L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SC IEN ZA ECONOM ICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BA N CH I, F E R R O V IE , IN TE R E SSI P R IV A T I
Anno XI - Voi. XV
Domenica 7 Dicembre 1884
N. 553
Là DISCUSSIONE SELLE I M I Z I d
Senza abbandonarci ad apprezzamenti generali ve diam o rapidamente quali furono i principali punti che nella Camera dei Deputati vennero svolti fino a qui nella discussione generale sulle convenzioni per l’ esercizio ferroviario.Non dubitiam o che offrirà argom ento di m olto m aggior interesse la discussione particolare degli articoli, la quale darà cam po tanto ai sostenitori dei contratti com e agli avversari di dirci delle cose nuove.
L e questioni generali sulle convenzioni furono così a lungo trattate durante tutto il periodo di gesta zione e durante la procedura parlamentare, che v e ramente non era da aspettarsi di udir cose nuove se i più autorevoli m em bri del Parlam ento non prendevano la parola. E fino ad ora gli uom ini prin cipali di ciascun partito rim asero in silenzio.
Egli è per questo che noi stimiamo opportuno non già di esporre un riassunto dei discorsi che ven nero fa tti, ma un breve esame delle ragioni che vennero esposte così in favore com e contro le con venzioni Genala.
Tralascerem o però di occu parci della questione risollevata dall’ on. Di Biasio sull’esercizio privato e governativo, a proposito di che 1’ oratore non disse veram ente cose nuove. S olo noterem o ch e ci parve cadesse in contradizione eoi fatti quando affermava ch e parecchi non si sono fatta una chiara idea del l’ importanza del problem a ferroviario in Italia, e ch e si fa male a mettersi di nuovo alla prova, con tentativi che ci riuscirono sem pre a male.
E la contradizione la troviam o in ciò che se l’ o n .D i Biasio è convinto della importanza som m a del proble ma ferroviario,deve anche com prendere la urgenza di risolverlo definitivam ente, dopo tanti e tanti anni nei quali si studia, non solo senza nulla con clu dere di concreto, ma anche m ettendo di nuovo in discus sione quello che è già stato risolto con un articolo di legge, dopo un ampio dibattito e dopo aver r e spinto con appello nom inale l’ ordine del giorno del- l’ on.C adolini, che voleva non fosse decisa la questione di massima.
E troviam o ancora contradizione in [ciò, che l’ ono- revole Di Biasio trae argom ento a favore della sua tesi sull’esercizio governativo dalla cattiva riuscita degli esperimenti fatti in Italia. E dimentica niente altro che qu esto: che dopo l’ ordiuam ento ferroviario 18 7 6 , la cattiva riuscita avvenne sem pre sulle linee dello Stato (Alta Italia), la buona riuscita sulle linee dei privati (M eridionali).
E bene osservò a questo proposito l’ on. L ugli che qualche cosa pure doveva insegnarci la esperienza che in Italia e all’ estero si è fatta c o ll’ esercizio di Stato, quando non intervengono a consigliarlo m otivi di politica econom ica e condizioni speciali di paesi, che fortunatamente non possono invocarsi per l’ Italia. E noto infatti che l’ esercizio governativo della Ger mania, la quale viene tanto spesso citata ad esem pio, non è solamente dovuto alle idee esagerata- mente protezioniste che colà ora prevalgono, e al socia lismo di Stato che v i d o m in a , ma ad una ragione di alta politica, quella che consigliava il principe di Bism arck a tentare che le ferrovie diventassero un servizio dell’ im pero, a detrim ento della autonom ia dei diversi Stati di cui l’ im pero è com posto.
Bene fece l’ on. Gabelli a saltare a piè pari tutta la questione della form a di e sercizio, sebbene egli sia partigiano dell’ esercizio di Stato, e ad afferm are che ornai devonsi discutere le Convenzioni e ved ere se esse sono quali l’interesse del paese richiede.
P e r ò , a nostro c r e d e r e , ebbe torto nel fermarsi così a lungo sul punto della divisione dell’ esercizio e ad attribuire la opposizione, che presso alcuni in contrano le C onvenzioni, al fatto che la proprietà delle linee rim ane allo Stato. L ’ on. Gabelli ha forse ra gione nell’ esprim ere 1’ opinione che sarebbe stato m eglio vendere le ferrovie, ma ha torto di non es sersi capacitato che anche questa discussione è oziosa, poiché la vendita è difficilissim a, im possibile anzi nelle condizioni che sole avrebbero trovata l’ ap provazione del Parlam ento.
Ma la obiezione principale che l’ on. G abelli m osse ai contratti fu la insufficenza dei fondi di riserva. Però, bisogna dirlo, non portò in questa afferm azione tutta quella prova che da lui attendavam o, e non seppe contrapporre ai m inuziosi calcoli che su questo ar gom ento ha esposti nella relazione l’ on. C urioni altri calcoli che valessero a distruggere i prim i. Disse che non bastavano, ed espose fatti speciali che, isolata mente considerati, hanno l’ apparenza di contraddire alle disposizioni dei contratti, ma perdono ogni im portanza quando si abbia in mente ch e non trattasi di appaltare l’esercizio di questa o quella linea, ma di tutte le ferrovie italiane. D’ altronde ci sia per messa una considerazione, che I’ on. Gabelli, il cui spirito largo tutti c o n o s c o n o , senza dubbio troverà convincente.
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corressero i fondi per le spese che si rendessero necessari agli scopi indicati dai fondi di riserva e dalla Cassa per gli aumenti patrimoniali ?
Se sì, com e non vi è dubbio, a che si riduce l’ obiezione dell’ on. Gabelli ? A ciò che mediante le nu ove C on ven zion i, il G overno ha provveduto in m odo da avere sem pre sotto mano già bella e ri sparmiala quasi tutta quella somma che può o c corrergli per le spese anzidette senza ricorrere al bilancio.
E notisi che diciam o quasi tutta, sem pre suppo nendo che la affermazione dell’ on. Gabelli sia giusta, mentre il G overno avrebbe potuto m ostrare di otte nere vantaggi molto m aggiori — però apparenti — di quelli che non abbia fatto aggiungendo per il pro dotto iniziale, al 27 1ji per cento di prodotto netto dello Stato, il 1 0 per cento dei fondi di riserva.
Felicissim o fu l’ on. Gabelli nella sua carica a fondo contro il sistema dell’ on. Baccarini nelle nuove costruzioni. Nel parlare contro le Convenzioni l’ ono revole Gabelli non poteva m eglio com battere il capo degli avversari.
Se non che è stranissimo che l’ on. Gabelli, il quale ha riconosciuto che il sistema Baccarini era rovin oso, non si sia detto : — ora l’ on. Baccarini è il m igliore m inistro che si possa trovare per le c o struzioni fatte dallo Stato, d u n q u e. . . . bisogna dare queste costruzioni alla industria privata per avere una probabilità di m igliore riuscita.
N on ci occupiam o dei discorsi che vennero p r o nunziati da altri oratori contrari o favorevoli alle Convenzioni, parendoci che nulla sia stato detto che i nostri lettori non sappiano o che valga la pena di rilevare o di com battere. Infatti gli on. Panattoni, Malli e Lanzara Oliva, Mussi non hanno fatto che ripetere cose notissime od hanno profittato della rettorica per cavare con qualche frase l’ effetto del m om ento.
P erò ricordiam o il discorso dell’on. Prinetti, il quale veram ente, anche parlando indifesa delle C o n venzioni, seppe mantenersi in un concetto elevatissi m o, esporre giudizi sensati e dir cose anche nuove. L ’ on. Prinetti dopo aver esaminati molti punti dei contratti, com e la percentuale, la vendita del ma teriale m obile, le tariffe, l’ industria nazionale e cc. term inò con queste parole :
« Dichiaro che voterò il progetto, perchè è un passo verso il decentram ento e approvo il Ministero per averlo presentato alla Camera. »
f i* 4 f S l® ilf lS à
all’Esposizione Generale Italiana in Torino 1884
F r u t t i c o l t u r a
La frutticultura oggidì non può essere che un ramo del l ’agricoltura ; e un ramo che ogni giorno acquista sempre maggiore importanza.
G-. Ca n t o n i
Nel fragore della lotta che anche in Italia si va accentuando fra coloro che voglion o proteggere l’agri coltura coi -dazi d’ entrata e coloro che ne v orreb bero m igliorare le condizioni con una specie di tra
sform ism o agricolo, si ode frequentem ente il g rid o: estendete le coltivazioni degli ortaggi e delle piante da frutta !
Ed in vero le condizioni naturali di buona parte del nostro paese dovrebbero eccitare l’ agricoltore a fare m olto di più di quello che non fece per il pas sato in questo ram o d’industria agricola. — L o sm ercio delle frutta è scarso, dirà taluno— l’ Am erica tra breve ci farà concorrenza anche nella vendita di codesti pro dotti, rispondono altri. — Ma, com e osserva Jacini, se i frutticullori si fossero data m aggior cura di p ro durre frutta più pregiate, non solo avrebbe potuto esser m aggiore il consum o all’ interno, ma avrebbe potuto aumentare moltissim o lo sm ercio all’ estero. E alla seconda obiezione si può rispondere] che fino a quando il consum o della Germania, Austria, R u s sia, e cc., si mantengano enorm i com e attualm ente, in ispecie per le ciliegie, le susine, le pesche, le albi cocch e , e c c .; fino a quando la Francia e l’ Inghil terra, che in fatto di frutticoltura ci sono pure maestre, im porteranno in fruita e legum i, com e nel 18 8 2 , la pri ma per L . i 2 5 ,9 0 6 ,0 0 0 , la seconda p e rL . 1 9 3 ,5 7 5 ,0 0 0 ; Uno a che gli Stati Uniti si lim iteranno a spedirci i loro carichi di m eli, che por la massima parte v en gono a form ar sidro ; fino a che persisteranno tali co n d iz io n i, si può ripetere , colla sicurezza di dare un buon con sig lio : estendete la coltivazione delle piante da frutta.
Ma, oltre all’estondere, bisogna migliorare. Bisogna saper trarre partito dalle condizioni di clim a e di te r r e n o , adattando opportunam ente le piante, s c e gliendo le varietà più produttive o più ricercate, con servando i prodotti con mezzi razionali, ecc.
Se le Esposizioni fossero effettivam ente, com e si dice, altrettanti inventari fedeli della potenza produt tiva di un dato p a ese , quella nazionale tenutasi in Milano nel 1881 ci avrebbe rivelato che in Italia, in fatto di frutticultura, eravam o m olto addietro. E quella di T orino, chiusasi recentem ente, ci avrebbe significato che qualche cosa di più sappiamo fare in codesto ram o dell’ agricoltura ; che v i sono anzi dei frutticultori veram ente p ro v e tti, ma che questi sono in ben p iccolo num ero.
Però le esposizioni nazionali e di frutticultura , com e quelle zootecniche, che am m ettono in chi espone la possibilità di contrarre delle forti spese e di cor rere dei grandi rischi col trasporto da luoghi lon tani di animali o di piante, non possono riuscir mai a darci quello che si d esid ererebbe: riescono se m pre, dal più al m eno, regionali e perciò incom plete. Così accadde della frutticultura a T orino, dove la parte più importante della mostra, e cioè quella dei frutteti, era formata da espositori del solo Piem onte e Lom bardia.
V ediam o tuttavia se era il caso di dire : pochi ma buoni — e se da quanto fu esposto si poteva inferire la probabilità che si raggiunga in avvenire quel grado di progresso nella produzione delle frutta, cui l’ Italia avrebbe il dovere e l’ interesse di arrivare.
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celienti perchè in esse i ram i inferiori della pianta, che si troverebbero nella posizione m eno favorevole, essendo più lunghi dei superiori, restano in vece per fettamente equilibrati. D elle buone spalliere a cordoni obliqui, delle piante a piramide, a vaso, dei cordoni
orizzontali di m elo, e cc., com pletavano la parte es
senziale della mostra , nella quale 1’ esattezza delle form e, l'equilibrio nei ram i che form ano Varmatura delle piante ed il diligente allevam ento delle ram i ficazioni fruttifere costituivano le m igliori caratte ristiche.
D ove non si potrebbe andare d ’accordo col B or soni si è nell’ allevam ento di un pesco disposto a spalliera, in guisa da form are coi ram i la parola
Umberto. Si trattava di una bellissim a pianta, v i
gorosa, sanissima, che poteva essere ammirata da un dilettante di frutticultura, ma non da un indu striale perchè, oltre alla perdita di tem po che essa esigeva pel suo mantenim ento, lasciava non utiliz zata la metà circa dello spazio della spalliera. — In frutticultura n on bisogna confondere la regolarità delle form e colle form e bizza rre: la prim a costitui sce un pregio, le seconde si risolvono sem pre a scapito del tornaconto, scopo ultim o dell’ impresa.
Quello che abbiam o trovato invece com m endevole nella mostra Borsani era un berceau posto all’ in gresso del suo frutteto e che, invece di essere co perto della classica vite vergine o del vecch io fa -
giuolo di Spagna, era com pletam ente coperto da
diverse palmette di pero ad alto e basso fusto. L ’ idea e l’ esecuzione furono eccellenti, e noi le vorrem m o vedere imitate, perchè trattasi di cosa nella quale 1’ utile ed il dilettevole possono effettivamente andare d’ accordo.
La Ditta B urdin di T orin o ed il C om m . Cirio esposero anch’ essi delle piante da frutta coltivate colle form e più raccom andabili. P erò m ancavano di q u ell’ esattezza e diligenza nell’al lev amento che ab biam o notato nel Borsani. Buoni i saggi di vari si stemi di educazione della vite che 1’ uno e l’ altro espositore presentarono, sistemi applicati sp e cia l- mente alle uve m angerecce, la cu i coltivazione è da noi ben lungi dal raggiungere quel grado di perfe zione che si am m ira in altri paesi. Nel frutteto Ci rio era degna di nota una controspalliera in ferro, costrutta dai fratelli B orello d’ Asti secondo il m i gliore sistem a? su di essa è possibile applicare con tutta facilità una tela di canapa che può rendere im portanti servigi, preservando le piante dalle brine o dalle pioggie, le quali si sa quanto riescano fu neste durante la fioritura.
I fratelli R od a , che in Italia fecero vantaggiosa mente con oscere m olti sistemi di frutticultura d’ o l- tr’alpe, esposero a T orin o delle piante di nessun m erito speciale, se si eccettua quello di esser co l tivate in vaso. Per conseguenza debole ne era la vegetazione, il che però veniva com pensato ad usura da una fruttificazione pronta ed abbondante. Si è calcolato che il frutteto Roda, della superficie di 4 0 0 m. q. e form ato di 4 0 0 piante, possa portare 3 0 0 Chg. di frutta. Quante delle nostre piante sca pigliate che si trovano sparse ne’ nostri poderi po trebbero vivere in quello spazio ? E che prodotto
annuo darebbero, e di ch e qualità ?
L e piante da frutta in vaso d ovrebbero sostituire un po’ alla volta buona parte delle piante da fiori dei nostri giardini ; esigerebbero m inori spese, da rebbero un prodotto apprezzabile e, in vista della
ricerca che specialm ente in Russia ed in Inghilterra si fa di cotali piante per poter presentare ai com mensali le loro frutta fresche, C irio pagherebbe assai bene chi avesse a fornirgliene per ¡spedirle nel nord d’ Europa coi fru tti ancora attaccati.
Una bella varietà di m eli, presentata dai fratelli Roda, è quella agostana di cui erano esposti dei frutti del 1 8 8 3 , egregiam ente conservati. E una varietà che m eriterebbe d’ esser propagata. E qui tom a in a ccon cio di notare che in generale tutti gli espo sitori di T orin o presentarono piante appartenenti alle m igliori varietà conosciute, m ostrando di dare la preferenza a quelle a maturanza tardiva, nelle quali sta veram ente l’avvenire della nostra fru tti- cu ltu ra: Doyenué d'hiver Passe Crassanne , Ber
gamotte Esperen ecc. Si tratta però sem pre di nom i
francesi, il che dobbiam o dep lora re; e questo non già per eccesso di sentim ento nazionale, bensì p e r chè siam o convinti che in paese esistono varietà non m eno pregiate delle estere ; siam o convinti che basterebbe ricercarle con una certa cura nelle no stre cam pagne e darsi al loro m iglioram ento per ottenerne degli splendidi risultati, senza contare che anche da noi colla m oltiplicazione per sem e si po trebbero creare delle buone varietà da battezzarsi a n - ch’ esse italianamente. Si toglierebbe così, fra gli altri, l ’ inconveniente di v ed er storpiati dai nostri frutti- cultori tanti nom i di frutta, il che contribuisce ad aumentare la confusione della nom enclatura orticola già per sè stessa m olto com plicata.
Ritornando ai fratelli Roda, dobbiam o osservare ancora che il loro frutteto, invece di avere le aiuole disposte da nord a sud com e ordinariam ente si pra tica, le aveva orientate in m odo ch e ognuna di esse corrispondeva ad un diverso punto cardinale, in guisa che si incrociavano. È da dubitarsi m olto che una tale disposizione possa presentare seri vantaggi. Un espositore che ha fatto parlar m olto di sè in questi ultim i anni è 1’ avv. G enesy di T orino. A l - P Esposizione presentò delle piante educate ad albe rello e adatte specialm ente alla cultura estensiva. Da quest’ espositore (ch e certam ente non con corse coi m igliori cam pioni dei suoi vivai perchè diversi alberelli, e specialm ente un pero a piram ide, erano carichi di m uschi e cc .) prese nom e un sistema di frutticultura che fu portato ai sette cieli da alcuni e vituperato da altri. In medio stai virtus, secondo noi. Il sistema G enesy consiste nel piantare alberi innestati sul franco (selvatico), alternati con altri innestati sul cotogno pei peri, e sul paradiso o sul
doleino pei m eli. D opo qualche tem po le piante in
nestate sul cotogno, paradiso e doleino debbono v e nire estirpate per lasciar posto a quelle innestate sul franco. E ciò su ccede appunto quando le prim e arrivano al massimo di produzione. Questo è un inconveniente gravissim o, al quale si deve aggiun gere l’ altro che gli innesti sul franco fruttificano dopo molti anni e ch e le piante coltivate ad albe
rello (c h e col sistema G enesy diventa dopo tutto un alto fusto) non solo produ con o frutta di 2 .a qualità
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che in agricoltura non vi è nulla di assoluto — tutto è relativo alle condizioni di luogo, di mercato di danaro, ecc. ecc.
Un abile frutticultore è il Ram ello di Biella che, in piccoli esemplari, m ostrò quanto esposero Cirio e Burdin. Prem iato meritamente a Milano nel 1881 con medaglia d’ oro per la più com pleta collezione di frutta, a T orino non ebbe cam po di farsi m olto notare per cause diverse.
Piante di vivaio m olto promettenti esposero Marco Trentin di San Dona di Piave, Ilittatore di P a n ca - beri, P ecori di Firenze (u livi), il Dott. Bizzetti di T orino (viti americane da sem e) ecc.
Non crediam o di occuparci delle piante ornam en tali, aiuole decorative ecc. sia perchè ci manca lo spazio, sia perchè delle vere novità interessanti non ne riscontram m o. N oterem o solo com e i fratelli Boda si siano distinti con un p iccolo giardino, nel quale seppero accoppiare ingegnosam ente il genere ru stico-a lpin o (naturale) ai genere inglese (artificiale) dando così un bell’esem pio del com e anche in uno spazio ristretto si possa creare un giardino nel quale l’ imitazione della natura non soverchi l’ innegabile bellezza di certi tappeti a m osaico, nè questi tedino il visitatore colla loro simmetria.
C’ era dunque qualche seria promessa a T o rin o ? Ci pare di sì. A lcuni frutticultori hanno dimostrato che anche da noi è possibile ottenere m olto in fatto di frutticultura. Spetta ora ai proprietari l’approfit tare del materiale creato in paese. Se non lo faranno, sarà peggio per loro, perchè, com e abbiam o detto fin da principio, il m om ento di sviluppare quest’ indu stria è propizio: nè l’ inerzia potrebbe trovare scusa nella mancanza di mano d’opera abile, poiché G o verno e privati v i hanno provveduto creando, il prim o la scuola di pom ologia e orticultura di Firenze e quella di Sant’ Ilario L igu re — i secondi quella di Sant’ Orso (S ch io) dovuta al senatore A . Bossi, e quella di Varese, sorta per donazione del Cav. Ponti Andrea. L e condizioni naturali favorevoli esistono, i mercati sono aperti, l’ opera illuminata dell’ uom o non manca; che cosa altro è necessario? Mettersi all’ opera, col ferm o proposito di creare una nuova industria molto più lucrosa di quella della produzione dei cereali e ch e per m olto tempo non farà invocare, com e questa, 1 esaltazione di certi santi protettori caduti dall’ al tare, speriam o, per non rialzarsi mai più.
I DAZI F R AN C E S I
D opo avere esposta la nostra opinione intorno alla proposta del rialzo dei dazi francesi sugli animali vi venti e sulle carni fresche e salate, ci parve prezzo dell’ opera l’ andare raccogliendo le opinioni espresse in proposito da autorevoli consessi presso i nostri vicin i. E com e riferim m o quanto ne fu detto in seno della Società di E conom ia Politica e del Con siglio M unicipale di Marsiglia, così ci piace tener conto di una lettera indirizzata ai Deputati dalla Camera di Com m ercio di Bordeaux.Essa com incia col m aravigliarsi profondam ente che un tale progetto di legge sia stato presentato nel m om ento stesso in cui da ogni parte si lamenta il caro della carne e di alcune derrate di prima n e
cessità. Fatta per ora astrazione della ingiustizia che vi sarebbe nel prelevare sulla massa dei consum a tori francesi una imposta considerevole in favore non già del tesoro pubblico, ma di una frazione relati vamente piccola di proprietari territoriali, ed esa m inando la questione in sè stessa, la Camera di Bordeaux mette in rilievo un fatto innogabile, cioè il rialzo costante da 25 anni di tutti i bestiami e della carne da m acello. Essa protesta contro una espressione del sig. Meline e x -m in istro e presenta tore del progetto, secondo il quale non si sarebbero ancora raggiunti i corsi elevati di altre epoche. Se condo nn quadro redatto recentem ente dal m unici pio di Bordeaux, il bestiame non ha cessato di au mentare di anno in anno dal 1 8 5 9 . E cco i prezzi per decadi fino al 18 8 3 .
B ovi Vacche Vitelli Montoni
1859 1 32 fr. i 1 00 eh. 108 fr. 146 fr. 1 6 4 fr. 4869 162 1 5 6 » 1 8 0 » 1 6 8 » 1879 1 8 0 » 1 6 2 » 1 9 0 » 1 9 6 » 1 883 1 8 8 .» 168 » 1 9 6 » 1 9 6 » L ’ aum ento dunque in 25 anni è stato del 4 2 ° / pei bovi, del 60 per le vacche, del 3 4 pei vitelli, e del 20 pei m ontoni. Altri im portanti docum enti anche officiali conferm ano la verità di queste cifre. Da un quadro delle Dogane risulta che le im porta zioni in Francia del bestiam e straniero hanno pro gredito debolm ente dopo il 1 8 69, m algrado l’ accre scim ento incontestabile del consum o interno, ed è del pari da notare che nel 1 8 8 3 v i è stata una dim inuzione considerevole delle im portazioni e delle esportazioni. Non potrebbe essere la conseguenza del rialzo della tariffa nel 1 8 8 1 ? A Bordeaux, per es. essa ha rallentate le importazioni Spagnole.
Un n u ov o aumento non solo sarebbe un danno nazionale, in quanlo colpirebbe tutti i consum atori di carne, ma sarebbe una perdita per l’ agricoltura e un ostacolo disastroso per l’ industria dell’ in grasso del bestiame. — B prim o è un fatto che si capisce subito e che del resto l’ esperienza conferm a, e alla Camera di Bordeaux la teoria del sig. M élm e, secondo la quale la concorrenza interna concilia gli interessi del produttore e del consum atore, non sem bra m eno assurda e paradossale di quel che sem brasse a noi. Secondo cotesta strana dottrina non si avrebbe che ad adottare un sistema di dazi protet tori per avere tutte le cose a m iglior m ercato degli altri paesi ! ! . . .
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fr. 8 ,ò 0 ogni 1 0 0 cbilogr. trova cosi il mezzo di
risolvere la questione delicata dell’ introduzione di retta delle carni salate d’America con soddisfazione di tutti, cioè a dire con soddisfazione dei salatori
francesi ; prova evidente ohe il vero m otivo della proibizione è stato un m otivo protezionista e non una trichina im m aginaria, di cui non si è provata resi stenza in alcuno dei nostri porti d’ im portazione. » Gli animali viventi poi sono per l’agricoltura quel che le m acchine sono per l’ industria propriam ente detta ; non conviene dunque renderne più difficile l’ importazione, perchè in tutti i paesi di avanzata civiltà il num ero degli anim ali utili tende a sce mare e conseguentem ente ad aumentare il prezzo della carne da m acello, e mentre la industria cerca di paralizzarne il danno col cercar fuori le carni fre sche gli animali dom estici non sono abbondantissim i ch e nei paesi vasti ed ancora poco popolati : dove la popolazione cresce e con essa la coltura intensiva, si è costretti a chiedere fuori una gran parte di questi animali, perchè si ha più interesse a darsi ad altri rami della industria agricola. È per questo che in Francia, per ciò che tocca alla razza ovina, si mira a produrre carne da m acello e non lana, che si può avere di fuori, tantoché il peso dei m on toni è molto m aggiore che non nei tempi andati. Mettendo un alto dazio sulle lane straniere, si por terebbe un colpo funesto alla industria e si obbli gherebbe il paese a lasciare in parte la grande col tura per procurare passaggi agli armenti.
Finalmente coll’ adozione del progetto di legge si recherebbe un danno agli industriali francesi, che com prano del bestiame m agro alPestero per ingras sarlo e dirigerlo in seguito sui m ercati interni di grande consum o.
« Il nostro stupore è stato grande, dobbiam o dirlo, di trovare nella esposizione dei m otivi del Ministro dell’ Agricoltura 1 0 8 anni dopo il celebre editto di T u rgot sulla libertà del lavoro, la frase seguente :
« Il G overno non intende per nulla chiudere la porta alla im portazione del bestiame straniero .in F ran cia; vuole soltanto raffermare e sostenere i corsi
del nostro mercato, aum entando insiem e i proventi
del T esoro. »
Il che vuol dire che lo Stato deve intervenire negli affari dei particolari, provocando il rialzo o il ribasso delle derrate, nuocendo agli uni per avvantaggiare gli altri ! Che cosa risponderà agli operai che gli chiederanno un salario remuneratore e 1’ espulsione degli stranieri che fanno loro concorrenza ?
La Camera di B ordeaux accenna poi ai pericoli di rappresaglie e ai danni di una guerra di tariffe. M eglio varrebbe insegnare agli agricoltori che l’ unico mezzo di salute sta in uno studio più profondo della scienza agricola e nella im itazione dei m etodi che si praticano nei paesi più avanzati.
« A iutandosi così da sè stessi, guadagneranno ben più di ciò che il Ministro di A gricoltura vi propone di attingere a profitto degli allevatori nei risparm i del popolo francese ; e questo benefizio in vece di costare privazioni e lacrim e ai più poveri dei nostri con cit tadini, sarà ottenuto gratuitamente dalle forze naturali in cam bio d’ un lavoro p iù giudizioso e perciò più produttivo. »
A questo punto la Cam era di C om m ercio di B or deaux si arresterebb e, m a nota che il sig. M éline sem bra rim piangere di non poter dom andare di fare
pei grani quel che propone circa al bestiame, e che alcuni grandi agricoltori secondati da vari m em bri del Parlam ento reclam ano anche una legge di care stia. E qui la prelodata Cam era, ripresi i dettami della scienza, avente il buonsenso a caposcuola, si mara ■ viglia della strana contradizione di una dem ocrazia gelosa dell’ eguaglianza fino all’ esagerazione, e nem ica di ogni superiorità, che domanda ogni giorno la isti tuzione di una sorta di decim a a profitto di un p ic colo num ero di privilegiati I
Noi non insistiam o di p iù , ben contenti che l’ a u torevole rappresentanza di una importantissima città della Francia protesti con copia di argom enti e di cifre contro questa corrente di protezionism o che ir rom pe e corrom pe.
Ripetiam o quello che altra volta dicem m o : Alla buon’ ora! — i difensori delle libertà econom iche non sono solamente dei dottrinari! Pare orm ai che in quelle file m ilitino anche degli uom ini pratici 1
DEL CREDITO PER L’ AGRICOLTURA
e in particolare del Credito agrario
L ’ egregio econom ista L eroy-B ea u lieu nel su o pre- gievole Trattato della Scienza delle Finanze, mostra qualm ente presso gli econom isti e presso i paesi d i versi non siasi ancora d’ accordo nel classificare un* im posta e delle principali, se abbiasi cioè a porla tra le dirette ovvero tra le indirette. V ’ è un m odo am m inistrativo, uno scientifico, dice ancora L e r o y - B eau lieu, tanto nella definizione che nella registra zione. L e im poste di patente, di successione, di d on a zione ne sono esem pio.
A ccade all’ incirca così se si discorre di Credito fon diario e di Credito agrario, poiché infatti il Credito fon diario che ha per ipoteca i terreni, mira indirettamente all’ agricoltura, l’ agrario direttamente. L o dim ostrerem o. Il Credito fondiario è im m obiliare, l’ agrario m obiliare, ed una Società di Credito agrario fa più sovente anti cipazioni sulle proprietà dei piccoli possidenti che non una banca fondiaria. — Contraddizione. — Insomm a sem brerebbe che l’ agricoltura fosse il legam e asso luto che unisce un credito all’ a ltr o , eppure i due istituti posseggono coll'in d irizzo diverso, una diversa fondazione e per legge dello Stato e, per gli Statuti che li reggono.
F ra il Credito fondiario e il Credito agrario oltre il legam e dell’ agricoltura v i sarebbe dunque un rap porto nel prestito fatto sulla proprietà. Il mutuatario verso l’ istituto di Credito fondiario od agrario m u tuante, godrebbe col prim o di un credito reale, col secondo di un credito personale. Così si dice, ma non avviene sem pre c o s ì , poiché la differenza non istà per due possidenti mutuatari, grande l’ uno, p ic colo P a ltro , nell’ offrire in ipoteca i fondi rurali propri, ma nell’ entità del credito ottenuto, posto nel prim o caso sopra metà o un quinto del valore della possessione, nel secon do parte, s’ intende, sul valore effettivo dei cam pi, parte sulla stima persorale, sul
valore m orale cognito o presunto del debitore.
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ch e le nominative passino in mano altresì di chi cerca im piego ai rispa rm i, quelle al portatore dei più grandi possidenti, cui servono d’ im piego tran sitorio per correre dietro alle speculazioni di borsa. Infatti non è il valore dei fondi rustici, nè la pro babilità di m aggiori o m inori raccolti che produce le oscillazioni delle cartelle fondiarie. Se fossero tanti recapiti girabil, dei buoni di banca, rappresentereb bero assolutamente una proprietà m obiliare e im m obiliare insiem e. I buoni agrari invece non si adattano alla speculazione, e sono a provare un de bito contratto presso la banca o la società in van taggio dell’agricoltura.
Ma non parliamo più di confusione, cerchiam o se fosse possibile piuttosto una com binazione d’ interessi tra un credito e l’ altro e tra le società che 1’ eser citano.
Si è detto che il credito agrario si esercita a fa vore dei piccoli possidenti, ma questi non possono sem pre ricorrere alle società o alle banche non vi cine , quindi si riferiscono ai particolari mutuanti, talvolta non abbastanza discreti nel richiesto interesse. Presso le agenzie delle banche fon d ia rie , se anche il loro bisogno di credito supera le L . 1 ,0 0 0 , si manca di uffici per l’ iscrizione ipotecaria o è troppo il diritto da pagarsi rispetto alla somma di cui s’ ab bisogna. A vviene così che il credito agrario a favore dei piccoli possidenti si esercita necessariam ente da particolari, eziandio perchè per una som m a di L . 400, per esem pio, e sopra ipoteca egualm ente, si viene a pagare all’ uffizio la tassa fissa di L . 2 ,4 0 e un 5 per 1 0 0 0 più 2 decim i addizionali se l’ iscrizione ipote caria supera le L. 40 0 . L e spese di bollo poi sono p er qualunque formalità di un centesim o per ogni due linee di scritto, più gli em olum enti dovuti al Con servatore delle ipoteche in L . 1,2 5 per qualunque som m a.
Fatto paragone tra le spese pei mutui presso i par ticolari e quelle presso una banca di credito fondia rio, si con osce subito se convenga che le società di Credito agricolo crescano, pure per tal m otivo , in num ero ed in importanza, conservando al saggio del l’ interesse fermezza e legalità. Secondo Leroy-B eaulieu i prestiti ipotecari sarebbero in Francia esenti da
tassa, mentre noi sono le obbligazioni em esse dal
credito fondiario; e dice essere stata deliberazione del l’Assem blea Nazionale essenzialmente rurale nel 1 8 71. Sarà parsa una necessità-. Da molti si desidera una riform a delle leggi che riguardano l’ipoteca; così una riform a dello Statuto per il Credito fondiario recherà forse un cam biam ento nel lim ite m inim o di L . 1 0 0 0 per il prestito, il che dee recare un abbassamento di spesa per la tassa governativa, ec. È la maniera di separare il credito reale dal personale, il eredito im
mobiliare dal mobiliare, facendo di ciascuno 1’ oggetto
unico dell’ uno o dell’altro istituto.
Non v ’è del resto nulla di male che un istituto agrario presti ai possidenti m aggiori e m edii, oltre ai piccoli ed ai m inim i; un istituto fondiario invece non può legalmente piegarsi al credito personale o m obiliare, l’ ipoteca essendo indispensabile. S i cerch i alm eno che i p iccoli possidenti trovino il proprio utile a ricorrervi per som m a m inore delle L . 1000, divenendo clienti mediante le stesse agenzie nu m erose.
Un istituto fondiario sopra ipoteca di prim a iscri zione presta ad un interesse m ediocre ed em ette tante cartelle corrispondenti al valore dei beni ip oteca ti,
che cede a richiesta di ch iu n q u e, concedendo un interesse per regola inferiore all’ l per 100 a quello stabilito pei prestiti fatti sopra ipoteca che è del 5 o del 6 . Il danaro prestato ai possidenti dà all’isti tuto di Credito fondiario un titolo di Credito per una som m a computata sul valore dei loro fondi ru stici, recante 1 per 1 0 0 più d’interesse di quello che l’ istituto stabilisce pei suoi tìtoli di debito verso sè m edesim o, cioè per le cartelle fondiarie. L ’ istituto in questa specie di operazioni sem bra guadagnare q u e ll'1 per 100, più quanto gli rim ane di cent. 60 percepiti per ogni 1 0 0 lire di capitale prestato, pre levata la spesa per le tasse d ’ ipoteca, di registro e bollo in cent, l o che in abbonam ento si riducono a 10. I cent. 45 ritiene per diritto di com m issione e per l’ am m inistrazione dell’istituto.
Per l’ em issione delle cartelle una banca di Credito fondiario è simile a qualunque altra d’ em issione, ma diversifica nell’ avere, oltre al capitale in cassa com e patrim onio, il pegno di m olti fondi rurali con pro pria ipoteca in rapporto della som m a com plessiva delle cartelle emesse, e diversifica altresì per fornire capitali in prestito soltanto alla proprietà stabile sotto qualunque form a. Ora sopra i cinque m ilioni di pro prietari che abbiam o in Italia si vorrebbe conoscere quanti potrebbero e sserei p iccoli, (costituiscono il m ag gior num ero) i quali avessero a ricorrere, non ispa- ventati dalle spese, agl’ Istituti o alle agenzie per il credito fondiario. Gl’ Istituti fondiarii sono altrove in dipendenti : in Italia si credette d’ innestarli nelle banche m igliori già esistenti nelle principali provin- cie. Autorizzate per legge quelle sole all’ esercizio del Credito fondiario, dopo quindici anni vien fuori la proposta parlamentare di togliere per num ero ogni restrizione alla libera concorrenza e per luogo ogni zona determinata. Si vorrebbe favorire più I’ a g ri coltura, ma secondo noi, il m aggiore vantaggio da recarsi ad essa risiede nel Credito agrario ed agricolo.
Stando all’ opinione di m olti statisti, lo sviluppo dell’ agricoltura sarebbe in ragione diretta della som m a del debito ipotecario. La prosperità agricola, si af ferma , dipende dalla som m a m aggiore dei valori ipotecati, perchè i prestiti che si contraggono colle banche fondiarie sono tutti rivolti al m iglioram ento delle terre. — N on lo crediam o. — Se al m om ento di aderire al prestito sopra ipoteca la banca richie desse al possidente che diverrà suo mutuatario colla designazione speciosa dei fondi rustici, coi docum enti relativi alla legittim ità, alla provenienza, alla stima di quelli, il reale m otivo del prestito dimandato, la banca otterrebbe un docum ento in aggiunta di quello che riguarda la libertà e lo stato ipotecario della possidenza, e per tal m odo si potrebbe almeno p re sum ere, che il credito fondiario fosse in gran parte rivolto a benefizio dell’ agricoltura.
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mento di mal fondato onore, a ricorrere al prestito con ipoteca anziché ad una vendita parziale di ter reni, non coatta ma volontaria, a tempo e a patto conveniente. A vviene così che il 5 o il 6 per 100 pagato alla banca non trova nei prodotti un prezzo rim uneratore, perchè il prestito non fu volto all’ agri coltura, sibbene a restaurare le mal condotte finanze del possidente prodigo.
Merita singolare m enzione a tal proposito la costu manza del Canada pei terreni in vendita. Per questi è fatta grande facilitazione ai cittadini e forestieri riguardo al pagamento im m ediato di un quinto sol tanto dell’ acquisto; ma all’ acquirente s’ im pone l’ o b bligo di recarsi ad abitare i fondi rustici appena ne diventa possessore. Altro dovere più importante per esso è quello di porre a coltura entro i prim i quattro anni non m eno di una quinta parte della possidenza, e a fabbricarvi una casa colonica di cu i si fissa la larghezza e la lunghezza rigorosam ente. R iesce un vincolo tutto questo alla libera volontà dei nuovi pro prietari, ma ne consegue l’ utile del paese e di essi. A chi lesse la Relazione -finale sui resultati dell’in
chiesta agraria sarà caduto so tto cch io quel che l’ il
lustre conte Jacini vi scrive (V . pag. 1 7 5 ) a m odo di conclusione : « Fra tutti i m odi possibili di far propaganda a favore del progresso agrario e del m i glioram ento delle classi agricole, risulta dall’ Inchiesta, che non e’ è alcuno che valga quanto l’ esem pio dato da quei proprietari solerti, i quali hanno assunto l’ im presa poco lucrosa di m igliorare i propri tenimenti e soprattutto le case dei contadini. » Ed aggiunge : « Un proprietario che raddoppia la produzione della parte infinitesim a di suolo nazionale che gli appar tiene, e fa star m eglio i propri conduttori, non si è forse reso benem erito in som m o grado ? Se tutti lo imitassero o per m eglio dire lo potessero im itare, il problem a agrario italiano non si scioglierebbe ipso
facto ? » L ’ on. senatore in tutto il lavoro non disse
parola sul Credito agrario; ciò ne ammaestra. Però se ai proprietari occorre, conviene che il prestito sia fatto a ciascuna classe senza gravi ostacoli, perocch é, dice ancora l’ on. Jacini « ciò di cui si sente soprat
tutto il difetto sono i capitali. »
La prosperità agricola non è altrimenti con se guenza assoluta della som m a m aggiore dei beni ipotecali, ma del capitale consegnato alle terre, por zione del quale, com e avviene degl’ interessi co m m erciali e industriali, si deve al credito. Se ci di cessero invece che la prosperità agricola fosse dovuta al credito agrario per ciò che appartiene a p iccoli possidenti e ad affittaiuoli, non si farebbe eccezione, giacché il m otivo del credito richiesto in questo caso è facilm ente palese e per la limitata posses sione e per la franchezza naturale degl’ individui delle classi m eno agiate, che. si fanno un onore di anticiparsi a spiegare il m otivo per cui chieggono un aiuto al capitale o all’ opera loro, offrendo per tal m odo al credito agrario, senza v olerlo, quella guarentigia che è per il credito fondiario l’ ipoteca unicam ente. Che piuttosto si possa in conseguenza asserire che un paese sia più agiato e fiorente c o l- fi entità m aggiore della som m a com plessiva dei p re stiti agrari ? P erchè il credito agrario non esistesse bisognerebbe che già i cam pi dessero quanto pos sono di p iù ; la rendita che se ne ricava è'diversa dai profitti del capitale e del lavoro non agricolo ; quindi il credito per l’ agricoltura è ben diverso dal com m erciale e dall’ industriale.
L e piccole sovvenzioni all’ agricoltura precedettero di secoli i prestiti grandi, eppure le società per il credito fondiario s’ istituirono da prim a. F u un’ as sociazione territoriale aristocratica e di credito fon diario quella che nel 1 6 6 2 alla dieta di Slotlino obbligavasi con giuram ento di considerare com e d i sonesto, chi dei com ponenti non soddisfacesse al suo debito in tem po con venu to, rifiutandosi ognuno a
mangiare e a bere in sua compagnia. I soci si fa
cevano responsabili in solido verso la persona dei creditori. Era una società coop era tiv a ? La differenza colle om onim e attuali sta nell’ essere stata quella dei possidenti di Slesia per volontà di F ederico il Grande un 'associazione obbligatoria pei possessori d im m o bili entro un territorio circoscritto. Che poi dim inuisse e infine cessasse la responsabilità in solido per la somma dei beni ipotecati, non c ’ interessa di notare. Il Perter nella vita di Stein ci fa sapere che tale associazione era in origine interm ediaria tra i suoi m em bri e i creditori ipotecari, e che emetteva cedole in proprio nom e.
A nche il credito agrario, coordinato nel program ma di una società, conta parecchi anni, se pensiam o all’ Unione e alla Gassa di risparm io dei contadini di Slesia egualm ente. A n ch ’ essi erano talvolta inter m ediari tra i depositanti danaro e i piccoli a g r i coltori, facendo coll’ interesse m aggiore prom esso ai prim i che i secondi, con più lunga scadenza al rim borso, avessero tem po di ottenere il pieno profitto del la voro dei cam pi. L’ U nione dei contadini di Slesia aveva dato lu ogo ad una Cassa di deposito e di risparm io con ced ole di pegno in nom e proprio, rim anendo colla propria Cassa di risparm io garante verso i depositanti del danaro da loro versato.
N on abbandoniam o il discorso sulla prosperila agricola per dom andare se dipende da essa il darsi da un istituto di credito fondiario in Germ ania, in Inghilterra ee., il 5 0 per cento sopra ipoteca, m en tre in Italia non si dà che il 2 0 per cento. E per 1’ estero un m otivo la bontà superiore dei ter reni , l’ accurata coltura e il desiderio di sussi diarla ? È l’ aspettativa d’ una rendita m aggiore dei tenim enti? Tutto insiem e, e forse dipenderà in parte eziandio dall’ abbondanza dei ca p ita li, che agisce specialm ente sull’ interesse, pagandosi nei paesi no minati il 3 e il 3 1|2 pei m utui rurali e da noi il 5 per cento sul valore di essi.
In conclusione la prosperità agricola, oltre alla presenza dei proprietari sui luoghi, si dee o si dovrà più all’ utilità del credito agrario che del fondiario, stando per g l’ istituti fondiari il som m o vantaggio del forte num ero di capitali propri ed altrui per l’ em issione delle cartelle ricercatissim e. Una volta per una banca di credito fondiario tanto era il va lore dei beni ipotecati, tanto l’ im porto com plessivo delle cartelle. Se non che era difficile reggere alla persistente e prem urosa richiesta di quelle. Con un capitale di 5 m ilioni com e aveva la Cassa di r i sparm io di M ilano nel 1 8 7 8 , per esem pio, dovette presto mettere in circolazione un num ero d ieci volte m aggiore di cartelle fondiarie, che recano ai pos sessori il 5 per cento d’ interesse.
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7 dicembre 1884 la somma mutuata e gl’interessi relativi. Cosi accade
tuttora che l'au m en to delle cartelle serve alla diffu sione del credito pei m aggiori e pei m ediocri leni menti, ma per le piccole possidenze non già, che è ciò che v o r r e m m o , affinchè ai proprietari di esse tornasse conto di prendervi sopra prestiti m inori delle L . -1000 a lunga od a breve scadenza, che è di
quattro anni per il Credito agrario del Monte dei
rasch i.
Se quando si com inciò ad insistere sulla necessità dello stabilire società o istituti di Credito agrario se ne fosse proprio sentito ed espresso generalm ente il bisogno, se il tempo fosse stato opportuno riguardo allo condizioni finanziarie, le proposte governative, le dem sioni parlamentari avrebbero recato un utile reale. Ual 1869 in cui emanavasi nell’ indifferenza quasi generale la legge che autorizzava la formazione di società ed istituti di credito agrario, siam o giunti ad averne non più di sei ; una in Piem onte, ad Asti, una in L om bardia, a C rem on a, e quattro in Sar degna, cioè due a Oristano, le altre a Cagliari e a Lallura in provincia di Sassari. Quest’ ultima pos siede la facoltà d’ em issione di buoni per il capitale in cassa.
Veniam o alle altre banche.
L e banche agricole popolari, con vario titolo ag giunto, sono 2 2 , quelle che fanno operazioni di cre
dito ordinario e som m inistrano prestiti, (se non sol
tanto, all agricoltura, giungono al num ero di 10. Tra queste unica nel suo genere è la Banca agricola
ipotecaria di Napoli.
Dal Bollettino ufficiale delle società per azioni pubblicatosi^ ad esso, veniam o a con oscere che le Banche coll’ unico titolo di popolari ascendevano a piu di 2 0 0 , sicché soltanto la nona parte di esse verrebb e m aiuto dell’ agricoltura. È possibile che alcune delle rimanenti prestino talvolta ad affittaiuoli, ma si tratterà di ben piccola cosa. Del resto banche agrarie popolari non esistono già in tutte le provin ole. La Liguria per esem pio non ne possiede una nè cooperativa nè di credito ordinario, nè tam poco il Veneto, la T o sca n a , l’ Umbria, il Lazio, tacendo delle provincie tra le 69 del R egno. V i sono, è vero qua e là società m u tu e , coop era tiv e, di Depositi e' .Prestiti, casse di risparm io e cc., casse di prestiti ad operai ed a p iccole industrie, ma ciò se non è poco non è abbastanza, tanto più che l’agricoltore è quasi dimenticato. Questo fa che si dom andi ancora : e che abbiam o fatto colla legge ? A che valse l’avere con sultato con una Circolare Ministeriale le Cam ere di com m ercio, i Comizi agrari, g l’istituti di Credito, le casse di risparm io e le banche popolari m edesim e se ci troviam o a sciogliere di nuovo l’ ardua q u e stio n e ? Sta ai capitalisti, ai possidenti, di fare che le istituzioni in favore della classe rurale non rim an gano lettera morta.
Se alcune banche agrarie non ressero, si disse che non avevano depositi abbastanza da fare anticipazioni m ediante i buoni em essi in corrispondenza, e nep pure una clientela che valesse la pena di mantenerle. Lio darebbe ragione a coloro ch e sostennero la legge de 21 giugno 1 8 6 9 aver im prigionato la banca agraria nelle sue operazioni cogli agricoltori. M a se if n u m ero delle banche agrarie fosse stato secondo il b i sogno, non sarebbe ad esse m ancato lavoro per parte di piccoli p ossiden ti, di affittaiuoli ed agricoltori, senza unire al prestito ag ricolo il com m erciale e l’ in dustriale sem pre preferiti. Sulla convenienza e
sul-1 utilità di unire il Credito agrario alle Banche p o polari discorrerem o ampiamente a suo luogo. Qui è il luogo di studiare se sia possibile di procurare quella com binazione che dicevam o tra le banche fondiarie e le agrarie, per accrescere se non altro i mezzi cui ricorrere a favore dell’agricoltura. Non si tratterebbe di una grande innovazione, e postochè si proclam ò tante volte la necessità di fare sorgere a lato del Credito fondiario il Credito agrario, il cercare se possa un istituto potente sorreggere l’ altro inferm iccio, ci sem bra opera ragionevole e giusta.
Alberto Ndnes Franco.
STORIA DI UNA PROPOSTA
A vendo, molti anni or sono, innalzato, forse per il prim o in Italia, la bandiera della piena libertà del- 1 em igra zion e, indicando i vantaggi ch e da questo fenom eno di equilibrio sociale ne ritraevano cosi le nostre, com e le popolazioni verso cu i tale corrente era diretta, provo una schietta soddisfazione vedendo com e il num ero di coloro che seguono questa opi nione già riguardata com e strana ed eccentrica, sia venuta gradatamente a ccrescen d osi, ottenendo ade sioni autorevolissim e, quale, fra le altre, si è quella del relatore dell’inchiesta agraria, l’illustre senatore Jacini.
I rari nantes d’ un giorno si sono fatti legione ; e se è ancora grande in Italia il num ero di coloro che pensano la prosperità agricola dipendere più dalla copia delle braccia a buon mercato, che non dal
capitale e dalla scienza agricola; pure la verità ai va
facendo strada, ed essa non tarderà a trionfare così nell opinione, com e nelle pubbliche amministrazioni.
A lle quali farei grave torto, supponendo che in esse predom ini ancora l’ idea : avere il Governo di
ritto di impedire a liberi cittadini il volontario espatrio, ma non e im probabile che influenti fun
zionari, particolarm ente addetti al ministero dell’m -
terno, sieno sinceram ente tuttora con vin ti, che si
andrebbe incontro ad inconvenienti e danni gra vis sim i, quando si abolisse quell’anacronism o detto pas
saporto, docum ento che è un rim asuglio di tempi
fortunatamente tramontati, e porge occasione a m o lestie, angherie e soprusi senza fine a danno dei po veri em igra n ti, abbandonati in Italia alle paterne
cure della polizia.
A i perpetui declam atori sentimentali contro la cre
scente piaga dell’ emigrazione, inutilm ente con pa
ziente analisi tentereste dim ostrare gli utili effetti dello svolgersi di tale fenom eno ; sarebbe vano farli riflettere che la così detta lontana America, grazie alla rapida regolarità delle com unicazioni, è, si può dire, quasi alle nostre porte ; ed il passaggio dai no stri lidi a quelli della P ia ta , un v e ro viaggio di
piacere; nè riuscirete a sm overe la loro, vogliam o
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zione anche in quei centri dai quali tale em igrazione ha luogo. Messi alle strette dalle c ifr e , Costoro si stringono nelle spalle, socchiudon o g li occh i, si ser rano le mani 1’ una coll’ altra, e dandosi l’ aria di persone che hanno irrem ovibili con v in z ion i, anche contro qualsivoglia ragionam ento, vi fanno capire che essi preferiscono m antenersi ferm i nei loro p re giudizi, anziché arrendersi all’ evidenza della verità. E questo è uu fatto, che troppo spesso si ripete an che a riguardo di altri argom enti.
Ma dell'assurda form alità del passaporto ad altra v o'ta ; per ora v o ’ parlare d’ una proposta sin dal 1 8 7 0 discussa da Nino B ixio e Raffaele Rubattino, quando m i trovai per alcuni m esi con questi egregi am ici in Firenze, alloggiato nel m edesim o A lbergo del Nord, in piazza Santa Trinità.
Ragionando con questi valentuom ini di em igra zione e di colonie (si era precisam ente in quel tempo formata una Com m issione incaricata di studiare q u e st argom ento), deploravasi che di fronte al gran n u m ero di m a n ov a li, fosse così scarso il num ero di coloro che si stabiliscono all’ estero per ragioni di com m ercio. In tale circostanza mi feci ardito ad esporre agli indicati chiari personaggi una proposta, che, a m io avviso, avrebbe potuto porre riparo al’ a e- cennato inconveniente.
10 chiedevo dunque al B ixio ed al Rubattino se non trovassero opportuno che dal G overno italiano venisse consentita l'esenzione della coscrizione, per i giovani che dall’ età dei 19 ai 3 5 anni, si trovassero stabiliti all’estero per cagione di traffici. A ccennando a quegli illustri personaggi com e il com m ercio esterno prenda vigore e si svolga a vantaggio di una nazione, in proporzione del num ero, dell’ energia e dell’ abi lità com m erciale e industriale dei suoi figli stabiliti all’ estero , soggiungevo che un giovane abile ed istruito nelle scienze com m erciali, che eserciti i traf fici nazionali all’ e ste ro , è di grande utilità per la patria e presta pur egli servizio non a solo suo van- taggin, ma in quello eziandio della produzione na zionale, in una dura e difficile milizia. L ’ esercizio del com m ercio da parte di questi esentati, potrebbe essere facilm ente constatato, per m ezzo di certificato consolare ; nè è fondato il tim ore ch e troppi profit terebbero di tali agevolezze, poiché l’ esilio anche v o lontario, non può avere molte attrattive.
Non attuando questo od altro consim ile p rovv ed i mento, la coscrizione avrebbe proseguito, com e ora, a mantenere depresso e rachitico il nostro com m ercio estei io, che invero presenta attualmente cifre scon fortanti, perchè inferiore a quello del B e lg io , che pure non ha che 6 m ilioni di abitanti, mentre cresce ogni anno il num ero di quei renitenti i quali ce lano , quando pure non m a led ico n o , la loro orig i naria razionalità, con som m o danno loro e d’ Italia.' 11 generale Bixio approvava pienam ente questi m iei concetti ; ma li diceva per quel periodo di tempo inattuabili, per l’ opposizione che ad essi avrebbe fatto l’elem ento m ilitare; Rubattino avrebbe voluto restringere l’ esenzione della leva a coloro che da qualche anno per ragion di traffico si trovano all’ estero ed agli alunni delle scuole di com m ercio.
Entram bi però ritenevano difficilissim o far pene trare tali concetti nei circoli governativi, allora p iò che adesso im bevuti di grandi pregiudizi circa l’em i grazione, le colon ie e l’ espansione all’ estero.
Convinto dell’ utilità di tale proposta la esposi in una conferenza da m e tenuta in Rom a nel 1 8 7 1 , ap
punto sul tema dell’ em igrazione, al C ircolo Nazionale presieduto da Augusto R uspoli, e la accennai pure in una mia bizzarria intitolala : Genova nel 1900, mu
sica dell'avvenire, nella seconda lettera del sig. L a go
m aggiore al signor P arodi [Bozzetti liguri di Alberto L ibri, pag. 2 8 6 ).
« T u sei dunque a Ju ju y, si legge in questa su p posta lettera, sem pre più desideroso di esplorare nuove terre, di fondare colon ie agricole, di stabilire fattorie e creare nuovi ram i di traffico. Che il cielo ti b e nedica ! È principalm ente a v o i , negozianti lig u r i, stabiliti in così gran num ero all’ estero — da dopo che la legge esenta dalla leva i giovani che per eagion di traffico risiedono per oltre 10 anni in regioni lon tane — è a voi principalm eute, d ico, che Genova deve la grande attività dei suoi com m erci e la sua attuale prosperità. » (N on si dim entichi che l’ autore finge la lettera scritta nel 1 9 0 0 ).
Questa idea , per quanto esposta in m odo quasi u m o ristico , non ¡sfuggì all’ acuta osservazione del ca v . A. T alice di M ontevideo che ad occasione della inchiesta marittima, lodava Alberto L ibri per questa sua proposta.
Nel 1 882 poi il R . Console italiano in M ontevideo, in una m em oria diretta alla Com m issione d’ inchiesta sulla marina m ercan tile, form ulò in m odo esplicito la proposta di esenzione dalla leva per i com m er cianti italiani stabiliti all’ e ste ro , raccom andandola con efficaci argom enti all’attenzione del G overno.
Questo concetto ha dunque di già fatto un con siderevole cam m ino ; ed è lecito sperare che fra non m olto possa e ssere, da arditi m inistri, tradotto in pratica attuazione.
A d ogni m odo non sa rà , s p e r o , ritenuto inutile, lo aver indicato l’ origine e le fasi di questa ch e, se non vado errato, io ritengo una proposta utilissima.
Jacopo Virgilio.
IL CREDITO AGRARIO
L ’ on. Ministro di agricoltura e com m ercio nella tor nata del 2 9 dello scorso m ese presentava alla Camera il disegno di legge sul credito agrario. Il progetto di legge, di cui più sotto darem o una breve analisi, contem pla non solo i prestiti agrari, ma anche i m u tui ipotecari per i m iglioram enti agrari e la trasfor mazione della cultura.
Il titolo prim o riguarda i prestiti agrari. G l’ istituti esercenti il credito ordinario e coop e rativo non possono adesso fare molti prestiti agli agricoltori per mancanza di sufficienti guarentigie, in quanto ch e su tutte le scorte del fondo e sui frutti raccolti pesa il privilegio del proprietario.
Il nu ovo disegno di legge con ced e all’ istituto mutuante un privilegio eguale a quello del locatore; in caso di con corso questi è preferito all’ istituto creditore sopra i frutti del fondo e sopra le derrate che si trovano nelle abitazioni e fabbriche annesse di fondi rustici, e gli è posposto sulle scorte vive e m orte.
Questo privilegio non è valido, se non risulta da un atto scritto e ch e abbia acquistato data certa per mezzo della registrazione.
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una lira per i prestiti sino a mille lire ; per i pre stiti superiori a questa somma la tassa proporzionale è ridotta a metà.
Seguono altre disposizioni suggerite dalla pratica degli istituti, per evitare alcuni incovenienti che più frequentemente accadono.
Il titolo II contempla i m utui ipotecari per i m i glioram enti agricoli e la trasformazione delle colture. Sono dichiarati tali i mutui che hanno per isco p o : 1° la costruzione dei fabbricati destinati all’ alloggio dei coltivatori e delle loro fam iglie e al ricovero del bestiam e; 2 ° i prosciugam enti e le irrigazion i; 3° la conduttura di a cq u e; 4 ° le piantagioni delle viti e degli alberi fruttiferi nei terreni nudi, siano ara tivi, siano saldi o boschivi.
Questi mutui devono essere contratti per un ter m ine non m inore di anni 3, nè m aggiore di 30 ed ammortizzabili ratealmente. Il capitale viene som m i nistrato a misura dell’ esecuzione dei lavori, e il saggio dell’ interesse stipulato non potrà superare il 5 per 0[o.
L e tasse di bollo, registro ed ipotecarie sono ri dotte alla m età per questi m utui.
Una Com m issione sedente in ogni capoluogo di provincia, in cui sono largamente rappresentati gli interessi agricoli, giudicherà dell’ am m issione dei con tratti ai benefici sanciti dalla legge ed invigilerà af finchè le som m e mutuate abbiano la destinazione agricola fissata dal contratto.
L ’ Istituto mutuante può stipulare a suo favore un privilegio speciale per cui, nel caso di vendita al l'in ca n to dell’ im m obile ipotecato, esso avrà diritto a far separare dal prezzo la parte corrispondente ai m iglioram enti fatti per effetto del m utuo e tuttora esistenti al tempo della vendita all’ incanto.
A d esercitare il Credito agrario in conform ità del prim o titolo sono autorizzati gli istituti di credito ordinario e cooperativo e le Casse di risparm io. Il G overno può autorizzare speciali istituti o Società ad esercitare il credito agrario pei m iglioram enti agricoli, previe alcune guarentigie determinate. Gli istituti autorizzati si procureranno il capitale neces sario mediante emissione di cartelle agrarie fatta in effettiva rappresentanza dei mutui, negoziandole d i rettamente.
La somministrazione delle som m e mutuate è fatta in contanti.
G l’ istituti autorizzati ad emettere cartelle agrarie possono servirsi degli istituti che fanno i prestiti agrari, in conform ità del titolo 1 della legge, per le operazioni relative ai mutui ipotecarii, destinati ai m iglioram enti agricoli.
Per la riscossione dei loro crediti gli istituti m u tuanti godono di tutti i privilegi di procedura spet tanti agli istituti di credito fondiario.
È abrogata la legge 21 giugno 1 869 e sono con cessi 1 0 anni di tempo agli istituti di credito agra rio che hanno emesso buoni, per ritirarli dalla cir colazione.
(§1 commercio Italo-§erm anico
Dal Bollettino Consolare pubblicato per cura del Ministero degli affari esteri togliamo alcune notizie riguardanti il com m ercio fra l’ Italia e la Germania durante il 1883.
I valori dell’ im portazione dalla Germania a sce sero nel 1 8 8 0 a 44 m ilioni di lire, a 66 nel 1 8 8 1 e a 84 1 ;2 nel 18 8 2 , e quelli dell’ im portazione tedesca negli stessi anni furono respettivam ente di 67 1 [2 ; di 88 3|4 e di 92 1[2 m ilioni di lire.
L ’ anno scorso l’ im portazione in Germania subì un favorevole aumento in confronto col 1 882 com e si rileva dal seguente specchietto ;
Anno 1883 Anno 1882
Z olfo . . . . quint. 72,4 8 5 F eccie di vino . » 2 0 ,0 1 3 Sem ente di trifoglio » 1 0 ,6 1 6 Canapa . . . . » 63,5 2 7 V in o ... ,, 3 5 ,0 8 3 Olii d ’ oliva . . » 5 7 ,4 5 9 S e t a ... >. 3,7 2 9 quint. 4 7 ,4 0 4 » 5 ,6 2 2 » 8,200 » 5 ,6 6 2 » 2 1 ,1 4 8 » 3 2 ,3 2 5 » 2 ,3 8 8 Quanto ai prodotti agricoli troviam o specialm ente menzionata la canapa greggia e pettinata, di prove nienza italiana, che sui m ercati tedeschi vince quella di Hanau per la ragione che questa, a norm a del suo ripulim ento dà, fra polvere e legno, una p er dita del 2 0 - 2 8 per 1 0 0 , m entre la canapa italiana non dà che il 2 - 4 ° / 0.
Anche il traffico del carbon fossile merita sp e ciale m enzione. L e m iniere W estfaliane fecero ogni sforzo per sconfiggere in Italia la concorrenza in glese, sforzi vani, sin tanto che le tasse ferroviarie non subiranno la riduzione tanto desiderata ed in parte concessa.
E una questione vitale che il prezzo del carbone venga ridotto ai m inim i term ini, poich é oggi, oltre alla tassa ferroviaria, bisogna aggiungere il 2 °L imposta governativa, peso, facchinaggio, com petenze di statistica, ciò che rincarisce di alm eno 2 cent, il carbone, per ogni tonnellata chilom etro.
L’ im portazione in Germauia dell’ olio di oliva si è quasi raddoppiata.
L ’ industria tedesca degli zuccheri, causa le gra v ose tariffe di trasporto, la concorrenza austriaca e la produzione indigena, non può prender radice in Italia.
La pietra ligure viene, nell’ industria m ineraria, preferita a qualunque altra provenienza.
L’ esportazione di concim i dalla Germ ania in Ita lia sarebbe più attiva, se i prezzi di trasporto non aggravassero questi generi di poco valore.
Forti spedizioni di uova vengono fatte dall’ Italia in Germania.
La via del Gottardo infine si offrì vantaggiosa mente all’ im portazione dall’ Italia di legum i freschi, e frutta fini. Ciò non valse a variare però i prezzi dei prodotti tedeschi, che si mantennero sem pre m olto alti.
ÍL COMMERCIO INGLESE
Il seguente specchietto indica il valore delle im portazioni ed esportazioni inglesi durante i primi 40 mesi del 4 8 8 4 raffrontato coi resultati dello stesso periodo del 4883.
1 8 8 4 1 8 8 3