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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.593, 13 settembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIV A TI

Anno XII - Yol. XVI

Domenica 13 Settem bre 1885

N. 593

IL TRASPORTO DEI VALORI

per mezzo delle Ferrovie

Numerosi nostri lettori ci domandano quale sia la nostra opinione intorno alla controversia sorta in questi giorni sul trasporto dei valori per mezzo delle ferrovie. Abbiamo letto in parecchi periodici molti scritti sull’argomento, tanto in favore della disposi­ zione restrettiva, quanto in favore di una larga ap­ plicazione della legge, ma pare a noi che il tema sia ben lungi d’ essere esaurito tanto sotto l’aspetto giu­ ridico che sotto quello economico, per cui ci pro­ poniamo di esaminare la questione con ragionamenti diversi da quelli che abbiamo veduto adoperare.

E innanzi tutto poniamo ben salde alcune basi generali sulle quali, speriamo, tutti vorranno con­ venire.

Il vettore per principio stabilito nelle nostre leggi c iv ili e sanzionalo nel Codice di commercio, è re­ sponsabile della merce che gli viene consegnata. Questa responsabilità che è un onere insito nella industria dei trasporti, e che è determinata da ap­ posite norme e circoscritta da speciali cautele, im­ pone necessariamente al vettore una cura c h e ’ altri­ menti non avrebbe ; ed ha riscontro se così pos­ siamo esprimerci, nell’eccitamento che il diritto di prescrizione intende di esercitare sui proprietari o sui creditori perchè attendano alle cose loro; o se si voglia agli obblighi che assumono i depositari.

Però, a riscontro di questo onere, certamente non leggero, il vettore acquista anche in genere il diritto di essere a cognizione della qualità e quantità della merce che gli viene consegnata, e ciò non sola­ mente per calcolare il rischio che si assume me­ diante la responsabilità attribuitagli dal Codice, ma e molto più, per poter esercitare, in ragione della’ qualità, la sorveglianza dovuta durante il trasporto.

Nessun ragionamento, crediamo, nessun cavillo, può capovolgere questi punti fondamentali sui quali si basano tutte le differenti prescrizioni che, più o meno strettamente, regolano i diritti e g li oneri del vet­ tore. E gli ha diritto, secondo il Codice di conoscere la natura della merce per poter tutelare la propria ' responsabilità a mezzo della sorveglianza.

Si comprende infatti che altro è il modo col quale il vettore custodisce una cassa contenente

carta straccia, ed altro quello col quale sorveglia una cassa contenente azioni della Banca Nazionale. La merce nel trasporto, passa per tante mani, nelle quali il vettore deve necessariamente porre ogni

fiducia, che le precauzioni e le cure sue nel seguire il lavoro di queste mani debbono variare secondo la natura della cosa che trasporta.

È su questo principio giuridico, se non erriamo, che si basa la eccezione posta in tutte le condizioni di trasporto che le merci di massimo prezzo non si trasportano a peso, nè a volume, ma a misura del loro valore. E per certe merci, le quali in causa di speciale loro funzione e forma sono difficilmente riconoscibili nella loro individualità, come le monete ed i titoli al portatore, essendo più facile nascon­ dere le sottrazioni, e quindi più esposte le merci stesse ad essere rubate, il vettore assume maggiore responsabilità, e quindi il suo rischio gli viene pa­ gato con un compenso più alto.

Dal concetto giuridico economico della industria del vettore, vediamo adunque giustificato che si computi il prezzo di trasporto di certe merci, non a peso, nè a volume, ma a valore, e vediamo pure il fondamentale diritto da parte del vettore di cono­ scere la natura della merce che trasporta ed in que­ sto caso la quantità del valore.

Posti questi cardini essenziali del nostro ragiona­ mento, pare a noi che non si possa fare questione di sorta sulla dichiarazione del valore e sul diritto di verifica. Tanto varrebbe fare una questione sulla dichiarazione del peso di un bagaglio e di una balla di cotone, e sul diritto di verifica del peso stesso.

Il vettore, e nel caso concreto le società ferroviarie, trasportando dei valori hanno un compenso che è commisurato sulla distanza e sul valore; qualunque volta per fatto del mittente la società sia ingannata sulla entità del valore che trasporta, viene eviden­ temente defraudata della mercede pattuita, come sa­ rebbe defraudata se un negoziante spedendo dei ba­ r ili di vino introducesse in alcuni di essi dei pac­ chi di seta o di altra merce il cui prezzo di trasporto fosse maggiore.

Rimane quindi assodato un primo punto ed è questo : che sarebbe contrario affatto ad ogni fonda- mentale principio giuridico dei trasporli un sistema che tollerasse una dichiarazione di valore inferiore al vero.

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582 L ’ E C 0 N 0 M I S T A 13 settembre 1885 incontro per tali circostanze lo speditore, esso può

assicurare la merce presso una società di assicura­ zione. Nel caso concreto di trasporti ferroviari le società esercenti sono tenute esse pure a prestare questo servizio di assicurazione mediante un premio stabilito in lire 0,0015 per ogni chilometro e per ogni 500 lire indivisibili.

Qui naturalmente può farsi legittimamente la questione se i mittenti sieno obbligati o meno a dichiarare p er la assicurazione tutto il valore delle cose spedite o soltanto parte di esso e quella parte dichiarata, assicurare. Ma riteniamo che per lo spi­ rito e la lettera delle nostre leggi vigenti in fatto di assicurazione, non v i possa esser dubbio sulla fa­ coltà dello speditore di assicurare soltanto una parte del valore che invia.

In conseguenza però di questa stessa parziale dichia­ razione, per ciò che riguarda l ’assicurazione, il vettore e nel caso nostro la ferrovia, non assicurano altro rischio se non quello che riguarda la somma dichiarata; con questo s’ intende che la ferrovia risponde sem­ pre per tutta la cosa spedita in base alla sua gene­ rale responsabilità, per aver percepito il prezzo di trasporto, e specialmente colle norme speciali della assicurazione per la somma dichiarata sulla quale ha percepito il prezzo di assicurazione.

Poste così le cose pare a noi che cessi di per sè ogni argomento di disputa dal lato giuridico, e ca­ dano poi tutti gli esempi che si sono portati avanti con poca analogia, delle lettere raccomandate, assi­ curate e dei pacchi postali. E la questione si riduce pertanto ad un semplice studio di tariffa.

Infatti ove rimanga assodato: - che il numerario, le

carte valori e gli oggetti preziosi debbono pagare un prezzo di trasporto in ragione non del loro peso o del loro volume combinato colla distanza, ma del loro valore combinato colla distanza ; e ciò per la natura speciale della cosa che il vettore trasporta, per la maggior sorveglianza e cura che tale 'tras­ porto dimanda, e per il rischio maggiore a cui egli si espone, il quale non è in ragione del peso o del volume degli oggetti, ma dell'effettivo valore che essi rappresentano ; — che quindi è contro la na­ tura stessa della cosa ed al fondamento del contratto l’ ammettere una dichiarazione di valore inferiore al vero, come è assurdo ammettere per altre merci la dichiarazione del peso- e del volume diverso dal vero; — che non può essere negato al vettore il diritto di verificare se la dichiarazione del valore sia conforme alla verità, poiché è in base a questo valore che va commisurato il prezzo di trasporto ; — che i valori trasportati godono di quella garanzia generale ohe godono tutte le altre merci nel caso di smarrimento od avaria per negligenza o colpa del vettore; — che infine se il mittente oltre la generale, voglia una speciale assicurazione, che lo tuteli in ogni caso, debba pagare un premio e sia libero di assicurare i valori spediti tanto presso la ferrovia che presso altri, e di assicurare così tutto il valore che spedisce o solo una parte, e solo in ragione della parte dichiarata pagare il premio; — ove siano, come crediamo cosa certa, assodati questi punti, rimane a domandarsi se i prezzi di trasporto fissati dagli attuali contratti sieno troppo onerosi per il commercio e non sia opportuno dim inuirli.

S i comprenderà però che la questione portata su questo terreno prende un aspetto molto diverso da quello col quale si è discussa dai più, e noi ci pro­

poniamo appunto di trattarne in un prossimo numero, parendoci che i due interessi, del pubblico e delle ferrovie, sieno non solamente c o n cilia b ili, ma anzi debbano procedere di pari passo.

Ringraziamo i cortesi giornali di Venezia che hanno riportato nelle loro colonne il nostro articolo sul commercio di Venezia e specialmente l ’Adriatico che in una nota aggiunta, pur reclamando la prio­ rità di alcune idee da noi esposte, approva le nostre osservazioni e la Gazzetta di Venezia che discor­ rendone, sebbene dissenziente con noi su a leuni punti, volle opportunamente rilevare lo scopo nostro.

I lettori ricordano che abbiamo preso occasione dal rapporto del Gomitato statistico della Camera di Commercio per esaminare come facciamo tutti gli anni, il movimento commerciale di Venezia ; ci siamo col Comitato stesso rallegrati dei deboli segni di miglioramento che si manifestano ed abbiamo al loro, unito il nostro augurio perchè sempre più vi­ vamente si determini la prosperità di quella illu ­ stre città. Però abbiamo creduto necessario di av­ vertire che sarebbe una illusione il credere che l’avverarsi di alcuni fatti vantaggiosi sì, ma estrin­ seci alla iniziativa del com m ercio, possano essere sufficienti a ridonare a Venezia l’antica grandezza. E ci parve di potere asserire che i veneziani non avevano fatto tutto quello che avrebbero potuto per migliorare la entità del movimento del loro porto, ed aggiungemmo, che, senza abbandonarsi ad imprese avventurose, una azione più diretta, piu in­ tensa più efficace ci pare potrebbe essere rivolta alle contrade del Levante, diventate per Venezia quasi ignote, se il suo commercio con esse si limita ap­ pena a 20 milioni dì lire. Concludemmo dicendo che non si affidassero troppo i Veneziani nei fatti pur prosperi, come i lavori del Porto di Lido, i magaz­ zini generali e la stazione marittima, poiché questi non sono vantaggiosi- se non quando sono accoppiali alla iniziativa dei cittadini.

Or bene questo articolo calmo e sereno, tutto pieno di desiderio della prosperità di Venezia, dal

Tempo venne designato come uno scritto contro

Venezia, tanto che credette di intervenire a cri­ ticarlo la persona del direttore, il D.r R. G alli, che ci dedica una colonna e la firma solennemente a lettere di scatola. E meno male avesse il Tempo accennato, con quella sapienza che dice di avere, i nostri errori ed i suoi preziosi concetti, avremmo avuto campo di correggere i primi, e di ammirarne i secondi, ma pur troppo si tenne la scienza per sè e gii parve sufficiente, chiamare le nostre mode­ ste considerazioni arcadiche, convenzionali, e persino

insultanti !

In verità , che bisogna presumere di possedere il monopolio della vista acuta e delle grandi idee, b i­ sogna possedere la coscienza di aver compiuti dei grandi atti per la prosperità di Venezia per irritarsi eosì forte, solo perchè l’Economista si è permesso di dare qualche consiglio e di fare qualche osserva­ zione. Se non che, quando lasciata l’ ira, il Tempo

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tenta di discutere, come diventa minuscolo il suo ragionamento ! Incolpa perfino l’Italia di aver im­

pedita la prosperità di Venezia per favorire Trieste! Ora è facile vedere elle in questo metodo di cercare ed indicare una giustificazione qualsivo­ glia alla lentezza colla quale si cammina, si com­ prende un inganno alla stessa popolazione che si pretende di accarezzare. Noi, guardando le cifre e lasciando le frasi rettoriche, vediamo che Venezia ha progredito troppo poco in paragone alle forze di cui dispone, alla intelligenza che potrebbe spie­ gare, alla ricchezza che racchiude.

Certo è lieta cosa quello che il Tempo ci ricorda fatto a Venezia negli opifici di S. Elena, nel coto­ nificio, nei mulini a vapore e nelle fabbriche di fiammiferi del Raschierà. — Ma abbiamo noi messo in dubbio 1’ avvenire di Venezia? Tutt’ altro ! Ab­ biamo detto che quello che ha fatto e che fa, non basta. La sua prosperità deve cercarla sul mare, e le cifre dimostrano che di sua iniziativa essa la cerca poco, troppo poco.

Noi non sappiamo quali grandi e sapienti idee abbia il Tempo sul commercio di Venezia, ma noi sognamo Venezia padrona del movimento dell’ Adria­ tico, dominatrice del traffico col Levante, emporio di molta parte d’ Europa, come lo era una volta. Da questa sua destinazione Venezia è ancora molto ma molto lontana, e si muove troppo lentamente perchè chi ama veramente la sua prosperità possa essere soddisfatto. Il dire che le tariffe ferroviarie, i dazi e la concorrenza impacciano Venezia, è cercare una scusa meschina per nascondere la scarsità delle idee e la povertà dei sentimenti. Venezia ha acquistata anticamente la propria grandezza lottando contro tutto e contro tutti; impiegò poi le ricchezze acquistate nel traffico ad accrescere la grandezza dello Stato. — Non disse mai ai rivali commercianti o ad altri per essi : concedetemi ; — lottò a furia di sagacia nelle amministrazioni, di sapere nell’ arte del commercio, di risolutezza ed ardimento nel rischio, di fortezza e resistenza nei sacrifici.

E quello che Venezia ha fatto allora, può, mutati i_ tempi ed i modi, rifare oggidì. Nulla ha da chie­ dere ad altri ; solo che voglia veramente avventu­ rarsi nel mare dove ha lasciato tante memorie, può diventare aucora la dominante. L e cause della len­ tezza del suo movimento sono molto diverse da quelle che il D.r Galli, crede di scorgere. Oggi i capitali veneziani, nel lungo periodo dacché hanno abban­ donato il mare, sono quasi tutti investiti nelle terre del Veneto. È cosa nota a tutti; 1’ attività dei ve­ neziani si è riversata nella coltivazione delle terre, ed anche là essi hanno dato prova di intelligenza su­ periore ; le tenute di Retinella, di Contarina, di Co- negliano, di Lonigo, di Stra, le bonifiche di Cava- zuccherina, ecc. ecc. le conquiste delle terre sab­ biose di tutto il litorale sino al P ò , sono modelli di coltura ric c a , intelligente, fruttuosa forse poco nota e perciò poco ammirata. Una nuova trasforma­ zione nell’ impiego dei capitali, non può essere che lenta assai, ma appunto per questo essa va costante- mente eccitata, poiché è da essa veramente che l’av­ venire di Venezia dipende.

Ecco perchè di fronte ad una situazione che esige un movimento lento assai, noi vorremmo che gli studi veri e fecondi precedessero gli alti ; ecco perchè noi crediamo poco saggio che la attenzione dei veneziani sia distratta in lotte bizantine che

vengono ad arte ingigantite per servire di piedistallo a qualche declamatore, e di gloria a qualche pre­ teso e facile salvatore.

Ed ecco anche perchè noi abbiamo combattuta la agitazione sollevatasi a Venezia per la linea Mi- lano-Ghiasso; con quella agitazione si faceva credere quello che era soltanto rettorica e vacuità di frase,' che il valico del Gottardo potesse essere per Vene­ zia chiuso od aperto secondo che la linea stesse' nelle mani di questa o quella società. Ecco perchè ripetiamo che nè il Porto di lido ripristinato, nè i magazzini generali, nè la stazione marittima baste­ ranno alla grandezza di Venezia, ma occorrono; uomini istruiti, intelligenti, attivi, che cerchino il commercio, aprano gli sbocchi al traffico, inizino, mantengano e sviluppino correnti di scambi : occor­ rono capitali arrischiati su navi numerose che sol­ chino i mari, occorrono stabilimenti impiantati nelle regioni colle quali si traffica ; occorre conoscenza del luogo dal quale si chiama la merce e del luogo nel quale si manda.

La Camera di Commercio, il Municipio, il Go­ verno potranno aiutare le imprese ed i tentativi solo indirettamente, ma chi deve studiarle, iniziarle* mantenerle e mandarle a termine sono i veneziani.

Il Tempo segua pure il suo sistema così diverso dal nostro nel giudicare delle cose di Venezia ; noi non turberemo certo le sue illusioni, come non in ­ vidiamo la sua scienza, nè ci dogliamo dei suoi sdegni; abbiamo fiducia che i Veneziani a poco a poco si persuaderanno che l’ avvenire della loro città sta solamente nelle loro mani.

A PROPOSITO DEI BILANCI COMUNALI

Un semplice accenno ad alcune cifre di spese fa­ coltative iscritte nei bilanci comunali ha richiamato l’ attenzione di molti periodici, ed i giudizi come è naturale furono diversi ; dal Vecchio Pungolo che gentilmente chiamò goffe e sciocche le nostre osser­ vazioni, alla Perseveranza che invocò il decoro ed il prestigio delle città maggiori, al Diritto che fece suo quel cenno statistico e vi scrisse sopra un ec­ cellente articolo, ve ne è per tutti i gusti.

L ’ argomento non è nuovo e l'Economista contiene già moltissimi articoli di studio sui bilanci comunali; però giacché sembra un tema che in molti desta qualche interesse, non ci pare inopportuno allargare le nostre osservazioni. Abbiamo in animo appunto di vedere un poco che cosa costino comparativamente tra loro le amministrazioni comunali d’ Italia e ce ne offre occasione la statistica dei bilanci comunali del 1883 pubblicata or ora dalla Direzione Generale della Statistica.

Premettiamo una spiegazione sulle parole ammini­

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pro-584 L ’ E C O N O M I S T A 13 settembre 1885 priamente detto, quale è domandato dalla legge 25

marzo 1865 e del quale ufficio è capo il Segretario. Come quasi tutte le altre spese anche quelle di amministrazione, si dividono: in obbligatorie, straor­ dinarie e facoltative. Ciascuna categoria in capitoli. L e cifre complessive di tutti i comuni del regno e per i capoluoghi di provincia sono per il 1883 le

seguenti. Por tuttl per i capoluoghi

i comuui di provincia Obbligatorie ordinarie... L. 37,026,361 10,252,188

Id. straordinarie » 3,106,100 740,797 Facoltative... » 1,517,993 549,667 Totale L. 41,650,454 11,642,652 G li uffici comunali del Regno costano adunque circa 41 milioni e mezzo e quelli dei 69 capoluoghi di provincia costano 14 milioni e mezzo. Volendo cercare per sola curiosità una media, la quale però non ha significato pratico stanteehò non sono omogenei g li elementi, si ha che ogni comune complessiva­ mente spende pel suo ufficio comunale L . 5,206, mentre, considerati a se i 69 capoluoghi di provincia, danno per i loro uffici un costo medio di L . 168,734.

L e spese obbligatorie ordinarie si dividono nel se­ guente modo :

Per tuttl Per i capoluoghi i comuni di provincia 1» Stipendi degli impiegati

ed inservienti... L. 21,242,440 5,969,035 2« Stipendio od aggio

al-l’esattore... » 2,006,687 172,833 3° Pensioni agli impiegati » 4,136,269 2,289,096 4» Pigione e manutenzione

di locali e mobili... » 1,392,534 370,286 5° Spese d’ uffizio... » 5,714,453 1,152,085 6° Id. di posta e telegrafo » 1,108,030 59,956 7° Alloggio e vestiario ai

salariati... » <169,361 132,367 8° Altre sp ese... » 1,166,583 106,530 T o ta le .... L. 37,026,361 10,252,188 Prendiamo adunque un primo appunto : la somma delle spese che sopportano i Comuni del Regno, tolte le partite di giro e contabilità speciali, ascende a 430.3 mi­ lioni, quelle dei soli capoluoghi di provincia a 463.3, dal che ricavasi che per il complesso dei comuni le spese di amministrazione ordinarie salgono all’8.60 per cento del totale delle spese, nei capoluoghi di pro­ vincia invece salgono soltanto al 6.28 per cento. In­ vece considerando le sole spese ordinarie si ha che

le spese di amministrazione ne assorbono il 15.88 per cento in tutti i comuni, I’ 41.52 nei soli capoluoghi.

Le spese obbligatorie straordinarie alla categoria amministrazione ci danno :

Per tutti Per i capoluoghi i comuni dì provincia 1» Rimborso di spese for­

zose ai consiglieri . . . . L. 412,176 6,050 2° Costruzione e provvista

per uffizio... » 1,855,546 209,320 3° Spese diverse... » 1,308,378 525,427 T o ta le ...L . 3,106,100 740,787 11 secondo appunto ci dà che le spese straordi­ narie di amministrazione sono il 0,72 per cento del totale delle spese per il complesso dei comuni, ed il 0,45 per i soli capoluoghi; e delle spese straor­

dinarie rappresentano per i prim i il 2,35 per cento e per i secondi l’ l,5 7 .

Finalmente le spese facoltative danno le seguenti cifre :

In tuttl i Comuni

Nei capoluoghi di provincia 1° Assegno al Sindaco per

indennità di spese. . . . L. 2° Sussidi ad impiegati, loro

vedove ed orfani... .. » 3° Altre spese diverse.. . . »

572,012 133,136 264,176 681,305 77,804 338,727 Totale.. . . L. 1,517,993 549,667 Nel terzo appunto abbiamo che le spese facoltative di amministrazione raggiungono il 0,35 del totale delle spese per tutti i comuni, ed il 0,33 per i ca­ poluoghi ; e tenendo conto delle sole spese facolta­ tive quelle di amministrazione sono il 2,45 per tutti i Comuni, ed il 2,07 per cento per i soli capoluoghi.

Riepilogando, le spese d’amministrazione ordinarie, straordinarie e facoltative domandano per il com­ plesso di tutti i comuni il 9,68 per cento di tutte le spese, e per i capoluoghi di provincia il 7,43 per cento.

Però a tutte queste proporzioni va attribuito un significato molto limitato, poiché i nostri comuni of­ frono condizioni così poco omogenee da non poter dare un criterio sicuro, esaminati complessivamente. Basta soltanto che il lettore non voglia del tutto di­ menticare queste cifre nel breve studio che intrapren­ diamo sopra i bilanci di alcuni capoluoghi.

Esaminiamo sotto questo aspetto i bilanci delle dieci principali città d’Italia.

Le spese d’ amministrazione offrono le seguenti cifre : Speso ordinario Spese straordinarie Speso facoltative Totale Bologna. Firenze.. 328,976 ~420 6,600 335^996 . 633.024 28,623 5,000 666,247 Genova.. 688,901 62,000 8,500 759,401 Messina . 170,475 5,000 12,500 187,975 Milano .. 942,551 10,500 10,000 963,051 Napoli .. 1,117,859 *109,953 30,870 1,258,672 Palermo .. 561,314 73,057 22,525 656,396 R om a .. . 818,028 154,000 279,046 1,241,074 Torino . . 683,057 158, 500 71,778 913, 335 Venezia .. 328,800 — 8,296 337,096

Queste dieci principali città d’ Italia adunque spen­ dono esse sole per la loro amministrazione oltre 7 milioni ed un quarto, cioè, la quinta parte delle spese che, per lo stesso scopo sostengono tutti in ­ sieme i comuni del regno ed oltre il 63 per cento di quello che spendono i 69 capoluoghi di provincia.

Basta poi gettare uno sguardo su quelle cifre per scorgere subito le stranissime anomalie che si in ­ contrano. Bologna, Messina, Venezia, e relativamente nemmeno Milano, hanno spese straordinarie, di am­ ministrazione Firenze e Genova una cifra già abba­ stanza alta, Napoli, Roma e più di tutte Torino al­ tissima. Il maggior numero delle anzidette città tiene una cifra di speso facoltative di amministrazione quasi insignificante, Napoli invece ne ha per 30 mila lire, Torino 74 mila, e Roma 279 mila !

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82 mila per la seconda : e nelle statistiche del 1878 ne troviamo 68 mila per provvista di mobili !

Roma invece inscrive in bilancio 150 mila lire (in cifra rotonda) per altre spese straordinarie e sono le sole oltre le 4000 per provvista di mobili, e poi sempre col titolo di altre spese, ne iscrive altre 262 tra le facoltative.

Torino ha bisogno di 70 mila lire per costruzione di locali e provvista di mobili, dopo averne iscritte altre 29 l’anno precedente, e 88 mila lire per altre

spese', mentre l ’anno precedente ne erano State iscritte 182 mila e nel 1878 ancora 72 mila.

Paragonando ora ciò che costano le amministra­ zioni comunali di queste dieci città colla popolazione si ha per abitante : Messina. L. 1.48 Milano.. L. 2. 97 Napoli.. . » 2. 54 Torino.. . » 3.65 Venezia . » 2.58 Firenze. . » 3. 94 Palermo . » 2. 69 Genova. . » 4 . 2 3 Bologna . » 2. 73 B om a. . . » 4.83 Tra il massimo ed il minimo vi è la differenza del triplo; e bisogna convenirne, nessuna considera­ zione può giustificare una distanza così enorme trat­ tandosi semplicemenie di spese di amministrazione. Non si può comprendere come l ’ Amministrazioue comunale di Genova costi più di quattro lire per abitante e quella di Milano meno di tre, e quelle di Napoli e Venezia due e mezzo. Se non si accusa insuffieenza assoluta e manifesta in un caso, vi deve es­ sere sciupìo o vizio organico nelfaltro, poiché qui non trattasi nè di opere pubbliche nè di spese per l ’igiene, nè di decoro; trattasi solamente delle spese occor­ renti per il disbrigo degli affari comunali, e confes­ siamo che non sapremmo capacitarci del come a Palermo con meno di 24o mila abitanti bastino 656 mila lire, mentre ne occorrono 666 mila a F i­ renze che ha 169 mila abitanti e 759 mila a Genova che ha 179 mila abitanti. Non ci poniamo ora ad ana­ lizzare le cause di questa anomalia, - cause che del resto in tesi generale sono note, ed alle quali molto chiaramente fece cenno il Diritto ; questo sarà il compito di un prossimo nostro studio sui bilanci dei comuni principali. — Per ora continuiamo nella analisi delle cifre e prendiamo una sola voce tra le spese di amministrazione, quella degli impiegati ed

inservienti dai quali, si comprende, sono esclusi i salariali, i medici, i vigili, i maestri, i professori, gli ingegneri, le guardie ecc. eec. i quali tutti hanno capitoli a parte.

Ecco le cifre che sono spese dai dieci comuni maggiori per stipendi, pensioni e sussidi agli impiegati. Stipendi Pensioni Sussidi Totale

Bologna . . . 199,000 84,000 283,000 Firenze.. . . . 388,000 130,000 ___ 518, OOO Genova.. . . 342,000 250,000 4,500 596,500 Messina . . . 104,000 26,000 1,000 131,000 Milano . . . . 489,000 253,000 — 742,000 Napoli . . . . 689, 000 260,000 — 949,000 Palermo. . . 323,000 160,000 ___ 483,000

Rom a... 504,000 142,000 7, OOO 653,000

Torino . . . . 316,000 201,000 14,000 531,000

Venezia . . . 185,000 84,000 300 269,300

Totali. 3,539,000 1,590,000 26,800 5,155,800 Potremmo a lungo intrattenerci sulle cifre offer­ teci dalle pensioni che a Messina sono appena il 25 per cento degli stipendi, a Roma il 28, a F i ­ renze il 35, a Napoli il 37 a Bologna il 42, a Ve­

nezia il 45, a Palermo il 49, a Milano il 51, e si spingono a Torino fino al 63 ed a Genova niente­ meno che al 73 per cento.

Basterebbero queste cifre per dimostrare la con­ fusione ed il disordine delle amminisfrazioni comu­ nali più cospicue e per chiedersi quali rimedi si debbano portare ad una condizione di cose che deve essere severamente giudicata.

Per formarsi però una giusta idea della entità delle spese totali per gli impiegati, paragoniamole, non con la totalità del bilancio perchè le condizioni speciali possono turbare la proporzione, ma prima mettiamole a confronto col totale delle spese di am­ ministrazione e poi con le spese d’ ufficio e spese di posta e telegrafo che possono darci una sufficente idea, per quanto approssimativa, della quantità di af­ fari da cui è affollato l’ ufficio.

E dal primo confronto ricaviamo che le spese per gli impiegati ed inservienti assorbono delle spese di amministrazione le seguenti proporzioni;

Bologna. L. 84 % Venezia . » 80 » Genova.. » 79 » Firenze. . » 77 » Milano .. » 77 » Napoli.. L. 75 % Palermo . » 70 » Messina.. » 69 » Torino.. . » 58 » Poma . . . » 52 » Chi non deve essere maravigliato Vedendo le quote di Bologna e Venezia e quelle di Torino e Roma ? Uno scarto di 32 per cento ! Si potrebbe credere che le condizioni speciali di Roma dessero questo grande risparmio di impiegati, ina il sospetto cessa vedendo vicino a Roma, Torino città se altra mai ordinata. Nè vale il criterio della popolazione quando Bologna e Venezia danno l ’ 80 e l’84 e Mes­ sina il 69 e Palermo il 70.

Ma proseguiamo nei confronti, ed i lettori ci per­ donino questa abbondanza di cifre in grazia dei r i ­ sultati così degni di attenzione che esse ci offrono. Vediamo le spese d’ ufficio propriamente dette e quelle di posta e telegrafo.

Spese Poste

d’ufficio e telegrafo Totale

Bologna . . . 31,506 1,000 32,506 Firenze.. . . 82,079 1,400 83,479 Genova.. . . 41, 700 5,000 46,700 Messina . . . 14, 627 1,200 15, 827 Milano . . . . 93,160 2,500 95, 660 Napoli... 107,770 9,046 116,816 Palermo. . . 40,000 700 40,700 R om a... 120,760 4,000 124, 760 Torino... 72,954 2,500 75,454 Venezia.. . . 38,940 2,000 40,940 Totale L. 643, 496 29,346 672,842 Le spese d’ufficio adunque nelle dieci città ascen­ dono a 672 mila lire delle quali quasi 30 mila per posta e telegrafo. Non domandiamoci come Napoli di lettere e telegrammi spenda 9 mila lire quando ne bastano 700 a Palermo, e 2,500 a Milano ; sono ano­ malie certo molto serie relativamente osservate, ma in fondo si tratta di somma non grande. Vediamo invece il rapporto proporzionale tra le spese d'ufficio comprese la posta ed il telegrafo e quelle per gli impiegati, e troviamo che per ogni lira di spese d’ uf­ ficio spendono per gli impiegati :

Rom a... . L. 5. 20 Napoli.. L. 8.10

Firenze.. .» 6.20 Messina.. » 8.40

Venezia . 6,50 Bologna. » 8. 90

Torino.,. .» 7.00 Palermo. » 11.80

(6)

586 L ’ E C O N O M I S T A 13 settembre 1885 Come può sussistere la proporzione di L . 5.20 a

Roma e quella di L. 12.80 a Genova? Queste ano­ malie così enormi non ci dimostrano che alcuni uffici comunali hanno un impianto affatto sproporzionato agli affari ed alle altre spese che da questi affari sono prodotte ?

Noi invitiamo vivamente la stampa a meditare su queste prime osservazioni che saranno seguite da altre, e frattanto possiamo affermare che l’ esame dei bilanci comunali ci farà vedere cose molto più sin­ golari di quelle già singolarissime che qui abbiamo notate.

U U NUOVA SCUOLA SUPERIORE DI COIMERCIO

È ormai divenuta convinzione quasi generale che per poter esercitare fruttuosamente il commercio, per poter competere con qualche speranza di successo coi paesi più industriosi e commercianti del mondo sia necessario che chi si dedica al grande commercio o alla Banca, possegga un corredo di cognizioni, quali una volta le diverse condizioni nelle quali avevano vita gli affari, non richiedevano punto. Un banchiere inglese che se ne intendeva e che era al tempo stesso uomo di larga dottrina economica, il Gilbart, diceva giustamente che la banca non è una routine ma una scienza, e lo stesso può dirsi del commercio. Nè con ciò s’ intende che lo studio debba ridursi a un vano e accademico insegnamento ; al contrario vorremmo che sempre alla esposizione sistematica delle varie materie, corresse parallela I’ esercitazione pratica, e l’una e l’altra collimassero ad istruire seriamente e vantaggiosamente il giovane allievo. Ma è appunto in ciò che consiste la massima difficoltà e non di rado qui si fa troppa teoria e si trascura l’insegnamento pratico, là o non se ne fa punta o è arretrata e pedestre e si bada solo alle esercitazioni. Nel primo caso av­ viene naturalmente che gli alunni esciti dalla scuola non sanno poi, trasportati nel campo della vita reale, soddisfare alle esigenze della vita stessa, e si trovano disorientati e incapaci ; nel secondo, mancando del valido sussidio delle congnizioni generali, distolti dai casi pratici meccanicamente appresi, si ha lo stesso ed identico risultato, cioè giovani che mentre avreb­ bero potuto essere utili a sè e al paese si addimo­ strano ben inferiori alle legittime aspettative.

Data la necessità di provvedere a un buon inse­ gnamento commerciale e forse nell’intento di evitare l’inconveniente testé menzionato, si è pensato a Ge­ nova, da quei corpi locali, di istituire una Scuola

superiore d’ applicazione di studi commerciali.

La P ro vin cia , il Comune e la Camera di Com­ mercio di Genova mediante un contributo annuale di 20,000 lire per ciascuno, e lo Stato con un con­ tributo di 20 mila lire e colla partecipazione per 5 mila lire alle spese di fondazione, si sono accordati e col Decreto Reale 22 maggio 1881 la nuova scuola ha avuta la sanzione legislativa. E noto che a Venezia- esiste dal 1868 una R. Scuola superiore di Com­ mercio, la quale se non ha dato tutti quei frutti che poteva dare, ne ha dati però di eccellenti; - potrebbe quindi parere a taluno affatto superflua la istituzione di una nuova scuola commerciale e più conveniente il cercare di migliorare e completare l’ Istituto già

esistente. Ma Genova è tale un campo d’ azione in materia d’ affari, che troviamo opportunissima la fon­ dazione colà di una Scuola di Commercio ; siamo disposti dunque a lodare l’ idea, ma dobbiamo ag­ giungere subito che il nostro elogio non può esten­ dersi al modo secondo il quale intendesi attuarla, e in ¡specie al programma della scuola come venne ideato. Infatti rileviamo dallo « Statuto organico e regolamento della R. Scuola superiore d’ applicazione di studi commerciali in Genova » (Tipografia Mon­ teverde, 1885), che l’ordine degli studi è diviso in tre anni e comprende tre distinte classi di inse­ gnamento: la tecnologia commerciale, le scienze eco- nomico-giuridiche e la coltura letteraria e filologica. E perchè il lettore possa farsi un’ idea della natura pratica di quest’ ordinamento, riportiamo qui il pro­ gramma della classe 2a, scienze economico-giuridiche:

Economia industriale e commerciale, Statìstica, Scienza della finanza. La grande industria - le mac­ chine - i trasporti - la moneta - il credito - le ban­ che - gli stabilimenti commerciali - i porti - le fer­ rovie e i docks, ecc., le tariffe - le colonie - l’ emigra­ zione - la libertà del commercio — le dogane - le istituzioni di previdenza e di beneficienza - elementi di statistica commerciale - importazioni - esporta­ zioni, ecc. - il credito pubblico - i servigi pubblici - il demanio pubblico o fiscale - l’ imposta diretta o indiretta e le privative.

Diritto. — Principi generali di Diritto civile rela­ tivamente al commercio - Diritto commerciale e ma­ rittimo con un cenno sulla legislazione consolare, do­ ganale e fiscale e sul diritto internazionale in materia di commercio e di navigazione - principi di proce­ dura e diritto amministrativo.

Geografia commerciale - Esposizione dei trat­

tati di commercio e navigazione.

Or bene; questi 9 insegnamenti - che tanti sono - s’intende assegnarli a tre soli professori! Il professore di diritto dovrà insegnare nientemeno che quasi tutto lo scibile giuridico ; stentiamo a credere che si possa trovare un avvocato qualsiasi il quale accetti per tremila lire di ammannire ai suoi allievi una tale istruzione giuridica.

E che dire poi dell’ insegnamento dell’ Economia così monco e disordinato ? Sinceramente la lettura dell’ intero programma di questa nuova scuola è stata per noi un grande disinganno e ci meravigliammo che l ’on. Ministro avesse potuto approvarlo. Ora poi ve­ diamo annunciati i concorsi per le cattedre e vediamo pure che tutto è rimasto immutato dal gennaio a oggi. N oi dubitiamo che il compilatore del programma in discorso abbia una chiara idea di ciò che forma un utile e razionale ordine di studi; dubitiamo che gli abbia fatto difetto la competenza, chè altrimenti non avrebbe commesso un simile errore didattico.

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istruzione ? — Noi non lo crediamo ; siamo anzi in­ clinati a credere ohe piuttosto di far male sia il caso di non far nulla. Ma poiché si è ancora in tempo e i concorsi si fanno a Roma, l ’on. Ministro Grimaldi esamini un po’ più attentamente l’ordinamento della scuola e provveda a correggere o diminuire l’ errore die si è commesso, il quale minaccia di rendere infeconda un’ idea che in sé lodiamo altamente.

RIVISTA ECONOMICA

La deficienza del raccolto e il rialzo dei prezzi.

La politica doganale restrittiva e i trattati di commercio.Una colonia libero-scambista.

È giunto il momento nel quale si fanno le pre­ visioni sullo stato dei raccolti e gli animi dei più direttamente interessati si aprono alle speranze di copiosi provenii o devono rassegnarsi a limitati gua­ dagni. Nè copioso guadagno, coni’ è noto, vuol dire maggior produzione; al contrario mercè il conseguente rialzo dei prezzi, un raccolto meno abbondante può fruttare al produttore un utile maggiore d’ un rac­ colto più rilevante. Intanto per vedere io quale rap­ porto stia il bisogno coi mezzi di soddisfazione, cioè le domande e le offerte probabili di grano nei paesi più importanti del mondo, riferiremo le cifre seguenti da una ottima rivista tecnica inglese:

Domanda probabile

Offerta probabile Stati uniti e Canadá. Quarters

Gran Brettagna... » F ran cia... » Belgio... » Ita lia ... » Germania... » Russia e Rumenia.. . . » India... » Austria-Ungheria . . . » Australia e Chili... » Olanda... » Spagna e Portogallo.. » Indie occident. e China » Grecia ... » Svizzera... » Egitto e ! altri paesi. »

17,500,000 5.500.000 2,000,000 1.500.000 2,000,000 1,000,000 1,000,000 2.500.000 500,000 1.500.000 9,000,000 6.500.000 6.500.000 1

,

000.000 2,000, ODO 1,000,000 Totale Quarters 35,000,000 26,000,000 Queste cifre delle due quantità che saranno pre­ sumibilmente richieste e offerte, indicherebbero una deficienza probabile di 9,000,000 di quarters (etto­ litri 26,172,000) mentre lo scorso anno le due quan­ tità quasi si bilanciarono. La illazione che se ne può inferire è che, affinchè la deficienza sia saldata, sarà necessario valersi delle riserve disponibili in tutto il mondo. Ma l’ effetto immancabile derivante da questo esaurimento delle riserve esistenti non può essere che un aumento graduale nei prezzi.

E cogliamo volentieri l’ occasione che ci si presenta, per rispondere a una cortese osservazione mossaci da un lettore. Il sig. B. C. ci scrive per rilevare una contraddizione tra quanto si afferma nell’articolo sull’ Agricoltura del nostro ultimo numero, che cioè il raccolto scarso della Russia e degli Stati Uniti d’ America debba produrre un rialzo nei prezzi, e la

notizia data a pag. 576, che il ribasso continua a do­ minare nella maggior parte dei mercati esteri e questa

tendenza si riscontra anche in quei paesi che ebbero una produzione alquanto inferiore a quella dello scorso anno.

L ’egregio nostro lettore si sarebbe facilmente ac­ corto non esistere punto contraddizione di sorta se avesse pensato che mentre nell’articolo sull’ A gricu l­ tura si considera un avvenimento (il rialzo del prezzo) probabile, ma futuro, nelle notizie commerciali si danno ragguagli sulla situazione dei mercati nella precedente settimana, e naturalmente, doveva esservi quel divario dacché i mercati cominciano soltanto ora e non ancora tutti a sentire l’ influenza del minor rac­ colto rispetto alla annata precedente. Nessun dubbio in­ fatti che il ribasso nei prezzi dei cereali, cui si accennava nel numero precedente, va attribuito alla circostanza che la quantità di grano offerta sul mercato è attualmente maggiore di quella richiesta pei bisogni presenti. D i più le notizie sul probabile rialzo dei prezzi hanno oggi la loro conferma da ogni parte. Il Journal de

Saint Pétersbourg ad esempio, ci informa che se­ condo le notizie che affluiscono alla capitale da tutte le parti della Russia, bisogna attendersi un raccolto inferiore alla media annuale, onde i grani sono già in aumento di prezzo su molte piazze. È evidente che i partigiani della teoria economica professata dalla Germania e accolta anche dai nostri protezionisti agrari, la quale consiste nel l’ affermare che il prezzo del pane non dipende menomamente da quello dei grani e che i diritti d’ entrata colpendo questi non cagionano necessariamente il caro di quello, si avve­ dranno fra non molto della erroneità dei loro argo­ menti. E quantunque sia per riuscire deplorevole il prossimo rincaro del pane potrà almeno rendere un gran servigio all’ Europa, dimostrandole con la prova schiacciante dei fatti, gli errori della sua politica doganale.

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588 L ’ E C O N O M I S T A 13 settembre 1885 dei danneggiati dalia politica doganale degli Stati

decisamente protezionisti, e la loro conchiusione, già difficile, sarà fra non molti anni addirittura impossi bile, perdurando e rafforzandosi l’indirizzo attuale in fatto di politica doganale inaugurato dalla Germania. Così è da qualche tempo che in Isvizzera si va ac­ centuando un movimento contrario a i trattati di com­ mercio specialmente per la convenzione commerciale conchiusa con la Germania e che sta per scadere. Anche la Svizzera vedendo i propri prodotti respinti dalla Germania mercè la politica doganale del Can­ celliere, vuole alla sua volta premunirsi contro la concorrenza tedesca sul territorio della confedera­ zione. E non è a dubitarsi che prendendo pretesto dalla recentissima inchiesta industriale di cui ora si pubblicano le relazioni, la Svizzera dovrà entrare aneh’ essa nella via della restrizioni e del vincolismo.

E lo stesso indirizzo va prendendo l’opinione del ceto industriale e commerciale in Francia, per l’ in ­ fluenza funesta che esercitano le stipulazioni econo­ miche del trattato di Francoforte sulle principali in ­ dustrie francesi.

Infatti a termini del trattato di Francoforte, la Fran­ cia e la Germania devono prendere per base delle loro relazioni commerciali il regime ch’ esse accordano alla nazione più favorita; tuttavia questo principio non si estende che ai favori accordati all’ Inghilterra, al Belgio, ai Paesi Bassi, alla Svizzera, alla Russia e al­ l ’ Austria. Ora la Germania gode attualmente tutti i vantaggi accordati alle dette potenze dalla Francia, e siccome essa non favorì alcuno Stato, essa sola profitta del trattato di Francoforte. Sicché mediante le evolu­ zioni doganali del Cancelliere il trattato di Francofone ó diventato unilaterale. I prodotti tedeschi godendo le riduzioni concesse ai prodotti inglesi, svizzeri, belgi, ecc. affluiscono sui mercati francesi e fanno una seria concorrenza al lavoro nazionale. L e camere sindacali del commercio e delle industrie di Parigi considerando questa situazione, che tende ad aggravarsi, in una riu- unione formularono queste domande: 1° che nessun nuovo trattato di commercio debba avere una scadenza oltre il 1892, epoca nella quale scaderà il trattato di Francoforte , 2° che nessun trattato di commercio sia concluso o prorogato senza che le camere sin­ dacali siano consultate. Il ministro del commercio ha promesso che il governo non prorogherà nessun trattato senza aver consultato le camere sindacali. Certo alla Francia la politica doganale inaugurata dalla Germania reca un danno rilevante , ma le camere sindacali danneggerebbero alla loro volta il commercio e l ’industria francese se, per rappre­ saglia verso la Germania, spingessero la Francia ad adottare una politica economica che per non lar­ gheggiare di concessioni verso gli altri paesi, le chiu­ derebbe inesorabilmente i mercati nei quali essa ha ora un posto eminente.

Colla espansione coloniale dei vari paesi la que - stione della politica doganale si complica maggior­ mente. Si sa troppo bene per quale scopo si cercano le colonie ; occorrono nuovi sbocchi affine di poter esitare i prodotti respinti dagli altri paesi, in omaggio alla legge del taglione che gli Stati non si peritano di applicare. Ne consegue che la colonia dev’ essere tribu­ taria della madre patria, il patto coloniale deve chiudere ogni passo alla produzione straniera e lasciare libero adito soltanto a quella della metropoli. Eppure là dove fu lasciata piena libertà di commercio, si è visto sem­

pre trarne rilevante vantaggio la stessa madre patria e la colonia. La Francia ne ha una prova palmare in una delle sue colonie. Dalle notizie coloniali pub­ blicate dal Ministero della marina e delle colonie in Francia si rileva che la Cocincina la quale non è mai stata sotto il regime del patto coloniale e ha potuto per­ ciò fiorire al sole del libero scambio è fra tutte le colo­ nie francesi quella che più prosperò. Essa ha una super­ ficie di 600,000 chilom. quadrali (il doppio del Belgio) e contiene una popolazione di 1,500,000 abitanti. La Concincina paga da sè i propri funzionari, sostiene le spese necessarie per i lavori pubblici, il cui ser­ vizio creato nel 1854 costò digià circa 65 milioni di franchi. Il movimento commerciale estero di Saigon, il porlo principale della Cocincina, è stato nel 1885 di piastre 15,680,109 per le importazioni e 17,066,704 per l’ esportazione; complessivamente vi fu adunque un movimento di piastre 32,746,813. La piastra il cui valore nominale è di fr. 5,50 non vale attual­ mente che fr. 4,50. E tenendo conto della popola­ zione può dirsi che nessuna regione dell’Asia dà un risultato così soddisfacente. È con la China e la Ma­ lesia che Saigon ha i rapporti commerciali più fre­ quenti.

Nessun possesso francese ha fatto progressi sim ili a quelli della Cocincina. Il Carabodge, l’ Annam e il Tonchino che hanno insieme una popolazione di oltre 10 m ilioni di abitanti, ossia sette volte più della Co­ cincina, presentano le stesse risorse e gli stessi bi­ sogni delle tre provincie che la Francia conquistò nel 1862. E si può essere sicuri che i privilegi a favore della madre patria non potranno che necessariamente mpedire lo sviluppo economico di questo nuovo im ­ pero coloniale, mentre la libertà commerciale svi­ lupperà le risorse, stimolerà l’ iniziativa privata, fonte della ricchezza pubblica.

LA SITUAZIONE DEGLI ISTITUTI DI EMISSIONE

a l 3 0 g i u g n o 1 8 8 5

L ’ attivo delle sei Banche di emissione era rap­ presentato al 30 giugno p. p. dalle seguenti cifre:

30 Giugno 31 Maggio Cassa e riserva L. Portafoglio » Anticipazioni » Impieghi diretti» Titoli » Crediti » Sofferenze » Depositi » Partite varie » 482,963,813 556,130,067 134,513,000 196,216,706 20,252,827 125,625,416 15,415,351 490,188,040 130,348,308 466,229,594 455,599,082 123,883,666 194,909,680 32,365,151 137,079,144 15,407,892 477,859,008 109,831,032 2,013,167,252 5,429,645 Totale L. 2,151,653,571

Spese del cor, eser. 4,972,487

Totale generale L. 2,156,626,059 2,018,596,898 Da queste cifre comparative col mese precedente apparisce che nel giugno l’ attivo delle sei Banche di emissione aumentava di L. 138,029,161.

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L ’ ammontare del portafoglio si divideva fra le sei

banche nel modo che segue : dividevano come appresso :I biglietti propri delle sei banche di emissione si 30 Giugno 31 Maggio

Banca Naz. Italiana L. Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana»

Banca Romana »

Banco di Sicilia » Banca Tose, di cred. »

343,841,855 105,818,693 36,211,833 34,353,284 31,986,198 3,918,291 279,569,054 83,614,137 29,862,045 31,373,951 27,564,260 3,615,633 Totale L. 556,130,067 455,599,082 Nel mese di giugno il portafoglio aumentava di L. 100,530,985 e all’ aumento presero parte i por­ tafogli di tutte e sei le banche di emissione.

Il passivo delle sei banche di emissione resultava dalle seguenti partite :

30 Giugno 31 Maggio Capitile e nassa di rispetto L .

Circolazione » Debiti a vista » Debiti a scadenza » Depositi » Partite varie » 371,787,994 920,835,593 156,603,303 118,751,150 490,188,040 88,862,825 371,787,994 843,055,136 168,281,096 99,519,215 477,859,008 43,845,380 Totale L. 2,147,028,907 2,004,347,831 Rend. del cor eserc. 9,597,151 14,249,066 Totale generale L. 2,156,626,059 2,018,596,898 Il passivo aumentava pertanto di L . 138,029,161. Furono in aumento tutte le partite ad eccezione dei debiti a vista.

La circolazione complessiva delle sei banche di emissione ascendeva al 30 giugno alla somma di L . 1,155,874,074 contro L . 1,097,283,191 alla fine del mese preced., e si repartiva per L. 235,038,480.50 in biglietti già consorziali, e per L . 920,835,593 in biglietti propri degli istituti di emissione. La circola­ zione dei biglietti consorziali è ridotta come si è veduto a L . 235,038,480.50 con una diminuzione quindi di L . 704,961,519.50 in confronto di quella di L. 940 milioni ; la qual diminuzione è derivata da essere stati cambiati in moneta metallica biglietti per L . 429,164,159.50ed in biglietti di Stato da L .5 e 10 per L . 275,797,360.

L ’ ammontare dei biglietti propri delle Banche di emissione dividevasi fra esse come segue :

30 Giugno 31 Maggio Banca Naz. italiana L .555,312,803

Banco di Napoli. . . . . » 180,215,444 Banca Naz. Toscan . . » 66,678,725 Banca Romana...» 48,565,036 Banco di Sicilia...» 46,081,115 Banca Tose.di Credito» 14,982,470

497,710,778 179,687,578 61,722,925 47,539,746 42,124,989 14,269,120 T otale... L. 920,835,593 843,055,136 La circolazione aumentava pertanto nel giugno di L . 77,780,457 e all’ aumento contribuirono tutte le banche di emissione.

Della somma di L . 920,835,593 costituenti la circolazione propria degli istituti di emissione , L . 785,103,026.40 rappresentavano il limite fissato dalla legge 30 aprile 1874 , e L. 135,732,567.10 quella coperta da altrettanta riserva che si chiama circolazione improduttiva. Da L. 25 N. 1,582,825per L. 39,570,625 » » 50 » 2,613,192 » » 130,659,600 » » 100 » 2,518,643 » » 251,864,300 » » 200 » 208,875 » » 41,615,000 » » 500 » 482,183 » » 241,091,500 » » 1000 » 217,825 » » 217,825,000 Somma L. 922,626,625 dalla qual somma togliendo alcuni tagli di biglietti da togliersi di corso resta la cireolazione a carico degli istituti di emissione nella cifra di L. 920,835,593.

Il bollettino contiene anche l’ ammontare degli sconti delle e anticipazioni fatti nel mese di giugno, le quali operazioni dividevansi fra le banche nelle se­ guenti cifre :

Banca Naz. Italiana L, Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana »

» Romana »

Banco di Sicilia » Banca Tose, di Cred. »

Sconti 221,219,098 78,843,136 28,274,436 12,866,274 21,922,768 1,307,666 Anticipazioni 7,599,638 15,145,697 123,045 170,820 1,433,963 446,727 Totale L. 364,503,380 24,928,890 Chiuderemo questi confronti riportando il prezzo di quelle banche costituite in Società anonime.

30 Giugno 31 Maggio

Banca Naz. Italiana L. 2,235 2,200

» Naz. Toscana » 1,150 1,140

» Romana » 1,095 1,090

» Toscana di cred. » 520 520

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590 L ’ E C O N O M I S T A 13 settembre 1885 alla importazione ben più alta di quelle delle due an­

nate precedenti. Si ebbe infatti :

1 8 8 3 1 8 8 4

Fior, in valuta austriaca Importazione... 475,830,568 484,439,487 Esportazione... 454,578,278 393,694,494 Eccellenza della importazione . . 2 1 , 2 5 2 , 2 9 0 9 0 , 7 4 4 , 9 9 3 Come resulta da queste cifre lo squilibrio tra l’ im ­ portazione e l’esportazione è aumentato rilevantemente nello scorso anno ; sarà dunque interessante il ve­ dere in quali articoli di commercio si è prodotto questo cambiamento notabile.

Essendo l’Ungheria un paese agricolo è naturale che la sua statistica commerciale segni la esporta­ zione più rilevante nelle materie prime, mentre l ’im- portazione avviene pei prodotti manufatti.

Si lia infatti:

Importazioni Categorie 1 8 8 3 1 8 8 4

— # # Fior, in valuta austriaca 1* Materie sussidiarie

alle industrie.. .. 39,254,332 35,550,917 2" Materie alimentari. 54,356,758 44,610.615 3“ Prodotti delle

indu-strie tessili... 218,382,292 181,314.486 4“ Lavori di diverse materie organiche. 53,952,537 84,664,014 5“ Prodotti alimentari ed altre conserve. 31,098,350 45,212,107 6“ Prodotti chimici... 24,656,824 24,079,713 |7“ Prodotti artistici.. 8,244,363 11,427,628 18“ Macchine, ntensi-li ecc... 13,996,718 15,936,989 9a Ferro e oggetti in ferro... 19.592,785 20,006,147 10“ Altri metalli... 4,706,298 7,640,108 11“ Prodotti minerali . 7,589,311 13,996,763 T otale. . . 475,830,568 484,439,487 Esportazioni Categorie 4 8 8 3 4 8 8 4

— Fior, in valuta austriaca 1“ Materie sussidiarie

alle industrie. . . . 96,921,662 70,700,960 2“ Materie alimentari. 196,772,119 165,999,274 3“ Prodotti delle

indu-strie tessili... 24,769,350 26,986.614 4“ Lavori di diverse materie organiche. 17,715,524 21,126,820 5“ Prodotti alimentari ed altre conserve. 95,458,342 -80,702,557 6“ Prodotti chimici... 7,684,160 7,355,337 7“ Prodotti artistici.. 1,582.019 1,761,268 8“ Macchine, utensi-li ecc... . 3,820,195 5,330,804 9“ Ferro e oggetti in ferro... 6,142,464 5,578,791 10“ Altri metalli... 1,193,417 5,918,367 11“ Prodotti minerali . 2,519,026 2,233,702 T otali... 454,578,278 393,694,494 Risulta da queste cifre che le principali categorie del- l ’ esportazione ;banno sofferto un sensibile discapito nel 1884; infatti la esportazione delle materie prime (categor. l ae 2a) ammontò nel 1883 a 293.7 e nel 1884 soltanto a 236.7 m ilioni; — l’altra categoria delle so­ stanze alimentari ed altri consumi fra le quali è com­ presa la farina presenta a ll’esportazione una diminu­ zione di circa 15 mil., all’importazione un incremento di oltre 14. La sola importazione dei prodotti manufatli (categ. 3a sino alla cat. l l a) è salita da 2 2 1 .3 milioni nel 1883 a 287.2 nel 1884. Tutto ciò spiega l’ec­

cedenza delle importazioni sulle esportazioni in 90. 7 milioni di fiorini che si verificò nello scorso anno, co­ me pure la differenza d i69.5 milioni di maggiore ecce­ denza rispetto ai risultati del 1883. La staiistica uffi­ ciale constata pure che negli ultim i anni nessun pro­ dotto industriale il quale non sia in relazione stretta colla economia rurale ebbe a svilupparsi tanto da poter essere un fattore rilevante del commercio di espor­ tazione.

Quanto poi ai paesi dai quali l’ Ungheria importa o pei quali esporta merci, ecco le cifre relative:

Importazione Esportazione Austria...Fior. 403,786,514 280,068,272 Germania... 18,527,924 43,293,339 Svizzzera... 2,772,760 6,774,552 Ita lia ... 3,331,522 5,872,863 F ra n cia ... 1,137,588 .14,350,342 Belgio-Olanda... 993,372 2,883,561 Gran Brettagna. . . . 7,414,137 13,934,315 Russia... 233,351 865,026 Bosnia Erzegovina.. 1,850,712 2,390,711 Rumania... 20,081,005 9,355,910 Serbia... 11,502,156 6,494,512 Penisola balcanica.. 4,343,634 3,107,249 Altri Stati... 8,464,312 4,303,872 L ’Austria occupa naturalmente il primo posto nel commercio estero della Ungheria, sebbene per alcuni articoli si noti uno scambio diretto più attivo con gli altri paesi. Così nel 188Ì si esportò in Austria orzo per 12 milioni di fior, e in Germania per 5, farina per 27 milioni in Austria per 3 in Germania eoe., ma queste esportazioni per la Germania nell’anno corrente colla nuova legge doganale tedesca saranno senza dubbio diminuite; causa questa di gravi ma­ lumori in Ungheria e seria difficoltà per la conclu­ sione di una unione doganale austro-tedesca.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Mantova. — Nella seduta del 20 agosto dopo aver preso atto di varie comunicazioni, approvava la tariffa della tassa a ca­ rico degli esercenti temporanei nella città e provin­ cia di Mantova e rifiutava il rimborso al Municipio di alcune spese occorse per lo spegnimento dell’ in ­ cendio avvenuto il 2 luglio in uno stabile di pro­ prietà della Camera.

(11)

NO T I Z I E F I N A N Z I A R I E

Situazione delle koche di emissione italiane

(20 agosto e differenza con la decade precedente)

(In milioni) B an ca N az io na le de l R eg no B an co di N ap ol i B an ca N az io na le T os ca na B an ca R om an a B an co di S ic il ia B an ca T os ca na di C re di to A tt iv o... 1.297.1 461.6 145.5 95.3 109.4 39.8 — 8.5 — 0.1 4- 4.1 + 0.8 + 0.4 — 1.1 Cassa e riserva. 260.7 116.8 33.7 20.3 32.2 5.1 — 2.9 - 1.4 -t-i.o + 0.1 -4-0 6 — 0 1 Portafoglio... 295.3 88.6 34.0 34.9 28.9 3.7 — 5.5 — 5.1 — 0.2 — 0.7 — 0.7 — 0.2 Anticipazioni... 66.7 43.4 6.0 3.7 7.2 3.7 + 16 4-0.2 — --— — —* Impieghi diretti. 131.9 30.0 17.1 6.0 1.1 0.1 — — 9.0 0.5 3.0 3.5 0.9 0.6 Titoli... 4- 0.1 — —— — — — 4- 0.1 Sofferenze... 4.8 6.1 0.9 2.7 1.8 __ + 0.1 — —+ 0.1 — -- “ * — — 1,297.1 461.0 145.5 95.3 109.4 39.8 P a ssiv o... ^ 3. 5— 0.1 + 4.1 + 0.8 _ _ — 1. 1 200.0 48.7 30.0 15.0 12.0 10.0 Capitale... - - — —— — — _ - — 35.7 10.9 3.3 3.3 3.0 0.4 Massa di rispetto Circolazione. . . . 426.9 128.9 61.7 39.3 36.6 12.9— 0.1 — 0.7 — 0.6 — 1.1 — 18.7 — 7.4 Circol. in riserva 87.6 54.54-5.2 — 0.0 — 0.2 — 0.10.0 6.6 4.9 — + 2.8

Conti cor. a vista 40.6 49.3— 0.10.5 ì.i + 0.830.1 ____

— 0.4 + 1-4 — — — —• Id. a scadenza.. 70.5 54.3 15.9 21.1 — 0.2 + 0.8 — 2.6 + 1-7 + 0.4 — — — --Cassa... — 3.6 + 3. 3 — 0.4243.4 114.0 28.9 20.1 27.2-j- 0.1 5.0 183.3 56.5 14.9 12.0 20.0 4.5 O ro...•... Hr 0. 1+ 0.1 Argento (scudi). 12.1 8.6 3.0 3.4 1.5 0.4 ... — 1.7 48.0 48.9 11.0 4.7 5.7 0.0 Bronzo e biglietti^ 2 4-4.9 + 0.4 — 0.1 + 0.1 _ _

Banca dei Paesi Bassi

fi settembre differenza f Incasso metallico Fr. 142,820,000 — 275,000 '0) Portafoglio.. . . 35,260,000 -{- 760,000 (Anticipazioni . . . 42,790,000 — 810,000 ( Capitale... 16,000,000 — — | Pondo di riserva... 4,430,000 — — | Circolazione... 184,940,000 — 60,000 .Conti correnti... 18,850,000 — 350,000

Banca nazionale del Belgio 4 settembre differenza (Incasso metall. Fr. 95,000,000 + 2,900,000 (Portafoglio... 275,300,000 — 17,900,000

C ircolazione.... 324,100,000 — 9,200,000 Conti correnti. . 71,800,000 — 4,700,000

Banche associate di Nuova York. 6 settembre differenza ( Incasso metall. Doli. 114,300,000 — 1,400,000 ! Portai, e anticipaz. 321,900,000 -{- 4,800,000 (Legai tenders... 35,300,000 — 3,70u,000

{Circolazione... 9,700,000 — —

1 Conti co rre n ti.... 390,800,000 — 300,000 Banca Austro-Ungherese

7 settembre diffeienza Incasso met. Fior.198,330,000 + 200,000 Portafoglio... 102,990,000 - f 2,600,000 A nticipazioni... 25,150,000 -j- 290,000 / Capitale... 90,000,000 — — l Fondo di riserva 18,000,000 — — Circolazione.... 335,730,000 + 1,030,000 [ Conti correnti.. 85,430,000 -f- 100,000 Banca di Spagna 5 settembre differenza ( Incasso metallico Pesetas 183,140,000 — 800,000 ( Portafoglio... 740,970,000 + 1,460,000 /C apitale... 150,000,000 — s>; A Fondo di riserva... 15,000,000 —

Circolazione... 434,040,000 -j- 8,290,000 ( Conti correnti e depos. 290,050,000 —16,520,000

Banca d’Inghilterra

10 settem. differenza Di;,,. ( Incasso metallico St. 22,940.000 — 1,500,000 M ( Portafoglio... 22,670,000 4 - 1,110,000 (Circolazione... 24,750,000 — 340,000 IDiConti corr. dello Stato 4,460,000 + 1,260,000

( p p dei privati 28,800,000 — 2,220,000

Situazioni delle Banche di emissione estere. x)

Banca Imperiale Germanica

Banca di Francia

10 settembre differenza

Attivo

Incasso met. Fr.2,271,530,000 P ortafoglio.... 602,670,000

Anticipazioni.. 437,870,000 Circolazione... 2,735,930,000 Conti correnti.. 570,620,000 — 5,862,000 — 76.620,000 + 1.; 710,000 — 26,660,000 — 2 1,120,000

1) Richiamiamo 1’ attenzione dei nostri lettori sulle modifi­ cazioni che con questo numero introduciamo nelle situazioni delle

Banche di emissione estere. Oltreché darle di data recentissima,

quale fino ad ora nessun periodico in Italia le pubblica, diamo le cifre complete dell’ ultima situazione e le differenze colla si­ tuazione precedente.

(12)

592 L ’ E C O N O M I S T A 13 settembre 1885 Epco le cifre relative :

Incassi complessivi avuti per conto

dell’ U n ifica to...fr. 1,368,425 gli incassi al 51 luglio ammontavano a » 1,164,264 nel mese di agosto furono dunque

in tr o ita te ... » 204,161 incassi fatti per conto del Privilegiato » 220,000 gli incassi al 31 luglio ammontarono a » 160,000 nel mese di agosto si introitarono, . » 60,000

Dal 1° settembre in poi andranno prelevate sui red­ diti attribuiti al debito Unificato e Privilegiato le somme necessarie pel pagamento della cedola del nuovo prestito garantito dalle potenze ; sicché la cassa del debito avrà da pagare annualmente : Interessi pel prestito garantito . . . 315,000

» per l’ unificato (dedotta l’ imposta) 2,127,668

» per il privileg. » » 1,059,098

Totale. . , 3,501,706 Questa somma si prevede sarà integralmente co­ perta dagli incassi avuti alla fine dell’anno, anzi vi sarà un aumento di 396,854 lire.

Lo finanze turche e la situazione dell’ Ammini strazione del debito pubblico in Turchia. — È stato pubblicato il rapporto sui resultato dell’esercizio finan­ ziario 1884-85. Dalla creazione dell’ Amm inistra­ zione del debito pubblico è questa la prima volta che il rapporto venne compilato sui conti definitivi, controllati dalla Ragioneria centrale. Ed ecco i re­ sultati generali :

Ammontare lordo dei proventi com­

presa la Regìa... piastre 224,368,223 dalle quali vanno dedotte per spese » 25,182,215 Restano...piastre 199,186,008

cioè in oro 1,969,855.

Nell’anno precedente, dedotte le spese, il prodotto era stato di piastre 192,344,111 cioè in oro 1,882,500.

La trasformazione dell’ imposta sul tabacco non permette il confronto cogli anni precedenti:

L ’eccedenza rispetto all’ anno prece­

dente è d i ... L . t. 87,294 meno per rimborsi alla regìa . . . » 61,455

Resta una eccedenza di . . . L. t. 25,845 Quanto alla situazione del debito pubblico nel mese di luglio p. p. (pel giugno v. Economista pag. 526) ecco le entrate avute e l ’impiego relativo : Dedotte le spese d’ amministrazione provinciale e centrale, i prodotti dei sei contributi (tabacco, sale, bollo, spiriti, pescheria e seta) ammontarono a 7,523,784 piastre 83, cioè in lire t. a 73,518. 75 A questa somma bisogna aggiungere:

Il Canone della R e g ìa ... » 187,500.00 Tributo della Rulgaria, sostituito fino

alla sua determinazione con lire turche 100,000 da prelevarsi sulla

somma dei tabacchi... » 18,455.99 Canone della Rumelia orientale. . » 15,416.66 Aggio sulla conversione delle monete » 3 1 .0 9 Entrata totale del mese di lug. lire turche 107,422. 47 alla quale va aggiunto il totale della

entrata nei mesi precedenti cio è. » 721,701.31 Totale al 31 luglio. . . lire t. 829,123. 78

Questa somma fu impiegata nel modo seguente : Somme trasmesse in Europa e pagate a Costanti­

nopoli pel servizio del Debito con­

solidato ... lire t. 527,245. 27 Stipendi e spese generali del Consiglio

di A m m inistrazione... » 8,528. 48 Depositate alla Banca Ottomana in oro » 284,397.45

» in monete da convertire. » 8,886.41 In cassa presso l ’ Amministrazione

centrale, in monete da convertire » 66.17 Totale generale . . . » 829,123.78

R IV IS T A D E L L E B O R S E

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