DESCRIZIONE DI UNA CASA POMPEJANA
CON CAPITELLI FIGURATI
NELL'INGRESSO...
Francesco Maria Avellino
m
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DI
UNA CASA POMPEIANA
CON CAPITELLI FIGURATI ALL'INGRESSO
DISC) T TER IUTA NEGLI ANNI 1851
91832, > 1833
LA TERZA ALLE SPALLE DEL TEMPIETTO DELLA
LETTA ALL'ACCADEMIA ERCOLANESE
dal Cav. F. M. AVELLINO
SEGRETARIO PERPETUO.
NAPOLI
NELLA TIPOGRAFIA TRAMATER issar.
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Il piccolo tempio o aedes della Fortuna Angusta che ha
ilsuo ingresso su quella strada di Pompei che dal foro conduce
allaparte settentrionale della
città,ha poi
1'un de* suoi
laticosteggialo da
altraspaziosa strada traversa
laquale volgesi verso
laporta che suol denominarsi di Nola. Molti privati
edificiison
sitiappunto su questa strada ed
allespalle di quel tempio
: tra'quali terzo in ordine è quello di cui diamo
ladescrizione.
Ilnome che se
glièdato di casa de* capitelli figurati non è suf- ficiente a farlo distinguere
,poiché anche in
altrecase pompejane vedesi usato lo stesso esterno ornamento
a).Va quindi quel nome rigettato, perchè vago oltremodo, come dee pur
farsidi tutte quelle denominazioni che date con soverchio disavvedimento
agliedificiipompejani, non possono ad altro servire che a propagare opinioni,
lequali, quando anche non vogliano sempre
dirsiapertamente
falseed erronee
,sono però inconsiderate
,e deggiono quindi abbandonarsi
alsolo volgo; non essendo degne di tener luogo
dique' dubbii di cui esser deve riservata
ladiscus- sione ad una
criticalenta e severa.
a)Per esempioinquellache «noi leosservazioni tu' capitelli figuralidi dirtidell'Anconeedinaltreiliverse, questoedificio,che abbiamo toggiun- che indicheremo piùparliumcnienel- te allapresentedescrittone.
Questo
edificiodi cui diamo
lapianta ) nella tav.
I
annessa
allapresente descrizione fu in parte scavato nel
183
1,ma
lamaggior porzione di esso venne messa fuori nel mese di giugno del i83a e ne' due seguenti
,e
lascavo ne fu pienamente compiuto in agosto del i833.
Faccia esterna.
L' elevazione del suo fronte verso
lastrada è espres- sa nella nostra tav.
II'••).Due
risaltidi fabbrica lieve- mente sporgenti dal muro son destinati a distinguerlo dalla vicine case
,e
traglispazii che son
fra essie
laporla
d'ingresso ancora leggonsi, e meglio prima leggevansi di- versi frammenti delle
solite iscrizionisegnate col pennel- lo
c).A' due
latidell'ingresso risaltano anche lievemente
a)
È
essaoperadeleli.sig.cav.B» am- ctharchi letto direttore degli scavipom-
pejaniallacuiboolàandiamo
anche debitoridimollealtrenotiziealami, tentadellequaliassaimalagevoleci sarebbestaloilportareacompimento
conesattezzaquesto nostrolavoro.b)
È
anche questa opera delsig.cav.Bianchi.
c)Nel
muro
adestra dichiguarda eranoio lettere rosseiscguculifram- menti:(')
V.
B.OVF
(inmonogrammi
(*)
M
.HOLCONIVM
.T
... (3).... omvM
(4)
Il.
C
.V
...D
.OVF
(in mono.granima).
Neil' altro
muro
asinistraanchein lettereroste,oliràtalune parole in- certe,legge*i:
CVSP1VM
.PANSAM.OVF(in
Sefossevero,
come
sievoluto data- luniasserire,cheinomiscrittine'muri esternidellecasepompeiane apparte- nesseroa'proprielariidiesse,biso- gnerebbe indagar poiilmodo
da co- noscerechimaggiordrilloaverpotes- seadenominar questo nostroedifhio, seOlconio,o Cuspio Pania.Equautf
altreabitazionidovrebberoinoltrea questi stessiattribuirsi trailepompe
ja- ne, essendocosifrequenteleggersu tulliimuriiloronomi!Non
neghia-mo
conciòche alcunavoltausassero gliantichiindicaresull'ingresso delle caseilnome
de'proprielarii,essendo quest'usoassaiben dimostrato almeno col l'autoritàdi S.Agostino( a<lpsalm.XXI
,LV
,LVII1,eXCUl
:vediil Sagittariodejanuiscap.a8).Ma
que- stonomo
cheilsaotodottorediceora irueriptuminwperliminari,ed oraaltri
duo
pilastridi fabbrica, e questi sono rimarchevoli a causa de' loro
capitelliscolpitide' quali diamo
ildisegno nella nostra tavola HI. Delle due facce che ha ciascuno di questi
capitelliquelle che son volte
sullastrada mo- strano figure
altiasobacchico appartenenti. Quelle che sporgono nelT interno rappresentano un uomo ed una don- na
in affettuosied amichevoli atteggiamenti. Questi mo- numenti di antichità figurata sono ollremodo importanti
,poiché sembra che per
laprima volta
essi cimostrino
l'usod'adornare in
talmodo
illimitar delle case non solo
fisus,o super postem,non par chefossescrittoaroanotullemura,
come
tonoipompejani,ma
oinlegno, oinmarmo
,edaffissoallasommiladella portad'ingresso.Perveritànon
è a dire Iostessodiquellaiscrittoneclicse- condo Diogene Laerzio area messo un novello sposo pressoallaportadella suacasa:11 figliuoldi Giove Ercole Callìnicoqui abita:nessunmale
vi entri.Diogeneilcinicovi scrisseque- starisposta:dopolaguerrailsoc- corso(Diog.Laerl. lib.VI
segm.5o).Poiché questo biografosiservedella
•tessavoce»>.-,• per indicarela iscrizionemessa dalproprietario della casae larispostafattadaDiogene, par probabile cheti l'una chel'altra sicno stalesegnatea
mano
sulmuro,come
lepompejane,irallcqualian- chenonmanca V
esempiodiuna
ri- trosiaargutafattaad una preceden- te scrittura.Vuoisi però notare che Cle- mentealessandrinoriferiscealquan- todiversamentelaprimaiscrizione, cioè,7/CallinicoÈrcole quiabita,nessun
male
vi entri;evariaintera- mentela rispostadelcinico(siro- mat.lib.VIIcap.4):ma
Teodoreto, abbenchctrascriva'Clemente,econ- servilastestarisposta daJuidata,
pureritienela primaiscrizioneri- feritada Laerzio,se
non
che premet- teaquello d'Ercoleilnome
diCal- linico(de provid.serm.6);con chevie- ne a formarsiun
doppiotenario,il1quale nonècertamentefortuito,
ma compone
un veroepigramma:O"tòt&iàt**<«KiUinaos'H^auXiyf 'EtJzJt «aromti-|in 8tVs'air**n.9».
1
È
evidente cheinquestaiscrizioneCa/- linicononeilnome
dello sposo,ma un
aggiuntodiErcole,ilqualedi cesi abitarquellacasaperesseretoltola tuaprotezione,enelmodo
slessoche sièIettoinPompei
sopraun
for- no:H1C
.HABITAT
.FELICITAI
.E
perciòappunto soggiugnevasi:net*sitn
male
vi entri.Senonchecolla suarispostaindicarvolleilcinicoche a nulla più giovavailsoccorso(«w».
x*)d'Ercole dopo chelabattaglia siixiieic-èle
none,
eragiàavvenuta.PressoilSagittario(dejan.c.a*)poi- tonoriscontrarsileautoritàclassiche relativeall'usodi tcrivcrcinomi del- le cortigiane tulleproprieloro celie ede'metatoresche scrivevanosulleim- postedellecaseil
nome
dicoloro,per cuialloggioeranodestinale.4
con figure dionisiache
,ma anche con
altreche alludono
allafelicitàche dopo
lamorte
igiustie
gì'iniziatisiau- guravano. Abbiamo esposte paratamente
lecause per
lequali siamo indotti ad opinare che questo
siailsenso delle figure scolpite su questi
capitelli,e sogghigniamo
allapre- sente descrizione queste nostre osservazioni.
Ingresso
,soglia.
- Due
scalinidi travertino messi
tra1due
descrittipi-
lastrimenano dalla strada
allasoglia ),
laquale è ancor essa di travertino, ed ha impresse
lediverse cavità nelle quali erano immesse
sile estremità delle tavole (ante- pagmenta
)onde erano ornate
lefacce delle due
late- raliprominenze o antae di fabbrica
trailequali è
laso-
glia5',1,e
sipure
icardini
inferiori su'quali giravano
ledue
z) Igradì innanziagl'ingressieda' vestibolidelle caieeranlegnodi ric- chezza edi lutto,
come
tiritraedata- lune paroledell'epistola84diSeneca.IlpalagiodegF imperatori romania- vea quindiituoigradi(Suet. inNer.
eap. 8,inVitell.cap.i5, Xiphil.lib.
LXV1II
cap. 5, Tacit.bittor.lib.I cap.29).Quantoalle soglie(limitici), abbencbèinnn
vecchio vocabolario citatodalSagittariodicamidilegno (limen terminaidemos
.-vellègnum
in/briòuMtlomorum, perquod
intra-
tur),pureia
Pompei
trovantiquasi tempredipietra,ad eccezione«lila- lunepitiignobili ttanzetiechelehan- no avute ticuramentedi legno.Potreb- be anchecredertichenelleparolepo-tami
recaletiparli dellimen stipenus ostiadell'architravecheessersolea perlopiùdilegno.Disogliedicase privalaforataleditccltimarmi
par-lano Pliniolib.
XXXVI
cap. 6,edO-
raziolib.Iep.18,aepureivilimen nonèutato neltento didomus.IlSa- gittarioche reca quetteautorità ricor- da pure chele toglie delCampidoglio eranodi-bronzo (Liv.lib.X
c.24), echetalianche detcriveVirgilioquel- ledeltempiodiGiunoneinCartagine (Aon. lib.1v.453. Vedi ancheilRyc-
quio deCapitol. cap.17).b)
Che
gliantepagmtntaaieno gli esterioriornamentidelle porte.operdir megliodelleloro cosmi,11apprende da Virruvio(lib.IV
cap. 6),erisultapure dalladiftinizionechedà Festodi tal voce.IlFilandrolicrededifabbri- ca:ma
oltreall'autoritàdellacelebre iscrizioneputeolanachericorda glioh- tepagmentaabUgnea
(Gruter.pag.CCV11
),lecaiepompejane mostrano chiaramenteaverliavuti dilegno,ad- dottatialleanta» osportidelmura
,
5 partite, di cui
laporta medesima era certamente compo-
sta.
Ogauna di queste due partite aveva al basso
ilsuo pessulus
|o paletto, che
s'introduceva in altro piccolo forame che è rìmaso ugualmente
visibile.Abbiamo data
lapianta esatta di questa soglia nella figura a della tav.
I,perchè
visipossano ravvisare tutte
legià additate circo- stanze
a).Può osservarsi in essa che
idue pessuli o paletti de' quali abbiamo ragionato
,non doveano esser fermati
sullaparte esterna delle partite di legno (Jbres )
,come oggi siamo
solitifare,ma o
tutti,o almeno
laloro estre- mità inferiore dovea trovarsi introdotta nel corpo della par-
tita.Altrimenti non
sisaprebbe intendere come
iforami, ne'quali
ipessuli discendevano, esser potessero tanto vìci-
tracuiaprivasiil
lume
dellaporla, e perciònelletogliefacevanstque' piccoliincaviche veggonsinellano- strafigura, e ne'qualiiolroducevansi leestremilalascialea bella postapro- minentidelletavole lavoratechefor-mavano
gliatitepagmerda.É rimarche- volecheinquestanostraporlailmuro
che èasinistradichi eutra èminore•Ielladestra,dellaqualcosanonsaprei addilarealtromotivooltra lapocacu- racheprendevanoipompejanidella
a)Igangheri che«passo eratt dibron- co {cardùies), introdotti ne'due incavi latcrali
rsr>»iciievano l'estremità inferiori de'cosi detti»capi cardinale»dellepor- te,meDtrele superiorisiimmettevano iieli'aichitrave (*«/>erc«/ÓMH).
A
tali teapi connessele partite,cheinque- stanostraporta cran duesole,poteva- no quindispiegarsi avolontàsu'gan- gheri.Abbenchèlavoce pessulussiesi«saia indiversesignificazioni, j>urcvi
sembra chiaro che conessaindicavart-
•ipureipaletticuneati che introdu- cendosinella sogliadallaparte infe- rioredellepartitee nell'architrave dalla superiore,tencan fermele parlile,
come
ancoroggiusiam noi;equin- didiceansidoppii,come
in Plauto (Aulul.act.Ise.av.a5,6)occlude sisfora ambobus
pessulis;edinPo-
libio(likXV
c.3o)xi,«V,... i*,>i„<U fuvaj8<frwsf*oxVoT«.Evidente è anche questa significatone nel luogodi
Mar-
celloEmpirico(cap. 17),ove leggiamo:in eo loco,vel
Jòrwnine
inquo Januae
pessuli deteendunt, quidquidrepertris collige.Finalmentedella figuracunei- formeàe'pessuliragiona Prudenzioscri- vendo (conilaSymmach.
lib.IIv.65)nunc
foriòussurdis,seraquas
vel pessulusartisFirmarat
cuneis.Ho
poidenominalipalettipiuttostoch«
chiavistelli questipessuli per mettere
nna
distinzione iraessie gli altrichia- vistelliditormaeduluiidiversi*Digitized
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6
ni
,quanto qui
siveggono,
alsito alquale doveva giu- gnere
lafaccia stessa della partita opposta a quella, su cui
ipessuli
sitrovavano fermati.
È inoltre evidentemente provato dalla soglia mede- sima
,che
ledue partite della porta d
1ingresso
sispiega- vano in dentro, e non verso
lastrada: e per verità que- sto era
il solitocostume delle case romane, poiché a M.
Valerio
fratellodicolui che fu denominato Publicola fu
come privilegio conceduto che
leporte della sua casa spie- gassero
sullastrada
a).Andito
,o androne.
La porta da via introduce nelf andito o androne frequentissimo
avedersi nelle case pompejane.
IlMazois suol denominare
taliandroni prothyra
b),e fondasi sopra un luogo di Vitruvio, ove dicesi che prothyra appella vansi da' Romani quelli che
iGreci chiamavano diathyra
c).Vitruvio però non
diffiniscenò
l'una nè F
altradi que-
stevoci
d),e uon par quindi da seguire
ilcostume
,di
a)Vedi Dionigi<iiMicarnassolib.I cap. 3g, PlutarcoinPoplic.p.107li oper.tom.l.edil
Winckelmaun
osservai, sull'archit.degliamichicap,15.61.IIFea
nellenoteaquesto luogo osserva chadaun
responso del giureconsulto Scevola(L.uli.in fin.D.deservit.pracd.urban.)siritraediea'suoitempi senza bisognodi privilegio leporledelle case romanespiegarsipotevanoinfuori.
É
peròda vederesullaintelligenza dique-
•toresponsola dottadiscussionedel Cujacio obscrval.lib.XIIIc.27,il qualeprovacliclaporta di cuiparla quel giureconsulto nousiaprivagiiin
publicum,
ma
inquelsitoclicam-
Litusaedium
dicevasipropriamente.Veggasi Festov.ambitus,el'auto- ritàdiP. Scevolaappo Ciceroneto- pic.cap.4,ilquale P. Scevola nonvorrei averveduto confuso dal FeacolCer- vidioScevoladigran lungaa luipo- steriore, edalquale appartienela già citala l.uit.D. deservii, praedior.
urban.
b)PalazzodiScaurocap. 4.
eRui-
nes dePompei
parteIIpag.17,9.c)
De
arebitlib.VI
cap. 10.d)SecondoilMazoislavoce greca tiitvf»devespiegarliiftttrjanuas,e
cui lo stesso Mazois dà
1'esempio
,di chiamar con
si-curezza prothyra
siffattiandroni.
Le pareti
dell'androne hanno nn semplice zoccolo dipinto
,e sopra di esso
ilcampo con iscompartimenti di diversi colori, e cornicelta a fondo
giallosullaquale son dipinti piccoli
fioried
altriornamenti. Sulla cornice è una lascia a fondo paonazzo con festoni di
fogliee Lcnde pendenti. La semplicità di questi dipiuti ricorda F avvertimento che dà Vitruvio quando ragionando de'
tri- cliniida inverno,
ne'quali
ilfumo del fuoco e de' molti lumi avrebbe presto guaste
lebelle pitture ed
ibellior- nati delle cornici
,consigliò che
ivinè
leune nè
leal-
tresiusassero
;ma che sullo zoccolo ( come traduce
ilGaliani) vanno posti de
1quadrelli neri ben puliti fram- mezzati da riquadrature gialle e rosse
*).questa denominazione ronvicn quindi agliandroniclictrovamimesti traila porta daviaequelladell'atrio.È>
però daosservarsichesimiliandro- ni
mancano
diporta versoV
atrio,co-me
sivedenella casa clicdescriviamo:non può dunque
sostenersilaspiega- zionedelMazois.IldottoSchneider (adVitruv.lib.VI
cap.iopag.484) inoltreosservacheignotaèlasigni- ficazionedellavoce Suavp*,chenon s'incontrapressoigreci scrittori:edimuderaiiuterpetrisonsipoco tra lorodiaccordosulsuosignificato
,
«hePAlciatolicredètavolalio tap- petiper difenderlecasedal freddo,
quando
sene aprivanoleporte(de verb. signif.),ilBudcu
(annotai,po- ster,ad pandect.p.275) edilFilan- dro(ad Vitruv.lib.VI
cap.10)le crederonoobicidilegno perallonta- nareicavalli,edicocchida' vesti- bolidelle case.Altre diversospiega-lionileggersipossononellessicoVi- truviano(inedit.Vitruv.ulin. r.d'i1- thyronetprothyron)X.o Schneider(pag.
475)inoltrenegacheleduevocipro- thyrae diatìtyraconvenirpossanolo~
cointer diias
janua*
intercepto.È
cer- toche Vitruvionelparlardellecase greche chiama thyrorianilluogotraile dueporte, eladescrizioneche nefa, ad eccezionedelladoppia porta che negliandroni pompeiani nonsuol rin- venirsi,potrebbe perle altre cosecon- venirea'medesimi.liceoilsuolesto:ytìnisGraeci quia
non
uluntur, nc- queaeriificant,sed abJanna
inlroeun- tibu*itintra facilini tatitudinibtisnon
&paiio»is,etex
una
parteequilia,ex
altera oxtìariis cella*,statimquejanua»
interiore* finiuntnr.
Hic autem
tocu*inter
duas janua*
graeeetv/v/ut*ap-
peUatur(Lib.VIcap.10init).a)In hi* vero
supm
podiaabaci exatramento utnt tubigtndi,etp°~Il
pavimento
dell'androne è
inpendio verso
lastra- da
,ed è di
lapillobattuto
,ornalo di minuti pezzi di
marmo bianco
,disposti a linee rette
,che formano
traloro diverse figure.
È rimarchevole cosa che subito dopo
laporta da via
su'muri
lateralidell'androne
all'altezzadi circa cinque palmi dal suolo veggonsi due incavi
lateralidi circa due palmi per uno, e di profondità circa un quinto di palmo. Po- trebbe credersi che ognuno di
essiera
giàrivestito diuna cassetta o fodera di legno nella quale introducevasi
ildop- pio capo della trave destinata a tener fermamente chiusa
laporta principale
,ed
aguarentirla
dall'essere forzata ed aperta. Uso era questo oltremodo antico, trovandosene menzione nello stesso Omero
»),e quindi negli
scrittoriposteriori
,presso
iquali par che
latrave di cui ragio- niamo abbia ricevuti diversi nomi, dicendosi or sera
b)lUndi cunei,tilactisseu miniactìsin- terpositis.Vitruv.lib.VIIcap.4-
Ma-
lamente peròcisembra che confondailGalianiquesto
modo
semplicedi dipingere taluneparelic laimitazio- nedelleincrostature de'marmi
, di cuipam
aparlarVitruvionel se- guente capo5,echeerauna decora-tone
tuttadiversaepropriadi nobili stanze, dellaqualeanchegliscavi• • •t *.--.«
pompcjanici
hanno
sommiaisirau non pochiesempli.a)
Omero
ricordailft**pò»ixn»delle porte(ILM
v.lai) ,ebenché qui neparliinsingolare,risulta daal- trosuo luogo(II.M
v.455,6),che gli(xw
eranodue,diuie trabesduo
vectes,dettidell'Heync
(adeum
lo- cum). Apollonio rodioad imitazione diOmero
ricorda ancoragli<?x*c delle porte (Argon,lib.IV
v.«6,7).Notoè pure
come
nellatenda diAchille laportaeramantenutadaun
solo«VtjMi«'Xarixof,cheilpoetachiama conenfasiusyain»«i»|f»«tifimi.
Tre
Achei bastavano appena asituarlo ed atoglierlo,ma
Achillelomovea
solo(Iliad.Ov.453segg.).Possono riscontrarsiin dilucidazionegliautori citatidall'Heyne
,e precisamentegli scoliasti,ne'quali chiaramentedicesi (V<j9«TO/«tiiio%\òfiVi^aVXi'iivsf diri toxo»si«r«xo».Veggasiancheilles- sicoomericodiApolloniosotto lavo- ce«"*fl5x«f«,eV excuniu IX
del Tol- lio pag.763 della snaeditionedi quellessico.b)
Da un
rimarchevoleluogodel comico Tilinniosiapprende anche 1'altradenominazione che davasialleseme
,cioèdipatibuia:Patibulum
(diceNonio Marcello cap.4n.355)«ro
or obesi
*J,or repagtiXum
B)etlanche talvolta pessit- ìus
r).Del resto in
altrecase pompejane diverso è
ilmo- do, col quale veggonsi
letraviessere
stateintrodotte ne' muri ad oggetto di custodire
leporte; e quindi potreb- bero
forsead ahro diverso incerto uso credersi destinati questi incavi
,de' quali ragioniamo.
Atrio
,impluvium.
Ball' androne descritto
sipassa
nell'atriosicuramente (nscanico
d),nel mezzo del quale, abbenchè un poco più qua
ostiaoScludun/ur,
quod kac
re- motawoàm patean£TUimu*FuUoiu
SiquisquuMkottieprattcrhgne Potticum nostrum prpuUrti pavkuio hoc Eicopul eUfringnm.
Quindileespressioni di
janua
fulta o dura appositaserapressoOvidio dene
in.lib.liv.244, epreiw
Ti- bulloclcg.8lib.Iv.76.a)
Et
robora porti»Et
fido* cetiani obice* arcassere si/va. Sii.debel. putì, lib.IV
v.a3,4.intraruversum firmanlUr.Gioì».
Mf
inPrudcniium ab Elraenhorilioinin- diceApulcjilaudatae
apad
SagitUr.uVjau.cap.13.Ovidio parladirtpa~
Zith robusta(dirovere) metani.lib.
V
v.ito.Plinio conigliafarlidiabelc:
bijt.nai.Lb.
XVI
e.43.t)Pessulusf.o*eralignea
qua
fir.ntaturoslium-.io>ldice
un
vecchio vocabolariositalodalSagittario nella eruditissimasua monogra/ia de januis,Min
«pialeeisiamo tantaservitinel presentenostrolavoro,cap.14. In piantoa*nomigrecioltrea'giire- calinellenoteprecedentipuò
citarsi quellodipóxKx: Plutarch. Pelop.pag.«fr-«Wroisd
Ht
phv
s*p<4rtoti*-Jofli»**' ti»
kó^o»
J)*,}o'>vt*i.luun
celebreluogodiEnea
tattico(cap.so), dal qualeinfima- cosesiappren- donocirca leanticheserrature,sicon- sigliapermaggior fermezzaferrarsiil jióxXosintreo quattrodiversiluoghi dellasua lunghezza:tSs(«hcXoy
«Jt)^s6*iSiiuqx*u<t f1•"r,rttptx^;e questeesserdeggionoleferrata»oùices di
Ammiano
Marcellinolib.XXI
cap.13, ove vediilValesio.Esichiochia-
ma
'A»r<viot,lojr^m»,*»«'4M»a>
*^c<nt«iV»»»jti)tvfti,òr/w<n«aXvirr^»
d)
Può
osservarsicheledimensio- nidiquestoatrio,e dell'impluvium,
non moltosidiscosianoda quelle dia assegna Vilmvio.La
larghezzade) pri-mo
èun pocomeno
de'dueterzidella lunghezza:e lalarghezzadell'implu-vium
ètraiterzoedilquartodiquel- la-dell' atrio.Vediir libroVI
diVi- Iruviorsp.4.Siosserviinoltroche 1'atrioessendoassailungo bisognacre- derecheletravisituateperlalun- ghezzad' essopoggiasserotulletravi situateperl'ampiezza.Ed
èquesto ilmotivo percuiVitruviochiama1*primetraverse inierpensiva,perchèpen- (lib.VIcap.4)•
io
a destra di chi entra
,vedesi Y impluvium con cornice in giro di piperno. Avea esso nel mezzo un fonte
,di cui rimane ancora,
ilcominciamento del tubo di piombo, ed
icui ornamenti di marmo verranno da noi
descrittidi poi. Sul lato che guarda
iltabUnum è l'apertura del pozzo con un puteale
striatodi bianco marmo. È desso situato
traquattro piccole basi di marmo colorato
,cia- scuna delle quali ebbe
inun incavo già introdotta una zampa di leone pur marmorea, di una delle quali
esisteun frammento. Sostenevano una mensa pur essa di mar- mo colorato
,della quale anche
si6on trovati
ifram- menti. Convien credere che questa mensa fu distrutta
,
quando
simise
inuso
ilputeale
,situandolo così nello spazio
,che essa occupava.
Fralle due basi della già descritta mensa che son volle
altablino, è un incavo nel suolo, che
siprolunga sotto
lacornice
dell'impluvio, e fu destinato certamente a ricever
leacque che
vi sigittavano, per recarle nella cisterna sottoposta
:ed in questa immettevansi pure
idi- versi condotti,
ne'quali veggonsi formati più sfogatoj nel suolo
dell'atrio.I
dipinti delle pareti
dell'atriosono anche sempli- cissimi
,consistendo in uno zoccolo con iscompartimenti
divarii colori.Da' due
latidell'uscita dell'androne sono ne' muri verso
1'atrio due
pilastrinidi fabbrica con intonaco
lie-vemente sporgenti.
Un piccolo basamento di fabbrica elevato dal suolo
circa un palmo e mezzo vedesi
alladestra di chi entra
nel tablino. Un perno di
ferroimpiombato è tuttavia da
esso prominente ed
iframmenti della cassa presso di esso
J 1
rinvenuti
,e che descrìveremo di poi
,mostrano
atlevi- denza quale ne era
ladestinazione.
Prima stanza a destra
,cella delV ostiario.
Cinto è T
atrioda ben otto diverse stanze
,delle (pali quattro sono a destra
,e quattro a
sinistradi chi vi entra. La prima a destra entrando mostra una soglia di travertino co'
solitiincavi per
gliantepagmenta e pe' pessuliy pe* quali mostrasi che
iaporta era a due
partite, lequali piegavansì dalla parte interna della stanza. Nelle mura dipinte rozzamente, in parte rosse ed
inparte bian- che, mirasi tuttavia un grosso chiodo conficcato, e diversi buchi che mostrano averne contenuti
altrisimili.La
fe- ritojaaperta verso
lastrada deUa forma segnala
fig.3 della tav.
I,ed
il aitostesso di questa stanza par che mostrino ad evidenza ch'era
la cella dell'ostiario,ilquale per
laferitojapotea facilmente osservare, ed anche esser chiamato da chi era nella via
•).Rimane nel muro stesso ove è
la feritojae sopra di essa qualche frammento di una cornicetta di stucco che ornava
laparte della stanza prossima
allasna volta
,o
soffitta.-
i
.)Varrone raccomandava eiela cel- »o»Aggiogoe che
da
on luogodiPia- ladelfillie©si.matite
incampagna
Ioneeglirinliacciòiltitodella cellapmxime
jamtarn,pmemrfim
*' ostia- deiVostiarionvll'epiroetro«'memora- rimtttt nonio(iU re rasi,lib. Icap.iS). bili diSenofonte p.agi (ad Vilruv.lib.AutelioVillorc
Udnami (ufwium
«cri-VI
e.7p. 475).L'osodichiamarr
o- vetidodiVitel!ìo{Can.c.8)5proàacfu» «iariobattendo1»porlada via èillu- etugurio,quo
aeaMiderat,janitoris, atraloda molti luoghidiantichi scritto- injtctolaqueoparricidantmmore ad
ri,tra'qualibasterà citarequelle paro- tcala*Canonia*.Lo
Scbnetder avverte lediPianto Amphit.aci.IV
se. 1v. 11,3:chePolluce(lib.1cip.8)chiana feriamfori*.
«rvXrjxo» la cella dell' ostiario,edegli
A
peritehoc,heu», ccquis Aie est?lacredesimile ali-.f^Zo»vitruvia- ecquishocaperitastiami
A 2
Seconda e terza stanta a destra
,cubictdum, procoeton?
Se con fiducia nconoscramo Della già descritta stanza Ja
cella dell' ostiario,non sapremmo per verità additar colla
stessacertezza
gliusidelle
altrestanze che circondano
l'a- trio diquesta casa. Sembra cbe U Mazois per regola generale
stabiliscacbe queste stanze
nellepiù piccole case servi- vano a ricevervi
gli ospiti,iquali negli
edificìipiù
estesierano
accoltiio uni dipendenza del palagio cbe dicevasi hospiiium
*).Noi però non sappiamo indicare alcuna au-
toritàdi antichi che sostener possa una
taleasserzione.
Varrone espressamente dice
:circum cavum aedium e- rant uniuscvjusque rei utili/atis caussa parietibus dis- septa
,ubi quid conditum esse volebant
:a celando cellam appellarunt
,penariam uhi penus
,ubi cuba- bant cubiculum
,ubi coenàbant coenacidum oocita- bant
b).E soggiugne poco dopo
•:posteaquam in su- pcriore parte coenitare coeperunt
,superioris domus universa coenacula dieta. Anche Vitruvio parla chia^
ramente de'
iriclmiicbe erano intorno
agli atrii,sebbene ciò
eh' egliscrive potrebbe forse intendersi anche di quelle stanze cbe erano nel piano superiore
,e che Var- rone
,come abbiamo già veduto
,chiama coenacula
c).E Cicerone mostra pure come
gli atri»piccoli aver po- tessero cubiculi,
4Ssimili membri a «è aggiunti, scriven- do
asuo
fratello:Quo loco in porticu te scribere ajunt,
a)Roinei de
Pompei
part.ap»g. diehibernaculiamixima*
prarttant 25,e pag.61 noiaa. utilità tes,quod
compluviaertelanon b)De
lingualai.lib.IV
p.37 Golh. o&utnt lumi*U>tuirteliniorum.De V-
<)Diceeglideglia\riadupluviata chit.Jib.
VI cap
4.i3 ad atriolum fiat
,mihi ut
est,placebat magis
:ncque enim satis loci esse videbatur atriolo. Ncque fere so- iet nisi in his aedificus fieri in quibus est atrium ma- jus
:nec hai ore poterai adjuncta cubiculo.
,et ejus-
modi membra
a).Risulta da queste autorità che
leceHe o stanze messe intorno
agli atriinon erano solamente destinate a
rice-vere
gli ospiti,ma
a'vari!«si domestici, e precisamente
siaa racchiudere
lecose che volevano conservarsi, onde ebhe Varrone a dedurre lo stesso nome di cella a celan- do,
siaa passarvi 4a notte
,per cui ebbero
ilnome
dicubiculo.
L'
edificio,che descriviamo
,conferma pienamente un
taleinsegnamento
,mostrando come tutte
leceline intorno
all'atrioerano verso
1'atriomedesimo custodite con chiusure. Impossibile però sarà
ilriconoscere ( alme- no nella maggior parte de' casi
) 1'uso cui ciascuna di
talistanze potè essere destinata, tanto più che questo uso potè e dovè spesso venir variato secondo l'esigenze «d
ilcomodo delle famiglie b
).La seconda e
laterza delle stanze che cingon
l'atrioa destra comunicano
fraloro, e ciascuna
diesse ha anche
1'
apertura
sull'atrio colle
solitevestigia degli antepag- menta, e di porte a due
partite,che spiegavansi
nel!'in- terno della stanza
,ed erano munite de'
solitipaletti. Ilmuro intermedio
traila cella dell'ostiario e
laprima di queste due stanze
,che è Ja più grande
,è
assottigliato•)
Ad
Q.fratr.Ilb.Iliep.i. hiculumgrande,velmodica
caenafin,b)Plinionella epist.17dellibro indicandoco*lcheservirpoteaavo- li parlandodiuna«tantadellasua Ioniae
come
itaoiada ledo,eper villaJaureniinaladenomina vel cu- cena.nella
parte inferiore che tocca
ilsuolo, e cessa di esserlo curvandosi gradatamente in fuori
all'altezza di circa 4 pal- mi
emezzo. Questo assottigliamento o incavo Delie mura vedesi frequeutemente nelle case pompeiane
,e par che mostri
lapresenza di qualche
lettoo altro mobile di cui una estremiti fosse introdotta io quel!' incavo
,per guadagnare nna
,benché minima, parte dello spazio del suolo. Pare che
ilsig.Mazois riconosca
taliassottigliamenti come indizio di ua
triclinio,e
licrede usati per proc- curare uno spazio maggiore «Metti che circondavano
lata- vola
a).Ma come anche
i Iettiper dormire
,o qualche
altromobile di casa, potevano per
Iostesso motivo venire
inparte introdotti nel muro,
cosinon sembra che con in-
terasicurezza possa riconoscersi nelle stanze che hanno
siffatti
assottigliamenti un triclinium
,piuttosto che
altradiversa cella
b).Se nella stanza, di cui ragioniamo, vo-
lessericonoscersi un cubìculum piuttosto che un tricli-
nium
,T
altrapiù piccola
,con cui essa comunica
,po- trebbe credersi
ilprococion, da cui
lostesso
sig.Mazois confessa che quasi sempre era accompagnato
ilciibiculum
c).a)Ruinejde
Pomp.
loro.IIp»g.48tav.
XI
lìg.».Vedi purelatlanza segnalanellalav.XXI
n.aa.b)De'lettiper dormireèda vedere lo stessosig.Mazois1.c.p. a5,ilqua- ledice ch'essersolcanodibronzo.In quantopoiall'usod'introdunenelle
mura
imobilidiUgno,
coratepere», gliarmadii,possiamorilrarlo anclie da quelle parolediPlinioilgiovane (c|ii 3t.17lib.11):Adnectitur angulo cubieuluminapsUlacurvaùtm,quod ambilum
solisfenestrisomnibus sequi- tur.ParietiejusinÒMiothecac spe-rimi
armarìum
insertumest,quod non
legenda»/tòro»sedleciitando» capii.1)
Ne
(amenzione prettoiLatini Plinionella descrraione delsuoLau-
rentiao:Posihanc
cubieulum ciun procoetone,altitudineacstivum,mu-
nimentishibemum
:estenim
snbdu- cttimomnibusvenù's. Iluiccubiculo aliud,etprocoetoncommuni
/tariefe junguntur.E
pocodopo: Prorottoti indeetcubieulum porrigiturinsolem, queni orienlemstatiniexveptum ultrameridiem
,obliquum quìdeni, sed la-men
servai.Questo luogodiPlinio,
Questa spiegazione sarebbe
diaccordo anche
collaregola che dà Vitruvio
ilquale vuole che
icubiculi ad orien- tem spedare debent »), e cosi era pure situato
ilcu- biculo del Laurentino di Plinio
b),ilquale però non go- deva che di un obbliquo aspetto orientale
,quale è pur quello che
siebbe questo nostro.
La comunicazione
fialledue stanze dì cui parliamo, non mostra vestigia di porta
,abbenchò abbia
lasua so- glia composta di due pezzi di travertino.
Ilmuro che
ledivide fu afforzato da
altrafabbrica addossatagli dalla parte della stanza minore, forse perchè indebolito, o per renderlo capace a sostener qualche peso nel piano supe-
riore.A piana terra avea un piccolo incavo permeabile
trall'
una e
l'altrastanza
,e di forma rettangolare
,del quale non
sipuò con 'certezza additare quale abbia po- tuto esser
1'uso.
Idipinti della stanza più grande eran di poco conto, e ne rimane appena qualche
traccia.Quelli della più piccola consistono in taluni scompartimenti di diversi colori
, tra'quali alcuni sono ornati di cornice, e su' quali risaltano lunghi e
sottilicandelabri.
Quarta stanza a destra del? atrio.
La stanza seguente
,quarta a destra di chi entra
,ed interamente separata dalla precedente
,ha
ilsuo in- gresso dalla parte
dell'atriocon soglia di travertino ed
i
segni
solitidegli antepagmenta e della chiusura a due porte.
Il6uo pavimento è a musaico e distinto in due
-«l'autoritàdiVairone{dereruttici trovartinelle case dici Iti.
lib.Ilinit.)par chedimostrinoil«r^a» a) Lib.
VI
cap.7.»»tf«»osato
«De
ville,ma poUa
pur b)Epittol.1.c.parti.
La prima
sicompone di un rettangolo di pietruz- ze bianche con doppia cornice di nere. Viene indi
lazo- na
coli'ornamento di cui da noi vien dato
ildisegno nella tavola
III. IIresto ò tutto di pietruzze bianche. Le mura son dipinte a fondo parte rosso e parte giallo-, e nello zoccolo sono espresse talune piante con lunghe e
sottili foglie,e talune
testedi cavallo. Nel campo del muro a destra
olirà i solitirabeschi è dipinta una Bac- cante, come pare, con
tirsoe canestro, più un putto alato con urna nella destra. Nel muro di faccia
in-un cerchio è
effigiata la testadi una Baccaute con corona di edera»
cembalo e
tirsocon benda. Vi
sivede pure
altrasimile
testama men conservala, e nel mezzo rabeschi.
Idipinti del muro a
sinistradi chi entra son perduti.
Questa stanza ha nna seconda minore nseita nelle
alidell'atrio medesimo. Una soglia di marmo
coli'incavo
lasciatoper un solo ganghero prova che
laporta da que- sto canto era ad una sola
partita.Non
esistereia riconoscere anche
inquesta stanza un nobile cubiculum
,parendomi che
lospazio meno ornato nel pavimento a sole pietruzze bianche
,e sepa- ralo con una elegante
fasciadal resto del pavimento me- desimo era appunto destinato ad essere occupato dal
letto»Stanze a sinistra delV atrio.
Per quanto concerne
allequattro stanze che sono
a<sinistra dell'
atrio
,osserveremo che tutte hanno
illoro
ingresso dalla parte
dell'atriocolla
solita sogliadi tra-
vertino, e colle vestigia degli antepagmenta
edella chiu-
sura a due partite,
lequali come
lealtretulle già de-
»7
scrittespiegavansi dalla parte interna, rimanendo tuttavia
sullasoglia della prima e della quarta di queste stanze impresse
letracce lasciatevi dallo
strisciaredel pessulus
nell'aprirsie chiudersi
leporte.
La prima stanza che è pur
lamaggiore era dipinta a
variiscompartimenti di diversi colori e con piccoli orna- menti. La seconda comprende tuttavia
lereliquie di una scala di fabbrica che conduceva
alpiano superiore. Nella faccia interna del muro che
ladivide
dall'atrio,è rimarche- vole un incavo che dal suolo
sieleva fino
all'altezzadi circa palmi otto, e che è largo circa un palmo. Era esso senza alcun dubbio destinato a contener qualche mobile così nel muro stesso inserito
,come abbiamo già veduto che usa-
vasi.Nel canto a
sinistrasiè trovato un puteale di
argilla,di cui diamo
ildisegno nella nostra tavola
I.Introdu- cevasi esso nel pavimento, ove rimanevasi fabbricato, e conserva
letracce della fune adoperata per attigner l'acqua.
Nella parte interna dello stesso muro su questo pu- teale vedesi
altroincavo di circa due palmi di lunghezza simile
algià
descritto.E evidente che questa stanza non potè servire di abitazione
,ma pel solo uso di dar
l'in- gresso
alpiano superiore ed
ilcomodo del pozzo e degli armadii o
altrimobili
inseriti agliabitanti del detto piano superiore
: iquali non erano quindi
costrettidi recarsi nell'atrio ad attigner l'acqua. Al più potrebbe aver
ser-vito a contenere
illetticciuolo di qualche servo incaricato
diaprire e chiuder l'uscio che custodiva e separava
ilpiano superiore da coloro che
1'atrio abitavano
,o che in esso
s'introducevano, col qual mezzo rendeasi pure quel piano superiore atto ad esser locato a qualche inquilino.
Lo stanzino immediatamente
aquesto seguente fu
al3
i8
contrario sicuramente destinato ad uso
diabitazione, e
lemura di esso dipinte a scompartimenti di diversi colorì con superior
fascia giallae
variiornamenti provano che era abbellito con qualche
ricerca.Il
quarto ed ultimo stanzino ha pure
lemura dipin-
tea scompartimenti di colori diversi e veggonsi nelP
allo letracce
diuna elegante cornicetta colorala di stucco.
Questo stanzino ha una minore apertura verso V
aladel-
l'atrioche
glicorrisponde, ed abbenchè non
viabbia so-
glia,ha però lateralmente due piccoli pezzi di traverti- no
, inuno de* quali vedesi
l'incavo del cardine
,e nel- r
altroun incavo che par destinato a ricever V antepag- mentum. La porticciuola avea quindi una sola
partita.Ali dell' atrio.
Vitruvio parla delle
traviliminari delle
ali,e prescrive che
sipongano ad un'altezza che ne uguagli
lalunghezza.
Questo precetto vitruviano par che dimostri che
le alinon erano custodite da porte
,ma avevano
alloro ingresso
(limai
)una trave messa
allagià indicata altezza. Può inoltre notarsi che Vitruvio dà
allatrave liminare delle
aliuna particolare regola
dialtezza, mentre
dell'altezza delle travi
dell'atrioaveva date
altreregole
particolari.Ciò pruo- va in modo evidente che per
alidell'atrio non possono intendersi in Vitruvio
leparti
lateralidi esso che costeg- giavano V impluvium. Panni pur chiaro che l'altezza che
•là
Vitruvio
alle traviliminari delle
aliò minore di quella the dà
allatravata
dell'atrioa). Siscorge da ciò
,che
a)Scf
ondo
Vilnivio lalarghezza dadarliallelorotraviliminari,ne- dille ali, e perconseguenza l'altcua gliairiiluoghida 3o340
piedi è=
*9 diciamo, che noi denominiamo
alidell'atrio quelle porzioni
diesso che all'estremità del medesimo verso
iltablino pro- lungaci
alladestra ed
allasinistra.Seguiamo con ciò
l'opi-nione del Mazois
ilquale espone
inmodo che
cisembra convincente
imotivi
diquesta sua opinione. Noi rimandia-
mo
inostri
lettori allediscussioni
stessedel Mazois
, lequali danno una piena novella dimostrazione della neces-
sitàdi bene studiare
leantichità pompejane per intendere ed
illustrareVitruvio
b).Se però pare con
sufficientesicurezza riconosciuto quali sieno
le alidegli
atriidelle antiche case, nò
ilte-sto di Vitruvio, nè
leosservazioni
fattesulle scavazioni pompejane par che abbiano
finqui pienamente dilucidato a quale uso fossero esse più particolarmente destinate.
Ci limiteremo intanto ad osservare per ciò che
ri-guarda
ledue
ali diquesto
edifizio,che quella posta
aldestro
latodi chi entra nell'atrio, e che è
lapiù ampia, ha
ilpavimento distinto da quello dell'atrio con una sot-
tile strisciadimarmo. Alquanto
aldi
làdella metà di quest'
alaelevasi un muricciuolo con intonico
,che ha circa un palmo di altezza, e due di spessezza, e che
ladistingue in due
parti.ioai3piedied unterzo; negli alrii lunghida 41 a 5o piediè
=
11p.e."?settimia14e2Settimi;negli alrii
lunghi da 5i a 60piedi è
=
ìap.e trequartiai5;negliatriilunghida 61ad 80 piediè=
i3p. ecinque nonia 17 p. e 7noni;negliatriilun- ghida81 a100piediè=
16p.à 30.L'altezzadell'atriopoi finoalle traviessendoagualea'trequarti della lunghezza nesitguechetale altezza ne^giàdettialriilunghi3a o 40piediè
=
22p.emezzoa3o;inquellilun-ghida 41 a 5op.è
=
3op.etre quarti a 37 e mezzo;inquellilun- ghida 5i a 60è=
38p.ednn
quar- toa 45;in quelliluoghida 61 ad 80 èa
45etrequartia60;efinal- mentenegli atriilunghi da 81 a 100 p» è rssessantapiedie tre quartia scttantacinque.Ciascunvede da se quantoera io luttiicasipiùbassa la traveliminarcdellealidallatrava- tadelrimanentedell' atrio.Vediil capo 4 delVI
librodiVitruvio.b)Ruincs de
Pompei
part.3 pag.24.•
20
Esso
tagliaper metà una figura rettangolare che è nel pavimento dalla parte
dell'atrio,ed è formata da ima cornice a musaico di pietruzze bianche cinta da' due
latida
striscedi pietruzze nere
,e che ha
nell'area interna
altripezzetti di marmo di grandezza maggiore. L'
alleaparte del pavimento che rimane dopo del muricciuolo è di semplice
lapillobattuto
,senza verun ornamento. Ciò pruova ad evidenza che questa parte era ricoverta cou qualche mobile
ilquale impediva che
sene osservasse
ilpavimento. Questa circostanza importantissima par che di- lucidi quelle parole di Vitruvio, che leggersi cosi sogliono nelle sue edizioni: Jmagines item alte cum suis orna- menta ad latitudinem alarum sinl constitutae.
Icodici hanno ita per item, e può sembrare
laloro lezione non meritar cangiamento. Risultar mi sembra da queste parole di Vitruvio che nelle
alidell'atrio solevano
riporsi leima-
ginidegli antenati co' loro ornamenti, cioè, come intende
il
Perrault,
co'loro
piedestalli.Vitruvio aveva precedente- mente raccomandata
lasimmetria e
laproporzione nel
for-mar
gli atrii,itablini e
le ali:Si enim (avea detto ) majoribus symmetriis utemur in minorihus (atriis) neque tablina, neque alae utilitatem poterunt habere:
sin anfani minorum in majoribus utemur, vasta et im- mania in his ea erunt membra. Per questo motivo pro- mette
eglipassare a descrìvere magnitudinum rationes exquisitas et uiilitati et aspectul. Tra
taliprecetti
viè
il
già
riferito,del quale parmi che
ilsenso
siaquesto,
dover cioè V altezza delle imagini
co'loro ornamenti essere
in proporzione dell'ampiezza delle
ali.Questa proporzione
indica Vitruvio colla particella ad, dicendo alte ad lati-
ludinem alarum sint constitutae, come dice poco dopo:
t
ai
luittudìn e
soslìoruni ad altitudinem perftciantur. Que- sto luogo di Vitruvio inoltre insegnandoci che
leimagim'
co'loro ornamenti meitevansi nelle
aliad una determi- nata altezza proporzionale
allalunghezza delle
alimede- sime,
ciguida quasi per mano a riconoscer l'uso del già detto muricciuolo,
fattoper rinchiudere e garentire sicura- mente
ilbasamento sul quale erano
leimagim, e che oc»
cupava
laparte
lasciatarozza del pavimento
•).Quando adunque
gliantichi
ciparlano delle imagini degli antenati collocate negli
atrii,pare a me che inten- dersi debba ciò eh
1essidicono delle
ah* dell' atrio,in cui convenientemente potevano
taliimagini collocarsi, mentre
il
supporle messe in altro qualunque
sitodell'atrio sarebbe cosa inconveniente ed assurda, e sarebbero esse
stated'im- pedimento
allibero e frequente discorrere per
l'atriome- desimo, e soggette a mille danni ed oltraggi. Rimarchevole è quel luogo di Plinio
b)ove
cosìscrive
:Aliter apud majores in airiis haec crani, quae spectarentur^ non
si fina
extemorum artificum nec aera aut mormora
:expressi cera vultus singulis disponebantur armarus
9ut essent imagines quae comitarentur gentilitia fune- ra: semperque defuncto a
liquo totus aderat familiae ejus
,qui unquam fuerat
,populus. Stemmata vero lineis discurrebant ad imagines pietas. Ben
cital'Har- duino per
illustrarequeste ultime parole
illuogo di Se- neca
c):qitiimagines in atrio exponunt et nomina fa- miliae suae longo ordine ac multis stemmatum
illi-gaia Jiexuris in parte prima aedium collo cani etc.
») Vilruv.13).
VI
cap. 4.b) Lib.
XXXV
«egra.2.c)
De
beocGc.lib.HI c
38.2
a
E per
illustrare leprime
lostesso ioterpetre
citaque'
versidi Giovenale )
:Tota ìicet veteres exornent undique cerne Atria, nobilitas sola est atque unica virtus.
Il
Dalecampio inoltre
cita larimarchevole autorità di Polibio
ilquale dice pure che
fattiifunerali
iRomani léìxu
ni/ eixòvxroùlurxXìityvros
tlsròyin^xvévxrov
tottovttsj oixixs,£vXfy* vxtSix *£-prnOivr«f,
situano V imagine del defunto nel luogo più cospicuo della casa, rinchiusa in tempietti di legno, dando una
taldenominazione
agliarmaria di Plinio
b).Crediamo quindi non andare
erratiriconoscendo in alcuna delle
alidegli
atrii,ed
inquesto spazio
,che difendevasi con un muricciuolo,
ilsitoappunto ove eran
riposti taliarmaria o
v*t3i*colleimagini de' maggiori.
Le mura son dipinte con zoccolo e grandi scompar- timenti di diversi colori con piccoli ornati.
L'
alaa
sinistraè meno ampia ed ornata di questa destra. Le mura ne sono ugualmente dipinte con zoccolo e scompartimenti
didiversi colori. Nei muro a destra di chi entra in quest'
alaho rinvenuto un incavo a forma di cuneo
fattoespressamente nella fabbrica per introdursi in esso un mattone anche cuneiforme, nella faccia esterna del quale corrispondente a quella
dell'antico intonico ve- desi formata una cavità semisferica. Pare che questo mat- tone,
dicui diamo
ildisegno nella tav.
Idovea averne a se corrispondente
altrosimile nel muro
rirapetto,e che nelle cavità di entrambi forse
s'introducessero
lepunte di
a)Sat.Vili V.19,30. Viicontinellaprefazionealvoi.
VI
b)l'olyb. lib.VI c
53.Veggaosi delmuseo
Pio dementino, atuliclecoseeruditamentedeuedal23 qualche canna o bastone traverso destinato a tener sospesi
abitio
altrioggetti per uso domestico
a).Tablino»
Passando dall'atrio
altablino osserveremo che due
pilastrinidi fabbrica lievemente sporgenti dal muro, con intonico
striato,ne fiancheggiano V ingresso. Una semplice
strisciadi marmo ne distingue
ilsuolo da quello dell'a-
trio.Subito dopo di questa
strisciacomincia un musaico, che in una
fasciadi pietruzze bianche e nere rappresenta un serto
diedera. Questa
fasciavedesi tagliata
iuquattro luoghi per
situarvisi altrettantitassellidi marmo, uno de*
quali è perduto.
Iltassello lateralesuperstite mostra nel mezzo un incavo solo, ma più grande
jne' due di mezzo
gì*
incavi son due più piccoli.
Par che
siritragga da queste tracce che originaria- mente questo tablino non avea veruna chiusura da parte
dell' atrio',e che posteriormente volendosi chiudere
simi- sero
i tasselligià
detti,rompendosi
ilmusaico. Non pare però che questi
tasselliannunciano l'esistenza di partite volubili, come
lealtresoglie: poiché in
essigl'incavi
la- teralinon essendo
circolaripar che non possano essere
statidestinati a ricevere
il solitocardine, ma uno scapo.
È quindi probabile che
tragliscapi
siensimesse semplici cortine o veli
(ceniones
b)).•)
Può
osservartidielalarghezza ètra' trentaediquarantapiedi (Iib.delleali inquesto nostroedifizioè
VI
cap.4).circa
un
terzo dellalunghezzadell' a- b)Pctron,Satyr.c.7,YcdiEsichio trio.Questa appuntoè laproporzione v.«t^rìo?©*»w.vitruvianadelleali,
quando
l'atrio»4
Dopo
ilserto di edera
ilmusaico del pavimento mostra un campo di bianche pietruzze cinto da doppia cornice di nere, e nel mezzo del campo vedesi l'ornato
inpietruzze bianche e nere del quale diamo
ildisegno nella tav. IV. Dalla parte che riguarda
il peristilionon può dubitarsi che
findalla costruzione
iltablino ebbe
lasua ampia soglia corrispondente a tutta
lasua apertura, e che annuncia
1'esistenza di una porta a quattro par-
titeche
sispiegavano verso
il peristiliomedesimo. La soglia mostra
collamassima evidenza
isegni degli ante- pagmenta di legno
,de' due cardini
,e di Gno a quat-
tropessuli
,ognuno de' quali era destinato a tener
fer-ma una delle
partite. Ilmotivo poi per cui questa porta spiegavasì verso
ilperistilio,esser dovea quello di non ingombiare
iltablino
,e precisamente di non impedire
lepiccole communicazioni
laterali traitablino e
lestanze che
glistanno
sìa destra che a
sinistra»).a) Neil'ampiaslanzachesu ale in quasi tuttelecase pompe] auctro- varsimediairall' atrioedilperistilio, èchiarissimacosadoversiriconoscere ilfablinumdiViiruvio,elodesideve alGalianichefinda' suoitempi ne capilaposizione sulle soleparoledi Vitruvio.Vedilanota(1) alcapo 8 del lib.
VL
Nel nostro cdiGziosivcriGca anche l'ampiezzaslessadeltablinum secondolaregolavilraviana,essen- doetn
lametàdiquelladell' atrio,rome
appunio Vitruvio insegna dover- silarequando
lalarghezzadell'atrio etra'trentaediquarantapiedi.Da
ciòchediceVitruvionelcap.8 del VIlibro,cioèchefiis,r/ui
tommu-
niorisunt fortuna,
non
nert-ssariama-
gnificavestibula,ntctablino.,nvque 9tria,ijuodfiisaliis officia
pmcUant
atnbientlo,
quae
abaliisamùiuntur, èmanifestocheiltablino,come
il veslibulo egliatrìieranotraquelle partidegli edifìziiche Vitruvio avea chiamatecommuni
ancheagliestra- nei.E
ciòèconfermaloanche dal ve- dereapertiperlopiìiitablinidelle casepompejane,come
originariamente 10fuancheilnostro:nesipensòa chiuderlo,perfarloservire agliusi dell'abitazione,cheintempo poste- riore,tagliandosiilmusaico perin- serirviitassellidestinatialleporte.11Galiani1.c.lo provaanchecol seguenteluogodi ApolejoJloridor.
lib.ulLdacuisirilevacheimedici pervisitar gliammalali traversavano il tablino:Medici
cum
intmverintad ae%nim
ulivisoni,nemo eorum
quod perpulcm
tablina inaedibusvi-Stanze a lato del tahlino. Fauces, oecus quadratila.
Dal tablino
siha l'ingresso in due stanze a destra, ed in una sola a
sinistra.La prima di quelle a destra ba
finoa quattro aperture munite tutte
disoglie di
tra-vertino. Quella verso
iltablino ebbe anticamente sovraj>- posto nel suo mezzo un
tasselloanche di travertino, de- stinato a covrire
lamacchia di ruggine
lasciatasulla so-
sant,etìacunariaaurooblila.Dell'aio acuiiltablinoerapiù particolarmen- te destinatonulladiceVitruviodì preciso, equindi convicncontentarsi di ciòche ne leggiamo principalmente inPlinioedinFesto.11primodice (lib.
XXXV
c.a):Tablina codicibu»implebantur,et
manumentis rerum
in magistrati*gestarum.Questeparole fanno dubitareche giàquest'oso,più propriode'tempi repubblicani che dell'impero,era cessato a'tempi di Plinio.
E
questacongbicltura potreb- be ancheillustrarsicollacircostante cheiltablinumdiquestacasapora- prjana vedesi posteriormente chiuso, quasi cheinolilesifosse rendutala sua primitiva destinazione,esifoase quindi addettoad uso domestico. In quanto a Festocidàeglianchel'eti- mologiadellavoce scrivendo-Ttibli-num proxime
atriurnIncusdieitur ,pitUicarum nttionum vaussa factus: tjuortantiqui magistralusintuo
im-
periotabulairationumibiJtabebant.Non
soquantosiadaseguire l'opinione dello Schneider (adVitr.lib.VIc.3§
5) che intende del tablinum,enondiun
quadrodipinto, leparole tabula ca-pax
usatoda Giovenalesai.Vili V.6;Quiifructtu genrrii lalula jactart capaci
Fumoioieqwtumcitmdittatorimagiitrvi ?
Più degnediallenitonesonole pa- roledi Varrone riportateda
Nonio
(cap.an.uà):
sfdfocum hieme
ac frigaribuscoeni/abanttaestivotem- pore in propatulo, rurein corte, inur- beintabulino,quotimaenianum
p,ts- stima»inteltigeretabuli»fabricatum.Se queste ultime parole
(quod m.p.
i.t.f.) sonveramentediVarrone,
bisogneràconchiudere daessechela voce tablinum aveva un'altrosigni- ficalo tuttodiverso,ed equivaleva purea
maenianum.
Delrestopareame
poco probabileche quelle parole sieno diVarrone.Forse questodottis- simouomo
aveva bisognodispiegare unacosacheesserdoveaaluttino- ta? Credodunque
cheritenersideb- banocome
unachiosaodiNonio, odi qualche amanuense chenon
intenden- dolavoce ditablinum, la spiegò malamente permaenianum.
Ciòche diceVarroned'altrondecorrisponde benissimoalvero tablinum,ovece- nandosi,ben poteadirsi chesice- nasseinpropatulo, essendoitablini apertidalla partedell' atrio equin- diespostialla vistadichinell'atrio entrava.Ed
ovesiespellanolepa- roledanoicreduteunachiosa, bi- sogneràtrarrelaconseguenza chene' tablinibeneIn';destinatiadaltrouso all'uopos'imbandisseroancheconviti.*6
glia
da qualche mensile di furo
,della qual macchia compariscono ora
letracce sotto
iltasselloche è
ingran parte
disfatto.Questa non meo che
lasoglia a rimpelto che iutroduoe nella stanza seguente mostrano avere avuta una sola partita
jmentre di dne
parlilemostratisi
leve-
stigianelle due soglie V una verso
l'atrioe
1'altraverso
ilperistilio:ed è rimarchevole che spiegavansi tutte nella parte interna della stanca. Sembra che
ilpavimento di questo stanzino era già stato
rivestitodi marmo. Le mura sono dipinte col
solilozoccolo, e scompartimenti a
varii colori.Pare evidente che
inquesto stanzino sien da rav- visare
lefauces, di cui parla Vitruvio, cosi bene indicate con
talnome per
1'uflzio eh' esse avevano d' introdurre
dall' atrionel
peristilio.Ben è vero che non corrisponde pienamente alcuna delle dimensioni che
stabilisceVitruvio per
lefauces
,essendo queste nostre minori della metà del tablino
,mentre secondo Vitruvio esser dovrebbero uguali
alladetta metà, o
a'due
terzi*).Ma Vitruvio stesso ohe dà
leregole delle simmetrie
,insegna che non sono esse
invariabili,e che ad locorum natura* aut neces- sitates adjectiones fieri debeant
b).La stanza a lato delle fauces ha pavimento di sem- plice musaico di pietmzze bianche con doppia cornicetta nera. Le mura sono pure ornale di zoccolo, e di scom- partimenti di diversi colori taluni de' quali con cornici.
Di distanza in distanza sugli scompartimenti risaltano di- pinti taluni candelabri con piedi capricciosamente ornati e con
fustioltremodo
sottili,e talmente lunghi che
oltre-passano anche la cornicetta che chiude
iriquadri. Questa
a) Lib.
VI
cap.3. b)Ibìd. cap. a.a
7 stanza, come
iltablino, e
lastanza che è a
sinistradel medesimo, ha una grande apertura verso
ilperistiliocon soglia di travertino che conserva
levestigia degli antepag- menta,
ile'c ardine de' passali
,iquali mostrano come quattro ne erano
lepartite e spiegavansi verso
ilperistilio.La stanza che è a
sinistradel tablino comunica col medesimo mediante apertura con soglia di travertino e vestigia di chiusura ad una sola
partita.Son rimarchevoli due piccoli
risaltio antae
difabbrica con intonico che da* due
Iatirestringono
illume di questa porticina» Altra apertura alquanto maggiore con soglia anche di travertino e
letracce di porta a due
partite,che spiegavansi
inden-
tro,ha
1 listanza medesima verso V ala
sinistra dell' atrio,ed ha poi
lamassima a quattro partite verso
ilperistilio.Le pitture delie mura di essa rappresentano
isolitiscom- partimenti con candelabri, ma sono presso che tutte perdute.
È
difficileildaF con sicurezza un nome conveniente a queste due stanze, ed indagar fuso, cui dovettero essere destinate
,e ciò per lo stewo motivo già detto quando abbiamo ragionato delle stanze messe intorno
all'atrio.Sembra però che con qualche fondamento ravvisar
sipos- sa un oecus quadratiti
nettastanza che è
asinistradel tablino per chi va da esso nel
peristilio,corrispondendo a
taldenominazione non solamente
laforma quadrata che ha
lastanza, ma anche
ilsitodì essa nel
peristilio,ove par che Vitruvio descrivendo
lacasa romana metta
glioeci quadrati
a).Più chiaramente
ne'portici del
peristi- lioed a mezzodì
situa quell'architetto
glioeci quadra- ti
xquando parla della casa greca b
). Ilnostro oecus qua-
»)Lib.
VI
csp.6: b) Lib.VIcap.io.*
28
draius è appunto volto verso
11mezzogiorno. Tali oeci quadrati
neljecase greche servivano
a'conviti
virili,co- me
risulladal
giàcitato luogo di Vitruvio
,e ricevevano perciò anche
ilnome di
«vfyj»»«.Del resto
lavoce oecus era generale, e benché talvolta confusa con triclinium
a),e coenatio
L),indicava pure altre volte anche
salede-
stinate ad usi diversi
c).Peristilio,
Non
ci restache a descrivere ormai
ilperistilioe
lepoche ed ignobili
celleche ha
allasinistra.Tre sono so- lamente
,come in pianta
sivede
, iportici del primo
,
poiché per rendere più spaziosa
1'aja racchiusa
(Valleco- lonne
ilquarto
Iatodel porticato fu interamente omes- so,
e sifecero da questo Iato uscir dal muro
lesemplici mezze colonne. Abbenchè rettangolare e non quadrata sia questa aja
,pure
seison da ogni lato
lecolonne
,in- cluse in questo numero
leangolari
:per necessità sono quindi
gì'intercolunnii più spaziosi ne'
lati,che ne' due
fronti,
e ciò indipendentemente dalla poca cura messa nel serbar V eguaglianza
fragl'intercolunnii
stessidi cia- scun
lato.Le colonne sono scanalate e formate
nell' inter-no
dipietra di Nocera
,con rivestimento
distucco. Ne diamo
laforma nella
fig.a della tav.
IIche rappresenta
il
muro a destra del
peristiliocolle mezze colonne da esse
a)Vitruvio(lib.VI eap. 3)osaindi* b)Vedileautoritàclasticherac-
«tintamentele vocidioeci corinthii, e coltedalloSchoeidernellenoteaVi»
«litriclinio.corinlftia,ecosipare par- travio pag.462,3.
landòdelle casegreche(cap. 10)cbia- c)InAia loci»(cioè inperùtjrliis)
ma
tricli/iiacyticenaquelli cheal- constiluunturoecimagni
,in qtiil/us Iròve(cap.3)denominò
occoscyzi- moire*JamUiarum cum
lanifici*ha.caos. benisessione*.
Viuuv.
lib.VIIcap. »0.2y risaltami
a).Veggonsi
sullafaccia del muro medesimo
lievi pilastrinirisaltanticon
trezone di bugne rettangolari che sono ad
essisovrapposte
,poggiando sopra un' architrave che discorre su
tuttiquei
pilastrini.Invece di
talipila-
strini ilsecondo intercolunnio mostra un
1aeclicida o nic- chia di fabbrica con cornice di stucco destinata certamente a ricevere
altravolta
sia leimagini de' Lari
, sia
quella di qualche
altronume, sotto
lacui protezione era
lafa-miglia. E quindi possono ad essa convenire anche
inomi
di lararium o di sacmrium.
La colonna angolare
altermine del Iato
sinistroè
af-forzata da due
pilastri,certamente per darle una fermez- za maggiore
,e per seguire
ilprecetto vitruviano rela- tivo
allepilae angulares
h).Traila prima e
laseconda colonna del fronte del pe-
ristilioa
sinistradi chi guarda vedesi sul suolo un
tas- sellodipiperno con forame circolare, e coverchio anche di piperno con anello di
ferro.Traila quarta e
laquinta è un puteale scanalato di marmo situato sopra una pietra quadrata già rotta
inpiù pezzi, e che vedesi anticamente restaurata.
Fu anche nel
peristiliorinvenuto un fusto tronco di cipollino, sul cui piano superiore è inciso un orologio so-
lare,di cui ragioneremo
nell'appendice a questa de- scrizione.
i)Latetto)'»indicatanellatavola dae,ufi vireseaehabcntesresistere èstatamodernamentefattaperproieg- possint,cutn cuneiaboneribus
pa-
gere la parete. rietumpressi,per coagmenta
ad
cen-ti)Itemquequae pìlatimagtintur
tram
sepremente* extruderintincum-
aedificia etcuneorum
diviiionibusco- boa.Itaquesiangularet pilae eruntfornices conchiduntur,extrernaepi- cuneo*