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Neuropsicologia e CTU Medico Legale: l’importanza dello screening neuropsicologico nella quantificazione del danno

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Academic year: 2022

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Neuropsicologia e CTU Medico Legale:

l’importanza dello screening neuropsicologico nella quantificazione del danno

Dr.ssa Zettin - Psicologa

Negli ultimi anni la Neuropsicologia ha rivestito un ruolo sempre più importante nella valutazione e nel trattamento delle lesioni cerebrali (traumatiche o vascolari). Le Scienze Cognitive si sono impegnate a lungo nel costruire modelli che possano spiegare il funzionamento del nostro cervello.

Non solo, con la possibilità di capire le funzioni cerebrali sono stati elaborati numerosi test che permettono di quantificare tale funzionamento.

E' risaputo che dopo una lesione le cellule colpite muoiono ma, grazie alla plasticità cerebrale le zone limitrofe possono riassorbire in parte la funzione lesa. Questo può avvenire in fase acuta e si chiama recupero funzionale autonomo, o in fase post-acuta, grazie all'intervento riabilitativo.

Tendenzialmente dopo il primo anno il recupero del cervello potrà definirsi stabilizzato.

I test neuropsicologici quindi avrebbero il compito di rilevare e quantificare l’efficienza di ogni singola funzione e di interpretare i dati con metodo oggettivo e non più soggettivo.

Inoltre, si potrà osservare l'andamento del recupero e individuare il momento della stabilizzazione per poi quantificare definitivamente le capacità cognitive del soggetto.

Inizialmente le batterie neuropsicologiche erano piuttosto sommarie, non sempre ben standardizzate e oggetto facile di simulazione dell'individuo a scopo fraudolento. A tal proposito i ricercatori si sono impegnati a trovare e standardizzare, con tecnologie sempre più avanzate, test che rispondessero alle pressanti richieste che provenivano sia dai Sanitari per l'organizzazione riabilitativa, sia dai Legali e dalle Assicurazioni per avvalorare le perizie.

Per tale ragione il Neuropsicologo potrebbe coadiuvare la C.T.U medico legale e rispondere alle domande sulla quantificazione del danno biologico (previsto dall'art. 2043 cod. civ.). Il suo ruolo sarà quello di:

1 - valutare caratteristiche delle lesioni descrivendone natura e sede;

2- porre l'attenzione per distinguere lesioni provocate dall'evento da altre menomazioni preesistenti;

3- giudicare la durata e il grado dell'inabilità, temporanea o permanente, con dati oggettivi;

4- precisare se i punti sopracitati siano suscettibili di miglioramento o di aggravamento,

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5- capire la conseguente menomazione del modo di essere della persona, del suo stato di benessere, delle consuete attività, anche soltanto potenziali, non escludendo il tempo libero e lo svago, e tutte le menomazioni di vita soppresse o limitate dall'evento traumatico;

6- individuare l'incidenza permanente che tale compromissione arrechi sulla capacità lavorativa, precisando se e quale attività potrà esercitare e sarà di livello diverso dalla situazione premorbosa.

Dopo un evento traumatico la letteratura più recente (Ponsford e Kinsella, 1992; Zettin e Rago, 1995) riporta che le funzioni cognitive lesionate possono in parte recuperare, ma non si potrà mai più ristabilire una normalità dell'elaborazione delle funzioni attentive. I pazienti cioè potranno svolgere i compiti richiesti, ma tutto con un' enorme rallentamento della prestazione.

Molto spesso alcuni compiti richiedono prontezza di riflessi e vivace dinamicità: per questo motivo la qualità di vita del traumatizzato cranico. sarà per sempre ostacolata.

L' intervento neuropsicologico si inserisce solo quando c'è una perdita di coscienza (PdC).

A seconda della lunghezza della PdC (e del coma) il trauma si può definire:

- TRAUMA LIEVE da pochissimi a 30 minuti - TAC negativa

- TRAUMA MODERATO da 30 minuti a 24 ore - TAC

positiva

- TRAUMA GRAVE da 24 ore a 7 giorni - “

- TRAUMA GRAVISSIMO da 7 giorni in poi - “

Zettin e Gindri (1994) in uno studio condotto sui traumi lievi hanno confermato la precedente letteratura, che segnalava disturbi di attenzione, di rallentamento dei tempi di reazione e di memoria, e hanno dimostrato che i risultati dei test dei pazienti differiscono significativamente dai punteggi dei soggetti normali nelle prime 24 ore post-traumatiche, che a distanza di 20 giorni c'è un lieve recupero delle prestazioni mnestiche , mentre persistono quelle attentive e che solo dopo 80 giorni c'è una normale mnestica, mentre le prestazioni attentive e quelle di scelta di strategie appropriata risulta sempre sotto norma.

Trexler e collaboratori (1992,1995) inoltre discutono sulle strumentazioni radiologiche e di neuroimaging, che non riescono ad evidenziare le microlesioni e i lievi danni assonali, invitando

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ad usare tecniche più specifiche, quali Risonanza Magnetica o SPECT per le diagnosi radiologiche, e test neuropsicologici computerizzati e sensibili all'information processing (elaborazione dell’informazione).

Fino ad oggi erano noti solo i sintomi post-traumatici di tipo psicologico (quali ansia, depressione, fobie etc), difficilmente oggettivabili e facili da simulare. Un accurato screening neuropsicologico permette non solo di dimostrare che sopraddetti sintomi possono dipendere da un'alterazione di alcune funzioni cognitive, ma si può controllare la simulazione, dimostrare lo stadio del recupero funzionale (spontaneo o successivo a riabilitazione) e soprattutto di quantificare oggettivamente i danni.

Nei traumi cranici più gravi la valutazione neuropsicologica sarà estesa, oltre alle funzioni cognitive superiori, ai disturbi motori comportamentali e alle conseguenze socio-lavorative ad esse legate.

Studi recenti ( Zettin, Bisiacchi, Sgaramella, 1994,1995) hanno dimostrato come dopo una trauma grave siano compromesse le strategie utili per pianificare la vita quotidiana, lavorativa e di relazione interpersonale, e vengano a mancare le capacità metacognitive (ironia,

comprensione degli inganni, recupero dei fallimenti; Bara, Tirassa e Zettin) indispensabili per la vita sociale e di relazione.

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