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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.13 (1886) n.659, 19 dicembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XIII - Voi. XVII

Domenica 19 Decembre 1886

N. 659

L ’ ESPOSIZIONE FINANZIARIA

dell’ on. MAGLIANI

A b biam o rita rd a to di v en tiq u attro ore la p u bb licazio n e àe\YEconomista p er poter dare ai nostri letto ri un am pio riassu nto ch e r ic e ­ viam o teleg raficam en te d al nostro co rrisp o n ­ dente. D iam o quindi il posto d’onore a questo im p ortan te docum ento su lla finanza ita lia n a riserb an d oci di esam in arlo con m aggior a g io :

Dopo un breve esordio l’ on. Ministro espone i ri­ sultati del resoconto dell’esercizio finanziario 1885 86, chiuso il 30 giugno di quest’ anno.

Essi sono di gran lunga migliori delle previsioni della legge di assestamento.

Si era prevista una deficienza complessiva di 64 mi­ lioni, che per 24 era apparente, trattandosi di somme già incassate dal Tesoro nell’esercizio precedente per precoci importazioni doganali in attesa di aumenti di dazi, a scapito della competenza propria del 1 8 8 5 -8 6 , a cui debbono reintegrarsi.

Ad altri 40 milioni, che il Ministro aveva già di­ chiarata deficienza accidentale e transitoria, ha po­ tuto pienamente supplire il Bilancio colle sue risorse normali e ordinarie, senza che sia punto occorso, di far uso de’ mezzi straordinari autorizzati dal Parla ■ mento colle leggi 1881, 1882 e 1884 per maggiori spese militari e di lavori pubblici.

Risulta, infatti, dal resoconto che le entrate supe­ rarono per L. 37,021,800 le previsioni, e si ebbero poi economie per L. 2,554,000 al netto delle mag­ giori spese, quindi una eccedenza di L. 30,576,000. I maggiori incassi sono relativi per L 35,701,000 alle entrate ordinarie, e specialmente : alle dogane per 20 milioni e mezzo, alle tasse sugli affari, alle imposte dirette, ai telegrafi.

1 risultati sarebbero stati migliori, se in alcuni cespiti, dazio consumo, poste e ferrovie, non si fos­ sero verificate delle diminuzioni a causa della epi­ demia colerica ; se non si fosse dovuta coprire una differenza di circa 7 milioni tra le diminuzioni e gli aumenti d’imposte decretati nel 1 8 8 5 ; e se non fos­ sero occorse maggiori spese per affrettare la ricosti­ tuzione del materiale della marina da guerra.

In ogni modo è confortante il risultato del pareggio dopo la previsione di una deficienza comunque tran - sitoria.

Passa all’esame del conto dei residui.

Si sarebbe dovuto verificare uu notevole miglio­

ramento ; ma si riscontra invece un peggioramento di 5 milioni. — Esso deriva principalmente da due cause. —

Il Ministro non intende valersi della facoltà data dalla legge del 23 luglio 1881 di rimettere in circo­ lazione i titoli di obbligazioni ecclesiastiche versati al Tesoro in pagamento di prezzo di beni, affinchè non divengano titoli di vero e proprio debito pub­ blico; e perciò cancella 4 milioni e mezzo da’residui attivi.

Inoltre da’ definitivi accertamenti della passata ge­ stione governativa delle strade ferrate risulta una di­ minuzione di 3 milioni ne’ proventi netti delle fer­ rovie non versati al Tesoro ne’ passati esercizi nonché una maggiore passività di L. 1,645,000 dell’esercizio delle Calabro-Sicule.

Per queste due cause e per la regolazione di altre partile, si supera di 5 milioni la somma del miglio­ ramento offerto dal conto de’ residui.

Dopo di ciò si diffonde a parlare de’risultali della definitiva liquidazione del passato esercizio ferroviario governativo.

Oltre il suddetto peggioramento nel conto de’r e - sidui, occorre a saldo una complessiva maggiore spesa di novanta milioni per maggiori approvvigio­ namenti, per spese in conto capitale sulle linee in esercizio, e par spese addizionali di costruzione.

Di questa somma furono già anticipati 49 milioni, per essersi dalle cessate amministrazioni adoperata la somma de’proventi netti, che avrebbero dovuto ver­ sare al Tesoro. É il Ministro propone che il credito del Tesoro serva alla estinzione di altrettanta parte della liquidata passività ferroviaria, considerando come definitivi i pagamenti già fatti.

Propone altresì che si ponga a carico del Tesoro anche il pagamento di 41 milioni a saldo dei no­ vanta.

Dimostra che esso può sopportare senza disagio il peso che gli si addossa, e ne espone minutamente la situazione.

Dal 1877 al 1886 il Tesoro è stato arricchito di 190 milioni per gli avanzi accumulati dei bilanci di competenza derivami dalle entrate effettive, e dalle eccedenze d’entrata nel movimento de’ capitali deri­ vanti da vendite anticipate di beni e da altre risorse eventuali.

Su questa somma di benefici furono però negli scorsi anni imputati pagamenti, per l’ammontare com­ plessivo di 130 milioni per saldo di riscatti e per altre passività in conto capitale della gestione ferro­ viaria.

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di più di 29 milioni, salgono alla somma appunto

di 90 milioni (rappresentati in parte da annullamenti di crediti, e in parte da pagamenti effettivi) di queste ultime e definitive passività ferroviarie non liquidate. Viene così ad usufruirsi tutto il miglioramento del conto del Tesoro, il quale ritorna nelle condi­ zioni del 1877.

Ma dall’altra parte resta provato che, senza fare appello al credito, le finanze dello Stato hanno po­ tuto contribuire, prima per 130 ed ora per altri 90 milioni, in unum per 220 milioni al riassetto e alla costruzione delle strade ferrale.

Parla della natura e degli effetti delle obbligazioni ecclesiastiche, che hanno costituita la principale ri­ sorsa straordinaria del Tesoro. —

A differenza de’ titoli di vero e proprio debito pubblico consolidato o redimibile, le obbligazioni ec­ clesiastiche furono emesse per raccogliere con anti­ cipazione il prezzo pagabile in rate annuali de’beni venduti o da vendere. Esse si estinguono appena rientrano nelle casse pubbliohe, che le ricevono alla pari in pagamento del prezzo. Quelle che restano in circolazione si estinguono per ammortamento in 23 anni, e prendono il po.ito di equivalenti debiti estinti col numerario versato in pagamento del prezzo dei beni.

Esiste un valore capitale di beni ecclesiastici e demaniali eguale al valore capitale di tutte le ob­ bligazioni emesse, e di quelle di cui fu autorizzata l’emissione.

Restano ancora disponibili 25 milioni di obbliga­ zioni non impegnate. Con esse si farà fronte, occor­ rendo, alle maggiori spese straordinarie di egual somma per la guerra e per la marineria, di cui con provvedimento eccezionale si è chiesta I’ autorizza­ zione.

Dopo ciò, e dopo alcuni cenni sul conto patrimo niale, che presenta notevoli miglioramenti, l’on. Mi­ nistro espone i risultati presuntivi dell’ esercizio in corso 1 8 8 6 -8 7 e del futuro bilancio 1887-88.

Nell’esercizio 188 6 -8 7 l’avanzo dell’ entrata ordì naria copre tutta la spesa straordinaria, ed anche la deficienza tra l’entrata e la spesa per l’ammorta­ mento dei debiti.

Il bilancio si chiude con un avanzo di più di 29 mi­ lioni da cui bisogna difalcarne 17 per eccedenza del­ l’entrata del movimento dei capitali, e circa 10 per spese proposte e non ancora approvate, fra cui è il maggiore assegno per la Gassa delle pensioni e per la Cassa militare. Sicché resta l’avanzo definitivo di più di un milione, il quale secondo facili previsioni, crescerà pei risultati del resoconto.

Per la prescrizione a favore dello Stato dei biglietti provvisoriamente consorziali, il Tesoro ha realizzato un benefizio di più di 5 milioni. Il Ministro propone che non se ne giovi il bilancio; ma che si ritirino dalla circolazione e si annullino per altrettanta somma biglietti di Stato da 5 lire.

Un altro beneficio ha pur conseguito il Tesoro di L. 9,857,000 per la cessazione degli ammorta­ menti mediante acquisti al corso di borsa: cessa­ zione determinata dalla parità raggiunta dei titoli di Stato: onde il conto corrente tra il Tesoro e la Amministrazione del Debito Pubblico si è chiuso con un utile, a favore del primo eguale alla differenza tra le assegnazioni annue del bilancio e il prezzo degli acquisti fatti al disotto della pari. Neppure di quest’entrata di L. 9,857,000 si arricchisce il bi­

lancio ; ma il Ministro propone che essa s’ inscriva nella Categoria del Movimento de’ capitali, desti­ nandola agli ammortamenti.

Sebbene l’esercizio 1 8 8 7 -8 8 subisca la cessazione del secondo decimo della imposta sui terreni (Li­ re 9,700,000), pure, secondo le previsioni del Bi­ lancio fondate sui resultati degli esercizi anteriori, si chiuderà con un avanzo effettivo di circa 2 mi­ lioni, tenuto conto delle spese, non ancora approvate.

Dimostra l’onorevole Ministro come coi Bilanci 1 8 8 6 -8 7 e 1 8 8 7 -8 8 si comincia ad entrare nei limiti dell’anlrata e della spesa complessiva deter­ minati nel piano finanziario, che fu svolto colle Esposizioni del 1 Dicembre 1884 e del 26 Gen­ naio 1886.

Parla della riforma del debito vitalizio, e della Cassa militare, argomenti dai quali non possono sor­ gere dubbi e ansietà per l’ avvenire della finanza. Esprime il desiderio che si aumenti, fin d’ora e senz’altri, indugi, da 18 a 24 milioni l’assegno per le pensioni nuove, cioè che si autorizzi tuita la somma da lui prevista e calcolata nella situazione finanziaria per questo servizio.

Espone varie considerazioni per dimostrare che per eliminare ogni pericolo e per dare maggiore potenza di espansione al Bilancio, ed assicurare la prosperità della finanza nazionale è necessaria una grande parsimonia nelle spese, e specialmente una cura incessante per limitare gli impegni d’ogni sorta sui bilanci futuri, non sostituendone altri a quelli che cessano, o sostituendone altri meno gravi degli attuali.

Questa severità di criteri, e questa limitazione d’impegni futuri è pure essenzialmente necessaria per porei in grado di provvedere, almeno in qual­ che parte, coll’entrata ordinaria del bilancio al ca­ pitale occorrente alla costruzione delle strade ferrate, capitale che per fatti nuovi sopraggiunti e per le forti spese addizionali, si prevede che dovrà superare di non poco la somma autorizzata colla legge del 1879.

Pel Governo prevale sopra ogni altro impegno quello di mantenere l’altezza del credito e l’integrità del bilancio. Perciò le più sollecite cure, saranno adoperate per conciliare con quel supremo dovere l’esecuzione delle leggi ferroviarie emanate per sod­ disfare i legittimi voti delle popolazioni e per mi­ gliorare le condizioni dell’economia pubblica.

Il Ministro avverte la gravità del problema ; si dovrà adoprare ogni sforzo per risolverlo degnamente nell’ interesse del paese.

Il miglioramento progressivo della finanza dev’es­ sere la meta di tutti i nostri sforzi.

Non basta la cura assidua per rendere più efficace e più fruttosa l’Amministrazione con ferma e fedele garanzia de' diritti dei contribuenti. Nè si può gra­ vare il paese di maggiori tributi.

La grande via è quella che conduce a rendere sempre più prospera la finanza per conseguenza necessaria di una maggiore prosperità economica del paese.

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effetti della crisi monetaria del 1885 appaiono no­

tabilmente diminuiti.

E così, dopo avere accennato alle principali qui- stioni economiche, e in ¡specie alla monetaria, che si agitano in altri Stati, e che interessano pure il nostro paese, dimostra la necessità di promuovere con savi provvedimenti un maggior movimento del­ l’attività nazionale, rimuovendo ogni ostacolo, e prov­ vedendo alla legittima difesa del lavoro e della pro­ duzione industriale.

Essendo stati compiuti i sapienti studi della Com­ missione parlamentare d’ inchiesta, il Ministro di ac­ cordo col suo collega di Agricoltura, Industria e Commercio, presenterà fra breve alla Camera il pro­ getto di riforma della tariffa doganale, che dovrà essere approvata prima della scadenza dei trattati di commercio. — E di accordo anche collo stesso Mi­ nistro sarà presentato il progetto di legge pel rior­ dinamento degli istituii di emissione, di cui accenna lo scopo e le linee generali.

Questi due progetti corrispondono ad evidenti e grandi necessità pubbliche : e la Camera sarà bene­ merita del paese se vorrà senza indugio risolvere i diffìcili problemi che vi sono implicati.

Sarà pure presentato, di concerto col Ministro dell’ Interno, un progetto di legge pel riordinamento delle tasse locali, col quale saranno pure meglio determinati i rapporti tra lo Stato e i Comuni in ordine ai dazi interni di consumo.

Il Ministro, infine,, esprime il suo convincimento sulla convenienza di modificare la legge degli 8 mar­ zo 1874 che regola la conversione dei debiti redi­ mibili. Egli reputa necessario il vietare assolutamente qualunque ulteriore emisssione di rendita consolidata al. 5 ° / 0 per qualunque siasi causa. — Propone un tipo intermediario di rendita pubblica tra il 3 e il 5 ° / 0 ; e crede che ciò debba giovare al maggiore sviluppo del credito nell’ interesse non solo del Te­ soro, ma di tutta l’economia del paese.

Presenta un progetto di legge su questo argo­ mento, e ne raccomanda l’approvazione.

Tutti miriamo, conchiude il Ministro, ad un’ alta meta, la maggior prosperità della patria. Per conse­ guirla occorre una finanza ordinala e sicura, la quale non solo non frapponga ostacolo allo svolgilmento delle forze produttive del paese, ma da quella tragga virtù ed incremento ; poiché 1' economia della finanza è parte della grande economia della nazione.

Esprime però piena fiducia nell’avvenire, confor­ tato dai felici risultati del passato, che riuscirono superiori alle previsioni, e che attestano sempre più l’esattezza e severità de’ criteri dell’amministrazione.

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Abbiamo provato vero rammarico rilevando il modo col quale la stampa quotidiana, in generale, ha discusso i concetti esposti ne\VEconomista circa le nuove co­ struzioni ferroviarie. Alcuni giornali, come abbiamo notato nel numero del S corrente si sono limitati a confermare la esistenza degli studi e delle inten­ zioni dell’on. Magliani ; altri hanno smentita la esi­ stenza di qualunque intenzione in proposito, altri in­ fine hanno grossolanamente alterata la verità, dando ai nostri articoli un significato che non avevano e pub­

blicando notizie che sono addirittura insusistenti. Cre­ diamo opportuno fermarci a questi ultimi, affine di metterci sopra un terreno chiaro e preciso e non me­ scolare quelle considerazioni che noi abbiamo cer­ cato di fare da un punto di vista molto elevato, con affermazioni che hanno almeno l’ apparenza dell’equi­ voco. — Infatti alcuni giornali di partiti diversi hanno riassunto i nostri articoli dando una notizia presso a poco così concepita : — « Il Ministero sta « trattando una grossa operazione finanziaria colla « quale verrebbero date le nnove costruzioni ferro- « viarie in blocco a lle 'tr e società esercenti; trat- « tasi di un affare di circa due miliardi. » Oppure si è detto con meno verosimiglianza : « L! on. Ma- « gliani ha in mente di fare una grande operazione « per le nuove costruzioni ferroviarie, affine di con- « vertire la rendita 5 per cento. »

Ora niente vi ha di meno vero di queste affer­ mazioni le quali, è evidente, tenderebbero a far credere fino d’ ora che il Ministero sia disposto a stipulare in qualunque modo e subito e in base di prezzi non n o li, la costruzione di linee che non sono ancora studiate se non nella massima.

È bene adunque che, coloro i quali vogliono: ve­ ramente discutere coscienziosamente sull’argomento, che darà certo campo a serie considerazioni, e non hanno in animo di sviare l’opinione pubblica, è bene, diciamo, che conoscano i termini precisi dei concetti che abbiamo esposti e che confermiamo essere ar­ gomento di studi e di trattative già iniziate. Vor­ remmo anzi che da questo nuovo esempio, il Governo traesse ragione per considerare come sia un errore il sistema di mistero del quale si circonda ; prima di tutto i segreti di tal genere si custodiscono assai male ; poi, con questa continua alternativa di affer­ mare e negare si autorizzano anche le voci o le in­ venzioni meno verosimili.

Desiderando quindi di spiegarci più chiaramente che ci sia possibile, ritorniamo sull’argomento.

Sebbene le convenzioni siano in vigore da quasi tre semestri, il Governo, per le ragioni che abbiamo esposto negli articoli precedenti, non ha consegnato alie Società che brevissimi tratti di linee misuranti una lunghezza di pochissimi chilometri complessiva­ mente. Di moltissime linee i progetti sono in corso di studio; per altre, in minor numero, sono già stati presentati i progetti all’approvazione; di brevi tratti è stata affidata la costruzione alle società coi sistema del rimborso di spese ; nessuno fu da esse assunto à forfait.

Tutti convengono della necessità che, il Governo pensi a qualche cosa di concreto che permetta di spingere le costruzioni con una celerità proporzio­ nata a quella larghezza di promesse che i Ministri hanno fatte, sia nelle passate che nelle più recenti occasioni.

Punto di partenza adunque per questa nuova fase della questione ferroviaria, per ciò che riguarda le nuove costruzioni, è la necessità di trovare un si­ stema nuovo, il quale permetta la sollecita costru­ zione delle linee autorizzate dalla legge, essendo dai fatti provato ornai che, o per vizio organico, o per mala volontà delle persone, il sistema attuale non basta o non vale quanto si vorrebbe.

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Stato se là emissione delle obbligazioni per le nuove

costruzioni fosse fatta anziché dallo Stato o per conto dello Stato, dalle Società e per conto delle Società. — Infine non trascurando anche la parte più stret­ tamente economica e politica, il Governo reputerebbe molto utile una sistemazione la quale consemisse la costruzione delle linee in un tempo più breve di quello che sia oggi possibile prevedere.

È da queste premesse, le quali ci paiono sotto ogni rapporto degne di considerazione, che partono gli studi che sono siati falli per sciogliere il pro­ blema ora arenato delle costruzioni ferroviarie.

Questi studi avrebbero portato alla conclusione che lo Stato può disinteressarsi finanziariamente nelle nuove costruzioni, più di quello che non lo sia coi termini delle convenzioni di esercizio; e che questo maggiore disinteressamento riuscirebbe vantaggioso al suo credilo.

Affidare interamente alle Società esercenti la cura di cercare e trovare il capitale per la costruzione delle nuove linee ; — assicurare il tempo di com­ pimento di queste linee e possibilmente affrettarle; — non aggravare il bilancio più di quello che sarebbe stato aggravato in dipendenza dalle leggi vigenti; — ecco il problema che l’on. Magliani ha cercato di stu­ diare. Noi non diremo quale sia la soluzione precisa che ha definitivamente fermato il pensiero dell’on. Mi­ nistro delle Finanze e sulla quale ha imprese le trattative preliminari, ma ci affrettiamo a dichiarare che è assolutamente contrario alla possibilità ed an­ che a quello che abbiamo detto nei precedenti, ar­ ticoli, che il Governo pensi di dare in blocco alle Società le costruzioni delle nuove linee. L’oii. Ma­ gliani ed il suo collega dei Lavori Pubblici cono­ scono troppo bene uomini e cose per concepire simili progetii.

Abbiamo detto invece che base del contratto sarebbe il costo effettivo di costruzione di ciascuna linea, quindi non un prezzo preventivato, nè uno convenuto à forfait, ma il prezzo che fosse effettivamente impiegato nella costruzione. Il Governo adunque non dovrebbe conse­ gnare alle Società tutte le nuove linee, ma mano a mano quelle i cui progetti fossero completamente definiti. Lo Stato per la buona costruzione delle linee e per tutti i rapporti tecnici che alle costru­ zioni sono connessi, avrebbe le stesse garanzie che ha avuto nella costruzione delle linee concesse alla Società delle Meridionali, o che avrebbe facendo eseguire i 4,000 chilometri delle nuove linee nelle forme volute dalle convenzioni. — Pertanto non si tratterebbe di una operazione in blocco per due miliardi di lire, ma di nna graduale consegna delle linee mano a mano che i -progetti fossero comple­ ta ti; sarebbe quindi un sistema poco diverso assai da quella attualmente in vigore.

In secondo luogo non è vero, come hanno altri osservato, che questi nuovi studi rendano possibile una straordinaria complicazione perchè le Società eserciterebbero le nuove linee a patti diversi da quelli stipulati nelle Convenzioni. Noi anzi nei no­ stri articoli abbiamo cercato di fare emergere come punto principale delle trattative in corso la conser­ vazione dei patti convenuti colla legge 27 aprile 1885 e crediamo che mai siasi discusso di mutare i patti stessi; sarebbe troppo evidente la assurdità di simili discussioni.

In sostanza adunque il progetto che viene ora vagheg­ giato non farebbe altro che concretare i seguenti punti:

I® Sarebbe lasciato esclusivamente alle Società il compito di cercare e trovare i capitali necessari per le nuove costruzioni, le qua'i verrebbero ad esse affidate mano a mano che i progetti tecnici fossero completati ;

2° Sul capitale effettivamente impiegato nelle costruzioni lo Stato pagherebbe un correspeltivo del 5 per cento per un numero d’anni per esempio ottanta o novanta; correspettivo che comprenderebbe l’interesse o l’ammortamento del capitale.

3° Le linee costruite dalle Società ai patti so­ pra indicati, verrebbero esercitate alle stesse condi­ zioni portate dalle Convenzioni, e se tali contratti d’esercizio cessassero dopo il ventennio od in qua­ lunque modo prima della estinzione del debito, lo Stato assumerebbe esso il servizio delle obbligazioni emesse dalle Società nei limiti sopra indicati.

A noi paiono queste basi cosi semplici e così chiare da non meritare una ulteriore illustrazione ; nè cre­ diamo che quei giornali i quali sin d’ ora comin­ ciando lo stesso giuoco che hanno fatto durante la discussione delle’ Convenzioni, parlano di corruzioni o di grossi e lauti affari, facciano l’interesse delle popolazioni, le quali oggi, dopo tante promesse hanno pieno diritto che le linee loro concesse vengano effettivamente e sollecitamente costruite.

Qualche periodico iufine ha voluto salire in cat­ tedra e farci la lezione accusandoci di fare dei pro­ getti per attribuirli poi ai Ministri. Abbiamo già detto che, condotta su questo campo, la discussione è, almeno per parte nostra, oziosa; non perdiamo quindi il nostro tempo a ripetere essere esattissimo che il Ministro delle finanze studia e discute un sistema per le nuove costruzioni e precisamente sulle basi da noi accennate sommariamente ; piuttosto diremo che ci sorprende di leggere quelle pretese lezioni in un giornale come VOpinione, che è notoriamente ispirato in queste materie da chi ogni giorno ha qualche consiglio da dare e crede di non averne mai alcuno da seguire.

LA QUESTIONE DELL’ ORO

I.

Poche questioni come quella monetaria suscitano oggi un interesse che si può dire, senza esagerazione, mondiale. Grandi o piccoli, tutti gli Stati sono inte­ ressati nella soluzione del problema che involve tanto il facile e regolare commercio internazionale, come tutti i fenomeni della produzione e della distribuzione, sotto l’aspetto della loro valutazione. E tale problema assume nelle varie epoche aspetti diversi a seconda dell’abbondanza o della scarsezza, relative s’ intende, dell’oro e dell’argento e conformemente quindi alle variazioni che avvengono nel rapporto tra i due metalli prescelti nel mondo civile alla funzione mo­ netaria.

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memente cresciuta, queste ed altre circostanze che

verremo in appresso esaminando hanno mutato gra­ datamente le cose al punto che ora ci troviamo di fronte a un fatto palpabile, manifestatoci dai listini, cioè ai deprezzamento dell’argento a un punto a-cui in que­ sto secolo non era mai pervenuto e nello stesso tempo a un fenomeno opposto, studiato ora con molta insi­ stenza, specie dagli inglesi, talvolta affermato ma non provato, vale a dire al rincaro dell’ oro alla scarsezza del metallo giallo {dearness, appreciation, scarcity o f gold). D’ onde una preoccupazione grave negli uomini di Stato, una baldanza nuova nei bimetallisti, fautori del rapporto fisso stabilito con patto interna­ zionale ; d’onde una inchiesta in Inghilterra, le agi­ tazioni degli agrari in Germania e dei bimetallisti in Inghilterra; d’onde una maggiore opposizione, ancora però insufficiente, all’atto di Bland, a quella legge cioè che l’illustre Ferrara diceva sentisse ancora l’ odore della polvere che nella guerra civile fu arsa. In altri termini poiché 1’ oro scarseggia , poiché I’ ar­ gento perde un quinto quasi del suo valore e se ne hanno tutte quelle altre varie conseguenze rela­ tive ai prezzi e simili, nessuna occasione migliore per togliere tutti questi deplorati inconvenienti in­ staurando il bimetallismo universale a rapporto fisso. Gli inglesi è vero sono sempre ostinati a voler conservare il sistema monetario che Lord Liverpool introdusse nel 1816; gli americani non intendono ancora di deviare di un punto dalla politica mo­ netaria adottata nel 1878 per opera del silver party e degli inflationists ; i tedeschi, per quanto si dica e si scriva, sono ancora fermi nel voler mantenere il monetallismo aureo, introdotto dopo la guerra colla Francia, e il principe di Bismarck vende ar­ gento all’ Egitto ; gli Stati formanti la lega latina hanno cercato, è vero, di scaricarsi I’ uno sull’ altro il proprio stock di scudi deprezzati e la Francia sopratutto bada a ingrossare l'incasso aureo della sua Banca ; ma tutto ciò è con grande facilità di­ menticato dai sognatori di un bimetallismo che do­ vrebbe essere crealo con un ir ,tto di penna e man­ tenuto per la volontà concorde di tutti gli Stati. Per ora manca l’una cosa e l’altra, ma soprattutto manca la convinzione che 1’ accordo sia possibile e che, dato fosse raggiunto, ne possa venire un utile reale all’ economia mondiale e abbia probabilità di essere mantenuto.

Ad ogni modo il bimetallismo a rapporto fisso non ci pare di quelle utopie che sono destinate a divenire nel corso de! tempo fatti ammessi e prati­ cati ; solo coloro, che presumono la potenza del le­ gislatore sconfinata, possono coltivare tale idea e creare, per credere di darvi una base scientifica, dei principi economici di nuovo conio. Per ora, se vi è parte della scienza economica che ci sembri sta­ bilita con esattezza scientifica, è appunto quella re­ lativa alla funzione e ai caratteri della moneta, e tutti i sistemi che prescindono da quei principi non possono pretendere che di basarsi sull’errore e sopra illusioni dannosissime destinate a scomparire alla prima prova.

Ma se non crediamo che il farmaco proposto, alla cui ricerca o meglio alla cui diffusione, perchè esso si conosce già, si sono dedicate menti anche elette e illustri, sia veramente un antidoto efficace contro gli inconvenienti di cui è fertile l ’ordina­ mento monetario irrazionale che vige nei vari paesi, non negheremo certo che la fase attuale della que­

stione monetaria meriti pure attenta considerazione e studio accurato. Invero interessa assai di sceve­ rare nella congerie dei giudizi e delle afferma­ zioni che si fanno intorno al problema monetario, ciò che dalle notizie che si posseggono risulta per vero e ciò che è o illazione affrettata o errore di calcolo o frutto di indagine sbagliata; interessa in altre parole di porre in chiaro almeno i termini del problema quale oggi si presenta. E ai nostri giorni per far breccia appunto contro il sistema monome­ tallico la parola d’ordine dei bimetallisti si compen­ dia In poche affermazioni che suonano così : « ca­ restia dell’oro: e per conseguenza la moneta del metallo più nobile farebbe difetto, gli scambi ne sof­ frirebbero, i prezzi, appunto perchè misurati in mo­ neta aurea, sarebbero scem ati; d’ onde un grave malessere economico od almeno una delle cause della crise industriale, uno dei fattori del marasma commerciale ».

E imprendendo ad esaminare la questione dell’oro secondo le ricerche fatte in questi ultimi mesi da auto­ revoli scrittori ’) non ci spinge il benché menomo pre­ concetto contro il bimetallismo, del quale, se non è vincolato al rapporto fisso, riconosciamo tutta la uti­ lità e il pregio e che del resto esiste di fatto in quasi tutti i paesi. La questione se o meno sia ac­ certato il rincaro dell’ oro porta una indagine che sta a sé e il cui risultato non ci pare pregiudichi l’altra questione dell’ impiego concomitante dei due metalli.

Una delle prove della così detta appreciation dell’oro sarebbe il ribasso che si è verificato nei prezzi da qualche anno a questa parte. Più volte si è discorso in queste stesse colonne della portata e d Jle conseguenze di questo ribasso dei prezzi, contro il quale si sono dirette le più acerbe accuse quasi fosse un male per la società ; ma pure avendone discorso altre volte non ci è possibile di andar ol­ tre senza considerare il fenomeno che sarebbe la manifestazione più saliente dell’asserita scarsità del- 1’ oro.

Per poter stabilire che i prezzi hanno variato in più o in meno è necessario scendere a paragonarli in epoche diverse e per facilitare tale confronto più metodi sono stati proposti, ma il meno scorretto pare quello conosciuto coll’espressione inglese index num- bers e praticato per primi dal Jevonsae dal Newmarch. Esso consiste nel tener nota e poi addizionare i prezzi di alcune merci di uso generale, meno soggette alle variazioni della moda, come carne, grano, lana ec., in modo da avere una cifra complessiva indicante ap­ punto l’ammontare di quel dato numero di prodotti, Servendosi dei prezzi medi si possono avere così la cifre indicanti le varie somme che furono neces­ sarie negli anni relativi per ottenere la medesima quantità degli stessi prodotti; e per facilitare i con­ fronti si usa ragguagliarli a 100. Tutta l’ arte per avere qualche elemento che possa servire a rivelare le fluttuazioni dei prezzi consiste nel saper appunto combinare quei vari prodotti, nel saper fissare una razionale proporzione secondo la quale i prodotti de- vono entrare nella cifra complessiva. Tuttavia

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sto metodo applicato anche presentemente àM 'Eco-

nomist di Londra non cessa di essere imperfetto e di sollevare qualche obbiezione. Le merci, i cui prezzi sono stati addizionati per avere l'index num- ber non hanno una pari importanza, e può avvenire che una diminuzione per alcuni prodotti secondari compensi un aumento nei prezzi di altri prodotti importanti e di consumo più generale, nel qual caso non apparirebbe nessuna variazione pur essendovene di importanti. Ma a parte anche questo modo di pa­ ragonare i prezzi e di ricavare qualche luce intorno alle loro variazioni, c’ è sempre il mezzo di con­ frontare i prezzi medi unitari dei singoli prodotti e anche questo fu ed è applicato. E da queste varie indagini si è potuto trovare che taluni prodotti hanno realmente subita una diminuzione, più o meno rile­ vante, nel periodo 1 8 7 0 -1 8 8 5 specialmente negli anni tra il 1880 e il 1885. Il signor Iuglis Paigrave anzi in una memoria inserita nel terzo rapporto della Commissione d’ inchiesta inglese sulla depressione commerciale, ha presentato le variazioni dei prezzi evvenute in Inghilterra secondo l’ Economist e ¡I Giffen, in Germania secondo il Soetbeer, in India secondo il Prinsep, agli Stati Uniti in base ai cal­ coli del Burchard e in Francia fondandosi sulle valutazioni annuali della Commissione permanente pei valori doganali e dalle cifre riportate dal Pai­ grave, si può desumere agevolmente il ribasso ap­ prossimativo dei prezzi, od almeno di un certo nu­ mero dei prodotti, quando si paragonino a quelli di vent’anni fa 1). Ma la misura, l’entità vera e propria del ribasso non ci è ancora rivelata dalle molte statistiche che vennero compilate in questi ultimi anni ; e mentre quindi non si sono fatti che studi comparativi, assai superficiali, sui prezzi, si è cre­ duto di poter inferire dal loro parziale ribasso che il potere d’acquisto dell’oro è cresciuto, eh’ esso è di­ venuto scarso, che è caro, che, conseguentemente, il rimedio alla crise economica sta principalmente se non del tutto, nell’adozione universale del bimetalli­ smo, su una base da stabilirsi, per controbilanciare I’ asserita deficienza dell’ oro. Non sono mancati è vero coloro che hanno accennato ad altre cause io­ fluenti sui prezzi e operanti anzi deile riduzioni nel costo di produzione, e il Giffen 2) ad esempio am­ mette che un ribasso dei prezzi può derivare dalla eccessiva produzione (over-produdion) o dal costo di produzione diminuito; ma tuttavia con ragiona­ menti più o meno corretti si è finora ammesso il nesso strettissimo di causalità tra la scarsezza del­ l’oro e il ribasso dei prezzi.

Ora mentre, come notammo più sopra, non pare contestabile la tendenza al ribasso e in taluni casi il fatto del ribasso stesso, sull’ indole sua si è però Spesso caduti in errore e non si è visto che, come dice bene il Fowler, il ribasso è spasmodico e in­ certo, il che non sarebbe se derivasse da una pro­ gressiva deficienza dello strumento con cui si effet­ tuano i cambi. Gioverà quindi far toccare con mano il vero carattere del ribasso dei prezzi e questo ci proponiamo di fare nel numero prossimo.

’) Per l’ Italia, ma solo per pochi prodotti, si pos­ sono ricavare alcuni dati da una recente pubblica­ zione della Direzione Generale di Statistica : M ovi­ mento dei prezzi dei generi alim entari eco. Roma, 1886. *) E ssays in Finance, second series, London, 1886, pag. 27.

IL-CONSIGLtO DELLE TARIFFE FERROVIARIE

Si è radunato in questi ultimi giorni il Consiglio delle tariffe ferroviarie voluto dalla legge 27 Apri­

le 1885.

L ’ ordine del giorno che doveva essere discusso è il seguente :

1. Tassazione dei trasporti nei casi d’ interru­ zione di linea ;

2. Concorrenza tra la strada ferrata e la marina mercantile ;

5. Riduzione di tariffa da ordinarsi dallo Stato a nome dell’art. 7 della legge 27 aprile 1 8 8 5 ;

4. Criteri di massima da eseguirsi nelle con­ cessioni speciali vincolate a condizioni di quantità annue di merci da trasportarsi ;

5. Criteri per la estensione delle tariffe locali; 6. Trasporto degli zolfi ;

7. Trasporto degli agrumi.

Mentre scriviamo il Consiglio non ha ancora ter­ minati i suoi lavori, e non sono note le sue discus­ sioni e conclusioni che troppo sommariamente, per poter qui farne argomento di un esame quale meri­ terebbe l’importante materia. Ci limitiamo quindi ad alcune semplici e brevi considerazioni, riserbandoci di occuparci in altro momento, con ampiezza, di quanto avrà deciso il Consiglio.

E prima di tutto ci piace notare che anche in Italia è avvenuto quello stesso fenomeno che fu notato in Austria, e da noi già segnalato fino da quando si discusse della istituzione di questo Con­ siglio. Vogliamo dire che i membri componenti il Consiglio si sono mostrati bensì saldi sostenitori degli interessi dei consumatori dei trasporti, ma non hanno negletti nei loro studi gli interessi più ge­ nerali dello Stato, i quali sono interessi di tutti i contribuenti. E tutto lascia credere che questo nuovo organo amministrativo non sarà già una causa che aumenterà l’ingerenza governativa, nel senso che lo Stato debba ad ogni momento intervenire per faci­ litare la produzione ed il commercio anche a danno dèi consumatori e dei contribuenti, ma piuttosto sarà un organo moderatore che impedirà ai gover­ nanti di abusare dello stromento che hanno in mano per favorire questa o quella industria non sempre senza fine troppo palesemente politico.

Così pure ci viene assicurato che anche nelle questioni più specialmente tecniche come quella che riguarda il secondo argomento posto all’ ordine del giorno, il Consiglio ha dimostrato di apprezzare al suo giusto valore una dottissima relazione dettata dall’ avvocato Marchesini, il quale dimostrò che la questione era tutt’altro che semplice e che non po- tevasi, senza strazio della logica e dell’ interesse generale, mutare a benefizio di alcuni produttori o speditori quelle consuetudini e quelle massime che formano ormai in quasi tutti i paesi la giurispru­ denza ferroviaria nei casi di interruzione di linee.

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l’esame di una riduzione della tariffa per il carbone,

affine di avvantaggiare là industria. Come è noto attualmente il carbone paga in base a 5 centesimi per tonnellata cbilometro per i primi cento chilo­ metri, e 3 centesimi per le ulteriori percorrenze; alcuni volevano che la tariffa fosse portata a 4 cen­ tesimi per i primi cento chilometri, a 2 e mezzo per gli ulteriori. Bastò però un esame analitico per dimostrare che, data la somma che lo Stato avrebbe potuto impiegare per tale riduzione, si avrebbe avuta una diminuzione così piccola da non poter portare un effettivo vantaggio se non a quelle industrie — le quali come le officine del gas - fanno bensì grande consumo di carbone, ma che non hanno veramente bisogno di questo aiuto.

Fissato questo concetto, il Consiglio ebbe facil­ mente spianata la via poiché, non volle in alcun modo gravare il bilancio senza un vero vantaggio al- l’ industria. E finalmente riconobbe che ogni muta mento importante nelle tariffe ferroviarie sarebbe oggi intempestivo, quando il Governo abbia in animo di rinnovare i trattati di commercio, poiché allora sol­ tanto che le nuove convenzioni saranno stipulate, emergerà senza dubbio il bisogno di togliere alcune delle asprezze che saranno rimaste nella tariffa doga­ nale, temperando quella ferroviaria. Perciò stimò prudente che il Governo non esaurisca i fondi che possono servire allo scopo. Concluse quindi il Consi­ glio approvando le conclusioni del relatore il quale limitò a fare al governo raccomandazioni pel miglio­ ramento della tariffa dei cereali, e pel resto riconobbe che allo stato attuale delle cose, il Governo non deve ordinare ribassi a carico dell’ erario.

Accolse poi le raccomandazioni dei commendatori Miraglia, Monzilli e Chizzolini e degli onorevoli Del Vecchio e Corvetto per nuovi studi di possibili facilitazioni da adottarsi, quando occorra, e dopo ap­ provati i nuovi trattati di commercio, pel bestiame, pel vino, per I’ olio, per le macchine agrarie, ecc.

In quanto al tema secondo sulla concorrenza tra la marina mercantile e la strada ferrata, il Consiglio, riservando la decisione di alcuni casi speciali, san­ zionò in massima che debba nella lotta di concor­ renza lasciarsi la più ampia libertà alla ferrovia e alla marina.

Un membro del Consiglio aveva vivamente soste­ nuto che venisse combinata la tariffa sul trasporto del legname in modo da impedire la grande impor­ tazione che vien fatta dall’Austria e per via di terra e per via di mare, e ciò per proteggere le nostre foreste. Ma da varie parti essendo stato osservato che questa protezione, oltreché ferire la industria importante delle costruzioni in genere, sarebbe stata anche in contraddizione con la legge sul rimboschi­ mento, la proposta non venne mantenuta.

IL CREDITO AGRARIO

« In questo gravissimo argomento del credito agra­ rio si naviga tra Scilla e Cariddi ; cioè tra il desiderio di favorire l’agricoltura, la quale ha grandissimo bi­ sogno di danaro per i miglioramenti agrari ; e il peri- di danneggiare gli agricoltori col facilitare ad essi eccessivamente il credito, e indurli forse ad assu­

mere prestiti a tassi rovinosi, od impiegare i denari per scopi meno utili, senza tener conto che si può altresì danneggiare i locatari togliendo loro le cau­ zioni che hanno per legge. » Giustamente il senatore Grifiini così riassumeva le difficoltà che si presen­ tano al legislatore italiano allorché si studia di for­ mulare una legge che faciliti il credito all’ agri­ coltura e compia quell’edifizio legislativo cominciato con la legge sul credito fondiario. Oggi con la ap­ provazione del Senato al progetto di legge concor­ dato tra I’ on. ministro e l’Ufficio centrale, la solu­ zione della questione ha fatto certamente molto cam­ mino, e non è a dubitarsi che la Camera, la quale ha già approvato un progetto di poco differente da quello votato dal Senato, si affretterà a dare la sua approvazione al nuovo progetto che le verrà presen­ tato. Mantenendo quindi la promessa altra volta fatta esamineremo i punti salienti della discussione fatta nell’alto consesso e le disposizioni che da esso fu­ rono definitivamente votate.

Giova premettere anzitutto le ragioni per le quali avvenne l’accordo tra fon. Grimaldi e l’Ufficio cen­ trale. Il primitivo progetto ministeriale era poggiato sul concetto di ridurre il privilegio del locatore a beneficio dell’ istituto mutuante. E come notò lo stesso on. Grimaldi due mezzi vi erano per attuare quel concetto ; o diminuire la estensione del privilegio del locatore, o mantenendola ferma, ridurre il sub- bietto del suo privilegio. Il ministro credette meglio da principio di seguire il secondo metodo, di divi­ dere cioè il patrimonio agricolo in due parti, darne una per materia di privilegio al locatore, e l’ altra distinta, per materia del privilegio all’ istituto mu­ tuante. Così passò il progetto di legge alla Camera dei deputati ; ma avendo l’ ufficio centrale oppugnato questa riduzione del privilegio del locatore basata sul soggetto di esso, si venne a una conciliazione e l’ Uffi­ cio centrale finì per accettare il concetto di dimi­ nuire il privilegio del locatore; ma invece di seguire il sistema proposto dall’on. Grimaldi fu accolto quello adottato dalla legge belga e proposto con la legge francese mediante il quale (art. 5) si mantiene il diritto di prelazione del locatore, come è affermato nel Codice civile, ma però se ne diminuisce l’esten­ sione nei rapporti coll’ Istituto mutuante.

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coloni parziari (per questi quando abbiano fornito il

bestiame occorrente per coltivare e concimare il fondo e il rèsto secondo l’art. lfiSS del cod. civile) questo privilegiò, diciamo, è costituito sopra i fondi raccolti nell’anno, sopra le derrate che si trovano nelle abi­ tazioni e fabbriche annesse ai fondi rustici e prove­ nienti dai fondi medesimi e sopra tutto ciò che serve a coltivare il fondo affittato od a fornire il fondo medesimo. Pei mezzadri invece, è esercitato, soltanto sulla, parte di derrate e dei fruiti raccolti nell’anno che spetta ai mezzaiuoli, non mai su quella apparte­ nente al proprietario.

Quanto alla validità ed efficacia del privilegio è reso necessario l’atto scritto ; inoltre deve acquistare la data certa mediante la sua registrazione presso l’Ufficio del registro, nella cui circoscrizione è posto il fondo. Nè basta; i privilegi sono inscritti gratui­ tamente sopra un registro speciale dal .^Conservatore delle ipoteche del luogo nel quale è situato l’immo­ bile, di cui fanno parte le cose, sottoposte al privile­ gio e dove queste si trovano; il Conservatore delle ipoteche rilascia gratuitamente i certificati dell’inscri­ zione avvenuta.

Contro l’istituzione di questo libro e dei certificati sorsero per lo passato oppositori assai fieri, special- mente per la pubblicità che viene data ai prestiti agrari, pubblicità la quale, data la ritrosia a mettere in pubblico i propri affari e più ancora le proprie deficienze assai radicata nell’ animo dell’ agricoltore, sarebbe a detta di quegli oppositori un ostacolo alla diffusione del credito agrario che si vuol favorire e alla vittoria completa sull’ usura. Il Mangili,1) ad esempio, nelle sue considerazioni sul progetto di legge presentato alla Camera non esita a dichiarare che ritiene esiziale al credito agrario il libro dei pri­ vilegi e combatte lungamente il parere della Com­ missione parlamentare, di cui fu relatore l’on. Pavesi. Ma senza pretendere di trattare qui cotesto punto molto arduo non vogliamo tacere che quando al credito agrario si toglie il carattere di fido essen­ zialmente personale, come ha fatto la legge con la creazione di un privilegio speciale, diventa pur ne­ cessario il dare pubblicità a tale atto, onde non possa essere tratta in inganno la buona fede dei terzi. Ha ragione il Mangili di dire che il sistema più comodo e meno dispendioso è quello di non aggiungere for­ malità e di non aumentare il numero dei registri destinati a mettere a nudo le angustie dell’agricol­ tura, ma egli dimentica che tutto ciò è una logica conseguenza dell’aver voluto alterare l’indole vera e propria del credito agrario.

Sorvoliamo sopra alcune disposizioni le quali hanno una importanza secondaria e notiamo che il privile­ gio (art. 9) può essere costituite per una durata i.on maggiore di anni tre, ma può essere rinnovato senza spesa prima della scadenza per non più di tre anni. Il saggio dell’interesse da pagarsi agl’istituti esercenti il credito agrario non dovrà mai sorpassare il limite- che sarà fissato dal Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, d’accordo col Ministro delle Finanze.

L’art. 13 determina che è valido a eontare dalla data dell’ iscrizione e per l’ intera somma inscritta, qualunque sia là data della somministrazione dei

ca-’) Avv. F e lic e Mangili. — Sul progetto di legge per l’ordinamento del eredito agrario. — Milano, Du- molard, 1886.

pitali, il privilegio concesso a guarentigia di un conto aperto da un Istituto esercente il credito agrario a favore delie persone, pel cui vantaggio è appunto fatta la legge. Parimente (art. I l ) il privilegio può essere esteso anche alle cambiali emesse, accettate e girate a favore di un Istituto esercente il credile agrario dal proprietario o dal conduttore di un fondo rustico o da un mezzaiuolo quando si trovi nelle condizioni espresse dall’ articolo 1 °.

Mentre il primo titolo della legge si occupa come si è visto dei prestiti e dei conti correnti agrari, il secondo regola i mutui ipotecari per i migliora­ menti agrari e la trasformazione delle colture e i mutui da farsi ai Consorzi.

Scopo precipuo del credito agrario dovrebbe es­ sere quello di migliorare e in certi casi trasformare l’ indirizzo dell’agricoltura e non di servire all’ estin­ zione di passività provenienti non di rado dall’ in­ curia, dall’ imprevidenza e, diciamolo pure, anche dal- l’ ignoranza. Opportunamente adunque poiché si vuol fare una legge apposita per facilitare le vie del cre­ dito all’ agricoltura, il legislatore non trascura le migliorie agrarie ed anzi i mutui fatti a questo fine dagli Istituti autorizzati, ai proprietari e domini utili dei fondi rustici nonché ai Consorzi legalmente co­ stituiti godono i vantaggi accordati dalla nuova legge. Questa porta un elenco delle migliorie agrarie in­ torno al quale, i senatori Griffini e De Vincenzi hanno ragionalo a lungo per rendere più compren­ siva la legge stessa, ma poiché nel regolamento sen­ tito il Consiglio di Agricoltura potranno essere di­ chiarate utili ai miglioramenti agrari e alla trasfor­ mazione delle colture anche altre operazioni, i due on. Senatori non insistettero.

Molte norme sono date intorno a questi mutui i quali per godere i benefizi, privilegi ed esenzioni concesse dalla nuova legge devono avere una durata non minore di tre anni, nè maggiore di anni tren­ ta ed essere ammortizzabili ratealmenle. Noteremo soltanto che le tasse di bollo, registro ed ipote­ carie sono ridotte, come prima è stabilito per i prestiti agrari superiori alle lire mille, alla metà di quelle ordinarie stabilite dalle vigenti leggi. Con ciò l’agricoltura non potrebbe negare di essere favorita e protetta e non abbiamo bisogno di dire che non approviamo queste riduzioni di imposte a beneficio di una o dell’altra classe di cittadini.

Il titolo, terzo e ultimo della legge tratta dell’eser­ cizio del credito agrario, che, come è noto, verrebbe riservato agli Istituti di credito ordinario, a quelli di credito cooperativo ed alle casse di risparmio, e si occupa pure della emissione delle cartelle agrarie.

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il valore dei fondi, accettò la proposta. Quanto al

modo di procurarsi il danaro fu preferita la emis­ sione di cartelle agrarie ammortizzabili e portanti interesse, subordinandone la concessione a determi­ nate condizioni. Un regolamento speciale approvato con Decreto Reale sul parere favorevole del Con­ siglio di Stato regolerà, sulle basi fissate dalla legge, i particolari della creazione, emissione e ritiro dalla circolazione delle cartelle agrarie.

Ora è alla prova che questa legge, di cui noi abbiamo inteso di rilevare soltanto le linee fon­ damentali, se approvata dalla Camera dei deputati, come non è a dubitarsi, dimostrerà se, e di quali vantaggi è capace. L ’utilità di promuovere il credito agrario non ci pare contestabile, ma che si sia scelta la via migliore e il mezzo più efficace noi non sa­ premmo davvero ammetterlo senza restrizioni.

RIVISTA ECONOMICA

La agitazione degli industriali dei Bergamasco e il

fiscoLe Società cooperatile della Germania

nel 1885Le Banche nazionali degli Stati Uniti

e la questione della circolazione.

Nel Bergamasco c’ è da qualche giorno una agi­ tazione assai vivace per la minaccia della chiusura di fabbriche con la quale verrebbero licenziati al 1° dell’anno prossimo circa settemila operai. E la causa sarebbe,a detta degli industriali, il fisco, nella persona dell’agente delle tasse chiamato ad accertare i red­ diti di ricchezza mobile imponibili. Ecco, come si afferma, la situazione.delle cose. Negli anni passati gli agenti delle tas»e caricarono gli industriali coto­ nieri del bergamasco del reddito imponibile di lire 280 e più per telaio meccanico e lire 4 e più per ciascun fuso, senza avere serie lagnanze, perchè l’industria co­ toniera era abbastanza proficua. Gessati o per lo meno diminuiti gli utili cominciarono l’anno scorso le prime avvisaglie per la riduzione della tassa, ma alla meglio gl’industriali del bergamasco si accordarono sufla base di 175 lire a 225 per telaio. La maggioranza degli industriali liguri si unirono invece fino dal­ l’anno scorso per una lega di resistenza contro gli agenti delle tasse e ottennero che il reddito impo­ nibile fosse ridotto a lire settanta per ciascun telaio meccanico e- il 10 per cento meno per quelli ino­ perosi.

Gli industriali della provincia di Bergamo alla loro volta chiedono ora per la giustizia nei dei tributi e per le condizioni meno liete dell’industria cotoniera una riduzione dell’imposta e non ottenendola, i loro opifici di filatura, torcitura e tessitura di cotone, cioè circa 4000 telai meccanici e 150,000 fusi cessereb­ bero dal lavoro.

Non entriamo qui nel merito della questione che riferiamo a puro titolo di cronaca, nè vogliamo in­ dagare se la asserita crisi cotoniera è nei termini affermati e se il caso di Genova si presta in tutto e per tutto a quello ora in discussione, ma poiché trattasi di un possibile lock-out che toglierebbe la­ voro ad alcune migliaia di operai, ci pare che una breve considerazione non sia fuor di luogo. Abbiamo letto in un giornale che gli agenti fiscali non sanno come regolarsi in questo ginepraio non essendo pratici

dell’industria; ora se ciò fosse vero non occorre dire che il Ministero delle finanze dovrebbe per evitare queste contestazioni procurarsi un personale che sia in grado di adempiere con scienza e coscienza gli uffici affidategli. Senonehè a parte questo punto non bisogna trascurare che l’agente delle tasse non può avere altro còmpito se non quello di applicare obbiettivamente, per cosi dire, la legge e non è a lui che spetta di temperare la sua applicazione in ciò che transitoriamente può avere d’eccessivo. Non ne­ ghiamo che l’imposta sulla ricchezza mobile possa in certi periodi di malessere industriale colpire gra­ vemente alcuni rami del commercio e dell’industria, ma a ciò dovrebbe provvedere con coraggiosa ini­ ziativa appunto il potere centrale, il quale solo può assumere la piena responsabilità del suo operato.

Deploriamo adunque che si sia introdotto il mal vezzo di minacciare chiusure di fabbriche e di opi­ fici ogniqualvolta si reclama contro una tassa che si afferma colpire un po’ duramente ; il servirsi della minacciata miseria degli operai per ottenere ciò che si vuole è un sistema che non si può assolutamente ammettere e che speriamo il Governo non vorrà tol­ lerare. Alcuni di questi casi si sono già verificati e temiamo che, se non si ha il coraggio di reagire, altri se ne rinnoveranno. Il Governo deve adunque ap­ plicare la legge con ¡spirito liberale il che non vuol dire accordare privilegi, ma procedere conforme ad equità e giustizia ; così procedendo mancherà agli industriali e a quelli del Bergamasco senza indugio la ragione di ricorrere ad espedienti che gettano il panico nella classe operaia e introducono un sistema di pressioni sul potere esecutivo, immorale e dannoso. — Le Società cooperative della Germania secondo la relazione annnuale dello Schenk ebbero nel 1885 uno sviluppo abbastanza notabile rispetto all’ anno precedente. Mentre infatti dal resoconto del 1884 risultò che 3822 società cooperative erano state no­ tificate alla presidenza (Anwaltschaft) questa cifra al finire del 1885 era salita a 4170 società, classi­ ficate come segue :

2118 Unioni di credito contro 1965 alla fine del 1884 1377 Società di produz. » 1146 » #

682 » di consumo » 678 » »

33 » di costruz. » 33 e »

Però queste cifre non danno mai una idea del tutto precisa del numero delle società e si calcola che le società fondate sul sistema Schulze Delitzsch esistenti in Germania superano il numero di 4200 con almeno 1,500,000 soci.

Il complesso delle operazioni compiute aseende- derebbe a 3 milioni dì marchi, il capitale di eser­ cizio a 800 milioni, dei quali 300 costituirebbero il capitale proprio delle Associazioni ed il fondo di ri­ serva e 500 i depositi ed i prestiti. Da questi com­ puti sono escluse le Gasse rurali di prestiti a sistema Raiffeisen, ma vi sono invece comprese quelle ru­ rali dei granducati d’Assia e Baden e della provincia d’Assia Nassau perchè fondate su principi identici a quelli del sistema Schulze Delitzsch.

E il buon successo in generale delle società coo­ perative della Germania è dovuto pressoché esclu­ sivamente all’ organizzazione loro, dovuta al primo fondatore, lo Schulze stesso.

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Baden e non considerate ancora nella indagine stati­

stica. Il numero dei soci delle 896 unioni che in­ viarono le situazioni alla presidenza, e di cui diamo alcune cifre, era nel 1885di 4.58,080, i prestiti garantiti e rinnovati ammontarono a marcili 1,535,840,979 il fondo di parteeizione dei soci a m. 107,841.12, la riserva a m. 21,581,595 cioè in totale ogni unione aveva in media m. 144,445 di patrimonio.

Le società di produzione ebbero un aumento di 341 ; ma quanto alle società rurali la maggior parte delle nuove fondale non sono ancora note alla pre­ sidenza deH’ unioue generale, e si sa soltanto che vanno diffondendosi con sufficiente rapidità. Il numero delle società di consumo crebbe di quattro e le 162 di cui si conoscono le situazioni hanno 120,150 soci, un fondo di riserva di m. 1,735,746. Le società di estinzione non crebbero nell’ anno perchè le condi­ zioni attuali non sono favorevoli al loro sviluppo. Le associazioni cooperative rurali si,sono invece no­ tevolmente sviluppate essendone cresciuto il numero e moltiplicato il movimento degli affari anzi da una comunicazione della giunta deH'Unione delle società cooperative rurali tedesche risulta che nel corso dell’anno 1885 sono state istituite 112 società rurali di consumo, 36 latterie sociali ed altre società per la compra-vendita di frutti. Queste società rurali si calcola siano 700 diffuse in tutto l’impero, mentre il numero dell« latterie sociali è di circa 300.

— Il sistema bancario degli Stati Uniti poggia principalmente, come è noto, sulla garanzia che le Banche prestano per la loro circolazione col deposito di titoli del debito pubblico. Ma a cagione del pa­ gamento del debito che procede con grande rapidità lo stock di titoli va continuamente restringendosi, d’onde una difficoltà per le banche nel mantenere la garanzia voluta dalla legge e una diminuzione nella circola­ zione. Data questa condizione di cose, il rapporto an­ nuale del controllore della circolazione, sig. W . J. Tre- nholm, presenta un interesse maggioie del consueto perchè mostra appunto qual’è la situazione attuale delle Banche nazionali degli Stati Uniti in rapporto al con­ solidato. Le Banche fondate dal 1863 a oggi furono 3580 di cui 2858 sono ora in esercizio e di queste ultime 174 vennero fondate nell’ anno passato con un capitale di 21 milioni di dollari e una circola­ zione di 2,900,000 dollari. Ventiquattro banche li­ quidarono volontariamente durante l’anno, una cessò per l’espiro del termine fissato nel suo Statuto ed otto fallirono; e se si risale al 1863 si trova che in 22 anni 112 banche nazionali sono fallite, 36 delle quali pagarono completamento i loro creditori.

La relazione dà anche copiosi ragguagli sulla di­ stribuzione delle azioni in ciascuno Stato e Territo­ rio, distinguendo fra le azioni tenute da residenti nello Stato e non residenti e fra quelle possedute dalle persone singole e dalle varie specie di corpo- razioni. Il numero totale delle azioni è di oltre 7 mi­ lioni e gli azionisti ammontano a 223,000. L ’ effetto esercitato dalla riduzione del debito pubblico e dal­ l’alto premio che godono le obbligazioni (bonds) sul volume della circolazione bancaria nazionale è illu­ strato ampiamente nel rapporto ; ma basta conside­ rare che la contrazione nella circolazione durante l’anno sorpassa i 56 milioni di dollari. L’aumento dei depositi e degli sconti e anticipazioni è stato ri­ levantissimo nell’ultimo decennio, infatti il totale dei depositi che era nel gennaio 1886 di 522 milioni saliva nell’ottobre 1886 a 1173 milioni di dollari e

gli sconti e anticipazioni da 500 milioni salivano nello stesso periodo a 1443 milioni di dollari. L ’in­ casso pure crebbe enormemente e mentre nel 1886 era di 19 milioni e nell’ottobre 1875 di soli 8 mi­ lioni nel luglio 1885 ammontava a 177 milioni ed è ora a 156 milioni di dollari.

Il controllore della circolazione non fa nessuna spe­ ciale raccomandazione rispetto alla riforma della legge del 1863 per la quale i titoli del debito degli Stati Uniti sono la base della circolazione delle banche na­ zionali, ma è chiaro che egli provando con le cifre l’importanza del sistema bancario nazionale Ita anche dimostrato l’utilità di provvedere a che esso si man­ tenga nelle buone condizioni attuali e si sviluppi sempre più. Inoltre egli invita giustamente il Con­ siglio a considerare il fatto che la rapida estinzione del debito ha introdotto un elemento di instabilità nel sistema bancario e riportandosi alla circostanza che il sistema bancario, come fu ordinato nel 1863, ten­ deva a collocare i titoli del debito pubblico, tratta di un punto fondamentale, se cioè le banche potreb­ bero continuare a funzionare come istituti di depo­ sito e di sconto e se il privilegio di emettere biglietti sia una caratteristica fondamentale del sistema bancario nazionale. Questa questione, come quella della riforma doganale, si connette all’impiego da darsi alle forti eccedenze del bilancio; sarà quindi utile di seguire le fasi ulteriori di questo problema finanziario che non trova riscontro in altri paesi.

IL TRAFFICO DEL GOTTARDO

Da un rapporto del console italiano a Basilea to gliamo alcune notizie che riguardano 1’ influenza esercitata dall’ apertura della linea del Gottardo sul traffico fra l’ Italia e la Germania, e specialmente sul prezzo del carbone fossile tedesco sulle piazze italiane. Eccone un breve riassunto:

Prima dell’ apertura di questa linea il carbon fossile costava a Milano fr. 45 la tonnellata ; oggi costa fr. 30 per causa, non già del ribasso di prezzo della merce, ma del ribasso dei noli. Imperocché ad ogni riduzione di tariffe sulle ferrovie tedesche e svizzere seguono immediatamente riduzioni corri­ spondenti dei noli da Carditi' a Genova, colle quali l’Inghilterra è riuscita a vincere finora la concor­ renza del carbone tedesco in una zona di territorio che si estende fino a Milano, mentre che Como si provvede di carbone in Germania.

Le strade ferrate svizzere hanno fatto il possibile per agevolare quel commercio, portando la tariffa di trasporto del carbone a cent. 2 3/4 la tonnellata per chilometro, e più oltre non potrebbero andare senza perdita.

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Nel detto rapporto si contengono inoltre i seguenti

dati sul commercio fra la Germania e I’ Italia per la via del Gottardo.

PRODOTTI

A N N I

188 2 1883 188 4 188 5

Im portazione dalla G erm a n ia in Ita lia

Carbone 3102 7808 9561 9864

F e rr o . ... ( M. ) 2222 10169 8823 8327

E sp o rtazio n e in G erm ania di alcuni a r tic o li d a ll’ I t a l i a .

Grano . . . . 167 120 93 119

Cotone . . . . - - ( id. ) 130 498 478 287 L a n a ... • • ( id. ; 48 70 59 3 Canape . . . . ( id. ) 130 279 283 271 Uova e derrate • ■ ( id. ) 520 1571 1621 1334

O l i o ... - - ( id. ) 41 273 150 126

Si deplora che il porto di Genova non sia ancora divenuto, come la sua posizione gli darebbe diritto, lo scalo per il transito dei prodotti che dall' India vengono spediti in Isvizzera per il consumo. Finora i numerosi prodotti d’ogni genere, di provenienza in­ diana, che si consumano in Isvizzera, vengono dai porti di Marsiglia, Trieste ed Anversa, mentre la linea Genova-Gottardo sarebbe la più diretta di tutte.

La Cassa dei depositi e prestiti e gestioni annesse

a l 3 0 giu gn o p . p.

P a s siv o

Deposito in numerario... L. Deposito in numerario conto in­

teressi ... » Depositi in effetti pubblici, conto

capitale... » Depositi in effetti pubblici, conto

interessi... » Mandati di pagamento... » Cassa postale di risparmio. Con­

tabilità speciale.Contocorrente. » Monte delle pensioni per gli in­

segnanti pubblici elementari. Conto corrente... » Detto conto corrente per l’im­

piego definitivo dei fondi del Monte in prestiti... » Croce Rossa italiana. Capitali

impiegati in conto corrente. . . » Id. Parte del fondo in cassa... Esattoria. Conto ricchezza mo­

bile ... » Tesoro dello Stato. Pagamenti fatti

dalle Tesorerie provinciali da rimborsare... » Creditori diversi al netto dei de­

bitori... » Pondo di riserv a ... » Teso dello Stato. Conto u tili. . . »

170,429,637.60 7,751,329.00 407,331,753.45 1,576,741. 96 6 ,0 8 0 ,575.34 213,242,883. 76 461,318. 46 15,037,399.30 321,680.00 8. 62 1,256,032. 31 3,156,899. 24 1,134,448. 52 4,000,000.00 76,572.41 L . 832,287,275.97 Confrontando questa situazione con quella che era alla fine di decembre 1885 ne resulta un aumento di L. 4,887,381.94.

A ll’attivo l’aumento principale fu dato dal capi­ tale rinvestito in consolidati 5, 3 per cento, al pas­ sivo dai depositi in numerario.

LE INDUSTRIE NELL’IN

DIA

Al 30 giugno p. p. la situazione della Cassa Depositi e prestiti dava i seguenti resultati :

A ttivo

Prestiti conto capitale... L . 230,738,939.59 Idem conto interessi... » 257,213.80 Tesoro dello Stato, conto corrente

fru ttifero ... » 2 0 ,0 3 5,701.49 Capitale rivestito in consolidati

5 e 3 per ce n to ... » 138,213,020.87 R ata semestrale sui consolidati

5 e 3 per cento... » 3 ,1 3 3 ,5 3 5 .6 7 Cassiere dell’Amministraz. conto

effetti pubblici in deposito . . . » 320,120,399.78 Tesorieri provinciali, conto effetti

pubblici in deposito... » 87,211,353.67 Tassa di custodia sui depositi in

effetti pubblici... » 47,3 4 2 .5 0 Ordine di riscossione... » 8 ,2 5 7 ,495.21 Affraneaz. di canoni, censi, eco. .» 244,531.79 Tesoro dello Stato, conto cor­

rente infruttifero aer anticipa­ zione di fondi per il servizio

dei pagamenti... » 13,098,548.36 Credito dipendente dal soppresso

Monte di pietà di R o m a ... » 8 ,1 1 6 ,7 1 6 .1 1 Cassiere dell’Amministraz. conto

numerario... » 2 ,8 1 2 ,4 8 1 .1 3 L . 832,287,279.97

Una relazione officiale pubblicata da un agente consolare tedesco offre alcune importanti notizie sul progresso degli stabilimenti industriali dell’India in­ glese. Esso fa conoscere sopratutto che la produzione delle merci di cotone forma il ramo più importante dell’industria indiana. Nell’anno 4876 erano in eser­ cizio soltanto 47 fabbriche, le quali salirono fino a 86 nel 1885-86 con un corrispondente aumento di fusi e di telai del 92 per cento per i primi, e del 77 per cento per i secondi. Nel 1876 si espor­ tarono 7,927,000 libbre di filato e 45,544,000 di jardi di tessuto di cotone mentre nel 4885 l’espor­ tazione dei primi salì a libbre 78,242,000 e quella dei tessuti a jardi 54,577,000.

Secondo la relazione sembra per altro che questa industria siasi sviluppata troppo rapidamente, impe­ rocché nel primo semestre di quest’anno 35 delle 53 fabbriche esistenti a Bombay non diedero dividendi, e la media dei dividendi delle 53 fabbriche non non superò 1’ 1 per cento. Solo negli ultimi mesi si manifestò un certo miglioramento, ma si crede che verrà paralizzato dalla concorrenza essendo sorte altre fabbriche a Delhi e ad Ongra.

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