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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.42 (1915) n.2173, 26 dicembre

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L’ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI REDAZIONE: M. J. d e Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y

Anno XLII - Yol. XLYI

Firenze-Roma. 26 dicembre 1915

ROMA : 56 Via GregorianaFIRENZE: 31 Via della Pergola

‘ N. 2173

Anche noi ranno 1916 l'Economista uscirà con otto pagine in più. Avevamo progettato, per rispon­ dere specialmente alle richieste degli abbonati e- steri, di portare a 12 l’aumemto delle pagine, ma l’essere il Direttore; del periodico mobilitato per ef­ fetto della guerra, non ci consente per ora di af­ frontare: un maggior lavoro, cui occorre accudire con speciale diligenza. Rimandiiamoi perciò a guerra finita, questo nuovo vantaggio che intendiamo of­ frire' ai nostri lettori.

Il Direttore proprietario.

I l prezzo di abbonamento è di !.. 3 0 annue anticipate, per l ’Italia e Colonie. P er l'Estero (unione postale) 1.. *5. Per g li altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci­ colo separato !.. 1.

S O M M A R I O : PARTE ECONOMICA.

I l nuovo dovere,

A- proposito del preteso fallim ento delle scienze politiche e sociali,

Ro b e r t o A. Mu r r a y,

NOTE ECONOMICHE E F IN A N Z IA R IE .

Il commercio internazionale dell’ Italia nel primo anno della guerra europea — Il problema finanziario in Inghilterra — La statistica delle porte d’ Italia.

LEGISLAZIONE DI GUERRA.

Prestito nazionale 5 per cento.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

La produzione ed il consumo delia seta — Lo sviluppo della produzione di coke agli Stati Uniti.

MERCATO MONETARIO E R IV IS T A DELLE BORSE.

Situazione d e g li Istitu ti di emissione it a lia n i, Situazione d e gli Is titu ti nazionali es te ri, Circolazione di Stato nel Regno Unito. Situazione del Tesoro, Tasso d e lio sconto ufficiale. Debito pub­ b lic o ita lia n o . Riscossion i d e llo Stato n e ll’ anno 1914-1915. P rod otti d e lle fe rro v ie d e llo Stato, Quotazioni dei va lori di State

it a lia n i, Stanze di compensazione, Borsa di P a r ig i, Borsa di Londra, Tasso per i pagam enti dei dazi doganali, Cambi : I l corso medio in Ita lia , Cambi a l l ’ estero.

INDICE ALFABETICO-ANALITICO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL QUARANTASEES1M0 VOLUME.

/ manoscritti, le pubblicazioni per recensioni^ le

comunicazioni di redazione devono esser dirette all avv. M . J. de Johannis, 56, Via Gregoriana, Roma.

IL N U O V O D O V E R E

E, stato pubblicato dal Governo il piano del nuovo prestito nazionale 5 per cento di cui al­

trove, in questo periodico, riproduciamo il decre­ to che lo disciplina.

Mossi come sempre siamo stati in queste colon­ ne dalla critica, non sapremmo davvero questa volta dove basarla, dove fondarla, sia pure anche

minutamente analizzando il meccanismo della

nuova operazione finanziaria dal Governo saggia-

ntenie studiata ed opportunamente presentata.

Nulla avendo da eccepire quindi, il nostro com- non «m ane diverso da quello che deve essere il dovere ci ogni buon italiano, quello cioè di inci­ tare, favorire, spingere, diffondere la sottoscrizio­ ne in ogni dove, presso qualsiasi categoria di cit­

tadini, sì che essa possa divenire in tutto rispon- I dente ai bisogni attuali del paese nostro.

Persuadere dobbiamo che i sottoscrittori dei pre­ stiti precedenti o i possessori dei buoni del Tesoro delle emissioni convertibili, non hanno soltanto ed unicamente il dovere ci cambiare i vecchi ti­ toli coi nuovi, bensì di compiere tale operazione unitamente ad un allargamento degli ammontari da affidare allo Stato perchè provveda ai bisogni della guerra. E ’ evidente che chi ha sottoscritto largamente ai prestiti precedenti non ha ad essi destinata tutta la propria disponibilità: ciò si dedu­ ce facilmente dall’ ammontare delle sottoscrizioni e contrasta col fatto che nell’ intervallo fra l’uno e l’ altro prestito altra ricchezza può essere stata ac­ cumulata

E coloro che accedono per la prima volta (e so­ no tanti nel nostro paese) alla operazione finanzia­ ria proposta dal Governo, debbono conoscere che

oltre a compiere atto di patriottismo, addivengono anche ad un investimento lucroso e sicuro.

Lucroso perchè l’interesse complessivo che de­ riva dal denaro col quale si acquistano i nuovi ti­ toli, si aggira intorno al 5.19 per cento, tenuto con­ to del costo di L. 97.50 dei nuovi titoli e del pre­ mio di rimborso operabile dopo il 10° e prima

del 25° anniversario cella emissione; sicuro perchè oltre ad assicurare i mezzi della vittoria nella guer­ ra combattuta dal nostro paese, è già garantito il servizio dell’interesse da corrispondere ai sotto- scrittori, in virtù delle nuove contribuzioni di re­ cente stabilite dal Governo.

Se si riflette ai miliardi di depositi esistenti pres­ so le Casse postali e le Casse ordinarie di rispar­ mio, e presso le banche maggiori e minori, che go­ dono di un interesse talvolta inferiore alla metà ci quello offerto dal nuovo prestito; se si pensa alla numerosa scorta di contanti che presso molte fa­ miglie esiste ancora e giace gelosamente custodita, ma infruttifera, si avrà facile visione del dove una sana propaganda potrà utilmente dirigersi per trar­ re di che alimentare la nuova sottoscrizione.

Ed a tale propaganda che faciliteremo in ogni maniera, ci è grato chiamare fino da ora tutti gli uomini di buona volontà. 1 nostri stessi legislatori, non più affaticati dai lavori parlamentari potran­ no efficacemente mettersi a contatto coi propri elettori per incurli col consiglio e colla persuasio­ ne a non mancare al loro dovere, pel quale potran­ no dare, non ne dubitiamo, fulgidi esempi. Ed i professori dalla cattedra, ed i maestri nelle scuole, e gli oratori nelle riunioni politiche, ed i superiori nelle caserme ed i ministri di Dio nelle chiese, ed i proprietari fra i loro contadini, e gli industriali fra i loro operai, tutti, senza distinzione e senza vergogna, dovrebbero divenire apostoli fidenti e

sinceri della nuova operazione finanziaria.

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1206 L ’ECONOMISTA

26 d ice m b re 1915 - N . 2173

A proposito del preteso fa llim e n to

delle scienze politiche e sociali

Si ripete giustamente che le teorie scientifiche vanno giudicate in base ai fenomeni ai quali si ri­ feriscono. Però molte volte se ne giudica anche in rapporto a fatti che non riflettono, e se ne grida il fallimento.

E.’ capitato così, di sovente, sentir ripetere, du- rante questa guerra gigantesca, che essa aveva sovvertito fin le piu sicure leggi delle scienze poli­ tiche e sociali. Ora, è proprio vero questo?

A noi sembra che vi sia, in gran parte, dell equi­ voco in tali affermazioni : equivoco, che neppure molti uomini di scienza, hanno rilevato.

Si noti infatti che — nella maggior parte dei casi — si pongono a confronto delle uniformità scien­ tifiche relative ad astratti fenomeni statici, con i fatti essenzialmente dinamici cel mondo concreto. Come voler pretendere che vi sia corrispondenza?

Questo a molti non apparisce chiaro : non si ri­ corda dai più che la realtà, ossia la vita concreta è un continuo movimento, o, in altre parole, un immenso complesso di fenomeni dinamici, secon­ do si esprime più precisamente il linguaggio scien­ tifico. Ora noi studiosi, siamo, una volta tanto, d’ accordo nel constatare che di fenomeni politici

e sociali dinamici non sappiamo nulla o quasi. 11

che vuol dire che le scienze politiche e sociali con le loro uniformità oggi a nostra conoscenza, si ri­ feriscono principalmente ad un mondo ipotetico, irreale, diverso cal concreto, effettivo. ,

— Cos'è dunque che facciamo? —• hanno 1 aria di domandarci i profani, gli uomini d’ affari e i po­ litici. — Quale aiuto possono dare e quale scopo e interesse avere, le scienze politiche e sociali per chi perde (secondo loro) il tempo dietro alle chi­ mere delle ricerche astratte? —

Queste domande sono apparse giustificate fi­ nanche a taluni studiosi. Ma non deV essere cosi.

Se è vero che la vita nostra e un continuo dina­ mismo, è altrettanto vero che noi non la conosce­ remo mai completamente. La nostra mente, per­ fetta o imperfetta che la si voglia chiamare, non può concepire il movimento che in rapporto ad

un supposto stato di quiete. 11 fisico deve partire

dall’ ipotesi dell’ esistenza di punti fermi per spie­ garci il moto, ed il moto di cui egli ci parla, non è mai il moto concreto Noi non abbiamo modo di concepirlo. S immagini infatti uno spazio com­ posto da infiniti punti in movimento : possiamo averne un idea se lo si immagina fermo, oppure in moto, ma in rapporto ad altro spazio, o linea, o punto, fermi. Invece se provassimo a figurarce­ lo in rapporto ad altri spazi, o linee, o punti in mo­ vimento essi pure, la nostra mente si perde.

Un mondo in continuo movimento è pure il mon­ do politico-sociale. E ’ un’immensa congerie di fe­ nomeni influentisi reciprocamente, e continuamen­ te mutevoli. Chi saprebbe raccapezzarsi nella loro ridda fantastica, se non cominciassimo a stabilire dei punti fissi di riferimento? E tali furono per pri­ mi — come già pel mondo fisico — la misurazione del tempo e la configurazione dello spazio, che, in realtà, sono invece l’uno e 1 altro delle indefi­ nite entità dinamiche senza misura e senza forma.

Ma, le scienze, appena che si posero per tale via, costruirono ipotesi e, in base a queste, leggi

astratte. Ergo ; 1 astrazione fu ed e una inelutta­ bile necessità per ogni e qualsiasi conoscenza no­

stra.

Se ci si fosse impuntati a non tare ipotesi, non si sarebbe progrediti di un passo nelle nostre co­

noscenze. ,

L ’empirismo ci salvò da un tale errore sotto la

spinta delle necessità pratiche, e, a modo suo, co­ minciò a farci fare delle ipotesi. Cosi tanto per i fenomeni del mondo fisico che per quelli del po­ litico-sociale. E le scienze che a quest ultimo si ri- feriscono dovettero perciò essere, ìnconsapevol- mente prima, scientemente poi appena che co­ minciarono a civenire rigorose, delle scienze nelle quali l’ astrazione ha largo campo (1). Tali sono tutt’ oggi, e — sotto quest’ aspetto — tali saranno sempre, perchè delle conoscenze concrete vere e proprie, nel senso di assolutamente vere, non se ne possono avere, e non se ne deve neanche parlare.

Si hanno invece conoscenze che si avvicinano più o meno alla realtà. Orbene, in genere, quando

si studiano fenomeni statici ne siamo più lontani, quando si studiano fenomeni dinamici^ vi siamo più vicini. Diciamo in genere, perchè può ben dar­ si che si compiano studi di fenomeni dinamici ipo­ tetici, come per contro, si hanno — specie sotto la forma descrittiva — studi particolareggiati di fenomeni statici che possono apparire molto pros­ simi alla realtà quale è da noi concepita. Nel lin­ guaggio scientifico oggi in uso, si designa col nome di scienza pura il complesso delle ricerche piu ge­ nerali, eminentemente astratte e generalmente sta tiche; col nome di scienza applicata o concreta quello delle ricerche più specifiche di carattere particolareggiato e possibilmente dinamico

Ne segue che pur non essendovi coincidenza assoluta fra la distinzione di scienza pura e di scienza applicata o concreta e quella di ricerche statiche e dinamiche, v è tuttavia la tendenza, spe­ cie per le scienze più progredite, a che tale coin­ cidenza si avveri.

Ciò premesso è facile comprendere che, sia per l’impossibilità di generali ricerche dinamiche ap­

profondite e sicure, sia per la necessita di proce­ dere in primo a ricerche astratte particolari e ge­ nerali; le scienze tanto pure che applicate o con­

crete, costituiscono, in ogni caso, solo delle ap­

prossimazioni alla realtà, ossia delle conoscenze cui non è dato ritrarla mai perfettamente.

Ora se noi ricordiamo che la conoscenza dei fe­ nomeni dinamici del mondo politico-sociale e an­ che oggi un semplice desiderio, si può facilmente dedurre la constatazione che anche le ricerche re­ lative alle cosidette scienze applicate o concrete, in tal campo, sono costituite da studi particolari­ stici, prevalentemente descrittivi, pur essi poco atti a darci una rappresentazione vendica della

ì , . ' __i ___ ** mutevole avvicendarsi. tti a darci una rappic& cina^nc --- ;---realtà nel suo incessante e mutevole avvicendarsi. Possono cioè farci conoscere uno o più aspetti di dati fenomeni, ma non valgono mai a renderci pos­ sibile una previsione del come si svolgeranno nel futuro, sia pure in rapporto a date condizioni ben note.

Tutto ciò non deve essere argomento per sco­ raggimi e neppure per criticare quanto le scienze politiche e sociali hanno potuto fare fino ad oggi, se pure fenomeni di crisi di particolare intensità fanno sembrare che esista un maggior divano tra

la realtà e le conoscenze scientifiche.

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26 d ice m b re 1915 - N . 2173 L ’ E C O N O M I S T A 1207 E ’ naturale anzi che delle conoscenze d’indole

essenzialmente statica, quali quelle che noi posse­ diamo, si discostino oggi più del solito dalla realtà, in quanto questa soggiace oggi ad un dinamismo più intenso del consueto.

Di che dunque si lamentano gli empirici, la « gen­ te pratica », del fallimento delle scienze politiche e sociali di fronte alla guerra? E quegli uomini di scienza che loro danno più o meno ragione, che intendono per conoscenza scientifica?

Evidentemente pensano — come si è detto in primo — la possibilità di una corrispondenza fra leggi statiche dei fenomeni e la realtà delle cose quale noi vediamo e riusciamo a concepire. Ed hano grave torto.

La guerra attuale in conclusione non ci dimo­ stra il fallimento delle teorie scientifiche, ma ci fa, semplicemente, sentire più vivo il bisogno delle f ricerche relative ai fenomeni dinamici.

*

Parlando di scienze del mondo politico-sociale, noi usiamo una frase largamente generica. E op­ portuno specificare anche perchè la conclusione sopra tratta può apparire diversa al riguardo di talune in confronto di altre.

Tali scienze invero, noi dividemmo in un nostro lavoro (v. L.e nozioni dello Stato, dei bisogni pub­

blici e dell’attività finanziaria, Cap. Ili) in sociolo­ giche e filosofiche, così individuandole.

t( Le sociologiche studiano le relazioni dell uo­ mo con le cose del mondo esterno, e comprendo­ no le sociali e le politiche. L e prime, studiano le forme dell’ attività umana individuale e collettiva, astraendo ¿alla considerazione dei rapporti in cui possono trovarsi rispetto alle organizzazioni poli­

tiche nelle quali l’uomo necessariamente vive; le seconde, le forme dell attività umana collettiva, quale si afferma attraverso quelle speciali associa­ zioni umane politiche che si dicono enti pubblici. « Per scienze filosofiche o filosofia generale si intende lo studio del mondo interiore, ossia dello spirito umano e delle sue manifestazioni .. ».

Lasciamo da parte quest’ ultime, che taluni non ammettono neppure possono dirsi scienze (e ciò giustamente da un punto di vista rigorosamente

oggettivo), e limitiamoci a considerar le prime. A

loro riguardo vedemmo ancora che mentre 1 eco­ nomia politica appartiene al primo gruppo, con la sociologia, la demografia, ecc.; la scienza delle finanze, come la politica propriamente detta ap­ partengono al secondo. E in questo rientrerebbero anche le scienze giuridiche, se scienza voglion chiamarsi gli studi interpretativi delle leggi e con­ suetudini, ossia quelle discipline che non tendono a rilevare uniformità di fenomeni, ma la condizio­ ne o forma particolare di estrinsecazione che essi assumono in conseguenza di consuetudini e leggi, sul mondo sociale.

Orbene, se noi poniamo in relazione quello che antecedentemente abbiam detto al riguardo delle scienze pure e delle concrete o applicate e della ricerca delle uniformità dai punti di vista statico e dinamico, si può rilevare che, in genere, a parte, al solito, la constatazione della mancanza di conoscenza dei fenomeni dinamici a tutte co­ nnine — le ricerche di carattere statico pure si so­ no compiute con maggior facilita per le scienze sociali, le applicate o concrete più largamente per le scienze del gruppo delle politiche. La ragione si trova facilmente nel fatto che i fenomeni stu­ diati calle scienze politiche rivestendo forma giu­ ridica e generalmente coattiva, si risolvono in li­ mitazioni all’ attività dei singoli e sono da questi di conseguenza, più vivamente sentiti, e perciò pri­ ma e più largamente conosciuti sia pure in modo

empirico. Talune volte poi — e non rare — hanno costituito perfino oggetto di controversie fra grup­ pi e classi sociali così profonde e stridenti da co­ stituire addirittura il movente di sollevazioni e di lotte cruente. Per contro, invece, i fenomeni so­ ciali sebbene ugualmente comuni e interessanti, dato il loro carattere individualistico, o almeno, privato, prima che all attenzione quoticiana, pra­ tica, per dir così, furono oggetto di studi specula­ tivi e generalizzatori.

Ciò spiega, per limitarci alla considerazione delle due discipline più progredite dei due gruppi, la economia e la finanza, che se la prima e piu an­ tica dell’ altra appunto come scienza, l’ altra la pre­ cede in realtà nelle ricerche di carattere pratico, perchè quando ancora formavano un solo comples­ so di conoscenze, fu pur sempre lo studio dei fe­ nomeni finanziari che primo attrasse 1 attenzione dei pratici e degli studiosi, mentre poi una loro sistemazione teorica complessiva, fu appena ten­ tata da noi col nostro volume di Principi fonda-

mentali di scienza pura delle finanze, quando già

l’economia l’ aveva ricevuta da circa un quarto di secolo.

Per concludere quindi, rileveremo che son pro­ prio le scienze per le quali le conoscenze generali son più solide e, possiam dire, piu antiche, quelle che contano ricerche concrete meno numerose, e che i facili critici superficiali dell ultima ora hanno voluto gridar fallite, senza accorgersi che, scienti­ ficamente, i falliti sono loro!

Roberto A . Murray.

N O TE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Il commercio internazionale dell’Italia

nel p rim o anno de lla guerra europea

L ’ufficio trattati e legislazione doganale della Di­ rezione generale delle Gabelle ha pubblicato la re­ lazione annuale sul movimento commerciale del Regno d’Italia nell’anno 1914.

La relazione dice che la ripercussione _ sul com­ mercio internazionale italiano dei gravi avveni­ menti che travolsero l’Europa nel 1914 si traduce in una perdita di un miliardo di lire nella somma degli scambi con testerò. Il nostro commercio spe­ ciale, esclusi i metalli preziosi, da un valore totale raggiunto nel 1913 d i 6 miliardi. 157 milioni e -77. .il- ■lire, ira importazioni ed esportazioni riunite, è: sce­ so nel 1914 ad una somma di 5 miliardi, 133 milioni e 751.752, perdendo 1 miliardo, 23 milioni e 525.760 lire, vale a dire il 16 1/2 per cento.

Questa perdita è stata subita, in cifra assoluta, assai più delle importazioni (sette decimi) che dalie esportazioni (tre decimi); anche in cifre proporzio­ nali si trova pari diseguaglianza. _

Le importazioni, da un valore di 3 maliardi, d4j

milioni e 638.475 lire nel 1913, scesero a 2 miliardi 923 milioni e 347.553, perdendo 722 milioni e 291.422 lire, cioè il 20 per cento. Le esportazioni, da un va­ lore di 2 miliardi, 511 milioni e 638.637 lire nel 1913, calarono a 2 miliardi, 210 milioni e 404.199 nel 1914; decrebbero cioè di 301 milioni e 234.538 Lire, \iile fi diro del 12 per cento.

Por effetto di questa disuguale perdita soppor­ tata dalle due correnti dei nostri traffici mercantili l’eccedenza di valore dell© importazioni sulle espor­ tazioni, che nel 1913 ascendeva ad 1 miliardo, 134 milioni e 438 lire, si restrinsero nel 1914 a 712 nito­ ri! e 943.354.

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1208 L ’ E C O N O M I S T A 26 d ice m b re 1915 - N . 2173

esportazioni si è ristretta ad un ammontare non di molto superiore a quello cui era giunta nel 1906.

I traffici dellTtalia con l’estero hanno innegabil­ mente sofferto e gravemente, per conseguenza degli avvenimenti che insanguinarono l’Europa nel 1914. Ma il danno è stato sentito più gravemente in altri paesi, eziandio fra quelli non impegnati nella lotta.

La riduzione delle vendite italiane all’estero nel 1914 a paragone del 1913 fu di 12 per cento; tolto il Giappone è questa la percentuale di perdita minore in confronto degli altri paesi in considerazione,

Fra gli Stati neutrali d’Europa, la Spagna presen­ ta una perdita di 18; la Svizzera una di l i per cento. Passando ai belligeranti, la Gran Bretagna, malgra­ do la libertà del mare perdette assai più che alla importazione (18 per cento); l’Austria-Ungheria e la Francia presentano contrazioni non molto discoste da u nterzo; fortissima la riduzione sofferta dall’e- sportazio-ne in massa (39 per cento), alta anche la percentuale dell’Argentina e del Brasile (28 per cento).

Nel valore delle merci entrate, la diminuzione sofferta dall’Italia fu del 20 per cento; delle altre na­ zioni neutrali d'Europa, la Spagna ebbe riduzioni pari, la Svizzera maggiore (23 per canto); fra i beh ligeranti la. Gran Bmtagna, grazie alla libertà de: «iiari, perdette solo il 7 per cento; rAustria-Uhgiheria, la Russia e la Francia vanno da un quinto ad un quarto dii diminuzione; le altre perdite dell’Argenti­ na ei del Brasile, (°5 e 47 per cento), oltre che ai dan­ ni della guerra sono da imputarsi alla grave crisi sud-americana.

Il, movimento degli scambi dellTtalia del 1914 non è uniformemente distribuito in tutto l’anno. Dividen­ do il valore total© nei due periodi separati tra loro dalla d'ata, della rottura della pace europea, si può rilevare in quel movimento questo: alTimportazi-one, nei primi sètte mesi una differenza in meno trascu­ rabile, tale da poter considerare ¡1 valore del 1914 allo stesso 'livello del corrispondente, periodo diel- 1 anno prima; negli ultimi cimine mesi una caduta nel 1914 quasi della metà; alla esportazione, nei pri­ mi, sette mesi un aumento, non rilevante', ina nep­ pure affatto trascurabile; negli ultimi cinque mesi una perdita che raggiunse quasi il terzo.

\.’importazione e più ancora l’esportazione sotto il punto di vista dei prezzi delle merci, presentano nel 1914 un aspetto che si può giudicare affatto inat­ teso. In una annata turbata così gravemente per quasi la. metà della suo durata da avvenimenti di natura tale da portare vertiginosamente a prezzi di carestia, era da attendersi che le differenze dei va­ lori del commercio internazionale, da imputare al rincaro dei prodotti dovessero esser© assai rilevanti..

Ma non fu così: l’importazione nostra, scemò di valore fra il 1913 e il 1914 ciuasi del 20 per cento. Se 1 prezzi medi delle cose fossero rimasti invariati fra un anno e l’altro, la differenza in meno sarebbe sa­ lita al 21 per cento.

Passando in rassegna i principali prodotti si nota che quelli delle materie per le industrie così greggi© come semi-lavorate, presentano nell’insieme una di­ minuzione di 318 milioni di lire. Una delle differen­ ze maggiori 1 ha data il materiale che si impiega in quasi tutte le industrie, il carbon fossile (— 37 mi­ lioni). Complessivamente le industrie tessili acqui­ starono all’estero per 139 milioni meno del 1913 di materie prime e semi-lavorate e cioè : la cotoniera meno 14.2, la laniera — 30.3, la serica — 76.1, quella dei iutificio — 14.2. Grossa cifra in meno, 44 7 mi­ lioni, presentano anche gli acquisti per le industrie metallurgiche. Le industrie chimiche e dei colori fi­ gurano con una diminuzione di 23.9 milioni.

La relazione continuando nota che dei 179.7 milio­ ni di diminuzione neirimpoirt,azione dei prodotti ma­ nufatti, più di quattro decimi sono dai prodotti delie industrie metallurgiche (— 33 milioni), e da quelli dielle industrie meccaniche e delle costruzioni navali (— 43.8 milioni), per ordine d’importanza (— 27.7) | seguono le pietre preziose lavorate e i lavori d’oro Il e d’argento. Fra i prodotti delle industrie tessili solo quelli della laneria figurano con una discesa di valo­ re abbastanza rilevante (— 11.6 milioni).

I

l dato luogo ad una minore importazione del valore II gruppo dei generi alimentari e animali vivi ha di 224 milioni di lire. Esso però è il solo che presenti, oltre all© diminuzioni anche qualche aumento, come nell’olio di oliva.

Il problema finanziario in Inghilterra

Alla Società di Economia politica di Parigi si è tenuta una importante seduta per discutere sulla po­ litica finanziaria dellTnghilterra. L ’oggetto preciso della discussione era quello di illustrare, in un qua­ dro d’insieme, il problema finanziario che la guerra ha posto nel regno Unito e di esaminare i mezzi che sono stati impiegati e saranno impiegati per risol­ verlo.

Il bilancio del 1914-15 prevedeva, come è noto, una spesa,, di 210 milioni di lire sterline: la spesa effetti­ va,, per otto mesi, di guerra, è stata di 561 milioni di lire st. Per Tanno 1915-16 invece, si prevedeva nel maggio una spesa di 1133 milioni e nel settem­ bre tale spesa era portata a 1590 milioni. Ora, secon­ do le dichiarazioni di Asquith, in Inghilterra vi è una spesa quotidiana di 5 milioni di sterline. L ’e­ normità di tale cifra è il fatto che i crediti necessari alla condotta della guerra sono stati accordati sotto forma di « votes of credit », vale a dire crediti votati m blocco complessivamente, i quali hanno prodotto negli studiosi di fenomeni finanziari la più grande impressione, e molto opportunamente la Società di economia politica, si è riunita per prendere in esame i lati più interessanti della questione', che crediamo qui utile di riferire sinteticamente.

L Inghilterra ha impiegato due dei tre mezzi cui può uno Stato ricorrere per aumentare le entrate: le imposte, i prestiti e l’emissione.

II ricorso alle imposte è stato pronto ed energico com’è vanto della tradizione inglese. Tutto, del re­ sto, vi si prestava: il territorio inglese è intatto e il numero di uomini sotto le armi è minore che nelle altre nazioni; inoltre, il livello tributario non era elevato, l’attività economica è intensa, i salari sono elevati, e i profitti nei diversi rami industriali sono ultraremunerativi.

Nel novembre 1914 1’« incorna tax » e la « super tax » sono state raddoppiate; l’imposta sulla birra e quella sul thè sono state fortemente elevate.

La previsione del gettito annuale di questi aumenti cu imposte è di 65 milioni di sterline. Nel settembre 191o si è avuto un altro inasprimento di imposte: I « incoine tax » è stata elevata del 40 per cento mentre il limite d’importazione è stato abbassato da 160 a 130 sterline; per la « super tax » si è creata una nuova scala progressiva d’imposizione per i red­ diti superiori alle 8000 sterline fino ad una tassazio­ ne di circa un terzo di redditi di 100 mila Ls.

Inoltre un’imposta è stata stabilita sui benefici di guerra che si siano elevati oltre la media abituale anteriore al 1914, e dei dazi « ad valorem » sono stati posti su alcune merci d’importazione (circa il 33 \

per cento). "

La previsione del gettito annuo di questa secon­ da serie d’imposte è di 107 milioni di sterline.

Lo sforzo fiscale bellico dellTnghilterra dovrebbe dunque dare un gettito di 173.174 milioni di Lst. In questo totale le imposte dirette figurano per circa il 70 per cento.

Ma nel bilancio del 1915-16 occorreva coprire ben altre spese per oltre 1,619 milioni di sterline. Biso­ gnava dunque ricorrere al secondo mezzo: il pre­ stito.

Il primo prestito di guerra è stato di 350 milioni di lst. airinteresse del 3 J per cento nominale, ed emes­ so a 95.

Rimborsabile' al più tardi nel 1928, tale prestito non gode di nessuna immunità fiscale, ma la Ban­ ca, ha preso impegno- di fare degli anticipi sui titoli, li secondo prestito di guerra emesso alla pari, al 4 e mezzo per cento d’interesse, non può -essere rim­ borsato prima del 1925 e al più tgrdi nel 1943. Ecco­ ne ]e, particolarità: l’ammontare del prestito non è fissato (la sottoscrizione ha raggiunto 600 milioni di ; . ) © per attirare le piccole sottoscrizioni sono isti­ tuiti titoli da 5 e 25 lst. in rendita negli uffici postali culi pagamento rateale di 5 st.; inoltre i sottoscritto­ ri del secondo prestito godono le facilitazioni even­ tualmente concesse ai sottoscrittori di un ulteriore prestito, e, infine, i titoli del primo prestito possono essere convertiti sotto determinate condizioni in ti­ toli del nuovo prestito.

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26 d ic e m b re 1915 - N . 2173 L ’ E C O N O M I S T A

1209 della Società di Economia politica era il seguente:

Quale sarà alla fine della guerra la situazione finan­ ziaria delTInghilterra?

Il Regno Unito avrà il 31 marzo 1916 un debito di 2200 milioni di sterline e disponibilità di bilancio, per 387 milioni. Ora, la ricchezza delTInghilterra è valutabile in 17 miliardi di sterline, con un reddito di 2 miliardi e il risparmio accumulato annualmen­ te di 280 o 400 milioni di lst.

Non v’è alcun dubbio che la nazione saprà soppor­ tare gli oneri tutti della situazione finanziaria.

Quanto alla circolazione fiduciaria non è certo esatto dire che l’Inghilterra non vi ha ricorso affat­ to. E’ noto il significato della corrispondenza, resa pubblica dal Governo inglese, scambiata fra la Ban­ ca d’Inghilterra e il Tesoro. Fra i membri della So­ cietà di E. P. il Moineau faceva osservare che lo Stato aveva emesso 82 milioni di sterline di carta.: questa circolazione ha per origine il fatto che Lloyd George, quando era Cancelliere dello Scacchiere non aveva voluto che le Banche1 inglesi ricorressero alla moratoria. Così, se da una parte l’atto del 1884 è restato in vigore, lo Stato dall’altra ha creato una circolazionie sua particolare.

La Banca d’Inghilterra, ha potuto poi scontar gran parte del portafoglio, delle banche di deposito per ben, 350 milioni di lst. e il Governo ne ha garantito il rimborso un anno dopo, la cessazione delle ostili­ tà. Il Governo, in compenso, ha, ottenuto delle anti­ cipazioni contro buoni del Tesoro per 3 o 4 miliardi di franchi.

In questo modo, evitata la moratoria, l’attività bancaria inglese non fu ostacolata e in breve tempo il corso normale fu ripreso.

La sta tisica d e lle p o r te d ’ Italia

. Giuseppe Molteni nel « Sole » pubblica il seguente importante articolo che riproduciamo.

L illusione, l’utopia della pace universale, della gara libera e feconda, del commercio fra tutte le na­ zioni civili, fecero dimenticare all’Italia il vigile ed utile studio delle sue porte commerciali.

Cominciamo ora a rivolgere la nostra attenzione alle -statisti,che che riguardano in modo particolare 1 uscita e 1 entrata delle meirci dia lile così dette « porte d Italia » e cioè delle grandi linee ferroviarie' della frontiera, nordica d ’Italia.

L ’aureo annuario del prof. Riccardo Rachi « L ’I ­ talia Económica » ci fornisce gli elementi per le ricerche.

Una tabella del citato libro contiene il movimento de:Le merci importate ed esportate da reti estere nel 1913-14.

Sono contemplate le, cifre di nove più importanti stazioni ferroviarie di confine che. sono : Venti-mtelia Modane. (verso la Francia), Domodossola Luino è Chiasso, (verso l’Europa Centrale), Peri, Primolano, Pontebba e Cormons (verso l’Austria).

pali’esame delle cifre del traffico commerciale in tutte queste stazioni risulta che dalla Francia, per le due stazioni di Ventimiglia e Modane furono im­ pártate complessivamente tonnellate 371.880 di mer­ ci, ne furono _esportate tonn. 204.840.

Le esportazioni furono quindi nella misura del 35 % circa in rapporto alle importazioni. Il volu­ me complessivo del commercio attraverso la « porta francese » o meglio attraverso le due porte francesi fu di tonnellate 576.720, sommate insieme le impor­ tazioni e le esportazioni.

Le tre porte verso l’Europa Centrale, o svizzere- germaniche, ci danno le seguenti cifre:

Le importazioni avvennero per 1.117.835 tonnella­ te, le esportazioni per tonnellate 613.745. Le esporta­ zioni furono nella proporzione di 35 a 100 rispetto al­ le importazioni. Il volume totale del commercio pas­ sato per le tre stazioni fu di tonnellate 1.731.580 som­ mando insieme l’entrata ed uscita.

Infine, le quattro porte verso ¡’Austria ebbero un movimento così distinto:

Importazioni tonnellate 575.802, esportazioni ton­ nellate 624.909, volume totale tonnellate 1.382.711.

Le esportazioni rappresentano oltre il 46 % delle importazioni.

Dall’esame di tutte le predette cifre, si possono ri­

cavare risultati importanti che mettono in luce il nostro passato economico nei riguardi col commer­ cio europeo e danno le prime indicazioni normative circa l’avvenire.

Premettiamo, di volo, che i dati, nel loro comples­ so dimostrano una volta di più che la bilancia del commercio, è sfavorevole all’Italia di fronte alle quattro nazioni a cui le nove porte o stazioni ferro­ viarie di confine danno accesso.

Sulla totalità del movimento merci in circa, tre milioni, e 700 mila tonnellate, l’Europa Centrale e I Austria rappresentano, ben 3 milioni. Il movimen­ to verso la Francia è, proporzionatamente alle altre tre nazioni, più ridotto.

Venendo ai particolari delle varie orientazioni del traffico si nota che l’Europa. Centrale (Svizzera e Germania) da sola rappresenta 1.731.580 tonnellate di movimento, contro 1.959.431 tonni, delle stazioni francesi ed austriache e cioè quasi quanto, i due traffici presi insieme!

Il volume delle importazioni ed esportazioni versò ¡’Europa Centrale occupa dunque il primo posto, in­ discutibilmente.

Circa la proporzione tra importazione ed esporta­ zione risulta, che mentre il rapporto è identico tra Francia e Germania (a parte il volume complessivo del traffico e> le cifre che sono, come abbiamo visto, assai differenti) e si aggira intorno al 35 di espor­ tazioni, la proporzione è invece del 46 q/ tra Italia e Austria..

E’ facile argomentare che:

1) il nostro commercio, a bilancia sfavorevole, ha rapporti « larghissimi» con la Germania (in tem­ po di pace si intende) e con la Svizzera, con l’Euro­ pa Centrale in genere, « meno larghi » ma abbastan­ za importanti con l’Austria e con l’Oriente continen­ tale interno in genere, «ancora più lim itati» con la Francia.

2) la bilancia del commercio è sfavorevole nei traffici attraverso le porte d’Italia in misura uguale o in ugual proporzione con la Francia e con la Ger­ mania. in misura assai minore con l’Austria e in genere con l’Europa orientale continentale interna perchè le importazioni ed esportazioni dal lato del­ l’Austria quasi si pareggiano con le due cifre di 757.802 tonnellate (imp.), e 624.909 tonn. (esp.).

A; guerra finita ¡’Italia dovrà tenere ben presente, il funzionamento delle sue porte commerciali e te^ nerle aperte sì, ma con discernimento di una giusta tutela, dei propri interessi. Si dovrà naturalmente cer­ care di dar maggiore sviluppo alle esportazioni e proteggerle maggiormente là dove la bilancia com­ merciale è più sfavorevole combattendo la suddi­ tanza economica e al tempo stesso rendere con tali paesi più perfezionata l’esportazione.

Si dovrà d’altra parte curar pure ¡1 rtsatbiliinento dell’equilibrio della bilancia, a maggior ragione, là dove poco manca a raggiungerlo. Verso le nazioni con le quali il volume dei traffici è più limitato oc­ correrà studiarne le ragioni industriali, agricole, commerciali, doganali e cercare d’intensificare i rap­ porti incoraggiando il commercio che ha preso altre vie, per non fargli trascurare quella, tra le altre.

Questo lavoro diligente e paziente, che era stato da noi trascurato o fatto non metodicamente, non deve essere trascurato oggi che vediamo come si sia economicamene organizzata la Germania nella sua espansione commerciale parallela a quella militare.

E ora dobbiamo farlo che la Germania, per ra­ gioni militari, ha dovuto arrestarsi nella sua avan­ zata commerciale, non meno pericolosa e minaccio­ sa di quella militare.

II nostro Ministero di Agricoltura Industria e Com­ mercio e gli istituti affini come le Camere di com­ mercio locali, i Consolati, l’Istituto Internazionale d’Agricoltura debbono avvalersi dei dati preziosi che essi raccolgono con minuziosa cura e segnalarli o almeno fornirli agli organi governativi per i regimi doganali, industriali e commerciali, per la politica finanziaria ed economica da una parte, e fornirli ai consorzi ed alle associazioni commerciali e, industria­ li dall’altra onde possano utilmente indirizzare e orientare la propria attività.

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sapien-1210 L ’ECONOMISTA 26 d ic e m b re 1915 - N . 2173 temente organizzare la propria rinascita economica

e commerciale per potersi efficacemente difendere nei propri naturali e sicuri confini delle Alpi non sol­ tanto con le armi ma anche con potenti mezzi eco- mici.

LEGISLAZIONE DI GUERRA

Prestito Nazionale 5 per cento

Art. 1. — E’ data facoltà al Presidente del Consi­ glio dei Ministri e al Ministro dei Tesoro di effettua­ re un’operazione di credito per raccogliere i mezzi occorrenti a fronteggiare le spese di guerra, median­ te la emissione di uni prestito nazionale, alle condi­ zioni indicate negli articoli seguenti.

Art. 2. — L ’emissione avrà luogo per pubblica sot­ toscrizione di obbligazioni estinguibili entro il termi­ ne di 25 anni a partire dal 1" gennaio 1916, e frut­ tanti, a decorrere dalla stessa data, l’interesse, netto da ogni imposta e tassa presente e futura, di lire 5 per cento l’anno, pagabile nel Regno e nelle colonie italiane in rate semestrali, al 1° luglio ed al 1" gen­ naio di ogni anno.

Il prezzo di emissione delle dette obbligazioni è fissato nella ragione di lire 97.50 per cento.

Le obbligazioni medesime non saranno soggette nè a conversione, nè a riscatto1, fino al 1° gennaio 1926.

Art. 3. — Al 1° di gennaio 1941 dovranno essere estinte tutte le obbligazioni di questo prestito, con la restituzione ai possessori delle obbligazioni stesse del relativo ammontare, al pieno valore nominale.

Nei quindici anni tra il 1926 e il 1941, il tesoro prov- vederà i fondi necessari alla estinzione delle dette obbligazioni, alla quale si procederà sià mediante acquisti di titoli sul mercato, sia mediante una Cas­ sa speciale di ammortamento, che sarà gestita dalla Cassa depositi e- prestiti.

Art. 4. — La sottoscrizione al Prestito sarà aperta, presso gli uffici che saranno indicati, dal giorno 10 di gennaio 1916 a tutto il 10 del successivo febbraio.

Le sottoscrizioni sono tutte irriducibili.

Art. 5. — Per le sottoscrizioni ricevute, con rela­ tivo versamento, entro il giorno 25 gennaio 1916, i sottoscrittori non hanno obbligo di aggiunta di in- taressi.

Per le sottoscrizioni posteriori oltre l’importo ca­ pitale, dovranno essere corrisposti gli interessi, a par­ tire dal 1° gennaio 1916, in ragione del 5 per cento del valore nominale dei titoli sottoscritti.

Art. 6. — I sottoscrittori al prestito per somme su­ periori a lire 100 hanno facoltà di pagare la somma sottoscritta a rate, con versamenti: del 25 per cento all’atto della sottoscrizione; del 25 per cento al 10 aprile 1916; del 30 per cento al 3 luglio 1916; del 17.50 per cento al 3 ottobre 1916.

Per la rata da pagarsi all’atto della sottoscrizione, si applica il disposto dell’articolo precedente. Per le rate di aprile, luglio e ottobre, all’importo capitale saranno aggiùnti gli interessi, nella ragione annua del 5 per cento sul valore nominale dei titoli sotto­ scritti, quando i sottoscrittori non preferiscano di liberarsi dal pagamento totale o parziale di interessi, anticipando in tutto o in parte e in qualunque mo­ mento i versamenti, purché a rate complete.

Art. 7. — Per le sottoscrizioni a rate, in caso^ di ritardo nei versamenti relativi, oltre le prescritte scadenze, i sottoscrittori saranno soggetti all’interes­ se di mora nella ragione del 6 per cento.

Quando i versamenti fossero ritardati oltre la sca­ denza della rata successiva o al di là di un mese dal­ la scadenza dellfiiltima rata, i titoli saranno realiz­ zati al meglio, a conto e rischio dei ritardatari.

Art. 8. — Le sottoscrizioni nelle Colonie italiane saranno ricevute presso le Filiali locali degli Istituti di emissione italiani e nella Somalia italiana presso la R. Tesoreria.

Art. 9. — Gli italiani residenti all’estero possono prendere parte alla sottoscrizione del prestito, pres­ so i Regi Consolati rispettivi, alle condizioni indicate nel presente decreto, esclusa la rateazione dei paga­ menti.

Siffatte sottoscrizioni potranno essere ricevute sino a tutto il mese di marzo 1916. e i versamenti relati­

vi comprenderanno, oltre l’importo capitale, gli in­ teressi, alla ragione del 5 per cento, dal giorno 26 gennaio 1916 al giorno del pagamento.

Potranno essere aperte sottoscrizioni all’estero di questo prestito anche presso le agenzie e i corrispon­ denti del Banco di Napoli in America, e presso Isti­ tuti e ditte bancarie dell’estero, indicati dal Ministro del Tesoro.

Art. 10. __ Le obbligazioni del prestito' sono rap­ presentate da. titoli al portatore, distinti in titoli, da lire 100, 500, 1000, 5000, 10,000 e 20,000.

Tali titoli sono tramutabili in certificati nomina­ tivi, a richiesta del possessore.

Le inscrizioni nominative possono essere di L. 100 e di qualunque somma multipla di cento.

Per i tramutamenti, i trasferimenti, i vincoli, e in genere per ogni operazione relativa ai titoli del pre­ sente prestito, sono da applicarsi le norme recate dalle leggi e dai regolamenti per l’Amministrazione del debito pubblico.

Art. 11. — A coloro che nel Regno verseranno l’in­ tero ammontare della somma sottoscritta saranno immediatamente consegnati i titoli definitivi al por- tatare

Agli altri sottoscrittori saranno rilasciati certifi­ cati provvisori, d a , commutarsi nei titoli definitivi ! quando ne sarà saldato l’importo.

Art. 12. — In pagamento delle obbligazioni del pre­ stito sottoscritte saranno accettati, Ano a concorren­ za del relativo importo, i buoni del tesoro ordinari all’intero valore nominale, salvo lo sconto degli in­ teressi al 4.50 per cento.

Art. 13. — Per i pagamenti eseguiti all’atto della sottoscrizione, saranno accettati, fino' a concorrenza della metà della somma sottoscritta: i buoni del te­ soro quinquennali, che scadono negli, anni 1917 e 1918, al valore di L. 99 per cento per i primi e di lire 97.80 per i secondi, con l’aggiunta degli interessi già decorsi e non riscossi 'al giorno del versamento.

Art. 14. — I titoli del presente prestito sono equi­ parati, a tutti gli effetti di legge, ai titoli del debito pubblico consolidato, e al pari di questi devono es­ sere accettati quante volte, per disposizione di legge e di regolamento, siano richieste corresponsioni o prestazioni o rinvestimenti o depositi cauzionali prov­ visori e definitivi o depositi a garanzia in titoli del Debito pubblico dello Stato.

Art. 15. — Il Presidente del Consiglio e il Ministro del Tesoro sono autorizzati a fare tutto quanto oc­ corra per conseguire il migliore collocamento del prestito; e così sono autorizzati a valersi della coo­ perazione di un Consorzio finanziario-bancario, al quale, oltre gli Istituti di emissione, potranno parte­ cipare le Casse di risparmio ordinarie, gli Istituti di credito ordinario, le Banche popolari e le Coopera­ tive di credito di ogni specie, le Società e Ditte ban­ carie italiane.

Il Consorzio, presieduto dal Direttore della Banca d’Italia, potrà giovarsi dell’ausilio della Cassa depo­ siti e prestiti, della Cassa nazionale delle assicura­ zioni con le agenzie generali da esso dipendenti, e potrà servirsi anche dell’opera degli esattori delle imposte dirette e degli uffici postali, nei modi e nei limiti che saranno fìssati d’accordo col Ministro delle finanze e col Ministro delle poste e telegrafi.

Art. 16. — Le disposizioni riguardanti le anticipa­ zioni su titoli di Stato contenute nelTart. 29 della legge (testo unico) sugli Istituti di emissione, 28 apri­ le 1910, n. 204, si applicano alle anticipazioni sui ti­ toli di questo prestito nazionale col doppio benefìcio, per i due anni 1916 e 1917, del saggio di interesse di favore del 5 per cento, e della esenzione dalla tassa speciale sulle anticipazioni, di che alla legge 31 di­ cembre 1907, n. 804, alleg. C.

Dorante l’anno 1916, le dette anticipazioni potran­ no essere fatte sino a concorrenza del 95 per cento del valore corrente dei titoli.

Art. 17. — E’ prorogata fino al 30 giugno 1916 la autorizzazione data agli Istituti di emissione di fare anticipazioni sui titoli del prestito emesso col Regio Decreto 19 dicembre 1914, n. 1371, a saggio di interes­ se ridotto.

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26 d ic e m b re 1915 - N . 2173 L’ECONOMISTA 1211 provvisori e i titoli definitivi, e le girate per cessioni.

Sono pure esenti dalle tasse di bollo e di registro gli atti e documenti relativi al Consorzio di che al-

l’art. 15.

Art. 19. — In applicazione del disposto dall’art. 4 del R. Decreto 15 giugno 1915, n. 859, i possessori delle obbligazioni del prestito emesso col decreto stesso potranno ottenere la equiparazione delle dette obbligazioni a quelle del prestito nuovo versando L. 2.50 per ogni cento di capitale nominale.

Le relative modalità saranno stabilite con decreto luogotenenziale, su proposta del Ministro del Tesoro, da emanarsi entro il 10 gennaio 1916.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI

L a pro d u zio n e ed il consum o della seta. — La seta, contrariamente ad altri prodotti, non trova, nella guerra, alcuna causa di1 diffusione del proprio commercio, non entrando essa nelle vestimento, nè in altri prodotti necessari agli eserciti e al muni­ zionamento.

Materia prima per1 stoffe, di lusso, la seta, deve piuttosto vedere il suo consumo restringersi in un tèmpo in cui le spese per il puro lusso passano in seconda linea quasi dovunque. Il sig. E. Payen, nel- FEconomiste Français si occupa del danno econo­ mico che gli attuali avvenimenti hanno prodotto alila, produzione' e .al consumo della seta.

Da uria ventina di anni la produzione della seta ha subito un cambiamento profondo; essa si è spo­ stata passando dall"Europa e dal Levante in Estre­ mo Oriente come' si potrà giudicare dalla seguente tabella ove sono rappresentate in cifre le raccolte dii seta d!al 1871 al 1914 in migliaia di Kg.

Periodo Estremo

quinquennale Europa Levante Oriente Totale

1871-1875. 3.676 676 5.194 9.546 1876-1880. 2 475 639 5.740 8.854 1881-1885. 3.630 700 5.198 9.438 1886-1890. 4.340 738 6 522 11.600 1891-1895. 5.518 1.107 8.670 15.295 1896-1900. 5.220 1.552 10.281 17.053 1901-1906. 5.312 2.304 11.476 19.092 1906-1910. , 5.460 2.815 14 908 23.183 1911 4.330 2.960 17.280 24.570 1912 . , 4.982 2.233 19.700 26.915 1911 4.860 1.555 15.455 21.870

Nelle cifre dell Levante sono comprese le prod.u-zioni della Turchia Asiatica, della Bulgaria, della Serbia, della Romania, di Salonicco e di Creta, le esportazioni del Turkestan, dell’Asia Centrale e

sii può vedere dalla seguente tabella tolta dal Bol­ lettino economico dellTndo-Cina (marzo-aprile 1915)

(K ìn i = Kg. 0.600; lo yen = L. 2,58).

Produzione Esportazione Valore espor

Kins Kins Yens

1904 . . . 12.472.500 9.658.582 88.740.702 1905 . . . 12 182.000 7.279.465 71.998.928 1906 . . . 13.689.575 10.394.693 110.499.375 1907 . . . 15.331.088 ' 9.354.361 116.888.627 1908 . . . 16.916.694 11.521.795 108.609.056 1909 . . . 18.139.100 13.469.406 124.244.234 1910 . . . 19.840.469 14.846.469 130 832.175 1911 . . . 21.341 500 14.456.047 128.875 094 1912 . . . 22.780.969 17.102.574 150.321.198 1913 . . . 23.381.406 20.114.780 187.939.392 11 commercio è in continuo aumento fino dallo scoppio della guerra europea.

I paesi che consumano la seta sono i paesi più civili e aventi Tindustria generale più sviluppata. Al primo posto 'Sono gli Stati Uniti che hanno fatto su questa via dlei progressi enormi. Nel 1901 la gran­ de Repubblica americana non consumava ohe 5 mi­ lioni 300.000 Kg. dii seta, presentemente gliene oc­ corrono 10 milioni di Kg. Vengono' poi la Francia, la Germania, la Svizzera, la Russia, f i tali a, eoe.

L o s vilu p p o della pro d u zio n e di coke a g li Stati U n iti. — IPer la prima volta il coke fu usato negli Stati Uniti in un laminatoio nel 1817. Due anni più tardi fu costruito a Lawrenceburg un Alto forno alimentato col, coke, il quale però, dopo due anni di limitatissima attività, fu chiuso ed abbandona­ to. Da allora fino al 1845 si fecero parecchi esperi­ menti non seguiti da alcun risultato pratico. Nel detto anno fu costruito un forno per la produzione del coke, ma dopo una serie di vicissitudini, l’an­ no dopo cessò di funzionare. Ulteriori tentativi eb­ bero miglior successo, e nel 1855 esistevano intorno a Pittsburgh 62 forni per la produzione di coke. Quattro anni più tardi venivano costruiti altri 30 forni. Da quell’anno la produzione di coke venne sempre aumentando; e nel 1911 vi erano, in 24 Stati dell’ Unione Nord Americana, 103.879 forni. La se­ guente Tabella in cui sono riassunti i dati pubbli­ cati dall' « United States .Geologica! Survey » mostra il rapido progresso verificatosi nella produzione del coke negli Stati Uniti dal 1880.

Sviluppo dell’industria del coke negli Stati Uniti

1915, le esportazioni dal Turkestan e dàlia Persia sono state quasi nulle; e per la stessa causa le espor­ tazioni dall’Estremo Oriente sono molto diminuite.

Essendo la penisola balcanica compresa nelle sta­ tistiche tra i paesi del Levante, in Europa, non ci sono, come produttrici di seta che la Francia, l’I ­ talia, la Spagna e 1" Austria-Ungheria. La raccolta j della Francia nel 1914 supera di 50.000 Kg. quella \ del 1913 che era stata di 350,000 Kg.; la raccolta ita­ liana sarebbe di 4.080.000 Kg. contro 3.540.000 del 1913; quella della Spagna invece di 82.000 Kg. con tuo 70.000 del 1913. Per LAustria-Ungheria la raccol­ ta si crede sia stata un po’ superiore a quella del- l’anno precedente. Si sa che in Francia la coltura dei bachi da seta, malgrado i premi accordatile, ha perduto-molto terreno; special mente nel Mezzogior­ no la viticoltura e la frutticolura hanno fatto ab­ bandonare la coltura della seta.

NelTEistremo Oriente il Giappone è uno dei più grandi fornitori di seta. Per effettuare dei migliora­ menti in questo ramo di attività, che è uno dei più importanti nell’industria del paese, il Governo giap­ ponese ha fondato degli istituti nazionali per forma­ re degli esperti coltivatori di bachi da seta e degli ottimi filatori. Anche delle corporazioni locali hanno aperto delle scuole aventi lo stesso scopo degli isti­ tuti nazionali e portano grandi miglioramenti alla sericoltura.

La produzione e i’esportuzione di seta grezza si sono molto sviluppate da 10 anni al Giappone, come

Anni Numero degli stabili-menti Numerodei forni co-struiti co.stru- sxrum 1 zione Quantità di carhone impiegato (tonn. di 2000 libre) Quantità di coke prodotto (tonn. di 2000 libre) Percen­ tuale di coke ottenut dal car 1880... 186 12.372 1.159 5 237 741 3.338 300 63.0 1890... 263 37.158 1547 18 005.209 11.508.021 64.0 1900... 396 58.484 5.804 32 113 543 20.533 348 63.9 1901... 423 63 951 5 205 34.207.965 21 795.884 63 7 1902... 456 69 069 8.758 39 604.007 25401.730 64.1 39.423 525 25.274.281 64.1 1904... 506 83.599 4 430 36.531. 698 23. 661 106 64 8 1905... 519 87-564 4.751 49.530.677 32 231.129 65.1 1906... 532 93 901 4.519 55.746 374 36 401 217 65.3 1907... 552 99 680 2 546 61.946.109 40.779.564 65.8 1908... 551 101218 2.241 39.440.837 26033 518 66.0 1909... 579 103.982 2.950 59 354 937 39.315.065 66.2 1910... 578 104.440 2.567 63.088.327 41.708 810 66.1 1911... 570 103. 879 2 254 53.278.248 35.551.488 66.7 1912... 559 102 260 2.783 65.577-862 43.983.599 67.1 1913___ .. . 551 102.650 1 321 69 239 190 46.299.530 669

Lo Stato dove l’industria, del coke è maggiormen­ te sviluppata, è la Pennsylvania che alla fine del 1913 contava 55.068 forni ad alveare per la produ­ zione. Seguivano la Virginia con 23.521 forni; l’Ala- bama con 10.284, il Golorado con 3.588, eoe.

I primi forni a coke a ricupero furono costruiti negli Stati Uniti nel 1893. Da allora si fecero sensi­ bili .progressi; tanto ohe ne! 1913 vi erano 5.688 di tali forni, i quali producevano 12.714.700 tonimeli, di coke.

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1212 L ’ECONOMISTA

26 d ic e m b re 1 9 1 5 - N . 2173

ISTITUTI DI EMISSIONE ITALIANI

(Situazioni riassuntive telegrafiche).

(000 omessi).

B, d’ Italia B, di Napoli B. di Sicilia 10 die. Differ. 30 nov. Differ. 30 nov. Differ, Speciemetaniche L. Portai, su Italia , * Anticip. su t i t o l i . » Portai, e C. C.est. » Circolazione . . » Debiti a vista . » Depositi in C. C. » 1.193.800 463.200 175.100 142.600 2.959.100 289.200 550 800 - 11.00C — 17.600 — 6.200 — 8.000 + 38.100 + 3.400 + 1.500 252 300 - 100 153.500 — 500 50.700,- 200 36.0001- 3.500 777.800 + 900 69.500 + 2.30C 85,800! — 2.300 51.400, = 59.700 — 5.800 I8.600Ì-4- 800 ¡8.8001— 300 162.000 — 1.500 33.900 — 2.200 43.50O|+ 400

ISTITUTI NAZIONALI ESTERI.

Banca d’Inghilterra. ( OOO omessi) 1915 (Situazioni definitive). Banca d’Italia. ( OOO omessi) Oro ... A rgento . . . . R iserva equiparata L. T otale riserva L. ... L. P o rta foglio s/ I t a l i a ... A nticipazioni s/ t i t o l i ... » statutarie al Tesoro . . . . » » supplem entari . .

» per conto dello Stato ( 1) . . Som m inistrazioni allo State ... T ito li ... Circolazione C/ c o m m e r c i o ...

» C/ S ta to: A n ticip a zio n i ordinarie

» » » supplementari .

» » » straordinarie ( 1)

somministrazione b ig lie tti ( 2) . . . . Totale circolazione L. Depositi in conto c o r r e n t e ... D eb iti a vista ...

Conto corrente del Tesoro e P ro v in cie .

30 nov. Differ. 1.097.613 _ 10 845 107.560 — 973 121.881 + 12.189 1.327.054 + 371 480.805 __ 5.950 181,333 — 3.568 360.000 = 150.000 = 47.685 423.956 + 516.000 202.871 + 3.897 1.472.550 20.634 360.000 re 150.000 == 423.956 + 47.685 516.000 2.922.006 4- 27.051 499.382 + 4.162 287.294 4.957 107.445 + 31.741 M e t a l l o ... R iserva b i g l i e t t i ... C i r c o l a z i o n e ... P o rta fo g lio ... Depositi p riv a ti ... D ep ositi di S t a t o ... T it o li di S t a t o ... P rop orzion e della riserva ai depositi

16 dicem. la sit. prec.

Ls. 50.281 - 8 » 34.330 — 100 » 34.267 + 112 » 96.865 + 3.955 » 94.169 + 4.150 » 52.136 308 » 32,840 )) 23,60 — 0.70 Dilf. con

Banca dell’Impero Germanico.

(000 omessi)

Oro ... A rgento ... B ig lie tti di Stato, ecc.

R iserva totale M. P o rta fo g lio A nticipa zion i T ito li d i Stato Circolazione D ep ositi . . 1915 ! 15 dicem. Diff. con la sit. prec. 2.437.900 + 1.700 37.100 + 1.200 339.4G0 - 137.700 2.814.400 — 134.800 5.275.400 + 283.500 14.600 + ' 1.100 30.300 — 2.400 6.099.800 4- 58.900 1.765.700 + 498.400 Banca Imperiale Russa.

(000 omessi) I i 6 dicem.1915 la sit. prec.Diff. con

Banco di Napoli. (000 omessi) Oro ... L A rgento ... .... ... R iserva e q u i p a r a t a ... . T otale riserva L P o rta fo g lio s/ I t a l i a ... A nticipazioni s/ t i t o l i ... » statutarie al Tesoro . . » * supplementari

» per conto dello Stato ( 1) Som m inistrazioni allo Stato ( 2) T ito li ...

Circolazione C I comm ercio... » C/ Stato : A nticipa zion i ordinarie

» » supplementari . .

* » straordinarie ( 1)

» somm inistrazione b ig lie tti ( 2) . T otale circolazione L D epositi in Conto c o r r e n t e ... D eb iti a v i s t a ...

Conto corrente del Tesoro e P rovin cie Banco di Sicilia. 30 nov. I Differ. 235.337 17.007 46,364 298.708 153.492 50.718 94.000 38.000 95.725 148.000 95.042 402.094 94.000 38.000 95.735 148.000 777,829 85.831 69.514 4- 3 77 4.431 — 4.405 4- 447 f 256 + 2.065 4- 15 1.166 + 2.065 4- 899 — 2.276 4- 2.272 — Oro ...

_

800 A rgen to ... 32.200 4- 2.200 Totale m etallo Rb. 1,868.400 4- 1.400 P o rta fo g lio ... . . . Rb. 392.700 700

A n ticip a zio n i s/ t ito li » 796.200 46.800

Buoni del T e s o r o ... 3.303.300

_

23.700 A ltr i tito li ... 220.500 4 12.500 C ircolazione ... )> 5.219.700 4- 54.700 Conti C o r r e n t i ... » 864.700 6.300

Conti C orrenti del Tesoro . » 233.400 — 4.600

Banca di Francia. (000 omessi) 1915 16 dicem. Diff. con la sit. prec, (OOO omessi) Oro ... A rgen to ... R iserva equiparata . . . 1 30 nov. I Differ. T otale riserva L, P o rta fo g lio 8/ I t a l i a ... A n ticipazion i s/ t i t o l i ... » statutarie al Tesoro . . . . » » supplementari . .

» per conto dello Stato ( 1) . . Som m inistrazioni allo Stato ( 2)

T it o li ...; ; Circolazione C / com m ercio...

» C / Stato : A n ticipazion i ordinarie

* » supplementari

. » straordinarie ( 1) » somministrazione b ig lie tti ( 2) , .

Totale circolazione L. D ep ositi in Conto c o r r e n t e ... D eb iti a v i s t a ...

Conto corrente del Tesoro e P ro v in cie (1) R. D. 18 agosto 1914, n. 827. (2) R R . D D . 22 settembre 1914, n. 1028 n . 128G. 51,429 5.867 18.049

Î

4 186 75,345 4- 190 59.720 — 5.777 18.621 4- 744 31.000 — 12.000 = 2.948 36.000 = 26.125 — 3 80.030 — 14.93 31.000 = 12.000 — 2.948 ss 36.000 — 161.978 — 14.93 43.476 4- 335 53.947 2.154 7.428 | — Ì26 Oro ... A rgento ... .... Totale m etallo P o rta fo g lio non s c a d u t o ...

» prorogato ... P o rta fo g lio totale A n ticipazion i su t i t o l i ...

» allo S t a t o ... Circolazione . ... Conti C orrenti e D e p o s i t i ... C onti Correnti del Tesoro . . . .

fr. 5.026.400 357.70n 5.384.100 2.212.700 1.145.800 7.600.000 13.449.500 2.214.100 1.561.200 + 86.400 4 1.200 + 87.600 4- 49.700 6.500 4- 43.200 4- 519,800 _ 621.000 — 725.900 4 405.400 Banca d’Olanda.

(000 omessi) 1915 Diff. con

Oro ... A rgen to . . . E ffe tti s/ estero P o rta foglio A n ticip a zio n i T it o li . . . Circolazione Conti C orrenti 417.100 4- 5.600 » 3.500 + 300 » — f 4.200 FI. 420.600 4- 1.100 FI. 73.200 4 1.400 » 90.700 500 8.900 » 568.800 4 3.300 » 36.600 + 3.900 Banca di Spagna. (OOO omessi) 1915 11 dicem. ! D iff I Ila sit. r Oro A rgento 23 novembre 1914, BANCO DI NAPOLI

Sit. fine mese prec. Aumento mese c o rr., Diminuz, mese corr. . Sit.31 agosto 1915 . R i s p a r m i o ordinario Risparmio vincolato p. riscatto pegni Com­ plessivamente Lib. Depositi Lib.| Dep. Libr. Depositi 126.760 1.654 128,414 ___ 839 153.484.861 16.028.575 169.513.437 10.847.702 443 3.182 21 587 464 3.769 33 499 127.203 1.675 128.878 872 153.488.043 16.029.163 169.517.206 10.848.201 127.575, 158.665.734 i 431! 3.270 128.006 158.669.0Ó5 P o rta fo g lio . . P re s titi ... P re s titi allo Stato . . . . T ito li di S t a t o ... C ircolazione ... Conti C o r r e n t i ... Conti C orrenti del Tesoro

Totale m etallo (0 0 0 omessi) Oro A rgento P o rta fo g lio ... A nticipa zion i ... Buoni della Cassa di prestiti T ito li ... C i r c o l a z i o n e ... D epositi ... 960.900 + 5.700 )) 752.900 + 2.700 Ps. 1.713.800 + 8.409 368.400 + 2.100 » 276.200 900 » 250.000 )) 344.400 » 2.063.500 — 3.700 » 686.500 + 12.500 » 14.300 - 700 rizzerà. 1915 Diff. con 15 dicem. la sit. prec.

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