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Cronache Economiche. N.283-284, Luglio - Agosto 1966

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(1)

CA/fIIERA DI COMMERCIO

SPEOIZIONE IN ABBONAMENTO

INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

283

/4

POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

schedari, classificatori

armadi

Olivetti

Synthesls

Ing. C. Olivetti & C., S.p.A. . Ivrea

ordine delle carte

sicurezza dei documenti

rapidità di ricerca

(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura

numero 283,4 luglio-Agosto 1966

di torino

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni deb~

bono essere indirizzati aJlil Direzione della Ri. YIsu. L'3ccettaZlon.e degli articoli dipende dal giudizio insindacabile dell3 Direzione. Gli scritti firmati e siglati rispecchiano soltanto il

pen-siero deWautore c non impegnano la Direzione

della Ri'V"lStii nè "AmministraZione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere inviate in duplice copia. E' vietata la ri.

produzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della DireZione. I manOSCritti,

anche se non pubblicati non si restitUiscono

Direttore responsabile: Prof. Dott. Giuseppe Carone

.

sommano

L. Mallè

3 La pittura romanica in Piemonte. G. M. Vitelli

12 I problemi dell'industria tessile. G. Vigliano

17 Tutela e valorizzazione dei centri storici piemontesi. S. Golzio

50 Considerazioni sugli attuali problemi della direzione industriale. F. Kristensson

56 The Future of the Business Schools. P. D. Gallo

65 La tutela della concorrenza nel Mercato Comune: recenti sviluppi alla luce delle prime decisioni della Commissione C.E.E

A. Vigna

75 Il terzo salone delle arti domestiche. G. Denes

82 I motels in Gran Bretagna. U, Bardelli

86 Strette trincee mediante cavi vibranti per posa di cavi e di tubi. G. Sacerdote

89 Prime indicazioni per il '66 del commercio estero italiano. N. Bottinelli

93 Un progetto per la disciplina delle vendite sottocosto. 95 Tra i libri

101 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO

Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, I S. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri, 15 - Tonno (120) - Casella Postale 413. TelegrammI: Camcomm.

Tele(oni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CCIA Torino C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Tele(oni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

V,a Andrea Doria, 15

TelegrammI' Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Tele(oni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analisi chimiche - Via Andrea Doria, 15. Tele(ono: 55.35.09.

Laboratorio stagionatura ed assaggio sete, lane ed altre materie tessili - Strada del Righino, 3

(5)

La

jJlllztra romaruca

ln

Pienlonte

Llli{.!,i

Jlrtl/è

La "illllsiollc r/c!r"Orcuo

/lel-raltli IIIl'diuc!'o, 01'11 Il q/ll' ridaI/a

In copertina a color;; Affreschi ~ Cappella della ex Abbazia di Novalesa (particoI3re).

(l'l'a ridottl/, l'l'I' o.·tiUtò alla 1Il([-terillli::a:::.;olli' mOìguraliva dI'i

sal/li personaggi, {lI/chi' fa {elllo-tica) lo fu II/aggiorml'nte iII Pie-monte dove pl'l'O, col lardo secolo

X, in accordo col gl'lIerale l'i

fio-rirc di decora:::ioni puridali, preSi' vùY/ce avvio di cIIi inforll/CIIIO Ilotizie storiche, più che

d'affrc-~chi superstiti, sah'o lacerti:

1I1l'/l-tre il sllccessil'o srill/ppo, I/d corso dei secoli Xl e XII, (\ in

notevole misura dil/lostrato da opere.

OleggiO -Bu,lIc. S. MIChele - F'gura d, S.n,o. (Tonno -Museo CIVICO).

È un campo d'interesse aftis-Si/ilO, che scopre III/'es/esa dira-mazione di con/alli cl/lil/rali Ira il Piemonte t' l'Rl/ropa ce/lIro-occidentali', illlllni/lOlldo

al-//leno per Iloi, oggi - II/eglio che

nOli faccia l'architeUura romani-ca, andata distrutta il/ quasi tutti i suoi punti fonclf/1llentali, il

si-tuarsi del Piemonte iII ulla

lllli-vl'rsalità di cull7/ra artistica in

clli clementi italialli, gl'l'manici,

franccsi, spagnoli COII(llIit'ano.

È l'ero che CO/1 la scomparsa di alcuni eccezionali complessi ar-eh itetiol! ici l'amali ici piemontcsi (quasi tuttc le principali

celite-dI'ali, da t'crcl'lli a Xor'ara ad

.·Llessandria, a Torino, per 1/0/1

sostare alla scoli/parsa forse pih gl'are di tuile, quella dell'Abbazia di FruttI/aria, impollellte centro lIlonastico tra i l'Cllori capitali del romanico d'Italia se

llentrio-lIale c forse di lut/a Europa, per

l'alltica d(lta~ioll(, all'illi:iaZe

1'0-mallico e l'inlert'/'nto dl'll'archi-ictio Guglielmo da rolpiano),

(6)

Briga Novarese - S. Tommaso di Briga - Affreschi sec. XI. (Torino ~ Museo Civico).

(7)

anche aOreschi o cicli d'affreschi dovettero soggiacere alla

distrn-zio ne,

Cio che oggi rimane, anche in 7Jillura, non è più da consi-derare che una parte

modestis-sima de/l'originario patrimonio, quanto ad estensione; ed è anche mgionevole pensare che in quelle distl"'lLzioni s'iano periti alcuni 11'a i cicli pih preziosi e più nobil'i oltre che gl'a ndiosi, Il caso docwnentato degli affreschi al

vecchio D'uomo di T-ercelli non

è che un esempio; e si pensi, su

1Jiano parallelo, alla

scomposi-zione - con 7Jerdita conseguente di gran parte del complesso

-dei mosaici di S, Maria

Mag-giore /Iella stessa città, o di quelli al Dtwmo d,i Casale, Ma anche

in tant,i centri minori la rovina degli edifici 1'onwnici dovette p01'-tar con sè la perdita di aff1'eschi

che, 1JCr esser tanto sovente desti-nali a chiese o chiesette di piccolo paese o di villaggio, non per q~testo erano meno singolm'i,

Lo studio di qtLesto patrimonio

non è stato finora spinto a londo

come l'argomento meriterebbe,

Dopo l"indagine estesa e

appas-sionata della Gabrielli,

pubbli-cata nel 1944, ma Irutto di

lun-ghi anni di esami e ricerche, non

c'è più, stata una ripresa d'in- Oleggio - Basilica di S. Michele - Parete d'ingresso - Particolare del Giudizio Universale. (Torino - Museo Civico).

Oleggio - Basilica di S. Michele -Abside della navata maggiore - I cavalieri.

si eme nè tma revisio ne di sm-goli punti fino a giorni recentis-sùni che semb1'ano p1'eannuncia1'e una buona possibilità di

1'iav-vim'e lo stttdio, sfruitemdo gli ap-porti più mode1'ni della critica d'arte inte1'naziorwle 1'elativa -mente al1'omanico, I1wttendo me-glio a ftwcO i singoli problemi e precisando i rapporti del P

ie-monte con la cttltura bizantina (nelle sue varie filtrazioni sia

attraverso Roma e l'Italia meri -dionale che attmverso la setten -trionale e, anche, la Germania) con la culttt1'a ottoniana e salica, con la f1'ancese, di P1'ovenza

so-prattutto, con la catalana,

con-sentendo - in ttn futtuo che

speriamo non lontano - di sta

-(Torino - Museo Civico).

(8)

Novara - Duomo - Santo Vescovo.

(Torino - Museo Civico).

Roccaforte di Mondovì ~ Pieve di S. Maurizio - Abside della navata destra -Gesù in Maestà. (Torino - Museo Civico).

bili re un quadro più cornpleto e più ferrno, 1'ettifìcando gù~dizi, localizzazioni, datazioni.

Prima del secolo X non

1'irnan-gono tracce signifìwtive nè si-cure. Rovinatissimi, rna di alta qualità, i pochi personaggi sto-1'ici, angeli, apostoli d'un

GÙt-Roccaforte di MOi1dovì - Pieve di S. Maurizio - Navata destra - Parete sinistra - \I bacio di Giuda. (Torino - Museo Civico).

61

CRONACHE ECONOMICHE

dizio Univer'sale, all' ec'v

chiesa-abbaziale di Spigno JI!lonfe1Tato,

p"irna del 1000, con 1'ichiami

alle miniature d'ambiente pros-sirno a T'l1c~T?nondo, vescovo di Ivrea, p"ovano viva

compenetra-zione della pittw'a pTotorornanica laziale e della tedesca ottoniana (anche in altri luoghi, peT altre vie, ventde a contatto) con 1 'i-sultati penonali, fattura larga,

morbida e umanissima sponta-neità.

Nel sotto tetto della Collegi ata dei S. Pietro ed OTSO in Aosta, sono visibili 1'esti delle pitture

murali del pTimo terzo del sec. XI, con st01'ie di Cristo e Apo-stoli in inquadrature decorative a gr'eche e sirnboli. Anche qui il coloTe ha vividi contTasti, splende più intenso così come è più forte la rnodellazione plastica sotto dure luci di risentita evidenza

(9)

ir-1'ealismo l'ucido delle g?'eche); in accordo col timbro cromatico rot-to, acavo, s'insinna una carica espressività, La fusione di mo-di ottoniani della Reichenau

(cc scriploriwn » monastico sul l a-go di Costanza, attivo pe?' la co l'le illl7Jeriale) con modi lom-bc/.?'di, irrigidendo quest'tdtimi e sr?n7Jlificando i p?'imi, avviene

si~l piano d'una animata inter-7Jretazione popolc~re, ve?'a e pro-pria variazione regionale, Di ta I1tO più alta qtutlità, i miseri frammenti in S, Pietl'o di Acqui: la testa del Redentore nell' arco trionfale, di attonita vita inte-?'iore, è resa con tecnica compen-diaria,

Nei f1'ammenti del distn~tto

monastero eli S, Ilario di Re

-vello (ora a Saluzzo, Casa Ca-vassa: Revello, villa RoggieTY; Torino, Galleria Sabauda) sul 1030 in palese contatto con le pitture di S, T'incenzo a Galliano pC/' gli allungamenti, punge un singolare esp?'essionismo entro contorni robusti, impennati; il modellato è compatto e luminoso, cost ruttivo; nè va taciuto un Ti-chiamo al pathos di ctffreschi catalani, Ancora consonanze con Galliano most?'C/no figt~re sui 1'U -deri di S, Jltlaria di Castelvecchio a lliongrando, fra le cose più,

penetranti in Piemonte, rinchit~­

denti con ?'{f,pidità ene1'gica pre-potenti concentrazioni d'animo, fino a crea?'e impressionanti ma -schere,

Il ciclo dell' abside e dell' a?'co trionfale in S, Tommaso di Briga (Maestà, apostoli e santi)

'riveste importanza, pur con mi -nore 1J1'egio; intorno alla metà del sec, XI, propone ancora una forte influenza ottoniana ma in moc! uli di spinto manie?'ismo schematizzante ed insieme invo -luto: qualche movimento amma-tassato fa avanza1'e connessioni

con modi borgognoni (S, Savin), Analoga insistenza di 1'iconli ottoniani, nella seconda metà del secolo si ha nell' abside e nella nm:ata di S, Giovanni ai Campi

Roccaforte di Mondovì - Pieve di S. Maurizio - Abside dEstra.

di Piobesi, A S, Michele in Clivolo (Borgo d'Ale) l'oltonismo d'eco O1'11wi tw'da piega ve1'SO connessioni borgognone,

La basilica di S, Michele d'Oleggio, nel novarese, uno dei nostri monumenti pittorici più insigni, è affrescata in tutte e tre le navate, in fasi diverse, senza stretta unità d'indirizzo, Sono più, antichi gli angeli e m'c angeli della maggiore abside, insieme ai cervi e all' agnello della pm'ete eli fondo e i mcemi con uccelli della parete d'ingresso,

Fi

?'isalta, con elegante e fluida na -turalità una con'ente che mentre lega ai cicli lombardi di Galliano

(Torino - Museo Civico).

e Civate, senza dividerne le più fm'ti ascendenze bizantine, ri -p01'ta alla libertà, relativamente ellennistica, della pittu1'a laziale e trova scorrevole vitalità nel-l'esecuzione, chiazzata con f1'e-schezza, La datazione sta a metà del secolo XI; a fine secolo si spingono le « scene di cavalie1'i »,

?'idotte al solo disegno, di più accentuato linew'ismo nordiciz -zante e con intensa ade1'enza

1W1'-mtiva; e il Giudizio Unive1'Sale della pa1'ete d'ing?'esso, dove le soluzioni bizantine sono ' wna-nizzate in un fare la1'go, Richia -ma più da p1'esso affreschi 1'0 -mant d'impronta ottoniana la

(10)

Roccaforte di Mondovì - Pieve di S. Maurizio - Navata destra -Abside - Apostoli. (Torino - Museo Civico).

st01'ia d"una santa (?) movimen-tata e acuta, Stt tutto eccellono i « diaconi » nell' abside dest1'a, in solenne teoria, in fissità iem-tica p1'iva di 1'igidezza sia ne i morbidi volti di caldo impasto, sia negli splendidi panneggi, Al-c'une teste hanno ca1'aiter'ismo 1'itmttistico, All'incirca d'un se-colo dopo è il bttsto della Vergine nell' abside maggiore, . d'un bi -zantinismo di maniera, 1'ivechdo secondo schemi pisani, poco meno che dugenteschi,

N

ovar'a, nella caited1'ale in gran parte demolita nel 1857, conse1'va il ciclo pi!'t imp01'tante in Piemonte, in 'un ambiente at-tiguo alla sacrestia, che em in origine l'oratorio di S, Siro, cappella dei pavesi residenti in Novara: sulla volta a crociera, un Cristo in maestà, sulle pareti

81

CRONACHE ECONOMICHE

storie di S, Si1'o, G1'avi i danni, salvo in poche parti che svelano

tm colO1'e caldo non più a u1,ti e 1'otttt1'e asp1'i ma espanso in zonatttre sostenenti accordi di tinte fm'ti e delicate, cariche e traspa1'enti, guidate dall' ordine compositivo delle f01'me ampie e flessibili fm pause di mwti ca-1'ichi di tensione; la linea co-stnàsce e insieme 1'ClCConta, sin-tetizza e specifica vigorosa, es-senziale, om a calmi sviluppi ora a 1'apide 1'iassunzioni e acuti sterzi, N ellct f01'ma piena, s'ad-densa una sensibilità spontanea in vasta gamma espressiva di dolcezza, ritegno, dignità, slan -cio, in sapienti Tispondenze, sem-pre con natuTalità ft'anca e spe-dita di Tesa. Questi afJreschi, per spaziosità compositiva, gran -dezza mm'ale, versatilità

esp1'es-siva, possono conf1'ontarsi con la scultura antelamica, ptU' non costituendone un derivato ma un fatto concomitante e f01'se un 1)0' anteriore, nella seconda metà del sec, XII, Posteriore al 1208 è il f1'egio profano sulla parete

esterna sud del B1'oletto di N 0-vam, con soggetti cavallereschi, e'rotici, guerreschi, Eredità roma-nica sono la forza dei colori, la gr'avità delle forme e l'acre tim-bro narmtivo ma già gotico è il movimento del segno, al pari dei giochi di profilatu1'e (perfino con ingenue memorie di raggntppa-menti classicheggianti) secondo una piacevolezza popolaresca, Primi accenti gotici, d'altronde,

(11)

Saluzzo - Casa Cavassa -Testa di Santo - Frammento di aff re-sco romanico proveniente da S. Ilario di Revello.

(Torino -Museo Civico).

(12)

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I .... • I I

I

Susa. - Cattedrale -Campanile - Guerriero -Affresco. (Torino -Museo Civico).

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

Revello - Villa Roggiery - Mano del Redentore

-Affresco romanico (frammento) proveniente dalla

Chiesa di S. Ilario. (Torino - Museo Civico).

(S anti, omt01'io di S, A

m-bTogio),

F01'mavano 'un complesso im-pOTtantissimo peT stile e icono-gmfia gli afJTeschi alla chiesetta campestTe di S, Eldmdo alla N ovalesa, col CTisto in maestà e stoTie dei S, Nicola ed Eldmdo, pTi1na che l'irrig'LUlrdoso r'estauro nel 1828, peTfino con parziali ridipinture ad olio, lo compr'o-mettesse, Rimane peTo evidente, nella insistente dissociazione spa-ziale compositiva di quasi tutte

le scene, nelle fissazioni di gesti, nei manierismi dentati dei pan-neggi, nelle luci vet1'ificate, l' 0-r'ientamento veTSO 'Lm biz antini-smo pTog'l'ammatico, j01'1nalmente sicuro e con un suo vigor'oso ri-gOTe (om falsato dai r'icalchi) ,

Il complesso si data intorno alla metà, o poco oltr'e, del '200 e segna Tichiami alle tendenze ac-cademizzanti lombardo-emiliane (ad es, gli afJTeschi del Battistero di P a1'1na) , S chematico

disposi-tivo bizantineggiante accademico aveva già dato, poco pr'ima, la

lunetta all'ingr'esso dell' antico

ospedale di Vercelli, col Cr'isto

fm Santi e il caTdinale Bi-chier'i, m{~ già vi s'infletteva il primo gotico. Questo p'Lmge an-che più acuto, pUT nello

(13)

af-freschi a S .• Vaurizio di R oc-ca/orlc lIlondovì, per la sotti-glie::.:::.a del disegno, immettendo una 11 nova sensibilità, evidente anche nci pSlcologismi dei volti,

in antitesi con gli schemi di gesti e panneggi. Sono più spi-gliate le figurette caricaturali, grottesche del finto velario in funzione di zoccolo e che

ri-Revello - Villa Roggiery - Testa di Gesù _

Frammento di affresco romanico da S. Ilario.

(Torino -Museo Civico).

chiama ael affreschi in S. Lorènzo di Milano mentre le fignrazioni della navata indicano affinità col gusto pisano bizantineggiante del tardo '200.

(14)

I

problemi dell'industria tessile

:!:

La dinamica del settore tessile è da tempo

sotto attenta osservazione, e non solo in Italia.

Per esaminare le tendenze a lungo termine di tale dinamica, si deve innanzi tutto ricordare

che, in prospettiva storica, quello tessile è stato

generalmente in tutti i paesi il primo settore a subire un vero processo di industrializzazione. Ciò che potrebbe sembrare un superfluo richiamo

ad un lontano passato, offre invece la chiave per meglio comprendere una involuzione, o meglio un minor gradiente di sviluppo in senso com-parativo con altri settori, nel cui ambito, a

quanto pare, anche i nostri anni possono essere ricompresi.

È evidente poi che, in questa vicenda ad

onda lunga, si inseriscono variazioni, talvolta

Giovanni lVI.

Vitelli

in contrasto con la p ere quante che da quella si evince, le quali provengono sia da rnutazioni ·trutturali sia da spinte di carattere

congiun-turale.

Questo quadro va tenuto presente per una

obbiettiva valutazione della situazione attuale e per la formulazione di ragionevoli ipotesi circa

il futuro dell'industria tessile.

È ancora ovvio, poi, che non tutti i

sotto-settori tradizionalmente ricompresi nel com-parto tessile presentano le medesime caratte-ristiche. In un'analisi più dettagliata, emcrgono

specialmente, a spiegare anomalie apparenti o reali tra gli andamenti dei vari rami tessili,

motivi di carattere congiunturale cd anche una

diversa pressione della domanda, a sua volta

Tav. X l. DATI SULLA PRODUZIONE NAZTONALE' Indici: base 1953 = 100.

SETTORI 1958 1959 1960 1961

Industria seta 106,3 115,8 124,7 125,8

"

cotone 105,-1 112,2 12-1,2 123,8

"

la,na 98,4 112,2 122,0 118,2

" fibre dure e

tes-sili varie 110,5 125,0 137,6 139,0

dovuta a variazioni di carattere temporaneo. Riteniamo, però, che le tendenze a lungo ter-mine più sopra descritte, si possano in sostanza considerare comuni a tutta l'industria tessile, il cui ruolo, in quanto produttrice di beni di con-sumo, pare si possa assimilare sempre di più

a quello di altri settori indu triali la cui

espan-sione, in termini medi, risulta meno che pro-porzionale agli incrementi del reddito pro-capite. Inoltre, ed anche questo si inserisce in un feno-meno generale comune in tutte le aree s vilup-pate, nell'interno del settore tessile tendono a

diminuire gli impieghi di materia prima di ori-gine vegetale ed animale, e pertanto l'attività di trasformazione che su quelle si basa, mentre aumenta la quota spettante alle materie primc

artificiali e sintetiche.

Passando ora ad esaminare i dati della pro -duzione nazionale dei principali comparti tessili negli ultimi otto anni (tav. l), si osservano, a

12

I

CRONACHE ECONOMICHE YAR.

0/0

Y.\Il. 00 1962 1963 196-1 64 1965 G5 -65 G4 147,6 144,1 139,2 - 3,-1 139,G

+

0,3 130,9 134,6 12-J.,9 - 7,2 99,3 - 20,3 128,2 124,9 1H,0 - 8,7 108,6 - 4,7 141,7 162,4 148,3 - 8,7 137,:2 - 7,5

parte gli incrementi comuni a tutte le

produ-zioni nel periodo di alta congiuntura 1062-primi mesi del 1963, andamenti differenti per

le singole attività. Lc variazioni in aumento

denunciate dal comparto seta sono in realtà

dovute principalmente alla componente

rap-* La Comm!:ssione sociale del Parlamento europeo

presie-duta dall'ex minislTo belga per il lavoTo seno TI'octet, si è Ti/mita a TOTino nei gioTni 13, 14 e l·) apTile per esa1l1illarc la situazione dell'industria tessile nella !·cgione. Alle sednte han110 partecipato imprenditori, sindacalisti ed esperii del sellOTe tessile.

All'ordine del giorno clel/a Commissione sociale erano i

seguenti p/mti: situazione dell"industria tessile italiana in

ge-nerale e piemontese in p(l1·ticolare, problemi di j'iconversione

industriale nelle province piemontesi maggiormente colpite dalla crisi tessile; problemi della manodopeTa e possibilità (U

reim-piego.

Siamo lieti di pubblic(l1'e, per il notevole in/eresse che JlTe-senta, il rapporto presentato nella circostanza dal Presidente della Camem di commercio industl'ia e agricoltura di Torino,

(15)

presentata dalle fibre artificiali che, in termInI sta tistici, sono ricomprese in tale sottosettore.

Grave appare il decremento subìto dalla produzione cotoniera che, nel 1965, ha toccato il punto minimo di tutto il periodo. Meno acce n-tuate, sebbene inquietanti, le diminuzioni della produzione laniera e di quella delle flbre dure e tessili varie.

La produzione dell'industria cotoniera ita -liana nei primi undici mesi del 1965 è ammon-tata per i ftlati a 181.227 tonnellate e per i tessuti a 131.731 tonnellate, inferiore quindi, rispettivamente, di 41.699 tonnellate (- 18,7%) e di 39.575 tonnellate (- 23,1 %) a quella del già depresso periodo corrispondente del 196,j,. Le consegne concernenti le vendite all'interno hanno mostrato mutamenti positivi di una certa entità nel mese in esame rispetto all'ana -logo mesc del 196.J.. Lc consegne di ftlati hanno totalizzato 11.647 tonnellate contro 10.463 ton-nellate e quelle di tessuti 12.699 tonnellate a frontc di 10.009 tonnellate. Peraltro, tra i primi undici mcsi del 1964 e del 1965, le consegne per vendite all'interno di filati sono diminuite da

117.014 a 104<.821 tonnellate (- 10,4< %), ma per i tessuti la contrazione è stata di 20.511 tonn el-late (da ] 35.016 a lH.505 tonnellate, pari al 15, l %). Gli impegni di vendita sono risultati alla rìne dello scorso novembre ancora inferiori per i tcssuti a quelli della stessa epoca del 1964 e sono lievemente superiori per i filati. Per i tessuti, 26.021 tonnellate contro 27.750; per i filati, 38.4<56 tonnellate contro 37.568. Tra o t-tobre c novembre del 1965, tuttavia, gli impegni di vcndita per filati sono aumentati da 36.244 a 38A56 tonnellatc e quelli per tcssuti da 2"1<.395 a 26.021 tonnellate. Le giacenze presso le aziendc industriali cotonicre, pcr contro, sono ulteriormente diminuite. Alla fine del mese in esame il loro livello era di 31.698 tonnellate per i filati (36.92"-" tonnellatc a fine novembre 196,j,) e di 55.101. tonnellate per i tessuti contro 63.183 tonncllate.

Le importazioni di prodotti cotonieri sono aumcntate nello scorso novembre rispetto a quellc del precedente ottobre soprattutto per quanto riguarda i tessuti e i manufatti di cotone, in cspansione anche nei confronti del no,-cmbre 196,j,. L'incremento si è esteso pure ai tessuti imbianchiti e tinti. L'incidenza delle importazioni « temporanee» sul totale delle im-portazioni di tessuti di cotone è nettamente diminuita, essendo stata pari al 17

%

contro il 39% nel mese di ottobre. Nel raffronto dei dati cumulativi dei primi undici mesi del 1964 e 1965, tuttavia, l'incidenza media in questione è aumentata dal 9,6 al 20,9

%

del totale. Gli sdoganamcnti complessivi di te suti di cotone

sono diminuiti, infatti, da 17..J.27 a 9.906 ton-nellate, mentre quelli in « tcmporanea » ono aumentati da 1.674 a 2.070. In tale ambito, i tipi puri imbianchiti sono passati da 2.788 a 1.938 tonnellate ed i tinti da 1.836 a 1.771 tonnellate. Sempre tra i primi undici mesi del 19M e del 1965, alla stazionarietà dellc importa -zioni di filati di cotone si è contrapposto un certo aumento in quelle di filati di fiocco. In entrambi i casi, comunque, l'entità è stata mo -desta e si è trattato specialmcnte di sdogana -menti in « temporanea ». Del pari di scarsa ril

e-vanza come ordine di grandezza sono stati gli arrivi di cucirini sia di cotone che di fiocco, anche se questi ultimi in percentuale hanno mostrato una forte dilatazione. Le importazioni di tessuto di fiocco sono diminuite da 2.037 a 1.222 tonnellate, ferma restando l'incidenza de -gli sdoganamenti in « temporanea» attorno al 56

%

del totale. L'incremento negli arrivi di manufatti di cotone è derivato massimamente da maggiorate importazioni di biancheria da letto, da tavola, ecc. (1.704 tonnellate contro 1.530 tonnellate) e di indumenti a maglia (246 e 166 tonnellate). Le maggiori forniture di biancheria sono state effettuate da Hong-Kong (800 tonnellate contro 625) e dagli Stati Uniti (546 e 433 tonnellate).

Le esportazioni di prodotti cotonieri hanno fatto registrare nello scorso novembre una notevole flessione per i filati di uso industriale di cotone e di fiocco ed una moderata espansionc per i cucirini di cotone. Per contro, è apprezza

-bilmente aumentato il collocamento di tessuti, soprattutto di cotone. Pili contenuto l'incr e-mento nelle spedizioni di manufatti di cotone per effetto della contrastante evoluzione dei vari prodotti. Di maggior rilievo, tra l'altro, lo sviluppo delle vendite di fazzoletti e bia n-cheria a fronte di un andamento sfavorevole per tappeti ecl indumenti.

Il menzionato incremento nelle importazioni di tessuti di cotone tra ottobre e novembre del 1965 è derivato da maggiori forniture dei paesi CEE, della Jugoslavia, degli Stati Uniti e del Pakistan, di cui 52 tonnellate dei tipi puri im-bianchiti, nonchè dalla ripresa degli arrivi dal

-l'Egitto, costituiti da 67 tonnellate di tinti e 38 tonnellate di greggi. Considerando glob al-mente i primi undici mesi 1964 e 1965, appaiono generalizzate le diminuzioni nelle importazioni di tessuti di cotone, seppure in diversa misura, salvo che dalla Corea del Sud, la quale ne ha spedito 443 tonnellate a fronte di 113 tonnellate. Le vendite all'estero di tessuti di cotone - in espansione nel mese in esame rispetto al precedente ottobre - hanno conseguito note-voli affermazioni specialmente nell'area ì\IEC,

(16)

ma progressi di un certo rilievo ha denotato

anche il collocamento sui mercati degli Stati

Uniti, del Sudan e degli stati africani associati alla CEE. Nel consuntivo del periodo

gennaio-novembre del 1965, i paesi della CEE hanno

confermato il loro primato come maggiori

acqui-renti di tessuti italiani di cotone (27,6

%

del

totale), seguiti dagli Stati Uniti (17,8%) e dai paesi dell'EFTA (17,2 %). Mercati notevoli sono stati anche la Grecia, il Sud Africa, il Canada e l'Australia.

L'andamento dell'industria cotoniera ita-liana ha dato qualche segno di maggior

dina-mismo, a seguito soprattutto dell'incremento

della domanda interna nelle sue varie

compo-nenti (consumatori finali, utilizzatori

indu-striali, intermediari commerciali). Tuttavia, nel contempo, si è verificata una dilatazione delle importazioni ed è apparso più che mai di scon-tinuo lo sviluppo delle esportazioni di prodotti

cotonieri. Sono tornati in primo piano, quindi, i problemi relativi al commercio con l'estero. Dal lato delle esportazioni, peraltro, le possibi-lità operative delle nostre autorità sono

limi-tate notevolmente, salvo che nel senso di un

loro apporto, sotto forma di idonei

provvedi-menti, al l'i equilibrio dei costi e dei ricavi. È nei confronti delle importazioni, viceversa, che

l'azione degli organi italiani può dispiegarsi efficacemente, pur nel rispetto degli impegni internazionali sottoscritti dal nostro paese.

Per l'industria laniera l'annata 1965 può

definirsi come negativa, per il convergere in

essa di pesanti ipoteche della gestione 1964, che fu tra le peggiori registrate nel dopoguerra. I

fenomeni congiunturali più significativi di essa furono: riduzione notevole delle ore lavorate e della occupazione; flessione dei corsi delle

ma-terie prime, comportanti revisioni degli

inven-tari e svalutazioni delle merci; flessione della produzione; stentati consumi interni; brillante

consuntivo dell'esportazione e contributo al

saldo attivo della bilancia commerciale laniera;

rigidità e onerosità del carico fiscale e

previ-denziale anche in presenza di congiunture

av-verse e di consuntivi economlCl

conseguente-mente squilibrati o negativi. Solo l'esportazione rappresenta un punto chiaro e netto nel bilancio

laniero 1965, ed è la riprova della vitalità del

settore, e quindi anche della sua capacità a

servire bene, tempestivamente e più largamente il mercato nazionale senza gravare, per l'

impor-tazione dall'estero di quasi tutte le materie prime necessarie, sulle risorse valutarie del

paese, al cui potenziamento anzi l'indu tria

laniera reca il suo contributo.

Circa le prospettive per il 1966, non si può

non rilevare come lo sviluppo dei problemi

eco-nomici e finanziari industriali, interni ed

inter-nazionali, sia rapido e premente, in contrasto

con la lentezza dei provvedimenti necessari ad

affrontare le difficoltà e l'evoluzione della

con-giuntura, tenendo conto altresì della necessità

di un ragionevole ciclo temporale affinchè i

provvedimenti e le iniziative adottate possano

esplicare la loro efficacia. Per l'anno 1966 il

settore si attende una ripresa delle attività

- dopo la lunga sosta - ma non può sperare in una piena saturazione: la ripresa dovrà

con-statare un aumento dei consumi nazionali, un

aumento della produttività, un mantenimento

ed un rafforzamento dell'esportazione e la sta-bilità dei costi in una più ampia stabilità

mone-taria e dei prezzi. Il problema principale, cioè degli investimenti, giustifica la richiesta del settore di finanziamenti a tasso di interesse in-ternazionale e a lungo termine: così il problema di riduzione ad unicità di aliquote dell'

addi-zionale speciale all'i.g.e. per motivi di pere-qua zio ne e di equilibrio comunitario, migliorerà gli effetti congiunturali del tardivo

provvedi-mento già adottato; restano in attesa di

solle-citazione gli investimenti, per derivare effetti

strutturali di progresso in uno con i necessari

miglioramenti di tecnologia fiscale e di

tecno-logia concorrenziale (produttività); occorrerà

dunque un nuovo impegno per trasformare la sospensione dell'imposta sui filati di lana in abolizione della stessa, sgombrando il campo

da ogm incertezza e liberalizzando la

vo-T,IV. N. 2. N. ADDETTI NELL'INDUSTRIA TESSILE IN PROVINCIA DI TORINO, PIEMONTE, ITALIA (censimento 1961)

PROVINCIA

%

PROVo TORr:<o

%

PIEMO:\TE

SETTORI DI PIE)IONTE ITALIA

TORINO l'fAI,JA ITALU

Industria set,t 1.208 3.569 51.358 2,4 6,9

"

cotone 22.163 38.385 172.881 12,8 22,2

Il fibre tessili artificiali e sintetiche 4-.238 4.855 29.931 14,1 16,2

"

lana 5.116 56.436 145.421 3,5 38,8

"

delle fibre dme e tessili varie 12.307 27.920 192.490 6,4 14,5

(17)

'l'r(l·. X 2 bis. N. ADDETTI NELL'I:-lDU. TRfA TESSILE IX PRO\'JXCIA DI TORINO, PIEilJO:\TE, ITALIA (censimento 1951)

I

PROVJNCJ.I SETTORI DI TOHINO J ndllstria seta 3.2-!-t

"

cotone 27.878

"

fibre tessili artificiali e sintetiche 1.127

"

lana 7.149

"

delle fibre dUl'e e tessili varie 11.849

lontà, esecutiva di investimenti produttivi 111

filatura.

Parallelamente alle vicende della produzione, si osservano analoghe variazioni nell'occupa -zione, della quale non si possiedono dati nazio -nali aggiornatissimi, essendo legate le rileva -zioni al ritmo dei censimenti decennali (tav. 2 e 2 bis). Osservando l'andamento dell'oceupa

-~o PROVo T'ORl:\'O o PIE~I01(TE

PIE)LONl'E h .IL1.1 n h .ILLI ITALLI 6.033 78.692 4,1 7,7 64.996 255.097 10,9 21,6

I

2.665 21.045 5,3 12,6 58.723 125.557 5,7 46,7 26.712 129.511 9,2 20,6 I

zionc nell'ambito delle aziende associate al -l'Unione industriale della provincia di Torino (tav. 3), le tendenze degli ultimi anni rivelano flessioni allarmanti per le industrie della seta,

li no, canapa e juta e del cotone (oltre il .50 %), flessioni meno accentuate per le fìbre tessili artificiali e sintetiche e per la lana, cd un solo incremento, quello dei tessili vari.

Tnt'. N. 3. N. DIPENDENTI AZIENDE TESSILI ASSOCIATE ALL'UNIONE INDUSTRIALE DI 'l'ORINO

SETTORI 1961

Industria seta, lino, canapa, juta 3.555

"

cotone 19.887

"

fibre tessili artificiali e sintetiche 1.564

"

lana 5.602

"

tessil i va,ri 1.933

'l'o/aie 32.541

Le difficoltà dell'occupazione, oltrechè della diminuzione netta degli addetti, sono altresÌ denunciate dall'andamento degli interventi della cassa integrazione guadagni, di cui si possiedono i dati per la provincia di Torino. Come è noto, in Italia, la riduzione del personale occupato comporta sempre difficili negoziati sindacali, tal\'olta con risonanza politica, il che, in ultima analisi, co tituisce un indice di debolezza della nostra struttura economica in generale, ed un indice di scarsa elasticità di quella industriale in particolare.

Si sono quindi approntati degli strumenti il

cui onere rimane però ad esclusivo carico del settore industriale, per garantire al lavoratore occupato in un'azienda che sia costretta a ri-durre ed a fermare temporaneamente la sua attiyità, un salario quasi uguale a quello spet

-tantegli in un periodo di normale lavoro. Gli

1962 1963 1964- 1966 1.829 1.769 l.Iì56 1.549 19.992 19.334- 10.85 L 8.548 ] .64-1 1.553 1.549 1.358 5.918 5.650 J.540 3.967 3.34-7 7.152 5.404 5.040 32.730 35.458 2.,1.000 20.462

effetti sociali di tale congegno sono certo apprez -zabili, mentre sul piano economico si pro du-cono talvolta delle turbative dovute al pro -lungarsi di situazioni strutturalmente assai deboli.

Comunque sia, dai dati della cassa integra -zione (tav. 4) risulta senza possibilità di dubbio che in provincia di Torino la situazione dell' in-dustria tessile è assai pesante. Anche se il

numero delle ore non lavorate nel 1965 (oltre 12 milioni e 500 mila) è destinato a ra ppresen-tare un massimo che si spera di non superare, l'andamento dei primi due mcsi del 1966, per quanto si può oggi prevedere, potrebbe portare a circa lO milioni di ore perdute.

Per quanto riguarda le previsioni sul pros -simo biennio, si può dire, in termini generali, che esse sono concordi nell'indicare una ult e-riore riduzione dell'occupazione in termini del

(18)

Tav. N. 4.

INDUSTRTA TESSILE: CAS A INTEGRAZTO?'<E (ore non lavorate)

1961 1962 1963 1964 1965 1966 (gennaio-febbraio)

(*) Dato provvisorio.

rrOTALE (DI l'ETTO DOMAND.\

+

DIFETTO OFFERT_\) 731.392 455.964 44.4.649 2.928.795 12.547.302 789.799 (*)

10-15

%

e una espansione notevole degli inve-stimenti fissi di almeno il 30

%

sui

corrispon-161

CRONACHE ECONOMICHE

denti dati del 196,1" mentre la capacità produt-tiva dovrebbe accrescersi di poco.

La contrazione dell'occupazione è prevista particolarmente sensibile nel settore cotoni.ero, per cui si dovrebbe passare dai 165.000 addetti del 1964. ai 125.000 del 1953, con particolare riduzione negli stabilimenti dell'Italia setten-trionale e centrale (da 157.000 a 115.000).

Evidentemente, questa neccs ità di

ridi-mensionamento dell'occupazione, con

contenl-poranei forti aumenti. degli investimenti, pone problemi di carattere sociale di immediata percezione.

Il fondo sociale europeo troverà q uincl i

presumibilmente campo aperto per la sua

(19)

Tute

la

e

valorizzazione

dei c

entri storici

,t,

piemontesi '

,

'

Giampiero Vigliano

1.

NOTE SUI CENTRI STORICI

1.1. - PRElI1ESSA.

L'interesse dimostrato dalla cultura italiana, nel periodo di massimo sviluppo del Paese, per i problemi relativi alla salvaguardia delle caratteristiche ambientali dei centri storici, trova conferma in tutta una serie di iniziative che, almeno in parte, hanno contribuito a col-mare le numerose e gravi lacune di ordine meto-dologico esistenti in materia e ad evidenziarne altre, non meno gravi, riguardanti gli aspetti giuridici e finanziari della questione.

È sufficiente ricordare, in questa sede, i Convegni della Triennale di Milano e dell'I.N.U. a Lucca nel 1957, gli incontri di Erice nel 1956 e di Ferrara nel 1958, il convegno di Gubbio nel 1958, che segna un passo importantissimo e, in certo senso, una svolta decisiva nella via da seguire per dare concretezza al tema; recentis-simo è il convegno internazionale di Venezia, nel corso del quale sono state messe a confronto le opinioni e gli studi dei Paesi europei ed extra-europei da parte di esperti di tutti i continenti. Nel quadro detto vanno collocati, inoltre: l 'azio-ne, continuativa e coraggiosa, spesso resa diffi-cile dalla scarsa comprensione degli organismi responsabili, dell'Associazione (( Italia Nostra », volta alla difesa del patrimonio artistico della Nazione; gli scritti e i discorsi appassionati di pubblicisti e di studiosi (tra i quali, notissimi, Cederna e Roberto Pane); gli studi e le esperienze condotti localmente da Istituti Universitari e da studiosi, singoli o riuniti in gruppi di la-voro (l).

L'imponente somma di documenti sinora raccolta non sembra tuttavia esaurire in ma-niera soddisfacente la problematica dei vecchi centri. Re tano non pochi interrogativi che at-tendono una più puntuale risposta; ma occorre, soprattutto, che si proceda all'attenta verifica

delle tesi e delle proposte, spesso contrastanti, da molte parti avanzate.

Soltanto quando si sarà potuto provvedere a questa verifica, non tanto dei principi quanto piuttosto dell'applicazione di essi a casi con-creti, emergeranno gli elementi di cui gli stu -diosi abbisognano per pronunciarsi con chiara determinazione sull'intera questione.

Nel frattempo, però, ben vengano ulteriori contributi che sappiano suscitare nella mag-gioranza dei cittadini l'interesse più vivo ad una causa che, come poche altre, non è alla ri-cerca di promesse di benessere materiale, ma muove da esigenze profonde di carattere cu ltu-rale cui altre si legano, in subordine, nella vi-sione globale dei problemi della nostra società e di quella futura.

* Il presente lavoro vuoi eSSeTe un contributo al chiari-mento di taluni problemi non mm'ginali della programmazione l'egionale, se è vero che questa è chiamata ad occuparsi « in primis)) delle questioni connesse all'assetto tel·ritoriale.

Lo st'udio presentato dall'Autore sviluppa il tema della valo

-l'izzazione nella salvagum'dia dei vecchi centri del Piemonte. La pal·te I è la premessa al tema che verrà svolto nella parte II, ~ove sm'anno presi in esame i vecchi centri l'is!tltanti da una pnma sistem.atica esplorazione della Regione. Ampie notizie bibliografi-che sItUa pl'oblematica dei centri storici, si trovano nelle se

-guenti opere:

a) (( Bibliografia wgionata sul problema del risanamento dei centri stol'ici in Italia l"~ a cura di Antonio Cederna, nel volume edito dal comune di Bologna con il titolo (( Indagine settoriale sul Centro Storico)), Bologna, 1965.

b) Aldo Giuliani « lIifonum.enti, Centri Storici, Ambienti)), Tamburini ed., Milano, 1966.

(1) Tra gli Istituti Universitari si citano quello di Comp~­ sizione Architettonica della Facoltà di Ingegneria del PolI-tecnico di Torino (sul centro storico di Torino) e quelli di

Urbanistica delle Facoltà di Architettura di Venezia (sul

centro storico di Venezia) e di Milano (su alcuni centri storici della Lombardia). Di notevole importanza, sotto il profilo metodologico della ricerca, gli studi su Assis~ e su ~ubbio, cui hanno fatto seguito quelli su Terni, Perugia, Citta di Ca-stello, Genova, Bologna e altri.

Grafici e fotografie dell'Autore.

(20)

COMUNE

DI AVIGLIANA Sviluppo storico· urbanistico OSOIOO 2110 300100 500111 DIDASCALIA

I l

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Hutlei Hlt~rOlY"u tuorli. 11'IUr:a: S Plltro (I-XI nc.)

BoriO Vtcchlo {IV XVuel

enlro Ill!Iur~: Balla Nuovo (XII-XV \t(.) ~ru di \yllu~~o ""0 ;al 17liO

" d~1 n60 al 1812 " Il,'\11112:111890 " dal 1190 al 1!l35 " dal 1935 ~I 1965 BORGO VECCHIO BORGO NUOVO BORGO S.PIETRO 4 BORGO fERRONIA

Fig. I. - AVIGLIANA. - Le principali fasi di sviluppo del concentrico: dai nuclei medioevali ad oggi. Borgo San Martino e Borgo Vecchio sorgono sulla diret-trice dell'antica strada di Francia, come nuclei rurali alle dipendenze del castello. Borgo Nuovo trae origine dalla volontà di Amedeo III, che ne

pro-muove la fondazione nel 1139 per attrarvi nuova popolazione e per garantirsi una punta avanzata dalla Valle di Susa nella pianura torinese. Il Borgo

Nuovo cresce e al tempo stesso decade Borgo San Martino, poi abbandonato. Nel sei e settecento pigliano consistenza i nuclei esterni, anche per effetto della più estesa utilizzazione agricola del territorio. Nell'ottocento e nel novecento l'espansione dei vecchi nuclei si accentra sui lati di Corso

Laghi, arteria che unisce la statale 25 ai Laghi, e lungo le altre strade importanti, secondo i canoni classici che non lasciano margine agli sviluppi cor·

retti. La proliferazione dei nuclei è uno degli aspetti più rimarchevoli del recente sviluppo di Avigliana, il cui concentrico - nel 1961 - aveva 4.571 abitanti. Le unità abitative a nord·est e a sud del nucleo antico, adagiato su un pianoro protetto dal castello, hanno il proprio asse generatore nel Corso Laghi e nella Statale 25, diventate strade interne e fattori propulsivi e agglomerativi dello sviluppo. Le frazioni di Drubiaglio e di Grangia

debbono invece la loro espansione rispettivamente alla Statale 24 e alla strada provinciale che da Avigliana va al Colle del Lys.

1.2. - ATTUALITÀ DELLA TUTELA DEI CENTRI

STORICI.

Ricordare, in questa sede, i punti salienti del dibattito sui centri storici, dopo quanto è stato detto in premessa, può apparire di scarsa

utilità. E sarebbe addirittura fuor di luogo se non ci si trovasse di fronte a due constatazioni

importanti.

La prima di queste constatazioni sembra con-traddire, ma in realtà conferma, ciò che conve-gni, incontri e studi hanno sin qui unanime

-mente riconosciuto: ossia la necessità di pro-cedere con prontezza, ma anche con metodo e stile confacenti a una società in di venire, alla tutela del patrimonio artistico e ambientale della nazione.

181

CRONACHE ECONOMICHE

Il risultato ottenuto dagli appelli, dagli ordini del giorno e dalle mozioni è chiaramente

visibile nelle malefatte perpetrate nel corso di alcuni lustri di ricostruzione e di costruzione in tutte le regioni d'Italia, nei piccoli come nei grandi centri. Ma il peggio è accaduto dal 1957 circa in poi: in poco meno di dieci anni, nellc città principali e nei loro dintorni, nei villaggi come nei minori agglomerati, urbani e rurali, è passata una folata di sviluppo sconvolgente che

ha significato, sovente, la pratica distruzione

di gran parte di quelle preesistenze ambientali che era nei voti di salvaguardare. Le rovine sono di tale entità e diffusione da non reggere con-fronti con altri periodi storici di calamità

(21)

La seconda constatazione riguarda il mo-mento presente: una pausa nello sviluppo per taluni aspetti provvidenziale, che dovrebbe in-durre i responsabili, diretti e indiretti,

interes-sati attivisti o passi vi osservatori, delle

mag-giori rovine del passato, a opportuni ripensa-menti. Ed è appena auspicabile che la succes -siva ripre .. a economica del Paese abbia a

svol-gersi con cautela e avvedutezza ad evitare il ripetersi puntuale degli stessi errori di ieri.

Con buona pace degli scettici, degli illusi e dei miopi ad ogni costo, non tutto è perduto

dcI nostro patrimonio artistico, ambientale e paesaggistico. Qua e là sono forse ruderi da

sal-varc (e sono ruderi anche i monumenti, intatti nella struttura e nell'architettura, ma soffocati dal cemento e mortificati dalle nefandezze ed

i-lizie degli anni del « miracolo »), però ancora molto di integro rimane.

Ecco quindi prospettarsi una serie di inter-rogativi, che si avrà modo, nel seguito del discorso, di riprendere e sviluppare, nel tentativo di dargli una risposta soddisfacente:

a) riusciremo a capire la lezione che ci

viene dai passi falsi compiuti, dall'accavallarsi

CITTA 1)1 AVICLlAN\ nl'tuo STlUIlO 5" ._ •• _ •• -- =::.::::::..~ = --O ... tat_tI t:=:JA._ . ..., '_.~'-'.

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di sviluppi frenetici, disordinati e sovvertitori

dell'equilibrio degli antichi centri, dall'assenza di una vera città nuova e dalla presenza di mostri urbani putrescenti nella vanità delle loro

manifestazioni esteriori e interiori?

b) riusciremo a sentire dentro di noi il rimorso delle cose e del tempo perduti; dei delitti perpetrati a cuor leggero contro la civiltà,

la cultura, lo stesso progresso?

c) riusciremo a scagionarci, pur solo in parte, con un comportamento di rottura nei confronti del passato, dall'accusa che ci verrà mossa, è fin troppo facile prevedere, dalle

pros-sime generazioni, di aver cancellato in pochi

anni, secoli di storia e di tradizioni?

Per dare una risposta affermativa a questi interrogativi deve considerarsi pregiudiziale un

generale risveglio dal letargo di idee e di pen-siero, quindi di cultura, in cui l'odierna società,

illusa dalla troppo facile e rapida conquista del benessere, è inopinatamente caduta. Pagato lo

scotto dei creduti successi di ieri è spera bile che le meditazioni sul non lontano passato ab

-biano a produrre migliori effetti sul futuro. Da parte di tutti. Perchè la città è un bene comune

I

~VIGLIANA P.R.G.C. ~'''!"'I ~ 15 Fig. 2. - AVIGLIANA. - 1/ vecchio centro neffe sue componenti di Borgo Vecchio, Borgo Nuovo, Borgo Son Pietro e Borgo Ferronio. Nella planimetria sono messi in evidenza gli edifici monumentali e le preesistenze ambientali rilevati a seguito delle indagini svolte nel corso degli studi per il Piano

Rego-latore Generale.

La individua posizione del Borgo Nuovo e di Borgo Vecchio, situati sulla collinetta sottostante al castello, la dominanza di quest'ultimo come punto

di riferimento caratteristico, il distacco ancora marcato tra vecchi nuclei e aree di recente urbanizzazione, lo stato di conservazione degli edifici an-tichi, che nel loro insieme accentuano il valore degli ambienti, l'individuazione della cinta muraria, in parte esistente, denunciano la sicura presenza

di un nucleo di notevole interesse storico.

(22)

alla cui formazione è chiamata a cooperare la

coralità dei suoi componenti. In differente caso

si avrebbe la ripetizione all'infinito della non

città di oggi che dilaga tentacolarmente in tutte

le direzioni, assorbendo e distruggendo le poche

autentiche testimonianze che restano di una

plurisecolare civiltà urbana e contadina con la

forza irresistibile di remoti e allucinanti eventi.

1.3. - (( CENTRO STORICO» E (( VECCHIO

CEN-TRO ».

1.3.1. - Genemlità.

Molto è stato detto in merito alla

sopravvi-venza, alla salvaguardia e alla valorizzazione

dei centri storici. Ma di questo molto, duole

riconoscere che assai poco riguarda la ricerca

e la definizione dei caratteri che li qualificano

come tali nelle loro linee generali. Si tratta di

questioni che è indispensabile affrontare

preli-minarmente' qualora si intenda procedere, com'è

sperabile si faccia al più presto, a un censimento

nazionale, o anche solo per regioni, dei centri

storici esistenti.

Il discorso sui centri storici si rifà solitamente

a centri nei quali le caratteristiche ambientali

e la presenza di monumenti di sicura class

ifica-zione, o che sono espressione di elevata poetica

architettonica, non lasciano dubbi interprctativi

circa la qualificazione c la successione storica

dei vari episodi che formano il contesto

urba-nistico ed edilizio del complesso. Il problema,

però, ha respiro ben più ampio.

Le maggiori città italiane (2), infatti, come

ogni centro abitato che tragga origine da un

nucleo di antica costruzione, hanno un centro

che, nel tempo e magari con differenti sfumature

di contenuto, ha conservato i caratteri peculiari

della sua originaria formazione e dei suoi

suc-cessivi sviluppi.

(2) L'osservazione è estensibile a tutti i Paesi di antica civiltà, europei e non, nei quali l'uomo ha lasciato nel

terri-torio profonde tracce di sè attraverso la testimonianza dclle

opere costruite. È pertanto evidente che ovunque esista un insediamento umano vi è in potenza qualcosa di esso che

denuncia un'esperienza, più o meno valida culturalmente, riferita a un'epoca determinata ma comunque signifICativa circa il momento storico in cui è stata fatta. Se q ucsto assunto

è valido, come si ritiene esso sia, si deduce che lc stes e pe l'i-ferie urbane dell'odierna civiltà, pur con quanto di negativo

contengono sotto il profilo ambientale e urbanistico, rappre-sentano uT)a delle più chiare e clamorose manifestazioni della

nostra epoca. Può quindi appm'ire non del tutto assurda la proposta di isolare alcune parti di esse, nella previsione che le future generazioni abbiano a deciderne l'abbattimento

siste-matico e la sostituzione con un ambiente più umano dell'at-tuale, a dimostrazione parlante di codesto particolare « mo-mento" della storia dell'uomo, per tanti altri aspctti positivo.

Fig, 3. - AVIGLIANA, - Da una carta della Val di Susa del 1760 circa (Archivio di StatO di Torino).

(23)

(Fotocie/o - Roma).

Fig. 4. - AVIGLIANA. - In primo piano i ruderi della rocca, a sinistra il Borgo Nuovo e piazza Conte Rosso, a destra il Borgo Ferronia.

In molti centri minori, spesso villaggi o poco più, si individuano abbastanza facilmente una o più enucleazioni che rivelano, nell'impianto pIa-nimetrico, nella tessitura viaria, nella struttura della lottizzazione, nella tipologia edilizia, spesso

financo nella giacitura, l'impronta della loro

origine.

La constatazione ora fatta non può tuttavia

ragionevolmente significare che ogni centro abi-tato abbia un centro storico e neppure, come si dirà in seguito, che il t( centro storico » debba

necessariamente ricondursi alla sola e nuclea-zione originaria. Nel primo caso si dovrebbe

concludere, per assurdo, che i centri storici in Italia sono tanti quanti sono i centri abitati, ossia non meno di 15-16.000 (3). Nel secondo

caso, invece, il centro storico potrebbe anche

risultare concluso in un ambito troppo ristretto,

che non tiene conto della realtà storica degli inscdiamenti umani, mutevoli nelle manifesta

-zioni esteriori col trascorrere dei vari « momenti» del loro sviluppo (4).

Appare pertanto quanto mai necessario un

metodo di ricerca che consenta la sistematica

catalogazione dei centri che sono in tutto o in parte storici, senza tuttavia perdersi in analisi

approfondite, di lunga durata, costose e assai

raramente possibili per la cronica insufficienza

di personale qualificato, e di mezzi finanziari

(3) Una siffatta prospettiva parrebbe convalidare la pro-posta di taluni studiosi circa l'imposizionc di un vincolo generico, seppure temporaneo, sull'intero tenitorio nazionale, allo scopo di tutelare convenientemente, con i centri storici,

l'ambiente umanizzato o naturale ad essi circostante nonchè

il paesaggio in genere, in attesa di una puntualizzazione che espliciti le realtà che debbono formare oggetto di vincoli più

specifici. Sono peraltro noti i pericoli dell'ecces iva genericità ed estensione in fatto di vincoli: trascorsi i primi momenti cii irrequieta incertezza, ogni cosa riprenderebbe ben presto il

suo corso come sempre e col risultato di sempre.

(4) Qualsiasi agglomerato umano, infatti, indipendente -mente dalla sua ampiezza demografica e spaziale e dalle sue

indiviclue funzioni, ha una propria dinamica che si estrinseca

anche formalmente e che in varia misura dcnuncia il «tono»

clella civiltà che lo ha originato. Tornano puntuali, al riguarclo,

le parole di A. Smailes (<< Geografia Urbana », i\larsilio ed.,

Padova, 1064, pago 61): «In fasi successive di storia umana e in scene successive di sviluppo urbano, la città presenta nuovi e differenti aspetti, come specchio della sua età e

manifcstazione esemplare della sua regione. Il suo corredo

di istituzioni e la forma delle strutture in cui sono collocate

gettano una luce significativa sulle idee e sulle abitudini

sociali della popolazione ».

(24)

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Fig. 5. - PIANEZZA. - Ricostruzione dello sviluppo urbanistico dal /-855, al 1961. Modalità dell'occupazione del suolo per successive fasi di accresci-mento. Si noti l'influenza delle strade nel definire le direttrici di sviluppo naturale, dapprima contenute a nord sull'asse del viale per San Pancrazio, poi tra il vecchio nucleo e la strada di circonvallazione e, negli ultimi anni, nuovamente definite verso nord, oltre la circonvallazione stessa. Il vecchio nucleo, stretto per due lati dall'espansione, ha ampio respiro a ovest, dove il vasto parco della Villa Rossi di Montelera lo garantisce dalle spinte esterne, e a sud, che è il lato d'affaccio sulla Dora Riparia naturalmente protetto da avventati sviluppi. Notevole il profilo di Pianezza osser-vato dall'opposta sponda della Dora: un agglomerato di case basse, confuso tra i boschi della riva scoscesa del fiume, tra grandi parchi e coltivi, che si erge sul terrazzo strapiombante sul fiume a conferma del carattere difensivo del centro abitato, scolta avanzata di Torino verso la valle di Susa.

all'uopo destinati dallo Stato e dai Comuni.

Dette analisi potranno, più opportunamente, essere esperite in sede locale e in una fase suc

-cessiva, quando si tratterà di approntare det-tagliati programmi di intervento.

La procedura sopra suggerita è di specifica attualità per la regione piemontese, nella quale

- come si vedrà - la grande maggioranza dei

centri, anche e soprattutto piccoli, ha conservato

pressochè intatto l'impianto originario ma dove,

tuttavia, le vicissitudini storiche hanno sovente generato profonde modificazioni nell'ordito edi -lizio, tali da sconvolgerlo, spesso anzi provocan-done la pressochè totale distruzione.

1.3.2. - Centro sto1'ico e vecchio cent1'O: definizione.

Da parte di taluni studiosi « centro storico »

è la città antica, identificata - nel

conti-22

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

nente europeo - con « le città di origine romana, medioevale o rinascimentale, che tuttora con-servano, nella loro struttura urbana, o nel loro

aspetto architettonico, una viva testimonianza

dei periodi storici che le hanno

caratteriz-zate » (5).

Con più acutezza si desume che il « centro

storico » è l'insieme di fatti urbanistici irripeti-bili nella loro figuratività: siano essi costituiti

da episodi architettonici di notevole significato artistico situati in un contesto urbano, o da

complessi edilizi che denunciano la corale e

coerente espressione culturale della vita della comunità che li ha generati in epoche dete rmi-nate.

(5) Il volto dei centri storici, di A. VINCEIITI, G6rlich cd"

(25)

Se si accetta quest'ultima definizione, con

-segue una ben maggiore apertura concettuale per interpretare, in modo meno approssimato di quanto solitamente accada, il (( centro sto

-rico». Vien fatto, cioè, di distinguere in primo

luogo tra centro storico e vecchio centro,

spe-cie quando si abbia presente che la grande mag

-gioranza dei centri urbani e rurali europei trae

la propria origine, come si è detto, da un nucleo

di antica formazione, la cui struttura urbanistica è rimasta pressochè intatta fino alla vigilia della rivoluzione industriale.

Le modifiche o le alterazioni più appari-scenti anteriori alla rivoluzione industriale, ri-guardavano in generale l'edilizia corrente e

IO.

IO.

IO. 1933 AL 19&3

AREE A VERDE ATTREZZATO

consistevano nel rinnovamento, spesso totale, delle case d'abitazione e dei rustici (6), oppure

nell'ampliamento o nella sopraelevazione di quegli stessi edifici, senza che, peraltro, dette

operazioni mutassero sostanzialmente il contesto

urbano preesistente.

Non meno frequente è l'aggregazione di nu-clei esterni, costituenti gemmazione di quello più antico, avvenuta soprattutto nei secoli XIV e

(6) Nella regione piemontese il periodo culminante del

rinnovamento è da ritenersi intorno al sec. XVIII. Nel secolo

XIX, invece, sono più frequenti le gemmazioni per nuclei

esterni, successive alla forte espansione delle nascite, al mi·

glioramento delle condizioni dell'agricoltura, allo sviluppo

della rete delle ferrovie e alla maggiore diffusione dell'industria

nella regione.

,.,

.. / . /

Fig. 6. - PINEROLO. - Ricostruzione dello sviluppo urbanistico dal /776 al 1963. Modalità di occupazione del suolo per successive fasi di accrescimento.

Il nucleo originario di Pinerolo, situato sul pendio meridionale della collinetta di San Maurizio, guarda l'accesso alla Val Chisone dalla pianura. Le

chiese di San Donato (I) in basso e di San Maurizio (6) nella parte più elevata, erano i due punti principali di riferimento, tra loro legati dalla via

Principi d'Acaja: le case del Vicario (2), del Senato (3), il convento di San Francesco (4), sede dei Consigli cittadini, e il palazzo degli Acaja (5), dis

lo-cati lungo detta via a opportuna distanza l'uno dall'altro, fanno presumere che via Principi d'Acaja fosse l'asse direzionale, o di comando, del vecchio

centro.

Il nucleo originario, che ha una superficie di circa 25 Ha. ha subìto parecchi rìmaneggiamenti, specialmente nel sei e settecento, tant'è che denuncia una preminenza del tessuto edilizio barocco, sostitutivo o sovrapposto o aggiunto a quello medioevale. La sua struttura, imprecisa e di ,complessa

arti-colazione, rispecchia confuse alternanze di momenti di sviluppo, di lunghe stasi, di decadenza. L'ultimo di questi momenti si ha nella prima metà

del-l'Ottocento con il rinnovamento degli edifici di Piazza San Donato, e segna il punto di sutura con i primi ampliamenti verso sud ed est, cui altri ne seguono nell'intorno della stazione ferroviaria e, a sud.ovest, nelle adiacenze della nuova Piazza d'Armi. La regolarità della maglia ottocentesca è ripresa

nei periodi successivi, durante i quali la città si amplia a macchia d'olio con enucleazioni che dilagano a est verso Torino, a sud sulla direttrice di Saluzzo

e a ovest lungo la statale del Sestrière. A monte la collina è aggredita per tratti alla base, ma sembra opporre valida resistenza ai tentativi di più mas~

sicci interventi: essa (orma ancora il fondale verde della città antica, di cui si apprezzano, oltre gli ambienti e i monumenti, il profilo che si coglie dall'esterno percorrendo le principali strade che vi adducono.

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