G A Z Z E T T A SETTIM ANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
REDAZIONE: M. J. de Johannis — R. A. Mu rr a y — M. Pantaleoni
Anno ¡01 - Voi. XLV
Flrenze-Roma, 8 Novembre 1914 j
Z S S Z T *
".2 114
S O M M A R IO : La sistemazione del Tesoro Italiano. — Questioni econom iche d e e g io r n o: Sulla circolazione cartacea, Vil fr e d o Pa r e t o - L ’attuale circolazione cartacea e il fabbisogno dello Stato, Gii.bk rto Te rn i - La scarsità di moneta e l’aumento della circolazione, Vincenzo Po r r i. — Il sistema Taylor ed ( suoi pericoli. ,1. RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Avv. En rico Br u n i, II Debito pubblico italiano. — Numeri indici. — Gli Istituti di emissione e la circolazione bancaria di Stato. — LEG ISLAZIONE TRIBUTARIA : Condono di sovratasse e amnistia per contravvenzioni finanziarie. — Aumento della addizionale delle imposte dirette. — RIVISTA ECONOMICA: Produzione e consumo del piombo. — Corso medio dei cambi. — Quotazioni alla Borsa di Bordeaux. — PROSPETTO QUOTAZIONI, CAMBI, SCONTI, VALORI E SITU A ZIO N I BANCARIE.
Li SISTEMAZIONE DEL TESORO I M I
Che le condizioni del tesoro italiano, ed il bilancio finanziario non sieno delle più floride ed impongano seri e pronti provvedimenti per essere se non brillantemente, almeno sufficien temente risanate, è cosa ormai confessata dai pubblici poteri ed è dovere di lealtà far cono scere al pubblico per non perpetuare con ulte riore danno quelle illusioni che in un tempo ancor recente furono fatalmente fomentate, per finalità che è pietoso non indagare.
Ma poiché non si può negare che gli imba razzi dell’oggi, se vengono in evidenza per ef fetto di contingenze eccezionali e di rettitudine di governanti, sono pur tuttavia conseguenza diretta della politica finanziaria adottata negli ultimi anni decorsi, gioverà additare sommaria mente i principali errori, non per riempire le fosse del senno di poi, ma per trarre ammaestra menti, rendere in pari tempo guardinghi da quelle direttive che hanno nociuto, e guidare gli apprezzamenti e la scelta sugli uomini di Governo.
Allorché l’ Italia con sentimentale slancio, noncurante della incipiente stasi economica, o crisi, come alcuni amano meglio chiamarla, si avventurò nella incognita della impresa libica, due precetti furono ammanniti, che parvero se gnare allora per i molti entusiasti l’apice della avvedutezza e del patriottismo.
Si disse infatti ad una maggioranza di legi slatori devota e quindi credula, nei riguardi del costo della nuova conquista coloniale: che
le spese sarebbero state pagate dalle classi agiate ! Si ritorse inoltre contro coloro che cer
cavano di additare fonti allora sicure di credito anche all’estero, il fatidico precetto : V Italia fa
da sè !
Nel contempo quindi si falsavano con artifici
contabili le risultanze dei bilanci; si ipotecavano pel futuro non solo i pretesi avanzi del tesoro, ma altresì il supero degli aumenti normali nel gettito delle entrate; si respingevano convenienti proposte od opportunità dell’estero per prestito a tasso razionale; si dava mano alla creazione od all’aumento di balzelli inadeguati al fabbi sogno, si assorbivano dal paese risparmi (alcuni ritengono fin quasi ad esaurimento come più avanti nell’articolo del prof. Pareto) colla emis sione di oltre un miliardo di buoni del tesoro quinquennali; si indugiava in una politica finan ziaria di equivoco e si posponeva così subdo lamente il momento di affrontare la situazione nei suoi inesorabili termini, aggravandola invece per effetto continuato del suo stesso dissesto. E finalmente gli uomini di un tale disgoverno di sparvero, lasciando un retaggio di difficoltà e di complicanze, per fortuna del paese cadute in mano di gente onesta.
Nè si può fare accusa a chi oggi stabilisce la triste cronaca del passato, di aver taciuto dei mali che correvano. Chi ha seguito le colonne dell’ Economista ricorderà (1) la voce competente dell’on. Corniani che elevava seri dubbi, da noi condivisi, sulla sincerità del bilancio 1912-1913 esposte dal ministro Tedesco, ed esponeva i ter mini della crisi economica; ricorderà le discus sioni sulla imposte o sul debito per sopperire alle necessità finanziarie (2) e la nostra esplicita conclusione per la convenienza di accettare le offerte dell’estero per un prestito al 4°|0, ecc.
Poti emmo oggi ben dire che se si fossero ascol tati i savi avvertimenti la situazione sarebbe già a quest’ora meno grave, ed ottime opportu nità non sarebbero andate perdute, ma ci incalza piuttosto un esame del presente ed uno sguardo quanto più lontano, se possibile, al futuro.
(1) Vedi Economista .6 luglio 1914, n . 2044; 31 agosto 1913, n. 52.
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Ì i ù innanzi la parola dell’economista vivente più autorevole, il Pareto, traccia la via inelut tabile che l’ Italia egli afferma sarà costretta a seguire per provvedere ai bisogni più imutediati. Egli esclude brevemente la possibilità di un pre stito all’estero, verso il quale noi vorremmo an cora, prima di una totale rinuncia, esaurito ogni migliore tentativo, anche se l'onere degli interessi dovesse gravare in misura lievemente superiore a quello che saremmo stati disposti ad accollarci prima dello scoppiare della guerra. L’America del Nord offre tuttavia un campo possibile per un’ope razione finanziaria che crediamo sarebbe per il paese nostro di beneficio tale da rianimare ef fettivamente le vitali attività, le quali di con seguenza ripagherebbero del sacrificio; ed alcuni paesi Europei potrebbero forse ancora riconoscere il valore della nostra neutralità, aiutandoci a mantenerla vigile ed armata.
Poca fiducia ripone l’ illustre scrittore anche su un prestito interno, mentre l’ Einaudi nel Cor
riere della Sera del 3 corrente, pone un tal
mezzo con preferenza sull’aumento delle impo ste esistenti o sull’aumento della circolazione, da riservare quest’ultima nei casi estremi. Egli infatti afferma: «fa r e un prestito, è mezzo di resa più immediata e sicura. Oggi l’ Inghilerra emette, a lotti di 15 milioni di sterline, buoni da 3 mesi a 1 anno ; e riesce facilmente a col locarli fra le Banche e le clientele dei grossi capitalisti, i quali, per la mancanza di buoni effetti commerciali da scontare e di riporti da finanziare, hanno molto denaro disponibile. La Francia, senza fare una emissione vera e pro pria, vende senza limitazione agli sportelli delle Casse pubbliche buoni della difesa nazionale 5 per cento, ed il pubblico ne acquista da 10 a 15 milioni di lire al giorno. È noto poi il successo del prestito germanico 5 per cento.
Ho l ’ impressione che, anche in Italia, se il Governo aprisse gli sportelli delle sue Casse e del già esistente consorzio bancario alla sotto- scrizione di un prestito pubblico, non manche rebbe il successo. Converrebbe certamente adot tare un tasso d’ interesse adatto al momento; poiché, quando si veggono Stati potenti finan ziariamente, come la Francia, la Germania, la Svizzera offrire il 5 per cento, sarebbe fuor di luogo attardarsi su qualche frazione in più od in meno del tasso. Farebbe d ’ uopo scegliere al tresi un tipo attraente; e poiché il buono quin quennale puro è già stato largamente utilizzato e l’emissione di rendite perpetue non è conve niente in tempi di guerra, forse un tipo misto, di buono di durata non inferiore a 20 anni, senza diritto allo Stato di rimborsarlo — il che vuoi dire il diritto di ridurre l’interesse, mercè l’of ferta del rimborso del capitale — per almeno 5 anni, potrebbe essere attraente.
Riflettasi che in questo momento i capitalisti temono ogni investimento, che industrie e com merci non offrono grande campo ad espansioni e che ben pochi sono coloro i quali osano im piegare i loro risparmi all’estero, così come si usava sempre più largamente in Italia prima della guerra. A facilitare il successo del pre stito, occorrerebbero intese con le banche e le Casse di risparmio per sospendere gli effetti
della moratoria per tutte le somme che i deposi tanti volessero investire nei nuovi titoli di Stato ». Ma il provvedimento del prestito interno do vrebbe avere come ogni altro provvedimento un carattere di temporarietà per lasciare aperta la via, al termine della guerra o ad epoca mi gliore e forse a quando scadranno i buoni del tesoro quinquennali (1917), ad un riassesta mento definitivo in relazione cogli altri mercati finanziari che è augurabile a quel tempo avranno ritrovata almeno la calma.
Non dovrà perciò dimenticare il Ministro del tesoro, che è stato appunto chiamato dopo una crisi dovuta soltanto a divergenze di criteri nelle soluzioni dell’importante problema finanziario del paese, insieme alle nuove urgenze sorte dalla guerra, la situazione del tesoro quale essa era alla fine luglio 1914, e riportarsi quindi a quei conti per ritrovare la posizione genuina dei debiti e crediti, alla quale si sono sovrap posti quei movimenti straordinari, derivati dalle condizioni internazionali e dalle necessità mili tari e sociali interne.
Al 31 luglio i crediti di tesoreria erano de nunciati in milioni 1562.3, aggiungendo ai quali i 197.9 milioni di portafoglio in effetti, di valuta metallica o cartacea e fondi in casse od all’estero, si ottiene un totale di credito di 1780.2 milioni. Ma sottraendo approssimativamente tutti quei crediti che sono rappresentati più da una scrittu razione contabile che da una possibilità di rea lizzo, come le somme addebitate ai Ministeri della marina, della guerra, delle colonie, dei lavori pub blici, da questi analogamente spesi, anche dedu cendo i fondi di scorta permanenti per la ma rina e per l’ esercito si ha un insieme di circa 953.3 milioni, i quali riducono le attività reali del tesoro ad appena 827 milioni, di fronte ai quali si sommano circa 1206 milioni di debiti di tesoreria e quindi una deficienza di circa 380 milioni.
Situazione non grave allora, sia perchè non passivi di interesse la maggior parte dei debiti contratti verso le amministrazioni pubbliche, sia perchè le entrate normali, il loro sperato incre mento, il gettito dei nuovi tributi lasciati in fa coltà del Governo avrebbero potuto permettere di provvedere alle spese correnti.
Fin da allora però la situazione richiedeva che si fosse considerata a momento opportuno la definizione di un prestito che permettesse di consolidare la maggior parte dei buoni del te soro ordinari e tutto il miliardo e 20 milioni di buoni quinquennali.
Il sopraggiungere della improvvisa crisi in ternazionale ha quindi grandemente accentuata questa necessi'à del tesoro e per le aumentate richieste della difesa nazionale e dei lavori pub blici e per il minorato gettito dei tributi.
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Q U E S T I O N I E C O N O M I C H E D E L GIORNO
Sulla circolazione cartacea.
Coll'usato lucidità di form a l'illustre prof.
Vilfredo Pareto espone in questo articolo cor
tesemente favoritoci, il risultato di una p ro fonda analisi sulle ragioni che condurranno il paese nostro all'aumento della circolazione, nella eventuale deficienza, di altri m ezzi per provvedere ai bisogni dell’E rario
Non mi sento da tanto da risolvere il problema della « migliore » via che sarebbe da seguirsi nelle presenti condizioni economiche dell’ Italia, perchè esso è sintetico e racchiude numerosi que siti non solo economici ma anche sociologi, molti dei quali non saprei risolvere, per mancanza non solo di dati di fatto ma anche di teorie ; bensì posso provarmi a cercare la soluzione di un prò blema molto più semplice, il quale mira a cono scere quale via seguirà probabilmente l’ Italia. Credo che, se non seguono casi per dire il vero poco probabili, tale via sarà quella in cui già si è messa l’ Italia, di un’aumento ognor crescente della circolazione cartacea. Quest’opinione si de duce dall’analisi delle forze che operano prò e contro l’accennato movimento.
I.
I bilanci italiani, da alcuni anni sono in disa vanzo, dissimulato da vari artifici. Su ciò il let tore può vedere gli studi del prof. Einaudi, dell’on. Giretti, e dell’ottimo discorso fatto in Parlamento dall’on. Sminino. 1 vari Governi che accettarono tali bilanci speravano di potere pa gare il disavanzo colle maggiori entrate degli anni avvenire; e forse avrebbero potuto fare ciò se, sino dal 1912, non fosse principiato uno dei lunghi periodi di stasi economica. Nel mio arti colo nel Giornale d'Italia, del 3 agosto 1913, spiegai il fenomeno, che poi più ampiamente di chiarai nell’articolo della Rivista Italiana di
Sociologia, nè ora occorre spendervi altre parole.
Per cagione di tale periodo di stasi, anche senza la guerra europea, sarebbe stato ben dif fìcile di conseguire l’ intento di pagare i disa vanzi passati colle maggiori entrate future, e l’ impresa divenne addirittura disperata quando scoppiò la guerra.
Le spese crescono e le entrate scemano. Vi sono spese come quelle per l’esercito e l’armata che nelle presenti condizioni dell’ Eu ropa non si possono in alcun modo ridurre ma che anzi occorre accrescere; ed è veramente strano che tale necessità sia stata veduta solo ora dal governo.
Vi sono altre spese, come quelle per i lavori pubblici e per « combattere la disoccupazione » le quali, sotto l ’aspetto economico, paiono po tersi scemare e sino anche sopprimere, m t che, per consylerazioni politiche, si può prevedere che andranno invece aumentando.
Le spese per « combattere la disoccupazione » meglio si direbbero per favorirla, poiché mirano a dare lavoro con salari elevati agli operai che non vogliono accettare il lavoro coi salari ridotti del mercato libero. La guerra europea
ha per effetto di ridurre ancora questi salari e quindi più difficile e costosa diverrà certamente l’opera del governo italiano che sussidia le coo perative.
Se l’Italia farà guerra, ne seguirà tale com movimento degli animi che forse potrà il go verno cessare da tali sussidi più o meno dissi mulati, ma altrimenti è ben difficile che possa ri trarsi dalla via in cui si è messo da tanti anni. L ’aumento della circolazione cartacea ha per effetto un aumento nominale dei prezzi di cui non muta il valore reale, oppure il mantenersi nominali i prezzi di cui scema il valore reale. Tale sarà il caso pei salari, e così sarà prov veduto alla necessità, nata dalla guerra euro pea, di scemarli senza troppo urtare i senti menti degli operai, i quali, confondendo il no minale col reale, si figureranno che i salari non scemano.
Il Governo deve pure pensare a soccorrere le casse di risparmio e le banche, che, da lui so spinte, hanno investito in impieghi a lunga sca denza, i depositi che si erano impegnati di re stituire a vista. Un giorno o l’altro dovrà pure cessare la moratoria e in quel giorno sarà ne cessario avere denari per restituire i depositi. Quando si potevano fare imprestiti all’estero, non si volle, per mantenere l’ illusione che la guerra libica si faceva coi proventi ordinari del bilancio; ora, se si volessero fare, sarebbe ben difficile riescire nell’ intento, e sarà tanto più difficile quanto più si andrà in là, per cagione della concorrenza degli Stati belligeranti, che hanno ed avranno ognor più bisogno di quattrini.
Dall’ interno non c’ è da cavare molto, avendo già largamente attinto al risparmio che c’ era in paese.
Infine, come sempre è accaduto in ogni paese, gli speculatori, commercianti, industriali, borsisti spingono aH’aumento della circolazione cartacea, dalla quale sperano lauti guadagni.
Per provvedere ai bisogni finanziari del Go verno si cresceranno certamente le imposte ; ma è impossibile ricavarne quanto occorre, special- mente se l’ Italia farà guerra. In tempo di pace, si è spinto quasi al massimo la pressione tri butaria; ed anche in ciò si è impegnato l’avve nire, togliendo allo Stato la possibilità di prov vedere a parte almeno notevole delle spese di guerra, coll’aumento dei tributi. Rimane quindi una sola vìa per provvedere alle spese, e cioè quella di accrescere la circolazione cartacea.
II.
Le resistenze saranno lievi. Coloro che per dono coll’aumento della circolazione cartacea sono principalmente i risparmiatori ; ed è questa una razza timida ed inerte, incapace di valida resistenza. Per confermare ciò basta osservare che ci sono ora risparmiatori i quali depositano nuovi fondi nelle banche che loro non resti tuiscono i già fatti.
Dimostrano così minore avvedutezza dei topi, i quali finiscono col diffidare delle trappole in cui alcuni di essi sono stati presi.
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circolazione cartacea e la conseguente diminu zione di valore dell’ unità monetaria.
I forestieri sono debitori, a Londra e a Pa rigi, di somme enormi espresse in sterline e in franchi, e ogni diminuzione del valore reale della sterlina e del franco è un regalo fatto dai na zionali ai forestieri. Inoltre Londra e Parigi sono in parte i banchieri del mondo, nè potrebbero a lungo serbare tale ufficio ove avessero una moneta di valore reale calante ed incerto.
Nulla di tutto ciò si ha in Italia, e quindi viene meno una delle maggiori forze che con trastano l’emissione della moneta cartacea.
III.
Già più volte l’ Italia ha avuto una moneta calante di valore reale, e sempre ha potuto ri salire la china per tal modo discesa. Ciò è av venuto perchè le emissioni non furono troppo considerevoli e perchè i lunghi periodi di atti vità economica e l’enorme aumento di produ zione dell’oro giovarono a tutti i paesi con mo neta deprezzala, compresa l’ Italia.
Lo stesso fenomeno potrà verificarsi quando, fra parecchi anni, avrà termine il lungo periodo di stasi che si osserva al presente, se le emis sioni di carta moneta saranno ora moderate ; ma se saranno ingenti — e ciò sarà indispen sabile in caso di guerra — è molto probabile che, per tornare ad una circolazione metallica, l’ Italia dovrà ridurre il valore nominale della lira, facendolo eguale al valore reale che allora avrà, similmente a quanto ha dovuto fare la Rus sia pel rublo, l’ Austria pel fiorino, la Repub blica Argentina pel pesos.
Vilfredo Pareto.
L’attuale circolazione cartacea
e il fabbisogno dello Stato.
n valente amico avv. Terni ritorna sull’a r
gomento della circolazione con nuove acute iti- dagini sulle conseguenze dell'aumento e sulla necessità di prestito interno.
L ’aumento della circolazione per fronteggiare la crisi provocata dalla guerra è stato provve dimento inevitabile e che può provocare discus sione sui limiti, non già nella sostanza, non poten dosi altrimenti concepire quali mezzi potessero aversi a disposizione per non arrestare d’ un colpo la vita economica del Paese, mentre si fermava bruscamente quasi per intero il commercio in ternazionale che è bene non dimenticare era salito l’anno precedente alla grandiosa cifra di oltre 6 miliardi. Dal momento che non si poteva più esportare se non in limiti assai ristretti, che non si ricevevano e non si riceveranno chissà per quanto tempo ancora pagamenti dall’estero, tranne eccezioni, che è sospesa l’ industria assai rimunerativa e rispettabilissima del forestiere, non v ’era altra via per fornire mezzi se non tro vare nuova moneta cartacea basata sulla fiducia che essa — se per diritto non ottiene alle casse pubbliche il cambio in moneta metallica — la equivalga nel suo valore virtuale, come nella po tenzialità di acquisto delle merci. Infatti, anche
fortemente aumentata di più che 600 milioni dalla vigilia della guerra al 1° di ottobre, la circolazione non ha dato luogo a quegli incon venienti che determinano l’ inflazionismo.; rialzo generale nei prezzi delle merci, e aggio sulla valuta metallica in misura più sensibile che in taluni periodi di pace; basta ricordare infatti nei rapporti coi cambi colla Francia il periodo del giugno 1913. Ma è bene por mente che se non è possibile stabilire limiti matematici, perchè il quantitativo della circolazione deve sopperire al fabbisogno degli scambi, avendo per altro come regola che gli Istituti di emissione dovrebbero rientrare in possesso in un tempo relativamente breve di tutta la carta moneta mutuata, e costi tuendo d’altra parte tutta la carta moneta emessa per ragioni non commerciali un peso che grava sul quantitativo generale della circolazione, si
avrà deprezzam ento e quindi aggio il giorno che il pubblico dovesse dubitare che gli Istituti autorizzati a stampare biglietti non hanno la
possibilità di ritirarli tutti, contrapponendovi e gli effetti scaduti di effettivo realizzo, e la riserva metallica.
Sino a Quando gli Istituti per fronteggiare le loro nuove emissioni ricevono in corrispettivo valori di facile realizzo il pericolo è nullo o è minimo, mentre si verifica quanto più questo requisito viene a mancare. Analizzando i prov vedimenti emessi si vedrà come tale elemeuto vari, ma sussista tuttavia ogniquavolta si è trat tato di favorire il credito alle varie claassi di cittadini: agricoltori, operai riuniti in coopera tive di costruzioni, possessori di titoli — ovvero Comuni e Provincie. Si vedrà dopo quello che è avvenuto invece per lo Stato. Consideriamo dun que separatamente i provvedimenti intesi ad al Deviare la crisi effettuati in prò del pubblico a mezzo degli Enti locali — da quelli escogitati a beneficio della finanza statale. Ricordiamo i primi ed i più notevoli, ogniqualvolta abbiano costretto ad un aumen to di circolazione ; così si ha il decreto del 16 agosto col quale si auto rizzava all’art. 1° il Ministero del Tesoro a chie dere ai tre Istituti d’emissione una somministra zione di loro biglietti per la somma complessiva di 300 milioni, destinata a fronteggiare domande straordinarie di anticipazioni su titoli di Stato o garentiti dallo Stato, o su cartelle degli Isti tuti esercenti il credito fondiarie presentate da Casse ordinarie di risparmio e Monti di Pietà riceventi depositi a risparmio. I titoli sopra in dicati saranno immobilizzati nelle Casse degli Istituti d’emissione, a garanzia di ogni singola operazione. Si ha poi il decreto 22 settembre con cui si autorizzava il Ministero del Tesoro a chiedere alla Banca d’ Italia una somministra zione in biglietti per 100 milioni verso la Cassa Depositi e Prestiti pel servizio di mutui a Pro vincie e Comuni allo scopo d’ intraprendere lavori di pubblica utilità e con procedura abbreviata verso la Cassa incaricata della relativa gestione. Tali mutui debbono essere garantiti con dele
gazioni sulla somma, e la durata di ammorta mento non deve eccedere i 35 anni.
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nate condizioni patrimoniali, indipendentemente da qualunque autorizzazione dei loro statuti, pos sono compiere operazioni di credito agrario. Gli Istituti di emissione poi, come è detto dall art. 9, possono riscontare il portafoglio degli Istituti di credito agrario creati con leggi speciali e quello degli Istituti autorizzati, il che importa eviden temente un aumento di circolazione: come g a
ranzia è costituito pei prestiti non assistiti da
altro privilegio, un privilegio speciale sui frutti
dell'annata susseguente alla concessione dei pre
stiti stessi.
Ciò che v ’ha di specialmente notevole in tutti questi provvedimenti, e su cui ci preme richia mare in particolar modo l’attenzione, è che ad ogni emissione corrisponde una garanzia spe
ciale in titoli di Stato o fondiari accettati con u no scarto non indifferente ; se trattasi di anti
cipazioni, in delegazioni delle Provincie e Co muni sulle proprie entrate se di mutui per opere pubbliche, nei frutti della terra se di presta zioni pel credito agrario. Ciò fa ritenere l’au mento di biglietti mentre vantaggioso, anzi ne cessario perchè costituisce il mezzo per non arrestare la produzione, niente affatto pericoloso in quanto si ha la sicurezza che ogni nuovo
biglietto dovrà necessariam ente venire estinto.
Per tutta questa parte adunque l’allargamento non deve preoccupare.
Passiamo ora a ciò che riguarda la finanza statale. Per questa il ragionamento è diverso trattandosi di fronteggiare una situazione più difficile, se possibile, di quella che attraversa il Paese. Nel 1° trimestre infatti dell’ esercizio in corso, il quale si è iniziato conqè noto il Io lu glio, le entrate dello Stato anziché significare quel ritmo crescente cui eravamo abituati. Senza il dazio sul grano, che quest’anno non arriverà alla 4a parte dei 85 milioni previsti — hanno segnata una diminuzione di 26 milioni e mezzo; d’altra parte non sappiamo di rilevanti economie che si sieno potute praticare, mentre aumenta rono grandemente le spese, specie quelle — ed era più che urgente compierle — relative alla preparazione per la difesa nazionale : così i bi lanci della guerra e marina dal Io agosto al 9 ottobre ebbero maggiori stanziamenti per 358 milioni. Come ha fatto il Governo per provve dersi di mezzi? Ce ne dice qualcosa il decreto 19 settembre con cui si aumenta di altri 155 milioni il quantitativo dei biglietti che il Te soro è in facoltà di chiedere agli Istituti di emissione e si eleva sino a 700 milioni l ’ im porto complessivo della circolazione dei biglietti di Stato che era fissato a 524 milioni dalla leg ge 9 luglio 1914. Ora queste anticipazioni al Tesoro non hanno una speciale garanzia ma profittano della riserva metallica degli Istituti che sta a base di tutta la circolazione coll’ef fetto di assottigliare il rapporto esistente coll’ in tero complessivo cartaceo; non esiste quella ga ranzia che si esige quando le somministrazioni sono fatte ai privati od agli Enti locali. Ciò che è più, non sussiste obbligo da parte dello Stato di procedere ad un ammortamento per questa parte nuova della circolazione che potrebbe non essere mai estinta, come riscontrammo invece avverrà indubbiamente dell’altra. Il Governo
spinto dalla necessità e dall’ urgenza non sap piamo se potesse provvedere diversamente, forse no: certo oggi una sistemazione s’ impone, perchè un grande allargamento della circolazione — spe riamo tuttavia — non ulteriore — quale si è dovuto praticare per necessità, deve essere a
tutto beneficio della massa dei cittadini che produce, non dello Stato che ha, tranne in mo
menti eccezionalissimi ove si oppongono ragioni di opportunità, altre vie per procurarsi i mezzi di cui abbisogna. Non sarebbe quindi conve niente procedere ad un prestito all interno ? Riteniamo di sì, in quanto in questi ultimi tre mesi tutto il risparmio che non fu chiamato a sopperire alle spese normali della vita dei cit tadini, non ebbe e per la sfiducia, e per la chiu sura delle Borse il suo rinvestimento: delle som me in deposito presso le Banche e prelevate nei limiti dei decreti di moratoria, solo parte fu riversata agli Istituti di emissione, il che ha giovato a contenere i limiti della circolazione. Ma certo che tanta parte della ricchezza pro dotta in questo periodo non ha avuto ancora impiego, e non è prevedibile possa averlo nelle industrie od in imprese nuove di qualunque ge nere, tranne scarse eccezioni, sino a quando du rerà la guerra europea e l’ incognita del futuro atteggiamento dell’ Italia, colla conseguente preoc cupazione di altre moratorie o turbamenti del mercato. Lo Stato provvedendo a un prestito non si varrebbe di tutto questo risparmio inoperoso senza arrecare alcun danno all’economia nazio nale, come avverrebbe invece in tempi normali! Non raggiungerebbe lo scopo — oltreché di prov vedere senza altri indugi al suo fabbisogno certo ingente — di restringere la circolazione, o quanto meno destinare la parte che ad esso è sin qui servita, alle richieste, semprech'e ben vagliate, degli organi produttivi! Il denaro' è nascosto sopratutto nei centri rurali, è pauroso, ma esiste; dal momento che non va a promuovere i com merci, vada a giovare allo Stato, ed in questo modo trarrà un utile indiretto, come si è ricor dato, anche l ’economia nazionale. Il Governo non ha certo bisogno di eccitamenti; non sarà male tuttavia se anche in questa grave questione sarà largamente confortato dall’opiniono pubblica, che nella sottoscrizione del nuovo prestito vedrà opera patriottica, come si è verificato di recente in Germania ed in varie altre Nazioni.
Uilberto Terni.
La scarsità di moneta
e l’aumento della circolazione.
Continuiamo la pubblicazione di questo inte ressantissimo studio del p ro f. Vincenzo Po r r i,
il quale presenta una vasta raccolta di notizie e di considerazioni utilissime.
710 L’ ECONOMISTA 8 novembre 1914
pagamenti mediante chèques, ohe ora salgono a cifre favolose.
Non di medio circolante ma di m ezzi di pa
gamento ha bisogno il mondo degli affari; la
scarsità di moneta è di fatto mancanza di mezzi di pagamento, cioè del diritto ad averli, quando quelli che debbono soddisfare le loro obbliga zioni non hanno le necessarie provviste presso le banche. Dunque ci si trova nel caso di scar
sità di capitale o di credilo.
Causa della scarsità di capitale è la scarsità del risparmio, formantesi mediante i depositi presso le banche, le quali prestano il capitale proprio e quello altrui agli imprenditori: in ge nerale tale scarsità è connessa con l’accumularsi delle introduzioni di nuovi impianti produttivi durante l’alta congiuntura. Ma perchè di rado gl’ imprenditori posseggono tutto il capitale ne cessario, domandano credito cioè l’uso del capi tale degli altri, è quando i risparmi nuovi for mantesi — i precedenti sono già tutti impie gati — non bastano a coprire la domanda, ci si trova nel caso di scarsità di capitali. Poiché non tutti i beni sono destinati al consumo, ma parte di essi alla produzione di altri beni, ed un’ ultima parte alla costruzione o rinnovo di impianti produttivi: questi ultimi consumano dei beni senza produrne immediatamente altret tanti da sostituire ai consumati, perciò scarseg gia il credito, e il saggio dello sconto sale. Oli enormi armamenti militari e tutti i consumi di lusso diminuiscono i beni disponibili per la pro duzione, quindi entrambi contribuiscono alla scarsità.
Ma l’organizzazione m oderna di credito
perm ette dì estender questo p e r un deter minato grado al di là dei diritti monetari risparmiati e depositati presso gl’ istituti di cre
dito; infatti le banche d’emissione fanno credito anche con la concessione di biglietti non coperti da metallo. Questa creazione di moneta è con nessa con domande di eredito, e si busa sulla produzione di beni che si trovano tuttora nello stadio di lavorazione o circolazione: le banco note che i produttori ricevono vengono da essi restituite, sicché scompaiono dalla circolazione, al momento della scadenza delle cambiali, che corrisponde a quello a cui la merce giunge al consumatore. In questo modo metallo o cambiali commerciali coprono le emissioni dei biglietti. Però si accettano, in alcuni paesi, anche cam biali che finanziano degli investimenti, come pure vengono usati i biglietti per concedere cre dito di consumo. Nel primo caso p. es. entrano le banconote emesse per far credito a chi do manda anticipazioni su titoli: e la inopportunità di questa via è chiara a chi considera che la merce si trova in corso di produzione per essere venduta — cosi i biglietti dati contro di essa non fanno che mobilizzarla prima del tempo —, mentre le fabbriche in corso di costruzione non hanno lo scopo di essere vendute e d’essere messe in circolazione, ma di produrre dei beni. Il capi tale investito in esse ritornerà solo con gli am mortamenti.
II.
D urante lo stato di g u erra m entre la p ro duzione diminuisce, per '¡e difficoltà degli scambi
tra le nazioni, per la diminuzione delle forze di lavoro disponibili, e per le innumerevoli circo stanze che rendono l’economia di ogni Stato con nessa all’economia di tutti gli altri in tutto il mondo viceversa aumentano i consumi o me
glio certi consumi, ne scemano altri. Crescono
per i bisogni dello Stato che deve coprire una quantità di domande dell’amministrazione della guerra, e per le domande ordinarie di tutti gli altri individui.
Quei beni il cui consumo diminuisce, non creano più alcun diritto monetario, anzi ne consumano; ogni arresto di vendita, arresta almeno tempo raneamente la produzione — ve ne sono sempre dei casi in piccole estensioni qua e là anche in periodi normali — e questo impedisce il paga mento delle cambiali e la restituzione delle ban conote e di quei diritti monetarii che si do vrebbero ripagare secondo il sistematico piano d’ammortamento. Perciò si sente la mancanza di diritti monetarii disponibili, cioè di credito, ma un aumento di circolazione non potrebbe sanarlo, perchè di biglietti ve ne sono anche troppi in circolazione, in quanto le banconote non ritornano alla banca dato il non pagamento delle cambiali. Walther Federn dimostra (1) che risanamento della posizione si può solo ottenere mediante vendita della merce anche a prezzi bassi per procurarsi dei diritti monetari : questi talora potranno non bastare a pagare gl’ impe gni precedenti e ciò produce fallimenti e svalu tazione del capitale, perchè non il costo dell’ im pianto ma il suo potere di dare un reddito ne determina il valore. Intanto così le quantità di merce scemano, sicché i prezzi risaliranno, e la diminuita produzione richiede meno credito, quindi cessa la tensione.
Aum enta remissione di biglietti perchè per la
guerra i bisogni eccezionali dello Stato per l’eser cito e marina, si traducono in una aumentata circolazione cartacea da parte della banca d’emis sione; la quale si trova pure nella necessità di restituire a molti privati parte dei lori depositi. L’economia creditizia si basa sul presupposto che il diritto giuridico del depositante presso le banche non sia fatto valere che in modo limi tato ed isolato : ma in questi momenti di panico
molti domandano la restituzione p er tesoreg gia re le banconote — oppure nei paesi dove per
mane la facoltà del cambio a vista — i pezzi co niati di metallo prezioso. Per poter fare tali restituzioni alla parte meno fiduciosa della popo lazione, le banche che avevano impiegato i de positi in prestiti cambiarii, debbono riscontare parte del loro portafoglio alla banca d’emissione ricevendone in cambio dei biglietti; non possono continuare la concessione di credito nella stessa estensione di prima.
Ma una parte dei commercianti trovandosi ri dotte quelle facilità e diminuite le vendite che loro procuravano dei diritti monetarii, vengono presentando allo sconto anche della carta non propriamente commerciale: fanno debiti cam
biami p er investizioni che in tempo di pace
8 novembre 1914 L ’ ECONOMISTA 711
Poiché anche la vendita di titoli non si può fare per la chiusura delle Borse o per la note vole caduta dei corsi, aumentano le domande
norm ali di anticipazioni su titoli. Tutte queste
domande si trasmettono e rimbalzano sulla banca d’emissione il cui portafoglio ed anticipazioni e biglietti rapidamente si gonfiano. Base dell’emis sione sono, oltre il metallo, delle cambiali che non rappresentano più soltanto delle merci ma delle frazioni di fabbriche e di macchine. Que sta emissione di banconote non resta tutta in circolazione; parte sfugge per il tesoreggiamento quindi praticamente è come se non fosse stata messa in circolazione; ma se il « moratorium » è stato dichiarato abbastanza presto si può pre sumere la parte tesoreggiata non sia troppo no tevole. E allora occorre vedere se la massa di biglietti rimanente in circolazione possa agire sul mercato dei prezzi.
I prezzi delle merci incontestabilmente dopo un certo tempo salgono: ma il Federa fi) so stiene che l'aumento dei p rezz i in periodo di
gu erra, non dipende dall' incremento nell'emis sione di banconote, ma dal fatto che la do manda di beni aum enta m entre la produzione
— cioè l’offerta — diminuisce', non tutti i prezzi aumentano, anzi per alcuni beni vi è diminu zione (oggetti di lusso, affitti, viveri costosi, ecc.). Ma certo indirettamente i depositi ritirati e tra sformati in banconote e quelle spese del go verno per i consumi di guerra influiscono sui prezzi : perchè avendo in parte la loro base nella distruzione di risparmio, e non in beni in corso di produzione o circolazione, come avviene in tempo di pace, non scompaiono più come fa cevano queste collo scomparire delle cambiali, cioè coll’entrata dei beni in consuma. A produ zione diminuita, corrisponde un consumo non diminuito ma aumentato: quelli che avevano perduto il loro salario o i loro profitti e con servano solo una paga quali soldati o per soccorsi debbono distruggere i risparmi accumulati per chè non possono ridurre i loro consumi al di sotto del minimo, e poi viene lo Stato che con le domande fuor dell'usuale di beni produce l’au mento della domanda.
Il Federa dimostra che è pure per lo più da naro dei consumatori e non dei produttori quello che gli Stati emettono come carta moneta; lo fanno quando non possono soddisfare i bisogni mediante le solite fonti d’ entrata, ma debbono ricorrere a consumare le entrate future. Ui qui nasce sfiducia in chi vende allo Stato, i quali perciò domandano oltre al prezzo dei beni un premio pel rischio. Ma anche se lo Stato non emettesse materialmente questa carta moneta e rimanesse debitore, la sfiducia e quindi l ’au mento di prezzo rimarrebbe lo stesso: perciò
a ll’emissione di carta moneta tien dietro lo svalutamento, che non è diretto nel momento di gu erra , ma indiretto. I mezzi di pagamento
erano stati creati in base ad un aumento di consumo, non di produzione di beni nell’ interno dello Stato: e poiché i beni si scambiano solo con altri beni, qui vi è produzione diminuita di fronte a medio circolante aumentato ; quindi i (1) Cfr. Der Gesteigerte Banknotennmlauf im Kriege in « Der Oesterreichisctae V olksw irt», 5-12 sept. 1914, S. 935, und. 943.
beni rincarano di fronte al medio circolante se cessano le emissioni, e contemporaneamente aumenta la produzione di beni, oppure se que sta non aumenta ma si ritira parte del medio circolante, questo si rivalorizza.
Durante la guerra lo Stato è uno dei maggiori compratori, che paga in banconote — oltreché l’aumentato numero di soldati ed ufficiali, che le rispendono alla compra di beni, anche quelle spese alle quali non corrisponde più il consueto gettito delle imposizioni, perchè tasse sugli af fari, di trasporto, dazii doganali ed imposte sui consumi rendono meno di prima — i prezzi delie merci rincarate : cosi i produttori ricevono le banconote, e con esse comprano materia pri ma, e pagano salari, e rendono le cambiali alle banche. Ma poiché solo le materie prime avevano subito rincaro, e forse i servizii da pagare alle banche — non gli altri coefficienti della produ zione: per es., il lavoro costo meno — la diffe renza tra il costo di produzione e il prezzo è ele vata, sicché le banconote con cui si pagano le cambiali sono molto meno di quelle pagate dallo Stato, quindi ne restano molte in circolazione.
III.
Al finire della g u erra cessa il tesoreggia
mento e quindi parte della massa di banconote
si presenta alle banche in deposito, e le banche le restituiscono alla banca d'emissione a saldo
delle anticipazioni e risconti che ne avevano rice vuto. Anche gli imprenditori ed i commefcianti che avevano lavorato per la produzione di beni per la guerra portano alle banche i loro gua dagni: mentre gli altri commercianti e produt tori non possono ancora far fronte ai loro im pegni e debbono difendersi col « moratorium ».
Tuttavia riprendono gli affari, acquisti ed in
vestimenti, quindi la domanda di beni produt tivi, i cui prezzi salgono essendo esaurite le provviste; rialzo veramente generale, dipendente dalle condizioni del mercato, e perciò tale che le autorità amministrative non possono, con prov vedimenti arbitrarli, come invece avevano fatto durante la guerra, ridurlo. Mezzo alla ripresa della produzione è l’abbondanza del credito con ceduto dalle banche che si trovano con notevoli depositi, benché successivamente durante la stasi abbiano ridotto il saggio d’ interesse: le borse vedono il ritorno degli affari perchè gli specu latori hanno bisogno di rifarsi delle precedenti perdite, e trovano credito largo data la facilità ed abbondanza del danaro. Cosi parte delle
banconote circola con velocita notevole.
Ma la causa principale dell’emissione di banco note risaliva allo Stato, per gl’ immensi suoi bisogni di beni di consumo: al giungere della pace, esso sostituisce al suo debito con la banca d’emissione un debito uguale con i cittadini ai quali offre l’acquisto dei nuovi titoli deh debito pubblico, e così da coloro che avevano guadagna to e da quelli che avevano tesoreggiato durante il periodo della guerra si riportano i biglietti
alle banche p er com prare il nuovo titolo di debito pubblico direttamente, — o indiretta mente se le banche vi investono momentanea
mente i depositi.
712 L ’ ECONOMISTA
8 novembre 1914
pagamento, data la produzione dei beni, tanto più grande sarà dopo la guerra l ’eccesso dei biglietti; quanto più invece l’attività economica sarà stata vicina al normale, tanto meglio si tro verà la proporzione tra i mezzi di pagamento ed il bisogno di essi, li Federa crede difficile la
svalutazione delle banconote, quindi non peri
colosa una ragionevole estensione della circola zione; crede difficile tale riduzione nella loro
capacità d ’acquisto si senta direttamente nel-
1 interno dello Stato, mentre la realtà delle cose lo costringe ad ammettere più focile il vederlo
nel corso dei cambi coll’estero. — La valuta
germanica è deprezzata del 6°/0 e quella au striaca del 1 0 % — «P e r quanto se ne emettano molte, scrive, non supereranno l’entità della pro duzione dei beni durante un anno, quindi in una serie di anni, coi guadagni della produzione, i beni torneranno ad essere come nei momenti nor mali la base dei biglietti: la banca d’emissione con esportazione d’oro giungerà a riportare la pari tra la valuta interna e quella esterna ». Però il Federa stesso restringe la portata del suo ottimismo col dichiarare che lo Stato deve limitare al più stretto necessario le spese di con sumo e 1 uso del credito della banca d’emissione; ed esplicitamente mostra di confidare che durante la guerra si tengano più possibilmente in marcia le produzioni (1). E con l’ottimismo incrollabile dei tedeschi indica we\Vindennità di gu erra da pagarsi dai belligeranti nemici, l’altra causa che
tende a fa r scomparire parte del debito dello Stato e quindi altrettanti biglietti.
Se poi si tratti di uno Stato in neutralità — ed in cui perciò le spese sono minori, anche se prepa ra o mantiene la efficienza bellica per ogni eve nienza — le cautele debbono essere anche mag giori. Perchè non riesce a sottrarsi alle restri zioni nella vendita dei suoi prodotti di lusso e non neeessarii alla conduzione della guerra, non evita 1 arresto di alcune industrie per la man canza di alcune materie prime monopolizzate da qualche mercato, non sfugge all’azione inconsi derata dei depositanti presi dal panico, senza nemmeno la speranza che le aumentate spese pubbliche vengano coperte con l'indennità di guerra !
Vincenzo Porri.
IL SISTEMA TAYLOR
ed i suoi pericoli
li sistema Taylor il quale nella sostanza ele mentare intende eliminare o delimitare il di spendio delle energie muscolari dei lavoratori, j negli atti che essi devono compiere per produrre, sì da averne il massimo rendimento od il mi nimo sforzo, ha voluto elevarsi ad un sistema scientifico di economia e complicarsi in affer mazioni che sconvolgono pienamente l’ordine sociale, allorché predice il suo fine in questa formula: nel passato prima veniva l’uomo,
nel-(1) Cfr. D er Industrie und der Krieg. Op. cit., 5 ang. 1914 S. 856. — Die Arbeitslosenfrage, 8. aug., S. 868, imd : Ein vors-
chlag zur Losung des Arbeitslosenfrage, 22 aug., S. 895.
l’avvenire prima verrà il sistema; ed asserisce che nella direttiva della industria convenga an zitutto e sopattutto preparare i mezzi per so stituire al valore personale effimero di pochi, il maggior valore e più duraturo di un sistema.
Ha voluto uscire dal semplice e lodevole in tento di trovare riparo allo sciupio di energie per assicurarsi uno strumento strettamente con nesso colla lotta contro i trusts e la trasforma zione del sistema doganale.
Ha voluto aggiungere al suo pregevole carat tere di debellatore dell’ empirismo nelle appli cazioni della produzione industriale e del com mercio, il pregio di essere la maggiore novità dell ordinamento scientifico perchè supera gli studi sulla utilizzazione muscolare del Vauban, del Bèlider, del Perronet, del Carlomb, del Per- celet ed anche dell’Hubert e dell’Amar.
Se pertanto il sistema Taylor ha un indubi tato merito, convalidato anche da qualche espe rienza, ilei preciso campo delle officine e del la boratorio, in quanto, rendendo più profittevole lo sforzo muscolare dell’operaio, porta giova mento al procedere della industria e quindi ne cessariamente anche alle condizioni del lavora tore, ed esso vi trova modo di meglio utiliz zare le energie che dedica alla produzione, bi sogna pertanto ed in tempo proteggerlo contro quelle naturali esagerazioni che accompagnano i proseliti di ogni idea nuova.
Permettere al sistema Taylor di uscire dalle officine e dal laboratorio cioè dal suo campo specifico e naturale, per farlo assurgere a base teorica di uno sconvolgimento sociale ed econo mico, può essere un errore che può costare la vita delle idee stesse.
Se infatti il sistema non giungerà a persua dere innanzi tutto e sopra tutto gli operai che esso ha per prima, se non per principale mira tutto il loro vantaggio od una buona parte del vantaggio che se ne potrà trarre, si può temere di trovare nelle masse dei lavoratori un duro ostacolo, il quale può condurre al fallimento del sistema.
E non crediamo di andare errati nella nostra previsione se osserviamo le diffidenze che il si stema ha incontrato nelle classi lavoratrici, e gli accenni di ribellione che si incominciano a pronunciare negli Stati Uniti d’America, dove il sistema è nato, e dove finora più vasti sono stati i tentativi di applicazione.
11 Comitato generale del lavoro di Washing ton ha infatti di recente approvato unanima- mente la relazione del deputato Keating intesa a sollecitare il progetto di legge Dietrik, che propone la proibizione del sistema Taylor.
La relazione in parola così si esprime: « 11 sistema Taylor considera l’operaio come una macchina che dev’essere adoperata in modo da fornire il massimo rendimento, Quando que sta macchina umana cessa di funzionare con soddisfazione dell'azienda, deve essere gettata via per far posto a una macchina nuova: un operaio di forze fresche.
8 novembre 1914 L ’ ECONOMISTA 713
imposto. Infatti, il Taylor si vanta che quando eoli adottò il suo sistema nelle Acciaierie di Bethlehem, rese a bella posta il compito degli operai cosi duro, che neppure uno su cinque — e qualche volta la percentuale fu ilnche minore — potè sostenerlo.
Sarà questo benissimo quella specie di lavoro
efficiente che procura i dividendi al trust del
l’acciaio, ina non è certamente il sistema che un Governo benefico dovrebbe imporre ai pro pri impiegati.
Lo scopo precipuo del sistema Taylor e di tutti quelli che han con esso analogia, è di pro durre con la minima spesa il massimo reddito. Il cosidetto sistema dei buoni o dei premi, non è che un’ insidia. Esso mira, in realtà, a di minuire e non già ad accrescere il Salario de gli operai — come si vorrebbe far credere.
I fautori di questi vari sistemi di esercizio « scientifico » di un’ azienda, si affannano per farli adottare dalle grandi imprese industriali. Dall’altro canto, i lavoratori, tanto organizzati quanto non organizzati, si mostrano sempre più decisi nell’avversarli.
Si comprende benissimo che i propugnatori del sistema « stop-watch » avrebbero conseguita una grande vittoria, se fossero in grado di dire che il Governo degli Stati Uniti lo ha introdotto nelle sue officine. Ess» non potrebbe essere con siderato come disumano, altrimenti le autorità federali non lo avrebbero adottato!
La Commissione non crede che tanto prestigio debba essere conferito ad un sistema che è in contrasto con i migliori interessi dei lavoratori del paese, ed essa è in disaccordo col generale Crozier, Capo dell’artiglieria al Ministero della Guerra, il quale — a quanto si riferisce — ha stabilito di introdurre negli arsenali lo « stop-
v)atch » ed altri sistemi sbrigativi, contro cui
molto vi sarebbe da obbiettare, a dispetto degli operai, e nonostante la denuncia di tali metodi, fatta da una speciale Commissione della Camera.
La relazione cita la testimonianza resa dal deputato dell’ Illinois, Taunner, innanzi alla Com missione del lavoro. Questi riferì come gli ope rai di Rock Island e di altri arsenali, producono ora materiali da guerra al 3 5 % al disotto dei prezzi che il generale Crozier paga ai fabbri canti privati.
II generale Crozier non aveva il diritto di adottare un sistema efficiente, allo scopo di ob bligare gl’ impiegati del Governo a produrre ancora di più.
La Commissione riprova energicamente il si stema Taylor e tutti quelli analoghi, i quali ten dono ad accrescere sempre più la percentuale degl’ infortuni, delle inabilità e delle morti fra gli operai americani e li riducono delle vere e proprie macchine ! ».
Come si vede vi è dell’esagerazione anche dal l’altra parte, quando gli operai negano il diritto al capo di una azienda statale di adottare nelle officine che da lui dipendono un sistema più pro duttivo. Però se la maggiore produttività va a tutto vantaggio dell’ industriale, anche se questo è lo Stato, e l’operaio non vi ha una parteci pazione o vi ha una partecipazione soltanto effi mera, si può essere certi che il naturale senso
di difesa delle classi lavoratrici, si intensificherà per rendere il sistema Taylor quanto più possi bile non accetto.
E tale conseguenza noi riteniamo derivi dal- l ’aver voluto innalzare una semplice tecnica di lavoro, ad un sistema, ed ancor peggio ad un sistema sociale capace di affermare che nel pas sato prima veniva l’ uomo, nell’avvenire prima
verrà il sistema. J.
R IV IS T A B IB LIO G R A FIC A
A vv. E n rico B runi. — Il debito pubblico ita
liano. Pag. X V 1-444, Milano-Hoepli, pag. 450.
L. 3,50.
Tutta la materia del nostro debito pubblico è trattata in questo manuale con competenza speciale e con ammirevole precisione di concetto e di linguaggio.
Precede una Introduzione, in cui l’autore espone la teorica generale del debito pubblico, fa la storia legislativa del debito pubblico ita liano, presenta la consistenza attuale di vari debiti del nostro Stato e descrive l’ordinamento dell’Amministrazione del debito pubblico.
’ Segue l'esposizione sistematica delle varie norme legislative e regolamentari, che discipli nano il debito pubblico presso di noi, con op portuni richiami di giurisprudenza.
Una parte I riflette il debito consolidato: ca tegorie delle rendite; iscrizioni e loro titoli; operazioni sulle rendite al portatore, nominative e miste, e sugli assegni provvisori; opposizioni; pagamento delle rendite; prescrizione.
Una p arte II si occupa di debiti inclusi se paratamente di quelli non inclusi nel Gran Libro, distinguendo gli uni e gli altri in debiti perpetui e redimibili e facendo conoscere di ciascuno Tori gine e le speciali caratteristiche.
Una parte I I I contiene le norme riguardanti la gestione dell’agente contabile dei titoli e del l’economo della direzione generale del debito pub blico, le attribuzioni delle intendenze di finanza, delle delegazioni del tesoro e delle sezioni di tesoreria, le funzioni degli agenti di cambio e dei notai, le domande, i documenti, i titoli, le ricevute, gli atti e le dichiarazioni di consumo e di autorizzazione, le attestazioni relative a ren dite scritte, le controversie coll’amministrazione del debito pubblico.
Una parte / T ha per oggetto i debiti redi mibili ed il debito fluttuante, amministrati dalla direzione generale del tesoro.
Una parte V dà le formule per le varie do mande, per gli attergati, per le autenticazioni e per le annotazioni di vincoli.
Chiude il volume una p a rte V I contenente il testo della vigente legislazione italiana del de bito pubblico.
714 L’ ECONOMISTA 8 novembre 1914
Del resto, il nome dell'autore, ormai ben noto ai cultori di studi economieo-finanziari, è arra sicura della serietà del volume e del suo valore sotto tutti gli aspetti.
Noi raccomandiamo vivamente questo ma nuale ai notai, agli agenti di cambio, ai funzio nari della direzione generale del debito pubblico, delle intendenze, delle delegazioni del tesoro e delle sezioni di tesoreria, agli avvocati, ai ma gistrati, ai possessori di rendite pubbliche, agli uomini d’affari in genere, i quali potranno es sere certi di trovare in esso una guida sicura ed assai preziosa.
Numeri indici degli Stati Uniti.
L’ Ufficio di Statistica del Ministero del La voro degli Stati Uniti ha compilati i numeri indici dei prezzi durante il periodo 1860-1913. I dati, dal 1860 al 1890, furono ricavati dalla relazione della Commissione finanziaria del Se nato, presentata alla seconda Sessione del 52° Congresso; quelli dal 1890 al 1913 furono estratti dalla propria eompilazione dell’ Ufficio del La voro.La seguente tabella riporta i numeri indici con accanto l’indicazione del numero delle merci in relazione al quale, furono — anno per anno — stabiliti.
Numero Indice Numero ' Indice
delle merci delle merci
1 8 6 0 127 1 4 1 .0 1 8 8 7 193 1 1 4 .4 1861 130 1 3 7 .7 1 8 8 8 192 1 1 7 .9 1 8 6 2 128 163.1 18 89 193 1 1 3 .6 1 8 6 3 129 2 2 4 .7 1 8 9 0 251 1 1 2 .9 1 8 6 4 128 3 1 7 .5 1891 251 1 1 1 .7 1 8 6 5 135 2 9 2 .3 1 8 9 2 2 5 3 106.1 1 8 6 6 138 2 8 0 .3 1 8 9 3 2 5 0 1 0 5 .6 18 67 141 2 3 3 .0 18 94 2 5 6 96.1 1 8 6 8 146 2 2 7 .5 1 8 9 5 2 5 9 9 3 .6 1 8 6 9 15 4 2 2 1 .6 18 9 6 2 6 0 9 0 .4 1 8 7 0 156 1 9 7.6 18 97 261 8 9 .7 1871 161 1 8 3 .3 18 9 8 2 6 1 9 3 .4 1 8 7 2 1 6 2 1 9 0 .0 1 8 9 9 2 6 0 1 0 1.7 1 8 7 3 162 1 8 9 .0 1 9 0 0 2 6 0 1 1 0 .5 1 8 7 4 164 1 0 0 .4 1901 2 6 0 1 0 8 .5 18 7 5 170 1 6 8 .9 1 9 0 2 2 0 0 1 1 2 .9 18 76 170 1 5 6 .6 1 9 0 3 2 6 0 1 1 3 .6 1 8 7 7 178 1 5 2 .8 19 04 2 5 9 1 1 3 .0 18 7 8 178 1 3 8 .0 1 9 0 5 2 5 9 1 1 5 .9 18 7 9 1 8 5 1 3 2 .4 1 9 0 6 2 5 8 1 2 2 .5 1 8 8 0 190 1 4 7 .5 1 9 0 7 2 5 8 1 2 9 .5 1881 191 1 4 3 .2 1 9 0 8 2 5 8 1 2 2 .8 1 8 8 2 192 1 4 5 .5 1 9 0 9 2 5 7 1 2 6 .5 1 8 8 3 190 1 3 7 .6 1 9 1 0 2 5 7 1 3 1 .6 1884 192 1 2 5 .3 1911 2 5 7 1 2 9 .2 1 8 8 5 193 11 5.8 1 9 1 2 2 5 5 1 1 3 .6 1 8 8 6 191 1 1 3 .5 1 9 1 3 2 5 2 1 3 5 .2 I più alti livelli furono raggiunti durante la guerra civile, la situazione essendo allora com plicata dall’emissione della carta moneta che — com’ è naturale — faceva diminuire la potenza d’acquisto.
Nel fatto, la sospensione dei pagamenti in specie metalliche, dal 1862 al 1877, rappresenta un periodo di circolazione deprezzata, e bisogna tenerne conto per la valutazione degl’indici di quel periodo.
La riassunzione dei pagamenti in specie me talliche fu decretata nel 1879, m agia dall’ estate del 1877 furono fatti preparativi per questo cambiamento nella forma di impostazione di oro.
Nel 1879, i prezzi toccarono il livello più basso, mai raggiunto in due decadi; ma nei quattro anni successivi, i numeri indici furono alti, perchè spinti dal movimento di espansione commerciale.
La crisi finanziaria del 1884 ebbe influenza sui prezzi e li ridusse considerevolmente.
Dal 1890 al 1897, sono evidenti le tendenze al ribasso a causa della depressione europea del 1890 e del movimento bimetallista.
La storia degli anni posteriormente trascorsi, dal basso indice del 1897 a quello elevato del 1913, è troppo ben conosciuta, perchè valga la pena di richiamarvi l’attuazione.
Gli Istituti di emissione
e la circolazione bancaria di Stato.
Servizio della R. Tesoreria provinciale.
A costituire la maggiore rimanenza di dispo nibilità create dalla Banca d’ Italia dai depositi pubblici e cioè dai servizi per conto dello Stato e della Provincia hanno concorso specialmente il fondo di dotazione della R. Tesoreria provin ciale e il conto corrente per i certificati doga nali, mentre quello coll’ Amili, delle Ferrovie era minore alla fine dello scorso esercizio.
La disponibilità del fondo di tesoreria è sta ta: in issima L. 144.567.839 minima 2.837 con una diminuzione sul 1912 rispettivamante di 53.012.828, 26.098.
La media del conto corrente con l’amministra zione delle ferrovie dello Stato è stata invece massima 22.308.121, minima 3.346.003.
Le ricevitorie provinciali diedero alla fine del 1913 alla Banca d’ Italia un credito per antici pazioni di L. 1.125.627.34, 1 ¡sciarono in dipen denza di detta Banca L. 9.028.398,44.
Il Banco di Napoli riscosse nel 1913 105.856.907 lire, restò alla fine del detto anno con un credito di L. 1.216.443,48.
11 servizio del Banco di Sicilia in fine presen tava questo bilancio:
Riscossioni L. 29.499,202.62; debito di esattori morosi L. 21.373,15; credito per anticipazioni L. 86.830.506.
Il servizio delle rimesse e dei risparmi degli emigranti italiani all’ estero ha dato questo bi lancio :
rimesse L. 84.563.049.00
risparmi » 65.601.904.—
8 novembre 1914 L ’ ECONOMISTA 715
in L. 4.679.900.368 e cioè per la percentuale del 7.11 fu saldata in contanti.
Riguardo al residuo delle attività immobiliz zate e delle operazioni non conformi alle leggi si nota che in esso figuravano la Banca d’ Italia per un importo di L. 15.458.248.59; il Banco di Napoli per un importo di L. 9.510.230.65; quello di Sicilia per 9.870.613.28 lire.
Risultanze su lla gestione dei tre Istituti.
Le risultanze sulla gestione dei tre istituti sono state le seguenti:
Redditi e ricu peri.
Banca d ’ Ita lia :
Redditi... L. 54.418.265 Utili riportati . . » 590.567 S p e s e ... 55.008.832 Utile n e t t o ... . . . . 20.736.190 Banco di N apoli: Redditi. . . . • L. 16.173.902 S p e s e ... 16.173.902 . . . . 11.098.753 Utile n e t t o ... . . . . 5.075.149 Banco di Sicilia: Redditi... L. 5.754.533 S p e s e ... 5.754.533 . . . . 4.290.001 Utile n e t t o ... . . . . 1.464.532
F iliali degli istituti nelle colonie.
Bancad'Itai.ia. — Le risultanze delle opera zioni compiute dalle Filiali di Tripoli e Bengasi sono consacrate nella situazione della Banca al 20 dicembre 1913.
Al 20 dicembre il fondo di dotazione era di 500.000 lire e i depositi fiduciari erano andati sempre crescendo fino a toccare la somma di L. 1.296.835.78, così ripartita:
Tripoli Bengasi
In conto corr. fruttifero 599.540,01 223.817,47
A risparmio . . . . 287.444,40 57.133,90
Buoni fruttiferi . . . 111.400— 17.500 —
Totale 998.384,41 298.451,37
Banco di Na po li. — Il Banco di Napoli ha aperto una succursale a Tripoli ma non ha as segnato un fondo speciale alle sue Filiali.
Banco di Sicilia. — 11 Banco di Sicilia ha una Filiale a Tripoli con un fondo di dotazione esten sibile a 3 milioni. Però al 31 dicembre il Banco non aveva impegnato che L. 127.808,20.
Inoltre alla stessa data esso aveva una dispo nibilità di depositi fiduciari per lire 662.177,97 ed un complesso di debiti a vista pari a 234.839,48 lire.
Di fronte a queste disponibilità i seguenti im pieghi :
Portafoglio su piazze italiane. . L. 410.396,04
Portafoglio sull’ estero . . » 281.821,91
Anticipazioni . • ... » 866,75 In complesso L. 693.084,70
Aziende annesse ai tre Istituti.
Cassa di Risparmio del Banco di Na po li. —
Le operazioni della Cassa di risparmio del Banco di Napoli sono state le seguenti:
Credito dei depositi . . . . L. 148.329.252,25 Versamenti...» 116.305.137,60 R i m b o r s i ...» 116.619.913,08 Fondo di ris e rv a ...» 9.406.927,10 Fondi impiegati dei depositi e
della riserva per . . . . » 153.224.917,01 Nell’ attivo del bilancio della cassa erano con siderate le seguenti voci :
Beni m o b i l i ... L. 402,40 Debitori d iversi... » 6.133.339,14
Credito a g r ar io esercitato dal Banco di Na- dOLi. — Il Banco di Napoli esercita il credito agrario in 11 Provincie investendo a tale scopo, nel 1913 lire 13.034.340,63.
Cassa di risparm iodel Banco d i'Sic ilia. — La posizione della Cassa di risparmio del Banco di Sicilia era alla fine del 1913 la seguente:
Versamenti . L. 56.136.013,66
R im b orsi...» 53.999.650,30 Fondo di r i s e r v a ...» 192.159,38 Impieghi v a r i ... » 2.000.000,— Sovvenzione credito agrario . » 6.764.275,59
Credito a gr ar io esercitato dal Banco di Si
c ilia. — Il Banco di Sicilia esercita il credito in 191 Comuni dell’ Isola.
A tale scopo ha investito nel 1913 10.301.084,54 lire.
Riguardo alle operazioni nel 1913 per la liqui dazione della Banca Romana si hanno queste risultanze:
Al 31 dicembre 1913 il credito della banca d’ Italia verso la Banca Romana, dopo liquidate e p.issate alla Banca tutte le attività residue dell’ Istituto Romano ammon
tava a ... L. 66.901.293,24 a cui contrapposto il fondo co
stituito col prelevamento an nuale di due milioni (aumento dai relativi interessi) sugli uti
li della B a n c a ... » 57.013.911,71 si ha una differenza di. . . L. 9.887.381,53 che rappresenta lo scoperto o il deficit della liqui dazione.
La preziosa relazione parlamentare sull’ anda mento degli Istituti di emissione chiude la prima parte della sua esposizione notando:
Dalle precedenti relazioni annuali sull’ anda mento degli Istituti di emissione è risultato il graduale, progressivo miglioramento delle loro situazioni, dovuto alle varie disposizioni legisla tive che si sono venute emanando dopo l’ atto bancario dell’agosto 1893, al miglioramento delle condizioni economiche del paese al buon governo del credito da parte dei dirigenti gl’ Istituti stessi, nonché all’ opera assidua da parte della vigilanza governativa per T esatta applicazione delle leggi bancarie.