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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.506, 13 gennaio

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L'ECONOMISTA

G A ZZ ET T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XI - Voi. XV

Domenica 13 Gennaio 1884

N. 506

IL BIGLIETTO UNICO

Iu un recente articolo ’) nel quale riassum evam o alcuni concetti che a proposito del riordinam ento delle Banche di em issione avevam o già rep licatam en e espo­ sti, si accennava al concetto essenziale al quale era ispirato il progetto di legge presentato dal Governo, quello di rendere possibile la Banca unica di fatto; e si concludeva manifestando la speranza che questo concetto fosse una specie di transizione alla Banca unica di diritto. E m entre abbiam o esposti alcuni molivi attuali che ci consigliavano a ditendere tale criterio del progetto di legge — e fra gli altri la cattiva prova che avevano fatto fra noi i due sistemi della libertà e della pluralità delle Banche — pro­ m ettem m o di esporre in ale ini articoli, in modo af­ fatto elem entare, gli argom enti principali che c re ­ diamo adatti a sostenere la nostra tesi che riassu ­ m em m o nelle parole: la Banca Unica ed intanto la fusione tra le Banche. I lettori com prenderanno facilm ente che l’ indole stessa del nostro periodico non ci perm ette la esposizione sistem atica ed ord i­ nata di una discussione che per la sua grande com ­ plessità dom anderebbe un trattato com pleto; tuttavia, suddividendo la m ateria in vari articoli e dando a ciascuno di essi uno speciale obbiettivo nel m entre cospireranno verso lo stesso concetto, riteniam o di supplire sufficentem ente alla intelligenza non facile del tem a, ed alla difficoltà che è presentata dal do­ verne trattare in un periodico.

E per non perderci soverchiam ente in osserva­ zioni generali che si trovano del resto con ampiezza discusse nei libri che discorrono del credito, v e ­ niam o ad alcune considerazioni affatto pratiche e r i ­ portiamoci alle presenti condizioni del nostro e degli altri am bienti economici finanziari! cercando special- m ente di ben chiarire i loro bisogni in riguardo alla circolazione.

Come ogni m anifestazione um ana anche quella delle contrattazioni ha subito la influenza di una costante legge d i progresso ; e nei diversi m omenti della contrattazione quello sem plicissim o del paga­ m ento ha pure nel tempo progredito, colla inven­ zione di mezzi sem pre più idonei a far sì che il mezzo solvente il debito, riuscisse alle parti contraim i m eno incomodo sotto tutti gli aspetti : del tempo, del peso, della difficoltà di trasporto, della custodia,

0 Vedi l’Economista N. 504.

della costanza m aggiore di valore, della m aggiore estensione nello spazio della sua potenza di acquisto, b a i baratto, in cui la m oneta era rappresentativa, si passò alla m oneta di m ateria om ogenea e poi esclu ­ sivam ente alla m etallica, più tardi intervennero le fedi di deposito a facilitare le contrattazioni maggiori risparm iando in alcuni casi la moneta ; le cambiali segnano più tardi ancora un nuovo ed im portantis­ simo passo verso il perfezionam ento ed in breve si generalizzano nei com m erci nazionali ed in te rn a­ zionali; vengono poi gli chèques e poi le stanze di com pensazione, a dare uno sviluppo così grande allo molteplici funzioni del credilo tanto che nuove leggi econom iche dai nuovi fatti scaturiscono e m alam ente anche i più autorevoli scienziati sqnno, alla stregua del passato, determ inare la regolarità e le condizioni dei fatti presenti, tanto è veloce la corrente del p ro ­ gresso che in questa parte della sua attività seppe raggiungere la società civile. Basta rico rd are gli errori che intorno alla circolazione m onetaria furono recentem ente difesi anche da uom ini com petentissim i di tutti i paesi; — basta ricordare le previsioni, troppo presto sm entite dai fatti, che da autorevoli ec o n o ­ misti e statisti furono sostenuti in F rancia, in G er­ m ania, in Italia, sulle condizioni del m ercato m o­ netario europeo ed am ericano e sulle conseguenze

del m onom etallism o e del bim etallism o; — per con­ vincersi che qualche fatto, di cui forse non si teneva sufficente conto, perturba i calcoli costruiti sulle basi degli avvenim enti passati ; e che, nel tentativo di d eterm inare la equazione completa del problem a, si trascuravano alcuni im portanti argom enti. E d è appunto il credito che con forme sem pre nuove e con sem pre crescente intensità invade il m ercato ili tutto il m ondo, vi spadroneggia e rende vane le previsioni che si vogliono fare.

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18 L’ E C O N O M I S T A 13 gennaio 1884

m om ento psicologico, quello orm ai entrato nel sen­ tim ento anche del volgo, che cioè i biglietti di Banca hanno caratteri apprezzabili pei quali si preferiscono anche all’ oro. Invano si m orm ora da alcuni che il Ministro delle finanze sia troppo lento a lasciar li­ bero corso all’ oro ; è fatto sem pre più palese, che il pubblico, m eno i casi speciali suggeriti da speciali em ergenze, preferisce il biglietto di Banca alla m o ­ neta metallica.

Ma d’altra parte questo estendersi intensivam ente ed estensivam ente della fiducia pubblica nei diversi strum enti di credito, non è senza inconvenienti; in- quantochò la fiducia , sentim ento tutto od in gran parte soggettivo, è delicata, schifiltosa, e perciò stesso fluttuante, instabile e sensibile ad ogni menomo urto. N ei num eri passati Av\\’ Economista, discorrendo della territorialità dei biglietti di alcune delle nostre Banche di emissione, abbiamo dim ostrato con esempi come il fatto della non spendibilità di un biglietto in una regione, lo aggravi di un aggio che deve conside­ rarsi enorm e. T ale sensibilità del biglietto di Banca, è tanto m aggiore quanto più è estesa ed intensa la sua funzione, e quindi porta come conseguenza il desiderio che — giacché gli altri caratteri gli do ­ m andano l’ufficio di moneta — non debba incontrare nessuno di quegli ostacoli che possono urtare questa sensibilità ma l’am biente anzi sia tale da procurargli, p e rq u a n to 'è possibile, una eguale spendibilità in tutto il territorio dello Stato.

E vai la pena di ferm arsi su questo punto. Lo svolgersi dell’ufficio del biglietto di Banca in quest’ultimi anni, ha resa discutibile la necessità del corso legale ; e, alm eno sotto u n certo aspetto, può dom andarsi se tale privilegio sia veram ente utile al pubblico, veram ente necessario alle Banche così da com pensare il pericolo che presenta allo Stato che lo concede. L a opportunità del corso legale p er il pubblico può m ettersi in dubbio in q u a n to - chè se la circolazione cartacea si fonda sulla fidu­ cia che il pubblico nu tre verso l’istituto di em is­ sione, una disposizione la q u a le , sia pure in modo provvisorio, im ponga questa fiducia — come è il caso del corso legale ai biglietti convertibili a vista — può prod u rre l’effetto opposto, quello di d a r ombra al pubblico stesso, facendolo entrare in diffidenza che gli si imponga la fid u cia, appunto perchè non sia m eritata. La esperienza in ogni specie di fatti ci in ­ segna per l’ appunto quanto riottosa sia la natura um ana, specie nei suoi a tti collettivi, allorché abbia anche soltanto il tim ore di non agire liberam ente.

Rispetto alle B anche è ben vero che dal fatto del corso legale traggono esse un grande vantaggio perciò che lo Stato garantisce davanti al pubblico la converti­ bilità del biglietto; chè per quanto la teoria ci af­ ferm i che il Governo m ediante ogni sorta di vigi­ lanza è in caso di ben conoscere e seguire l’andam ento p iù o meno regolare di una Banca, 1’ esperienza ci m ostra com e egli sappia poi scarsam ente far uso di questa vigilanza; e molti fatti varrebbero a dimo­ strare che per contrario, m algrado l’ingerenza dello S tato nella am m inistrazione delle Banche, alcune di esse poterono talm ente peggiorare la propria condi­ zione, da obbligare il G overno a m isure gravis­ sim e per evitare il danno che la responsabilità, as­ sunta per mezzo del corso legale, gli attribuiva d a ­ vanti al pubblico. Che se noi vogliam o togliere — com e si deve togliere — questa respondenza da parte dello Stato, mal saprem o conciliare il corso

legale colla assoluta irresponsabilità dello Stato. Ab" biamo altra volta citato l’ esempio della Banca di em is" sione della Nuova Caledonia della quale il governo francese dovette pagare i biglietti quando si dichiarò insolvente. I due fatti quindi del corso legale e delia respondenza dello Stato non si potrebbero, a nostro credere disgiungere; ma anche se si potesse im m a­ ginare un corso legale sotto il cui regim e lo Stato rim anesse com pletam ente disinteressato, pare a noi che esso non porterebbe utilità alle Banche, perciò che la sua azione è diventata molto meno necessaria che non lo fosse alcuni anni or sono. Il corso legale aveva lo scopo di agevolare il modo di m ettere in circolazione il biglietto; il pubblico che dalla legge è obbligato ad accettare in pagam ento dei biglietti, per evitare la noia del cam bio, li te rrà in circola­ zione, si diceva ; m entre se indifferentem ente lo si paghi in m etallo od in carta, preferirà il metallo alla carta. E questo ragionam ento era valido nel tempo passato e fino ad un certo punto lo può es­ sere oggidì quando continui la più o m eno esplicita garanzia dello S talo; ma se questa si tolga e si rifletta che oggi la condizione psicologica del p u b ­ blico, accorda una fiducia abbastanza profonda alla convertibilità effettiva del biglietto e di più apprezza altam ente le qualità intrinseche che il biglietto gli presenta in grado superiore al metallo, apparirà non esservi più così vivo bisogno di spronarlo ad ac ce t­ tare il biglietto piuttostochè la m oneta specifica. 11 mezzo indiretto del corso legale, con cui si cercava di far uscire dalle casse il biglietto, è in gran parte su perfluo; il pubblico stesso preferisce e dom anda, così nei grandi come nei piccoli negozi, il biglietto; e se domani si sopprim esse la circolazione cartacea siamo certi che il m ercato se ne lagnerebbe.

Il provvedim ento quindi che anche il Ministro Magliani propone — abolire il corso legale, può a n ­ che esser ritenuto p rem a tu ro ; ma è certo che ci avviciniam o sem pre più al momento in cui le co n ­ dizioni del m ercato m ostreranno la superfluità di si­ m ile istituzione ; nessuno penserebbe certam ente che abolendosi in Inghilterra il legai tender avrebbe per questo quella Banca a godere meno fiducia davanti al pubblico, o dim inuita la sua circolazione.

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13 gennaio 1884 L’ E C O N O M I S T A 19

desideratissim o in ogni sistema m onetario: la eguale spendibilità in ogni punto dello Stato.

Che se a questa conclusione siamo venuti col ri­ gore logico e colla sola osservazione dei fatti, quale è la conseguenza che se ne deve ritra rre ? Che il mercato odierno esige il biglietto unico. E possibile infatti raggiungere la unità nelle qualità essenziali ed intrinseche del biglietto quando siano parecchi gli Istituti che operano ¡a em issione, e quando ciascuno degii Istituti abbia potenza, carattere, posizione e c r e ­ dito, in una parola fiducia, di grado tanto differente come i nostri sei Istituti di em issione? È possibile che ad Aosta si accetti un biglietto del Banco di Sicilia come si accetterebbe quello della Banca d’ Italia? E perchè i siciliani hanno ad avere un biglietto la cui fiducia non si estende a tutto lo Stato?

E se questa differente potenzialità del biglietto, de­ rivante oggi dalla differente estensióne del corso le­ gale, ma che in derterm inate circostanze perdurerebbe, anche senza il corso legale, poiché troverebbe ra ­ gione di essere nel differente grado di fiducia che 'merita e gode ciascun Istituto, sia di impaccio e gravissim o ai com m erci, non occorre dirlo, tutti lo sentiam o, oggi in grado m inim o, lo sentirem m o in grado più forte dom ani, se per avventura un q ua­ lunque avvenim ento venisse a p rodurre una crise com m erciale o bancaria o finanziaria.

Da queste considerazioni ricaviam o una prima conclusione, ed è che il nostro paese, come del r e ­ sto quasi tutti i paesi com m erciali, sente il bisogno della unità del biglietto, per la stessa ragione che sentiva il bisogno della unità della m oneta m etallica, per la stessa ragione che si anela alla unità del si­ stem a m onetario internazionale, e in tempo non lon­ tano si com incerà a discutere anche di biglietti in­ ternazionali. Ora l’ unità del biglietto non è conse­ guibile che in due m odi: 0 l’ associazione delle Banche di em issione; o la loro fusione in una sola.

E di questo argom ento discorrerem o in un pros­ sim o articolo.

L’ ABOLIZIONE DEL CORSO FORZATO

I C O I I , I » A G - A M E N T O I > M I D J S . Z I

Da molte parti l’industria ed il com m ercio ci v o l­ gono da vario tem po vive istanze perchè anche nel no­ stro periodico venga eccitato il M inistro delle Finanze a disporre che anche il pagam ento dei dazi possa, come tutte le altre im poste, esser fatto in biglietti di Banca. E da nostra parte discutendo nei mesi scorsi sull’ argom ento dell’ abolizione del corso for­ zoso, abbiamo incidentalm ente esp re sso li parere che la m isura m antenuta dall’ on. M agliani per la quale i dazi di confine debbono esser pagati in moueta m etallica, non fosse che provvisoria. Aggiungevam o anzi che 1’ esito del cambio dal 12 aprile 1882 in poi, aveva dato tali risultati da consigliare il G overno a revocare un provvedim ento, che se era giustificato nella previsione di diffìcili condizioni m onetarie, ci pareva non avesse più ragione di esser m antenuto

quando così scarsa era la quantità di biglietti che erano presentati al c a m b io , e quindi così lenta la uscita dell’oro dalle Casse dello Stato.

Però siccom e vediam o che non solo quel prov­ vedim ento non fu revocato, ma nulla accenna a che il Governo sia disposto a soddisfare alle istanze che industriali e com m ercianti vivam ente gli rivolgono, non possiamo astenerci dal cercare se veram ente vi sia bisogno di conservare una disposizione la quale, non giova n a sco n d e rlo , m anca di quei caratteri di giustizia e q u in d i di costituzionalità, che sem pre si debbono desiderare e specialm ente in m ateria di tr i ­ buti si debbono esigere.

Saluspatriae suprema lex esto,poteva dirsi quando il G overno sotto il regim e del corso forzoso dovendo pagare una parte dei suoi debiti all’ estero si eso­ nerava dall’obbligo di com perare con grave dispendio l’ o ro , e se lo procurava im ponendo ai cittadini di v ersare i dazi doganali in m oneta m etallica. E , se ben ci ram m enta, anche in quei m om enti nei quali così alto era salito l’aggio dell’oro, nessuna lagnanza, tranne quella che può d erivare dall’altezza del t r i ­ buto, venne m anifestata dal ceto com m erciale ed in ­ dustriale, direttam ente gravato da questa speciale forma di imposizione.

Il pericolo che i biglietti di Banca potessero esser presentati in copia m olto più larga al cam bio e quindi troppo presto il Tesoro dello S tato potesse esaurire la riserva m etallica accum ulata nelle casse, giustifica la m isura presa dal M inistro delle F inanze, che i dazi doganali si continuasse a pagarli in oro ed argento. Così le Casse si rifornivano di riserva m etallica ed alm eno in parte era scongiurato l’even­ tuale pericolo di un esaurim ento.

Ma dal 12 aprile ad oggi sono già scorsi nove mesi d urante i quali una proporzione di biglietti molto inferiore alla generale aspettazione venne presentata al cam bio; perciò le Casse dello Stato si trovano in possesso di una riserva m etallica molto più grande di quella che era stata presunta. D’ altra parte il m ercato finanziario e m onetario nazionale ed estero ha presentato e presenta condizioni di gran lunga migliori di quelle che si avessero prim a dell aboli­ zione del corso forzato: D unque nessun pericolo in­ terno e nessun pericolo esterno che m inacci una crisi m onetaria. P erch è adunque si m antiene questa m is u ra ? — P e rc h è lo Stato per una classe di cit­ tadini, quella che direttam ente paga i dazi doganali tiene sospesa la funzione di una legge che stabilisce il corso legale dei biglietti? P erch è tutte le altre im poste si possono pagare in biglietti di Banca meno i dazi doganali, se sono cessate o non si verificarono le cause per le quali questa eccezione — sem pre incostituzionale — poteva essere consigliata?

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un centinaio di mila lire , coniare i biglietti, riscon­ trare e contare cento mila lire di m onete m etalliche, caricarne i facchini, portarle alla dogana e quivi ri­ com inciare la enum erazione; si potrà dire che per questa casa la prescrizione del pagamento dai dazi in moneta specifica sia esente da aggio? Chi paga quella apposita persona la quale si reca al cambio ed al pagam ento? chi i facchini che trasportano 100,000 lire al giorno di m etallo? E le difficoltà di trovare biglietti consorziali per cam biarli in oro, se occorre ?

G uardi bene fo n . Magliani se questa disposizione, m antenuta senza grande necessità, non risulti una grave ingiustizia che viene a pesare sopra una sola classe di cittadini.

D’ altra parte in pratica molto spesso av v ien e che l’ industriale consegni alla dogana oggi un sacco di argento e dom ani trovi alla Banca, in cambio dei suoi biglietti, lo stesso sacco d’ argento che egli r i­ porterà alla dogana e che alla dogana sarà ancora dom andato dalla Banca per riconsegnarlo all’ indu­ striale. Non vi ò ragione di risparm iare questo in u ­ tile giro del danaro, ed in pari tempo risparm iare alla dogana, alla Banca, all’ industriale una spesa di trasporto?

Ci si dirà che non tutti i Tesorieri esigono il ri­ spetto rigoroso della legge, e molte volte a Milano, a Torino ed in altre città am m ettono il pagamento del dazio in biglietti di Banca. Ma ci perm ettiam o osservare che questa diversità di trattam ento peg­ giora non m igliora la condizione delle cose. P oiché se dipende dal sem plice arbitrio di un funzionario esonerare f industriale da un disturbo e da una spesa relativam ente considerevole vuol dire che meno ancora è rispettata quella giustizia e quella egua­ glianza che sem pre dobbiam o desiderare, e che in m ateria di tributi dobbiam o vivam ente esigere.

Noi speriam o pertanto che f o n . Magliaro, tran ­ quillo ornai nell’ esito della sua ardita operazione, vorrà dar sollecitam ente le disposizioni necessarie perchè cessi la m isura gravosa di cui discorrem m o; ove le circostanze lo esigessero sarà sem pre tempo di ripristinarla; e lo riteniam o per fermo, verrà su ­ bita con rassegnazione quando si com prendesse che è voluta veram ente dalle necessità dell’ erario. Oggi la evidenza di questa necessità, bisogna convenirne, non si vede.

PROVVEDIMENTI PER LA M I A MERCANTILE

i.

Considerazioni generali

Sem bra che finalm ente nella sessione in corso le Cam ere vogliano discutere e deliberare sui provve­ dim enti per la m arina m ercantile. Ne era tempo d av v e ro ; e a noi verrebbe fatto di rallegrarcene com e di cosa atta a rialzare dalla decadenza in cui è precipitata una delle nostre industrie più vitali, se i concetti che sono prevalsi, nelle conchiusioni della com m issione d’ inchiesta e quelli che il G o­ verno ha fatto suoi, potessero riscuotere la nostra approvazione. V iceversa la via che si vuol battere non ci pare la migliore, nè la più efficace a conse­ guire P intento.

I provvedim enti che possono escogitarsi a fa­ vore della m arina m ercantile si dividono in sostanza in due grandi categorie: alleviam ento di oneri, e ajuii pecuniari diretti. N ella prim a si com prendono l’ esenzione o la mitigazione della tassa di ricchezza mobile, la soppressione o dim inuzione di quelle di ancoraggio, di sanità, consolari, eoe., il facilitare la concessione di terren i arenili per costruir navi, lo scem are pei diversi contratti m arittim i le spese di bollo e registro, e via discorrendo. Nella seconda categoria si com prendono i premi alle costruzioni navali e quelli alla navigazione.

Se la industria m arittim a italiana si svolgesse oggi in condizioni norm ali, se cioè si trovasse a quel grado di perfezionam ento de’ suoi vari conge­ gni in cui si trova presso altri popoli, so non avesse subita una sosta, anzi un vero decadim ento, che la fa rassom igliare a persona esausta di forze dopo grave m alattia, se non le venisse dall’ estero una concorrenza sfrenata nella quale, rim asta indietro coni’ è, non può più lottare ad arm i non troppo di­ seguali, se d’ altra parte la sua esistenza e il suo scom parire fossero indifferenti all’econom ia, alla vita, stessa della nazione com e lo è lo scom parire di una altra industria qualsiasi che viene com pensato dal sorgere di un’ altra più fortunata o meglio conna­ turata alle condizioni del paese ; se tutto ciò fosse, noi alieni in m assim a da ogni sorta di protezioni, sarem m o sostenitori soltanto di q uei provvedim enti che consistono in una rinunzia dell’ erario a q u al­ cuna di quelle sue entrate, che risultano di incep­ pam ento ad una industria quando non urtino però nella eguaglianza dei cittadini davanti ai tributi.

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13 gennaio 1884 L’ E C O N O M I S T A 21

econom iche associate ; perocché la costruzione e la navigazione dei grandi, veloci e perfezionati piro­ scafi, quali oggi il com m ercio li richiede, è costo­ sissim a e necessita la riunione di ingenti capitali, talché ai singoli e num erosi arm atori isolati è in e­ vitabile che si sostituiscano grandi Com pagnie di navi­ gazione. L e pochissim e che esistono in Italia sono invero benem erite del paese, giacché hanno saputo raccogliere i capitali, spiegare ardim ento nelle co­ struzioni , attivare linee di esito incerto, sostenere la lotta colle com pagnie estere, osare insom ma, perseverare e sottostare a sacrifici. Ma sono poco incoraggiate e, bisogna dirlo, ora segretam ente ora apertam ente avversate, perchè è n ell’ indole della natura um ana che coloro i quali per im potenza, timidezza o sfiducia si ristanno dall’ operare, m et­ tano poi bastoni tra le ruote del carro di chi vuole e sa operare.

F rattanto la concorrenza si fa sem pre più acca­ nita, i bastim enti di tutte le nazionalità invadono i nostri porti e servono il nostro com m ercio che è in- dptto a dare loro la preferenza su quelli italiani, visto che i prim i possono offrire noli più m iti, sostenute come sono le Compagnie loro proprietarie dai ri­ spettivi governi m ediante prem i di navigazione; senza dire che in molti paesi ove il ferro abbonda e l’in­ dustria siderurgica fiorisce, anco la costruzione di navi dà luogo a m inori spese e quindi a maggiori profitti che presso di noi. In tale stato di cose — os­ sia data una m arina m ercantile decaduta per gran copia di m ateriale reso inservibile e per danni pe- cuniari sofferti, languente per tardo e rachitico svi­ luppo delle industrie sussidiarie e per la timidezza e la sfiducia del capitale, im pegnata in una lotta vi­ vissim a di concorrenza in cui non può più battersi ad arm i eguali — è egli presum ibile che a farla ri­ sorgere bastino i provvedim enti che abbiam o accen­ nati nella prim a categoria, opportuni senza dubbio ma di poca entità? Tanto varrebbe credere che a far risanare un individuo afflitto da m orbo gravissim o e stre m a to di forze bastasse consigliargli l’aria buona, l’astensione da ogni abuso. Ci vuol ben altro ! Ma prim a di passare a dire di provvedim enti più efficaci, bisogna esam inare e discutere un altro criterio che fu esposto. F ra tanti casi possibili non vi sarebbe per av­ v en tu ra quello della convenienza di lasciare che l’in ­ dustria della navigazione perisca in Italia del tutto, o quasi ? In teoria può sem brare la soluzione migliore ed i teorici più rigorosi saranno p er concludere : dal m om ento che una data industria, m algrado ogni sforzo, è in decadenza ed accenna a decadere u?te- riorm ente, vuol dire e h ’ essa non è adatta ad un dato paese, ch’essa non rappresenta una form a di attività connaturata all’indole del paese stesso. A che darle una vita artificiale? Lasciam ola perire e dedichiam o ingegno, abilita, tempo e danaro ad altre im prese.

Q uest’ ultim a conclusione sarebbe giusta, se non si fondasse su una ipotesi sbagliata. L ’industria ma­ rinaresca è anzi particolarm ente Consentanea a ll’ in­ dole, alle abitudini, alle tradizioni delle popolazioni italiane, nonché alla giacitura e ai destini del paese nostro. Tralasciam o di ricordare le nostre antiche glorie m arittim e, l’abilità dei nostri uom ini di m are, l’am ore vivissimo che pel m are nutrono gli abitanti delle nostre costiere, i quali difficilm ente potrebbero vivere del solo lavoro della terra. Basta dare un’oc­ chiata alla carta d’ Italia, alla estensione delle sue coste, alle tante città costruite in riva al m are, ai

num erosi golfi e seni e alle spiagge destinate dalla stessa n atu ra a d ar vita ad altrettanti porti, per af­ ferm are che una notevole porzione del popolo ita­ liano può e deve vivere del m are e per il m are. Ma non basta. Dalla parte del m are non meno che da quella delle A lpi, si esercita la difesa della pe­ nisola in caso di guerra. E noto quanto la m arina m ercantile serva a form are un personale robusto, coraggioso e valente per la m ariua m ilitare. Ed anche col proprio m ateriale la prim a presta servigi alla se­ conda in caso di bisogno. Quello della m arina da guerra essendo in tem po di pace un m ateriale im produttivo, non può venire esteso oltre certi limiti ; e tutti gli S tati, la F ra n cia per esempio, e la stessa Inghilterra che pure ha u n s i potente naviglio da g u erra,n o leg g ia­ no navi m ercan tili quando devono eseguire grandi tra­ sporti di milizie. E per tanto som m o interesse di ogni nazione che la m arina m ercantile possa a ll’uopo co­ stitu ire u n indiretto ma valido aiuto a quella mili­ tare. In ogni caso, dunque, la divisione del lavoro è forse arriv ata a tal punto fra le nazioni, che cia­ scuna di esse non deve bastare in tutto a se stessa nei m om enti di pericolo?

F inalm ente la felice posizione dell’Italia nel centro di questo gran lago internazionale che è il M editer­ raneo e alle porte di quell’ oriente che allarga ognor più i p ropri orizzonti, le prom ette nel com m ercio di transito te rre s tre e più ancora nell’ industria dei tra­ sporti m arittim i un assai m igliore cam po d’ azione che nelle industrie m anifatturiere, lente a svolgersi p er ragioni n o tissim e , ed altrettanto im portante di quello dell’ agricoltura dal cui progresso tanto può sp e ra re l’Italia.

Se v ’ è una forma di attività nazionale che meriti una deroga (p u rch é non troppo spinta) alla massima rigorosa che lo Stato non deve farsi prom otore di nessuna industria ma solo togliere ostacoli, potendo, a tutte ; questa si è appunto la m arina m ercantile, e p er­ chè già fornita di alcuni elem enti di successo, e perché in special modo connaturata all’ indole, alle tradi­ zioni, e ai destini del paese nostro, e perchè ausilio necessario alla difesa m arittim a dello S tato, che è quanto dire alla conservazione dell’ integrità del pa­ trio territorio.

P e r d i’ essa riesca a sup erare la crisi che la tr a ­ vaglia e ne m inaccia l’esistenza, ci vogliono adunque provvedim enti assai più validi e radicali che non sieno sem plici alleviam enti di gravam i governativi. A ciò n e spinge anche un fatto relativam ente re ­ cente, e deplorevole a! certo, ma che non è in poter dell Italia di d istru g g e re : le sovvenzioni accordate alla propria m arina m ercantile dalla F ra n cia , nostra vicina e principale concorrente.

Nel nostro articolo sull 'Avvenire del porto di Ge­ nova, pubblicato nel N um ero del 16 dicem bre, ma­ nifestam m o il tim ore che l’ im itare in questo punto la F ran cia ci possa condurre tropp’ oltre, non essendo noi in grado di lottare con essa quando si tratta di spendere il pubblico danaio.

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22 V E C O N O M I S T A 13 gennaio 1884

le linee di navigazione dalle quali non solo l’economia pubblica trae tanto vantaggio, di cui non solo lo Stato in date contingenze può v a le rsi, ma a cui ancora non può la nazione rinunziare, senza trovarsi in una condizione di inferiorità rispetto agli altri paesi civili. Allo stesso modo che lo Stato si riserva di sus­ sidiare soltanto quelle linee ferroviarie che egli stima utili a ll’interesse generale, può stabilirsi un certo n u ­ m ero di linee di navigazione, che i pareri e i voti delle persone com petenti e interessate dichiarino veram ente utili al com m ercio nazionale — e per quelle linee dare una congrua sovvenzione. Q uesta non potrà dirsi del tutto un regalo: per i servizi postali si danno anche adesso sovvenzioni che non sono altro fuorché un cor­ rispettivo, e quelle di cui parliam o, se non diretto, sa­ rebbero pur sem pre un indiretto corrispettivo, giacché bisognerebbe, sem pre nell’ interesse de! com mercio italiano, im porre alle Com pagnie m arittim e l’eserci­ zio di certe date linee ben determ inate, dalle quali non si potesse deviare, con una data frequenza di partenze o di arrivi e con norm e sugli orari, sulla capacità delle n a v i, eoe., precisam ente come vien fatto per le ferrovie. Si potrebbe stabilire per legge, onde evitare qualunque sospetto di favorire il mono­ polio, che le Com pagnie concessionarie fossero non una sola, ma tre o quattro, (ed anche questo sa­ rebbe in analogia a quanto si cerca di fare per le ferrovie) le quali si dividerebbero la nuova rete m arittim a che venisse tracciata nel progetto. Si potrebbe finalm ente, anzi a parer nostro si dovrebbe, stringere i contratti con scadenze non troppo lunghe, perchè eoll’odierno rapido avvicendarsi delle cose, gli interessi com m erciali facilm ente i spostano e pos­ sono prendere strade diverse da quelle previste; e perchè uu piano di tal genere non sarà mai tanto accuratam ante studiato, che l’esperienza non possa suggerirvi ritocchi e modificazioni. Nel sopportare l’onere di una spesa siffatta, ¡co n trib u e n ti italiani saprebbero alm eno di p rocurare il soddisfacim ento d’ un grande interesse generale del paese.

Ecco un provvedim ento, che a nostro avviso, può riuscire efficace. La,Com m issione di Inchiesta e il Mi­ nistero lo propongono si, m a, come vedrem o, in dosi assai lim itate; e insiem e ne propongono un altro che, se non erriam o , scem a e forse distrugge l’utilità del prim o. Vogliamo alludere alla proposta dei prem i da darsi alla costruzione dei piroscafi.

Esclusa dunque l’efficacia dei rim edi accennati in principio di questo articolo e ridotta la questione alla scelta fra i prem i alla navigazione e quelli alle c o ­ struzioni, ci resta da spiegare il perchè diam o asso­ lutam ente la preferenza ai prim i. Lo faremo in un prossim o num ero.

Rivista Bibliografica

Martini Tito. — Aritmetica commerciale e politica. Se­ conda edizione. — Roma, Paravia, 1884.

Oggidì non è possibile lo studio non solo delle scienze fisiche, ma neppure delle m orali, senza una conoscenza abbastanza estesa delle scienze m atem a­ tiche, tanto queste sono penetrate in ogni ram o dello

scibile e aiutano col loro sobrio linguaggio lo svol­ gim ento delle idee e la p recisio n e con cui queste idee si esprim ono. A tacere delle esagerazioni, o per lo mono dei tentativi prem aturi, coi quali alcuni scrit­ tori hanno tentato di esporre col linguaggio m ate­ matico le teorie eco n o m ich e, e di quello il Sig. Mougeollo che pretese dare la statica della civiltà colla form ula C = K t2 c o s 2 A se n tA , in cui G rap­ presenterebbe l’intensità della civiltà, K una costante d eterm in a ta, A la latitudine, e t il tempo corso dal principio del periodo; ed in cui la civiltà stessa è considerata come un prodotto del lavoro dell’uomo e I’ uomo una m acchina, il lavoro della quale può essere valutalo coi prodotto di due fattori: la q u an ­ tità di com bustibile (che varia dall’ equatore ai poli) bruciato, e l’energia o potenza della m acchina ; — a tacere diciam o da queste e sim ili esagerazioni che per ora non possono c o n d u rre ad alcun serio risul­ tato, è però indiscutibile che il linguaggio m atem a­ tico va sem pre più famigliarizzandosi tra gli studiosi e diventa un sussidio efficacissimo ad ogni disci­

plina. Se non che la coltura generale non è tale invero che perm etta, a chi non si dedica agli"studi speciali delle m atem atiche, di venire al possesso di quelle cognizioni che sono diventate necessarie. È quindi encom ievole il pensiero del prof. M artini di darci un libro il quale in modo facile esponga sotto l’aspetto aritm etico quei concetti elem entari di cui nella vita so­ ciale quasi tutti dobbiam o aver conoscenza. Nel suo libro, che ha raggiunto già la seconda edizione, l’A u­ tore tratta delle m isure e m onete nazionali ed estere; in parécchie tavole dà il loro ragguaglio ; discorre delle spese di com m ercio, dell’interesse, dello sconto, dei calcoli sui fondi pubblici, del com m ercio cam ­ b ia rio , dei riporti e di tutte le altre principali n e­ goziazioni com m erciali. Nell’aritm etica politica o so­ ciale tratta dell’interesse composto, delle annualità, dei vari m odi di am m ortim ento, e dopo aver esposto in modo elem entare il calcolo delle probabilità, viene a parlare dei contratti aleatori, cioè rendite vitalizie, assicurazioni, tonfine, ecc. 11 libro term ina con a l­ cune tavole dell’interesse composto e con altre sulle rendite vitalizie.

Moltissimi esem pi facilitano l’intelligenza delle teo­ rie che sono contenute nel volum e, ed u n corredo di note abbastanza am pio indica al lettore quelle opere che su ciascun argom ento può più utilm ente con­ sultare per trarne più completa cognizione.

Non esitiam o quindi ad afferm are che il libro del Prof. M artini può to rn ar utile non solo alle scuole com m erciali, ma in genere agli uom ini d’affari. Al­ cuni capitoli', com e ad esempio quello sul calcolo delle probabilità, avrebbero dom andato sènza dubbio una più lucida esposizione, sebbene la grande diffi­ coltà dell’argom ento possa giustificare l’A utore, che però nel Q uètelet aveva un mirabile esempio da se­ guire ; ma nel com plesso il lavoro è soddisfacente. Non tralasciam o, per debito di verità, di avvertire l’A utore che le definizioni ci parvero un poco tra ­ sc u ra te; per esempio egli definisce la rendita vita­ lizia « quella somm a, che da una com pagnia assicu­ ratrice, ovvero da u n solo assicuratore, vien pagata ad una persona fino all’ epoca della sua m orte » (pag. 271) la quale definizione ci pare troppo larga inquantochè a rigore, anche uno stipendio potrebbe chiam arsi rendita vitalizia.

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L’ E C O N O M I S T A 23 13 gennaio 1884

Armelani Francesco. — II Riporto, commento al li­

bro l.° titolo V ili del nuovo codice di commercio italiano. — Torino, Unione Tip. editrice, 1883.

T rattando di un argom ento che nelle ^ m odernis­ sim e consuetudini degli affari di Borsa è diventato m olto im portante, 1’ autore non si propose di dare una discussione originale con nuovi studi ; infatti nel suo breve proem io dice : « S ebbene queste poche pagine dedicale al titolo V ili del libro I .° dell’ at­ tuale Codice di com m ercio, non abbiano il m erito della novità, giacché non facemmo che raccògliere in esse le idee ed i concetti che su tale m ateria avevano em esso i più dotti giureconsulti della G er­ m ania, della F rancia e dell’ Italia, noi, tuttavia an i­ mati dalla convinzione che non dovessero riu scire del tutto inutili alla m aggior parte dei cittadini estranei al com m ercio ed alle leggi, ci decidem m o

a stam parle ». . . . . .

L ’autore comincia con alcuni « cenni storici » in cui dapprim a esam ina se sia vero che il riporto discenda direttam ente dal m ohatra, come vogliono i rom anisti, e attribuisce questa opinione alla « incli­ nazione ad esagerare le cose passate »; però r ic o ­ nosce che tra il m ohatra ed il riporto esiste una

« certa sim iglianza ed una certa analogia ». P iù innanzi trova che questa analogia « è lontana » e nel m entre aggiunge che tanto « nel riporto com e nel m ohatra, si ha un contratto a term ine ; sì nel- l’una che nell’altra contrattazione si hanno due com pre e due vendite, cioè le parti interessate tanto nel m ohatra che nel riporto fungono da com pratore e da venditore ad un tem po, » non si dice quali veram ente sieno le differenze giuridiche dei due contratti, e solo si lim ita a notare le differenze di am biente tra le due epoche la nostra e la m edioevole.

Troppa facilità a conchiudere su argom enti molto gravi ci parve rilevare anche nella prim a parte del 2° capitolo, « il riporto nella evoluzione in d u striale, » dove l’ A utore ha forse voluto spaziare in troppo larghi orizzonti e riportarsi a concetti che avrebbero dom andato svolgim ento più ampio e profondo ; il pensiero quindi non risulta sem pre chiaro, nè bene concatenate le idee che successivam ente si espongono in quel tentativo di dim ostrazione. P iù felice la d ­ dove discute più particolarm ente della funzione del riporto, l’A utore m ostra di conoscere lo scopo ed il modo di tale contrattazione così da poterne rendere chiara e com pleta ragione.

P er lucidità di esposizione qualche cosa ci lascia desiderare anche il terzo capitolo che tratta « del riporto e dei contratti a te r m in e » ; vi si discutono questioni m olto ardue e, ci pare, che l’A utore non le abbia com pletam ente esaurite. — P iù spedito e più sicuro nei capitoli seguenti l’A utore tratta delle operazioni di riporto, cerca dim ostrare che non è u n prestito nè una vendita con patto di riscatto, m a che è u n contratto sui generis, ne cerca la ra ­ gione econom ica, ed esam ina le condizioni neces­ sarie alla form azione ed allo scioglim ento del vincolo convenzionale. — Il volum e term ina contenendo in una appendice gli articoli del vigente codice di com ­ m ercio che si riferiscono al riporto, il regolam ento per la esecuzione del codice stesso, la legge ed il regolam ento sui co ntratti di Borsa, ed u n elenco alfabetico delle voci di Borsa più usate.

Non direm o che questo lavoro dell’avv. A rm elani sia sotto ogni aspetto soddisfacente, m a riconoscendo

le grandi difficoltà che presentava u n argom énto diffìcile e tanto controverso, lodiamo senza riserv a P ingegno e la dottrina di cui l’A utore diede prova.

CASSE DI RISPARMIO

V I . M arche l)

N elle M arche troviam o niente altro che 42 Casse di risparm io così distribuite nelle q uattro provincie: Ancona l o , Ascoli Piceno 6 , M acerata 8 , P esaro U rbino l o . V ediam ole distribuite per data della isti­ tuzione.

La prim a sorse a P esaro nel 1840, m ese di luglio, e dopo pochi mesi nello stesso anno, la seconda a Sinigaglia ; ned 1842 venne istituita quella di Ascoli P icen o , e l’anno appresso quella di F a n o ; due ne sorgono nel 18 4 4 a Iesi ed a C am erino; e due pure nel 184 5 a F abriano ed a C ingoli; l’anno dopo quella sola di Macerata e nel 1847 quella di Pergola (p ro ­ vincia di Pesaro U rb in o ); ad A piro (prov. di M a­ cerata) ne è istituita una nel 1 8 4 8 ; e poi passano cinque anni prim a che sorga quella di U rbino nel 1853; quindi una nuova sosta di tre anni e nel 1856 si apre quella di Cagli (prov. di M acerata;) ma nel 1857 ne sorgono q u a ttro , ad O sim o , ad O stra (prov. di A ncona) a F erm o, a F ossom brone; una nel 185 8 a Corinaldo (prov. di Ancona) e due nel 185 9 a F i - lottrano (prov. di Ancona) ed a Caldarola (prov. di M acerata). Nel 1860 nessuna, e una sola nell’ anno appresso a Loreto; m entre ne sorsero due nel 1862, una ad A m andola ed una ad U rbania ; tre anni dopo sorse la Cassa di M ontottone, e nel 1867 ne sorgono due una a R ecanati, ed una a S. A gata F eltria; poi per tre anni non troviam o alcuna nuova istituzione, m a nel 1870 sorgono le due Casse di Ancona e di C hiara vai le; nel 1872 quella di C upram ontana (prov. di A n co n a); nel 18 7 3 quella di S erra de’Conti della stessa provincia, e di Tolentino, e nel 1874 ne sor­ gono ben sei, a M ontegroto ed O stra V etere (p ro ­ vincia di A ncona), a F alerona (prov. di A scoli) a Carpegna ad O reinno ed a S. Lorenzo in Campo (prov. di Pesaro U rbino) ; nel 1875 sorge quella di Offida (prov. di A sco li); nel 1876 quella di Treja (prov. di M acerata), nel 1877 quella di S. Elpidio (p ro ­ vincia di Ascoli), nel 1881 quella di Mondovì (prov. di P esaro Urbino) e finalm ente nel 1882 quella di Staffolo (prov. di A ncona). Così abbiam o che di- cianove delle 4 4 C asse, sorsero dopo la pro clam a­ zione del Regno.

V ediam o ora la situazione di queste Casse di R i­ sparm io. Nella provincia di A ncona la più im por­ tante per cifra depositata a risparm io è quella di J e s i salendo esso a L. 3,813 m ila, m entre il p a tri­ monio è di L. 478 mila. L ’impiego prevalente è il portafoglio che assorbe quasi tre milioni e m ezzo, cioè oltre il 90 per cento del risparm io ; L . 577 mila sono consacrate ai mutui ipotecari, m eno di L. 4,000 ai mutui chirografari a privati, e L. 172 m ila m titoli con prevalenza alle obbligazioni di P rovincie, Com uni e corpi m orali. M algrado la grossa cifra di portafoglio, la Cassa di Jesi non ha sofferenze, il che

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24 L’ E C O N O M I S T A 13 gennaio 1884

prova la grande oculatezza di quell’am m inistrazione. V iene poi la Cassa di Sinigallia con un rispar­ mio di quasi 3 milioni ed un patrim onio di L. 223 m ila. Ecco le cifre dell’impiego : ai mutui ipotecari E. 2 3 0 mila, ai chirografari a Com uni e Provincie L. 70 mila ed ai chirografari ai privati L. 790 mila; com plessivam ente adunque per i m utui oltre il 34 per cento. Alle anticipazioni sono assegnate quasi 0 mila lire ; nei titoli ci troviam o L. 273 mila, ed oltre u n m ilione e mezzo ne! portafoglio. Le sof­ ferenze sono piuttosto alte, arrivano a L. 16,263 cioè il 0,5 p er cento del risparm io e quasi l’uno per cento del portafoglio.

Terzo per entità di risparm io viene la Cassa di Osimo che raggiunge la cifra di L. 1,809 mila, ed ha il patrim onio di L. 140 mila. I mutui richiedono L. 230 mila di cui 212 mila gli ipotecari; nel complesso rappresentano solo il 17 per cento del risparm io; la Cassa di Osimo non fa anticipazioni, non ha im ­ piego in titoli tranne L. 500 di azioni di società private, ha però un portafoglio che supera il m i­ lione e mezzo, cioè I’ 87 per cento del risparm io. Le sue sofferenze- raggingono le L. 9 ,9 9 1 cioè più del 0,5 per cento del risparm io e del 0 ,6 per cento del portafoglio. Alta era al 30 giugno la somma del denaro in Cassa che superava le L. 106 mila.

V iene poi la Cassa di Ancona dove il risparm io arriva alla cifra di L . 1 ,1 1 7 ,8 3 9 essendo il p a tri­ monio di quasi L. 4 0 mila e L. 21 mila sono i conti correnti. A nche qui prevalenza di portafoglio che am m onta a L. 676 m ila, cioè oltre il 65 per cento del risparm io, però non vi sono, m algrado ciò, sofferenze; nei mutui non troviam o che gli ipo­ tecari per L. 227 m ila, cioè il 2 4 per cento del risparm io. Ingente era il 3 0 giugno la cifra del de­ n aro in cassa che saliva a L. 231 m ila. Alle anti­ cipazioni sono consacrato poco più di L. 8 m ila ed ai titoli L. 51 mila.

Poco ci olire da osservare la Cassa di Monterà-

rotto; u n risparm io di L. 8 3 6 m ila, un patrim onio

di sole L . 6 mila ; ha un portafoglio di L. 374 mila; non m utui, nè anticipazioni, nè impiego in titoli e neppure sofferenze.

La Cassa di Fabriano ha un risparm io di L. 367 mila, ed ha un patrim onio di L. 6 4 mila. D ue sole voci nell’ im piego: il portafoglio p er L. 337 mila cioè il 9 2 per cento del risp arm io ; ed i m utui ipo­ tecari per L. 74 m ila circa. Non ha sofferenze.

La Cassa di Cupramontana ha u n risparm io di L. 196 mila ed un patrim onio di oltre L. 7000, tutto im piegato al portafoglio m eno L . 2000 con­ sacrale ai m utui chirografari. M algrado però l’ a l­ ta cifra del portafoglio che supera le L. 193 mila di effetti, la Cassa non ha sofferenze che per la piccola cifra di L. 67, onde va lodata la sua A m m inistra­ zione.

La Cassa di Cliiaravalle con un risparm io di L. 175 mila ed un patrim onio di L. 11 mila; ha L . 22 mila ai mutui ipotecari, e 27 mila ai chiro­ grafari ai privati, nel com plesso il 33 per cento del risp arm io ; il portafoglio sale a L . 115 mila oltre il 59 por cento del risparm io; e le sofferenze salgono a L. 4130 cioè il 2,3 per cento del r is p a r ­ mio, ed il 3 e mezzo per cento del portafoglio ; cifra abbastanza alta.

Di forza analoga alla precedente per la cifra del risparm io è la Cassa di Lorete la quale però ha un patrim onio di sole L. 4,280. V im piego del suo

capitale è distribuito per L . 36 m ila in mutui ipo­ tecari, per L. 30 mila in titoli, per L. 112 al por­ tafoglio ; quest’ultim a cifra rappresenta il 64 per cento del risparm io.

La Cassa di Filottrano ha m inore im portanza, in quanto il suo risparm io sale a L. 104 mila ; però il patrim onio ascende a L. 1 1 ,0 6 2 ; aneli’ essa consacra il capitale specialm ente al portafoglio che supera le L. 86 m ila di effetti, non essendovi altro im piego che poco meno di JL. 14 ¡mila ai mutui ipotecari. Però non ha sofferenze.

La Cassa di Corinaldo che ha un risparm io di L. 101 mila, ed un patrim onio di L. 13 m ila, non ha altro impiego che il portafoglio per quasi L. 114 mila; però non ha sofferenze. E gualm ente la Cassa di

Ostru, con un risparm io di L. 9 0 mila e 16 m ila

di patrim onio, im piega solo nello sconto il suo ca­ pitale , il portafoglio ascende a sole lire 60 m ila, avendo L. 4 7 mila di danaro in cassa, la qual cifra di capitale infruttifero è veram ente alta tanto più che non è accidentale, ma si verifica sem pre alta anche in precedenti situazioni. Però non ha sofferenze.

Delle altre tre m inori Casse di risparm io Oslra

Vetere, Serra de’ Conti, Staffolo, darem o solo le

cifre, nulla offrendoci esse da osservare, se non che piuttosto che Casse di risparm io sem brano Banche di sconto, inquantochè solo nello sconto di effetti im piegano il loro capitale. Ecco le loro situazioni:

risparm io p atrim on io portafoglio sofferenze

Ostra Vetere L. 51,594 4,793 57,060 nessuna

Serra de’Conti » 16,542 4,287 20,663 »

Staffolo » 8,831 2,000 9,154 »

V ediam o ora della provincia di Ancona le cifre proporzionali, sebbene dall’ esam e che abbiam o fatto delle situazioni apparisca m olto chiara la tendenza di quelle Casse ad im piegare il loro capitale solo negli sconti.

Mutui ipotecari.. . . L.

cifro assolute (m ig lia ia di lire)

1,414

cifre rela tiv e rispetto ai totali 60 per cento » chirografari. » 924 40 » Totale L. 2,338 17 » Anticipazioni... L. 14 0,1 ». Impiego in titoli .. 0 528 3,1 » Portafoglio... » 9,855 73 » Beni stabili... » 111 0,8 » Danaro in cassa... » 533 4 » Sofferenze... » 30 0,2 » Totale L. 13,409 Risparmio... L. 11,326 91 » Conti correnti... » 21 0,2 » Patrimonio... » 1,028 8 » Altri debiti... » 20 © <M « Totale L. 12,395

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13 gennaio 1884 L’ E C O N O M I S T A 25

L'EMIGRAZIONE ITALIANA ALL’ ESTERO

NEL PRIMO SEMESTRE 1883

Tanto la em igrazione propria che la temporanea ebbero nel 1883 un aum ento notevole. Infatti, m en­ tre nell’ em igrazione propriam ente detta furono c o n ­ tate, nel I® sem estre 1882, 2 9 ,6 9 4 persone, nel 1° sem estre del corrente anno il num ero e salito a 33,2 3 6 .

L ’em igrazione tem poranea da 6 1 ,7 8 6 salì a 70,082. Ragguagliando il num ero degli em igrati propria­ m ente detti a 100,000 abitanti delle singole pro- vincie, se no contarono, nel prim o sem estre 1883, 1018 da C am pobasso; 799 da A vellino; 786 da S a le rn o ; 721 da P o ten z a; 4 3 4 da C atanzaro; 410 da Cosenza ; 330 da Benevento ; 229 da Lucca ; 250 da M acerata; 226 da S ondrio; 204 da Genova e 1 9 2 da Piacenza.

L’ em igrazione tem poranea si ragguagliava come segue a 100,000 abitanti delle singole provinole : 4 7 2 4 da U dine; 3273 da B ellu n o ; 1022 da Como; 931 da S ondrio; 8 3 6 da V icenza; 8 2 4 da Bergam o; 603 da Cuneo ; 492 da Lucca ; 448 da Torino ; 438 da Novara ; 423 da Reggio Em ilia ; 397 da T reviso e 31 o da Massa C arrara.

Le altre provincie avevano una em igrazione m inore. Dalle provincie di Rovigo, Bologna' F e rra ra , F orlì, Ravenna, Arezzo, Grosseto, Pisa, Siena, Ancona, Ascoli, Pesaro U rbino, Perugia, Rom a, T eram o Lecce, Reggio C alabria, Caltanisetta, Catania, G irgenti, S i­ racusa, Cagliari e Sassari, 1’ em igrazione dell’ una e dell’ altra specie è m inim a o nulla.

Sebbene le am m inistrazioni com unali e le a u to ­ rità di pubblica sicurezza procurino di tener nota dell’ em igrazione, così tem poranea corno perm anente, non è dubbio cbe la statistica ufficiale rim ane a d ­ dietro dalla realtà.

A fine di verificare I’ esattezza delle notizie r a c ­ colte dai com nni, si cercano i term ini di riscontro nelle statistiche dei porti esteri di im barco, nei quali vanno i nostri em igranti per recarsi oltre m are, specialm ente nelle A m eriche. Le statistiche straniere dim ostrano che il num ero degli italiani che prendono im barco nei porti esteri è m aggiore di quello che apparisca dalle dichiarazioni fatte in­ nanzi ai sindaci ed agli ufficiali di pubblica sicu­ rezza dalle persone em igranti. È d’uopo concluderne cbe l’em igrazione clandestina è assai frequente; seb­ bene in g ran p a rte la differenza tra le due fonti di notizie possa spiegarsi col fatto, che molti nostri concittadini, nell’ atto di partire per la F ran cia, per la Svizzera, per l’ A ustria, ecc., s’ im m aginavano di farvi breve dim ora e proponevansi di rito rn are dopo una stagione o d u e , m entre poi, quando si tro v a ­ rono all’estero, presero il partito di te n ta te la sorte in più rem oti paesi e s’ im barcarono a M arsiglia, a B ordeaux, all’ H avre, a T rieste, ecc., per paesi fuori d ’ E uropa’

U n altro mezzo di riscontro viene offerto dalle statistiche dei paesi di im m igrazione.

Nel prim o sem estre del 1883 i passaporti rila­ sciati ad em igranti per gli Stati Uniti furono 17,605 m entre la statistica am ericana, dice essere arrivati

2 3,487 italiani, sia direttam ente dall’ Italia, sia da altri paesi.

La seguente tavola dim ostra l’ im portanza com ­ parativa dell’ em igrazione dei vari S tati d’ Europa p er paesi non europei, tenendo conto, p er ciascun Stato, dei soli em igranti nazionali, ossia dei tedeschi che em igrano direttam ente dalla G erm ania, dei s u d ­ diti b rita n n ic i che s’im barcano nei porti del Regno U nito, ecc.

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c o c o i o ^ i o t o ^ o a s c o

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a) Emigranti tedeschi partiti dai porti di Amburgo,

Brema, Stettino e Anversa.

(10)

26 L’ E C O N O M I S T A 13 gennaio 1884

c) Invece dell'emigrazione per Stati non europei le cifre dell’Austria rappresentano l’emigrazione propria ossia quella di dii parte senza sapere se e quando ritornerà.

d) Solamente dal 1871 la statistica tedesca distin­

gue gli emigranti tedeschi dagli stranieri.

e) Soeiedade de Geographia — Estatisticas de Por-

tugal, por annos 1872-81.

f e g) Cifre approssimative, non essendosi ancora

fatta la pubblicazione ufficiale.

h) Mouvement de l’émigration en France. Années

1865-74 - Paris, 1876; pag. 25.

i) Mouvement de l’émigration en France. Années

1875-77 — Paris, 1879 ; pag. 24, 36, 48.

V) Mouvement de 1’ émigration en France. Années

1878-81 — Paris, 1883 ; pag. 7.

BOLLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

(S itu a zio n i a l 31 dicem bre)

Banca di Verona — Capitale versato L. 700,000; Riserva L . 1 0 0 ,0 0 0 ; Conti correnti L. 3 ,0 1 7 ,0 9 7 ; Boni fruttiferi L. 4 0 0 ,0 6 6 ; Portafoglio L. 2,516,762 ; Anticipazioni L. 1 8 ,4 6 8 ; E n trate L. 254,541 ; Spese L. 182,652.

Banca popolare di Valdobbiadene. — Capitale versato e riserva L. 55,951; Conti correnti L. 194,902; Portafoglio L. 264.229 ; Sofferenze L. 3,500 ; Utili netli L . 7,699.

Società popolare di mituo credito in Cremona. — Capitale versato U. 2 ,1 7 7 ,1 6 7 ; R iserva L. 799,726 ; Conti correnti L.114,9 19,083; Porlafaglio L. 3 ,9 1 0 ,8 2 1 ; A nticipazioni L -935,583; Fondi pubblici L. 9,919,753; Sofferenze L. 5 3 ,8 0 4 , D ividendo 1883 L. 2 0 7 ,5 8 5 ; Utili a favore dell’ esercizio 1884 L. 6,058.

Banca popolare di Motta di Lìvenza — Capi­ tale versalo L. 7 9 ,9 3 0 ; Riserva L. 4 4 ,8 7 2 ; D epo­ siti in conto corrente L. 2 8 9 ,9 1 2 ; Buoni fruttiferi L . 1 1 7 ,2 9 3 ; Portafoglio L. 6 8 7 ,7 2 4 ; Sofferenze L. 4 ,8 6 9 ; E ntrate L. 5 2 ,3 0 6 ; Spese L. 43,854.

Banca agricola commerciale industriale di Savi - gnano di Romagna. — Capitale L. 2 00,000; Riserva lire 3 4 ,616 Conti correnti L. 2 1 0 ,5 8 9 ; Portafoglio L . 2 8 3 ,6 9 8 ; V alori diversi L . 4 7 ,1 2 5 ; Debito degli azionisti L. 1 0 0 ,0 0 0 ; Sofferenze L. 1 4 ,4 0 4 ; E ntrale L. 32,277 ; Spese L. 25,789.

Banca mutua popolare di Valdagno. — C api­ tale L. 7 1 ,3 1 0 ; Riserva L. 1 4 ,6 0 1 ; Conti correnti L. 1 5 ,7 0 6 ; Buoni fruttiferi L. 1 2 7 ,3 9 1 ; Risparm io L . 1 5 6 ,7 6 8 ; portafoglio L . 3 4 2 ,1 5 9 ; Utili netti del 1885 L. 6,448.

Banca di Ferrara. — Con deliberazione del 9 corr., i L iquidatori della Banca di F e rra ra , hanno stabilito di distribuire altre L . 25 per azione, e ciò a com inciare dal 15 corr.

Colle suddette L . 2 5 , la Banca di F erra ra avrà di già ripartite L. 125 per azione in acconto delle L. '175 versate sulle azioni.

Camera di Commercio di Firenze. I p rin ­

cipali fra gli argom enti tra tta ti nella seduta del 7 gennaio furono gli appresso:

1° Approvò il nuuvo Regolamento interno che le venne proposto da una Commissione.

2° Rielesse il cav. G iulio T u rri a suo P resi­ dente.

3° Ricom pose le quattro Commissioni perm a­ nenti per l’ anno in c o rso ; e fu riconferm ata la Com missione incaricata di risolvere i reclam i rela­ tivi alla tassa C am erale.

4° A pprovò a form a dell’ art. 715 del Codice di Com m ercio i Ruoli dei C uratori nei giudizi di fallimento per i T ribunali Circondariali di Pistoia e S. Miniato.

5° N ominò un rappresentante della Camera nel Consiglio Direttivo della Scuoia Com m erciale F em ­ minile nella persona dell’ on. Piacci Gennaro.

6° Essendosi varj com m ercianti di F irenze la­ mentati che 1’ Agenzia delle Im poste D irette abbia senza plausibili ragioni aum entati straordinariam ente i redditi di Ricchezza Mobile ad essi a ttrib u iti, la Com m issione incaricata di riferire sullo sporto re­ clamo propose che venisse dalla Cam era fatto sen­ tire al M inistero dello Finanze che lo zelo dei suoi funzionari se giova allo Stato dev’essere però con­ tenuto nei giusti lim iti per non a rre c a r danno ai privati interessi, e che se è vero che la citta ui Firenze ha risentito un piccolo m iglioram ento nelle sue condizioni econom iche è altresì vero che questo fu ed è assai lento, onde, è che il volere ad un tratto aum entare i redditi tassabili equivarrebbe a produrre un danno im m enso, m entre coll’ ordinato svolgersi della pubblica prosperila anche le imposte possono gradatam ente essere portate a quel punto che si ravvisi com portabile, e giovevole agli inte­ ressi dell’ E rario senza lesione di quelli dei privati.

La Cam era approvò alla unanim ità.

7° F inalm ente la C am era prese in considera­ zione la proposta del S ig. Em ilio Landi di farsi essa stessa iniziatrice di una Esposizione provinciale a r­ tistica, industriale ed agricola regionale da tenersi in F irenze allorché avrà avuto com pim ento la fa c ­ ciata di S. M aria del F iore.

Camera di commercio di Napoli. — N ella to r­

nata del 14 dicem bre fu data lettura della relazione della com m issione incaricata di riferire sui quesiti sottoposti dal M inistero del com m ercio a tutte le rap ­ presentanze com m erciali del Regno intorno al lavoro dei fanciulli nelle fabbriche, su cui il M inistero predetto sta apparecchiando un apposito progetto di legge. I quesiti proposti alla C am era di N apoli erano i seguenti :

1° Q ual’è l’opinione prevalente’.'!™ gli industriali della provincia di Napoli, su tale oggetto?

2° Qual giudizio porterebbe la Cam era sulla interdizione assoluta del lavoro, fino all’ età di 9 o

10 anni ; . . . .

(11)

13 gennaio 1884 L’ E C O N O M I S T A

27

A0 Che si direbbe del prescrivere che sia in ­ terdetto ai giovanetti sino ai l o o 16 anni di lavo­

rare durante la notte? . ,

Sul prim o quesito la com m issione dichiaro non credere urg en te il provvedere da ora con legge a disciplinare il lavoro dei fanciulli inquantochè non è noto se la legge iu fieri sarebbe applicai)! e a chiunque im pieghi fanciulli, o solo ai grossi stab lim enti dove lavora un determ inato num ero di ope­ ra i; e specialm ente perchè non si conosce se si tratta di una legge che avrebbe disposizioni con­ formi per tutte le industrie, ovvero disposizioni v a n e secondo i v a ri gruppi di m anifatture. Che se poi dovesse il lavoro dei fanciulli regolarsi assoluta- m ente per legge la com m issione opinò come segue. « P o ic h é u na interdizione assoluta del lavoro s. vuole im porre fino ad un num m o di anni, la vostra com m issione è per ritenersi al massimo di anni nove. Qui, lo sviluppo è precoce, ed e più intensa la necessità che ciascun m em bro della famiglia c o n ­ corra più presto che sia possibile al m antenim ento

dl D’ altronde, quando si potessero determinare che in certi lavori i fanciulli non possono essere adibiti, si potrebbe senza pericolo scendere anche al di sotto degli anni nove.

P erm ettere ai giovanetti come il M inistro sem bra volere di 43 o 14 anni di lavorare non piu che cinque o sei ore, pare ai vostri Com m issari soverchio interessam ento, il quale potrebb’ essere piu p ern i­ cioso che non benefico, per le condizioni econom iche delle famiglie cui appartiene il giovanetto operaio. Anche qui giova rip etere, che sarebbe più opportuno di difenderlo dalla possibilità di essere addetto a la ­ vori dannosi pel suo organism o. .,

Non è dim ostrato che sia per riuscire piu g iove­ vole all’ operaio il lavoro un’ora di m eno, che non il conseguire u n m aggiore salario, che gli assicu re­ rebbe una più sana e più abbondante vantazione. In odili caso, ed in linea subordinata, i vostri c o m - missarii opinano che bisognerebbe scegliere le 6 ore invece che 5 ore, i 12 anni com e m assim o,

invece dei 14. . . , , ,

P er ultim o, circa l’ interdizione del lavoro nelle dom eniche e d urante la notte ai giovanetti che a b ­ biano toccato il sedicesim o anno noi non lo crediam o nè necessaria, nè opportuna. ;Se essa è consigliata da un motivo d’igiene, è chiaro che il lavoro notturno, essendo fatto da squadre diverse da quelle del giorno, le ore di riposo sono spostate, non soppresse ; e per quel che si riferisce alle dom eniche, si potrebbe tut- l’ al più non perm ettere un lavoro eccedente la meta della giornata. Se è per motivi di ordine m orale, oltre a dire che l’operaio a 16 anni è _ cosi svelto, che non ha più nulla da apprendere in un certo ordine di fatti, c’ è anche da aggiungere, la s o rv e ­ glianza della Direzione si esercita nei g ran d i sta b i­ lim enti, tanto nel giorno che nella notte, nonché

nelle dom eniche. . .

E ssendo dunque così piccoli e fo n ta n i gl in c o n ­ venienti, non sarebbe saggio, a giudizio dei vostri com m issarii di creare ancora altri vincoli allo sv i­ luppo della Industria Nazionale, la quale ora appunto si sforza, con m irabile ardim ento, di conquistare un posto a fianco alle altre nazioni ». .

La Cam era adottando il parere della com m issione deliberò com unicarlo a S. E. il M inistro di ag ri­ coltura e com m ercio.

Camera di Commercio di Marsiglia. — Ea C a­

m era M arsigliese ha em esso il voto che una nuova disposizione sia aggiunta alla legge che regola le vendite, o cessioni dei fondi di com m ercio, alim ene tali vendite o cessioni sieno pubblicate in uno dei giornali della circoscrizione del tribunale ove si tr o ­ vano i fondi del venditore, con l’ indirizzo del d o ­ m icilio ove i creditori potrebbero fare opposizione alla liberazione definitiva dell’ acquirente, o cessio­ nario duran te i 10 giorni a p artire da quello della pubblicazione della vendita. La Cam era inoltre e - spresse opinione contraria al desiderio m anifestato dai negozianti di G inevra di poter fare p enetrare da B ellegarde fino a Cuìoz, i vagoni di cereali prove- n ie n tf dalle ferrovie svizzere e austriache, e ciò per­ chè siffatte spedizioni sarebbero dannose al com m er- ciò della piazza di M arsiglia.

Notizie economiche e finanziarie

Situazione delle Banche di emissione italiane ed estere.

(in milioni) Banco di Napoli 10 d ee. I Cassa e riserva.. L. 109,4 x Portafoglio... 55,6 j Anticipazioni... 36,5 r Capitale... L. 48,7 Massa di rispetto... 5,2 Circolazione. 135,1 ).jqq g Altri debili a rista. 65,81“

20 dee. 109.8 54,2 36.6 48.7 5,2 133.9 differ. 0,4 1,4 + + 68

»

202,1 0,1 1.2

Passivo

Banco di Sicilia 10 deC. Cassa e riserva ... L. 21,9 Portafoglio... 25,2 Anticipazioni... 4,1 Sofferenze... 3,2 Capitale... IL® Massa di rispetto . . 2,9 I Circolazione. . . . 35,7 L o g ! Altri dob. a vista 27.5 i ’

20 d ee. differenza 34,4 27,8 25,0 24.5 3,7 2,3 11.6 2,9 ¡62,2 4- 0,1 — 0,7 — 0,4 — 0,9 - 1,0 Banca di Francia

3 gen . 10 gen . d ifferenza

(Incasso metallico Fr. 1,943,5 1,938,4 — , 1 P o rta fo g lio .,... 1,236,5 1,2 3,3 - 23 2&

(Anticipazioni... 319,7 312,2

ir;,-c o la z io n e ... 3,101,7 3,088,1 — 13,6

PaSSIW jconti correnti... 527,6 500,1 — 27,

Banca Imperiale di Germania

22 d ee. 31 dee. differ.

iic n ( Incasso metallico . . . St. 28,8 27,9 + 0,9 UtlVB 1 portafoglio e antieipaz. 22,7 27,1 + 4,4 . - ( C ircolazion e... 36,8 41,4 + ,

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