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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1889, 17 luglio

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno X X X Y II - Y ol. XLI

Firenze, 17 Lnglio 1910

N. 1889

SOMMARIO: Freno alle spese? — A. J. db Johannis, àncora sulla tassabilità del sopraprezzo' delle azioni — La questione delle abitazioni in Europa — Le Casse di Risparmio Francesi RI VISI A BIBLIOGRAFICA : Carlo Enrico Barduzzi, La Giurisdizione consolare nelle terre islamiche, nel­ l’ Estremo Oriente, negli Stati Vassalli, nei Protettorati, con un’ appendice sugli ordinamenti giu­ diziari coloniali - Prof. Achille Loria, Corso completo di Economia Politica compilato e ordinato in base alle lezioni tenute nella r. Università di Torino per cura del dott. Giulio F erroglio Ero/. Gabriel Melin, L ’Organisation de la vie privée, Orientation particulariste — Paul Louis. Le Syn- dacalisme contre l’Etat - S. Cammaresi Scurii, Il problema agrario siciliano e la " a/ ' ° ni“ lzzazione della terra. Il latifondo in Sicilia e l’ inferiorità meridionale. — RIVISTA ECONOMICA E FINAN­ ZIARIA : La situazione delle casse di risparmio postali in Italia - I valori di borsa delle Azioni delle

Società anonime in Italia - Il lavoro legislativo della Camera u ■ rn^'ix

assicurazioni sulla vita - Il Consiglio superiore di statistica — RASSEGNA DEL COMMERCIO IN­ TERNAZIONALE : Il commercio degli Stati Uniti - Il commercio inglese — La legge sulle case po­ polari — L ’ imposta di fabbricazione sullo zucchero — Il coefficiente per il calcolo della ricchezza privata in Italia — Cronaca delle Camere di commercio — Mercato Monetano e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

FRENO ALLE SPESE?

Quante volte nella storia della finanza ita­ liana non si è ripetuto questo grido d’allarme? Bisogna metter freno alle spese, si diceva al­ l’epoca del disavanzo, per poter raggiungere il pareggio. — Bisogna metter freno alle spese, si ri­ peteva nel periodo della crise, perchè le entrate vanno sempre più diminuendo. — Bisogna met­ ter freno alle spese, si ripete ora, perchè si tocca con mano che le spese vanno aumentando piu che non aumentino le entrate, e quindi si ha ti­ more di ricadere nel disavanzo.

E sta bene.

Ma a chi lo dicono i Ministri e gli uomini parlamentari più in vista? A chi rivolgono que­ sti moniti? Al paese? al Parlamento? a loro

stessi? .

In verità se analizziamo i progetti di legge che importano spese, non ne vediamo alcuno che sia domandato direttamente dal paese e nessuno egualmente che sia dovuto alla iniziativa parla­ mentare. Sono i Governi, soltanto i Governi che presentano disegni di legge che domandano spese, e quindi è a loro soltanto che va rivolto il mo­ nito che oggi si ripete.

E poiché sono specialmente Ministri quelli che in questo momento domandano di metter freno alle spese, il loro grido non può essere con­ siderato che come un avvertimento rivolto a loro stessi, un automonito alla efficacia del quale però dobbiamo prestare una fede molto limitata.

Ohe il Ministro del Tesoro,_ conscio della propria responsabilità, che ¡1 Presidente del Con­ siglio, competentissimo e conoscitore della materia, abbiano tutta la buona disposizione di metter freni alle spese, nessuno può dubitarne; la so stanza degli ultimi discorsi da loro pronunziati alla Camera ed al Senato, e il tono previsto del discorso che Fon. Luzzatti pronuncierebbe, se­

condo si afferma, in settembre, non lasciano al­ cun dubbio sul loro intendimento di trattenere il bilancio della spesa nei più modesti confini. Ma quando si analizzi anche rapidamente la situa­ zione parlamentare non si comprende come un si­ mile programma, finanziariamente negativo, possa essere attuato, senza dar luogo a turbamenti par­ lamentari ai quali i Ministri certo non vogliono andar incontro.

Cominciamo dalla politica internazionale ; ed il Ministro degli affari esteri, dirà che tanto può valere alla prossima scadenza della Triplice- al­ leanza, il peso dell’ Italia, quanto essa avrà di forze militari disponibili. E quindi il rinnovarsi della Triplice a quelle condizioni più vantag­ giose per l’ Italia che da ogni parte da lungo tempo si invocano, dipenderà dai Ministri della Guerra e della Marina; i quali alla loro volta dichiareranno che la potenza militare del paese dipende dal Ministro del Tesoro. Piu navi, piu cannoni, più fucili e quindi più spese, e tanto maggiore la influenza nella politica internazio naie, tanto migliori le condizioni a cui la T ri­ plice potrà essere rinnovata.

E veniamo ai servizi pubblici interni; i te­ lefoni non possono avere il loro normale svolgi­ mento ed accrescere le entrate del bilancio, se non si mettono in caso di perfezionare il loro funzionamento di allargare il numero degli utenti, cioè di avere quell’ impianto tecnico che è rico nosciuto necessario e che domanda alcuni — non

pochi —- milioni. *

La navigazione di Stato che si è impiantata testé per il servizio colle isole, ha già x-ecata la sorpresa di abbisognare qualche milione più del previsto, ma è noto a tutti che, le somme accor­ date non basteranno e che una nuova diecina di milioni non sarà affatto sufficiente ai bisogni pi fi urgenti di quel servizio.

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ac-cordala per mettere in assetto le linee ed il ma­ teriale dell’esercizio, e già si parla di un nuovo urgente fabbisogno di un mezzo miliardo che sarà necessario, non già per intraprendere nuovi (avori, ma per condurre a termine i lavori in­ trapresi e non rendere inutile la spesa impiegata ad iniziarli. E ciò senza contare che il traffico cresce sempre e che alcune linee, alle quali prima non si era pensato, domandano di essere trasfor­ mate a doppio binario.

Si aggiunga a tutto questo il personale che su quasi tutti i Ministeri preme per migliora­ mento di stipendi ; si aggiungano le leggi sociali che, almeno in parte, si affermeranno a Monteci­ torio, e si dica se sia possibile che un Governo si regga in questi momenti di debolezza politica, con un programma che limiti la spesa.

E ’ verissimo che nel proclamare la urgenza di metter freno alle spese, si aggiunge, quelle spese che non sono strettamente necessarie, ma è appunto la seconda parte della frase, che an­ nulla la prima. Ci sarà- sempre un on. Lacava che avrà necessità che si costruiscano le ferrovie della Basilicata il più presto possibile.... e^se il Governo non obbedirà ci sarà sempre un on. Cocco- Ortu che desterà una agitazione in Sardegna per­ chè non si sono accordati i miglioramenti che de­ siderava.

E ’ troppo chiaro che sino a tanto che non si avrà un Governo forte parlamentarmente, perchè sostenuto da una maggioranza che stia unita su un programma positivo, concreto, il Governo non può che essere in balia delle correnti de vari gruppi e cedere alla loro volontà. Se è vero che l’on. Sonnino tutte le due volte che fu al potere ha dato prova di indipendenza da ogni gruppo parlamentare, si ha la prova evidente che tale politica indipendente non è possibile, poiché tutte e due le volte l’on. Sonnino non ha potuto co­ stituirsi una maggioranza. Ed è evidente la nes­ suna utilità di un Ministero indipendente.... che non può rimanere al potere.

Pur troppo il freno alle spese non ha azione se non quando è automatico; il grido degli on. Luzzatti e Tedesco avrà vera efficacia quando si sarà ottenuto il disavanzo.... cioè quando non vi saranno più denari da spendere; allora forse il freno avrà il suo effetto; e diciamo forse, perchè è sempre possibile una politica spendereccia an­ che senza danari; per niente non esiste il credito pubblico.

In conclusione?

Crediamo poco all’ utilità di proclamare la necessità di limitare le spese ; sarebbe meglio evitare di farne o farne sempre nei limiti con­ sentiti dal bilancio. Pino ad oggi crediamo che questi limiti non sieno stati superati, quando non avvenga un improvviso arresto nel gettito delle entrate; ma come questo gettito non può au­ mentare indefinitamente, così può non essere lon­ tano il momento in cui, non i propositi, ma la necessità delle cose, metta freno alle spese.

Ed è meglio esser chiari e non farsi troppe illusioni sulla efficacia delle parole.

Ancora sulla tassabilità del soprapprezzo delle azioni

Un Senatore nostro amico, a proposito della questione della tassabilità del soprapprezzo delle azioni ci scrive :

« Non vi ha dubbio che la dimostrazione da voi fatta che il Fisco, contro le sue stesse pubbliche dichiarazioni e contro la decisione della Corte di Cassazione di Roma a sezioni riunite, ha ripresa la interpretazione della tas­ sabilità del soprapprezzo, soltanto perchè si ac­ corse che vi era molta materia imponibile. Quindi è evidente, sia che il Fisco e la Magistratura non sono, stati obbiettivi nella loro condotta, sia che vi fu la apparenza di un tranello teso alle Società, che, affidandosi alla dottrina già stabilita e nota, emisero senza preoccupazioni le loro azioni nuove col soprapprezzo, senza cautelarsi, come avrebbero potuto, contro la tassabilità.

« Avete quindi non una ma mille ragioni per invocare dei provvedimenti definitivi e ra­ dicali in difesa della onestà dello Stato, che in questo caso è stata apertamente violata nel pro­ cedimento seguito.

« Tuttavia non posso nascondervi che non veggo il modo con cui lo Stato possa restituire quello che giustamente è chiamato il “ rnalper- cetto ” . La restituzione, appunto per la complica­ zione dei fatti, creerebbe un precedente che i più, anche convinti della ragionevolezza e della convenienza della cosa, stimano pericoloso ed im­ prudente.

« Vi consiglio quindi a mettere il cuore in pace su questo punto ed a rivolgere tutte le vo­ stre energie ad ottenere che la legge sia modi­ ficata e chiarita per l’ avvenire».

Fin qui l’ amico nostro; noi però vogliamo soggiungere poche parole quali ci sembrano sug­ gerite, non da contingenze timorose, ma dai prin­ cipi generali di giustizia.

La Stato, per fini suoi amministrativi, e no­ tisi bene semplicemente amministrativi, ha sta­ bilito in fatto di imposte, e si può dire di ogni presunto credito dello Stato, il principio non sem­ pre onesto, del solve et repete. Diciamo non sem­ pre onesto, poiché molte volte 1’ errore del cre­ dito presunto è così evidente, che il cittadino avrebbe tutto il diritto di considerare come un arbitrio la domanda di pagamento ; e di più, in­ terpretato onestamente il solve et repete vorrebbe dire una pronta, immediata restituzione appena sia riconosciuto l’ errore; invece sappiamo tutti come il Fisco sia sollecito a riscuotere, mentre è non solo lentissimo, ma talvolta pieno di non innocenti complicazioni, per restituire.

Si aggiunga a questo rigoroso principio, che si vuole applicato per necessità di mantenere re­ golare l’Amministrazione, la fluttuazione dei cri­ teri fiscali, la mobilità della interpretazione dei punti fondamentali delle leggi d’ imposta, e si rifletta se non si viene a fare dei cittadini tanti prigionieri del Fisco, malsicuri di ciò che possie­ dono, perchè sempre esposti alla estensione re­ troattiva delle interpretazioni della legge.

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una procedura che si riconosce non retta ; si ri­ conosce che fu sorpresa la buona fede della Società, che quindi le somme relative sono state malpercette, ma tuttavia si invoca il « precedente pericoloso » per esimersi dalla restituzione.

Precedente pericoloso? Ma tutte le volte che lo Stato riscuote indebitamente del denaro ha il sacrosanto obbligo, come qualunque individuo e qualunque altro ente, di farne restituzione e chie­ dere scusa al cittadino per il disturbo arrecatogli. Non un precedente pericoloso adunque, ma ur. precedente «onesto » si stabilirebbe inquantochè si affiderebbero i contribuenti che se mai il soverchio zelo del Pisco, la facile connivenza della Magi­ stratura obbligassero i cittadini a pagar ciò che non devono pagare, lo Stato, che sopratutto deve essere esempio di onestà, è sempre pronto a restituire.

Ed è perchè in questo caso si tratta di un procedimento che non ha tutti i requisiti della leale applicazione della legge, che si è invocata la restituzione « per legge »; affine appunto che il solenne intervento del Parlamento sia una le­ zione così al Fisco come alla Magistratura, i quali imparino che lo Stato non deve servirsi di nessuna via meno che corretta e chiara per accrescere le entrate del bilancio.

E noti bene, l’egregio amico nostro, che il punto principale sul quale noi insistiamo sta in ciò che il Fisco e la Magistratura mutarono in­ terpretazione dell’art. 30 della legge sulla imposta di R. M. non perchè nuovi fatti o nuovi argo­ menti fossero intervenuti a suggerire la nuova interpretazione, ma solaviente perchè parve che quella materia imponìbile fosse diventata molta.

Ora tale motivazione, che è la sola vera, non solo ci sembra incostituzionale, ma ci sembra poi, specie nella applicazione retroattiva, non con­ forme coi principi di retta e civile convivenza. E siamo sicuri che, riflettendo su questo punto, anche l’amico nostro vedrà svanire i suoi

dubbi. A. J. DE JOHANNIS.

La allusila della a ln i li Elia

Da un interessante studio pubblicato su que­ sto argomento, togliamo alcuni interessanti rag­ guagli circa l’argomento — oggi, come suol dirsi, di tanta attualità— relativo alla situazione delle abitazioni in Germania, nella Gran Bretagna, in Francia e nel Belgio.

In Germania il Governo imperiale con suc­ cessive assegnazioni, ha costituito un fondo di 33 milioni di marchi per promuovere la costru­ zione di piccoli alloggi per gli operai e gli im­ piegati meno retribuiti degli stabilimenti e delle amministrazioni dell’ Impero. I prestiti sono stati consentiti a 82 imprese edilizie di pubblica uti­ lità, di cui 78 cooperative a responsabilità limi­ tata. Fra queste merita menzione l’associazione fra gl’ impiegati per gli alloggi di Berlino {Be­ amten Wohnungsverein) fondata il 1° settembre

1900 la quale conta 10,782 soci, con un capitale versato di marchi 3,415,517. Nel 1908 le coope­ rative edilizie esistenti nell’ Impero erano I h di cui 72 sovvenzionate dallo Stato, u ’ interesse sui prestiti per la costruzione delie case è del 3 per

cento e la quota di ammortamento dall’ 1 all’ l 1|2 per cento e quindi l’annullità va dal 4 al 4 1[2 per cento. E siccome l’erario dell’ Impero si pro­ cura i mezzi occorrenti pei prestiti con emissioni al 3 per cento e al corso di 90, spende più di quello che non ritragga dall’impiego di quei capitali. Per favorire ancora più le cooperative, l’erario imperiale rinunzia pei primi dieci anni al rim­ borso del capitale prestato e quando comincia questo rimborso a rate fino al pagamento dell’ ul­ tima, rinuncia al diritto di disdetta, a condi­ zione che la Società mutuataria adempia a tutti gli obblighi stabiliti nelle condizioni di prestito e nel contratto.

Col fondo per promuovere la costruzione degli alloggi, l’ Impero provvede anche all’acquisto di terreni che poi cede in locazione (Erbbaurecht) per costruirvi. In questo modo rimane da una parte, esclusa ogni speculazione sui terreni, anzi un eventuale aumento di valore di essi va a van­ taggio dell’erario dello Stato, cioè della genera­ lità; mentre d’altra parte deriva alle cooperative edilizie il vantaggio di non avere sino dalla loro istituzione bisoguo di capitali spesso rilevanti per l’acquisto di terreni, dovendo pagare durante la locazione soltanto un canone moderato per l’ uso di costruire, il quale è alquanto inferiore all in­ teresse e all’ammortamento che altrimenti dovreb­ bero pagare sul mutuo per l’acquisto del terreno. Sono anche copiosi gli aiuti che vengono dalle Gasse territoriali d: assicurazione invalidità, le quali alla fine del 1907 avevano impiegato in prestiti per le case operaie pressoché 196 milioni di marchi (L. 247 milioni) ossia la settima parte del loro patrimonio.

Nel Regno Unito di Gran Bretagna ed Ir ­ landa, il paese classico delle abitazioni a buon mercato, provvide leggi hanno favorito lo svi­ luppo di quel demanio popolare. Nel 1907 si aveva notizia di 1,852 Società edificatrici con 565,047 soci. Durante Tanno esse ebbero un incasso di 20,272,838 sterline (L. 506,820,950) e prestarono cóntro ipoteca per 9,150,425 steri. (L. 228,760,625). Avevano un capitale per azioni di 39,334,145 sterline (L. 883,353,625) e debiti verso deposi­ tanti e creditori per 11,683,036 sterline (Lire 357,075,900). Ha molto pregio nel Regno Unito il tipo di cooperativa fra inquilini, di cui fu esem­ plare Yx-JTenant Co opeiors Limited, fondata nel 1888. Il principio su cui questi sodalizi si fon­ dano è quello di restringere le operazioni sopra un’area limitata, in modo che gl’ inquilini della Società possano facilmente conoscersi a vicenda. Esigono inoltre che ogni socio si renda respon­ sabile di una somma relativamente considerevole.

Esse si assicurano convenienti terreni edifi­ catori nei dintorni di una città o di un centro industriale ; fanno un piano regolatore in modo di avere in ogni tempo case salubri e a buon mer­ cato: costruiscono case con tutti i comodi, che af­ fittano pagando con lè pigioni un modesto saggio di interesse sul capitale, le spese di manutenzione, il deprezzamento, ecc., e dividono gli utili netti rimanenti fra i soci inqu in i, in proporzione della pigione da essi pagata.

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Nel 1907 si costituì una Federazione fra so- \ cietà cooperative di inquilini con la denominazione Coepartnership Tenant Ltd, la quale si propone gli scopi seguenti : dare le migliori informazioni a coloro che vogliano costituire una Società circa l’acquisto e la utilizzazione di un terreno; procu­ rare danaro per le Società che accettano i con­ sigli della Federazione e fanno parte di essa ; provvedere il materiale in quanto è possibile, in modo che gli utili sugli acquisti in grosso va- j dano alle Società federate.

Nel 1909 il Governo ha presentato un dise­ gno di legge, lungamente meditato, per modifi­ care la legge sulle case per le classi operaie. Questo disegno di legge è divenuto legge il 3 dicembre 1909 e contiene le seguenti disposi­ zioni principali: maggiore estensione alla legge del 1890 sulle case per le classi operaie, auto­ rizzando le autorità locali ad acquistare terreni coercitamente; prestiti dello Stato agli enti locali al saggio minimo di interesse e per una durata più lunga della normale ma non oltre 80 anni; prestiti a Società di pubblica utilità; cioè a So­ cietà registrate in conformità alla legge del 1893, i cui statuti vietino il pagamento di qualsiasi interesse o dividendo superiore al 5 per cento, sino ai due terzi del valore delle costruzioni. Prescrive inoltre che ogni Consiglio di Contea debba nominare un medico sanitario, il quale ha facoltà di ispezionare le case; debba costituire un Comitato di sanità pubblica e per le case al quale sono deferite le rispettive facoltà del Consiglio.

In Francia, nel periodo di tempo che corre fra il 1907 e il 1909, la legislazione sulle abita­ zioni a buon mercato ha subito profonde e felici modificazioni. La legge del 30 novembre 1894 (legge Siegfried) che reggeva le abitazioni a buon mercato è stata l’oggetto di una revisione totale ed è stata sostituita dalla legge del 12 aprile 1906. Nel 1908 è stata promulgata una legge sulle piccole proprietà (legge Ribot,) ; e finalmente il Parlamento ha votato una legge (legge del 13 lu­ glio 1909) sul bene di famiglia (Homesteud).

Le Società edificataci, approvate in confor­ mità della legge 13 aprile 1906 sulle abitazioni a buon mercato, nel 1908 avevano raggiunto il numero di 238 con un capitale di 23 milioni e mezzo di franchi. Possedevano in terreni e fab­ bricati per più di 27 milioni e mezzo, senza te­ ner conto delle case interamente liberate, dive­ nute proprietà dei locatari compratori.

Le Casse di risparmio, nei limiti della legge che le governa, aumentano sempre più le loro prestazioni per la costruzione delle abitazioni a buon mercato. Così pure la Cassa dei depositi e prestiti, valendosi della, facoltà concessa dalla legge del 1908 ha dato prestiti a Società per un ammontare di lire 2 milioni e mezzo.

Con la legge del 1908 sulla piccola proprietà sono stati estesi i vantaggi della legge del 1906, salvo la esenzione temporanea dalla imposta fon­ diaria, ai giardini o campi della estensione mas­ sima di un ettaro, purché il prezzo di acquisto non superi 1,200 franchi e l’acquirente coltivi da sè il terreno o lo faccia coltivare dalle per­ sone di sua famiglia. Per rendere agevoli gli acquisti lo Stato consente prestiti al 2 per cento sino ad un ammontare di 100 milioni di franchi.

I prestiti sono fatti a Società regionali di cre­ dito immobiliare che abbiano un capitale in azioni non inferiore a 200 mila franchi. I mutuatari devono possedere almeno il quinto del prezzo del terreno o della casa, stipulare un contratto di assicurazione con la Cassa Nazionale di pensioni e adempiere le altre condizioni della legge. Sin dal 1908 si sono costituite due Società immobiliari.

La legge del luglio 1909 dà facoltà di co­ stituire un bene di famiglia insequestrabile che all’atto della sua costituzione abbia un valore non superiore ad 8,000 franchi e sia libero da. privilegi e da ipoteche. E ’ costituito con atto notarile reso pubblico per due mesi per le even­ tual opposizioni dei creditori inscritti anterior­ mente; decorsi i due mesi è omologato dal giu­ dice di pace ed entro un mese dalla omologazione deve essere trascritto sotto pena di nullità. Com­ piuta la trascrizione, il bene di famiglia e i suoi frutti sono insequestrabili anche in caso di fal­ limento o di liquidazione giudiziaria, ad eccezione del creditori anteriori che hanno conservato i loro diritti in conformità della legge; e non può essere ipotecato o venduto con patto di riscatto, nè il proprietario può rinunziare alla inseque- strabilità. Il proprietario può alienare tutto o parte del bene di famiglia o rinunziare alla sua costituzione, ma se si è coniugato o ha figli mino­ renni, l’alienazione o la rinunzia sono subordinati, nel primo caso al consenso del coniuge, nel secondo caso all’autorizzazione del consiglio di famiglia.

Nel Belgio, anche questo paese classico delle abitazioni a buon mercato, dalla entrata in vi­ gore della legge 9 agosto 1889 sulle abitazioni operaie e sulla istituzione di Gomitati di patro­ nato (modificata dalle leggi 30 luglio 1892, 18 lu­ glio 1893 e 16 agosto 1897) al 31 dicembre 1908, la Cassa generale di risparmio aveva prestato per la costruzione e l’acquisto di case operaie la cospicua somma di 80,629,580 franchi, che ha consentito di porre a disposizione della classe operaia circa 42,600 case. I prestiti sono dati alle Società aggregate alla Gassa di risparmio, le quali erano in numero di 174, con un capi­ tale sociale di 23,794,750 franchi; la misura del­ l’ interesse sui prestiti è del 3.25 percento. Per le nuove operazioni di prestito tutte le Società di abitazioni operaie hanno accolto il sistema del rimborso per annualità, con l’assicurazione del saldo in caso di morte.

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Le [asse di Risparmio Francesi

Da una statistica testé pubblicata stralciamo alcuni dati riguardanti la situazione delle casse di risparmio francesi. Da essa sarà facile ricavare lo straordinario impulso e svolgimento che le casse stesse hanno raggiunto in questi ultimi tempi.

Viene prima di tutte la Cassa Nazionale di Risparmio, ia quale, al 31 dicembre 1908, contava 5,291,673 libretti con un avere di L. 1,538,678,007, che davano ai depositanti un interesse di lire 36,468,000; l’attivo della Cassa era in massima parte (L. 1,490,000,000) rappresentato da rendita francese. I 5 milioni, circa, di risparmiatori, com­ pirono, nel 1908, operazioni di versamenti e rim­ borsi per L. 1,096,000,00 ), lasciando un’eccedenza dei primi per L. 68,759,000.

Accanto alla Cassa Nazionale, troviamo al 31 dicembre 1908, 550 casse autorizzate, con 1,602 succursali propriamente dette, 52 uffici ausiliari e 98 uffici di esatto che prestavano di­ rettamente il loro concorso; abbiamo dunque un totale di 2,302 uffici aperti al pubblico, il che ci indica come l’aumento degli istituti ed uffici di risparmio sia costante poiché, non tenendo conto delle esattorie, il totale si è elevato da 2,000 a 2,042, 2.076, 2,122, e 2.204 nel 1904, 1905, 1906, 1907, 1908.

Al 1° gennaio 1908 erano aperti in quelle casse, 7,793,549 libretti con un saldo attivo pei depositanti di L. 3,542,978,000. Al 31 dicembre del medesimo anno la cifra dei libretti era sa­ lita a 7,948,363 con un saldo attivo di 3,680 mi­ lioni e 80 mila.

Durante l’anno il movimento delle entrate è stato di L. 950 milioni e quello delle uscite di L. 813 milioni. Una osservazione interessante può farsi riguardo al sesso dei depositanti, giac­ ché l’ammontare dei depositi si ripartisce in due metà, quasi uguali fra i due sessi ; sembra poi che il risparmio tenda sempre più a divenire una virtù femminile, poiché dei 526,172 libretti nuovi del 1908, 269,254 sono a profitto di donne.

E ’ interessante elaborare le cifre precedenti con la popolazione ; il quadro seguente mostra le tappe successive del risparmio francese, facendo ben evidenti i progressi compiuti malgrado gli in­ debolimenti del 1848 e del 1870 :

Anni Num. dei Media generale Media per depositanti per abitante libretto per 1000 abitanti (In Lire) (In Lire)

1835 4 1.91 511.70 1815 20 11.51 575.11 1849 16 2.09 131.66 1855 25 7.67 304.54 1865 44 13.20 299.91 1870 58 17.51 304.58 1871 57 14.88 265.92 1875 65 18.29 279.18 1880 104 34.69 333.29 1885 131 58.70 447.86 1890 151 76.19 505.38 1895 170 88.55 522.50 1900 185 84.74 458.66 1901 18G 85.95 462.18 1902 187 84.26 449.29 1903 188 81.81 435.12 1904 190 83.31 437.34 1905 193 86.66 446.80 1906 195 87.48 447.84 1907 188 90.26 454.60 1908 202 93.75 462.99

Il movimento ascensionale è dunque continua ed accentuato ed è arrivato a tal punto che si con­ stata come la quinta parte della popolazione fran­ cese pratichi il risparmio.

E ’ naturale che l’ importanza delle Gasse di Risparmio vari da dipartimento a dipartimento : quelle di Parigi e di Lione sono le prime per ammontare di depositi (118 e 111 milioni rispet­ ti vamente) ; ' seguono quelle di Marsiglia (67 mi­ lioni), di Bordeaux (65 milioni), di Saint.-Ètienne (56 milioni), ecc.

In rappresentanza dei depositi il portafo­ glio delie Gasse di Risparmio comprende 3,777 milioni di lire di cui 1,809 milioni in Rendita 3 per cento, 1,381 milioni in Rendita ammortiz- zabile, 337 milioni in obbligazioni del Tesoro, e 40 milioni in obbligazioni varie ; sono dunque i fondi di Stato che anche qui prevalgono in ma­ niera esorbitante.

Non ci resta ora che dare uno sguardo d’in­ sieme al movimento generale delle Casse di R i­ sparmio francesi. Riunendo i depositanti della Cassa Nazionale di Risparmio, a quelli delle 550 Casse diverse autorizzate, si ottiene un totale formidabile di 13,250,337 libretti con un saldo a favore dei depositanti, al 31 dicembre 1908. di L. 5,223,600,000, nel 1903 la cifra corrispondente non si elevava che a L. 4,300,000,000.

Analizzando si trova che i libretti fino a L. 20 sono circa 4,452,000, con una media per libretto di L. 8 mentre quelli da 500 in su sono circa 4 milioni, con L. 4,400,000,000 (il che dà una media per libretto di più di 1000 lire), e for­ mano perciò il vero solido gruppo dal rispar­ miatori.

Finiamo 1’ interessante statistica, togliendo dalla pubblicazione francese il seguente prospetto sintetico •

Ammontare Num. Credito Proporz. Media per dei libretti in milioni »/» libr.-tto Pino a ¿0 L. 4,452.780 37.6 0.72 8 20 » 100 » 2,274,059 124.8 2.39 54 101 » 260 » 1,026,755 103.9 2.95 149 201 » 500 » 1,567,027 493.2 9.44 314 501 » 1000 » 1,442,414 950.5 18.20 658 1001 » 1500 » Al disopra con 1,174,275 1,409.9 26.99 1,200 riduzione Al disopra sen­ 1,313,240 2,017 38.61 1,665 za riduzione 8,757 36.4 0.70 4,158 Tot. e media L. 13,259,337 5,223 393

R

i v i s t a

B

i p l i o q r a f i c a

Carlo E n rico B arduzzi. - La Giurisdizione consolare nelle terre islamiche, nell’Estremo Oriente, negli Stati Vassalli, nei Protettorati, con un’appendice sugli ordinamenti giudi ziaricoloniali. — Torino, Fratelli Bocca, 1909, pag. 527, voi. I.

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Premette l’ Autore alcune ricerche sull’ori­ gine e sviluppo del diritto giurisdizionale conso­ lare, con un brevissimo cenno ai Greci e ai Ro­ mani, per trattenersi più a lungo sull’epoca dei Comuni italiani, e venendo poi a tempi più vi­ cini a noi; per concludere che la essenza della giurisdizione consolare sta nella diminuzione di so­ vranità.

Il libro è diviso in tre capitoli, il primo dei quali tratta della Giurisdizione Consolare nelle terre islamiche che comprendono la penisola Bal­ canica, l’Asia Minore, Tripoli, Tunisi, il Ma­ rocco, ecc.

Il secondo capitolo riguarda la Giurisdizione Consolare nell’ Estremo Oriente, Persia, Siam soltanto di Mascate e Cina.

Il terzo capitolo tratta della Giurisdizione Consolare negli Stati Vassalli, Bulgaria, Egitti*.

Numerosi documenti intercalati nel testo o raccolti in appendice, dimostrano la larga dottrina dell’Autore che sa far uso molto diligente ed ac­ curato della sua speciale erudizione.

P rof. A ch ille Loria. - Corso completo di Eco­ nomia Politica, compilato e ordinato in base alle lezioni tenute nella r. Università di To­ rino per cura del dott. Giulio Ferroglio. — Torino, Fratelli Bocca, 1910 pag. 711 (L. 18). Ordinate sotto la forma di trattato completo, troviamo in questo volume talvolta riassunte, talvolta svolte più ampiamente le dottrine che nelle numerose sue pubblicazioni il fecondo e la­ borioso ingegno del prof. A. Loria ha fin qui rese pubbliche.

Non occorre quindi nè elogiare, nè sottoporre a critica questa sistematica raccolta che, ha per gli studiosi tutte le trattative desiderabili.

La trattazione è divisa nelle note partizioni classiche, produzione, distribuzione e circolazione delle ricchezze; alle quali è premossa una intro­ duzione che comprende la storia del fatto econo­ mico che viene chiamata Morfologia sociale; co­ stituiscono due parti speciali la popolazione e lo Stato come fattore economico.

Nella prefazione il prof. Loria elogia il suo scolaro perchè « la misurata esposizione del do­ cente, oh ! quanto maturo, nulla ha perduto, al con­ trario ha acquistato in vivacità e geniale fre­ schezza filtrando attraverso la balda giovinezza del fervido ed appassionato discepolo ».

Così la letteratura economica italiana si ar­ ricchisce di questo nuovo trattato che va certa­ mente considerato tra i più completi ed importanti. P rof. G abriel Melin. - L’ Organisation de la

vie privée. Orientation particulariste. — Pa­ ris, Bloud et Cie, 1910, pag. 158.

L ’Autore nella breve prefazione che precede il volumetto afferma, sulla dottrina formulata da E. Demoulins, che le società si distinguono in due gruppi: le « comunitarie » dì cui sono esem­ pio le popolazioni orientali e le « particolariste » che hanno il loro tipo nelle popolazioni anglo­ sassoni. Ora, secondo l’Autore, particolarismo vuol dire prevalenza della vita privata e forte orga­ nizzazione della famiglia.

Per conseguire il particolarismo, nel quale TAutore vede la salute avvenire dell’ umanità, è

necessario organizzare la vita secondo certi postu­ lati affinchè nella società nascano e crescano degli « uomini » degni di questo nome, cioè forti di corpo e di anima e pronti non solo a gemere sui fatti che lamentano, ma ad operare viril­ mente per impedirli; la quale abbondanza di « uomini » non si può tuttavia ottenere senza una forte organizzazione della famiglia.

Il lavoro, come oggi si usa, mira, senza averne l’apparenza, anzi nascondendo ogni ap­ parenza, a difendere i principi di morale religiosa e l’Autore è riuscito nel suo intento con molta perspicacia.

Paul L ou is. - Le Syndacalisme contee l’Etat. — Paris, F.' AlcaD, 1910, pag. 276 (3 fr. 50). Nella « Biblioteca di storia contemporanea » edita dalla solerte Casa editrice F. Alcan, trova posto questo volume del sig. P. Louis autore di altre apere lodate, e su alcune delle quali l’_Eco- nomista ha già richiamata la attenzione degli studiosi.

In questo nuovo volume l’Autore, con una serie di considerazioni, talvolta evidenti, ma an­ che talvolta basate più sull’affermazione che sulla prova dei fatti, ma sempre con grande acume e con forma brillante, tende a dimostrare che or mai il socialismo e specialmente il socialismo po­ litico va passando in seconda linea, mentre sem­ pre più prende posizione nelle lotte di classe il partito operaio puro e semplice, il quale mira alla trasformazione dello Stato.

In tre’ parti l’Autore divide il suo esame della situazione; nella prima ricerca quali sieno le tendenze e le opere dello Stato moderno, sia nella politica propriamente detta, sia sulle sue attività economiche, come la potenza sempre cre­ scente del bilancio, lo svolgimento della istru­ zione, e lo sviluppo delle leggi operaie. Nella se­ conda esamina la essenza del sindacalismo nella sua origine, nel suo continuo aumento di forze e nel suo più agevole consenso sulla efficacia della azione diretta e dell’ uso dello sciopero.

La terza parte tratta della lotta tra i due elementi, lo Stato e il sindacalismo, lotta che è diventata già internazionale- e che coinvolgendo anche i pubblici funzionari, determina una orga­ nizzazione sempre più serrata delle forze prole tarie contro lo Stato.

Le tinte di questo lavoro sono forse un po’ vivaci, ma non mancano per questo delle osser­ vazioni degne di tutto lo studio.

S. C am m aresi Scurti. - Il problema agrario siciliano e la nazionalizzazione della terra. Il latifondo in Sicilia e l’inferiorità meridionale. — Milano, « Critica Sociale », 1909, p. 251 (L. 1.50).

(7)

17 luglio 1910 L ’ ECONOMISTA

ohe si tratta di violenze che datano da 20 se­ coli, onde è molto difficile farsi un concetto di un diritto che dura violato per così lunga età ; ed egualmente sarebbe difficile lo stabilire quali terre nel mondo non siano state volta a volta usurpate. Perciò non ci sentiamo di pronunciarci su questa parte storica che tuttavia 1’ Autore tratta largamente, e bisogna riconoscerlo, valoro­ samente.

Piuttosto ci sembra importante dal lato pra­ tico tutto ciò che l’Autore scrive intorno ai danni che derivano dal latifondo così esteso in Sicilia;

455

Differenza Istituti di Credito

Fine giugno 1910 904,000,000

sul mese precedente — 1,000,000 Società di Trasporti 867,000,000 — 8,000,000 Metallurgica, Meccanica e Mineraria 369,000,000

_

10,000,000 Gas ed Elettricità 242,000,000 — 4,000,000 Industria Zuccheri 185,000,000 — 6,000,000 Condotte d ’acqua 98,298,000 — 874,000 Prodotti Chimici 74,000,000 -4- 500,000 Tessitura e filatura 245,000,000 — 1,000,000 Moli ni 50,608,000 + 1,160,000 Automobili 36,000,000 — 1,500,000 Imprese immobiliari 189,222,500 — 2,227,500 Industrie diverse 287,000,000 — 2,000,000

i provvedimenti in proposito andrebbero presi per diminuire il male, se, per prenderli, non oc­ corresse un Governo forte quale non è lecito spe­ rare. Troppi interessi, come l’Autore stesso ri­ leva, circondano la proprietà fondiaria come è ora costituita in latifondo perchè senza un mo­ vimento perseverante della pubblica opinione sia possibile sperare in un efficace mutamento, che modifichi radicalmente lo stato delle cose.

L ’Autore, pur esagerando nella forma le sue osservazioni, e perdendosi qualche volta in diva­ gazioni non necessarie, ha dato un contributo utilissimo alla importante questione, facendo una analisi, spesso accurata, delle condizioni in cui si trova tanta parte della proprietà fondiaria nel­ l'isola.

L ’Autore incomincia con la definizione del latifondo e latitondismo in relazione al problema agrario; quindi analizza il latifondo ricercandovi i fattori fisici, i precedenti storici, il tornaconto e le conseguenze sociali. Termina con un bril­ lante capitolo nel quale rileva le cause della in­ feriorità meridionale che divide in politiche, eco­ nomiche, nel problema dello stretto di Messina, nella malaria, nel difetto di viabilità e nel disor­

dine enologico.

J-Totale 3,547,128,500 — 34,941,500

— Riassumiamo il lavoro legislativo della Camera italiana in quest’ ultima sessione.

Dal 24 marzo 1909, giorno della inaugura­ zione della presente sessione, a tutto il 6 luglio, furono presentati 4G1 disegni di legge, di cui furono approvati dalla Camera 364; 16 disegni di legge furono ritirati, di uno fu sospesa la di­ scussione.

Dei disegni di legge presentati dall’attuale Gabinetto la maggior parte non sono ancora di­ venuti legge, e cioè :' —

----Presici. Consiglio presentati 8 divenuti legge 1

Interno » 4 » — Esteri » 8 » 1 Giustizia » 11 » — Finanza » 12 » 1 Tesoro » 35 » 14 Guerra » 9 » — Marina » 5 » 1 Istruzione » 6 » — Lavori pubblici » 3 » — Agricoltura » * 10 » 1 Poste » 9 » —

Le proposte di legge d’ iniziativa parlamen­ tare presentate nel corso della legislatura ascen­ dono a 135, di cui 36 furono approvate.

Enorme è il numero delle domande

d’auto-RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

rizzazione a procedere contro deputati, le quali ascendono a 42, cifra mai stata tanto elevata: per 3 sole di esse la Camera concesse la richie­ sta autorizzazione ; inoltre due decaddero e una

— Ecco la situazione delle casse di ri­ sparmio postali in Italia alla fine del mese di maggio 1910 :

Credito dei depositanti alla fine de] mese precedente E. Depositi del mese di maggio »

L. Rimborsi del mese stesso e somme

cadute in prescrizione » 1,(340,905,567.02 69,088,995.30 1,709,994,562.32 59,975,239.76 fu ritirata.

Circa il movimento elettorale, in questo primo scorcio di sessione deve notarsi che vi furono 44 elezioni complementari e suppletive: di esse 38 ebbero proclamazione dell’assemblea dei presi­ denti, 6 della Camera.

Attualmente sono vacanti i Collegi di Ca- stellaneta, Castrogiovanni, Cerignola, Minervino Murge, Roma I e Geraee Marina.

Circa la procedura parlamentare deve farsi notare che vi furono in tutto 24 appelli no­ minali.

L. 1,650,019,322.56 Credito per depositi giudiziali » 17,950,574.41 Credito complessivo L. 1,667,969,896.97

Con un aumento di L. 9,406,817.01 sul credito del mese di aprile.

__ Ecco, quali resultano dall’ Economista dell’ Italia moderna, a quanto ammontano i valori di borsa delle Azioni delle Società anonime in Italia al 31 giugno 1910.

La Camera tenne in tutto (dal 24 marzo 1909) 224 sedute, di cui 185 nella ore pomeridiane e 39 nelle ore antimeridiane. Durante il Gabinetto Luzzatti (marzo-luglio 1910) vi furono 60 giorni di seduta.

Furono presentate 2040 interrogazioni, di cui 967 furono svolte: furono presentate inoltre 440 interpellanze, di cui 87 ebbero esaurimento.

(8)

« compone di 41 articoli e riguarda esclusiva- mente le imprese nazionali o straniere, che fanno in Italia assicurazioni sulla durata della vita umana, salvo le eccezioni seguenti :

I o Gli Istituti di assicurazione i cui statuti e regolamenti sono approvati per legge o per de­ creto reale;

2° Le Associazioni od imprese tontinarie o di ripartizione regolate da leggi speciali, le quali pero, qualora facciano anche operazioni di assi­ curazione sulla vita, saranno soggette alle dispo­ sizioni di questa legge sulla gestione delle ope­ razioni stesse e sulle relative garanzie;

3° Le Associazioni di mutuo soccorso, i Con­ sorzi di previdenza che non assicurino capitali superiori alle L. 1000, nè un reddito vitalizio superiore alle L. 400 annue, oppure si limitano per la parta eccedente la somma a fare da in­ termediario fra i propri soci per essere iscritti alla Cassa nazionale di previdenza, e ad altri Istituti di assicurazione autorizzati a funzionare nel Regno;

4° Le Amministrazioni pubbliche e le aziende private che non facciano altra assicurazione sulla vita all’ infuori dell’assegnazione di pensioni e di sussidi in caso di morte per il loro personale.

Le imprese di assicurazione sottoposte al­ l’osservanza di questa legge devono essere costi­ tuite con atto pubblico. Oltre all’adempiere alle formalità prescritte dal Codice di commercio do­ vranno pubblicare gli atti costitutivi e statuti e documenti annessi sul « Bollettino ufficiale delle Società per azioni », nè potranno esercitare, nè funzionare, se prima non sia avvenuta questa pubblicazione. La pubblicazione con questa pro­ cedura dovrà altresì avvenire per tutte le modi­ ficazioni agli atti costitutivi, statuti, eoe. Ogni deroga alle condizioni generali di contratto pub­ blicata nel Bollettino ufficiale deve essere accom­ pagnata dalla dichiarazione manoscritta che chi stipula l’assicurazione è consapevole della deroga stessa. Prima di eseguire la pubblicazione di que­ sti documenti nel Bollettino, il Ministero può sentire il parere della Commissione consultiva che il presente progetto di legge costituisce. Contro il rifiuto di pubblicazione è ammesso ri­ corso al Consiglio di Stato.

Le imprese di assicurazione sulla vita de­ vono investire e vincolare nei modi indicati ap­ presso la somma di lire 250,000 a garanzia delle operazioni da compiersi nel Regno, salvo per le Associazioni di mutua assicurazione e Società cooperative. La riserva destinata ad adempiere l’obbligo assunto con l’operazione di assicurazione (riserva matematica) potrà essere impiegata così : I o in titoli del debito pubblico del Regno d’ Italia;

2° in titoli di altra specie emessi nei mer­ cati dello Stato italiano;

3° in cartelle emesse da Istituti autoriz­ zati ad esercitare il Credito fondiario in Italia; 4° in beni immobili urbani posti nel Re­ gno d Italia. Se gli immobili siano gravati da ipoteca saranno computati nella riserva per la differenza fra il loro valore e quella della somma ipotecata deducendo la differenza di un quarto di questa somma;

5° in mutui su prima ipoteca, sopra beni

stabili urbani o rurali posti nel Regno d’ Italia per una somma che non ecceda la metà del loro valore debitamente rilevato;

6° in anticipazioni straordinarie, pegni di titoli indicati nei numeri Io, 2° e 3°, fino alla concorrenza dei quattro quinti del loro valore, secondo il corso della Borsa del luogo della sede dell’ impresa o della Borsa più vicina, purché non superi il valore nominale dei titoli mede­ simi ;

7° in mutui eventuali sopra le proprie po­ lizze di assicurazione sulla vita nei limiti della riserva matematica;

8° in imprestiti per case popolari od eco­ nomiche, in base a legge speciale;

9° in tutti gli altri modi autorizzati da legge speciale;

10° in depositi in conto corrente presso Istituti di credito di nota solvibilità, per una somma non superiore a un quarto dei premi ri­ chiesti durante l’ ultimo esercizio.

Non possono essere svincolati titoli, nè ese­ guire convenzioni, prescrizioni di vincolo della garanzia della massa degli assicuratori senza il preventivo decreto del ministro d’ agricoltura, in­ dustria e commercio.

Se dal bilancio di una tale impresa sotto­ posta alla presente legge e che da una ispezione eseguita secondo l’art. 23 risulti che la somma dell’attività indicata àll’art. 11 e vincolata se­ condo l’art. 1213 è inferiore alla riserva matema­ tica, il ministro dell’agricoltura invita a colmare la deficienza entro il termine di sei mesi; tra­ scorso questo termine senza che tale interpreta­ zione abbia avuto luogo, l’ impresa si considera in stato di fallimento, ed il Ministero la denun­ cierà al Tribunale per i procedimenti di cui al- l’art. 685 del Codice di commercio.

Le Società verseranno un contributo annuo allo Stato per l’ istituzione di un ufficio di con­ trollo, che sarà annesso al Ministero d’agricol­ tura. Una copia del « Bollettino ufficiale » dovrà costantemente trovarsi negli uffici e sedi dei rappresentanti delle imprese assicuratrici,

Il ministro d’agricoltura presenterà anche al Parlamento una relazione sull’attuale situa­ zione delle Società assicuratrici sottoposte all’os­ servanza della presente legge.

Il progetto di legge commina pene severe, pecuniarie e corporali, ai direttori ed agenti delle aziende assicuratrici che non ottemperassero alle disposizioni di legge e che dessero notizie in­ complete e false sulla vera condizione dell’azienda. — Si è chiusa in questi giorni la sessione del Consiglio superiore di statistica il cui progiamma comprendeva le proposte per la ese­ cuzione del doppio censimento della popolazione del Regno e degli opifici ed imprese industriali, ordinati con legge 8 maggio 1910 n. 202 ed il riordinamento dell’ Ufficio Centrale di Statistica.

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muni-17 luglio 1910 Lr’ ECONOMISTA 457

oipali di statistica di Roma, Milano, Firenze, signori Pellissier, Ravizza e Giusti.

Per il Comitato permanente riferirono: sul primo tema « Il censimento generale della popo­ lazione » il comm. Raseri, capo dell’ Ufficio ge­ nerale di statistica; sul secondo « Il censimento industriale» il prof. Benini; e sul terzo « Rior­ dinamento dei servizi statistici » il prof. Monte- martini. Le proposte del Comitato furono matu­ ramente approvate. Nella discussione del terzo tema furono rilevate le benemerenze dell’on Luz- zatti, presidente del Consiglio, per avere prov­ veduto al riordinamento della direzione generale della statistica.

Esportazioni Differ. 1910 1910

(Sterline) Bestiame, sostanze alimen­

tari e tabacchi 10,900,000 -f- 1,103,000 Materie greggie 26,'ZOO,000 + 2,00 1,000 Oggetti manfatturati 164,000,000 -j- 24,300,000 Generi diversi e paech po­

stali 3,500,000 + 300,000 Totale L. st. 204,600,000 + 27,700,000 Commercio di transito 55,300,000 + 8,800,000

La legge su lle case popolari

Il commercio degli Stati Uniti. — Ecco i resultati del commercio estero degli Stati Uniti

per il mese di m aggio e per i primi cinque mesi degli ultimi sei anni :

Merci Maggio Esportazioni in dollarie Importazioni 1905 123,912,789 92,828,437 1906 130,548,000 104,909,000 1907 134,607,000 126,606,000 1908 113,610,000 84,043,000 1909 123,323,000 116,061.000 1910 131,146,000 119,930,000 Primi cinque mesi :

1905 619,815,000 499,495,000 1906 732,809,000 ■ 536,579,000 1907 882,711,000 638.769.000 430.344.000 1908 762,428,000 1909 670,554,000 593,332,000 1910 676,934,000 680,946,000 Metalli preziosi Bilancio tra le entrate e le uscite

Maggio Oro in dollariArgento 1905 — 2,175,233 + 1,659,421 1906 — 29,189,000 -4- 1,134,000 1907 + 1,863,000 + 830,000 1908 + 2,992,000 + 730,000 ' 1909 + 8,908.000 + 591,000 1910 2,425',000 + 816,000 Primi cinque mesi :

1905 + 21,339,000 + 7,520,000 1906 31,815,000 + 9,002,000 1907 — 6.876,000 + 4,939,000 1908 + 21,934,000 -I- 3,389,000 1909 + 37,719,000 - f 5,322,000 + 3,913,000 1910 + 33,105,000

Il commercio inglese. — Ecco iu cifre tonde il valore delle importazioni e delle esporta­ zioni durante il primo semestre dell’anno cor­ rente in confronto del periodo corrispondente del-l’anno scorso.

Bestiame, sostanze alimen­ tari e tabacchi Materie greggie Oggetti manifatturati Generi diversi e pacchi po­

stali Totale L. st. Importazioni differ. 1910 1910 (Sterline) 126.700.000 + 7,300 000 128.400.000 -+- 19,200,000 77,900,000 + 6,100,000 1,400,000 -+- 200,000 334.400.000 + 32,800,000

Il « Bollettino di notizie sul credito e sulla previ­ denza » pubblica la relazione della Commissione cen­ trale per le case popolar^ ed economiche sull’applica­ zione della legge 1903.

Riassumiamo i dati statistici:

Dal 3i dicembre 1006 al 31 dicembre 1.90; si ebbe nel numero delle singole specie di Istituti e dei co­ muni e delle provinole che ne sono provvisti, il se­ guente aumento: 1906 1908 Aumento Soc. Cooper. 142 192 50 Soc. M. Socc. 12 15 3 Ist. autonomi 10 22 12 Opere pie IO 11 1 Azian. Mun. 6 5 -Totale 180 245 65 Comuni 108 128 20 Provincie 44 19 5

Alla fine del 1908 esistevano dunque in Italia 245 Società e Istituti per case popolari, con un aumento di 65 sul 1906.

Il maggiore aumento si è avuto nelle Cooperative (50) e negli istituti autonomi, (12) i quali in due anni sono più che raddoppiati.

Alla fine del 1908 le predette Società e Istituti esi­ stevano in 128 Comuni e in 49 Provincie.

Milano rimane sempre la provincia che ha il mag­ gior numero di Comuni forniti di Società e Istituti per case popolari (14) ; Genova e Firenze hanno 8 Comuni; Ravenna 6, Bergamo, Modena, Reggio Emilia, Roma, Venezia, Verona 4.

Delle 49 Provincie che nel 1908 erano provviste di istituti o società per case popolari, ne erano sprov­ visti i capilnoghi delle 8 provincie di Ancona, Aquila, Benevento, Forlì, Mantova, Novara, Pavia e ^reviso.

Dei 22 istituti autonomi, eccettuati quelli di Mi­ randola, Montesilvano e la Cassa di risparmio di Fica- rolo che ha costruito direttamente case popolari, gli altri 19 risiedono tutti in capiluoghi di provincia.

Meno rare eccezioni, tutti gli Istituti e le Società limitano la rispettiva circoscrizione al Comune dove hanno residenza, sicché per la diffusione delle istitu­ zioni per le case popolari ha speciale importanza il loro numero in rapporto ai Comuni.

I 128 Comuni che ne erano forniti si ripartivano come segue :

Con 1 istituto 99 comuni

» 2 » 18 » » 3 » 4 » » 6 » 1 » » 10 » 1 » » 13 » 1 » » 17 » 1 » » 20 » 1 » » 28 » 1 »

(10)

A Roma le Cooperative che effettivamente costrui­ scono rimangono sempre il minor numero, ma alcune risolvono il problema affiliandosi in certo modo all’isti­ tuto per le case popolari che procede alla costruzione per conto di esse.

I dati concernenti il numero dei soci, il capitale ver­ sato ed il capitale preso a mutuo dalle Società Coopera­ tive edificatrici sono i seguenti :

Numero dei soci: 7160 per 47 Società — capitale versato: L. 2,760,296 per 47 Società — capitale mutuale: L. 2,038,256 per 19 Società.

Soli 7 Istituti autonomi hanno un capitale proprio di L. 22,118,098, di cui 13,623,000 l'Istituto di Milano e 4.073,823 l ’Istituto di Roma ed al 31 die. 1908 avevano preso a prestito L, 3,120,830.

L ’Istituto romano possiede 18 fabbricati con 426 al­ loggi, con una pigione media annua di L. 82.15 per vano ossia di L. 237.45 per alloggio.

Da questi dati frammentari si può desumere che gli istituti autonomi vanno costituendo un grosso patrimo­ nio per costruire piccoli alloggi, che sono quelli che mag­ giormente difettano.

L ’Istituto cooperativo per le case degli impiegati dello Stato di Roma, costituito colla legge 11 luglio 1907, ha avuto di questi giorni dalla Cassa Depositi e Prestiti una prima anticipazione di quasi un milione con cui acquistò un’area di circa 50,000 mq. sulla quale si ac­ cinge a fabbricare.

Delle poche società di Mutuo Soccorso con regime di case popolari, che hanno dato le notizie richieste, si desume che pochissime hanno potuto finora costruire.

Una delle poche è la Società di M. S. di Fioren- zuola d’Arda che col sussidio annuo di 600 lire dal Comune per 30 anni, oltre al terreno datogli gratuita­ mente dal Comune stesso, e con un prestito di L. 65,000 dalla Cassa di risparmio di Piacenza al 3.50 per cento, ha costruito un primo gruppo di case di 32 alloggi, composti di due stanze ed una cantina, con la pigione di L. 100 annue.

L ’esempio non è troppo incoraggiante !

L’imposta di fabbricazione sollo zoccbero

In una seduta di alcuni giorni sono il Senato ha ap­ provato senza discussione questo progetto di legge.

La sanzione e la promulgazione della nuova legge saranno date subito da Sua Maestà.

Pubblichiamo il testo completo della nuova legge: Art. 1. — La imposta sulla fabbricazione dello zuc­ chero indigeno è stabilità nelle misure seguenti:

1. Per ogni quintale di zucchero di prima classe: a) lire 71.15 dal 1° luglio 1911

b) » 72.15 » 1912 c) » 73.15 » 1913 d) » 74.15 » 1914 e) » 75.15 » 1915 f ) » 76.15 » 1916

2.Per ogni quintale di zucchero di seconda classe : a) lire 68.20 dal 1° luglio 1911

b) » 69.20 » 1912 c) » 70.20 1913 d) » 71.20 » 1914 é) » 72.20 » 1915 f) » 73.20 » 1916

Art. 2. — Nel caso d ’ incendio, o comunque, di perdita per forza maggiore, di zuccherò esistente in magazzino vincolato alla finanza, è accordato lo sgra­ vio della imposta sulla quantità di prodotto, di cui sia debitamente giustificata la distruzione senza colpa dell’ esercente.

Art. 3. — Pei prodotti contenenti zucchero, am­ messi, quando sono esportati, alla restituzione, in misura fissa, della imposta interna di fabbricazione per lo zuc­ chero di prima classe, saranno con decreto Reale sta­ bilite le somme da restituire dal 1» luglio 1911 in base alle nuove graduali aliquote.

Quando i fabbricanti lo domandino, ovvero quando l’Amministrazione lo reputi opportuno, potrà per i pro­ dotti suindicati accordarsi invece la restituzione della imposta in ragione della effettiva quantità di zucchero esistente in ciascun prodotto ed accertata mediante ana­ lisi chimica.

Con Decreto Reale potranno essere ammessi altri prodotti alla restituzione, quando siano esportati, della imposta sulla fabbricazione dello zucchero colle norme da stabilirsi nello stesso decreto.

Art. 4. — E ’ data facoltà al Governo d ’ istituire una stazione sperimentale di bieticoltura, la quale avrà per fine gli studi, gli esperimenti ed ogni altra azione, che si attenga al perfezionamento della bieticoltura nazionale.

La sede della Stazione sarà determinata con Regio Decreto promosso dal Ministro d ’agricoltura, industria e commercio, in seguito a speciali convenzioni con gli enti locali, che si assumano regolare obbligo di fornire il locale e il podere e di contribuire alle spese d ’ im­ pianto e di mantenimento.

Per le spese d ’impianto sarà stanziata nel bilancio del Ministero di agricoltura industria e commercio, per 1’ esercizio finanziario 1910-11, come quota a carico dello Stato una somma di lire 20.000.

Alla Stazione si applicheranno le disposizioni rela­ tive alle Stazioni agrarie e speciali contenute nella legge 19 luglio 1909, n. 527, ed ai ruoli organici cogli stipendi ed assegni previsti da tale legge saranno aggiunti posti necessari per il personale addetto a quella Stazione nel complessivo importo di lire 16,000 in conformità della tabella annessa alla precedente legge come parte integrante di essa.

Lo stanziamento nel capitolo di spesa del bilancio del Ministero di agricoltura, industria e commercio per il funzionamento delle stazioni agrarie e speciali è aumentato di lire 20,000 a cominciare dall’ esercizio finanziario 1910-911.

Con regolamento da approvarsi con Regio Decreto, sentito il Consiglio di Stato; saranno fissate le norme per il funzionamento tecnico, amministrativo e conta­ bile della nuova Stazione.

Art. 5 — E’ data facoltà al Governo del Re di riu­ nire e coordinare in testo unico le disposizioni legisla­ tive concernenti la imposta sulla fabbricazione dello zucchero indigeno.

Tabella del personale

della Stazione sperimentale di bieticoltura. 1 direttore a lire 7,000 ... L. 7,000 1 vice-direttore a lire 3,000. . . . » 3,000 1 assistente a lire 2,200 ... » 2,200 1 segretario a lire 2,000 ...» 2,000 1 capo-coltivatore a lire 1,800. . . » 1,800 Totale. . L. 16,000

Il coefficiente per il calcolo

della ricchezza privata in Italia

Il Bollettino di statistica e di legislazione comparata nel fascicolo 3 dell’ anno X, testé pubblicato, pubblica uno scritto del Comm. Princivalle su questa questione che vogliamo qui pubblicare integralmente :

Nel Bollettino dello scorso esercizio, esponendo i risultati di Alcune .indagini sui passaggi della proprietà fondiaria per causa di morte, concludevo ohe il coeffi­

ciente 43 sembrava il piìl adeguato per valutare in base alle annualità successoraìi (aumento di lj8 per le insufficienze dei valori tassati) gli immobili appar­ tenenti a privati, postoehè il detto coefficiente corri­ sponde ad una delle medie ricavate dagli intervalli riscontrati nel catasto fra i passaggi d; immobili a ti­ tolo di successione, al rapporto fra il valore totale degli immobili appartenenti a privati e quello medio accertato annualmente nelle successioni, ed al rapporto, già rilevato dal prof. Benini, fra il numero dei pro­ babili possessori delle ricchezze ed i morti delle età corrispondenti.

(11)

17 luglio 1910 L ’ ECONOMISTA 459

Il prof. Benini, per- contro, in una sua Nota pre­ sentata alla R. Accademia dei Lincei dà la preferenza al coefficiente 31.85, determinato con un ingegnoso calcolo in base al valore medio degli articoli di ruolo, da lui medesimo ricercato ; e per avvalorarne l’ atten­ dibilità pone in evidenza la quasi concordanza del dotto coefficiente con la media degli intervalli fra i passaggi per morte risultanti dal catasto, media che egli però ha calcolato con metodo diverso da quello che io avevo seguito nell’ articolo pubblicato nel ri­ cordato Bollettino.

In quell’ articolo, infatti, io ho ricavato distinta^ mente le medie per i singoli periodi di osservazione, e fra queste medie ho data la preferenza alla media 43 per le concordanze più sopra accennate.

Invece il prof. Benini ha bensì calcolato le medie per i singoli periodi catastali, ma poi tiene conto sol­ tanto della media risultante dal cumulo di tutte le osservazioni. E così, mentre nel suo stesso calcolo le medie dei vari periodi oscillano per i terreni dalla minima di 22.55 alla massima di 72.13, e per i fabbri­ cati da 22.30 a 46.63, egli si attiene a quella comples­ siva di 34.25, riducendola poi a 20.40 per l ’esclusione delle medie più alte, che attribuisce ad errori od omis­ sioni nelle registrazioni catastali, e concludendo infine che questa media conforma sostanzialmente la quota successoria di 1x31.85 trovata con l’ altro calcolo.

Ma la concordanza dei due risultati è soltanto apparente, in quanto l’ rrno e l’ altro calcolo mi sem­ brano suscettibili di correzione.

* \

Ber determinare il valore medio di un articolo ili ruolo il prof. Benini parte dal concetto che ogni ven­ dita di immobili corrisponda molto spesso ad un ar­ ticolo di ruolo, o a poco meno di un articolo di ruolo, e che ogni donazione, pure di immobili, corrisponda a poco più di un articolo ordinario di ruolo. Quindi, da 432,661 vendite pel valore di milioni 876.6 egli ri­ cava il medio valore minimo di lire 2,026 per un ar­ ticolo di ru olo; e da 36,487 donazioni col valore di milioni 91.1 ricava il valore medio massimo di lire 2,498 : la semisomma di questi due valori; cioè lire 2,262 darebbe il valore medio di un articolo di ruolo.

D’ altra parte rileva il Benini che gli immobili nelle successioni figurano per 710 milioni in 127,423 successioni, donde la media di lire 5,572 : dividendo questo valore per lire 2,262, importo di un articolo di ruolo, si ha che ogni successione coni-vende 2.46 ar­ ticoli di ruolo, e quindi per le 127,423 successioni si hanno 314 mila articoli. E poiché in complesso si pos­ sono calcolare a 10 milioni gli articoli di ruolo, il rapxiorto fra questi ed i 314 mila articoli corrispon­ denti alle successioni annuali è precisamente il 31.85, cifra che costituirebbe perciò il moltiplicatore per il calcolo della ricchezza fondiaria.

Ma una prima osservazione mi pare di poter fare rigurdo al calcolo del valore medio dell’ articolo di ruolo, inquantochè, non avendosi elementi per rite­ nere in eguale quantità gli articoli minimi di lire 2,026 e gli articoli massimi di lire 2,498, la inedia comples­ siva non dovrebbe risultare dalla semplice semisomma dei due valori, ma dovrebbe ricavarsi tenendo conto del peso rispettivo dei due valori, facendo, cioè, la media ponderata, che risulta di L. 2,063.

Sostituendo questo valore negli altri calcoli del prof. Benini, si ha che ogni successione comprende­ rebbe 2.70 articoli di ruolo, che in totale le 127,423 successioni conterrebbero 344 mila articoli, e che il rapporto coi 10 milioni di articoli scende da 31.85 a 29, dando così un primo col]>o alla voluta concordanza col medio intervallo ricavato dal catasto.

Un altro rilievo assai più importante tocca diret­ tamente il concetto fondamentale del calcolo, dacché non può ritenersi esatto che ogni vendita ed ogni do­ nazione corrispondano, poco meno o poco più, ad un articolo di ruolo. A questa affermazione il prof. Be­ nini è stato certamente guidato da una nozione non abbastanza precisa .dell’ articolo di ruolo, che per lui rappresenterebbe un immollile. Infatti, l’ ipotesi di una vendita inferiore ad un articolo di ruolo si verifiche­ rebbe, secondo il Benini, nel caso ili appezzamenti di terreni tagliati dal fondo principale, o di frazionamenti in lotti di aree fabbricabili ; e nelle donazioni si avrebbe la corrispondenza ad un articolo di ruolo perchè il caso più probabile è tinello che l’immobile oggetto della libera­ lità sìa uno solo. E’ chiaro, dunque, che per il prof. Be­

llini Varticolo di ruolo corrisponde ad una entità immo­ biliare; e se così fosse non v’ ha dubbio che ogni vendita ed agni donazione, riferendosi generalmente ad un in ­ tero immobile, corrisponderebbero ad un articolo di ruolo, x>oco meno o xioco pi ù .

Ma invece l’ articolo di ruolo comprende tutta la proprietà (rustica o urbana) che un individuo possiede in un Comune ; e così essendo non può più ritenersi la corrispondenza fra vendite e donazioni ed articoli di ruolo, essendo tutt’ altro che frequente il caso che una persona si spogli d’ un sol tratto, per vendita o donazione, di tutti gli immobili (iondi o fabbricati) che possiede nel Comune ; mentre, in generale, chi è co­ stretto a vendere i propri beni lo fa poco alla volta, a seconda del bisogno e della occasione propizia; e chi vuole fare una liberalità conserva sempre per sè una parte dei suoi beni. E poiché, nel maggior numero di oasi, il patrimonio di un individuo è situato nel Comune di sua residenza, costituendo un solo articolo di ruolo pei terreni ed uno pei fabbricati, ne consegue che la vendita o donazione, di un immobile non può rag­ guagliarsi ad un articolo ili ruolo, restando questo più spesso in vita per gli altri beni posseduti dal veinli- tore o donante.

A suffragio di queste considerazioni, che pur hanno da sè sole tanta persuasiva evidenza, ho creduto op­ portuna qualche indagine sulle volture eseguite per vendite e donazioni nell’ anno 1909 in 115 Comuni di varia indole e di importanza diversa; o ne riassumo qui i risultati.

L’ ipotesi che la vendita! o la donazione corrisponda ad un intero articolo di ruolo si verifica, con propor­ zioni quasi costanti, più frequenti per i fabbricati clic per i terreni, e più specialmente nei xiiccoli centri, dove non esistono di solito grandi proprietari, onde la vendita o donazione dell’ unico fabbricato posseduto estingue abbastanza spesso la piartita catastale, cioè corrisponde ad un articolo di ruolo. Riguardo invece ai terreni, anche nei piccoli Comuni è piuttosto fre­ quente il caso di persone che possiedono vari fondi, più o meno grandi, epperò le vendite o donazioni di un fondo nel maggior numero dei casi rappresentano soltanto una parte dell’ articolo di ruolo.

Risulta, infatti, che sopra 1517 volture per vendite o donazioni di terreni, solo 591 corrispondevano al­ l’ intero articolo di ruolo, mentre le altre, 926 ne rap­ presentavano appena una parte. Nei fabbricati, invece, sopra 1986 volture se ne sono trovate 980 che compren­ dono l’ intero articolo di ruolo e 1006 che si riferiscono ad una parte soltanto ; ma anche in questo ramo è sempre preponderante il numero dei trasferimenti

parziali. . . . .

Come dato comxilessivo per terreni e fabbricati si ha, poi, che sopra 6168 vendite e donazioni, solo 2323 comprendevano 1’ intero articolo di ruolo, mentre le altre 3845 si riferivano solo ad una parte indetermi­ nata, per cui non è possibile neppure calcolare un rapporto medio fra gli articoli di ruolo e le vendite e donazioni. Ma le considerazioni e i dati suesyiosti bastano a dimostrare all’ evidenza che non esiste la corrispondenza numerica fra g li uni e le altre sux>po- sta dal ]irof. Benini ; donde consegue che il valore medio dell’ articolo di ruolo, da lui calcolato in lire 2,262 sulla base della detta corrispondenza, deve rite­ nersi molto inferiore a quello che è di latto.

La riprova di tale inferiorità si ha da ciò, che moltiplicando i 10 milioni di articoli di ruolo pel me­ dio valore di L. 2,262 si avrebbe il complessivo valore della proprietà immobiliare privata in 22,620 milioni, mentre la valutazione degli immobili appartenenti a Xirivati, eseguita dalla Direzione Generale delle Tasse sugli affari, ascende a 36,365 m ilioni ed il x'rofossor Benini ritiene che questi risultati sieno piuttosto in­ feriori al vero. Non v ’ ha dubbio, quindi, che il valore di L. 2,262, da lui attribuito in media ad un articolo di ruolo, è assolutamente inadeguato al vero ; c con­ verrà perciò rifare il suo calcolo, partendo da un va­ lore che più si approssimi al giusto.

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