L ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, RANCHI, FE R R O V IE. IN TERESSI PRIVATI
Anno IV - Voi. VII
Dom enica 25 feb b raio 1877
N. 147
MODIFICAZIONI ED AGGIUNTE M INISTERIALI
AL PHOC.ETTO DI INFORMADELLA LEGGE COMUNALE E PROVINCIALE
(C o n tin u a z io n e e fino v ed i N. 14(5)
L’ idea p ienam ente a ccolta nel p rogetto d ella C om m issione di to g lie re al G overno del Re qualunque in g eren za n ella im portan te fac cenda d ella n om in a e d ella rem ozione dei S indaci non è parsa al M inistro ta le da po tersi accettare com p letam en te e sènza riserbo; ed è perciò Che e g li propórrebbe l’ a g g iu n ta di una d isposizione tran sitoria per cu i d u ran te i tre a n n i su ccessivi a ll’ applicazione d ella nuova le g g e il G overno potrebbe per g ra v i m otivi di ordine p ub blico rem uovere dalla carica il Sindaco eletto dal C on siglio com unale e n om in arn e altro in su a vece, sotto la con dizione ch e q u esti fosse scelto fra i c o n sig lie r i com u n ali, e ch e restasse in carica so lam en te per u n ’ anno, trascorso il q uale il C onsiglio procederebbe n ella v ia ordinaria a lla nom ina di un nuovo Sindaco. C otesta di sposizione, sia pur tran sitoria, non potrà non riu scire un controsenso di fronte al p rin cip io orm ai am m m esso del S ind aco elettiv o , e si m eriterà le c r itic h e ch e a cotesto proposito si tirò addosso il p rogetto L an za del 1871 col quale si dava pure al C onsiglio com u n ale la facoltà di nom inare il S in d a cò m a con tem p oraneam ente si riserbava al G overno il po tere di rem uovere il S ind aco elettiv o dalla carica quando e g li avesse creduto non potersi servire a dovere di cotesto fun zion ario.
N oi direm o ch e q uesti con trosen si son o co n seg u en ze in e v ita b ili di q u ella profonda co n trad izion e resu lta n te dal volere fare del S in daco u n ’ u fficiale g o v e r n a tiv o e dal pretendere poi ch e il G overno debba essere estraneo alla sc elta o a lla rem ozione di cotesto suo fu n zio nario. E la con trad izion e ap paaisce p iù m a n ifesta quando si riflette ch e per m oltissim i
Comuni il Sindaco dovrà essere ad ogn i modo l ’ unico rap p resen tan te del Governo cen trale; talché q uesti dovrebbe per cotesti Comuni ri- j conoscere ed adoperare com e suo U fficiale e per affari d elicati e g elo si u na persona eletta
I
da altri e ch e potrà an ch e essere a lui aper ta m en te avversa b astandole per m antenersi in carica il buon volere dei suoi con citta d in i. Q ueste con sid erazion i ci costrin gon o a p ersi stere n e lla op inione g ià altre vo lte em essa in q uesto periodico, ch e cioè possa am m ettersi il Sindaco elettiv o por i Comuni più gran d i dove risiedono ufficiali g o v er n a tiv i e dove n atu ral m en te è assai remoto il caso ch e il Sindaco debba funzionare veram ente com e organo del Go erno, ma ch e ciò non possa farsi per i Co m un i più p iccoli n ei quali il G overno non h a rap p resen tan ti suoi proprii, e ch e per cotesti sia più c o n v en ie n te lasciare al G overno stesso la facoltà di sc e g lie r e il Sindaco n el seno d elC on siglio com u n ale.
abba-L ’ e c o n o m i s t a 2o febbraio 1877
stanza p ratici d elle le g g i dello S tato. Ha r i scontrato poi soverchia la g a ra n zia di una le g g e per decretare lo sc io g lim en to di un C on sig lio com u n ale per m otivi di ordine pub blico, ed ha riflettu to saviam en te ch e quando si rich ied esse cotesta solen n e form alità spesso lo sc io g lim en to del C on siglio verrebbe risoluto solo quando ai lam en ta ti in co n v e n ie n ti non vi fosse più riparo. P er tali con sid erazioni il M inistro proporrebbe in vece ch e lo s c io g li m ento dei C on sigli com u nali possa ordinarsi, sia per m ala am m in istrazion e sia per g r a v i m otivi di ordine p ub blico, m ed ian te un se m p lice D ecreto reale preceduto però da una relazione ch e in d ich i ch iaram en te i m otivi di q uesta g r a v e m isu ra ; ed a g a ra n tir e poi le A m m in istrazion i com unali da o g n i abuso g o v ern ativo si stab ilireb b e ch e tu tti cotesti D e creti ven issero sottop osti a ll’ esam e di una C om m issione parlam en tare p erm an en te. — Noi troviam o di m a g g io re u tilità p ratica le pro poste m in iste ria li ch e q u elle d ella C om m issione p erch è q u este, seb b en e in teoria più con sen tan ee al p rin cip io di una m inore in geren za g o v er n a tiv a n elle A m m in istrazion i locali, pure resulterebbero n ell’ atto p ratico di d ifficile at tu azion e, e m entre da un lato porterebbero senza g r a v i m otivi u na troppo spessa ap p li cazion e di q u esta dolorosa m isura non corri sponderebbero d a ll’ altro lato allo scopo di ri m ediare con tu tta so llec itu d in e ai d isastri fi-n afi-n ziarii dei C om ufi-ni ad alla p ertu rb aziofi-n e d ell’ ordine pubblico.
A n ch e al sistem a elettorale sta b ilito dal pro g e tto form ulato d alla com m ission e g o v er n a tiv a sono state in trodotte alcu n e sig n ific a n ti v a riazion i d alle proposte d ell’ on. m inistro. — Questi vorrebbe in e lig ib ili a co n sig lie r i co m u n ali an ch e i m em bri d ella M agistratu ra g iu d iz ia r ia a v en ti g iu risd iz io n e nel C om uze, su l riflesso ch e le ga re elettorali p ossono com p rom ettere q u ella stim a di alta im p arzialità da cui debbono essere so sten u ti i sacerdoti d ella g iu stiz ia . — E d in oltre a ll’ elen co d elle persone ch e il p ro g etto di riform a d esig n a 1 com e in e lig ib ili a d ep u tati p ro v in cia li 1’ ono revole m in istro vorrebbe a g g iu n ti i m em bri d el P arlam en to. C otesta g r a v e proposta che in teressa la com posizione di q u asi tu tte le a t tu a li D ep u tazion i p rovin ciali verrebbe al m i n istro co n sig lia ta per due riflessi. P rim ie ra m en te e g li pen sa ch e ch i ricu opre 1’ em in en te ufficio di le g isla to r e o di ra p p resen tan te d ella N azion e non può avere tem po e modo di o c cu p arsi c o n v en ie n tem en te d e ll’ a m m in istra zion e d ella su a p ro v in cia e d ella tu tela dei ¡
| com uni e d elle opere pie. P oi con sid era com e | P in flu en za ch e cotesti d ep u tati p rov in cia li j m em bri del P arlam en to esercitan o sui propri i co lleg h i sia soverchia, e rilev a com e m olte volte la v olon tà d el senatore o d el deputato p r ev a lg a su q u ella d ell’ in tiera D eputazione. A n ch e nel p rogetto di riform a com pilato d a l- j P onor. L an za si con ten eva cotesta esclu sion e dei m em bri del P arlam ento d alle D ep utazioni p r o v in c ia li, m a alla on orevole C om m issione p resied u ta da! com m . P eruzzi non parea ac- j c e tta b ile perchè cotesta priverebb e le am m i n istrazion i p ro v in cia li del valid o ajuto d e l- P esp erien za e d ella in te llig e n z a d elle p iù d istin te p ersone d ella p rovin cia. B en ch é c o m prendiam o tu tta la g r a v ità d ella osservazione ! d ell’ onor. C om m issione ora da noi riportata pure non possiam o n eg a re ch e le rag io n i accam pate dal m inistro a so steg n o d ella sua proposta sieno v a lid issim e ; se si riflette di fatti ch e g li affari di sp ettan za delle D ep uta zioni p rovin ciali sono cosi im portan ti e n u m erosi da rich ied ere la con vocazion e dei de p u ta ti alm en o per una volta alla settim an a, e se d a ll’ altro canto si con sid era com e i doveri di un dep utato richiederebbero la sua p resenza n ella ca p ita le del R egn o per p a r e c ch i m esi d ell’ an no non sappiam o in tend ere com e u na stessa personana possa co n v en ie n tem en te d isim p eg n a re l’ uno e l’ altro ufficio in ¡specie se essa ap partiene ad u na d elle pro- v in c ie più lo n ta n e da Roma.
23 febbraio 1877 L’ E C O N O M I S T A certe teorie ci sem brano fa tte a posta, quando
si traducano in pratica, per co n sig lia r e i p ub b lici fun zion arii a lavorare e fare il m eno p ossib ile per non im b rogliarsi in cau se e pro cedure. — L ’esperienza ci farà ved ere da qual parte stia la ragione.
Abbiam o cosi accennato alle m odificazioni più im portanti ch e l ’on. M inistro delT Interno ha creduto introdurre n el p ro g etto di riforma d ella le g g e com u nale e p ro v in cia le form ulato dalla C om m issione p resied u ta dal com m . P e - ruzzi. — Però ci sia lecito di term in are q u esta rassegn a lam en tan d o conio tan to là C om m is sion e quanto il M inistro non ab bian o volu to co l p rogetto di riform a toccare m en om am en te ad una q uestione òhe in teressa u na classe num erosa e risp ettab ile di p u b b lici fu n zion arii q u ali sono i S eg reta rii dei com u ni. Cotesti funzionari lam en tan o, e m olti in s ig n i P u b b li cisti danno loro ragion e, d ’essere troppo abban donati al capriccio, non diciam o d elle m a g g io ranze, ma delle stesse m inoranze dei f o n sig li com unali; e co n seg u en tem en te avrebbero de siderato ch e n el progetto v en isse in clu sa q u al ch e d isposizione ch e valesse a rendere meno precaria la loro sorte. Ma i loro d esid erii non hanno trovato ascolto.
E ppure il Governo dovrebbe sapere com e nei Comuni rurali in specie, dov’è d ifficile trovare S indaci e C o n siglieri ch e v o g lia n o o possano occuparsi da per loro di tu tte le com p licate faccende affidate o g g i a g li Uffici co m un ali, il buono o cattivo andam en to d e ll’A m - m in istrazion e com u nale d ipende in g ra n parte d a ll’opera del S egretario. A g g iu n g e r omo com e il retto d isb rigo di m olti affari d’in teresse pfiù g en er a le ch e locale d ipend e quasi e s c lu siv a - m en te d all’opera di cotesto fu n zion ario es sendoché di cotesti poco o p un to si cu rin o i R app resen tanti d el Com une. D i fronte a co- te ste verità, ch e non potrebbero im p u g n a rsi da n essu no, è assurdo ch e la le g g e consideri la n om in a e la rem ozione del S e g re ta rio co m un ale com e affari d’in teresse secondario. Noi in ten d iam o b en issim o, e concordiam o in ciò con l’on. P eruzzi, ch e in un p rogetto di ri form a che si p arte dal p rin cip io d’allargare la lib ertà d elle A m m in istrazion i locali sarebbe con trad ittorio in clu d ere d isposizioni ch e cote- sta lib ertà restrin gessero, sia pure n e ll’in te resse del S eg reta rio ; e in ten d iam o la ragion e per cui certe p etizion i a van zate al P arlam ento dai S egretari ed Im p iegati com u n ali o g g i non possano a cc o g lie rsi con pieno favore. Ma noi vorrem m o alm en o ch e la le g g e considerasse la n om in a ed il licen zia m en to del S eg reta rio
223 ! del Comune quali affari di p rim aria im por tanza, com e d ifatti lo sono, e rich ied esse con seg u en tem en te per la trattazion e dei m edesim i tu tte q uelle g u a r e n tig ie e q u elle ca u tele delle quali il p rogetto di le g g e di c u i ci siam o oc cupati vuole circond ate le d elib erazioni concer n en ti g li affari che p iù in teressan o il b en es sere delle A m m in istrazion i locali ed il buon andam ento dei p u b b lici servizii. — Ed è con tale desiderio ch e ch iu diam o q uesta nostra rassegna.
IL CANALE DEL NICARAGUA
Alcune considerazioni sui vantaggi della strada del Nicaragua, p e r la costruzione d i un canale m a rittim o, comunicate alla Società geografica d i Parigi, dal signor Pedro R. Ramirez.
Essendo dimostrata la possibilità di costruire un canale marittimo per mezzo della strada del Nicaragua, è interessante il conoscere quale propriamente sia stata la opinione manifestata dall’ alta Commissione, che si ebbe lo incarico dal Governo degli Stati Uniti di studiare tutti i progetti di canali a traverso del grande Istmo americano, e di additare la via che presenta i più grandi vantaggi per la esecuzione di cotesta vasti impresa.
Lo conclusioni della relazione redatta da quell’alta Commissione e diretta al presidente Grant in sulla fine dell’anno 1873, hanno troppa importanza per non essere riferito per intero, e noi ne diamo la traduzione fedele :
« La Commissione nominata dal vostro Governo por esaminare la questione della comunicazione por via di un canale fra gli oceani Atlantico e Pacifico attraverso l’ Istmo clm unisce l’America del nord e quella del sud, ha l’onore, riserbandosi di redigere un rapporto più completo, che contenga la esposi zione dei motivi delle sue conclusioni, di sottoporvi intanto, e all’ unanimità, la presente relazione:
224 L’ E C O N O M I S T A 25 febbraio 1877 « 2° li punto culminante di questa strada : il
Lago di Nicaragua, deve essere mantenuto a una altezza permanente di 108 piedi sopra il livello del mare. Siffatta altezza sarà raggiunta col mezzo di quattro barriere sul fiume San Juan, e da dieci chiuse sul versante del Pacifico. La distanza totale dal confine di Greytown a quello di B rito è di mi glia 181, 35. Su questa distanza, la divisione atlantico, da Greytown a San Carlos sul Lago d i Nicaragua, comprende miglia 108 03, di cui 63 miglia di na vigazione e 45 e 03 pel canale. Il punto culminante fra i due versanti, comprende miglia 56 03 col Lago d i N icaragua; da San Carlos, alla foce del San Juan, sino al Rio del Medio. La divisione del ver sante del Pacifico comprende 16 miglia e 33 per canale dalla imboccatura del Rio del Medio sino alla imboccatura del Rio del Brito.
« Le dimensioni delle chiuse progettate sono di 400 piedi per 70, con 26 piedi di profondità di acqua. Dovranno essere costruiti porti arficiali a B rito e a Greytown, e sebbene quello di Greytown pre senti circostanze particolari, esigendo uno studio at tento e certo difficoltà di esecuzione, non si deve nondimeno mettere in dubbio la sua attuazione.
« 3° La spesa ili costruzione di questo canale e dei porti, con tutti gli accessori, sarà almeno di cento milioni di dollari, e la sposa di qualunque altra strada sorpasserebbe dimolto questa somma.
« 4° Quando saranno state prese tutte le dispo sizioni preliminari, il tempo necessario por la costru zior.e non dovrà andare oltre i IO anni.
« 5" Il canale inter-oceanico attraverso il con tinente dovrà esser posto sotto la protezione di tutte le nazioni interessate, e queste dovranno garantire non solo la neutralità del canale e delle sue opere, ma ancora di una zona ili terreno contiguo da cia scuna parte, della larghezza almeno di cinquanta miglia, e di una zona marittima alle due estremità, di 100 miglia in ciascuna direzione, lungo la costa estendendosi a eguale distanza per largo.
Firmato : A. A. Hu m p hr ey s
Brigadiere generale, capo del corpo del genio C. P. Pa t e h s o n
Sopraintendente del corpo idrografico Da n i e l e Ammen
Capo dell’ufficio della navigazione. » Facendosi forte di queste importanti conclusioni, l’onorevole Commodoro Daniele Ammen, il 21 ottobre decorso ha fatto alla Società geografica di New-York uno interessante comunicazione sui canali inter oceanici, nella quale conferma e sviluppa ancora di più le conclusioni dell’alta Commissione, della quale faceva parte.
L’ onorevole Commodoro dichiara : « Che in se guito ai molti studi fatti e controllati dalle grandi
esplorazioni officiali americane, composte degli uffi ciali più distinti della marina federale, e degli scien ziati più autorevoli ; secondate da un personale nu meroso e zelante e provveduto di tufi gli ¡stru menti, e di tutte le risorse immaginabili, la questione deve essere considerata còme assolutamente e de finitivamente risoluta a favore del Nicaragua. »
Esaminando il suo problema sotto tutti i suoi aspetti e in tutti i suoi particolari, l’onorevole Com modoro dimostra la impossibilità assoluta di ogni altro progetto di canale che non sia quello del Ni caragua.
Siffitta opinione, pronunciata da un uomo illustre, che occupa nel dipartimento della marina degli Stati Uniti un posto considerevole, designato dal gabinetto di Washington a far parte dell’ alta Commissione della quale abbiamo parlato, deve avere una incon trastabile autorità, e nessuno potrebbe mettere in dubbio che il progetto di canale p e r il Nicaragua non sia il più vantaggioso sotto i due aspetti uma nitario l’uno ed economico l'altro, e che da solo non possa non costituire una impresa feconda di compensi.
Ammesso tutto quello che precede come vero, ci rimane a sviluppare alcune considerazioni che non sono senza valore.
La ripubblica di Nicaragua, situata fra l’l I o e il 16" grado di latitudine nord e 185" e il 90° grado di longitudine ovest dal meridiano di Parigi, parte cipa di tutti i vantaggi della zona temperata e della zona torrida, i suoi climi variati producono tutti i frutti dell’uno e dell’altro emisfero, e la emigrazione straniera, che anderà a stabilirvisi, troverà ovunque condizioni insuperabili di salubrità, e tutti gli ele menti di prosperità.
L’agricoltura di questo paese, sebbene sia poco innanzi perchè ancora novizia, conta nondimeno fra i suoi prodotti: il cacao più famoso del mondo, il caffè, il cotone, l’indaco, il caouthouc, la canna da zucchero, che danno rendite superiori a tutto ciò che si è potuto ottenere neH’America del sud, e dà molti altri prodotti, che sono accolti con favore nei mercati stranieri.
Oltre la grande fertilità del suolo, questo paese possiede ancora immense foreste vergini e piene di legnami i più opportuni alle costruzioni, ai lavori dell’ intagliatore e dell’ ebanista, alle tintorie ; ed il suo terreno ha eziandio strati numerosi di minerali e di metalli preziósi de’quali si potrebbe fare largo e facile uso allora solo che il canale fosse aperto.
La compagnia concessionaria del canale potrebbe ritrarre dallo impiego delle ricchezze sparse a pro fusione sui terreni che farebbero parte della con cessione, benefico bastanti a rinfrancare quasi per intero del costo totale della impresa.
2o febbraio 1877 L’ E C O N O M I S T A sia restato sorpreso dallo spettacolo che gli si para
innanzi in questo piccolo canto di terra privilegiata, che si chiama il Nicaragua, e ch§ illustri esploratori hanno appellato il giardino dell’America.
Provvista di una lunga estensione di coste, ba gnato dai due oceani Atlantico e Pacjfìpq, che la mettono in comunicazione col mondo intero; padrona di uno dei più grandi laghi del mondo, vero mare d’acqua dolce, posto dalla provvidenza fra i due oceani per servire di porto di congiunzione a tutti i marinai del globo; bagnata da grandi e piccoli fiumi, che permettono una navigazione facile fra tutte le sue contrade; la repubblica del Nicaragua presenta le condizioni più favorevoli al successo della grande impresa della congiunzione dei due oceani.
borio essa dello splendido verdetto pronunciato in suo favore dalla scienza e dalla simpatia delle grandi nazioni marittime, e specialmente degli Stati Uniti d America, che sono disposti a dare il loro concorso morale in base del trattato di Clayton-Bu'eyer, pensa che è venuto il momento di mettere in esecuzione I opera grandiosa del canale inter oceanico.
E se qualcuno domanda a chi si debba la inizia tiva di tale vasta impresa, non vi ha dubbio che essa non spetti prima ai cittadini deilo Stato di Ni- caragua, e poi a coloro che hanno studiato di più la questione come i francesi e gli americani del nord, senza per questo escludere le altre nazioni marittime, le quali saranno richieste del loro con corso per la formazione di una grande compagnia internazionale.
Noi non porremo fine a questa breve rivista senza parlare (Iella situazione politica e finanziaria del paese sul quale si tratta di eseguire il vasto progetto di cui ci occupiamo.
Il Nicaragua, eretto a Stato indipendente dopo il 1821, si dette una costituzione in armonia con i principii repubblicani che avea adottati; e, se l’ordine attuale delle cose ha costato al paese numerosi sa crifici si può affermare che oggi esso è definitiva mente stabilito, e che assicura a tutti gli abitanti le più estese garanzie sociali ed individuali.
11 rispetto per il principio di autorità è tale che, sebbene il carattere degli abitanti sia eminentemente bellicoso e indipendente, nondimeno nè il Governo legittimo stabilito da più che treni’ anni, nè i prin cipii costitutivi della razione hanno subito alcuna scossa da parte delle rivoluzioni interne, e delle in vasioni straniere, che hanno invano tentato di ro vesciarli.
1 iù che mai la sicurezza del Nicaragua poggia sopra basi solide e durevoli, mercè i molteplici pro gressi che il paese ha fatto, e mercè gli uomini che hanno saputo eleggersi a capi, le grandi qualità e gli onorevoli precedenti de’quali sono un pegno certo della stabilità dell’ordine attuale di cose.
223
La situazione finanziaria dello Stato è sodisfacente: le sue rendite bastano alle sue spese e il suo bi- ; lancio è in equilibrio; il solo debito esterno che lo grava è quello che gli è restato come membro della Confederazione dell’Amerjca centrale ; tuttavia questo debito si ammortizza regolarmente, e lo sarà per intero nel termine vicino convenuto fra lo Stato e i suoi creditori. In quanto al debito interno, che deriva esclusivamente dall’avere riconosciuto le per dite cagionate dalle guerre esterne ed interne, si può dire che esso fa onore al Nicaragua, perchè vi sono pochi paesi nell’Ameriea spagnuola che abbiano ac consentito di accettare siffatte responsabilità.
La lebbre degli imprestiti che si è impadronita di alcuni Stati dell’ America spagnuola, e che li ha colpiti profonda niente nella loro prosperità e nel loro credito non si è mai appiccata a quello del Nica ragua, sebbene abbia avuta assai volte la opportu nità di contrarre prestiti a condizioni, elio alcuni Stati doridi hanno accettato come vantaggiose.
Sappiamo di coglier giusto asserendo che lo Stato cosi sodisfacente delle finanze (iella repubblica è ’ dovuta alla probità e alla prudenza colle quali è stato sempre condotto queH’importan'e dipartimento della pubblica amministrazioue sotto i differenti Go verni legittimimeute costituiti, e specialmente sotto il precedente presieduto dal sig. Quadra.
Lotesto ci prova che le risorse del paese bastano ai suoi bisogni, e che un Governo che è guidato con tanta lealtà deve ispirare confidenza a tutti i capitalisti, che volessero intraprendere qualunque sia specie di affari industriali in quella ricca e bella regione dell’America centrale.
Parigi, 3 gennaio 1877.
L’AUMENTO TERRITORIALE DELLA RUSSIA
(C o n tin u a z io n e e fin e, v e d i N . 146.)
220 L’ E C O N O M I S T A 25 febbraio 1877 la G erm ania è abbastanza p oten te per d ife n
dere il suo territorio.
Ad O riente però e al s u d - e s t il problem a è p iù com plicato. La ven d ita recen te del suo te r ritorio A m ericano, fatta d alla R u ssia, dim ostra ch e essa h a sa g g ia m e n te d iv isa to di rim an er sen e al di q ua dello Stretto di B e h r in g , e quan tu n q u e possa forse a g o g n a re al possesso di alcu n e isole del gru p po G iapponese, c’è poca p rob ab ilità ch e le o t te n g a ; è vero ch e la R u ssia si è re cen tem en te annesso S a g a lie n , o p iù p ropriam ente S ak h alin , ch e è situ a to v i cino al territorio Ainoor e ch e ap parteneva a n tic a m e n te al G iappone; m a u n ta le a cq u i sto, tolta l ’u tilità ch e può avere com e sta b ili m ento p en ale, è p iu ttosto un g ravam e ch e un v a n ta g g io , m en tre a q ualu nq u e progresso d ella R ussia in q u ella direzion e si può fa cilm e n te porre ostacolo.
Le u surpazioni n el territorio C inese non s’im pediscono così facilm en te, e d ipende in g ra n parte dal G overno del C eleste Im pero il com e, il quando potranno verificarsi. La R u ssia possiede g ià presso la frontiera C inese m olto p iù territorio di q uello ch e possa u tilizza re per m olti a n n i ancora, e perciò non h a alcun in teresse ad a n n ettersen e di altre, a con d izion i b en sì ch e l’ Im pero C inese riesca a d im p e d ire le depredazioni dei suoi su d d iti nel te r ritorio g ià annesso. Potreb be in v e c e accadere ch e la p olizia C inese fosse in ca p a ce di far rispettare le p roprietà dei suoi v ic in i, ed in ta l caso può darsi ch e alla R u ssia costi m eno l ’an n ession e ch e il m an ten im en to di un forte cordone m ilitare.
Quando m anca la terra per la colonizzazion e a g rico la la ten denza a ll’u surpazione sta sem pre, cceteris pa rib u s, in ra g io n e in versa del num ero d ella popolazione, p erch è dove g li ab ita n ti son p och i, la terra abbonda ed è m eno esaurita d alla co ltiv a zio n e. D ove al con trario non m anca la terra co ltiv a b ile , com e per esem pio | a v v ie n e su lla fron tiera C inese, la ten tazion e ad an n ettersi un nuovo territorio è sem pre ! proporzionata d irettam en te al num ero d ella ! popolazione. Un p aese disabitato, ove la colo n izza zio n e non rich ied e il terren o, è sem pre di peso ad un governo, perchè occorre sp en dervi e non rende, m en tre un territorio ove j la popolazione sia abbastanza fitta, forn isce nuo v i co n trib u en ti ed in esso si stab iliscon o n uovi m ercati per l’ in d u stria n azion ale; le spese d e l l’ am m in istrazion e v en g o n com p en sate e spesso lo sono la r g a m e n te. S e i resoconti v a g h i ch e abbiam o d ella popolazione C inese sono esatti, la R ussia h a m e io ra g io n e d'im pedire l’este n
dersi d elle sue fron tiere in q u ella direzion e ch e in altre.
N on sarà in u tile il dir due parole sui n u ovi m ercati per l’ in d u stria nazion ale. La R u ssia asp ira a d iven tare non solo la p iù gran d e po ten za m ilita re d el m ondo, m a an ch e u n a gra n n azion e in d u stria le e crede ferm am en te ch e m ercè le sue enorm i ricch ezze n atu rali e lo sp i rito in trap ren d en te del suo popolo riu scirà a effettu are le proprie asp irazion i. È q uesta u n a sorgen te p eren n e d’in im icizia co ll’ In g h ilte r r a perchè T ln g h ilte r r r a al g iorn o d ’o g g i rappre- ! sen ta un gra n m anifattu riere ch e soverchian do tu tti i suoi riv a li risv e g lia l’in v id ia e l’odio nel- l’ anim o di m olti fra loro; per la sua spie ta ta p o lit i que d ’ ex p lo ita tio n vieti accu sata di | esser la gra n m ig n a tta di tu tte le nazion i m eno c iv ili. S en za tem er concorrenza noi p rop u gn ia mo i p rin cip ii d el libero scam bio e inondiam o a un ta l pun to i paesi esteri colle nostre m a n ifa t ture da im pedire lo svilup po d elle in d u strie n a zionali, ch e h ann o b isogn o per vivere d ell’ajuto d elle tariffe p rotezion iste. In b reve le n azion i ! estere in g en er a le , ed an ch e q u alcu n a d elle no stre colonie, h ann o adottato, con u na certa an i m osità verso g l’ In g le s i il p rin cip io espres so dal v ecch io p oeta W a lle r: « L’oro b en ch é m etallo pesan te, sta qui a g a lla , è n ostra la raccolta ch e falcia l’ Indiano; noi ariam o il solco g ià fatto e racogliam o ciò ch e è stato d a g li a ltri sem in ato. » ‘)
In R ussia più ch e in altri paesi v en g o n espresse id ee s im ili a rigu ard o d e g li In g lesi. A l m odo stesso ch e i p o litici rivolu zion arii i quali ap p arten gon o al p artito d’opposizione, attaccan o sistem aticam en te tu tte le restrizion i im poste alla stam p a e siste m a tic a m e n te le adot tano per proprio conto appena g iu n ti al potere, così i R ussi sc a g lia n o a b itu a lm en te la loro rettorica ap passionata contro la nostra supre m azia com m erciale e in d u str ia le , cercando però al tem po stesso e co n tin u a m en te di em u larla. I m ezzi ch e adoperano però sono d iversi dai n o stri; persuasi com e sono ch e la lib era concorrenza e i r id ic o li p r in c ip ii del libero scambio li condurrebbero in e v ita b ilm en te a esser soverch iati n ella lotta, stab iliscon o in tu tti i loro vasti d om in i u n a p oten te barriera di tariffe p rotezioniste. In q u esto modo difen dono i loro n u ovi su dd iti d alla sp ietata ex- p lo ita tio n d ell’ In g h ilte rr a , e l i con segn an o al l ’affettuosa m isericord ia dei m an ifattu rieri di
2o febbraio 187“ L’ E C O N O M I S T A 227 Mosca e di P ietrob u rgo. Grazie a un m isterioso
processo lo g ico ch e i forestieri ed an ch e m olti R ussi in te llig e n ti non riescono a com prendere, è cosa provata ch e l’in flu en za esercita ta da Mosca ove tu tto si vende a caro prezzo, è m olto m eno gravosa e fun esta per le popolazioni R usse ch e q uella di M anchester ove tu tto si ven d e a buon m ercato!
Q ualunque sia la nostra op in ion e su questo processo l o g ic o , è certo ch e la R ussia non abolirà la sua tariffa p rotezion ista, e perciò n el cercare di renderci conto d elle su e te n den ze di esp an sion e dovrem o an ch e prendere a considerare l’alacrità ch e d im ostra n el so- I sten ere i propri in teressi com m erciali. S iccom e ! a ttu a lm en te le su e in d u strie b astan o a soppe rire ai b iso g n i del p aese, essa non vorrà certo, alm eno per ora, an n ettersi dei nuovi territori allo scopo soltan to di acq u istar m ercati n uovi ( per lo sm ercio; m a an ch e al .giorno d ’ o g g i però, dato ch e alla R ussia co n v en g a per altre ragion i di a lla rg a r i suoi con fin i, l’ id ea di acquistar nuovi m ercati può esser per lei un in cen tivo di più. La sp ed izione di K h iv a lo h a provato. Se il K han avesse sod isfatto co- scen ziosam ente ai suoi o b b lig h i in tern azion ali, la sp edizione non avrebbe avu to lu o g o ; ma dopo la b uona riu sc ita d ella R u s s ia , certe clau sole sta b ilite n ella co n ven zion e d im ostra rono ab bastanza ch e l’Im pero non d im en ticava g l ’in teressi com m erciali.
D a q ualu nq u e parte si a lla r g h i e si sp in g a in n an zi la fron tiera russa, essa re strin g er à j sem pre l’area ch e forse sarebbe d estin a ta al com m ercio in g le s e e q u esto esten d ersi della frontiera n ella direzione d e ll’In dia, d ipend erà com e l’ho g ià sp iegato, da noi stessi. P resto o tard i le d ogane russe colle loro tariffe protè- zio n iste saranno a un tiro di schiop po d alle se n tin e lle in g le si.
D irigen d osi d a ll’A fg a n ista n verso occid en te si g iu n g e a un d istretto ove l’ a g g r e ssio n e russa è forse più tem ib ile e più im m in en te di quel ch e com u n em en te si suppone ; in tend o parlare d elle p rovin cie se tten tr io n a li d ella P er sia. La R ussia dom ina g ià senza con trasto al cuno su l Caspio, e potrebbe facilm en te im pa dronirsi di q u alu n q u e parte del teritorio vicin o alla costa. Siccom e però n u lla a ccen n a a ll’aver essa d elle buon e rag io n i per farlo, passerem o sen z’altro a considerare quei paesi verso i quali sono rivolti adesso g li sg u a rd i di tu tta l’Europa.
Le tendenze a g g r e s s iv e dei russi n ella di rezione di C ostantinopoli sono a n tic h e quanto la n azion alità ru ssa e m olto più a n tic h e
del-Pitnpero russo. I russi slavi padroni della val la ta del D n iep er dal nono al tredicesim o se colo, co stitu iv a n o una delle num erose trib ù ch e il d ecrep ito Im pero B isa n tin o cercava di ten ersi lon tan e o per mezzo d e lla diplom azia o con d on ativi, o con dare in m o g li ie fig lie d ella fa m ig lia im periale ai capi tu rb olen ti, a condizione ch e q uesti si facessero cristian i. V ladim iro, P rin c ip e di K ief, abbracciò il cri stian esim o in q uesto modo ed i su oi sudditi n e segu iron o l’ esem pio. La R u ssia com inciò così a far parte ecclesiasticam en te del P a triarcato B isa n tin o , ed il popolo im parò a considerare Tsargrad (nome ch e i con tadin i danno ancora alla C ittà Im periale) con v e n e razione particolare.
N el secolo d ecim oq u in to cam biò aspetto la p osizion e rela tiv a di M osca e di C ostantinop oli: q uest’u ltim a cadde in m ano dei T u rch i, m entre Mosca scosse il g io g o d ei Tartari. Il gran P rin cip e di Mosca e di tu tta la R u ssia d iven ne q u in d i il p rin cip a l p rotettore d ella ch iesa greca ortodossa e sotto un certo asp etto il successore d e g li Czar di B isanzio. Consolidò i su oi d iritti sposando u na p rin cip essa d ella fa m ig lia im pe riale, e suo n ip ote fece un passo di più col-l’assum ere il titolo di Czar; fu in v en ta ta allora la favola di R u rik il fondatore d ella d in a stia russa, ch e si d ice d isceso in lin ea retta da Cesare A u g u sto .
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u na crociata ed avesse la persuasione di non poter fu g g ir e alla coscrizion e, sarebbe facile il condurlo ad intrapren derla con fanatism o ardente. In q u an to poi a lle band e di volontari ru ssi d elle quali adesso si parla tanto, credo ch e se m ai g iu n g e sse r o a co stitu irsi, non ne faranno parte ch e p och issim i con tad in i. I c o n c e tti, le aspirazioni e le sim p a tie d elle classi ed u cate sono di specie diversa o p ro v en g on o da u na diversa so rg en te.
Dopo la cad u ta del prim o im pero N apoleo n ico vi fu in tu tta 1’ E uropa u n a reazione popolare m olto v io le n ta in favore d ell’in d i pendenza n azion ale e d elle istitu z io n i repub b lican e; le scoperte dei filologi com p aratisti, in siem e ad altre in fluenze, su g g eriro n o ai po lit ic i teorici l’idea di certe gra n d i confedera zioni di popoli, fondate su lle d istin zio n i etn o lo g ic h e . S i disse ch e tu tte 1 1 u n ità p olitich e esisten ti dovevano a ggru p p arsi in tre categor r ie ; R om ani, T eu ton i e S lavi. Il p rin cip io d ella federazion e p o litic a , m en tre sodisfaceva alle e sig e n z e d ell’e t n o lo g ia , avrebbe lasciato ad o g n i n azion e in d iv id u a lm en te u na certa dose di au ton om ia locale. Ho g ià troppo abusato d ella pazienza del lettore per entrar adesso a dim ostrare q uale svilu p p o abbian preso in R ussia q u este idee e q u ale in flu en za vi abbiano eser cita ta ; basti d ire ch e servirono a r isv e g lia r e, n elle classi ru sse più elev a te, se n tim en ti di profonda sim p atia per le popolazioni slave d ella T u rch ia e d ell’A ustria, alle q uali g ià le u n iv a la com unanza relig io sa .
Occorre ten er in m en te q uesti fatti se v o g lia m o in ten d er bene lo stato d ell’ op inione p u b b lica in Russia: g l ’in g le s i son troppo d i sposti a non vedere n elle sim p a tie ru sse per g li S lavi ch e un desiderio mal celato di im pa dronirsi di C ostan tin op oli; q u esta su pp osizione è non solo poco ca ritatevole, m a è an ch e in g iu sta . L e atrocità com m esse di recente dalla T u rch ia, h anno sv e g lia to in R ussia, com e fra noi, un sin cero sen tim en to d’in d ig n a zio n e verso g li oppressori e una profonda com m iserazione per g li oppressi, co lla differenza ch e in R us sia la relazion e di q uei fatti è cad u ta sopra u n terreno più ardente. I R ussi conoscono m e g lio di noi il carattere op prim ente del govern o T u rco, an ch e in tem pi n orm ali, e sentono al tem po stesso per g li sla v i u na sim p atia p o li tica e re lig io sa ch e noi non p roviam o e ap p ena possiam o intend ere. L’a cq u isto di Costan tin op oli è g en er a lm en te con sid erato in R ussia com e u n ’ev e n tu a lità di un futuro m olto re m o to , e v e n tu a lità ch e ha poco o n u lla ch e vedere còllo stato di eccita m en to nel q uale si tro v a adesso l’op inion p u b b lica.
25 febbraio 1877 L ' E C O N O M I S T A 229 A lessandro II h a g ià fatto m olto n ell’in teresse
d ella pace e non ha d im ostrato in n iu n modo di voler cam biar p olitica. F orse l’In g h ilte r r a po trebbe rappresentare con più efficacia la sua parte di m ediatripe, se i suoi u om in i di Stato, senza, cessare di esser v ig ila n ti , pensassero m eno ad ottenere m esch in i trion fi d iplom a tic i e si m ostrassero q u a lch e volta d isposti ad aver fiducia n elle p acifich e in clin a z io n i dello Czar.
D. Ma c k e n z i e Wa l l a c e. ( F o r tn ig h tly R eview )
RIVISTA DELLE ASSICURAZIONI
La notizia ohe segue, relativa alla combustione spontanea del carbone fossile a bordo dei bastimenti deve interessare non solo gli assicuratori marittimi, dei quali è fatto cenno nella notizia stessa, ma anche gli assicuratori contro gl’incendi, poiché le combu stioni spontanee si verificano spesso anche in terra, particolarmente nei gazometri, nei quali gl’importanti ammassi di carbone, non sempre ben collocati, nè bene ventilati, danno luogo al medesimo processo di combustione spontanea che si verifica nei basti menti. Così ad esempio, pochi giorni addietro si ve rificò un sinistro di questa specie nel gazometro di Livorno, e senza che seguisse neppure sviluppo di incendio (probabilmente perchè gli accorsi riuscirono a smuovere l’ammasso, ed a spargere i carboni ab bastanza in tempo) accadde che il carbon fossile si era trasformato in coke, ed era divenuto perciò in servibile per la lavorazione.
Ecco pertanto ciò che leggiamo in proposito nella Shipping and Mercantile G azzette:
Il rapporto della Commissione reale incaricata di esaminare le cause della combustione spontanea dei carboni a bordo dei bastimenti, porge argomento a serie riflessioni per parte degli armatori, delle com pagnie di assicurazione marittime e dei proprietarii di bastimenti o di miniere di carbon fossile. È anzi difficile lo stabilire quale fra queste categorie di per sone vi sia più direttamente interessata. Uno dei primi risultati di questa inchiesta parlamentare fu la raccomandazione fatta al Governo di prendere delle misure, mediante gli impiegati doganali, per conoscere l’origine dei carboni caricati dai bastimenti per loro uso, sia allo scopo di trasporto.
Secondo un ordine ministeriale emesso sotto l’au
torità della legge ( Cnstoms Consolidation Act 1876) ogni capitano di bastimento e tenuto a dare questa informazione all’atto dell’imbarco. La ragione di que sta misura è chiara ed evidente: avuto riguardo alla salute dei marinai ed alla tutela della proprietà in mare, lo scopo è di teuere un registro dal quale possa desumersi, in causa di sinistro prodotto dalla combustione spontanea o da altra causa analoga, quale fosse l’origine e la natura del carbone che il bastimento perduto aveva a bordo durante la tra versata. Questa in sostanza è la raccomandazione della Commissione reale.
La informazione cosi ottenuta sarà di grande im portanza per le tre categorie di interessati summen zionate. I proprietarii dei bastimenti sapranno qual carbone prenderen lasciar prendere; e quale rifiutare a bordo dei loro bastimenti: gli assicuratori ricono sceranno così meglio l’entità del rischio che corrono ed i proprietarii delle miniere saranno obbligati a vegliare alle misure necessarie onde rimediare ai difetti del loro carbone ed ovviare per tal modo alla trista riputazione che la mercanzia loro acquisterebbe indubbiamente dal ripetersi troppo frequente di rap porti intimi fra le qualità della merce ed i navigli incendiati. Questo provvedimento cerca di garantire la salute dei marinai e dei passeggieri, di salva guardare gli interessi degli esportatori e desìi as sicuratori e gli stessi bastimenti, ma più spe cialmente i proprietarii delle miniere. Le esplosioni e gli incendo a bordo d’un bastimento possono essere dovuti ad altra causa che non alla combustione spon tanea od alla conflagrazione dei gas costantemente sviluppatti dal carbone; tuttavia ogniqualvolta la no tizia d un disastro sarà accompagnata dal nome par ticolare del carbone imbarcato, sarà difficile di per suadere il pubblico che non vi sia nel fatto una relazione di causa ed effetto o che il pericolo non esistesse nel carbone costituente il carico. È quindi evidente che il proprietario di miniera ha il più grande interesse a prevenire le conseguenze possibili e ad evitare in tempo utile il pericolo al quale po trebbe andare incontro.
230 L’ E C O N O M I S T A 23 febbraio 1877 fumo sopra 100) ed il loro potere di evaporazione
si è mostrato di gran lunga superiore a quello me dio dato dai carboni più stimati del paese.
I carboni del Gallese sono talmenti conosciuti per l’elevato loro potere calorifico, che probabilmente è diffìcile trovarne di migliori, quantunque certe qua lità abbiamo acquistata una riputazione alquanto dubbia in seguito ai sinistri che produssero in mare. Le cause di questi disastri sono da attribuirsi in gran parte, secondo il rapporto della Commissione, alla porosità che permette una rapida ossidazione mercè l’assorbimento dell’ossigeno dell’aria (ciocche è evitato coi combustibili conglomerati ben fatti) ed inoltre allo sviluppo continuo di gas infiammabili. Questo ultimo fiuto risulta dalla loro natura tenera che facilita lo sminuzzamento in forza del movimento dei navigli durante il viaggio, ciocché non può aver luogo con conglomerati di conveniente durezza. Il carbone fossile è bene spesso tempestato di piccole cellule che contengono degli idrocarburi dotati In grado eminente di proprietà detonante ed infiam mabile: è evidente che quando queste cellule sieno aperte in seguito allo schiacciamento che precede la conglomerazione, questo pericolo svanisce eia miglior prova che se ne possa dare consiste in ciò che non si è peranco segnalata la perdita, sia per combustione spontanea, sia per esplosione, d’un solo bastimento carico di conglomerati.
La questione ricondotta nei termini più semplici si riduce quindi a sapere se i carboni di prima qualità ma di trasporto pericoloso possano o meno essere resi perfettamente inoffensivi mediante qualcuno fra i procedimenti seguiti nella fabbricazione dei conglo merati: potendosi già fino d’ora ritenere che la rot tura dei grossi pezzi prima e durante il carico per facilitarne il trasporto, agevoli l’assorbimento dell’os sigeno ed aumenti la tendenza al riscaldamento. Que sto inconveniente non si presenta nei conglomerati che offrono ogni garanzia di sicurezza.
L A E M IG R A Z IO N E
Quello che ora preoccupa il paese è l’emigrazione per il Brasile, cbe invece di arrestarsi, va sempre più estendendosi. Si contano di già circa 10 mila emigrati, e per poco che le notizie di colà arrivino lusinghiere, come sembra, temo che altrettanti al meno ci abbandoneranno entro l’anno prossimo.
Fanno bene o fanno male a girsene in quelle lontane contrade? La soluzione del quesito non è facile e merita accurato studio perchè una ragione economica di questo fatto straordinario in Italia vi deve essere; nè si può ascrivere al solo esaltamento mentale la ressa quasi generale che si appalesa nei nostri villici di partire per l’America abbandonando
la patria, alla quale pur sono affezionati, e che si j si lusingano di rivedere dopo aver fatto fortuna sulle rive della Plata o sulle pendici delle Cordigliere. L’emigrazione si diparte qui dai paesi bacologi o vinicoli, dove la popolazione è esuberante, e dove per la prolungata incostanza dei prodotti, andò de perendo gravemente la condizione economica di tutti gli agricoltori, siano possidenti od operai. Invece dai paesi più alpestri dove il sistema famigliare è basato sulla pastorizia, sulla selvicoltura e sulla re- : golare temporaria emigrazione ai grandi lavori eu
25 febbraio 1877 L’ E C O N O M I S T A 231 I contadini piccoli possidenti, minacciati in que
sto modo dal continuo pericolo di rimanere senza niente sul lastrico; sempre intricati in cerca di transitorii espedienti che sempre più gli abissano nella miseria, senza speranza di risorse, qual meraviglia se preferiscono abbandonare ogni cosa ai loro- cre ditori, e traversare l’Atlantico in cerca di più tran quilla e comoda esistenza? Forse noi pure faremmo altrettanto se fossimo nei loro panni.
Leggo che la foga di emigrare non è esclusiva del Trentino, ma si diffonde per le provincie de! Veneto, della Lombardia e dell’Emilia; forse eguali cause producono simili effetti; e se a quelle non si apporta valido ripiego, temo che andremo incontro a non pochi imbarazzi pubblici e privati.
Pensare che in Italia vi sono tante torre fertilis sime, che non aspettano che braccia e capitali per essere ridotte produttive, e che dobbiamo lasciar partire i nostri fratelli per le regioni americane ivi trasportando il loro lavoro, che invece potrebbe, applicato su quelle, essere fonte di ingente ricchezza nazionale. E pensare che una gran parte di questi nostri fratelli se ne va spinta dalla miseria e dalla disperazione, affidata, senza garanzie, ad avventurieri e speculatori, veri negozianti di carne umana, che li trasportano per avidità di guadagno in climi non sempre propizi, ed in contrade ignote, deserte e di- sabitate, senza conforti, senza sussidi, e spesso ven dendoli a padroni che in maggior conto non li ten gono degli schiavi che -prima possedevano. Pensieri questi, che fanno seriamente riflettere sulla condi zione economica dei nostri poveri contadini.
Non esiste in Italia una Società di Patronato degli emigranti?
Che cosa fa? quale frutto ha prodotto il suo agire?
Se ben mi ricordo, fu istituita in Milano nei primi giorni del 1875 in occasione d’un congresso econo- nomico dove furono pronunziate calorose parole ed elargiti generosi doni in suo favore. Ma di essa da molto tempo tacciono i giornali; segno non buono, perchè l’oblio è peggiore del biasimo e dimostra o il poco conto che di essa la il pubblico, o l’inerzia in cui è caduta.
[Agricoltura Italiana) M. Th u n n.
CONCORSO PER UN CONGEGNO AUTOMATICO
DA SOSTITUIRSI AL CONTATORE
NELLA MACINAZIONE D EI CEREALI
Sotto questo titolo il Ministero delle Finanze ha pubblicato un fascicolo contenente vari documenti. E noto come un decreto ministeriale del 12 aprile
187G istituisse una Commissione presieduta dall’ono revole Ferrara allo scopo di esaminare le vigenti disposizioni sulla tassa del macinato e di proporre le opportune modificazioni.
La Commissione fu unanime nell’idea di aprire un concorso per invitare gl’inventori a presentare un congegno meccanico che potesse, misurando di rettamente la quantità del cereale nell’ atto della macinazione, venire sostituito al contatore dei giri per modo che fosse permesso di abolire il sistema delle quote fìsse.
La Commissione ebbe l’incarico di esaminare e giudicare il concorso coadiuvata da un Comitato tecnico.
Il Comitato classificò i congegni presentati in Pesatori d i grano, Pesa'ori di farin a e M isuratori e stabili di prendere in considerazione soltanto i primi, tenendo in sospeso gli altri per esaminarli subordinatamente, quando venisse meno la speranza di rinvenire un pesagrani adatto allo scopo.
Il numero dei pesagrani risultò di 58. Il Comitato * ne escluse 51, riserbandosi di sperimentarne sette in linea di concorso e due fuori di concorso appar tenenti all’amministrazione.
Il 20 novembre 1876 approvò il pesatore Von Ernst.
I documenti pubblicati spiegano le fasi per le quali il concorso è passato. Dai medesimi risulta che dopo un primo esperimento nove congegni soltanto furono ammessi al secondo periodo di prove. E questo indusse appunto il Comitato a concludere che il pesatore Von E rnst era incontestabilmente supe riore ad ogni altro tanto sotto il rispetto del sistema e della costruzione, quanto sotto quello dei limiti di alimentazione e distribuzione del cereale, come per la precisione e costanza delle pesate. A senso del Co mitato pertanto il Governo poteva dare le disposi zioni opportune per procedere alla costruzione di un certo numero di esemplari anche per farsi un con cetto della risoluzione da prendere sui mezzi più economici di procurarsene in seguito quanti altri ne potessero occorrere. Quanto ai pesatori dell’am ministrazione non sembrò al Comitato che avessero pregi da far desiderare che venissero preferiti al sistema Ernst.
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Se il pesatore Von E rn st poteva lasciare il campo aperto a qualche piccola frode, vi si poteva rime diare e il Comitato aveva già pensato al rimedio. Si credè opportuno interrogare Tinventore sul prezzo ! a cui avrebbe ceduta la sua proprietà. Egli chiese L. 45,000. Però, come risulta dallo interessantissima relazione dell’on. Ferrara, presidente della Commis sione, questa pensò doversi assegnare il premio di lire 50,000 (in seguito al quale la proprietà verrebbe trasferita nello Stato) al congegno Ernst, raccomanr dando al Governo di procedere a costruirne un certo numero di esemplari corretti per applicarli in quei mulini ove più se ne senta il bisogno e in quelli, di cui i proprietari ne han già fatta domanda. Questa proposta ottenne sei voti favorevoli su 8. La Commissione propose poi di repartire L, 30 mila in tre parti eguali fra i signori Avanzi, Gossoli e Saimeri.
In fine della pubblicazione è il voto di scissura dell’on. Breda che ritiene il congegno Ernst fro- • dabile e opina migliori i congegni da lui presentati
a nome dell' Amministrazione.
L ’ ULT'IVIA ADUNANZA
DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI FIRENZE
La Camera di commercio di Firenze si adunava la sera del 15 corrente sotto la presidenza dell’ono revole senatore Carlo Fenzi, intervenendo gli ono revoli signori Turri, Wital, Fossi, Civelli, Frullini, Castiglioni, Rubli, Lamperi, Lorenzini, Viltà, Pa dovani, Ramacci, Ravà, Guarducci, Degli Albizi e Barocas.
Di due importantissimi argomenti ebbe ad occuparsi la Camera.
Il primo riguardava l’abolizione dell’arresto p e r sonale nelle materie civili e commerciali. Malgrado che dalla Camera dei deputati la questione fosse già stata risoluta, la Camera di commercio credè doverla esaminare per farne oggetto di una peti zione al Senato del Regno. E dopo una lunga e viva discussione adottò a grande maggioranza la seguente deliberazione a proposta dell’on. Vitta.
« Considerando cbe prima di abolire l’arresto per sonale per debiti convenga meglio garantire gl’inte ressi dei creditori con nuove e maggiori penalità per i debitori di mala fede.
« Considerando cbe senza tali garanzie il piccolo commercio non troverà facile credito.
« La Camera di commercio ed arti di Firenze esprime il voto cbe l’abolizione dell’arresto personale per debiti non abbia effetto retroattivo e cbe sia sospesa fino alla promulgazione del nuovo Codice
25 febbraio 1877 penale e delle modificazioni da farsi al Codice di commercio (I). »
Il sqc&ndo argomento di non minore gravità del primo, concerneva il riordinamento del sistema ban cario in Italia. A questo effetto era stata già no minata dalla Camera in una precedente seduta una Commissione speciale, composta degli onorevoli Turri, Castiglioni e Civelli, che presentò una rela zione compilata dal suddetto onorevole Castiglioni, la quale fu a lungo discussa.
Due opposte opinioni vennero a manifestarsi in tale discussione. La prima in senso favorevole a quanto erasi concluso dalla Commussione speciale, ed a tale opinione si associarono particolarmente l’onorevole presidente e l’onorevole Vitta, la seconda, manifestata dall’onorevole Padovani alla quale aderì in gran parte l’onorevole Guarderei. Quest’ultima opinione si riassume nel seguente ordine del giorno, presentato dall’ onorevole Padovani, che, attesa la sua qualità di emendamento alla proposta principale, ebbe la priorità nell’ordine della votazione.
« La Camera di commercio ed arti di Firenze nel desiderio di vedere riordinato l’attuale sistema ban cario in modo che meglio risponda agli interessi del paese e degli stessi istituti di emissione.
« Veduta la cattiva prova fatta in atto pratico dalla legge sul consorzio delle banche del 1874, il cui scopo era quello di migliorare le condizioni presenti e non quello di peggiorarle.
« Tenuto conto della condizione di fatto presente, della esistenza cioè di sei banche di emissione che mal potrebbonsi distruggere senza recare gravi per turbazioni di natura diversa negl’interessi generali del paese.
« Fa voti affinchè il Governo provveda con una nuova legge al mantenimento degli istituti attual mente esistenti, migliorando le loro condizioni con vantaggio del commercio del paese. »
La votazione riuscì negativa avendosi 7 voti favo revoli e IO contrari.
Furono allora poste ai voti le conclusioni della commissione speciale riassunte nell’ appresso pro posta di deliberazione dall’ onor. presidente della Camera.
« La Camera udita la relazione della commissione speciale che riferisce intorno agli inconvenienti dello attuale sistema bancario, approva i concetti in esso svolti e delibera che venga presentata al R. Governo una istanza per chiedere che sia prontamente ripa rato agl’inconvenienti e al danno che risente il com
f1) Crediam o appena necessario di ram m entare ai n o stri le tto ri come noi, su questo arg o m en to , a b biam o m anifestato l'opinione opposta a q u ella della onorevole Camera di Commercio fiorentina.
La Direzio n e.
T--- "
25 febbraio 1877 L’ E C O N O M I S T A 253 mèrcio per la moltiplicità delle emissióni di biglietti
di banca aventi estensioni diverse di privilegio. A raggiungere questo scopo, mentre ritiene che, nello interesse del pubblico, dello Stato, e degli stessi sta bilimenti, meglio gioverebbe la creazione di una banca unica di emissione, quando ciò non si voglia o non si possa fare per ora, in nome della libertà chiede che agli stabilimenti esistenti venga concesso di in tendersi fra loro ed occorrendo di fondersi insieme; facendo inoltre risaltare come in tal caso dovrebbero agli stabilimenti che venissero a cessare, sostituirsi banche di sconto a due firme ( Comptoirs d ’escompte) le quali darebbero al commercio quell’aiuto stesso che oggi ottiene dalle banche d’emissione. »
La Camera approvò con 10 veti favorevoli, 7 ri sultando contrari.
Pubblichiamo il testo della Relazione deÌF onore vole Castiglioni.
Signori,
La Commissione cui affidaste il mandato di stu diare se fosse opportuna per parte della Camera di Commercio di Firenze una petizione al R. Governo intorno al riordinamento del sistema bancario in Italia, ha potuto, dopo maturo esame, convincersi della estrema necessità di pronti ed energici provve dimenti, i quali tanto più sono da reclamare per parte nostra inquantochè la città di Firenze al pari di tutta la Toscana è afflitta dalla piaga prodotta dall’aversi in circolazione cinque speciè differenti di carta-moneta cioè la carta consorziale, quella della Banca Nazionale nel Regno d’Italia, della Banca Na zionale Toscana, della Banca Toscana di Credito e del Banco di Napoli. Laonde la vostra Commissione si associa completamente all’idee svolte nella egregia memoria della Camera di Commercio di Genova, sia nelle ragioni che adduce, sia nei provvedimenti che domanda e fa plauso intero all’altra non meno egre gia memoria presentata al Governo dalla Camera di Commercio di Livorno.
È infatti da considerarsi che li inconvenienti pro dotti per sua natura dalla circolazione di cinque specie di carta hanno di per sè tale evidenza che sarebbe superfluo il dimostrarlo.
Pur non di meno la Commissione ha creduto dover fare osservare quali siano gl’inconvenienti più sensibili, tanto pel pubblico, quanto per le Banche stesse che sono riunite in consorzio.
La esistenza di più Banche aventi un privilegio diverso, per la sua estensione, pone il nostro com mercio in grave imbarazzo, poiché fra i biglietti che riscuote non tutti sono adoperabili per i pagamenti al di fuori delle nostre provi scie. È necessario in conseguenza ricorrere alle Banche per cambiarli e
non sempre si può farlo nelle ore volute senza con tare che grave è l’ incomodo e la perdita di tempo che richiede tale operazione. Infatti questo stato di cose ha gli stessi inconvenienti che si avrebbero se esistessero monete diverse regionali, ed i sacrifizi fatti dallo Stato per l’unificazione della moneta, sono : come perduti, poiché col sistema attuale sono risorti tutti gl’inconvenienti e i danni che si sarebbero avuti se quella unificazione non si fosse fatta.
Nòn parleremo della maggiore facilità data alla falsificazione dei biglietti con tale moltitudine di emissione e la difficoltà per il pubblico di ricono scerli, poiché questo che sarebbe per sè stesso un male assai grave, è minoro degli altri accennati.
E circa alle Banche è da notare che quante più leggi si sono promulgate su tale materia del 1866 in poi di tanto hanno sempre più peggiorata la con dizione degli Istituti di credito e fra tali leggi va annoverata in specie la legge del 1874, la quale, mentre nello spirito era animata dal concetto di rial zare le Banche minori, nel fatto le ha danneggiate tutte, ed in particolar modo questi! ultime. La così detta Riscontrata pone gl’ Istituti del consorzio in una condizione insopportabile e la comminazione di dover pagare una multa tripla di quanto resultasse la eccedenza nel limite legale della circolazione, con cui detti Istituti non si ponessero in regola nella decade ventura, li pone nel caso di fare delle ope razioni temporarie forzate, azzardose o contrarie ai propri statuti, e pur tuttavia non impedisce che stia Sempre sospesa in alto la spada di Damocle colla 'minaccia di dover pagare forti multe e così vedersi sempre prossimi alla rovina. Condizione di cose che non può certamente prolungarsi e che ove avvenisse una crise e più difficile si rendesse il trovare degli espedienti, condurrebbe quegli Istituti ad inevitabili disastri.