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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.531, 6 luglio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XI - Voi. XV

Domenica 6 Luglio 1884

N. 581

LE CONVENZIONI PER L’ESERCIZIO FERROVIARIO

La C am era ed il Senato hanno prorogato le loro sedute prendendo le vacanze estive senza che venisse in discussione la legge sulle convenzioni per l’eser­ cizio ferroviario. È questo un fatto im portantissim o, del quale non bisogna sconoscere le conseguenze ; egli è ben vero che orm ai ogni lam entazione riesce inutile, ma è anche vero che il fatto stesso dovrebbe e deve servire di profittevole insegnam ento per il m o ­ m ento della riap ertu ra della C am era.

Noi non possiamo nem m eno im m aginare che il Go­ verno possa avere im piegato tanto tem po nella labo­ riosa preparazione di quei contratti, possa essersi esposto a quella vivace, sebbene inevitabile, se ­ quela di accuse delle quali fu fatto segno, senza p ri­ ma aver bene assodata la convinzione che la solu­ zione del problem a ferroviario, affidando l’esercizio alle Società, era utile al paese; che la Cam era doveva farvi buona accoglienza; che in caso diverso avrebbe abbandonato il com pito di reggere la pubblica cosa. — Affari econom ici e finanziari di tanta im portanza non si intraprendono senza avere la fiducia più p ro ­ fonda sulla loro bontà; accuse così violenti non si tollerano senza la sicurezza di avere il mezzo col quale sm entirle lum inosam ente. Non am m ettiam o quindi com e discutibile la ipotesi che il rim an d are la trattazione dei contratti per l’esercizio ferroviario alla riap e rtu ra della C am era significhi abbandono del progetto ; ciò equivarrebbe, a nostro m odo di vedere, ad abbandono della dignità personale e collettiva d ei m em bri che form ano l’attuale M inistero. D ’altra parte il progetto sull’esercizio ferroviario, segna — com e altra volta avem m o occasione di dim ostrare — il ca­ posaldo di tutto un indirizzo econom ico appoggiato sopra principii liberali. U na soluzione opposta a quella che le Convenzioni contengono, cioè l’esercizio go­ vernativo, vo rreb b e dire l’entrata trionfante del so­ cialismo di Stato nella pubblica am m inistrazione, v o r­ rebbe dire u n m aggiore predom inio della burocrazia con tutti quei danni che am m inistrativam ente e po­ liticam ente ne derivano. E ci sem brerebbe cosa inam ­ m issibile che un gabinetto, dopo avere tracciato in u n im portantissim o progetto il suo indirizzo econo­ m ico,si acconciasse a seguire la via diam etralm ente opposta.

Q ueste considerazioni stesse ci conducono però a far notare la necessità che il Governo abbia a far v a ­ lere d u ran te le vacanze parlam entari e nel prim o p e ­ riodo della rip resa dei lavori, quella saggia energia

di cui ha data scarsa prova nell’ ultim o tem po, affine di p rep a ra re convenientem ente il terreno sul quale d eve darsi la battaglia. I nostri lettori, ai quali ab­ biam o già ricordato che l’Economista ebbe vita p rin ­ cipalm ente per la questione ferroviaria quando nel 1 876 venne discussa, avranno trovato ben n atu rale che a questo argom ento dessim o tanta p arte nel nostro p e ­ riodico e troveranno logiche anche le raccom anda­ zioni che facciamo.

Infatti, partendo dalla persuasione che il M inistero abbia la profonda convinzione della utilità generale, sotto tutti gli aspetti, delle sue proposte, pare a noi doveroso che abbia ad usare tutti i mezzi legittim i che gli sono concessi affine di raggiungere lo scopo che si propone, e sopratutto quello di apparecchiare convenientem ente il paese e la Cam era alla discus­ sione di così difficile argom énto. E d i fatti hanno dim ostrato che al m om ento della pubblicazione delle convenzioni nè C am era, nè paese erano abbastanza edotti, nella grande g e n e ra lità , della cosa. La con­ fusa discussione che se ne fece negli uffici della Ca­ m era elettiva, la vivace, m a superficiale discussione a cui si abbandonò la stam pa, salvo poche eccezioni, la possibilità ch e p e r qualche giorno si facessero tem a di lotta le più stran e afferm azioni, le quali tro ­ vavano solenne sm entita nella sem plice lettura dei progetti presentati, sono prove palesi della generale im preparazione.

Oggi però dopo tre mesi di vivace polem ica è a ritenersi che la opinione publica sia bastantem ente illu m in a ta? Non ne siam o convinti.

V enne pubblicato un libro sull 'Ordinamento delle

ferrovie italiane che si disse uscito , non sappiam o

con quanta v erità, dal M inistero, e che espone m olto chiaram ente quasi tutti i punti della q u estio n e ; se quel libro fosse stato pubblicato contem poranea­ m ente o poco dopo alle convenzioni, siam o convinti che m olti argom enti su c u i si è disputato, non avreb b ero dato tem a di polem ica.

D’altronde quel lavoro, di n atu ra affatto esplicativa, a così esprim erci, non può bastare oggi in cui m olta parte del pubblico ha pieno il capo delle opposi­ zioni e delle obiezioni che furono m osse ai con tratti di esercizio.

Ci pare q uindi necessario che la Com m issione term ini i suoi lavori qualche tem po prim a che le C am ere riprendano le loro sedute, affinchè la p u b ­ blicazione della relazione valga a dim ostrare con tutta la evidenza e con tutta la autorità che deriva dal corpo da cui em ana, la esagerazione di m olte delle accuse che vennero scagliate contro le c o n ­ venzioni.

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426 L ’ E C O N O M I S T A degli inconvenienti economici rilevanti, è bene che

si tragga però dal fatto tutto il vantaggio possibile. E noi stim iam o imm enso vantaggio quello di potere illum inare la publica opinione su tutte le parti del problem a ; quello di perm ettere che la discussione in P arlam ento si faccia am pia, solenne, efficace, senza pericoli che il caldo venga a strozzarla o senza che sia dato pretesto a chi non pensa al dom ani, di accusare G overno e m aggioranza di non voler la luce.

O rm ai già non può a m eno di essersi determ inata una ce rta resipiscenza dal fatto che la violenza e la enorm ità stessa con cui alcuni uom ini anche auto­ revoli com e gli on. S paventa, B accarini, e Doda g iu ­ dicarono le convenzioni, m entre non seppero m an­ tenere una conveniente proporzione tra la severità del giudizio o la bontà dei ragionam enti da cui lo ricavavano, rese meno attendibili anche le obbiezioni che p u r avevano qualche fondam ento. Si chiam arono, ad esem pio, rovinose le convenzioni e si disse una spogliazione la percentuale del 62 1[2, afferm ando che si può esercitare qualunque linea al SO p er cento del prodotto lo rd o ; m entre è noto che, per dirne una, le Calabresi costano il 140 del prodotto lordo. Si ac­ cusò il M inistro di aver errati i calcoli per i fondi di riserva e non si riesci a provare la verità di uno solo di questi errori. A poco a poco le differenze di fatto, che dovevano essere m ostruose, a badare al prim o linguaggio, sparirono, e rim asero soltanto dif­ ferenze di apprezzam ento sulle quali, quando domina la passione politica, ogni ragionam ento è vano.

T uttavia se la esorbitanza della opposizione ha portato questo indiretto vantaggio, non è m eno vero che ha lascialo degli strascichi, o meglio ha fornito delle arm i di cui si valgono coloro i quali hanno ben altri fini che non sieno quelli del problem a fer­ roviario per m uovere opposizione al governo, q u alu n ­ que esso sia.

Eil è appunto per operare da contravveleno che il Ministero non deve stancarsi du ran te le vacanze parlam entari, non direm o già di far viva propaganda delle proprie idee, poiché ciò sarebbe pericoloso, ma di fornire alla opinione pubblica mezzi suflìcenti coi quali form arsi da sè un criterio indipendente dalle esagerazioni che la passione politica suol portare in ogni giudizio.

A questa opera, trascurata duran te il periodo nel quale i contratti si studiarono, va fatta larga parte nell’ interm ezzo attuale, sia p er rim ediare alla negli­ genza precedente, sia p er dim inuire gli effetti del la­ voro di dem olizione efficacem ente com piuto dagli avversari.

Noi siamo convinti che se la opinione pubblica v errà im parzialm ente illum inata, la stessa opposizione dovrà m antenersi nei lim iti del verosim ile ; è quando sa di esercitarsi in un terreno affatto vergine ch e ha buon giuoco coll’esagerazione.

Onde ci piace appunto ripetere al G overno il c o n ­ siglio già da noi dato altre volte, che tra i suoi do­ v e ri vi è anche quello di apparecchiare il campo di battaglia con onesta e vigilante cura.

6 luglio 1884

C O N G R E S S O

delle Camere di Commercio ed Arti del Regno

Delle tre sezioni in cui si divise il Congresso per lo studio dei Tem i proposti dalla C am era di T orino, la 5 a fu quella che più sollecitam ente giunse a de­ liberare le conclusioni intorno ai due temi ad essa proposti relativi alla Tassa Camerale ed alla Emi­

grazione, dei quali abbiam o dato il testo nel num ero

precedente de\\’Economista.

Dopo una lunga discussione, alla quale presero parte principalm ente i signori Siccardi (rappresen­ tante la Cam era di Cuneo), P a'estrin o e Badano (id. T orino), Pavia (id. M ilano), Padovani e V im er- cati (id. F iren ze), Fiaschi (id. Massa C arrara) ecc., la 5* sezione nom inò relatori il sig. avv. Balestrino pel tema sulla Tassa Camerale e S cud ellari sul q u e­ sito relativo all’Emigrazione.

Le loro relazioni vennero portate all’Assemblea generale del 26 giugno e le conclusioni vennero a p ­ provate nei seguenti ordini del giorno :

d.° Il Congresso, ferm o il principio che ogni C am era possa scegliere le m odalità di tassazione che crede p iù conveniente secondo T articolo 31 della legge 6 luglio 1862, rafferm ando anche il principio delle tassazioni dirette per categorie; fa voti che con articoli appositi di legge sia introdotta una esplicita disposizione affinchè le S o cietà o ditte Com m erciali nonché gli Istituti di Credito che abbiano più sedi succursali o stabilim enti in due o più distretti c a ­ m erali, sieno tenuti a pagare la tassa cam erale in ragione del luogo di esercizio, cioè alle diverse C a­ m ere in proporzione dei redditi ottenuti dalle sedi o dagli stabilim enti com presi nel territorio di ciascuna di esse.

2.® Il Congresso, nel m entre propone che sia lasciata piena libertà di em igrare a ll’estero a tutti i cittadini italiani, raccom anda al G overno di colpire con severe disposizioni di legge tutti coloro che con false prom esse spingono la popolazione italiana ad abbandonare la patria, e che il G overno provveda nel modo più efficace, energico e pronto a sviluppare la coltivazione dei vastissim i terreni tuttora incolti in Italia.

N ella 3 a seduta pubblica del dì 27 giugno il sig. Fiaschi relatore della I a sezione su l tema re la ­ tivo alla Tariffa doganale diede lettura della sua relazione, nella quale accennò all’incaglio portato alla prosperità del com m ercio dalle tariffe doganali, e ai danni recati dal protezionism o.

C rede però non opportuno per l’ Italia iniziare il libero scam bio, trovandosi tra nazioni protezioniste che tentano di soffocare il suo com m ercio. Espose poi che la prim a sezione proponeva il seguente o r­ dine del giorno alla approvazione del Congresso :

« Il Congresso, in vista delle elevate tariffe di tutte le nazioni, crede e ritiene una necessità asso­ luta dover difendere i nostri prodotti con acconcia tariffa doganale.

« F a voti inoltre affinchè le C am ere di com m er­ cio siano sem pre interpellate prim a di concludere i trattati di com m ercio ».

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6 luglio 1884 L ’ E C O N O M I S T A

427 Intorno all esam e delle norm e che regolano la

m ateria doganale e proposta delle necessarie rifo r­ me, il relatore Benedirli di Brescia propose il se­ guente O rdine del G iorno :

1. Il Congresso fa voto che il regolam ento doga­ nale sia applicato con uniform i criteri in tutte le dogane del Regno.

2. C onsiderando che il regolam ento 4 dicem ­ b re 1864 sulle corporazioni dei facchini doganali siasi manifestato dannoso alla libertà del lavoro ed inapplicabile in molti porti, fa voto che il citato r e ­ golam ento sia abolito, lasciando alle C am ere di com ­ m ercio, quando lo credano opportuno, di provve­ dervi con regolam enti locali.

3. Il Congresso esprim e voto favorevole alla nom ina, tra le C am ere m aggiorm ente interessate al com m ercio d’ im portazione e di esportazione perm anente, di una Com m issione perm anente incaricata di raccogliere nei vari distretti, e specialm ente in quelli più im ­ portanti relativam ente al com m ercio di im portazione ed esportazione, tutti gli elem enti necessari ad una revisione della tariffa e delle leggi doganali per contribuire alla tutela ed allo sviluppo del com m er­ cio e dell’ industria italiana ; e deferisce alla p resi­ denza del Congresso lo stabilire le norm e necessarie per la istituzione di detto Com itato.

Tariffa Vini.

4. Il Congresso, considerate le condizioni daziarie fatte a ll’estero ai nostri vini, fa voti affinchè il Go­ verno provochi ed ottenga con opportune con ces­ sioni nella rinnovazione delle nuove trattative colle altre nazioni che i dazi di confine sui vini ven­ gano mitigati considerevolm ente da non im pedirne l’esportazione.

Argomenti speciali.

5. Il Congresso facendo plauso al G overno per gli studi e sforzi a pro della v in ic u ltu ra nazionale fa voti :

a) perchè sia restituita ai fabbricanti di vini

fini 1’ intera tassa di fabbricazione sull’alcool m isce­ lato nei vini stessi, m algrado che occorra un lungo periodo di tem po per l’esportazione.

b) che sia aperto un conto co rren te ai fabbri­

canti di vini fini con debite garanzie affinchè ai fabbricanti di alcool che som m inistrano gli spiriti sia tosto restituita la tassa di fabbricazione addebitandola al fabbricante di vini, conteggiandola ogni anno in rapporto al consum o nel Regno.

6. Il Congresso fa voti perchè sieno risparm iate le disposizioni che regolano la vigilanza doganale ed in ¡specie le bollette di circolazione, tenendo conto dei criteri seguenti :

<z) che tali disposizioni siano rese m eno ves­ satorie ed incom ode;

b) che siano abolite p er quanto rig u ard a le m i­

scele a basi di spirito ;

c) che sia sostituito un sistem a sicuro per l’ap­

posizione dei polizzini ;

d) che la validità della bolletta di circolazione

p er il deposito possa estendersi anche a più di un anno in casi speciali nei quali sia com provata l’ im ­ possibilità di esam inare il deposito entro quel te r­ m ine, e che la validità delle bollette che accom pa­ gnano le m erci in partenza sia proporzionata alla distanza che deve essere p ercorsa dalla m erce ed alla n atura del contratto di trasporto ferroviario, e

che il term ine fissato alla detta validità sia reso reale col farlo d eco rrere dal giorno della partenza della m erce, m ediante un visto partire da apporsi alla bolletta dalle autorità doganali al m om ento della partenza stessa ;

e) ch e l’obbligo della bolletta e del polizzino di circolazione sia solam ente im posto quando si tratta di un valore daziario non inferiore a 100 lire.

7. Il Congresso, considerando che la dicitura di tariffa sui filati e tessuti di cotone, alcool, petrolii greggi, m ette il com m ercio costantem ente in dis­ senso coll’ufficio doganale e perciò soggetto a m ul­ te, propone che la determ inazione degli elem enti che servono a stabilire i dazi specifici nella tariffa sia fatta in m odo più chiaro e preciso.

Collegio dei periti.

8. Il Congresso, applaudendo al concetto generale di rifo rm a dell’ istituzione del Collegio dei p eriti do­ ganali, fa voti :

a) che il n u m ero degli eligendi fra i proposti

dalle C am ere di com m ercio sia portato alm eno a cinque ;

b) che il voto delle Com missioni locali di pe­

rizia debba sem pre essere richiesto ed aversi per giudizio di prim a istanza contro il quale si possa ric o rrre re entro b rev e term ine ed alla dogana ed al com m erciante al Collegio dei periti ;

c) che sia curata in ogni m odo la m aggiore

sollecitudine nell’evasione dei rico rsi al Collegio;

d) che nel novero delle C am ere di com m ercio

autorizzate alla com pilazione di una lista di periti siano com prese anche V erona ed U din e;

e) che il M inistero non abbia facoltà di deci­

dere diversam ente dal voto del Collegio dei periti e che il giudizio del M inistero delle finanze sia e- messo d ’acordo col M inistero del com m ercio.

Q uesto ordine del giorno fu approvato dal Con­ gresso.

Nell’A ssem blea generale del 28 giugno si dovevano discutere i tre te m i: sopra i sussidi alle Compa■

gnie di navigazione, sui Tribunali di commercio e

sui Trasporti ferroviari e relative tariffe. P er la sua gran d e im portanza fu data la p rece­ denza a quest’ultim o tem a.

In seno alla sezione 1 a si erano m anifestate due co n trarie correnti circa questo tem a ; l’una di cui facevan p arte i signori L ivez e P ositano (Bari), Ber- tolotto e De Rossi (Com o), Elia (C atania) ed altri co n trari alle tariffe ferroviarie proposte nelle con­ venzioni e l’altra, di cui facevan parte F ran ch i (Massa C arrara), S cudellari (V erona), U rbini (M odena), P a ­ dovani e V im ercati (F iren ze) ecc. la quale tuttoché afferm ando il diritto delle C am ere di C om m ercio di pronu n ziarsi in m aterie di tariffe ferroviarie non r i­ teneva che l’attuale Congresso fosse abbastanza in­ form ato delle nuove tariffe da potersi pronunciare con un ponderato giudizio.

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428 L ’ E C O N O M I S T A 6 luglio 1884 F irenze, in unione ai colleglli Y im ercati, Fiaschi

Scudellari, U rbini, Braidotti, Rizza ed altri presentò u n ordine del giorno secondo il quale, sulla consi­ derazione c h e le tariffe dei trasporti non essendo ancora sufficientem ente studiate dal Congresso, si conchiudeva di non p rendere deliberazioni intorno al tem a, m a di rin v iare la questione alle C am ere di com m ercio, facendo voti che il G overno, nello sta­ bilire le tariffe, tenga conto delle osservazioni che le C am ere stesse saranno p er fare.

Il signor B enedini, della C am era di Brescia pro­ pone egli p ure un ordine del giorno cosi concepito : « Il Congresso, afferm ando essere nello interesse del com m ercio che le tariffe ferroviarie siano ;

« U niform i, sem plici e chiare sì che il com m it­ tente, senza interm ediari specialisti sappia subito quanto ha da spendere pel trasp o rto ; uguali per tu tti e cioè tanto p er il grosso quanto per il piccolo e mezzano com m erciante ;

« Che siano m iti, proporzionate al valore della m erce e com m isurate in senso inversam ente propor­ zionale alla sua percorrenza ;

« Che siano facilm ente modificabili in m odo da poter sem pre rispondere, alle predette condizioni,

« F a voti che nella discussione delle tariffe an ­ nesse alle Convenzioni ferroviarie presentate al P a r ­ lam ento siano tenuti nella m assim a considerazione i suaccennati criteri. II Congresso esprim e il voto che nella stipulazione di nuovi trattati di com m ercio si provveda sem pre a coordinare agli stessi le Conven­ zioni internazionali ferroviarie. »

A quest’ordine del giorno, che fu accolto con ap ­ plausi, si associò il sig. Padovani ritirando a nom e suo e dei colleghi firm atari, quello proposto. Il relatore sig. Livez ed il suo collega on. B ertolotto m odificarono allora il proprio ordine del giorno nel modo seguente:

« R itenuto che pel progresso econom ico della Nazione è indispensabile che i prezzi dei trasporti ferroviari sieno i più m iti possibili e sia facile l’a ­ dito a m odificarli e m itigarli, anche in progresso di tem po, a seconda delle circostanze, sem pre a v an­ taggio della Nazione ; che tanto le tariffe attuali quanto quelle unite alle Convenzioni in quanto r i­ guardano i prezzi dei trasporti non arm onizzano coi predetti citati bisogni dei com m erci e delle industrie.

« Il Congresso crede farsi in terp etre degli inte­ ressi e dei voti del com m ercio italiano facendo voti a che le tariffe u n ite alle dette Convenzioni non sieno vincolate a nessun contratto e siano ripassate e m odificate tenendo conto degli studi e delle p ro ­ poste che faranno le C am ere di com m ercio nell’ in ­ teresse del com m ercio generale e del traffico locale. »

Chiesta la chiu su ra della discussione, i signori F iaschi, Y im ercati, Scudellari, U rbini, Padovani ed altri chiesero l’appello nom inale sulla votazione d el­ l’ordine del giorno del relatore sig. Livez, il quale fu respinto, resultando poi in una seconda votazione approvato quello dell’on. Benedini più sopra riportato.

Nel prossim o num ero ren d erem o conto delle d e­ liberazioni relative agli altri tem i e dei diversi voti approvati dal Congresso.

la Regìa cointeressata dei Tabacchi

D acché venne tenuta la assem blea generale della So­ cietà anonim a per la Regìa cointerressata dei T abacchi, cioè dal 9 G iugno 18 8 4 ci sono pervenute num erosis­ sime lettere di nostri lettori,colle quali ci viene d om an­ data qualche spiegazione intorno alla situazione degli azionisti di fronte alla liquidazione della Società. E ci pare anche opportuno n otare che quasi tutti co ­ loro che ci indirizzarono tali dom ande ci afferm ano di aver letta la relazione presentata alla A ssem blea stessa, ma di non aver suputo leggervi chiaram ente quali definitivam ente potessero essere le speranze dei possessori di azioni. Moltissimi poi, dal modo con cui ci parlarono o ci scrissero, parvero m eravigliati che fosse loro prom esso un correspettivo di rim borso molto inferiore a quello che credevano di poter le­ gittim am ente sperare.

La nota predom inante adunque da parte degli azionisti — giudichiam o da quelli che a noi si riv o l­ sero, e lo ripetiam o sono m oltissim i — sarebbe il m alcontento per la scarsezza del benefizio che cre­ dono di conseguire, e la oscurità che loro presenta la relazione.

M anteniam o la prom essa che abbiam o fatta ai nostri lettori cercando di esporre loro colla m ag­ gior chiarezza che ci sarà possibile la situazione, quale possiamo rilevarla dallo studio accurato della relazione di cui noi pure ci affrettiam o a rico n o ­ scere la form a contorta e nebulosa, m entre sarebbe stato ben utile, trattandosi di un conto finale, esporre le cose con esuberante lucidità, affine di lasciar modo agli azionisti di regolare i loro interessi con piena conoscenza di causa.

P rim a di tutto conviene av v ertire che la relazione della quale è parola, si divide in due parti ben di­ stinte: la prim a si riferisce all’esercizio 4 8 8 3 e ne dà conto, la seconda alla liquidazione della Società.

V ediam o prim a i risultati dell’esercizio.

Il Consiglio di A m m inistrazione innanzi tutto rie­ piloga in brevi parole lo sviluppo della azienda che d urante i 15 anni 1 8 6 9 -8 3 venne dalla So­ cietà am m inistrata; e rileva che il reddito netto accertato della privativa dei tabacchi ascendeva nel 1869 a L . 6 6 ,8 9 4 ,0 0 0 , a cui fu aggiunto poi quello della provincia rom ana in L. 2 ,3 2 3 ,0 0 0 , e quindi com plessivam ente si elevava a L. 6 9 ,2 2 6 ,0 0 0 ; alla fine dei quindici anni, venne riconsegnato allo Stato nella cifra di L. 1 0 9 ,5 0 0 ,0 0 0 , senza contare i 7 milioni circa derivanti dall’esercizio della priva­ tiva in Sicilia. Il Consiglio si augura che lo Stato colla sua nuova gestione ottenga risultati o profitti maggiori, i quali - aggiunge - necessariam ente l e ­ gandosi al passato, ricorderanno p u r sem pre l’opera m odesta, ma non sterile della orm ai cessata Società.

V iene poi il Consiglio ad indicare il m ovim ento dell’esercizio 1883 e lo divide in due parti, la g e ­ stione C ontinentale e quella Siciliana. V ed iam o ' la prim a, cioè la gestione continentale e dell’ isola di Sardegna, servendoci naturalm ente delle stesse ci­ fre della relazione.

(5)

6 luglio 1884 L’ E C O N O M I S T A 429 patti convenzionali, devono esser divise in parti

eguali tra la Società e lo Stato. Rim angono quindi a vantaggio

degli a z io n is ti...L . 7,43 7 ,7 5 6 ,6 6 dedotte da questa som m a L i­

re 17 9 ,4 5 6 ,1 2 di spese parti- ticolari della Società e L i­ re 7 5 3 ,8 2 6 ,9 0 di tassa di r ic ­

chezza m obile, cioè : . . . » 9 3 3 ,2 8 3 ,0 2 rim angono . . . L. 6 ,5 0 4 ,4 7 3 ,6 4 alle quali bisogna aggiungere gli

interessi sulle som m e delle r i­

serve i n ... » 6 4 ,7 1 8 ,9 0 per cui il prodotto netto si eleva a L. 6 ,5 6 9 ,1 9 2 ,5 4 Questo prodotto netto deve essere

rip artito tra gli azionisti, p re ­ levato il 10 0[0 ai fondatori

i n ...L . 6 5 6 ,9 1 9 ,2 5 p er cui il prodotto stesso r i­

m ane in . . . L. 5 ,9 1 2 ,2 7 3 ,2 9 a cui aggiungendo il resto degli

utili del 1882 in L. 250 ,4 0 0 e la quota di utile proveniente dalla gestione Siciliana in L i­

re 53 9 ,8 8 9 ,0 9 cioè . . . . » 79 0 ,2 8 9 ,0 9 si h a n n o ... L . 6 ,7 0 2 ,5 6 2 ,3 8 che debbono essere divise tra gli azionisti, ra p p re ­ sentando l’utile definitivo dell’esercizio 1883.

E siccom e le azioni sono centom ila, ne viene che il dividendo dell’anno 1883 rappresenta circa L . 67,02 per ciascuna azione.

In quanto poi alla gestione Siciliana è noto che la Società della Regìa cointeressata vi ha im piegato un capitale di L. 3 ,1 4 3 ,0 0 0 per n. 449 carature. L ’utile netto derivato dalla gestione nell’ esercizio 1888 fu di L. 601 ,4 6 0 ,9 3 e quello proporzionale alle 449 caratu re L . 5 3 9 ,8 8 9 ,0 9 che abbiam o già riportato nel conto precedente. È però a notarsi che con ciò le caratu re S iciliane rim angono disin­ teressate com pletam ente dai crediti em ergenti verso il governo dalle operazioni di liquidazione effettuate cum ulativam ente per le due gestioni, quali crediti perciò vanno a rappresentare un conto esclusiva­ m ente di spettanza degli azionisti della gestione con­ tinentale.

V eniam o adesso ad esporre brevem ente la re la ­ zione dei liquidatori signori com m endatori R alduino Dom enico, Denso Giulio D u ca di V erd u ra, R eretta A ntonio e Giacomelli G iuseppe.

La relazione com incia a ren d e r conto della Con­ venzione 15 N ovem bre 18 8 3 approvata colla legge 16 Marzo 18 8 4 m ediante la quale i rappresentanti della Società per la Regìa cointeressata stipulavano col G overno il modo col quale lo Stato avrebbe pa­ gato quella parte di capitale Sociale, di cui andava in possesso, assum endo la gestione dei T abacchi. A suo tem po abbiam o reso conto am piam ente di questa Convenzione l) onde crediam o ozioso in trattenercene qui ; basti notare che lo Stato si obbliga di pagare

') Vedi Economista 16 D écem bre 1883 N. 502.

il suo debito non più tardi del 1° Gennaio 1886. E la relazione avverte : « C onsiderando le difficoltà, e ne abbiam o esem pi continui, in cui si trovano le g ran d i im prese industriali di realizzare in breve tem po le proprie attività, quando specialm ente una tale realizzazione dipende da liquidazioni di non sem pre facile esecuzione, ci sem brò che non sa­ rebbe riuscito sgradito a voi (azionisti) il sapere che ad epoca fissa e non lontana avreste potuto rie n ­ trare in possesso dei vostri capitali. »

Partecipa poi la stessa relazione che procedutosi alla consegna dei tabacchi, alla stim a dei fabbricali m acchine e m obili, ed alla valutazione dello Stock, « tutto procedè con esattezza e sollecitudine, di m a­ niera che venne elim inata ogni occasione di diver­ genza fra le due parti interessate. » E specificando le risultanze di tali operazioni, indica le som m e di cui lo Stato sarebbe debitore verso la Società, nel seguente m odo:

T abacchi, ingredienti ed articoli diversi Stock... R im borso dei tabacchi indigeni

ricevuti p er conto del G overno e dei tabacchi esotici acquistati per conto di esso . . . . Prezzo fabbricati, m acchine e m o­ bili (A rt. 7° della Convenzione) M aggior valore sopra gli stessi enti (A rt. 6° della Convenzione) 4/2 spese di perizia e consegna

L . 5 9 ,2 8 2 ,6 8 8 ,3 9

» 5 ,6 7 3 ,7 7 0 ,5 3 » 3 ,0 6 5 ,4 6 2 ,5 2 » 9 3 ,3 5 6 ,7 3 » 6 5 ,8 7 4 ,4 7 Totale a debito del G overno L . 6 8 ,1 8 5 ,1 5 2 ,2 4 « Com e vedete abbiam o portato totalm ente in a t­ tivo della Società lo Stock liquidato in L . 5 9 ,2 8 2 ,6 8 8 ,3 9 poiché col bilancio presentatovi dal vostro Consiglio, e coi risu ltati che in esso tro v erete, la gestione S i­ ciliana rim ane com pletam ente disinteressata, e quindi tutto quanto è stato liquidato p e r lo Stock, e per gli altri titoli sopra accennati, è dovuto in teram ente agli azionisti della gestione C ontinentale, a carico dei quali rim ane il rim borso del capitale versato dai caratisti.

« Q uesta all’ incirca è la som m a che rap p rese n ­ terà il debito dello Stato, ed alla quale occorre che sia fatto fronte dalla Società giusta quanto è stato convenuto colla citata Convenzione del 15 n o v em ­ b re 18 8 5 . Ma qui giova osservare che la Società col suo capitale di lire 5 0 ,0 0 0 ,0 0 0 , con la riserv a residuata a lire 1 ,8 6 4 ,0 2 3 ,6 6 e col capitale versato dai caratisti siciliani in L. 3 5 7 ,0 0 0 è ben lungi dal poter com pensare questo credito che va ad a c q u i­ stare verso lo Stato.

« O ccorre perciò ch e essa provveda a procu rarsi la differenza che sarà p er risu ltare dalla liquidazione definitiva, che noi a suo tem po farem o dell’ attivo sociale, dopo che sarà com piuta la sistem azione di alcune pendenze di lievissim a im portanza, ma che pu re, com e facilm ente si com prende, restano tuttora ad essere appurate.

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430 L’ E C O N O M I S T A 6 luglio 1884 « A questa differenza potrebbesi far fronte in

p arte cogli utili netti resultanti dall’esercizio 1883 in L . 6,70 2 ,3 6 2 ,5 8 della gestione continentale, u n en ­ dovi la quota di L. 6 1 ,5 7 1 ,8 4 assegnata alle cara­ tu re siciliane, che verrebbero per tal modo a c a ­ pitalizzarsi, dovendo noi provvedere con una o p era­ zione di credito ad ottenere la som m a residuale di L. 1 0 ,0 0 0 ,0 0 0 c irc a ; oppure, volendosi distribuire alle azioni gli utili suddetti, occorrerebbe estendere la detta operazione di credito per coprire la intera differenza.

« Considerato però che non sarebbe conveniente distribuire alle azioni la quota d’utile risu ltan te dal bilancio dell’ Esercizio 1883, m entre nel tempo stesso sarebbe necessario di provvedere con u na operazione di credito per procurarci la m edesim a somm a che rappresenta una parte di quella m aggiore occorrente a far fronte al credito che andiam o a liquidare verso il R . G overno, così noi reputiam o del vostro inte­ resse di destinare T accennata quota d’ utile prove • niente dall’ ultim o esercizio sociale, in aum ento al capitale della Società.

« E qui cade in acconcio n otare che si tratta di una sem plice dilazione nel conseguim ento di tali u tili, poiché, come ben si com prende, ne avrete il pagam ento insiem e alle altre attività al m om ento in cui il R. Governo, non più tardi del 1° gennaio 1886 dovrà soddisfare il debito contratto verso la Società. » C erchiam o ora di ren d e rc i u n concetto per quanto è possibile esatto del vero senso di questa esposi­ zione della Com m issione liquidatrice, la quale espo­ sizione non poteva, a dir vero , esser fatta con lin­ guaggio m eno chiaro.

T utto l’attivo della Società oggi si rid u ce al credito che essa ha verso il G overno di L . 6 8 ,1 8 3 ,1 5 2 .2 4 salve alcune pendenze di lievissim a im portanza. Con questa som m a essa deve far fronte a tutte le p a s­ sività so c ia li, cioè al rim borso delle azioni, al p a ­ gam ento del dividendo 1883, al pagam ento dei de­ biti della società ancora viventi.

Si aggiungono però alcune som m e di m inor im - portanza delle quali parlerem o in seguito.

Confrontando tuttavia la relazione della Com m is­ sione liquidatrice ed il bilancio 18 8 3 prorogato a tutto 23 aprile 1 8 8 4 , si trova che m entre il patri­ monio sociale dalla Società consegnato al G overno fu liquidato in L. 6 8 ,1 8 3 ,1 5 2 ,2 4 com e si è veduto, lo stesso patrim onio alla fine del 18 8 3 era valutalo nel seguente modo :

Im m obili e m obili. V alore liquidato L. T a b a c c h i, ingredienti e articoli

divisi in essere al 51 D ec e-b re 1885 ... .» Metà della differenza liquidata

p er m aggior valore di m obili e m a c c h i n e ... » M età delle spese conosciute a

questo giorno p e r in d en n ità ai periti incaricati delle riconferm e » Anticipazioni di spese al netto

delle riscossioni afferenti a l­ l’esercizio governativo 1884. » 1 ,7 4 4 ,2 7 2 ,2 6 5 4 ,0 7 5 ,1 8 7 ,5 8 78,4 4 2 ,7 5 6 5 ,8 7 4 ,4 7 5 ,6 7 5 ,7 7 0 ,5 3 Totale. . . . L. 6 1 ,6 3 7 ,5 4 7 ,5 9 V i potrebbe adunque essere incertezza se il com ­ p uto debba farsisi in base alle L . 6 1 ,6 3 7 ,5 4 7 ,5 9 o

alle L. 6 8 ,1 8 3 ,1 5 2 ,2 4 . P erò attenendoci alle esplicite parole della relazione della Com m issione liquidatrice devesi tener ferm a l’ultim a cifra di L. 68,183 ,1 5 2 ,2 4 .

Se però da questa cifra togliam o il dividendo di L. 6 ,7 0 2 ,5 6 2 ,5 8 da darsi agli azionisti in conto d e l­ l’esercizio 1863 e le L. 7,4 3 7 ,7 5 6 , da darsi allo Stato com e m età degli utili ad esso spettanti per contratto, rim angono L, 5 4 ,0 4 2 ,8 5 2 ,8 6 .

Però deve considerarsi che la Società ha alcuni crediti ed alcuni debiti che sarà necessario liquidare. E d è qui appunto dove troviam o nelle diverse re ­ lazioni molta scarsezza di quella chiara esposizione che sarebbe necessaria. Non dubitiam o che in te r­ pellati gli egregi am m inistratori e sindaci sapranno colla massima facilità dim ostrare che è colpa della nostra ignoranza il non intendere i loro conti, ma a noi pare che avrebbero potuto d ir le cose con quella massima .lucidità che è desiderabile sem pre nei bilanci, e tanto più nei casi nei quali si liquida una Società.

E valga il vero nel bilancio dei Sindaci troviam o reg istra te nell’attivo due voci che, senza uno sforzo di buona volontà paiono in perfetta contraddizione : sono 223 ,4 3 7 ,4 4 lire indicate com e minor valuta

dei fabbricati ed officine di fronte all’ esercizio precedente e che influirà sui vostri profitti; e più

innanzi L. 78,442,75 maggior valuta risultante dal

giudicato delle Commissioni nettari consegna di mo­ bili e macchine. Q ueste due cifre sono addizionate,

m entre per la loro d icitu ra sem brerebbero di n atura opposta.

E troviam o poco prim a, pure all’attivo, L. 2 6 0,588,18 così giustificate : questo fondo proviene da esube­

ranza di pi-elevazioni fatte annualmente in via presuntiva sui bilanci per far fronte al pagamento della imposta sui redditi sociali. — Ciò importa, che questo conto venne addebitato di somme minori di qulle che valsero a costituirlo. Il saldo di que­ sto conto rappresenta quindi uu creditore pel Bi­ lancio, ossia un Passivo per la Società ; ma al momento dello stralcio, questo Passivo andrà a re­ stituirsi alla sua vera sede, cioè ad aumentare le somme che dovrete ripartirvi. — Confessiamo che

non si poteva esprim ersi in form a m igliore allo scopo di non farsi facilm ente intendere.

Ad ogni modo cercando con qualche cura di d i­ stinguere bene i debiti ed i crediti dalle partite di giro, ci pare di poter ricavare che la Società non possa distribuire oltre le L. 6 ,7 0 2 ,5 6 2 ,3 8 di divi­ dendo per l’ anno 1 8 8 3 ed oltre il rim borso di lire 5 0 ,0 0 0 ,0 0 0 per le azioni, che L . 1 ,7 0 0 ,0 0 0 di b e ­ nefìzio p er le azioni.

Così al m om ento in cui lo Stato pagherà il suo debito gli azionisti riceveranno :

per rim borso . . . . L . 500. 00 » dividendo 1883 » 6 7 .0 2 » benefizio c i r c a . » 1 7 .0 0 Totale L . 5 8 4 .0 2

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6 luglio 1884 L ’ E C O N O M I S T A 431

L A R E L A Z IO N E

della Commissione Reale sulle Opere Pie

L ’argom ento delle O pere Pie, intorno al quale ci siamo spesso intrattenuti fino dall’epoca della fon­ dazione del nostro periodico, presenta tale interesse che non potrem m o passare sotto silenzio la rela­ zione all’on. M inistro dell’ Interno sui lavori della Com m issione reale d’inchiesta dalla data della sua istituzione avvenuta col R. D ecreto del 3 G iugno 1880 fino al 2 3 Gennaio 1884.

La Com m issione, giunta al term ine della prim a parte de’ suoi lavori, ha creduto bene di ren d e r conto di tutto quello che in .q u e sti tre anni di la ­ voro è stalo fatto. C onsiderando com e le questioni sociali che si fanno sem pre più grosse si connet­ tano con quelle che riguardano l’ordinam ento della pubblica beneficenza, essa ha creduto di rom pere il silenzio m antenuto finora a bello studio, curando più la sostanza che le apparenze e anche « per non provocare con rivelazioni incom plete giudizi preci­ pitosi e inesatti. »

La relazione ricorda come il disegno di legge 6 dicem bre 4880 m utasse n atura dopo la relazione della Com m issione parlam entare 30 novem bre 4881, che, non contenta di m odificare la legge vigente, af­ frontò la questione delle riform e sostanziali. E ssa pensò che le num erose indagini fatte bastassero ad accertare le condizioni giuridiche ed econom iche delle O pere Pie ma il vero si è che i disordini di quelle A m m inistrazioni erano più indovinati che conosciuti, e le statistiche anteriori al 188 0 erano spesso confuse e contradditorie. Movendo da queste considerazioni avanzate dalla Com m issione d ’ In ch ie­ sta, l’on. D eprelis chiese ed ottenne dalla Cam era che quel disegno di legge venisse rinviato a tem po più opportuno ; però, non essendosi fissata alcuna scadenza, la Com m issione reale credè di dover sol­ lecitare l’adem pim ento del proprio com pito.

Concordato l’organam ento della Com m issione, si dovè pensare ai metodo da seguirsi nei lavori. E v i­ dentem ente conveniva prim a accertare i fatti, im ­ presa ardua dappoiché m algrado lodevoli sforzi in Italia com e negli altri Stati le statistiche della bene­ ficenza presentano una deficenza deplorabile. Da qui la necessità di un lungo studio nel com p ilare e d i­ sporre le tabelle inquisitive, « che dovevano ra p ­ presentare tutto lo svolgersi e Patteggiarsi dei fatti relativi alle istituzioni di pubblica beneficenza ». Le tabelle furono approvate dopo m inuto esam e nel quale furono occupate tutte le tornate invernali del 1881. E sse furono distribuite per mezzo dei p re ­ fetti, e i sindaci non che il pubblico coll’affissione degli elenchi delle O pere Pie conosciute furono chia­ mati a rim ediare in ogni caso alle om issioni.

L ’on. C orrenti relatore ricorda che le tabelle p a r­ vero dapprim a troppo minuziose, ma osserva, e noi crediam o giustam ente, ch e era bene che ogni co­ lonna rappresentasse una dom anda a cui si dovesse rispondere con una cifra. Un’ am m inistrazione che non potesse farlo m ostrerebbe già di non essere o r­ dinata, e, dando una cifra falsa, com m etterebbe una colpa. L e dom ande troppo com plesse, pensiam o, provocano spesso risposte vaghe e indeterm inate.

V eniva poi la questione : Come e chi si deve in­

terro g are ? In che modo raccogliere le risposte e ri­ scontrarne l’esattezza ? Bisognava ottenere la solleci­ tudine e trovar modo di assicurarsi che le dichia­ razioni concordassero colla verità. Non si può negare che la C om m issione nelle sue ricerche doveva in ­ dagare l’opera di tutti, com presi i Com uni, le D e­ putazioni provinciali, gli agenti del G overno. M entre è certo che essa doveva ad ogni evenienza potersi valere dell’opera dei funzionari governativi, doveva però rim anere libera e indipendente e quindi avere alle m ani, per così dire, un congegno proprio. A questo proposito il decreto 3 giugno 1880 aìl’art. 3 aveva autorizzata la formazione dei Comitati pro­ vinciali « incaricati di eseguire sotto la direzione della Com m issione e secondo le sue istruzioni, le investigazioni e i lavori reputati necessari pel com ­ pim ento del suo m andato. » Coll’assenso del M ini­ stero e nell’ intento di agevolare la non lieve im presa si stabilì di creare un Comitato per ogni circondario, fatta eccezione per le provincie venete e per quella di Mantova, in cui non esistono circondari e dove si aggrupparono più distretti. I com itati circondariali sono 197, gli altri 3 5 , in tutto 232. Secondo i vari criteri del num ero e im portanza delle O pere Pie, della popolazione ecc., i Com itati furono composti di 3 , 5, 7, o 9 m em bri, com preso il Presidente. F u loro concesso di aggiungersi dei supplenti, che hanno recato gran d e utilità, essendo stati presi per 10 più giovani del luogo intelligenti ed operosi. Pei Com itali si fece un regolam ento.

T ro v a re le persone che facessero parte dei Com i­ tati e fossero atte all’ufficio a cui venivano chiam ale non era facile cosa. Non si trattava tanto di chiam are uom ini aventi im portanza politica e influenza sociale quanto uom ini non vincolati a clientele politiche e non sovraccarichi di cure. Esclusi per una ragione sopra accennata i funzionari provinciali e am m essi gli A m m inistratori di O pere Pie in modo che nel Com itato potessero dare spiegazioni e sch iarim enti, ma senza voto, non fu senza sforzo che dopo la visita fatta nelle provincie da m olti m em bri della C om m issione reale si pervennero a costituire i Co­ m itati per la m aggior parte nella prim a m età del 1881, gli altri quasi tutti nella seconda metà dello stesso anno, gli ultim i nel febbraio 1883.

Il relatore non dissim ula d ie qua e là la Com ­ m issione ebbe a lottare colla inimicizia o colla inerzia ma assicura che giunse a persuadere i più ritrosi che l’ inchiesta si voleva fare sul serio e senza secondi fini. 11 tim ore che sotto di essa si nascondesse uno scopo fiscale era stato causa di quelle avversioni. Giustizia vuole si riconosca che i Comitati incontravano diffi­ coltà inlrinsiche e connaturali al loro lavoro. Da u n lato la poca abitudine di m olte persone sia pu r colte a m aneggiare statistiche, dall’altra la difficoltà di accertare fé cifre. Ecco com e si esprim e a questo proposito là relazione :

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432 L ’ E C O N O M I S T A 6 luglio 1884 « Il regolam ento pei Comitati rispose in parte a

questi dubbi e nel resto rispose la presidenza. Le A m m inistrazioni delle O pere Pie (diceva la presi­ denza), riem piendo le tabelle com piono una vera denuncia, che m erita fede, finché non sorga dubbio di erro re o di m endacio. Se dubbio sorge, il Co­ m itato può chiedere i docum enti ; e se non può ottenerli, notifichi il dubbio e il rifiuto e la Com­ m issione reale provvederà. Gli erro ri visibili, che si possono correggere con altri riscontri, si correg­ gano. D alle ispezioni locali però i Com itati debbono astenersi, se non ne abbiano, caso p er caso, mandato espresso dalla Com m issione reale.

« Q uesto divieto scritto nel regolam ento, e dalla presidenza strettam ente m antenuto, era necessario ; perchè le ispezioni sarebbero state cagione di spese e occasione probabile di attriti fra Com itati ed am ­ m inistratori, che bisognava assolutam ente evitare.

« Q uanto alle giunte m unicipali di statìstica, che secondo il prim itivo disegno dovevano riv ed ere e sindacare le tabelle, la presidenza si p rese u n a r ­ bitrio, di cui la com m issione diede assoluzione a p ­ provando. F u detto ai com itati : se le G iunte di statistica non rispondono all’intento, saltatele via ; furono chiam ate per aiuto, non debbono riu scire d ’inciam po. E d invero queste giunte fecero ottima prova in m olte città ; ma nelle città m inori e nei com uni di cam pagna era n aturale su pporre che do­ vessero riuscire insufficienti ; ed il fatto conferm ò la supposizione. »

M ercè particolareggiate istruzioni del Ministero, della Com m issione reale e della D irezione di stati­ stica da questa chiam ata in aiuto, la raccolta degli elem enti costitutivi della prim a parte della inchie­ sta è venuta a buon fine, alm eno secondo quello che ne pensa il R elatore. L a D irezione G enerale di S tatistica av rà da correggiere e rivedere alcuni dati statistici e per quanto noi non crediam o che sarà possibile raggiungere il desiderabile m algrado la so­ lerzia e la com petenza del Com m. Bodio e di alcuni suoi egregi dipendenti, nondim eno stim iam o che tanta m ole di lavoro ci darà u na idea m olto più chiara di quella che si avesse p er lo innanzi intorno alle con­ dizioni delle O pere Pie.

* L e tabelle sono -41, delle quali 8 com uni a tutte le O pere Pio con 269 colonne in totale, e 33 speciali secondo le diverse categorie della benefi­ cenza; delle quali ne toccano 2 per lo m eno ad ogni am m inistrazione, cioè in m edia 66 colonne. In conseguenza, ad ognuna delle 2 2 ,000 O pere Pie co­ nosciute, si proposero in m edia 335 quesiti ; e ciò dà un totale di 3 ,7 0 0 ,0 0 0 colonne che l'ufficio spe­ ciale di statistica ha dovuto esam inare.

Le tabelle statistiche furono raccolte da quasi tu tte J e opere Pie, cioè fino al 25 gennaio 1884 da 23,188. La relazione espone i resultati som ­ m ari dello spoglio fatto delle notizie statistiche, in parte tuttora provvisorie, delle O pere Pie del P ie­ m onte e della Lom bardia. In P iem onte am m ontereb­ bero a 2500 classificate in 30 specie diverse, e il patrim onio lordo complessivo am m onterebbe dal 1880 a 294 milioni e mezzo, ossia sarebbe pressoché raddoppiato in 20 a n n i, sebbene considerando che in L om bardia, dove i lasciti sono così ricchi e frequenti, l’aum ento sarebbe solo del 4 4 per cento, è a dubitarsi dell’esattezza di quelle notizie. Il pas­ sivo sarebbe di 43 milioni : quasi tutto l’ aum ento del capitale si porta nei fondi pubblici dello Stato,

cosicché la conversione si opera da sé. D elle entrate totali in 21 milioni e mezzo nel 1880, detratti gli oneri patrim oniali, le im poste ecc. rim angono di­ sponibili circa 16 m ilioni, da cui bisogna pure d e ­ d u rre le spese di am m inistrazione della' beneficenza. In Lom bardia si trovavano 4047 O pere Pie distinte in 28 categorie con un patrim onio lordo di 4 0 5 milioni e mezzo, con entrate totali salite da 18 m i­ lioni nel 1861 a 29 nel 1880. Rim angono disponi­ bili p e rla beneficenza 11 milioni e mezzo. Q ui la re la ­ zione richiam a la neceesità di tare la dim ostrazione delle entrate e delle spese degli Istituti pii .di c r e ­ dito separatam ente da quella delle fondazioni aventi ogni altro scopo di beneficenza. E così fece in uno specchio che riassum e la situazione attiva delle opere pie di mezza Italia, per cui lo spoglio fu term inato salvo le ultim e più m inute verificazioni. Nell’ insiem e le O pere Pie del Piem onte, L iguria, L om bardia, Veneto, E m ilia, Toscana, M arche, U m bria e provincia di Rom a hanno un patrim onio lordo di 1300 m i­ lioni e mezzo, escluse lo O pere pie di credito. La rendita patrim oniale lorda è di 67 m ilioni e mezzo, che, dedotti i pesi ecc., si riducono a 38 1 |2 milioni. Som m ando la rendita netta e le altre entrate non patrim oniali, si ha u n ’entrata disponibile di 76 milioni.

« Il confronto fra la statistica del 1 8 8 0 e quella

del 1861 non si può fare che elim inando dall’ultim a situazione la provincia di Rom a, poiché questa non era com presa nella statistica precedente. Ciò facendo si trova che il patrim onio lordo è cresciuto da 815 m ilioni e mezzo a 1185 m ilioni, cioè quasi della m età (o, più esattam ente, 4 5 cento); e l’ entrata com plessiva lorda è cresciuta nello stesso periodo da circa 60 a 96 milioni ; cioè I’ entrata lorda di ogni provenienienza è cresciuta in proporzione anche m aggiore che non il patrim onio.

« Il rapporto fra la rendita patrim oniale netta e la lorda è del 57 per cento, variando da 52 n e l- I Umbria a 65 nel Piem onte. E se il paragone si fa tra le som m e delle entrate disponibili per la be­ neficenza e il totale delle entrate al lordo, si trova che le prim e sono 72 centesim i delle seconde, oscil­ lando il rapporto fra 66 nelle M arche e nel Lazio e 78 nel V eneto e nella L iguria.

« M a questi confronti hanno bisogno di essere approfonditi coll’analisi di m olte circostanze di fatto. E alcune avvertenze occorrono di carattere g ene­ rale per ben definire il valore dei term ini. Anzitutto le spese di gestione, che si sottraggono dalla rendito patrim oniale lorda, in realtà non affettano sol tanta il patrim onio, ma sì anche le entrate derivanti da ogni altra sorgente.

» In secondo luogo, siccom e nel d eterm inare l’en­ trata disponibile per la beneficenza presso le singole O pere Pie si detraggono tutti gli oneri annuali, in ­ clusi certi oneri aventi scopo di beneficenza, nel complesso si sottrae troppo.

« Terzo : nell’entrata netta rim ane sem pre com­ m ista una parte che è destinata a scopo di culto, senza contare la spesa p er il servizio della chiesa nell interno degli Istituti m edesim i di beneficenza.

« Q u arto : allorché u n ’ O pera Pia contribuisce con assegno annuale a m antenere u n ’altra O pera P ia, la somm a conferita figura due volte nelle entrate lorde della beneficenza. »

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6 luglio 1884 L ’ E C O N O M I S T A 433 raccolte da privati, Comitati e uffici governativi

giungono ora circa a u n migliaio. « N è questo n u ­ m ero sarà soltanto raddoppiato ; poiché già si ha indizio di m oltissim e beneficenze di poca entità, che stanno a debito di confraternite, congreghe, sodalizi laicali ed ecclesiastici, fabbricerie, prebende p arro c­ chiali, ed altri benefieii m aggiori o m inori, e che sono usurpate da chi le dovrebbe adem pire ovvero sono adem pite ma segretam ente.

« L e indagini su questa parte si presentano molto dfìicili, poiché il M inistero di grazia e giustizia e dei culti al quale la Com m issione reale si è rivolta, ha bensì intrapreso una statistica di tali enti, ma non 1’ ha ancora inoltrata di tanto da potere aiutare l’opera della Com missione reale, ed anche le ric e r­ che che si fanno presso gli uffici finanziari non danno finora notizie com plete e sicure. T uttavia la C om ­ missione reale spera di poter venire a qualche sod­ disfacente risu lta m e n to /o n insistenza, ma soprattutto coll’ aiuto dei p rivati, ai quali non sono ignote le beneficenze latenti.

« Questa ricerca non fu mai trascurata dalla C om ­ missione reale, nè dalla sua presidenza; m a com ’ era naturale, non furono dati n è troppo frequenti, nè troppo gagliardi eccitam enti a’i Comitati quando essi erano im pegnati n e l lavoro statistico p e rle O pere Pie disciplinate ; e prim a ancora che fosse la ricerca com p­ iuta, la presidenza colle circolari del óOgiugno e del 17 novem bre 1885 richiam ò l’attenzione e lo zelo dei Com itati sulle istituzioni che si debbono co m pren­ dere nella parte com plem entare della statistica. Le quali sono : le O pere Pie sfuggite alla vigilanza delle D eputazioni provinciali, o esenti a ragione o a torto da ogni tutela, o non qualificate sinora quali O pere P ie , perchè non costituite in corpo m o ra le , quelle che non hanno entità propria ma sono pas­ sività a carico d’altri enti laicali od ecclesiastici o dì famiglie private, le beneficenze assolutam ente pri­ vate anche se libere e consu etu d in arie; le istitu - tuzioni a prò della generalità degli abitanti di un com une o di una frazione di com une cui arrecano un benefizio gratuito, anche se non portino la clau ­ sola della prelazione a favore dei poveri ; le fonda­ zioni usurpate da terzi ; quelle abbandonate dai loro am m inistratori, e quelle finalm ente che sorsero o furono attivate ed erette in corpo m orale dopo il 4880. »

Si en trerà ora nel secondo stadio colla com uni­ cazione dei questionari già lungam ente studiati e discussi. L e dom ande sono generali e speciali s e ­ condo il fine che gl’ Istituti si propongono. La com ­ missione si propone altresì di tenere sedute p u b ­ bliche in alcune fra le principali città del Regno, m a ciò non potrà farsi che com piuto effettivam ente il lavoro della statistica.

La im portanza deH’argom ento, la com petenza della Com m issione e del suo R elatore ci hanno persuasi di riassum ere largam ente la relazione all’on. M ini­ stro dell’ Interno. Riserbiam o ad u n prossim o n u ­ m ero le nostre osservazioni.

Rivista Bibliografica

I nostri lettori avranno senza dubbio com preso com e soltanto la m ancanza di spazio prodotta dalle questioni im p o rtan ti che dovevam o trattare, ci abbia

im pedito di consacrare qualche colonna dell’ Econo­

mista alla ru b rica della bibliografia.

R iprendendola oggi ci riprom ettiam o di continuarla con m in o r num ero possibile di lacune. Intanto però si è accum ulata u na q u an tità di libri che da m olte parti ci furono inviati ; è necessario quindi, per darne conto, ch e adoperiam o poche parole. Sopra alcuni però, o ltre il cenno bibliografico ci proponiam o di occuparci di proposito in qualche articolo.

Rossi Egisto. — Gli Siati Uniti e la concorrenza ame­

ricana, Firenze, 1884.

È una splendida e ricca pubblicazione dovuta agli studi del sig. E gisto Rossi ed alla m unificenza del Senatore A lessandro Rossi « al cui patriottism o devo il mio viaggio agli Stati U niti, la stam pa di questo libro, nonché molti incoraggiam enti e consigli p re­ ziosi » dice l’A utore nella sua prefazione.

E d il Senatore A. Rossi facendoci regalo di una copia di questo lavoro ed accom pagnandolo con cortesi parole ch e ricordano ad un tem po la divergenza tra le sue e le nostre convinzioni in m ateria econo­ m ica e la reciproca stim a, ci ha fatto u n onore del quale gli siamo gratissim i.

È appunto questo uno dei libri ai quali, appena lo spazio co lo perm etta, vogliam o consacrare alcune speciali considerazioni. In questo cenno bibliografico non vogliam o che ren d e r conto som m ario del libro, rim ettendo ad altro m om ento gli apprezzam enti. L ’A utore ha voluto descriverci in tutti gli aspetti, im m ediatam ente e m ediatam ente econom ici, gli Stati Uniti d’ A m erica, p er dim ostrare com e l’ E u ropa debba v eram en te prem unirsi contro la concorrenza che essi ci m inacciano in quasi tutti i ram i della nostra attività e specialm ente in quello agricolo. M unito di speciali com m endatizie, arm ato di molta dottrina e di spirito osservatore, il sig. E. Rossi ha potuto e saputo tra rre dal suo viaggio un profitto quale nessuno fin qui aveva ràggiunto. Leggendo quel libro pieno di prospetti, di cifre, di descrizioni m inutissim e, di ragguagli, di prezzi, di tariffe, di incisioni, sì vive della vita am ericana, e pare di tr a ­ sportarsi collo scrittore nella lontana terra transatlan­ tica. M oltissim i fatti che generalm ente si conoscono e si usano con dati approssim ativi, vi sono invece analizzati, studiati e presentati chiarissim i. Ben 415 figure e 48 Carte, com pletano il quadro che l’ A u ­ tore ci presenta, prim a descrivendo il paese, poi ferm andosi a l F a r W est ed alla zona frum entaria quindi trattando dell’ allevam ento del bestiam e, d i­ scorrendo poscia della locomozione e dei trasporti, e finalm ente ponendo la quistione col tem a : « la concorrenza am ericana e l’ ag ricoltura E u ro p e a. » U na appendice ci ragguaglia intorno al censim ento industriale dell’ U nione, intorno all’industria speciale alla M arina m ercantile, alle B anche ed alla circola­ zione ed alla produzione annuale dell’oro e dell’a r ­ gento.

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434 L’ E C O N O M I S T A 6 luglio 1884 « Bando alle illusioni — conclude 1’ A utore —

del pari che ai timori esagerati. L e rapide evolu­ zioni econom iche del m ondo am ericano sono desti­ nate a p ro d u rre nella civiltà europea quegli stessi effetti che il darw iniano struggle for Ufe produce nel regno anim ale. A udio le nazioni europee, specie le latine, dovranno subire profonde selezioni econo­ m iche, onde uscire dalla lotta più forti, più m oderne più civili, più am ericane, ripetendo col poeta :

... Incendia lucem

Praebelant, aliquisque malo futí usus in ilio. »

Dopo la lettura di questo libro che teniam o com e una delle più im portanti pubblicazioni econom iche di questi ultim i tem pi, ci siam o fatte due dom ande alle quali cercherem o di rispondere in alcuni a rti­ coli, e sono : — le prem esse del libro non sono forse in contraddizione colla conclusione molto p iù m ite di quello che le p rem esse stesse com portas­ sero ? —

L’ A utore nel suo studio non e ra forse dom inato da u n preconcetto che gli lasciava, anche non vo­ lendolo, esagerare la im portanza delle osservazioni da cui trasse poi le conclusioni che fu costretto a lenire ?

Come si vede lo studio di queste due dom ande im plica tutto il problem a della concorrenza am eri­ cana, ed il lettore troverà giusto che vi consacriam o speciali articoli.

De Laveleye Emile. — Nouvelles lettres d'Italie. — • Paris G em er Bailliére, Bruxelles C. Muquardt, 1884.

Poche parole su questa pubblicazione del troppo fecondo professore di Liegi. V enuto in Italia per un Congresso il G. De Laveleye si recò a Milano, a C respano in casa dell’on. Luzzatti, a Padova, a B o­ logna in casa dell’on. M inghetti, a Biella dal Sella e scrive sul suo viaggio alcune lettere sull’Italia o m eglio appunti di viaggio dove parla di tutto a di tutti talvolta con m olto ingegno, quasi sem pre con m ollissim o sp irito e di quando in quando con som m a leggerezza.

Alle lettere tengono dietro cinque « annexes » in cui rende conto di alcune pubblicazioni di autori Italiani. L’A utore ha voluto occuparsi tre volte del nostro povero nom e sul suo libro e sem pre con pa­ role veram ente cortesi; noi lo ringraziam o e ci r i ­ prom ettiam o di trattare in altro luogo la questione ancora aperta tra noi sulle leggi naturali ; tanto più che altri è entrato in lizza e quindi la nostra ri­ sposta deve p rendere m aggiore sviluppo.

In quanto al libro del signor De L aveleye ne con­ sigliam o la lettura a chi voglia passare u n quarto d’ ora divagato da studi seri.

A. .1. De Johannis.

Notizie. — La casa unica T ipografica editrice di Torino continua la pubblicazione di quelle opere pe­ d id le delle quali abbiam o già dato conto in altre riviste.

L a Biblioteca di Scienze Politiche è già a r r i­ vata al 2 1 ° fascicolo nel quale è pubblicata la in ­

troduzione generale del Prof. A. B runialti col titolo

« le scienze politiche nello stato m oderno. » Della Biblioteca dell’ Economista furono pubbli­ cate ultim am ente le dispense 6 a, 7 a ed 8* del v o ­ lum e

X

parle I a nelle quali, oltre alla continuazione dell’opera di L evoy-B eaulieu, Trattato delle Finanze, e pubblicata anche la prefazione del prof. G. Boccardo

col titolo « 1 principi delle Scienze e dell’A rte delle Finanze »

F inalm ente abbiamo ricevuto anche la 38 dispensa (2a del secondo volum e parte 2 a ) del Digesto ita­ liano (enciclopedia m etodica ed alfabetica di legisla­ zione, dottrinale giurisprudenza) che contiene la c o n ­ tinuazione dell’articolo del prof. G. Pasquali Agrariae

logos,]l’articolo del prof. A. B runialti Leggi Agrarie,

ed una parte di quello del prof. G. Bertagnolli Agri­

colture.

Ci proponiam o di discorrere in seguito di queste tre pubblicazioni.

RIVISTI DELL« STAMPA

S ULLA QUESTI ONE F E R R O V I A R I A La proroga dei lavori parlamentari, preveduta già da vari giorni, aggiornando al prossimo autunno la discussione delle convenzioni ferroviarie, ha fatto quasi completamente cessare la polemica impegnata intorno alle convenzioni stesse dai vari periodici della peni­ sola, tanto che anche noi venendocene a mancare la materia dovremo forse rallentare il corso di queste nostre rassegne per riprenderle più regolarmente a tempo migliore.

Oggi infatti non abbiamo da registrare in tutto e per tutto che due soli articoli sulla questione ferroviaria. Uno del Popolo Romano, l’altro della Perseveranza.

Il Popolo Romano nel suo numero del 1 luglio, parlando delle tariffe che riconosce essere il punto più scabroso della questione, osserva che avendo il Governo voluto, ed era opera di giustizia, perequarla, ò naturale che sebbene in media si - no state notevol­ mente ribassate, pure rispetto a qualche voce o a qualche località le tariffe nuove possono risultare più elevate delle attuali. Per evitare ciò, e per contentare tutti sarebbe stato necessario il fare la perequazione in base alle tariffe più basse, ma per farlo occorre­ rebbe lo stato perdesse da 14 a 15 milioni all’anno. Del resto lo stato che ha sempre aperto l’adito a ri­ bassare le tariffe, e a sperimentare gli effetti di ta ­ riffe più miti, si varrà certamente di questa facoltà, quando e come si riconoscesse conveniente di farlo. E questo sarà certo meglio che vincolarsi sino da ora e con gravi sagrifizi con tariffe forse esageratamente miti.

La PerseTeranza poi occupandosi di quella che essa chiama la parte finanziaria delle convenzioni nel suo numero del 30 giugno si intrattiene lungamente interno alla operazione relativa al materiale mobile che giudica essere in sostanza una vera compra e vendita, mentre i patti e le condizioni da cui è ac­ compagnato non possono non apparire equi e conve­ nienti sotto ogni riguardo. In questa parte, secondo la Perseveranza, le convenzioni attuali segnano un

notevole progresso di fronte a quelle del 1877, le quali accordando alle Società l’uso del materiale mobile con­ tro cauzione fruttifera, aprivano l ’adito a mille qui- stioni per i possibili deterioramenti del materiale stesso.

Ed ecco tutto.

Camera di Commercio di Genova. — Nella sua ultim a riunione la C am era di G enova approvava il seguente ordine del giorno.

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