerca sulle crisi con una particolare attenzione per lo sviluppo e la sperimentazione della Situational Crisis Communication Theory (SCCT), teoria che suggerisce dei modelli per affrontare le crisi aziendali.

La SCCT è costituita da tre elementi fondamentali: 1. La situazione di crisi

2. Le strategie di risposta alle crisi

3. Un sistema per far concordare le situazioni di crisi e le strategie di risposta alle crisi

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Alla base vi è la convinzione   che   l’efficacia   delle   strategie   di   comunicazione   dipenda dalle caratteristiche della crisi stessa. Attraverso la comprensione della situazione di crisi, un crisis manager può scegliere la risposta più appropriata. La SCCT rappresenta, dunque, un tentativo di capire, di spiegare e di fornire le azioni prescrittive per la comunicazione di crisi. In particolare, essa fornisce, da un lato, un meccanismo per anticipare il modo in cui gli stakeholders reagiranno ad una crisi in termini di minaccia reputazionale; e, dall’altro, cerca di capire come   reagiranno   le   persone   alle   strategie   di   risposta   alla   crisi   stessa.   E’   chiaro   infatti che qualunque persona, di fronte ad un evento di crisi, ricerchi le cause dell’evento   e   ne   attribuisca   le   responsabilità   a   seconda   della sensazione che si genera in lei. In questa maniera sarà portata, dalla   rabbia   o   dall’empatia, ad attaccare   o   a   supportare   l’azienda   che   si   trova in una situazione di crisi, generando  delle  conseguenze,  negative  o  positive,  per  l’azienda stessa.

In occasione di una crisi, sono tre i fattori che potrebbero influire sulla reputazione  di  un’azienda:

1. La responsabilità iniziale della crisi: ossia quanto gli stakeholders ritengono che le azioni  dell’organizzazione  abbiano causato la crisi;

2. La storia della crisi: cioè   se   un’organizzazione   ha   avuto   una   crisi   simile   nel passato;

3. La preliminare relazione reputazionale: indica quanto bene o male un’organizzazione  ha trattato gli stakeholders in altri contesti.

Questi tre fattori sono utilizzati dagli stakeholders per valutare la minaccia reputazionale seguendo un processo in due fasi: innanzitutto essi cercano di attribuire la responsabilità della crisi, partendo dal fatto che ogni crisi genera livelli diversi di responsabilità e attribuzioni di responsabilità. Nello specifico la SCCT,   in   base   all’attribuzione   della   responsabilità   dell’evento   scatenante,   percepita da una certa categoria di stakeholders, identifica tre tipi di crisi ai quali fa corrispondere una serie di strategie di comunicazione ritenute più efficaci nello specifico contesto:

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Le crisi aziendali e il caso Barilla

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Vittima: in   questi   tipi   di   crisi   anche   l’organizzazione   è   una   vittima   della   crisi (es. disastri naturali, informazioni false sull’organizzazione,   manomissione del prodotto da parte di esterni, ecc);

Accidentale: gli interventi organizzativi che provocano la crisi sono involontari (es. errore tecnico tanto nella tecnologia quanto nel prodotto comportandone il richiamo dal mercato);

Prevedibile:   in   questo   caso   l’organizzazione   mette   consapevolmente   a   rischio le persone mettendo in atto azioni inappropriate o violando la legge (es. errore umano, cattiva condotta, ecc).

Il secondo passo messo in atto dagli stakeholders nel valutare la minaccia reputazionale   per   un’azienda   riguarda   la   storia   della   crisi   e   la   preliminare   valutazione reputazionale. In presenza di una storia della crisi e/o di una sfavorevole preliminare valutazione reputazionale, una crisi vittima genera la stessa minaccia reputazionale di una crisi accidentale. Allo stesso modo la presenza di fattori di rinforzo in occasione di una crisi accidentale crea la stessa minaccia reputazionale di una crisi intenzionale. Le due proposizioni (storia della crisi e preliminare relazione reputazionale) spiegano come i fattori di rinforzo possono alterare l’iniziale  minaccia  reputazionale:

La prima proposizione afferma che ad un’organizzazione   che   ha   sperimentato una crisi simile in passato verranno attribuite maggiori responsabilità soffrendo maggiormente e direttamente/indirettamente i danni alla reputazione rispetto ad un’organizzazione   priva   di   una   storia   della crisi.

La seconda afferma  che  all’organizzazione  che  in  passato  ha  trattato  male   gli stakeholders verrà attribuita una maggiore responsabilità della crisi rispetto  ad  un’organizzazione  con  una  preliminare  relazione  reputazionale   neutra o positiva.

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1.4. Strategie di risposta alla crisi

Le strategie di risposta alla crisi sono utilizzate per riparare la reputazione, ridurre gli effetti negativi e prevenire comportamenti negativi da parte degli stakeholders   nei   confronti   di   un’organizzazione.   Nell’ambito   della   SCCT, tali strategie si possono distinguere in due tipologie: primarie e secondarie. Le prime si suddividono a loro volta in tre gruppi:

1. Strategia di negazione: esse tentano di rimuovere qualsiasi collegamento tra   l’organizzazione   e   la   crisi.   In   pratica   i   manager negano la verità e rifiutano ogni accusa di condotta immorale: se questa cornice viene accettata  all’impresa, viene risparmiato ogni danno reputazionale.

2. Strategia di minimizzazione: esse hanno lo scopo di far capire che la crisi non è così male come la gente  crede  o  che  l’organizzazione  non  ne  aveva   il controllo. Se i crisis managers riescono a diminuire la connessione tra l’azienda   e   la   crisi   o   riescono a far si che la gente veda la crisi meno negativamente, i suoi effetti saranno ridotti ( chiaramente a sostegno di tali affermazioni vanno portate solide prove).

3. Strategia di ricostruzione: esse tentano di migliorare la reputazione dell’organizzazione   attraverso   l’assunzione della piena responsabilità per la crisi e fornendo forme compensative materiali e/o simboliche di aiuto alle vittime. Tali strategie sono particolarmente utilizzate per le crisi che presentano una grave minaccia reputazionale, quali le crisi accidentali e quelle intenzionali abbinate ad una storia della crisi e/o una sfavorevole preliminare relazione reputazionale.

Le strategie secondarie servono, invece, a rafforzare le strategie di riposta alla crisi attraverso:

1. Promemoria: utilizza le   buone   opere   passate   dell’azienda per controbilanciare gli effetti negativi della crisi.

2. Adulazione: da un lato, i crisis managers che hanno avuto relazioni positive con gli stakeholders possono attingere alla buona volontà di questi

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Le crisi aziendali e il caso Barilla

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ultimi affinché aiutino a proteggere la reputazione organizzativa; dall’altro,  elogiarli  per  l’impegno  dimostrato durante la crisi può essere un mezzo per migliorare i rapporti con essi e richiamare la loro empatia nei confronti  di  un’azienda  vista  come  vittima  della  crisi.

3. Vittimario: il crisis manager ricorda agli stakeholders che anche l’organizzazione  è  una  vittima della crisi.

Le strategie di risposta alla crisi, nel tentativo di proteggere la reputazione aziendale, perseguono tre obiettivi fondamentali:

1. Attribuire una forma alla crisi;

2. Cambiare  la  percezione  dell’azienda  in  crisi;; 3. Ridurre  l’effetto  negativo  generato dalla crisi.

Tutti questi obiettivi servono principalmente a rassicurare gli stakeholders e ad aiutare  l’azienda  ad  uscire  dalla  crisi  magari  anche  con  una  immagine  rinforzata

1.5. La reazione dei consumatori

Mentre la SCCT si concentra principalmente sulla reazione di tutti gli stakeholders di una azienda che si trova ad affrontare una situazione di crisi, alcuni ricercatori hanno anche cercato di comprendere più a fondo quali siano gli effetti di una crisi sui consumatori (Pace, Balboni, Gistri, 2014) osservando come le reazioni siano fondamentalmente determinate da quanto gli attori siano esposti ai media. Tale studio risulta molto importante ai fini della nostra ricerca, perché fa emergere come i soggetti che ricevono informazioni dai social media tendano a reagire in maniera più negativa alla crisi rispetto a coloro che trovino le informazioni attraverso i mass media tradizionali4. Questo significa che una azienda deve necessariamente reagire in maniera più reattiva sui social media che non sui media tradizionali avviando un dialogo che porti ad una discussione in cui tutti gli attori interessati possano discutere apertamente in modo tale da

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Trump, Connected consumers' responses to negative brand actions: The roles of transgression self-relevance and domain, (2014)

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risolvere  tale  crisi  e  da  mettere  in  evidenza,  attraverso  l’analisi  dei social media, se  la  crisi  riguardi  solo  il  prodotto  o  l’intera  organizzazione5.

1.6. Il Caso di studio

La letteratura degli ultimi anni ha studiato molto il crisis management e le strategie che le aziende dovrebbero adottare per affrontare situazioni che che ne mettono   a   rischio   l’esistenza, considerando soprattutto come tali eventi siano sempre più frequenti e pervasivi. Tutta la teoria si basa fondamentalmente sull’osservazione  e  su studi empirici di valutazioni a posteriori: non è possibile, infatti, prevedere a priori la reazione dei consumatori perché le condizioni al contorno possono essere molteplici e casi che potrebbero essere del tutto simili, possono portare ad effetti anche opposti pur affrontati seguendo la stessa procedura. Numerosi sono stati gli studi che hanno analizzato, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, diversi casi pratici, ma molto spesso questi sono legati ad aziende multinazionali non italiane. Dato che il contesto culturale e sociale può influire sui risultati del crisis management, affrontare un caso di studio della realtà nazionale, che allo stesso tempo possa avere una risonanza a livello mondiale, è sicuramente molto interessante per poter valutare se modelli generalmente accettati di crisis management possano essere applicati anche al nostro contesto. Il caso Barilla risulta, quindi, essere un’ottima occasione per poter effettuare questo tipo di valutazione. In aggiunta a queste considerazioni possiamo effettuare delle valutazioni ulteriori che mostrano come il caso sia particolarmente adatto ad uno studio approfondito di crisis management, poiché si lega a temi che sono strettamente collegati con la società moderna e con la sua evoluzione e che, per tale motivo, sono ancora stati poco studiati. Il primo punto a rendere interessante il caso è che si tratta di un problema etico: Barilla si trova in una situazione di crisi, non perché ha avuto problemi con un prodotto specifico, ma perché ha esternato delle affermazioni su un tema che ancora

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Grappi, Romani, Bagozzi. Consumer response to corporate irresponsible behavior: Moral emotions and virtues

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genera  dibattito  e  su  cui  l’opinione  pubblica  non  ha  ancora  trovato  un accordo. Il fatto, quindi, che si tratti di un tema fonte di discussione ha portato un grande numero di persone a partecipare attivamente al dibattito generando quindi un enorme flusso di dati e di informazioni utili alla ricerca. Il secondo punto a rendere interessante il caso che andiamo ad analizzare è che la crisi ha fatto emergere nei consumatori dei sentimenti di simpatia o di rabbia nei confronti dell’azienda  e  che  questo  abbia  generato  degli  effetti  reali  anche  di  boicottaggio  o   di  stimolo  all’acquisto che da un punto di vista del marketing sono di notevole interesse. Infine è interessante poter analizzare il ruolo chiave che i social media hanno  avuto  all’interno  della  vicenda. Il ruolo di tali sistemi nella comunicazione, ed in particolare nella comunicazione nei casi di crisi, è divenuto oggetto di studio solo negli ultimi anni; da qui in poi tali strumenti si sono diffusi e sono divenuti un mezzo di comunicazione di massa diventando un potente strumento di informazione e di espansione del brand ma anche uno strumento complesso e spesso difficile da gestire direttamente e da prevederne gli effetti.

1.7. Il Caso Barilla 1.7.1. Storia

Il caso oggetto di studio in questa sede, come si evince dal titolo stesso, ruota tutto  intorno  ad   un’azienda   centenaria e nota ai più: la Barilla. Questo marchio nasce a Parma nel 1877 quando Pietro Barilla senior apre in strada Vittorio Emanuele una bottega con forno che produce pane e pasta6. Ben presto, grazie alle ambizioni del suo fondatore riesce a farsi strada   nel   campo   dell’industria   alimentare: da un piccolo forno che produceva inizialmente dai tre ai cinque quintali di pasta al giorno già nel 1905 è passato a produrne più di venticinque. Questi  dati  chiaramente   mostrano  i  grandi  passi  avanti  fatti  dall’impresa e tutto questo solo nel giro di pochi anni arrivando persino a presentare il suo prodotto all’Esposizione  Internazionale  dell’Industria  Moderna  di  Roma.  

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Con  i  successori  di  Pietro,  ovvero  Riccardo  e  Gualdiero,  l’azienda  si  ingrandisce   via via sempre di più: nel 1910 viene aperto un nuovo stabilimento pastificio dotato  di  un  moderno  forno  che  permetta  la  cottura  “in  continuo”  del  pane;;    nel   1936 vengono installate nel pastificio le nuove presse-impastatrici continue italiane. In questo stesso periodo Barilla indirizza la produzione verso il mercato borghese,  grazie  anche  al  lancio  della  pasta  “Fosfina”  e  di  quella  “Glutinata”. La  grande  svolta  e  tutt’ora  grande  merito  affidato  ai  fondatori  del  marchio  sta  nel   dare importanza alla comunicazione pubblicitaria e questo da sempre (ad esempio nel 1916 utilizzano il calendario come veicolo pubblicitario), ma diventa ancora più  evidente   durante   il  ventennio   fascista.   E’,  infatti,  durante   questi  anni  che   la   pasta assume maggiore importanza (grazie anche alla cosiddetta   “battaglia   del   grano”   voluta   da   Mussolini)   e   supera   la   produzione   del   pane,   successivamente   messo in secondo piano per poi essere definitivamente abbandonato negli anni ’50.  In  questi  anni  l’industria  della  pasta  subisce  una  notevole  ristrutturazione con l’affermazione   di   poche   grandi   imprese   a   spese   di   innumerevoli   minuscoli   laboratori. Per conquistarne la leadership, Pietro Barilla (nipote del fondatore), oltre che puntare sulla qualità del prodotto, investe moltissimo in pubblicità: un logo ben identificabile, un confezionamento in scatole blu altrettanto riconoscibili e una presenza costante su giornali e televisione. Si tratta di un completo rinnovamento  dell’immagine  aziendale    voluto  direttamente  da  Pietro,  il  quale  si   era recato apposta negli Usa per aggiornarsi sulle tecniche di confezionamento, sulla pubblicità e sulla grande distribuzione, il tutto poi abilmente affidato alle mani esperte del pubblicitario Erberto Carboni. Nelle campagne pubblicitarie di quest’ultimo   i   principali   comunicatori visivi sono quelli che rimandano alla tradizione (la pasta stessa, la famiglia, il piacere della tavola, ecc), strategie che alla  fine  riescono  a  portare  la  Barilla  a  vincere  la  “Palma  d’oro  per  la  pubblicità”   grazie  alla  campagna  “Con  pasta  Barilla  è sempre  domenica”.

A partire dalla fine degli anni Cinquanta vengono effettuati tutta una serie di cambiamenti che vanno dalla decisione di chiudere il vecchio stabilimento per costruirne uno nuovo dedicato esclusivamente alla pasta (abbandonando quindi la

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produzione del pane), alle prime diversificazioni (ritorno al pane, produzione di grissini e fette biscottate), fino alla cessione del pacchetto di maggioranza dell’azienda  alla  Grace  (la  Barilla  diventa  americana).

Anche negli anni Settanta continuano le novità: la Barilla entra nel mercato meridionale   grazie   all’acquisizione   del   pastificio   Voiello,   costituisce   il   marchio   Mulino  Bianco  e,  soprattutto,  l’azienda  viene  riacquistata  dalla  Grace.

Fanno seguito ulteriori importanti novità:

Acquisizione pastificio Braimbati di Parma e Laboratori Riuniti di Milano con  il  marchio  “Le  tre  Marie”;;

Acquisizione Misko produttore leader della pasta in Grecia; Nasce Barilla Deutschland;

Acquisizione Pavesi.

Con la morte di Pietro avvenuta nel 1993 le redini dell’azienda  vengono  assunte   dai figli Guido, Luca e Paolo, rispettivamente presidente e vicepresidenti del gruppo,  il  quale  tutt’ora  mostra  grandi  prospettive  di  crescita.

1.7.2. Il caso

Tutto   ha   inizio   da   un’intervista   rilasciata   da   Guido   Barilla   alla   “Zanzara”,   un   programma di radio24. Di fronte alla domanda postagli dai conduttori, se sarebbe disposto a fare una pubblicità con famiglie omosessuali, fa le seguenti dichiarazioni: «Noi - dice Barilla - abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell'azienda. La nostra è una famiglia tradizionale. Se ai gay piace la nostra pasta e la comunicazione che facciamo, allora mangeranno la nostra pasta. Se invece non piace, faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un’altra.  Ma  non  si  può  piacere  sempre  a  tutti  per  non  dispiacere  a  nessuno.  Non   farei uno spot con una famiglia omosessuale. E non per mancanza di rispetto verso gli omosessuali, che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza

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disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui noi ci rivolgiamo sia comunque una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale.»

Tali parole non sono piaciute a molte persone e hanno fatto il giro del mondo provocando le reazioni delle associazioni e delle comunità gay e non solo.

Barilla è un marchio-famiglia da sempre, famiglia per posizionamento e tono, famiglia per prezzi concorrenziali e per distribuzione. Oggi però il concetto di famiglia è qualcosa di assai labile che sta subendo un forte processo di trasformazione; è un concetto-valore su cui da tempo il mondo sta provando a ridefinire spazi e confini. Quindi attualmente  utilizzare   la  parola  “classica”   può   risultare pericoloso, dato che si tratta di un concetto in piena rivoluzione.

Con le sue dichiarazioni Barilla si è inimicato gay, lesbiche e tutte quelle persone che da tempo stanno difendendo i loro diritti e che ormai rappresentano una bella fetta   di   consumatori.   All’estero,   dove   l’azienda   esporta   gran   parte   della   sua   produzione   e   dove   c’è   una   sensibilità   diversa   e   più   attenta   ai   diritti   delle   minoranze, le dichiarazioni sono state ancora meno accette.

Sui social la reazione è stata enorme e si è abbattuto un social media fail di proporzioni  catastrofiche.  E’  nato  un  hashtag  chiamato  #boicottabarilla  e  il  brand   è stato pesantemente accusato di omofobia e sono fioccati i fotomontaggi degli utenti (Fig.1-1.).

Nei giorni successivi, alla richiesta di spiegazioni Guido Barilla ha risposto di non   essere   contrario   al   matrimonio   omosessuale,   ma   di   non   essere   d’accordo   sull’adozione   da   parte   di   famiglie   gay,   perché   i   bambini   in   questione   non   avrebbero la possibilità di scegliere; inoltre, da padre di famiglia di più figli, sostiene che sia molto complesso tirare su dei bambini in una famiglia dello stesso sesso.

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In tutto questo ovviamente i competitor (tra gli altri Misura, Buitoni, Garofalo, De Cecco e Althea) ne hanno approfittato per mostrarsi improvvisamente gay friendly, una mossa che ha dimostrato prontezza di reazione e iniziativa, ma che è stata anche criticata per essere risultata eccessivamente calcolata e posticcia (Fig.1-2.)

Di fronte al caos mediatico provocato dalle sue parole, il giorno dopo l’intervista, Guido Barilla commenta così su Facebook le sue parole: «Con riferimento alle mie dichiarazioni rese ieri alla Zanzara, mi scuso se le mie parole hanno generato fraintendimenti o polemiche o se hanno urtato la sensibilità di
alcune persone. Nell’intervista volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all'interno della famiglia». Il suo pensiero lo possiamo trovare anche su Twitter: «Mi scuso molto per aver urtato la sensibilità di tanti. Ho il più profondo rispetto per tutte le persone senza distinzioni». (Fig.1-3.)

Fig. 1-3. Scuse twitter di Barilla

Così   l’imprenditore   torna   sulle   sue   parole   e   aggiunge:   «per   chiarezza   desidero   precisare che ho il massimo rispetto per
qualunque persona, senza distinzione alcuna. Ho il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di

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chiunque. Ho anche detto e ribadisco che rispetto i matrimoni tra gay. Barilla nelle sue pubblicità- conclude la nota- rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque e da sempre si identifica con la nostra marca». A questo punto ecco arrivare le scuse ufficiali, sia sottoforma di comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale di Barilla (Fig.1-4.), sia con un videomessaggio in inglese su Facebook.

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In questa sede verranno analizzati soltanto i commenti degli utenti relativi al videomessaggio di scuse pubblicato su Facebook. Anche qui le reazioni sono state molteplici e varie.

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Capito 2

La metodologia

2.1 Premessa

Per   effettuare   l’analisi   dell’effetto   che   le   parole   di   Barilla   hanno   avuto   sui   consumatori si è scelto di procedere eseguendo due diversi studi con lo scopo di: 1. effettuare una ricerca di tipo qualitativa esplorativa per cercare di

individuare se ci siano delle connessioni fra il caso reale in questione e le astrazioni che giungono direttamente dalle teorie precedentemente esposte;

2. Una ricerca di tipo quantitativa che permetta di valutare se si può effettivamente riscontrare una diversità di comportamento dei consumatori in  seguito  alle  dichiarazioni,  e  se  le  scuse  abbiano  avuto  o  meno  l’effetto   desiderato.

2.2.  L’analisi  qualitativa: la metodologia nella raccolta dei dati

Per quanto riguarda il primo studio di ricerca ci si è trovati davanti a due scelte fondamentali. La prima è stata quella della modalità di contatto dei consumatori. Come punto di partenza per procedere alla decisione si è individuato il presupposto che la rete possa essere   considerato   come   un   “luogo”   in   cui   i   consumatori creano flussi continui di informazioni riguardanti i beni di consumo. Tali flussi possono essere sfruttati dalle aziende per generare innovazione, creare reputazione commerciale e ottenere informazioni. I consumatori, infatti, si scambiano informazioni co-generando valore grazie alle informazioni stesse che volontariamente si scambiano senza la necessità di intervento esterno. Internet si presenta quindi come lo strumento ideale per analizzare le opinioni che

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liberamente vengono espresse dai consumatori. Dato il volume di consumatori che frequenta la rete e che partecipa attivamente a scambi di opinioni riguardo il consumo di prodotti e i comportamenti aziendali, si può ritenere che questa scelta non   rappresenti   un   vincolo   ma   anzi   un’opportunità   poiché,   come   accennato   precedentemente, sono i consumatori stessi che esprimono liberamente e volontariamente le loro opinioni senza pressioni da parte del marketing.

La   scelta   di   svolgere   l’intera   analisi su internet ci pone di fronte alla seconda scelta ovvero attraverso quale comunità virtuale sia consigliabile svolgere l’analisi.   Da   un   punto   di   vista   strutturale, infatti, possono essere individuati diversi tipi di comunità virtuali utili ai fini di ricerche di mercato1:

Social Network: comunità virtuali nelle quali gli utenti possono scambiarsi contenuti e informazioni

Board (o newsgroup): sono bacheche elettroniche normalmente organizzate secondo categorie suddivise per prodotti, stili, concetti. Dato che sono spesso suddivisi per tema da un punto di vista del marketing sono spesso molto interessanti;

Webring: pagine web indipendenti collegate tematicamente da link che referenziano circolarmente le varie pagine. Le pagine interconnesse sono normalmente gestite da una pagina centrale che si occupa di indirizzare i flussi di informazioni;

List: liste di email unite da temi comuni;

Chat room: comunità che permettono il dialogo in tempo reale di utenti connessi a internet. Possono essere generiche o segmentate per specifici argomenti.

Dato   l’enorme   sviluppo   e   l’esponenziale   diffusione   dei   social   network   negli   ultimi anni, si   è   scelto   di   concentrare   l’analisi   sui   commenti   che   i   consumatori   hanno spontaneamente lasciato sulla pagina del prodotto Barilla su Facebook. La scelta di questo social media è ovviamente legata al fatto che risulta essere quello

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La metodologia

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più diffuso e che quindi permette di mettere in comunicazione e a confronto la maggior quantità possibile di utenti in modo tale da avere un numero sufficientemente ampio di commenti.

L’analisi  ha  preso  quindi  come  base  di  dati  di  partenza  tutti  i  commenti  pubblicati   dagli utenti sul post del video delle scuse ufficiali comparso nella pagina Facebook ufficiale di Barilla. La lista dei 6519 commenti scaricati è stata poi analizzata in modo tale da ricavare le informazioni utili ai fini di questa tesi. Dato che   si   tratta   principalmente   di   un’analisi   qualitativa, si è scelto di considerare solo i commenti e quindi i concetti che emergono dalle dichiarazioni stesse degli utenti verso il video di scuse e la loro numerosità complessiva, senza analizzare poi le reazioni di utenti verso le dichiarazioni di altri consumatori poiché questo tipo di analisi esula dallo scopo di ricerca.

2.3.  L’analisi quantitativa: la metodologia nella raccolta dei dati

Per quanto riguarda invece il secondo studio, esso si è svolto presso l’Universidad de Granada (Spagna) ed ha sottoposto un panel di studenti a due tipo di stimoli:

1. Alcune pubblicità Barilla italiane per poter inquadrare il contesto di marketing  di  riferimento  e  le  dichiarazioni  di  Barilla  sull’omossessualità;; 2. Le stesse pubblictà del primo gruppo, le dichiarazioni ed infine le scuse

pubbliche del Sig. Barilla.

Il concetto è quindi quello di analizzare se si può riscontrare una variazione di comportamento e di opinione dei consumatori rispetto al marchio e al prodotto Barilla  in  seguito  alle   dichiarazioni  ed  in  seguito  alle  scuse  pubbliche.  L’idea  è   quella di comprendere se le dichiarazioni abbiano o meno avuto un effetto negativo sul campione di riferimento e se le scuse possano considerasi accettate da un campione estratto dalla stessa popolazione, in modo tale da valutare anche quantitativamente gli effetti delle dichiarazioni e da trarre alcune inferenze.

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In questa seconda fase della tesi si è scelto di analizzare comportamenti e reazioni sottoponendo il campione selezionato ad una serie di domande invarianti rispetto al tipo di esperimento svolto, al fine di valutare effettivamente e quantitativamente se ci siano state delle reazioni apprezzabili nei comportamenti dei consumatori.

Ogni unità campionaria è stata sottoposta, alla fine della presentazione dei rispettivi video, ad una serie di domande a cui era richiesto di rispondere con un punteggio da 1 a 7 rispetto ad alcune affermazioni che riguardavano il caso Barilla. A partire dai dati raccolti anonimamente si sono effettuate delle analisi quantitative per analizzare se vi siano stati delle apprezzabili variazioni nelle opinioni e nei comportamenti dei consumatori.

2.4. L’analisi  quantitativa:  la  metodologia  nell’analisi  dei  dati

Lo  strumento  di  analisi  qualitativa  dei  dati  selezionato  per  svolgere  l’analisi  della prima parte di questa tesi è Atlas.ti 5.2 (Fig. 2-1.). Questo programma è stato sviluppato durante il progetto  ATLAS    all’università  di  Berlino, fra il 1989 e il 1992, e   poi   iniziato   a   commercializzare   nel   1993   dalla   “Scientific   Software   Development”.  

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La metodologia

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Attualmente è uno dei tool più utilizzati nei più svariati ambiti come il quality management,  la  sociologia,  le  ricerche  di  mercato,  l’antropologia,  la  criminologia   e molti altri nell’ambito  delle  ricerche  di  tipo  qualitativo. Il motivo per il quale risulta essere utilizzato in ambiti molto diversi è determinato dal fatto che si tratta di uno strumento molto flessibile che permette di analizzare una grande quantità di dati che non siano formalmente strutturati. Attraverso ATLAS.ti è infatti possibile analizzare, consolidare e mettere in relazione un grande numero di documenti che possono essere sia in forma testuale che in vari formati quali immagini, audio, video e geodata. Esso fornisce anche un numero elevato di strumenti a supporto di tale analisi permettendo di mostrate i dati e le loro relazioni in una forma non solo testuale ma anche visuale e grafica.Nello specifico, l’analisi   qualitativa   dei   commenti   degli   utenti   alle   scuse dell’amministratore   di   Barilla   si   è   basata   sulla   suddivisione   di   queste   ultime   in   famiglie   di   argomenti   e   poi   in   sottoclassi   che   ne   indicassero   l’argomento   o   il   concetto saliente che cercano di esprimere. Si sono così individuate 4 famiglie fondamentali a cui ogni frase può essere assegnata in maniera univoca:

1. Contrario al video delle dichiarazioni originali (CD) 2. Favorevole al video delle dichiarazioni originali (FD) 3. Contrario al video di scuse (CS)

4. Favorevole al video di scuse (FS)

In aggiunta a queste famiglie si è individuata una categoria di non classificati (NC) in cui si sono inseriti tutti i commenti che non erano categorizzabili perché non chiari o perché facevano esclusivamente riferimento a commenti riguardanti altri utenti e per questo motivo esterni allo scopo di studio. Queste macrocategorie sono state scelte a priori poiché racchiudono tutte le possibili reazioni che i consumatori possono mostrare nei confronti della situazione presentata in termini di comportamento. Ad ogni commento, ove esplicitamente indicato, si è anche voluto indicare se il consumatore fosse a favore di un “boicottaggio”  o  se  continuasse  a  “comprare”  in  modo  tale  da  relazionare  questi   comportamenti  d’acquisto  con  le  categorie  che  emergono  dall’analisi.

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Si è dovuto procedere con una categorizzazione a posteriori, invece, per quanto riguarda  le  classi  di  argomenti  legate  alle  discussioni.  Dato  l’ampissimo  numero   di argomenti possibili trattati dagli utenti, si è deciso di non  vincolare  l’analisi  ad   un prestabilito numero di categorie e classi categorizzandole direttamente durante la fase di analisi dei dati. E’  stata  fatta  poi  una  successiva  analisi  che  ha  portato  al   raggruppamento delle classi create in un numero minore che potesse avere una maggiore valenza da un punto di vista  dell’analisi  qualitativa.

Da un punto di vista pratico si è proceduto alla creazione di un file di tipo testuale contenente  l’intera  lista  di  commenti  scaricata  da  facebook.  A  partire  da  questo   file, è stata quindi creata  l’unità  ermeneutica  di  Atlas.ti, che rappresenta il punto di partenza fondamentale per ogni analisi svolta con questo programma. Per ogni commento analizzato, si è assegnato uno o più argomenti e concetti che emergono dalla frase cercando al tempo stesso di legare i concetti emersi nelle 4 famiglie emerse a priori. Atals.ti si è rivelato in questa fase uno strumento fondamentale, poiché permette di assegnare liberamente ad ogni frase o gruppo di parole   un’etichetta   che   nel   nostro   caso   rappresenta   la   classe   su   cui   permette   di   fare analisi di tipo numerico, di effettuare estrazioni e collegamenti per classe stessa. Ognuna delle classi identificate potrà quindi appartenere a ciascuna delle famiglie di base precedentemente menzionate. Ogni frase potrà quindi rientrare in più di una famiglia a seconda delle argomentazioni, e non si può escludere neanche che la stessa frase appartenga a due famiglie apparentemente opposte, poiché,   per   esempio,   un’   affermazione   potrebbe   essere   favorevole   alle   dichiarazioni per uno specifico motivo e al tempo stesso essere contraria alle dichiarazioni per altri motivi. Risulta chiaro che il filo conduttore sia stato quello di creare una categorizzazione il più flessibile possibile per poi procedere ad un affinamento solo successivamente. Alla fine del processo di categorizzazione, le argomentazioni che sono emerse possono essere riassunte secondo la tabella seguente:

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La metodologia

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Favorevole alle dichiarazioni - Dittatura gay

- Famiglia tradizionale - Libertà di espressione - Marketing

- Non offensivo Contrario alle dichiarazioni - Discriminazione

- Eccessive

- Errore di marketing - Gaffe

- Ma libero di esprimere la sua opinione - Ignoranza

- Nuovo concetto di famiglia - Offesa

- Pregiudizio - Uguali diritti Favorevole alle scuse - Accetto ma...

- Coraggio - Cortesia - Diritto al perdono - Dovute - Ignoranza - Imparata la lezione - Intelligenza - Ipocrisia - Libertà di opinione - Marketing - Mea culpa - Non offensiva

- Nuovo concetto di famiglia - Offesa

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- Opportunistiche

- Rappresenta una multinazionale - Sincere

- Tardive - Umiltà

Contrario alle scuse - Comprensibili - Dittatura gay - Dovute - Eccesso di cortesia - Famiglia tradizionale - Libertà di pensiero - Mancanza di coraggio - Mossa di marketing - Non dovute - Non intelligenti - Non sincere - Non sufficienti

L’analisi  qualitativa  e  quantitativa  delle  categorie  e  la  definizione  delle  relazioni   fra le differenti categorie sarà trattata poi nel capitolo conclusivo.

2.5. Analisi quantitativa: scelte e metodologie nella preparazione dei questionari

A completamento   dell’anali   qualitativa   vera   e propria si è deciso di affiancare uno studio empirico quantitativo sulla reazione di un gruppo di studenti dell’università di Granada alle dichiarazioni e alle successive scuse presentate dal Dott. Barilla. Si è così deciso di   svolgere   l’analisi   su   due   gruppi   diversi   di   studenti sottoponendo entrambi ad uno stesso questionario somministrato in forma anonima. Lo scopo principale è stato quello di valutare se il

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La metodologia

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comportamento di un campione di utenti potesse ritenersi modificato in seguito alle dichiarazioni e poi in seguito alle scuse.

Si  è  deciso  di  somministrare  il  questionario  a  due  diverse  classi  dell’Università  di   Granada che possedessero una numerosità sufficiente da poter considerare significativi i risultati ottenuti. Il   primo   gruppo   denominato   “Experimental”   (Sperimentale) era infatti costituito da 63 unità statistiche mentre il secondo definito   “Control”   (Controllo)   era   formato   da   51   untà.   I   due   gruppi   erano   distribuiti per sesso e per età secondo la tabella Tab.4.1.

Experimental Control

Età F M Tot. F M Tot.

19 6 2 8 8 0 8 20 14 2 16 12 1 13 21 3 2 5 4 1 5 22 10 4 14 5 2 7 23 6 1 7 6 1 7 24 4 0 4 0 0 0 25 0 1 1 3 2 5 26 0 2 2 1 1 2 27 0 0 0 1 0 1 28 0 2 2 0 1 1 31 1 0 1 0 1 1 32 1 0 1 0 0 0 36 1 0 1 0 0 0 41 1 0 1 0 0 0 52 0 0 0 0 1 1 Totale 47 16 63 40 11 51

Tab 2-1. Tabella di distrubuzione per sesso e per età dei gruppi analizzati I due campioni selezionati sono stati sottoposti a diversi input:

1. Il primo gruppo è stato sottoposto a due pubblicità Barilla   (“Dove   c’è   Barilla   c’è   casa”   del   1988   e   “Un   mare   d’amore”   del   1999;;   Fig.   2-2.) ed alle dichiarazioni del Sig. Barilla;

2. Il secondo gruppo è stato sottoposto alle stesse pubblicità del primo gruppo, alle dichiarazioni ed, infine, al video di scuse ufficiali.

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Fig. 2-2. “Dove  c’è  Barilla  c’è  casa”  del  1988  e  “Un  mare  d’amore”  del  1999 Il questionario somministrato, come detto precedentemente, era costituito dalle medesime domande per entrambi i gruppi selezionati ed ha lo scopo di valutare quantitativamente se si possa riscontrare una variazione dei comportamenti e dell’opinione  rispetto  al  prodotto  pasta  Barilla  in  seguito  alle  dichiarazioni  ed  alle   scuse. Porre le stesse domande ai due gruppi ha permesso, quindi, di valutare se sia possibile riscontrare delle variazioni di comportamento attraverso dei test di verifica delle ipotesi. Le domande proposte al gruppo di studio sono le seguenti:

1. Indica cuál es su actitud hacia la empresa Barilla que se acaba de describir. (Ponga una cruz en el número más cercano a la definición que te parece más correcta). Negativa (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Positiva Desagradable (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Agradable No es creíble (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Es creíble Superflua (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Interesante Mala (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Buena Sin sentido (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Sabia Desfavorable (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Favorable

No me gusta

para nada (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Me gusta mucho Inútil (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Útil

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La metodologia

35 2. Evalúa la probabilidad de las siguientes afirmaciones.

(Marca el número que mejor expresa su pensamiento teniendo en cuenta que 1 significa "poco probable", mientras que el 7 corresponde a "muy probable" ).

Poco prob able Muy prob able 1. Teniendo en cuenta todos

los videos vistos, estarías dispuesto/a a comprar un producto de marca Barilla?

1 2 3 4 5 6 7

2. Teniendo en cuenta todos los videos vistos, cual es la probabilidad de considerar la compra de productos

Barilla?

1 2 3 4 5 6 7

3. Teniendo en cuenta todos los videos vistos, cuanto piensas que sea probable su compra de productos

Barilla?

1 2 3 4 5 6 7

3. Por favor, indique su nivel de acuerdo o desacuerdo con las siguientes afirmaciones

(Marca el número que mejor expresa su pensamiento teniendo en cuenta que 1 equivale a "muy en desacuerdo", mientras que el 7 es igual a "muy de acuerdo").

Muy en desacu erdo Muy de acuer do 1. Estoy dispuesto/a a difundir informaciónes negativas sobre Barilla.

1 2 3 4 5 6 7

2. Estoy dispuesto/a a hablar mal de la empresa a mis amigos.

1 2 3 4 5 6 7

3. Si mis amigos me pidieran consejo sobre una marca de pasta, yo diría que no compren

Barilla.

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4. Por favor, indique su nivel de acuerdo o desacuerdo con las siguientes afirmaciones

(Marca el número que mejor expresa su pensamiento teniendo en cuenta que 1 equivale a "muy en desacuerdo", mientras que el 7 es igual a "muy de acuerdo").

Muy en desacu erdo Muy de acuer do 1. Creo que Barilla

es una pasta muy

buena 1 2 3 4 5 6 7

2. Creo que Barilla es una pasta muy

válida 1 2 3 4 5 6 7

3. Mi opinión sobre

Barilla es muy

favorable 1 2 3 4 5 6 7

5. Personalmente, cuanto consideras grave que una empresa esté pasando un período de crisis despues de las declaraciones que has visto?

(Marca el número que mejor expresa su pensamiento teniendo en cuenta que 1 equivale a " no grave" y 7 es igual a "muy grave").

No grave grave Muy

(43)

La metodologia

37 6. Exprese su grado de acuerdo o desacuerdo con las siguientes declaraciones sobre la crisis que afectó a Barilla.

(Marca el número que mejor expresa su pensamiento teniendo en cuenta que 1 significa "completamente en desacuerdo", mientras que 5 corresponde a "totalmente de acuerdo"). completa mente en desacuer do totalment e de acuerdo 1. Teniendo en cuenta mis actitudes

personales, creo que la razón de lacrisis que afectó Barilla es muy importante para mí.

1 2 3 4 5

2. Teniendo en cuenta mis valores, creo que la razón de lacrisis que afectó Barilla es muy importante para mí.

1 2 3 4 5

3. La razón de la crisis que afectó a Barilla es muy importante para mí personalmente.

1 2 3 4 5

4. En comparación con otras razones por las que una empresa puede pasar un momento de crisis , la razón por la que Barilla está en crisis es importante para mí.

1 2 3 4 5

5. Estoy interesado / a la razón por la que Barilla está pasando por un período de crisis .

(44)

38

7. Exprese su grado de acuerdo o desacuerdo con las siguientes afirmaciones (Marca el número que mejor expresa su pensamiento teniendo en cuenta que 1 significa "completamente en desacuerdo", mientras que 7 corresponde a "totalmente de acuerdo").

Ítems  del  Test  Revisado de Necesidad de Cierre Cognitivo

completa mente en desacuer do totalme nte de acuerdo

1.  En  caso  de  

incertidumbre,  prefiero   tomar  una  decisión   inmediata, sea la que sea

1 2 3 4 5 6 7

2. Cuando me encuentro frente a varias

alternativas

potencialmente  válidas,   me  decido  a  favor  de   una  rápidamente  y  sin   vacilaciones

1 2 3 4 5 6 7

3.  Prefiero  decidirme  de   acuerdo  con  la  primera   solución  disponible,  en   vez  de  considerar  en   detalle  qué  decisión   debería  tomar

1 2 3 4 5 6 7

4. Me siento  muy   incómodo  cuando  las   cosas  a  mi  alrededor  no   están  en  su  sitio

1 2 3 4 5 6 7

5. Generalmente, evito participar en discusiones sobre temas ambiguos y controvertidos

1 2 3 4 5 6 7

6. Cuando necesito enfrentarme a un problema, no pienso mucho sobre él  y  me   decido sin dudar

1 2 3 4 5 6 7 7. Cuando necesito solucionar un problema, generalmente no pierdo el tiempo considerando 1 2 3 4 5 6 7

(45)

La metodologia

39

diversos puntos de vista sobre el mismo

8. Prefiero estar con personas que tienen las mismas ideas y los mismos gustos que yo

1 2 3 4 5 6 7

9.  Generalmente,  no   busco  soluciones  

alternativas  a  problemas   para  los  que  ya  tengo   una  solución  disponible

1 2 3 4 5 6 7

10.  Me  siento  incómodo   cuando  no  logro  dar  una   respuesta  rápida  a  un   problema al que me enfrento

1 2 3 4 5 6 7

11.  Cualquier  solución  a   un problema es mejor que permanecer en un estado de incertidumbre

1 2 3 4 5 6 7

12.  Prefiero  actividades   en  las  que  está  siempre   claro  qué  es  lo  que  hay   que  hacer  y  cómo  hay   que hacerlo

1 2 3 4 5 6 7

13.  Después  de  

encontrar  la  solución  a   un  problema,  considero   que  es  una  inútil  pérdida   de tiempo tener en cuenta otras soluciones posibles

1 2 3 4 5 6 7

14.  Prefiero  cosas  a  las   que  estoy  acostumbrado   que  aquéllas  que  no   conozco y no puedo predecir

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