L’ ECONOMISTA
G A Z Z E T T A SE TTIM A N A LE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI REDAZIONE: M. J. d e Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y
. „ . . , . . . . ( FIRENZE: 31 Via della Pergola
Anno XLII - Yol. XLYI
Firenze-Roma,
1 9dicembre
1 9 1 5 [ r o m a:m v i» o r e g o n « » N , 217 2« L ’Economista » esce quest’ anno con 8 pagine |
di più e quindi il suo contenuto più ampio dà j
modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfe-i
zionamenti. •
PARTE ECONOMICA
I l prezzo di abbonam ento è di ! . . * o annue an ticip a te, per l ’Ita lia e C olonie. P er l’E stero (unione postale) 1,. *S . Per g li altri paesi si ag giu n gon o le spese posta li. U n fasci colo separato L. i .
S O M M A R IO : PARTE ECONOMICA.
Qusetioni finanziarie.
Scienza e progreseo, LA nfi:a mo Maroi .
Cenni etatietioi eu le vicende economiche, m i commerci con Venterò e sul mercato finanziario.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
Il progetto tedesco sugli extraprofitti di guerra. FINANZE DI STATO.
L’esposizione finanziaria del Ministro del Tesoro — Per au mentare le entrate e diminuire le spese — Il Prestito francese « delta vittoria » — Prestito di 5 milioni >/» all’Albania. — Il nuovo prestito inglese — L’oro della Cassa di conversione del l'Argentina.
FINANZE COMUNALI.
Mutui concessi ai Comuni. IL PENSIERO DEGLI ALTRI,
. L ’ azione delle leggi economiche eospeia? L. Lczzatti — Il prezzo dalle derrate alimentari e l’azione dello Stato — L ’industria del cotone, U. Ancona— Per quelli che non pagano le imposte, A. Rocco.
LEGISLAZIONE DI GUERRA.
Risarcimento di danni di guerra assunto dallo Stato — Ricorsi per nullità di sentenze dei tribunali militari.
NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.
Il costo della vita e i redditi del capitale — Il costo della vita in Spagna — I proventi del Canale di Panama — Il com mercio estero dell’ Inghilterra — Il commercio estero della Russia nei primi dieci mesi del 1915 - Il consumo dello zuccherò nella Gran Bretagna — L'aumento del valore dei terreni in Argentina — Economia e finanze in seguito alla guerra — Il commercio del Brasile — Il pagamento della rendita 3.50 — Per la determina zione dei redditi soggetti al centesimo di guerra.
MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE.
Situazione degli Istitu ti di Credito mobiliare, Situazione degli Istitu ti di emissione italian i, Situazione degli Istituti Nazio- nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Unito, Situazione del Tesoro italiano, Tasso dello sconto ufficiale, Debito Pubblico italiano, Riscossioni doganali, Riscossione dei tributi nell’ eser cizio 1914-15, Commercio coi principali Stati nel 1915, Espor tazioni ed Importazioni riunite, Importazione (per categorie e per m esi), Esportazione (per categorie e per m esi). Prodotti delle Ferrovie delio Stato, Quotazioni di valori di Stato
italiani, Stanze di compensazione, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Tasso per i pagamenti dei dazi doganali. Prezzi del l ’ argento.
Cambi in Italia, Cambi a ll’ Estero, Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’ art. 39 def Cod. comm., Rivista dei cambi di Londra, Rivista dei cambi di P arigi.
Indici economici italiani.
Prezzi dei generi di maggior consumo in Italia per mesi e regioni nel 1914.
Porto di Genova, Movimento del carico. Indici economici dell’ « Economist » . Credito dei principali Stati.
Numeri indici annuali di varie nazioni. Pubblicazioni ricevnte.
I manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser dirette all’avv. M . J. de Johannis, 56,
Roma.
Q U E S T IO N I F IN A N Z IA R IE
Nella discussione svoltasi al Parlamento intorno all’ esercizio provvisorio, il .Governo ha ottenuto, come era giusto, il plauso della Camera e del Se-, nato, più specialmente pel modo come aveva sa puto provvedere alla finanza di guerra, traendo dal paese i mezzi occorrenti per far fronte alle attuali necessità e provvedendo contemporanea mente dai tributi ai mezzi per il servizio degli in teressi sui debiti contratti.
La discussione per quanto breve, non ha man cato però di toccare punti di non lieve importan za, quali quelli delle finanze comunali e provin ciali, della applicazione della imposta erariale di retta, della disoccupazione, dei consumi, della emigrazione, ecc. Ed i ministri del Tesoro e delle Finanze hanno adeguatamente e, secondo il con senso di tutti, esaurientemente risposto ai rilievi che erano stati mossi.'
Il ministro Daneo però ebbe un accenno che ci preme ricordare perchè coincide con il nostro pensiero, e con un programma che da diecine d’ anni questo nostro periodico ha vivamente pro pugnato.
Il Segretario alle Finanze ha affermato, a pro posito del centesimo di guerra, che il tributo trae un certo vantaggio del suo nome tranquillante, che lo fa accogliere con maggiore simpatia; ed è il primo saggio di attribuzione ad un comune de nominatore di tutti i redditi imponibili; in tal mo do prepara il terreno ad ulteriori studi per una imposta che colpisce non la ricchezza mobile e fondiaria, ma la rendita.
Ne possiamo dedurre che il Governo attuale in tuisce già e predispone una riforma tributaria sulla base della imposta globale sul reddito, qua le sempre abbiamo sostenuta in questo Econo
mista.
D ’ altra parte dalla bocca dell’on. Salandra, il quale rispondeva saggiamente a frettolosi rifor matori, sappiamo che il Governo non ritiene do- | versi approfittare dello ' stato attuale di cose e della eccezionalità e necessità del momento per addivenire a modificazioni dei regimi attuali. Non possiamo non condividere un tale indirizzo di prudenza, ma non possiamo non prendere atto della promessa implicita nelle parole dell òn. Da neo, il quale sa come noi certamente, quanto il nostro sistema tributario abbia bisogno di essere radicalmente trasformato su basi di una maggiore equità, di una minore vessatorietà di esazione, di una migliore distribuzione di oneri, di una più moderna applicazione, meglio rispondente alle variazioni, talvolta rapide, che si manifestano nella produzione della ricchezza.
E nel prendere atto, con compiacimento, delle
esser airene | direttive dell’ attuale Governo, ci permettiamo
parla-1182 L ’E C O N O M IS T A 19 dicembre 1915 - N . 2172
meritare intorno alle nostre esigenze finanziarie; vogliamo, cioè, accennare al rigore degli accerta
menti. Comprendiamo come senatori e deputati (non è ancora spenta l’ eco ¿ella inchiesta com piuta dalla Ridorma Sociale sui redditi accèrtati dei nostri legislatori) non potessero essere animati da troppo desiderio nell’ accennare all’ ingrato ar gomento, ma dal Governo avremmo voluto udire una ferma e tranquillizzante assicurazione che o- gni mezzo era stato e sarebbe stato messo in ope ra nell’ attuale necessità dell’ Erario, perchè nella applicazione dei tributi vecchi e nuovi, nessun reddito potesse sfuggire dal parteciparvi.
La mancanza di tale affermazione non ci toglie la fiducia che il fatto sia stato egualmente com piuto e da ciò auguriamo sia per derivare un mag gior gettito all’ erario, gettito che dovrebbe segnare la fine di ingiustizie e iniquità troppe volte lamen
tate. ■ ____
SCIENZA E PROGRESSO
V i è stato chi (I), fra i problemi che in que st’ ora di terribile realtà storica ha rivelato degni della maggiore considerazione, non ha mancato di porre in evidenza la necessità che la scienza economica si spogli di quell'assoluto carattere di astrazione di cui si era andata in questi ultimi tempi imbevendo ed assuma un più spiccato indi rizzo di praticità rivolto alle immediate applicazio ni delle verità scientifiche alla vita.
L ’ accenno di questi nuovi orizzonti cui è utile si rivolga l’economia non è per altro che un lato soltanto del vasto ed arduo problema di rin novamento della scienza in genere, cui si addi- manda una più diretta partecipazione al progres so della società ed un più immediato contatto con la realtà e con i bisogni dell’ esistenza.
Achille Loria in un discorso inaugurale tenuto parecchi anni or sono all’Università di Torino e che ora pubblicato (nel volume: Verso la giusti- 1
zia sociale — Nell’ alba di un secolo, 1904-915, Mi lano, 1915) ha tutto il pregio dell’ attualità, rife riva come la scienza si trovasse in un periodo di crisi pericolosa a causa del carattere prevalente mente assunto di antioggettiva. di antitetica ed in pricipal modo ci antipositiva. E rilevava come la economia politica, trascurando l’ indagine densa di effetti pratici, relativa ai processi della produ zione, della circolazione e della distribuzione delle ricchezze od alla natura dei fatti economici e delle relazioni fra questi e gli aspetti della realtà si rin serrasse nella pretta descrizione dei fenomeni o si irrigidisse in un esame arido di apprezzamenti subiettivi e di sensazioni individuali circa l’utilità o la gradevolezza delle varie merci; come la sta tistica. divelta dallo studio dei più importanti pro blemi umani fosse tutta assorta a perfezionare, raffinare, elegantizzare i metodi di aggruppamen to. di coordinazione, di interpretazione dei dati; come le scienze sperimentali si mostrassero in differenti di fronte ai maggiori problemi pratici collegati all'applicazione dei propri principi teo rici; come le scienze morali un tempo proclivi alla discussione dei problemi più eccelsi andassero sempre più disertandoli confinandosi entro ricer che niù modeste e più tenui; come la storia invece di sforzarsi a trarre dall’ analisi e dalla compara zione laboriosa dei fatti la rivelazione delle grandi regolarità sociali e discernere nuovi rapporti fra le cose e gli avvenimenti si rinchiudesse in sè stes
ti) Gli scambi intem azionali e l’ ora presente di Gi n o Ar i a s in « R iv ista d elle Società com m erciali » , 30 aprile 1915 ed Eco nomia concreta di Ro b e r t o A. Mu r r a y in « E con o m ista », 8 agosto 1915.
sa in un lavorìo di introspezione mentale adope randosi in prevalenza a perfezionare, affinare, acuminare i propri organi e dedicandosi quindi più ad un arida ricerca metodologica che ad una opera consapevole di redenzione umana; come infine la matematica e la filosofia seguissero una corrente esclusivamente soggettivista e come que st ultima specialmente si rifiutasse nei suoi più vari e c in apparenza opposti indirizzi di appren derei il vero oggettivo col vietare la ricerca della causalità « trasferendo invece la sede della verità della legge dalle cose all’ uomo e nelle san zioni e predilezioni di questo ravvisando il criterio insindacabile del vero ».
In yn periodo in cui la vita degli individui e dei popoli non ha mai pulsato così rapida, assillata dalle maggiori necessità pratiche, in cui gli sforzi umani si sono rivolti alla conquista di una mag giore ricchezza, trovandosi, per raggiungere lo scopo, ad affrontare enormi problemi tecnici e materiali; in un periodo in cui la questione sociale si e presentata in tutta la sua estensione e gravità, richiedendo per la risoluzione l ’ opera delle miglio ri attività messe in continuo contatto con i bisogni più urgenti e più dolorosi e l’ applicazione di tutte le provvidenze esulanti da qualsiasi pregiudizio teorico; in un periodo insomma di realtà assillan te, tormentosa quale quello degli ultimi decenni del secolo XIX e dell alba del secolo presente, non poteva l’ indirizzo assunto dalla scienza, che di questa realtà aveva smarrita la nozione, non esse re .riguardato con un senso di sfiducia, di diffiden za, di pessimismo che si ripercuoteva in sfiducia, in diffidenza, in pessimismo verso la scienza stessa ed i suoi risultati ed 1 suoi metodi di studio.
Eppure vi era stato un tempo e non lontano, in cui la scienza intimamente permeata della nozione di oggettività dei fenomeni e preoccupata della ricerca della verità, adoprandosi a penetrare nel profondo delle cose e rivelarne l’ essenza era stata la più fedele alleata della pratica, cui aveva ap prestato valido aiuto nella risoluzione degli innu merevoli problemi sociali. Il Renan poteva allora giustamente chiedere che si facesse largo alla nuo va imperatrice, vittoriosa di ogni tenebra e di ogni mistero, ed il Messedaglia aver fede nella scienza che è potenza, capace di trasformare per opera sua tutta quanta la società.
In tale stato di crisi, dunque, che abbiamo bre vemente tratteggiato, si trovava la scienza alla vi gilia della guerra. La quale, fra i tanti suoi effetti, ha avuto quello di mettere in Luce, per alcuni ra mi speciali, più direttamente in relazione coi fe nomeni celi esistenza, il pericolo di un così fatale indirizzo scientifico, capace non solo di compro mettere la reputazione della scienza, ma di fuor viare dal retto cammino la condotta degli uomini, tanto facili a lasciarsi sedurre dalle più vaghe teorie.
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usciranno dal conflitto disorganizzati e sconvolti occorrerà siano riordinati e specialmente stabiliti! sopra basi di giustizia, di uguaglianza, di equità.
A quest’opera gigantesca di produzione, di ri- costruzione dovrà dunque l’ umanità dedicarsi con nuovo eroico coraggio, e le vittorie che ne conse guirà saranno veramente feconde di bene e di pro gresso. V i è chi pensa che ciascun Stato dovrà a tale scopo chiudersi in sè, ed utilizzando tutte le proprie energie svolgere una politica di lavoro im prontata ai propri fini ed ai propri bisogni nazio nali, vi è chi crede invece necessario che, stabili ta sopra salde basi la pace dei popoli, vi sarà fra essi una comunione di azione, di scambi, di opere che potrà facilitare l’immane compito che gli Sta ti dovranno assolvere per mantenere il proprio po sto nel mondo. Forse sarà necessaria l’ un a cosa e l’ altra; che ciascun popolo si dedichi a mettere in efficienza e valorizzazione tutte le fonti di ric chezza, e che tuttavia si rendano più frequenti e più intensi i rapporti in base ad accordi ci re- ciprocanza : sarà interesse di tutti che ciò avven ga e che la pace diventi così veramente sincera e duratura.
Ora se tutte le forze dovranno riunirsi per uno scopo unico e grandioso, non vi e alcuno che po trà sconoscere il posto che in questo domani di attività intensa dovrà spettare alla scienza, le cui tradizioni si confondono colle origini e col corso del progresso umano. E da tutte potrà esigersi^ un contributo proficuo : da quelle il cui compito e di indirizzare il pensiero alla verità a quelle che deb bono guidare l’ azione sulla via più agevole e più sicura: da quelle che sono nate per l ’investigazio ne profonda ed intima dei fenomeni a quelle che fanno oggetto di studio le manifestazioni della vita economica e sociale. Le une si aiuteranno a quella trasformazione del vero nell’utile, a quella rivelazione delle grandi regolarità umane che al largano gli orizzonti spirituali e sono capaci di dare un contenuto concreto alle maggiori e miglio ri idealità; le altre illumineranno i più urgenti ed ardui problemi e coi risultati delle proprie ricer che. ci additeranno le più oppprtune riforme ed i rimedi più adatti al nuovo assetto sociale.
Ma occorrerà che la scienza compia una decisa e profonda trasformazione, e completando la pro pria funzioné esca dai recessi difficili ed impervi in cui si era rinchiusa e nei quali era dato ai ac- ^ cedere a pochi privilegiati, e scenda nell’immen so campo ove ferve la lotta dell’esistenza, entri nelle scuole a preparare le generazioni Òhe si for mano e le grandi masse alla comprensione delle più vitali questioni, si indugi nei laboratori e nelle officine a perfezionare i meccanismi e la tecnica, ad intensificarne la produzione, a volgarizzare l’u so delle proprie scoperte e facilitarne le applica zioni; ed anche quando la propria natura la co stringa a tenersi in un campo ristretto, in un’ orbi ta limitata, sia feconda l’ opera sua, sì che intorno ad essa non si formi un vuoto sempre più vasto e desolante che la separi dal mondo reale, ma da essa partino sprazzi di vivida luce a mostrare la via più giusta e più- agevole.
E tornando al punto da cui siamo partiti, poiché le scienze economiche e sociali possono Conside rarsi le discipline forse più in grado di inspirare la condotta degli uomini, è da augurarsi che il loro indirizzo assuma un carattere meno empirico ed unilaterale. Nessuno può negare come i fenomeni economici e gli altri sociali siano estremamente complessi e come su ciascuno di essi agiscano non soltanto fattori economici, ma bensì fattori giuri? dici, politici, morali, religiosi, i quali sono fra loro così connessi da dare una determinata im
pronta al fenomeno stesso pur a seconda delle varie circostanze di tempo e di luogo. Si erano illusi gli economisti che potesse il fattore econo mico non solo separarsi dagli altri, ma ancora stu diarsi in sè, completamente avulso dall’ ambiente in cui si forma e vive; anzi avevano creduto che fos se la dignità della scienza a richiedere tale astra zione. E così facendo non si avvedevano di tro varsi in un mondo immaginario fra elementi per necessità immobili e muti, da potersi trattare con abilità ed applicare alle ideologie più varie ed opposte persino
Una qualsiasi scienza che persistesse in questo indirizzo, che pretendesse di stabilirsi al di fuori o al disopra delle cose « nelle regioni nebulose celle entità inafferrabili » fornirebbe nuovo e mag giore argomento di diffidenza sui suoi risultati, in un’ epoca come questa in cui vivificare i propri metodi di studio, metterli a contatto colla realtà, stabilire un ricambio organico fra i suoi principi e le forme della vita è suprema necessità, è con dizione della sua stessa esistenza.
Salutiamo dunque la scienza, che diverrà azio ne, riforma, rivoluzione per aiutare la società nella sua nuova fase di rigenerazione.
La n f r a n c o Ma r o i.
Cenni statistici su le vicende economiche,
sui commerci con l’estero e sul mercato finanziario (*)
L/i vita economica dello Stato italiano ha dovuto
subire anch’essa le conseguenze della, conflagrazio ne europea scoppiata nell’agosto del 1914, come la dovettero subire tutti i paesi, anche quelli non di- l’ettamente impegnati nella più grande lotta che là storia abbia mai segnalato.
Gli organi dei traffici, dei commerci, degli scambi, dei risparmi, delle industrie, si trovarono lanciati di. colpo in mezzo alte più burrascose condizioni; e la loro organizzazione, fatta per la pace, dovette cercare la via. per raggiungere il proprio equilibrio. Via faticosa, in cui nuovi fenomeni e nuovi pro blemi venivano ad affacciarsi. E quindi fu d’uopo che i Governi intervenissero anche nei' rapporti delia privata economia, e con propri atti cercassero di regolare quel repentino - succedersi di nuove vi- cende, che occorreva arginare, affinchè meno dan nose ne .fossero le conseguenze.
Soltanto in questo modo fu possibile che anche la vita della nazione italiana fosse ricondotta ad un relativo assestamento; solleciti interventi gover nativi nei rapporti delle industrie, del traffico, del credito, dHl’agr,molitura, dei consumi, concorsero a far sì ch e l’anno 1914 si chiudesse con una depres? siane molto minore di quella che sulle prime si te meva e minacciava.
Commercio internazionale. — E’ anzitutto interes
sante esaminare le vicende dei nostri commerci ton l’estero.
Il valore complessivo delle merci importate ed e- sportate nell’anno 1914, in confronto del 1913, segna una diminuzione di milioni 57.3, emergenti, dalle cifre che seguono :
Anno Importazione Esportazione Totale 1913 . . 3.645.638 2.511.688 6.157.276 1914 . . 2.882.050 2.217.900 5.099.950 Ma un fenomeno nuovo per la storia della econo mia nazionale erasi affacciato, per la prima volta, nell’ultimo scorcio della annata decorsa. Fino al 1914, la caratteristica comune e costante dei nostri scambi con l'estero, era rappresentata da un ecces so delle importazioni sulle esportazioni: negli ulti mi mesi del 1914, tale eccesso andò , man mano ri ducendosi, fino a scomparire ed à convertirsi inve ce in una plusvalenza di merci esportate, di fronte a quelle importate :
L ’E C O N O M IS T A 19 dicembre 1915 - N. 2172 1184 Importazione Esportazione Settembre 1914 . . . . 102.3 123.2 Ottobre » . . . . 142.5 174.0 Novembre » . . . . 166.6 182.8 Dicembre » . . . 206.1 ' 186.3 Tale aumento perdurò ancora nel gennaio del l’anno in corso in cui 180 milioni di menci varcaro no il confine, mentre ne furono introdotte soltanto per un valore di 169 milioni. Ma da quei punto la differenza determinata in nostro favore dalla, bi lancia commerciale, si arrestò e scomparve.
Non occorre di spiegare le cause dei fatti indi cati da queste cifre, cause naturalmente dipen denti dagli avvenimenti internazionali e dalle pe culiari condizioni che nei mercati d’Italia succede vano nel primo periodo della sua neutralità.
E’ stata però cura del Governo di influire per tempo, sia con importazioni e acquisti diretti, sia con limitazioni e divieti di esportazioni, al fine di rendere meno dure le asprezze che si' verificavano nei corsi dei prezzi di vari prodotti. E più avanti, come venivasi delineando lq necessità della partaci-, pazione dellTtalia alla guerra, i bisogni annonari e quelli per le sussistenze, le munizioni, le armi e gli equipaggiamenti dell’esercito, ancor più influi rono su l’aumento delle importazioni delle merci dalJ’estero, come vien dimostrato dallo specchio che segue : Importazione Esportazione Febbraio 1915 *. . . . 245.8 192.4 Marzo » . -. . 269.6 252.2 Aprile » . . . 325.4 248.2 Maggio » . . . 315.6 212.1
Con la proclamazione dello stato di guerra anche da parte dellTtalia, lo squilibrio nella bilancia com merciale continua : poiché crescono da un lato gli acquisti che lo Stato deve fare all’estero; e d’altro lato si chiudono le vie degli scambi con gli Imperi centrali, e d’altro lato persistono e si aggravano le difficoltà e gli sbocchi dei nostri prodotti sui nuovi mercati.
E infatti ecco le cifre della statistica doganale, fino a tutto ottobre :
Importazione Esportazione Giugno 1915 . . . . 344.7 178.6 Luglio » . . . . 198.7 142.2 Agosto » ... 231.8 159.8 Settembre - )) . . . . 221.5 120.0 Ottobre )) . . . . 276.5 151.6 Facendo le somme, per dieci mesi déil’anno in corso, vediamo che la bilancia commerciale indica una differenza passiva, òhe supera quella dei corri spondenti. mesi del 1914, di 26 milioni di lire, sol tanto, come risulta dalle cifre seguenti :
1914
Importazione . . . . milioni 2.543 Esportazione . . . . » 1.839 Differenza passiva milioni . . . 704
1915 ’
Importazione . . . . milioni 2.599 Esportazione . . . . -» 1.869 Differenza passiva milioni . . 8 • 730 Tale è la nostra situazione economica, in qùanto dipenda dai Valori del suo commercio internazio nale. Giova però di dare uno sguardo altresì alle
variate destinazioni dei nostri traffici con l’estero, quali si desumono dàlie statistiche doganali.: dove peraltro ia specificazione si limita agli Stati prin cipali, e non agli altri dove va estendendosi da qualche* tempo la penetrazione delie nostre merci:
Importazione Esportazione dal P genn. al l0 sett. dal 1° genn. al 1» sett. nel !9I4jnel 1915 Differ. ne! 1914 nel 1915 Differ. Austria-Ungheria. 184.3 S3.7 — 150.9 142.4 104.9 — 37.5 Germania... 411.4 161.3 — 261.1 211.3 184.0 — 27.3 Francia... 179.3 111.0 — 68.3 144.1 297.2 - f 153.1 Gran Brettagna . 398.2 323 3 — 75.2 224 7 252 6 + 27-9 Svizzera ... 64.5 61 1 - 3.4 170.4 208.2 - - 37-8 Argentina. 28.5 254 2 4- 225.7 92 1 81.0 - m i Stati Uniti d’ Amer. 380.8 842.3 4 - 511.5 200 9 188-9 - 1 1 7
Rispetto alle importazioni, le diminuzioni mag giori 'sono quelle segnate per le provenienze dai due Imperi centrali : ,*e* non occorre dirne le cause. Meno sensibili sono le differenze per-, le importa zioni della Francia e dellTnghiiterra. Ingenti in vece sono gli aumenti delle merci acquistate dal-,
l’Argentina e più assai dagli Stati Uniti d’Am erica:' e ne offrono spiegazioni segnatamente gli approvvi gionamenti’ militari, gli acquisti eli materie per mu nizioni *ed equipaggiamenti, Je forti incette di ce reali destinate anche al servizio annonario del pae se, i carboni per uso delle ferrovie e della naviga zione e, delle industrie; , e infine, per dire soltanto dei maggiori, gli acquisti di prodotti chimici, di me talli *e di olii minerali.
Rispetto alle, esportazioni,, sono in aumento quelle verso la Francia, l’Inghilterra e la Svizzera; in di- mniuzione quelle verso gli altri Stati principali. Verso la Francia l’accrescim.entò è maggiore, al quale hanno contribuito in larga parte gli invìi di automobili, latticini, zucchero, cotonate e lanerie.
Meno importanti sono gli aumenti nelle nostre e- .sportazioni verso la Svizzera e* l’Inghilterra (38 e 2.8 milioni di lire); e a formare siffatte cifre hanno contribuito specialmente, le sete e' i manufatti di cotone.
Tutto sommato, dalle esposte cifre è lecito trarre la illazione che, nei rispetti dei commerci con Te sterò, il nostro organismo economico ha dato prova di una grande virtù di adattamento e di resistènza, e che anche questo argomento va aggiunto ai tanti per conchiudere che la nostra guerra nazionale ha trovato il paese preparato ad affermare energica mente la sua volontà di vincere, anche nel campo delle lotte economiche.
Mercato finanziario. — Il mercato finanziario del-
l’anno 1915, per gli avvenimenti politici internazio nali sempre più gravi, si è svolto e si sta svolgendo in condizioni così eccezionali, da non poter rispon dere a quelle leggi economiche che in tempi normali' lo governano.
Tutti gli elementi regolatori dei corsi dei cambi, che in tempo di pace tendono a ricondurli alla pa rità teorica, oggi, o non funzionano più, o funziona no imperfettamente.
Gii approvvigionamenti guerreschi hanno 'fatto aumentare ingentemente le importazioni in tutti i paesi belligeranti senza che a questi sin dato riva lersi con le consuete esportazioni, che, eccezione fatta di periodi transitori, vediamo invece • dimi nuite per i numerosi divieti consigliati da ragioni politiche e militari.
Alla fine delTanno 1914 e all'inizio del 1915, l’Italia era ancora neutrale,, ma, ciò non pertanto, impe gnata in una lotta, diuturna èd ardua, per riuscire a fronteggiare la situazione economica, la quale per le ripercussioni della guerra diveniva ogni gior no più difficile.
Varie furono le provvidenze "del Governo, che valsero a ricondurre*: un po’ di calma nell’àgitato mer cato degli affari, e a frenare le basse speculazioni degli opportunisti.
Il saggio dello sconto, ch ’era salito a Londra fino al 10 per cento, nelFultimo trimestre del 1914 di scende a.l 5, e vi si mantiene fino ad oggi livellan dosi, del resto, al saggio di tutte le altre piazze.
Necessaria occorse la chiusura delle Borse; ma per ovviare a.i danni di una paralisi nelle contrat tazióni dei valori *e dei cambi, si istituirono apposite Commissioni governative* incaricate eli redigere li stini approssimativi dei prezzi dei titoli e dei corsi dei cam bi: Commissioni, che recentemente sono state modificate secondo nuove norme, intese a corri
spondere meglio a quelle, esigenze che l’esperienza ha indicate.
Nel mese di gennaio 1915, mentre la nostra ren dita 3,50 per cento si mantiene ferma intorno al corso di 84,41, vediamoti cambi inscriversi ai prezzi ancora, miti di : 103,80 per Francia * 26,08 per Londra 5,37 per New-York 102. » per La Svizzera 105,80 per l’oro
19 dicembre 1915 - N. 2172 L ’E C O N O M IS T A
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anche le disposizioni che prepararono e poi fissare- no la cessazione della « Moratoria » per cambiali e per depositi, e la liquidazione graduale delle ope
razioni a. termine. " •
Il risparmio italiano, pur seguitando a disertare gli impieghi, industriali, quando venne invitato a prendere parte alla sottoscrizione, aperta nel gen naio 1915, al primo prestito nazionale di un miliardo di lire al i,50 per cento, rispose patriotticamente ali appello, e il risultato fu soddisfacente. Nè per l’avivenuta sottascrizione i c o i si della rendita subi- roim quella depressione elle si poteva temere, poi ché in febbraio la media mensile discese sólamente a 82,15.
Nel successivo marzo, aggravandosi la situazione a- itf oo’ ^ n dita toccò il carso minimo dell’anno di 78,,L; ed i cambi cominciarono ad inasprirsi sen sibilmente per il crescente ammanco nella bilancia dei pagamenti con l’estero: .ammanco derivante da varie cause: dall’esodo dei forestieri, dalle diradate rimesse degli emigrati, dal grave spareggio fra le esportazioni e le importazioni. Le quali ognidì cre scono, per le provviste di grano, di carbone e di
materie prime, e sovratutto, per ogni, sorta di ap provvigionamenti necessari alla preparazione mili tare per la nostra difesa e per la nostra guerra.
In aprile troviamo dunque il cambio: su Francia . . . salito a 109,52 su L o n d r a ... » 27,83 su New Y o r k ... » 5 79 su Svìzzera... » 10911 Solo i cambi sulla Gerihania e l’Austria furono sempre a noi favorevoli, .inscrivendosi a corsi sotto la pari da 117,18 a 121,30 per i marchi e da 88,46 a 92,13. per le corone.
Il passaggio deiritalia da neutrale a belligerante non' produsse mutamenti sensibili nelle condizioni della economia e del credito del Paese. I provvedi- meriti presi per la partecipazione dell’Italia alle 0- stiiità, non furono se non la continuazione e lo svi luppo logico di . quelli approvati in principio.
La rendita, come se il grande avvenimento fosse preveduto e scontato, non ne risentì affatto; anzi il minimo corso del marzo di 78,32 migliorò sempre fino a raggiungere in giugno il corso massimo del l’anno di 85,75.
Altri provvedimenti furono presi con agni solle citudine, come le circostanze richiedevano.
L aumento del limite normale della circolazione, il ricorso alle anticipazioni statutarie ordinarie è straordinarie furono pure' mezzi indispensabili, per affrettare il compito della mobilitazione, e per po ter aiutare le banche e le industrie, accordando ri sconti di portafogli di effetti e titoli, e sovvenzioni contro pegni e valori.
Gli acquisti all’estero dovettero essere intensifi cati, e per la definitiva chiusura dei mercati degli Imperi centrali, l’Inghilterra e la Francia, e più specialmente l’America, divennero, e lo'sono ancora, i principali centri di approvvigionamento; mentre pei- altro la industria nazionale, con patriottico slancio, fa poderosi sforzi per fronteggiare la situa zione e sopperire con l’urgenza necessaria a tutti i
bisogni del nostro esercito mobilitato.
S’imposero- quindi numerose stipulazioni di con tratti con Ditte americane per forniture di materiali di artiglieria e di munzioni, di cavalli, di indu
menti, di- medicinali, di vettovaglie. E conseguenza fatale, ma logica, fu il salire sempre più rapido del corso del dollaro — che oggi' ha raggiunto il prezzo di 6,46 (quanto dire, una perdita per noi del 24,70 per cento) — e parimenti del corso della sterlina, che oggi costa 30. lire, italiane (Con una differenza sulla parità del 20 per cento).
La impressionante ascesa dei cambi, avvisata da mesi, e più. assai la necessità di provvedere agli in genti acquisti da farsi e da pagarsi all’estero, han no consigliato il Tesoro a concretare operazioni dii credito all’estero .con rilascio di buoni speciali in sterline e in dollari (in base ai decreti luogotenen ziali 13 giugno e 19 settembre 1915, nn. 865 el394).
Permangono tuttavia le difficoltà dei negozi e dei pagamenti fuori del paese; ma d’altra parte, tutte le Nazioni, siano esse belligeranti o neutre, si trovano rispetto all’America — più .0 meno — nelle condi zioni dell’Italia. Il che conferma quanto dichiarano
le statistiche finanziarie, e cioè, che dall’agosto 1914 ad oggi l’esportazione americana ha superato ' ’importazione per più di sette miliardi di franelli.
Quanto al mercato, dei vaioli, e in ispecie dei ti toli di Stato, non dobbiamo fare rilievi somiglianti a quelli per il mercato dei cambi. Il corso massimo del 3,50 per cento, di 85,75 raggiunto in giugno, si depresse è vero nei mesi che seguirono, specie in luglio, nel quale toccò la media d.i 81,78; ma. poi a poco a poco riprese, e da 82,95 in agosto sale in set tembre a 84,10, per inscriversi in questi giorni in torno al prezzo di 85,75 con tendenza all’aumento.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
Il progetto tedesco sugli extraprofitti di guerra
Il disegno di legge tedesco sulla sovrinfposizione degli extraprofitti guadagnati in tempo di guerra è più energico e più ristretto insieme di quello italia no. Più energico nella determinazione dell’aliquota da corrispondere all’erario; più ristretto in quanto assoggetta all’imposta le sole società commerciali e la Banca dell’Impero, escludendone le aziende indi viduali e, ciò che è più grave, gli intermediari. Tan to il progetto tedesco', poi, come il decreto italiano, vengono con le loro disposizioni ad escludere i so- vr apro fitti dell’agricoltura: disposizione questa a s sai più importante in Germania, dove la grande pro prietà — e specialmente in Prussia — è molto più diffusa, e organizzata che non in Italia.
Il principio morale che informa il disegno di legge è dichiarato dalla relazione, la quale dice: « In que sto modo vengono colpiti non soltanto i guadagni che provengono direttamente 0 indirettamente dalle forniture militari, e quelli che dipendono dalle con giunture favorevoli create dalla guerra, ma si dà eziandio al Governo la facoltà di tradurre in atto il 1 principio che chiunque si trovi nella condizione — creata da questo periodo di guerra, il quale tanto influisce sulle condizioni economiche della grande maggioranza del popolo* tedesco —■ di aumentare il proprio patrimonio, sia obbligato a sagrificare alla patria una parte notevole di tale aumento ».
Il progetto contempla dapprima le società per azio ni, quelle in accomandita per azioni, le società mi nerarie e per lo sfruttamento del sottosuolo e infine quelle estere che hanno sede nellTinpero. A tutte queste società e persone giuridiche è fatto obbligo di accantonare in una riserva speciale il 50 per cento dei sovraprofitti realizzati nel triennio 1914-16. I gua dagni eccezionali si calcolano prendendo come punto di partenza il profitto medio realizzato nel triennio precedente, e in ogni caso un utile non inferiore al 5 per cento. E neppure si considera come imponibi le un sovra-guadagno che non superi i 5000- marchi. La base minima del 5 per cento si calcola non solo dal capitale sociale precedente alla guerra, ma an che su quello che eventualmente sia stato versato posteriormente nelle* casse sociali per allargare fa - zienda. Per le società che* hanno impianti in Ger mania, ma lavorano anche all’estero, l’imposta col pisce i maggiori utili realizzati nell’interno dell’Im pero.
La ragione del versamento in riserva del 50 per cento per tre anni dei sovraprofitti è duplice, e me glio si spiega con qualche esempio.
Supponiamo che una società commerciale, la qua le nell’ultimo triennio precedente alla guerra ha rea lizzato un dividendo medio di 2 milioni di marchi, abbia poi ottenuto i seguenti profitti:
N el 1914 un utile d i . . . . M . 4 milioni e quindi un sov ragu ad ag n o di . » 2 »
N el 1915 un u tile di . . . . » 6 » e quin di un sovragu adagno di . » 4
Nel 1916 un u tile di...» 4 » e quindi un sov ragu ad ag n o di . » 2 >
Secondo Tari. 1 del progetto essa deve accantonare nella riserva speciale 4 milioni di marchi.
1186 L ’E C O N O M IS T A 19 dicembre 1915 - N. 2172
1915: l’ im porto m ancante del 1914 in ...■ . M . 0,5 la m età del sovragu adagno del 1915 d im in u ito della q u o ta sopra segnata e cioè 4 - 0,5
m ilion i
1916: l’im porto m ancante del 1914 i n ... ... > la m età del sovragu adagno del 1916 così d im in u ita e cioè 2 — 0,5
1,75
0,50
a cui aggiu ngendo i 0,5 m ilioni non rip artiti del 1914 . .
» 0,75
» 0,10 si ha M . 4 m ilion i
Una società, che nel triennio precedente guada gnava. M. 4 milioni all’,anno, ha realizzato i profit ti seguenti:
1914 un profitto d i ... M . 6 M ilioni e quin di un sovraguadagno di . » 2 »
1915 un profitto d i ...» 5 » e quin di un sovragu adagno di . » 1 » 1916 un profitto d i ...» 2 » e q u in di un m inor guadagn o d i . » 2 »
dal sovragu adagno del 1914 M. 1,0 m ilio n i » » s> 1915 » 0,5 »
insiem e M . 1,5 m ilioni da cui va p relevata la m età del
m inor gu adagno del 1916 in . » 1,0 » resta in riserva M . 0,5 m ilioni Quindi la composizione triennale della riserva tro va la sua ragion d’essere nel non togliere allo Stato ciò che si fosse già distribuito agli .azionisti, e nel non diminuire a questi la quota di profitti abituali.
Le disposizioni del profitto che riguardano la par tecipazione dello Stato ai maggiori utili della Banca dell’impero sembrano, a prima, vista formidabili. Es sa infatti deve versare all’Erario: 1° una, somma di 100 milioni di marchi; 2° altri 14,3 milioni sui gua dagni del 1915 e 1916; 3° dedotte tutte le spese, il so- vraprofitta che resti alla Banca nel biennio 1915-16 sul dividendo medio del triennio 1911-13, sarà diviso a metà con . lo Stato; 4° infine'la metà delle riserve speciali che la Banca accantona nel 1914-15-16 per perdite eventuali e che non vengano adoperate, de dotta una somma di 6 1/4 milioni di marchi, verrà parimenti versata allo Stato.
Per spiegare il n. 2 bisogna tener presentai che i 14.3 milioni •rappresentano la metà del sovraguada gno della Banca nello scorso 1914.
Unendo assieme le quattro voci, risulta che già sin d’ora la Banca dell’Impero deve versare allo Stato:
100 + 14,3 + 33,6 + 46,06 = 193,96 milioni di marchi. Cifra cospicua, per certo, ma che si giustifica age volmente quando si rifletta agli immensi guadagni che ha realizzato quell’istituto in grazia dell’immen so castello di carta che la Germania ha eretto. Tol to l’obbligo di cambiare i suoi biglietti in oro, tuttodì credito concesso per miliardi dalle « Darlehenskas sen » alle banche locali e da, queste all’industria e al commercio privato, è stato scontato dalla « Reich sbank », la quale, al passivo delle operazioni, segna va poco più del costo, della carta e del torchio,. Ove si considerino i profitti di queste operazioni, la so vrimposta dellTmpero apparirà nelle sue. più esatte proporzioni;
FINANZE DI STATO
L’esposizione finanziaria del Ministro del Tesoro
(C on tin u a zion e, vedi E conom ista, n. 2 1 7 !, del 12 die. 1915) Cassa depositi e prestiti.
Mi riservo di parlare della .situazione economica del paese. Fra tanto riposiamo .la mente, per un istante, osservando i benefici che continua a ren dere la provvida amministrazione della Cassa de
pòsiti e prestiti e degli annessi istituti di previdenza. Essa, per opportuni provvedimenti di governo, non solo ha proseguito nella ; sua benefica via, ma intensificò l’opera di larga sovveniri,ce di Comuni, di Provincie, di Consorzi.
Il grandie Istituto — nel corso dell’ultimo decen nio —• concesse ogni anno circa un migliaio di mu tui per l’importo, in, media, di novanta milioni; ma soltanto nei primi dieci mesi di quest’anno sorpassò i milletrecento, per quasi novantotto milioni. Con raggiunta poi dell fondo speciale dei cento milioni — destinato a opere pubbliche' a sollievo della di soccupazione — le concessioni accrescono di questa rilevante cifra, ed i mutui salgono a tremilacento- venticinque, per giungere, presumibilmente, a 3.500 a fine d’anno, per un ammontare approssimativo di 220 milioni.
La scuola, l’igiene, le provviste d’acqua potabile, le bonifiche, rirrigazione di vaste plaghe, ebbero incremento e aiuto da tali mutui.
E’ riservata aH’avveniire una larga messe di la voro per opere- ancora non eseguite: sui mutui con cessi, nei passati anni e in questo vi sono da som ministrare 357 milioni..
Nel primo anno della guerra europea parve ten desse ad ^inaridirsi, temporanèàmente, la parte principale delte disponibilità della Cassa, che sca turisce dal risparmio postale : ma da quattro mesi seguiamo con compiacenza un confortante risveglio, con una eccedenza dei depositi sui rimborsi di 5 m i lioni in agosto, di 6 in settembre, di quasi 17 e mez zo in ottobre e quasi 15 milioni in novembre; sono 44 milioni circa in un quadrimestre. Così si potrà, grazie a siffatto benefico incremento, e con le di sponibilità degli Istituti di previdenza, far fronte, senza indugio, al graduale pagamento delle somme dovute pei prestiti concessi.
Ed è ferma la nostra fiducia che continuino a ri fluire nelle Casse postali di risparmio i capitali dei risparmiatori; quei risparmiatori ohe formano una clientela fedele, la quale non conosce ingiustifica bili paure, ma si affida al grande e prospero Isti tuto di Stato, che integra e, feconda innumerevoli e provvide iniziative ed opere di civiltà in ogni parte del paese.
*
Gli Istituti di previdenza segnano uno sviluppo progressivo e continuo.
Senza comprendere i,l fondo speciale di lire 1 mi lione 906.896 per l’educazione e l’istruzione degli or fani degli insegnanti elementari ' con 74.460 iscritti, gli altri sei Istituti di previdenza hanno un patri monio di lire 330.261.661 (investito per legge in titoli di Stato o garantiti dallo Stato'ed in mutui ordinari a provincie, comuni e consorzi di bonifica), e gli inscritti ammontano a 90.08Ì. Sono già stati con cessi 18.620 assegni, ammontanti, in complesso, ad annue lire 9.765.990,03. per pensioni, e, per inden nità una volta tanto, a lire 3.315.943,30.
Il Monte pensioni degli insegnanti elementari, coi suol 37 anni di vita, tiene il primato : attualmente ha un patrimonio di oltre 215 milioni di lire con 62.000 iscritti.
In ventisette anni conferì 17.038 assegni, diretti e indiretti, sotto forma di pensione, per lire 8 mi lioni 230.696,40 annue, e di indennità, per lina volta tanto, per lire 2.645.893,72.
Cosi Istituti di previdenza e Cassa depositi e pre stiti integrano la propria-azione, che risalta ancor più nei suoi utili e. benefici risultati in questo mo mento, nel quale si ripercuotono sui popoli i con traccolpi di un conflitto mai superato, ed occorre iiì alleviare: il più possibile i dolori delle classi me no favorite dalla sorte, e di temperare i disagi degli enti locali.
Condizioni economiche.
19 dicembre 1915 - N. 2172 L’E C O N O M IS T A 1187
Qui mi limito a rapidi cenni sommari.
Nell’estate e nell’autunno dello scorso anno, l’im provviso scoppio della guerra europea e le vane correlative preoccupazioni produssero anche da noi — e torse, più che altrove — uno stato di crisi, o almeno un arresto nel ritmo normale della vita economica. La scomparsa di tutti i forestieri, il rim patrio degli emigrati e delle loro famiglie più po vere, le difficoltà delle comunicazioni e dei tra sporti, gli ostacoli alle importazioni delle materie prime e di prodotti manufatturati, come alle e- sportazioni dei nostri prodotti per le vie consuete; e per dì più, le contagiose paure delle folle impul sive dei consumatori e dei risparmiatori, e gli avidi interventi degli speculatori, sono tutte cause che concorsero a produrre momentaneamente la rare fazione del denaro, il deprezzamento della valuta, la restrizione delle operazioni bancarie: insomma il disagio in tutto il mondo economico.
Fu un istante di panico e di sgomento, ma tosto tornò la -calma operosa.
Il Governo vigile si affrettò a. dare quei provvedi menti che via via parevano opportuni per Sopperire ai bisogni dello Stato e del paese, per-lenire i di sagi e favorire lo sviluppo del lavoro e della pro duzione, per agevolare il ritorno alle condizioni normali della economia nazionale.
Ma più degli atti governativi; assai di più, val sero le virtù e le energie del popolo lavoratore. In dustriali e coltivatori, capitalisti e operai — con magnanimi atti di solidarietà e di civismo — fecero tacer© ogni divisione di parti e ogni competizione di'claS si: e tutti animati dal santo amore alla pa tria, con tutte le forze si accinsero a vincere le mol te difficoltà, a superare la crisi. Dalla concordia morale e politica ebbe Vita e alimento l,a c-oncòrdia economica: e presto se ne manifestarono i buoni frutti.
L’inverno e la primavera del 1915 furono un pe riodo di speranze © timori, di ansie, di intensa pre parazione. Nel maggio, - con meditata deliberazio ne, lTtalia -ruppe 'gli indugi e scese bene armata in campo, per la difesa energica degli interessi propri © di quelli comuni alle nazioni libere. L’Italia ha agito con esatta visione dei suoi diritti e dei suoi -doveri, ben conoscendo le aspre difficoltà alle quali andava incontro.
Da allora in pòi, cioè dallo scoppio della nostra guerra, — fenomeno degno di nota — anche- la vita economica si fece presto più attiva, più rigogliosa e'-più feconda.
Sì, anche nel campo economico, la vita è una lotta quotidiana, © spesso aspra e. penosa. A chi più si distingue per ingegno, per operosità e per tenacia, spetta la vittoria. Gli italiani — -che di queste doti sono, dàlia natura © dalle, tradizioni, forniti a dovizia — superando il primo momento di paurosa incertezza, ond’era stata pervasa gran parte del mondo, si riaceinsero al lavoro -con lena raddoppiata, e, vincendo infiniti ostacoli, riescirono a restituir© alla economia nazionale quasi l’aspetto dei giorni normali.
In verità, l’anno agrario 1915 è Stato.uno dei me no felici: per le avversità atmosferiche, quasi tutti i raccolti rie-seirono scarsi (scarsissimo quello del vino) : © il danno che ne .deriva si estende non sol tanto agli agricoltori, ma a tutti, e .segnatamente alle classi povere, rurali e urbane. Ma d’altra parte, alla scarsezza della produzione agraria, non sempre compensato dall’altezza dei prezzi, -fa riscon tro una promettente, attività dei redditi industriali. Una -grave crisi1 attraversa, è vero, in talune città la indùstria alberghiera; e sono sofferenti le arti edilizie. Ma vi sono anche industrie che dalla guer ra ebbero cospicui profitti. Sono tra le più fortu nate le industrie metallurgiche e le meccaniche, le fabbriche di automobili e di veicoli. Assai prospere sono pure le lavorazioni della lana e del cotone. Della seta, la produzione e il commercio dei filati (da tempo sofferenti) ebbero una brillante ripresa; mentre la tessitura'e la tintoria lottano- con mira bile energia contro vari ostacoli, quali la restrizione dei consumi ail’interno e all’estero, il rincaro della materia prima, le- difficoltà d ei trasporti e la penu ria delle materie coloranti, che prima eran fornite quasi esclusivamente dalla Germania.
Vantaggi notevoli ebbero pure le industrie della
gomma elastica, delle p-elli_ e delle calzature, degli zuccheri, delle conserve alimentari.
Così fino ad ora, la mano d’opera in generale e ricercata, e sintomi di grave disoccupazione in nes suna regione si manifestano. Nell’insieme, si può concludere- che l’organismo economico del paese ha dtato prova di resistenza, e che la guerra ha dato all’Italia occasione di affermare la sua volontà di vincere, anche nel campo economico.
Vero è che le condizioni della circolazione mone taria e degli scambi internazionali sono tali da in taccare il valore effettivo della nostra moneta : il che vuol dire un disagio, che si c.onverte in un ag gravio per tutti i consumatori. Ma vero è pure che tali condizioni, non liète, sono poco dissimili da quelle degli altri paesi combattenti, e sono quasi necessaria conseguenza della estensione e della in; tensità della guerra attuale.
Infine,. ognuno-può rilevare con viva soddisfazio ne che alla nostra buona finanza non è mancato ¡1 premio più ambito, quello che risulta dal fatto che il Tesoro italiano — anche nelle difficili condizioni dèi mercato di quest’anno — ha potuto corrispon dere sui propri debiti un interesse in misura sensi bilmente inferiore- a quella media corrisposta dagli altri Stati europei.
Rimane tuttavia nel quadro un .punto oscuro : alludo all’alto- prezzo dei viveri, che non accenna a mitigarsi, che anzi appare anche più temibile per l’avanzarsi dell’inverno.
Il rincaro dei prezzi delle merci in genere — e in ispecie di quelle di consumo più necessario, come sono le derrate alimentari — è un fenomeno che si allaccia in parte a quello del disagio della m o neta. ‘
E invero, fra le cause- dello inasprimento dei prez zi delle vettovaglie in conseguenza della guèrra, la prima e la più nota è lo stesso disagio monetario, che naturalmente s-i riverbera nei prezzi in ragione della diminuzione del valore- effettivo della moneta cartacea circolante. Ma, se ciò è vero, non bisogna perder di vista che- ad accentuare il rialzo dei prez zi concorrono varie altre circostanze; notiamo, per esempio,- oltre le vicende avverse delle produzioni agrarie, le difficoltà dei trasporti e la altezza dei noli; i rischi marittimi di molto aggravati dai pe ricoli della guerra; la interruzione degli scambi coi paesi belligeranti; le esportazioni inibite o incep pate, la chiusura delle barriere doganali; e altresì le audaci avidità -degli incettatori, degli -specula tori e degli intermediari.
Tutte- queste cause concomitanti cospirano a ren dere più ardua e più costosa la provvista delle der rate e delle menci . che a noi mancano. E fors’an-ro va aggiunta un’altra circostanza, che è pure- carat teristica dei mercati in tempo di guerra: di fronte al restringimento non -sempre naturale dell’ off erta, si allarga a dismisura la domanda affannosa, vuoi per i consumi assai maggiori, che dalla guerra de rivano, vuoi per. le preoccupazioni allarmanti che talvolta tormentano le moltitudini.
E basta un indice di siffatto viluppo di cause mol teplici, per poter dedurre quanto debba riesoi-re ar dua e di scarsa efficacia l’azione governativa per attenuarne gli effetti, e rendere meno aspre le an gustie che, dal crescente prezzo dei viveri, risentono i salariati e quanti non sono provvisti che di red diti fissi o difficilmente aumentabili.
1188 L ’E C O N O M IS T A 19 dicembre 1915 - N . 2172
fatto e null’altro sia desiderabile. Mi è grato di af fermare, invece, che molto- è da sperare1 dalla vo lonterosa e vigile azione delle Amministrazioni dei comuni, le quali, con patriottico zelo, attivamente cooperano in diverei modi a impedire la penuria delle, provviste alimentari necessarie e a mitigarne i prezzi, mettendo freno agli avidi egoismi degli spe culatori e dei costosi intermediari.
Nè giova di tacere che a superare le accennate angustie — in molta parte inevitabili in tempo di guerra — è d’uopo concorrano generose le Virtù dei privati, la condotta e il civismo di ogni classe d i popolo : è d’uop;o invocar© la temperanza, la parsi monia, la astinenza da ogni spesa superflua. In- somma occorre quella pazienza forte, che resiste senza lamenti a qualsiasi privazione, qqella tena cia superba, nella qual© sta il segreto di ogpi vit toria.
Per buona sorte, virtù siffatte abbondano, anche in tempi ordinari, nel popolo italiano; è tanto più devono rifulgere ora, mentre lo infiamma l’ideale della grandezza della Patria.
P ro vvedim enti di Tesoro.
Non so se sia riescito a indicare, a larghi tratti, le vicende della economia nazionale, insieme a quel le delTAmministrazipne dello Stato. Certo è che le une e le altre sono in intimo rapporto col momento storico che attraversiamo : di esse si scorgono le riverberazioni salienti nelle cifre riprodotte nei prospetti allegati.
Già abbiam visto quali e quanti oneri il Tesoro abbia dovuto © débba sostenere; e quali e quanti ostacoli si frappongano al regolare movimento de gli .affari. In tempo di guerra,. tutta la vita ècono- 5 mica vien perturbata; da ogni .parte sorgono diffi
coltà reali, alle quali se ne aggiungono altre deri vanti o dalla psiche meno evoluta, o dai peggiori consigli della paura e dell’avarizia!
I bisogni sono urgenti e incalzanti, © si moltipli cano 1© domande a chi governa. Il Tesoro deve raccogliere mezzi in gran copia, per fronteggiare le spese della guerra © il conseguente spareggio fra le riscossioni e i pagamenti, da farsi fin larga parte anche all’estero. Gli enti che ricevono depositi a ri sparmio devono contare suH’ausilio di scorte e ri serve; © chiedono 'aperture di crediti per anticipa zioni, contro deposito di titoli di Stato, per far fronte alle richieste dei timidi che vogliono ritirare i loro peculii. Gli industriali in genere, e .special- mente i costruttori di ferrod©, privati in tutto o in gran parte dell’aiuto del credito ordinario, hanno bisogno di denaro per non interrompere i lavori, © parimenti chiedono anticipazioni. E financo la poderosa Cassa, dei depositi e prestiti deve chiedere sovvenzioni garantite da titoli di Stato, che essa possiede in gran copia, per sopperire ai ritiri di somme cospicue dalle Casse di risparmio postali, da parte dei depositanti meno coscienti e più irra gionevolmente paurosi. Lo Stato, più tardi, è chia mato ad anticipare largamente danaro, sia per gli acquisti all’estero del grano da fornire ai Consorzi ' annonari, i quali pagano poi alla consegna, sia per acquisti d i materiali e macchinarli da fornire agli opifici che lavorano per i bisogni della guerra.
.Ebbene, a tutte codeste cosi vari© e imperiose e- sigenze, o ad altre somiglianti, si è provveduto con una prudente e graduale espansione della circola zione, con temperate e transitorie emissioni di bi glietti e apertura di conti correnti speciali e Infine con numerose e frequenti provviste d’ordine econo- mico-sociale e d’ordine finanziario, quali sono quelle emanate dall’agósto 1914 ad oggi, e che per amor di brevità mi studiai di riassumere in apposito elen co sommario.
Per le anticipazioni agli enti ohe ricevono depo siti a risparmi (tranne le Casse postali), ai conces sionari di costruzioni di ferrovie,, e per, gli acquisti di grano o di altre merci per oouto dello Stato, si è provveduto decretando l’ apertura di un conto cor rente da fronteggiare con biglietti di banca fino alla concorrenza di milioni 300, aumentato di poi fino al .massimo di 600. Non tutta questa somma è stata adoperata : anzi la -emissione dei biglietti ri chiesta da tali provvedimenti non è prossima a rag giungere il limite assegnatole.
Per le anticipazioni alla Cassa depositi è prestiti
e in relazione ai bisogni del Tesoro, è stato pure istituito fra le due aziende un conto corrente, con speciale circolazione, fino a concorrenza della som ma di 200 milioni, elevata più tardi al limite mas simo di 400. Da notarsi qui, che la somma erogata per eccedenza nei ritiri dei depositi dalle Casse postali arrivò — dall’agosto 1914 a luglio 1915 — a lire 281 milioni, e che dall’agamo al novembre 1915 ha ripreso,1 come dissi, il sopravanzo, dei de positi.
Infine, per prevenire e ovviare i danni della disoc cupazione — con un decreto del 22 settembre 1914 (Rubini-Ciuffelli) — si è determinata un’altra emis sione speciale di biglietti bancarii sino a raggiun gere la somma di 100 milioni di lire, da erogarsi in nfutui a provincie e comuni a interesse mitissimo, e destinati ad accelerare la esecuzione di opere pub bliche. Una tal somma è tutta impegnata in mutui concessi a provincie e comuni, in numero di 1825, ma non è stata versata ancora che in piccola parte.
Qon l'insieme di siffatti provvedimenti, si riesci a recale un notevolissimo giovamento alle Casse di risparmio, e agli Istituti di credito popolare nei momenti più sfavorevoli e ora fortunatamente su perati; si raccolsero i mezzi per intensificare i la vori d:i costruzioni ferroviarie in corso, e quelli per altre opere pubbliche a cura di comuni e provincie; e con efficacia si concorse a vincere l’acuta crisi, che, in seguito allo scoppio' della guerra europea, minacciava di turbare profondamente la vita econo mica del Paese.
Rispetto agli impegni del Tesoro per le spese, della guerra) si è provveduto in vari modi a colmare le lacune non fronteggiate da prestiti interni e- da operazioni di credito concluse all’estero. Si elevò a 550 milioni il limite già stabilito alla emissione dei buoni ordinari; e si fece luogo al collocamento graduale di buoni quinquennali nel limite di 100 milioni, per restituire al Tesoro somme già da tem-' po anticipate per costruzioni di ferrovie'. Si do mandò il concorso degli Istituti di emissione per fronteggiare gli straordinari bisogni dello .Stato, ma regolandolo in modo da non impedire la soddisfa zione anche larga dei bisogni del commercio. E così il Tesoro ebbe dai tre istituti, Banca d’Italia e Banchi di Napoli e di ‘Sicilia, 485 milioni per
anticipazioni ordinarie, regolate dalla legge orga
nica, e più tardi altri 250 milioni di ulteriori anti
cipazioni straordinarie.
Nè il Tesoro poteva trascurare la difesa della nostra scorta metallica dalle insidie di ingorde speculazioni, con gli opportuni divieti all’esporta zione dell’oro e dell’argento, e più tardi di tutte le monete nazionali ed estere; nè si potevano omettere alcuni ritocchi nelle norme . onde sono regolati i modi di pagamento dei dazi doganali. E non si do veva tralasciare di rendere più intensa la produ zione monetaria della Zecca, accelerando la conia zione delle monete divisionali, nei limiti, ancora lontani da raggiungere, della Convenzione monetaria latina.
Per abbondanza di cautela, -all’inizio della crisi, cioè neH’agO'Sto 1914, si provvedeva anche alla pre parazione di grossa somma (250 milioni di lire) in biglietti da due e da una. lira, da adoperarsi nel caso eventuale che la moneta argentea scomparisse come si è verificato in altri paesi. Ma da noi, fortu natamente, ciò non avvenne : la precauzione fu sa via, ma non è stato necessaria di usarne.
Infine, l’accresciuto movimento degli- scambi in terni, la .scarsezza già da tempo avvertita dei bi glietti da cinque e dieci lire, e la manifestazione dei maggiori bisogni, creati dal; grande numero di uomini sotto le armi e dalla estensione delle ope razioni nei paesi redenti, concorsero a consigliare una maggiore emissione della -moneta cartacea di Stato, che ebbe un graduale incremento, comin ciato con 25, milioni (legge 5 luglio 1914, n. 659, e salito via via fino a 575 milioni.
Is titu ti di emissione