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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1888, 10 luglio

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Anno XXXVII - Voi. XLI

Firenze, 10 Luglio 1910

N. 1888

SOMMARIO : La scuola primaria — Sulla finanza dello Stato — La Ba ca di Francia (esercizio 1909) — Il protezionism o operaio ( L ’ esclusione del lavoro straniero) — RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Enrico Bruni, Socialismo e d iritto privato - Prof. L. Neppi Modona, Il problem a della piccola proprietà fondiaria a proposito della legge francese IO aprile 1908 - Avv. Ludovico Eusebio, D izio­ nario di giurisprudenza probivirale sul contratto di lavoro - E. ¡tignano, Il ienom eno religioso - Dr. Joseph Martin, De la Situation des ou vriers étrangers en France au point de vue des assu- rance ouvriéres - Dr. G. S. Freund, D er Schutz der G läubiger gegen ü ber auswärtigen Schuldner­ staaten, insbesondere bei ausw ärtigen Staatleihen — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : I provvedimenti per la città di Napoli - La lunghezza totale delle linee ferroviarie del globo - Le Società commerciali e industriali per azioni russe - Il bilancio francese — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTER­ NAZIONALE : Il commercio italiano - Il commercio del Siam — La riform a al regim e degli appalti in Italia — La verità sugli im m igranti negli Stati Uniti — Cronaca delle Camere di com m ercio — Mercato M onetario e R ivista delle Borse — Società Commerciali ed industriali — N otizie com m erciali.

Tuttavia riconosciamo volentieri che, di fronte alla quasi generale indifferenza che per cinquan- t’anni ha dominato verso la scuola primaria, si è fatto un passo notevole, almeno per ciò, che si è tentato di cambiar sistema e si è mostrato, da quasi tutti i partiti, della buona volontà.

Ma la stessa lunga discussione avvenuta, le inattese difficoltà che ha incontrato il progetto di legge per ottenere la approvazione, dimostrano che intorno all’argomento si hanno ancora delle idee antiquate e meschine.

Nel convincimento che la scuola elementare non abbia e non possa avere, per ora almeno, che il solo ufficio d id a re ai cittadini lo stromento di saper leggere e scrivere, e nulla più, o poco più, crediamo che lo Stato abbia il diritto di esigere che i suoi componenti pqssedano tutti tale stro­ mento, non fosse altro che per dirimere quella condizione di inferiorità in cui una nazione preva­ lentemente analfabeta si trova davanti agli altri Stati. Ed allo stesso modo che lo Stato ha resa obbligatoria con mezzi diretti ed indiretti la vac­ cinazione, così lo Stato ha l’obbligo ed insieme il diritto di esigere che tutti, arrivati ad una certa età, sappiano leggere e scrivere.

Ecco perchè non comprendiamo affatto per che cosa sia utilmente entrata nella discussione del progetto di legge la errata opinione per gli. uni che il diritto di impartire l’ insegnamento prima­ rio spetti ai Comuni, per gli altri, e forse per gli stessi, che spetti alla Chiesa. L’ errore sta nel credere che la scuola elementare dia una col­ tura sia pure primissima; passeranno pur troppo molti anni prima che ciò sia possibile; e bisogna, non avere nessuna conoscenza del grado di col­ tura che in genere hanno i maestri per non sen­ tire ad un tempo la impossibilità ed il desiderio che non escano nel loro ufficio dal semplice in­ segnamento del leggere, scrivere e far di conto. La riforma della scuola non potrà venire che colla diffussione della istruzione; allora soltanto

La scuola primaria

La Camera dopo lunga e laboriosa discus­ sione, riuscita però alquanto tumultuaria, e con­ fusa, ha approvato con qualche modificazione la legge organica che deve regolare la scuola pri­ maria ed iniziare la lotta contro l’analfabetismo non solo, ma contro la evidente e provata avver­ sione di alcune regioni a rendere più facile alle moltitudini il conseguimento di uno stromento così necessario alla vita moderna quale è quello di sapere leggere e scrivere.

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Londra premunendo così anticipatamente il nostro paese contro ogni rischio di un rincari mento del denaro, che sarebbe stato assolutamente ingiu­ stificato data la nostra condizione economica la- vorevole ».

Deve essere con grande compiacenza che il Consiglio della Banca ha dettate queste precise e importanti affermazioni le quali dettero la prova, evidente che non solo la Banca si sente forte di per sè stessa, ma che sente anche di avere a sè strettamente unito tutto il credito nazionale fran­ cese, il quale opera concorde e sicuro, senza tra­ dimenti e senza « défaillance» quando 1 iute-

j

resse del paese lo richieda.

Venendo ora ad esaminare rapidamente e sommariamente le operazioni compiute dalla Banca di Francia durante l’esercizio 1909, nel complesso esse ammontarono a 22 miliardi con un aumento di 446 milioni sull’ anno precedente, aumento dovuto per 55 milioni agli sconti, per 325 mi­ lioni alle anticipazioni, per 323 milioni agli asse­ gni, partite di giro ecc. per 119 milioni per ope­ razioni su materie d’oro e per altri 119 milioni per negoziazione di titoli, incassi vari ecc., fu­ rono invece in diminuzione gli sconti per 464 mi­ lioni, le anticipazioni su verghe e monete per 32 milioni.

Le riserve metalliche da 4,385 milioni sono salite a 4,392 milioni con un aumento di 7 mi­ lioni e mezzo. L ’oro ebbe il suo massimo nelle casse della Banca di 3,713 milioni il l i giugno ed il minimo di 3,488 milioni il 30 dicembre , l’argento il massimo di 905 milioni il 2 luglio, ed il minimo di 877 milioni il 12 g*ennaio. Losi T incasso totale, oro e argento, arrivò al massimo di 4,612 milioni il 21 agosto e rimase nel minimo di 4,371 milioni il 30 dicembre.

Mentre nel 1909 il saggio dello sconto è stato mutato sei volte a Londra è tre volte a Berlino, la Banca di Francia mantenne sempre tale saggio al 3 per cento, e la relazione rileva quale altissimo benefizio costituisca per il com­ mercio e le industrie francesi tale stabilità del saggio dello sconto. A tale proposito crediamo utile riportare il seguente prospetto che dimo­ stra le variazioni del saggio dello sconto nelle principali Banche di emissione dal 1898 al J909.

Numero

delle variazioni Massimo

Francia 10 4 Germania 51 7 7« Inghilterra 60 7 — Austria Ungh. 18 6 — Belgio 27 6 ; Olanda 24 6 — Svizzera 47 6 — Minimo 2 — 3 — 2*/a 3 'U 3 -2 7 , 3 — Medio 3 — 4.48 3.61 4.13 3.51 3.42 4.23

L ’ammontare degli -sconti fu di 21,5 mi­ lioni di effetti per 12,336 milioni di franchi, con un aumento di 329 mila effetti per 464 milioni di franchi. Il massimo del portafoglio fu rag­ giunto il 23 gennaio con 1,533 milioni ed il mi­ nimo il 20 agosto con 547 milioni ; la media fu di

761 milioni. . , . .

Il medio valore degli effetti scontrai fu di 573 fr. contro 586 fr. nell’anno precedente ; e la scadenza media fu di 22 giorni e mezzo contro 25 e mezzo del 1908.

La Banca scontò a Parigi 219,732 effetti da 5 a 10 franchi; 1,961,643 da 10 a 50 franchi; 1,480,451 da 50 a 100 fr. ; e 3,845,702 sopra 100 fr. Così lo sconto dei piccoli effetti raggua­ glia il 49 per cento del totale, e va sempre cre­

scendo. ..

Le anticipazioni ammontarono durante il 1909 a 2,977 milioni con un aumento di 326 mi­ lioni sull’ anno precedente.

La massima circolazione dei biglietti fu di 5,415 milioni il 3 novembre e la minima di 4,875 milioni il 25 agosto ; la media fu di 5.079 mi­ lioni qon un aumento di 226 milioni sul 1908. Delia circolazione media di 5.079 milioni, la Banca aveva la intiera copertura metallica pei 4,524 milioni, per cui la circolazione produttiva si li­ mitava a 555 milioni, cioè il 10 per cento del totale, nell’ esercizio precedente era stata del

18.48 per cento.

Così la Banca è quasi arrivata al massimo della circolazione di 5,800 milioni consentita dalla legge: e quindi il margine per soddisfare agli eventuali bisogni del commercio va assottiglian­ dosi e dovrà necessariamente il Parlamento seguile la consuetudine ed accrescere il massimo, subi- tochè il 90 per cento dei biglietti in circolazione rappresentano moneta metallica che sta nelle casse della Banca, la quale è così diventata il salvadanaio del paese.

La enorme massa di sconti ad anticipazioni compiuta nell’ esercizio non lasciò che 4 milioni e mezzo di sofferenze; la qual cifra, aggiunta ai 5,587,836 che esistevano alla fine dell’ esercizio precedente, forma la somma di 10,105,473, ma essendo stati ricuperati 4,225,277 rimase un to­ tale di 5,880,196 di cui 1,310,309 sono stati am­ mortizzati e perciò l’ esercizio si chiude con un ammontare di sofferenze di 4,563,889 inferiore di più che un milione alla cifra che lasciava l’ esercizio 1908.

Venendo al conto Profitti e Perdite la .Banca ebbe un prodotto lordo di 46,337,532.75 ir. a cui aggiungendo il risconto del 2° semestre 1908, il conto a nuovo dello stesso anno, l’arretrato di va­ lori ed altre partite, si ha un totale di profitti per 62,567,280.82 fr.

Le spese di amministrazione ammontarono a 20.4 milioni; le tasse e compartecipazioni dello Stato a 8.2 milioni, per cui il reddito netto ri­ partitole ammontò a 33,849,643 fr. di cui : Al risconto 2° semestre 1909

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IL PROTEZIONISMO OPERAIO

L ’ esclusione del lavoro straniero (1)

Nel Capitolo terzo del suo interessante libro, del quale già abbiamo cominciato a render conto nei precedenti numeri, il prof. Giuseppe Prato tratta della terza fase del problema dell’ immi­ grazione nelle nuove società, consistente nelle restrizioni alla immigrazione bianca.

Osservato come nel proibizionismo contro il lavoro biauco di provenienza straniera, 1’ intento protezionistico si rivela più chiaramente, presen­ tandosi libero dai principali elementi estranei, l’Autore esamina le varie manifestazioni di questo protezionismo: le misure di semplice polizia, delle quali si incontra buon numero anche nei paesi schiettamente favoreggiatori ; le leggi di proto zione della mano d’opera nazionale; l’ immigration restriction act del 1901, le leggi sull’ immigra­ zione bianca nelle colonie del Sud Africa ; la legge 5 maggio 1897 del Natal, i provvedimenti limitatori dell’ immigrazione nella Colonia del Capo, nel Nata], nel Transvaal e nelle altre co­ lonie, provvedimenti ritenuti solamente prov­ visori, perchè determinati dalla crisi economica del 1902; il protezionismo demografico al Canadà, l’immigration act del 1906; le tendenze contrarie agli stranieri della Colombia britannica ; le va­ rie leggi restrittive degli Stati Uniti.

Di queste ultime, che sono di varia specie, l’Autore analizza i fondamenti e cioè la inferio­ rità economica, morale e sociale, i pericoli di de­ generazione etnica per il popolo americano, l’anal­ fabetismo e la criminalità degli immigranti, la diffusione del pauperismo e dei morbi contagiosi ; e dimostra poi con dottrina e con copia di argo­ menti come nessuna di queste accuse regga a un esame positivo dei fatti, concludendo che le categorie più umili di immigranti, quelle contro cui più sono rivolti gli strali degli accusatori della nuova immigrazione, sono anzi quelle eco­ nomicamente più utili, e sono quelle dalle quali più è da attendersi la messa in valore del paese. Sicché, conclude il prof. Prato, la lotta contro questi immigranti, nonostante i molteplici pre­ testi, altro non è che un fenomeno di concorrenza di classi.

Nel Capitolo quarto l’Autore dedica alcune pagine allo studio della politica della immigra­ zione nelle vecchia società europee.

Esamina il protezionismo della mano d’opera francese, che si manifesta in tutta intera la le­ gislazione sociale.

Esamina pure le correnti svizzere contrarie all’ immigrazioni, particolarmente la liberale le­ gislazione austro-ungarica sul lavoro stranie! o e le restrizioni in Rumania, ove la guerra allo straniero assunse fórme barbare, quasi diremmo feroci.

Esamina pure l’Autore la legislazione proi­ bitiva in Inghilterra, determinata dal problema della disoccupazione, che egli dimostra non

dipen-dere affatto dalla influenza degli immigranti bensì se mai, dall’ alto costo della, mano d’ opera indi­ gena, dalle pretese sempre maggiori dell’ unio­ nismo. dal livello privilegiato nei salari che le categorie più abili di lavoratori sono riuscite a conquistare a scapito delle altre, concorrendo a rendei- meno valide le energie di lotta delle in­ dustrie nazionali contro le loro concorrenti di paesi di più modeste mercedi.

Il Capitolo quinto è dedicato ai caratteri e gli effetti economici del protezionismo della mano d’ opera. Espostine i precedenti storici. l’Autore ne dimostra 1’ assurdità studiandone il carattere che chiama odioso ed ipocrita. Del resto il chiu­ der la porta agli immigranti di una razza, se­ condo l’Autore, non serve che a spalancarla a quelli di un’altra, talora peggiore.

L ’ Autore esamina ancora i danni delle re­ strizioni, e vogliamo riportare di lui questi interes­ santi periodi :

« Dopo la scarsa efficacia delle barriere restrit­ tive, i loro danni.

Molti ebbimo occasione di rilevarne nel corso della nostra esposizione, a mano a mano che ci si presentava una conseguenza diretta dell’ uno o dell’altro provvedimento : e parecchi effetti indi­ retti, così economici che politici e giuridici, ne furono più volte denunciati, insistendo sui quali saremmo tratti a troppe digressioni.

Soltanto ricorderemo, tra questi ultimi, il pregiudizio recato alla industria della navigazione dalle mille angherie sanzionate contro capitani ed armatori da tutte indistintamente le leggi di esclusione dei paesi marittimi, colle responsabi­ lità molteplici che loro addossarono, i pericoli di confische a cui li assoggettarono, le formalità in­ finitamente vessatorie a cui subordinarono gli approdi e le permanenze delle navi nei porti, le multe frequenti di che li colpirono.

L ’accrescimento notevole di rischi così arti­ ficialmente creato, e il costo più elevato dell’ in­ tiero servizio, per gli obblighi numerosi, che si traducono in aumento di spesa, non possono che concretarsi, in ultima analisi, in un’elevazione dei noli a carico di tutti, emigranti e non emi­ granti (ciò che equivale evidentemente ad un ina­ sprimento indiretto della protezione).

In taluni paesi inoltre i danni all’ industria marittima si palesano in, fenomeni ancor più im­ mediati. Ne offre un esempio tipico l’ Inghilterra, dove durava da parecchi anni una lotta di con­ correnza accanita tra le compagnie nazionali e le tedesche per il trasporto degli emigranti eu­ ropei oltre Oceano, senza che le seconde fossero riuscite a raggiungere la modestia dei noli attuati dalle prime, per la quale diveniva conveniente agli emigranti continentali far scalo in Inghil­ terra ed ivi reimbarcarsi alla volta delle Ame­ riche. Li’Aliens’ act è venuto, bruscamente a di­ struggere la posizione di favore conquistata dall’ industria inglese nella contesa con larivaie germanica. I porti di Londra, di Liverpool ces­ sano ogni dì meglio di esser centro del fruttifero commercio di transito della merce-lavoro trasmi­ grante, mentre gli armatori continentali, larga' mente approfittando della inattesa fortuna, vanno ogni giorno meglio togliendo alla più fiorente delle industrie britanniche una delle fonti di gua­

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quando la nazione intera sarà convinta della grande utilità che può derivare ai singoli indi­ vidui ed alla collettività intera, dal possedere almeno un certo grado di istruzione; sarà possi­ bile pensare ad una scuola di coltura elementare. Ma fino a che vi è tanta gente anche istruita che si mostra convinta essere più utile che le masse sieno ignoranti, fino a che si può impune­ mente affermare che la Scuola crea nient’ altro che degli spostati, finché si crede che l’aumento della delinquenza precoce sia dovuto alla scuola, non è possibile aspirare ad altro che ottenere dalla scuola lo stromento moderno del leggere e scrivere. E ciò premesso, e chiaro che poco im­ porterebbe che tale insegnamento quasi mecca­ nico. fosse impartito dallo Stato, dalle Provincie, dai Comuni e magari dalla Chiesa.

Egli è che pur troppo della scuola si vuol fare uno stromento di propaganda di idee esclu­ sive; egli è che alcuni sperano ancora che colle scuole private affidate alle innumerevoli associa­ zioni religiose si possa allevare generazioni in cui sia degenerato il sentimento nazionale; egli è che molti, senza essere clericali, ma soltanto conservatori secondo la vecchia formola, credono che il principio di autorità non si d fenda che colla ignoranza delle moltitudini; e questi errori creano ed hanno creato intorno alla scuola, un conflitto più o meno palese, che ha impedito alla nuova Italia, di estirpare in mezzo secolo dacché si è costituita, l’analfabetismo per il quale essa è in una condizione di inferiorità intellettuale e morale di fronte a tante altre nazioni.

Ma intanto colla legge teste votata dalla Camera è sperabile che il ghiaccio sia rotto e che si cominci una nuova via. Noi siamo per la libertà di insegnamento, quando per insegnamenti si intenda dare uua istruzione sia pure elemen­

tare sui vari problemi che si riscontrano nella vita.

Ma siamo in pari tempo per la Scuola esclu­ sivamente di Stato, alla quale tutti senza alcuna eccezione., debbano essere sottomessi o colla fre­ quenza o con l’esame, quando si tratti di una scuola primaria la quale debba mettere il gio­ vanetto in possesso dello stromento di leggere, scrivere e far di conto.

La coltura primaria, media ed alta la dieno i privati come credono ; lo Stato non dovrebbe avere che poche e ben ordinate scuole modello.

Nella legge testé votata temiamo assai che una questione la quale si era voluta far uscire per la porta sia rientrata dalla finestra.

Si è cioè stabilito che possono i comuni che che hanno non più del 25 per cento di analfa­ beti, continuare ad amministrare essi stessi le scuole primarie; ma si è aggiunto che ¡1 numero degli analfabeti risulterà dal censimento prossimo de! 1911.

Vedremo cosi adulterati i dati fin qui in­ nocenti del censimento ; i Comuni penseranno essi a dimostrare il gran numero di persone che hanno imparato a leggere e scrivere nel decennio ultimo. Tale disposizione è, non ingenua certo, ma certamente imprudente.

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-Sulla finanza dello Stato

La relazione prima dell’on. Fasce a cui tutti hanno tributato un giusto e meritato elogio, ed il discorso poi dell’ on. Tedesco Ministro del Te­ soro, discorso, sereno, lucido e molto concludente, ha permesso che alla Camera, dopo tanto tempo, si trattasse un poco della pubblica finanza.

Il Parlamento, quasi fosse inconscio che tutte le leggi che importano spese finiscono per gra­ vare sul bilancio, ha votate molte leggi onerose senza mai chiedere a sé stesso se le nuove spese sieno o no contenute nel margine del bilancio.

E ’ stato bene quindi che, sia pure affretta­ tamente, due persone competenti quali sono >1 Presidente della Giunta Generale del bilancio ed il Ministro del Tesoro, presentassero alla Ca­ mera i conti e, in occasione della legge di asse­ stamento del bilancio lasciassero comprendere che non si può procedere alla cieca in una ma­ teria che ha limiti necessari ed inesorabili.

Già Fon. Luzzatti in un discorso extra-par­ lamentare aveva ammonito occorrere molta cir­ cospezione nel discutere ed approvare nuove spese per non ricadere nel disavanzo ; circa alle stesse conclusioni vennero gli onor. Fasce e Tedesco. E ’ utile quindi sulla scorta dei documenti uffi­ ciali vedere un poco cime stanno le cose.

Con lodevolissima sollecitudine il Ministero del Tesoro ci fa già sapere in questi giorni quali sono le cifre principali del bilancio chiusosi al 30 giugno per ciò che riguarda le entrate.

La somma riscossa per tutti i cespiti, meno i servizi pubblici, fu nel 1909—910 di 1710 mi­ lioni con un aumento di 64 milioni sull anno precedente ; bisogna aggiungere a detta somma riscossa il 2 per cento addizionale per i danni del terremoto, il che porta la entrata a 1790 milioni con un aumento di 74.4 milioni sull eser­ cizio precedente.

Tutti i cespiti hanno dato aumento, tranne la imposta sui terreni, e le dogane ; queste hanno dato un minore incasso di 22.7 milioni dovuto principalmente a minore importazione di grano.

Rispetto alle previsioni, sempre dell’ eserci­ zio 1909-910 si ha che la cifra di 1774 6 mi­ lioni fu superata nelle riscossioni per 47.6 mi­ lioni, che diventano 51.4 circa tenuto conto del maggior reddito dei servizi pubblici.

L ’ avanzo preventivo era di 39 milioni, ag­ giunto il maggior reddito si avrebbe una ecce­ denza di entrata di 90 milioni e mezzo circa.

Se non che l’ esercizio stesso deve anche sopportare delle spese maggiori delle previste ; spese di cui Fon. Fasce ha fatto un accurato elenco, e che, per la parte che riguarda detto esercizio salgono a 61.6 milioni; l’ eccedenza quindi delle entrate diminuisce fino a dare un avanzo di 28.9 milioni, che diventeranno circa 35 tenuto conto delle probabili economie nella spesa.

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nella quale dichiarava buona se non ottima la situazione quale era probabile per 1’ esercizio al­ lora in corso.

Rispetto al bilancio 1910-911 abbiamo la eccellente relazione che intorno ad esso ha det­ tata l’ on. Alessio dalia quale data la entrata di 2,462 milioni, comprese le partite di giro che ammontano a 57 milioni e data la spesa di 2,415 milioni, si avrebbe un avanzo di 46.6 mi­ lioni.

Qui 1’ on. Alessio avverte che nella previ­ sione della entrata vi è consumo ed aumento di patrimonio per le seguenti cifre :

а) consumo: L. 202.9 milioni, di cui: 46.9 per costruzione di strade ferrate ; — 2,3 per ven­ dita di beni; — 154.6 per accensione di debiti; б) aumento di patrimonio: L. 235.7 milioni, di cui 45.9 per costruzioni di strade ferrate ; — 39.9 per estinzione di debiti ; — 148.8 per an­ ticipazioni alle ferrovie.

E quindi prosegue: ritenuto ad ogni modo 1’ avanzo nella cifra suindicata di L. 46,690,532.19 è necessario considerare, se su esso si possa fare sicuro assegnamento tenendo conto deli’ effetto delle leggi approvate e dei disegni in presenta­ zione sull’ esercizio 1910-11.

Abbiamo raccolto i dati relativi nell’ alle­ gato A. Da esso risulta che gli oneri:

a) derivanti da leggi ammontano a lire 8,989,057 ;

b) derivanti da disegni di legge ammon­ tano a L. 35,724,243 e quindi in totale lire 44,713,300.

Deducendo perciò della predetta cifra del - l’ avanzo in L. 46,690,532.19 i nuovi oneri per leggi o per disegni di legge in presentazione per L. 44,713,300 l’avanzo si riduce a L. 1,977,232.19.

Le risultanze qui sarebbero meno buone di quelle avute nell’ esercizio 1909-910; se non che se le entrate di detto esercizio hanno dato non ostante gli aumenti più volte portati alla legge di assestamento una eccedenza di 74 mi­ lioni è lecito sostenere che almeno un 30 milioni di più si potranno ottenere ; abbastanza per so­ disfare i bisogni che deriveranno da nuove leggi. E ’ certo però che il Governo ed il Parla­ mento debbono moderare i loro desideri e limi­ tare l’aumento delle spese, affine di non creare la necessità di nuove imposte che, nelle presenti condizioni del nostro sistema tributario, potreb­ bero portare un grave colpo alla economia na­ zionale.

La Banca di Francia

(esercizio 1909)

La relazione sempre importante che in nome del Consiglio generale della Banca ha letto agli azionisti radunati in assemblea generale, il Gover­ natore della Banca stessa, è, come al solito, un documento molto notevole di cui, sebbene con qualche ritardo, crediamo doveroso dare notizia ai nostri lettori.

La relazione comincia a rilevare che le con­ seguenze della crise che ha colpito il mercato

degli Stati Uniti e che si ripercosse nell’ Europa nel 1907 sono pressoché svanite. Gli Stati Uniti hanno ripreso quasi normalmente la loro vita ascendente con quella rapidità che è propria di quel .paese ricco di risorse di ogni genere.

Nota quindi che in Francia si ha la soddi­ sfazione di constatare che gli indici del movi­ mento economico dànuo tutti la testimonianza di un progresso generale; ad eccezione delle impor­ tazioni di prodotti agricoli la quale continua a diminuire, il che non può dispiacere alla agricol­ tura francese, il commercio esterno si presenta su tutta la linea in nuovo aumento. Il tonnel­ laggio del movimento dei porti è pure in pro­ gresso; gli elementi del traffico interno: prodotti delle grandi reti ferroviarie, prodotti postali, prodotti ai bollo sugli effetti di commercio, de­ notano una progressione meno pronunciata, è vero degli anni precedenti al 1907, uaa tuttavia sen­ sibile. Tutti questi indici favorevoli, conclude la relazione, trovano una conferma, recisamente de­ cisiva, nell’eccedenza dei depositi confidati alle Casse di Risparmio.

Dopo aver notato che il saggio dello sconto era rimasto nel 1909 allo stesso livello dell’anno precedente per quasi tutto l’anno, rileva la re­ lazione che durante gli ultimi mesi destò qual­ che seria preoccupazione. Ciò dipese dal fatto che, specie negli Stati Uniti, la speculazione, ribelle alle legioni più recenti, aveva ricominciato a scontare prematuramente l’ avvenire con un ot­ timismo esagerato. In causa di tale eccesso di ottimismo il mercato monetario inglese si trovò di nuovo alle prese con domande che non pote­ vano essere sodisfatte senza ricadere probabil­ mente negli imbarazzi del 1906 e 1907. La Banca d’ Inghilterra, nella sua saggezza dovette far sentire energici avvertimenti e per ricostituire la sua riserva indebolita per altre domande le­ gittime, ma considerevoli, fu forzata nel breve periodo di due settimane a portare il saggio mi­ nimo di sconto dal 2 lj2 al 5 per cento.

A tale proposito la relazione aggiunge te­ stualmente: « I n quanto a noi ci sentivamo di­ spensati dal ricorrere a misure difensive visto lo stato dei cambi e la importanza delle nostre ri­ serve metalliche ; tuttavia, in vista della corre­ lazione e della solidarietà che hanno tra loro tutti i mercati, la prudenza esigeva di prevenire qualunque allarme che potesse colpirci per riper­ cussione. Per questo abbiamo creduto nostro do­ vere di seguire ancora una volta la politica mo­ netaria inaugurata qualche anno fa dalla Banca di Francia e praticata poi ogni volta che parve necessario; la quale politica, come è noto ha per ¡scopo nell’esclusivo interesse del nostro commer­ cio nazionale, della nostra industria e della no­ stra agricoltura, di render fissi per quanto è pos­ sibile i cambi, non solamente in Francia, ma nei grandi mercati dirigenti del mondo.

« E ’ questa la funzione economica interna­ zionale che può e deve compiere la Banca di Francia nelle eccellenti condizioni in cui essa si trova; e tale azione, bisogna riconoscerlo, non è estranea all’alto concetto che al di fuori si è for­ mato del nostro credito nazionale.

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dagno couseguito e mantenuto a costo di maggiori sacrifici.

Il rapporto di causa ad effetto che si pre­ senta con limpida evidenza in questo istruttivo episodio non riesce però sempre altrettanto facil­ mente identificabile. Come in tutti i fenomeni economici di grande complessità, la semplice os­ servazione non è guida sufficiente a stabilire, per entro all’azione di forze che si sommano o si eli­ dono, il grado di influenza di un fatto o di un elemento singolo, che venga ad alterare la forma­ zione spontanea degli equilibri naturali ».

L ’Autore si indugia poi in considerazioni d’ ordine teorico. Afferma che le restrizioni mol­ tiplicano gli attriti e sono in perfetta contrad­ dizione organica con il postulato fondamentale dell’ utilità economica dell’ unionismo. Il prote­ zionismo conduce a un impiego meno proficuo dei fattori della produziohe.

Osserva che gli immigrati non entrano se non di rado e dopo un certo tempo in concor­ renza cogli indigeni nei mestieri superiori ; anzi concorrono a rendere meno costose, a pro della collettività, le. opere più umili e contribuiscono ad aumentare 1’ efficienza complessiva della merce lavoro.

Dimostrato come queste ed altre osservazioni teoriche trovano conferma completa nelle osser­ vazioni pratiche, l’Autore dedica il suo sesto ed ultimo capitolo ai limiti dell’intervenzionismo di Stato in tema di immigrazione, complesso problema a proposito del quale il prof. Prato così si esprime: « Riconoscere l’utilità che lo Stato intervenga a regolare coattivamente le condizioni quantita­

tive dell’offerta sul mercato della mano d’opera __ e.ciò sia pure soltanto caso per caso e con provvedimenti revocabili e di breve durata implicherebbe economicamente il presupposto di tale una perfezione di calcolo scientifico da met­ terci in grado di valutare, con matematica infal­ libilità, il grado di saturazione del mercato, oltre il quale un’ ulteriore aggiunta di uno dei tre fattori della produzione determinerebbe una com­ binazione meno proficua di essi.

Ma enunciare una simile condizione basta a dimostrarne l’ inattuabilità. Onde qualsiasi tenta­ tivo di artificiale deviazione delle forze attivate dalle azioni e reazioni naturali non può che ritar­ dare l’avvento di quel migliore equilibrio verso cui tendono irresistibilmente le spontanee energie della vita economica mondiale.

Yero è che, accanto agli scopi economici propriamente detti, una nazione può e deve pro­ porsi altri fini, indissolubilmente connessi alla complessità e nobiltà della sua funzione.

Da quando è tramontata la famosa teoria dei diritti naturali, non v’ ha chi sogni di con­ testare ad uno Stato la facoltà di respingere dalle sue frontiere i criminali, i pazzi, gli infermi, i mendicanti di mestiere d’altra nazionalità. Evi­ dentemente nessun popolo può aver tornaconto a mantener ricoveri, ospedali o prigioni per i suoi vicini ; e il difendere il proprio territorio da tali rifiuti, oltreché legittimo, non può a meno di rico­ noscersi desiderabile e vantaggioso.

Le obbiezioni non possono esser dunque, in questo caso, che di carattere pratico. Esse si pre­ sentan, nondimeno, assai gravi.

Dai dati numerosi che abbiam riferiti, la difficoltà reale di organizzare e mantener in vi­ gore controlli efficaci a tutelare una società da estranee infiltrazioni impure è risultata assai chiaramente. Anche i più inflessibili divieti, av­ valorati dalle pene più severe, si sono dovunque dimostrati inadatti ad impedire l’ ingresso dei peggiori elementi Nè vale il dire che l’effetto che essi si proponevano fu egualmente raggiunto per 1’ influenza morale esercitata a distanza, col dissuadere dalla partenza i dubitosi poiché in realtà furono non di rado gli elementi sani quelli in cui il timore determinò lo scoraggiamento ; mentre gli individui spinti all’ espatrio da prepo­ tenti ragioni economiche o morali, quale il biso­ gno di sottrarsi alla giustizia nazionale o Ip stato di assoluta miseria inducente ad accogliere le profferte di arruolamento o di passaggio gratuito degli speculatori, non ne furon distolti dal ten­ tare la sorte, fidenti nelle mille astuzie d’ un sa­ piente contrabbando, organizzato da chi aveva ogni interesse a procurare loro lo sbarco.

Una questione pregiudiziale abbastanza grave potrebbe d’altronde sollevarsi relativamente alle categorie classificate come novi desidcTcìbili. Gli individui di tali classi è raro che emigrino soli ; anzi fan parte per lo più di famiglie, i cui com­ ponenti non ricadono generalmente sotto gli stessi motivi di indegnità. Un vecchio sessantenne, un infermo rappresentano incontestabilmente, in linea generale, un onere per il corpo sociale che li ri­ ceve ; ma se alla loro venuta sia subordinato 1’ ingresso di forze valide che compensino il danno derivante alla collettività con contributo più che corrispondente di energie produttive, il problema muta singolarmente aspetto. Tanto è vero che le legislazioni dei paesi favoreggiatori dell’ immi­ grazione, come le repubbliche sud-americane, pur escludendo certe categorie di inabili, fanno espressa eccezione per quelli che giungano accompagnati da parenti validi.

La questione dunque sarebbe di vedere quale sia il limite di compensazione nel quale si incontrano, elidendosi, la deficienza degli uni con la produttività degli altri. Calcolo praticamente quasi impossibile, ma il cui semplice accenno basta a chiarire vie meglio le incertezze e i peri­ coli che minacciano le soluzioni frettolose ed em­ piriche in una materia così delicata e complessa. La verità è che tante ragioni contrarie ci lasciano assai perplessi circa l’accettabilità delle misure proibitive, anche se esclusivamente ispi­ rate alla legittima tutela morale od igienica, astra zione fatta da ogni criterio di protezione.

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Se la soppressione della concorrenza estera, richiesta ed imposta dalle organizzazioni operaie locali, non rappresenta che un passo di più sulla via di disgregamento che fa capo alla frantuma­ zione di ogni più alto diritto nazionale in una se­ rie caotica di piccoli diritti prepotenti e sfrenati di classi, di gruppi e di categorie, l’esclusione degli indegni o degli improduttivi non è se non un espediente di polizia costoso, vessatorio ed inu­ tile per sostituire cautele largamente assicurate dalla legislazione universalmente vigente ».

Abbiamo voluto in questi articoli riassumere largamente quest’ ottimo libro — del quale vi­ vamente ci rallegriamo coll’ Egregio Autore — scritto con grandissima competenza e profondità di argomenti : invero 1’ interessantissimo tema, la difficoltà della materia lo rendono tanto at­ traente, che la lettura sua riesce suggestiva e massimamente educativa.

R

ivista

B

iplioqrafica

E n rico Bruni. - Socialismo e diritto privato. — Palermo, Remo Sandron, pag. 318 (L . 3). L’ Autore di questo volume, ben noto per molti altri importanti lavori, si è proposto il compito non facile ma interessantissimo di rile­ vare quali infiltrazioni le teoriche del socialismo abbiano avuto sul diritto privato specialmente in Italia. E sebbene tutti sieno convinti che l’ influenza delle nuove idee è stata sensibilissima, non era stato fatto fino ad ora un inventario delle modificazioni che le leggi piu importanti che regolano il diritto privato avevano subito per effetto dei nuovi postulati socialisti. Natural­ mente non si tratta di vere e proprie rivoluzioni del diritto, che per natura sua, è lento a modi­ ficarsi, ma di una evoluzione moderata ma as­ sidua ed estesa, che dimostra una tendenza con­ tinua a concezioni nuove dei principi fondamentali del diritto privato positivo.

Il libro è diviso in due parti ; nella prima l’Autore tende ad esporre semplicemente senza pretesa critica le teoriche, socialiste e colletti­ viste; e più spesso, come egli stesso avverte, li espone riportando i brani più precisi di noti so­ stenitori di tali teoriche affine di essere-il più possibile obbiettivo. Non diremo che sempre l’A u ­ tore abbia avuto la mano felice nella scelta degli scrittori di cui riporta le opinioni, ma va tenuto conto che l’assunto era difficilissimo, giacché non esiste ancora e forse per molto tempo non esisterà una dottrina unica socialista. Troppo l’ elemento soggettivo domina ancora sulla materia per avere un testo autorizzato. Comunque è certo che chi legge la prima parte di questo lavoro del signor Bruni, si forma un concetto abbastanza esatto delle principali dottrine professate dai socialisti.

La seconda parte del volume è natural­ mente più interessante, anche perchè quasi tutta originale e piena di acute osservazioni. Porse l’Autore eccede alquanto nell’ attribuire talvolta al socialismo soltanto una influenza che, a nostro avviso, è il pro lotto anche di altri fattori. Per esempio laddove tratta della notevole trasforma­

zione subita dal concetto di proprietà immobi­ liare ; crediamo che molta parte di tale trasfor­ mazione sia dovuta allo svolgersi del fatto economico che impone esigenze nuove ; la sempre crescente importanza della proprietà mobiliare ed i mezzi sempre più facili coi quali può essere trasferita, distanziavano sempre più la proprietà immobi­ liare, cristallizzata negli antichi concetti, male adattantisi al nuovo ambiente. Da ciò dunque i tentativi di ringiovanire 1’ istituto e renderlo più consono alle necessità economiche.

Lo stesso vorremmo dire della forma pro­ gressiva applicata ad alcune imposte, specie a quella sulle successioni ; i bisogni crescenti degli Stati hanno reso più facile il vincere le resistenze dei proprietari ed entrano certo, almeno altret­ tanto delle dottrine socialiste, nelle riforme che furono in tale senso applicate.

Comunque, il concetto del libro è lodevolis- simo e ci pare anche in gran parte riuscita la dispartizione della tesi dall’Autore sostenuta. P ro f. L. N eppi M odona. - Il Problema della

piccola proprietà fondiaria a proposito della legge francese 10 aprile 1908• — Firenze, M. Ricci, 1909, op. pag. 92.

In questa memoria, che fu letta un anno fa alla R. Accademia dei Georgofili, l’Autore esamina con molta diligenza la legislazione fran­ cese, belga, danese, inglese, norvegese ed austra­ liana che regola la piccola proprietà.

Premessi alcuni concetti, a vero dire non nuovi, sul concetto giuridico e sociale e sulle funzioni della proprietà rustica, l’ Autore con grande diligenza e con molte buone osserva­ zioni, analizza la legge francese 30 luglio 1908 sulla piccola proprietà e più minutamente quella degli altri paesi sopraindicati.

Nell’ ultima parte tratta della piccola pro­ prietà in Italia, dei vari progetti diretti a con­ servarla ed a formarla e delle diverse questioni che sono connesse con tale problema; l’Autore si mostra favorevole all’ Homestead.

A v v . L u d o v ico Eusebio. - Dizionario di giu­ risprudenza probivirale sul contratto di la­ voro. — Torino, Unione Tipog. Edit. Tori­ nese, 1909, pag. 593. (L. 7).

E ’ una pubblicazione senza soverchie pre­ tese, ma utilissima in quanto non soltanto ri­ porta e commenta sulla scorta della relazione le disposizioni del progetto di legge Cocco-Ortu sul contratto di lavoro, ma raccoglie ordinatamente anche le sentenze ed i pareri dei probiviri sulla materia.

Sebbene si tratti di un lavoro principal­ mente di compilazione, tuttavia è riuscito ordi­ nato e chiaro e quindi di molta utilità per tutti coloro che del complesso e non facile, argomento

vogliono farsi un esatto concetto.

ludici sistematici ed alfabetici rendono più agevole di consultare il Dizionario

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avvenire. Il terrore dei fenomeni naturali dan- j nosi all’ uomo, costituisce dapprima il sentimento dei singoli verso una volontà più potente ma si­ mile alla umana; il desiderio propiziatorio poi trasforma tale sentimento di terrore in una serie di atti che mirano a scongiurare il danno; l’au­ torità di alcuni che diventano capi dei diversi gruppi si cementa quindi e si rinforza, sia colla minaccia dei fenomeni naturali sia coi riti sem­ pre più complicati per scongiurarli; infine lo svi­ luppo di tali concetti si ordina e si disciplina fino a conglobare o quasi alla religione ogni or­ gano politico, giuridico ed amministrativo. Più tardi la politica, il diritto e l’ amministrazione, consolidatosi il potere ci vile, vivono ed operano a sè indipendenti dalla religione di cui non hanno più bisogno.

Tale mancanza di bisogno determinerà il non uso dell’organo sociale che ha sviluppato la re­ ligione; l’organo si atrofizzerà ed anche la mo­ rale diventerà civile.

Questo, riassunto in brevi parole, il concetto dell’ Autore frutto evidentemente di larga erudi­ zione e di geniale concezione.

D r. Joseph M artin. - De la Situation des ou- vriers étrangers en France au point de vue des assurances ouvrières. — Chalons sur Marne, Martins frères, 1908, pag. 304. L ’Autore comincia a constatare il numero crescente degli operai stranieri che lavorano in Francia e rileva come le statistiche sieno mute intorno a tutti quei lavoratori che stanno sol­ tanto temporaneamente in' Francia e perciò non figurano nei censimenti, e specialmente dei lavo­ ratori belgi che egli ritiene numerosissimi che vengono in Francia il mattino e ritornano la sera nel loro paese. Ciò premesso l’Autore si domanda quale sia il trattamento che vien loro fatto ri­ spetto alla legge sugli infortuni del lavoro, ri­ spetto alla disoccupazione ed alla pensione ed esamina gli accordi internazionali intervenuti in proposito tra la Francia ed alcuni altri Stati.

Una appendice contiene i diversi documenti che riguardano l’ importante tema.

E’ bene rilevare che l’Autore professa in proposito idee molto liberali e crede che molto ancora sia da fare perchè trionfino i principi umanitari e di giustizia. Comprende benissimo che le leggi nazionali non possono fare un trat­ tamento eguale all’ operaio indigeno ed a quello straniero e perciò ammette senza difficoltà che le leggi di ciascuno Stato non provvedano che ad alcuni casi riferentisi ai lavoratori stranieri, ma ritiene del pari che sia necessario sviluppare agli accordi internazionali che valgono ad integrare le leggi interne di ciascun paese.

Dr. G. S. Freund. - Der Schutz der Gläu­ biger gegenüber auswärtigen Schuldnerstaa- ten, insbesondere bei auswärtigen Staatsan­ leihen. — Berlin, I. Guttentag, 1910, pag. 85 (M. 1.50).

La facilità colla quale oggi i valori passano da un paese all’altro rende molto più facile che sieno possessori dei titoli di debito di uno Stato, cittadini di un altro Stato; da ciò più che in al­ tro tempo sorge la questione intorno ai mezzi di

protezione dei creditori di uno Stato estero. Giu­ stamente l’Autore, trattando questo importante argomento di diritto internazionale, osserva che le bancarotte degli Stati non sono però un por­ tato dell’epoca nostra, chè anzi, e .ne porta gli esempi, erano nel tempo passato più frequenti e più gravi.

Dopo una breve introduzione l'Autore di­ stingue i prestiti interni da quegli esteri, e ne determina i caratteri ; quindi accenna con mag­ gior larghezza ai creditori dei prestiti esteri, alle garanzie di cui possono godere, alla loro difesa privata, ed alla loro unione per comune pro­ tezione.

Interessantissimo il quarto capitolo nel quale l’Autore esamina i mezzi coercitivi che i credi­ tori possono usare per la riscossione dei debiti di Stato, ed i processi che possono intentare per i prestiti pubblici con riguardo all’intervento dello Stato. Nell’ ultimo capitolo l’Autore tratta dei giu­ dizi arbitrali internazionali, e dell’accordo inter­ nazionale del 1907, dimostrando quindi la neces­ sità e lo scopo di una legislazione internazionale diretta a proteggere i creditori degli Stati.

Questo lavoro molto ponderato e di alto valore giuridico, merita tutta l’attenzione degli studiosi

della materia.

J-RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Il disegno di legge presentato al mini­ stro dei Lavori Pubblici, on. Sacchi, per i prov­

vedimenti per la città di Napoli consta di

nove articoli. Esso autorizza la spesa di trenta- cinque milioni per lavori di ampliamento, siste­ mazione ed arredamento del porto di Napoli. Autorizza inoltre la spesa di 6,300,0o0 per la sistemazione dei servizi doganali al Mandracchio e per l’ impianto dei servizi stessi nella zona franca ai Granili.

Il disegno di legge concede facoltà al Go­ verno di provvedere, a trattativa privata, su pa­ rere del Consiglio superiore dei lavori pubblici e del Consiglio di Stato, alla esecuzione delle opere per cui sono state autorizzate le spese sud­ dette a condizioni :

1. che per ultimare le opere stesse sta stabilito un termine non maggiore di anni otto a decorrere dalla data di approvazione della con­ venzione;

2. che il pagamento sia fissato in annua­ lità non minori di trenta.

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stanzia-menti sarà provveduto di anno in anno con la legge di approvazione del bilancio della spesa del Ministero dei Lavori Pubblici, in guisa da esau­ rire l’assegnazione di legge entro l’esercizio 1916 17. E ’ autorizzata anche la spesa di 500,000 lire per riparazione degli edifici universitari della città di Napoli. Il periodo dei godimenti dei privilegi tributari stabiliti dalla legge 8 luglio 1904 è prorogato per un dodicennio, sia per gli edifici già impiantati od ampliati, sia per quelli che si impianteranno posteriormente al termine fissato dall’ art. 12 della legge stessa. L ’autorizzazione data al Governo dalla legge 8 luglio 1904 per riservare agli stabilimenti meccanici dal comune di Napoli la costruzione di un ottavo del mate­ riale mobile ferroviario da ordinarsi per conto dello Stato, ha efficacia per un dodicennio dalla pubblicazione della presente legge. La valutazione dell’ottavo è fatta sull’ammontare complessivo del materiale mobile da ordinarsi, senza distinzione di categorie.

Il Governo è autorizzato pure a riservare agli stabilimenti una quarta parte dei lavori di riparazione del materiale mobile da eseguirsi a conto'dello Stato nel compartimento di Napoli. La Cassa Depositi e Prestiti, sezione autonoma di credito, potrà, di concerto con il comune di Napoli, o surrogandosi al medesimo, procedere, mediante emissione di cartelle di credito comu­ nale e provinciale 3.75 per cento, di cui al R. De­ creto 2 febbraio 1908, estinguibili in settant’anni, alla conversione del prestito unificato in obbliga­ zioni emesse in base alla legge 14 maggio 1881, nonostante qualunque legge o fatto in contrario. 11 disegno di legge sarà preso in esame dalla Giunta Generale del Bilancio che procederà alla nomina del relatore.

— La lunghezza totale delle linee fer­

roviarie del globo ha raggiunto alla fine del

1908, 983,868 chilometri, ciò che costituisce un aumento di 26,460 chilometri per il 1908, mentre nell’anno precedente questo non era stato che di 23,535 chilometri.

Questo accresciménto si ripartisce nel modo seguente fra ¡.differenti paesi:

Stati Uniti Canada Messico Brasile Argentina China Russia d ’Asia Germania Austria Ungheria Russia d ’ Europa Francia Inghilterra Africa chilometri 6,576 i,38a' 1,999 1,969 2,900 1,344 1,221 1,000 1,000 468 800 82 1,100

E’ in America che le ferrovie sono più estese; esse raggiungono 504,236 chilometri di cui 376,567 chilometri per gli Stati Uniti, compresivi i 579 della Alaska. L ’Asia ne possiede 94,631 chilo­ metri, di cui 8042 per la Cina e 8101 per il Giappone; l’Africa 30,911; l’Australia 28,897.

La Germania ne conta 59,034 chilometri ; la Russia d’ Europa 58,843; le Indie inglesi 49,197 ; la Francia 48,123 ; .l’Austria Ungheria 42,636; il Canadà 37,507; la Gran Bretagna e 1’ Irlanda

37,263; la Repubblica Argentina 24,901; il Mes­ sico 23,905; il Brasile 19,211; l’ Italia 16,718; la Spagna 14,897; la Svezia 13,632. Gli altri Stati non raggiungono ancora i 10,000 chilome­ tri di ferrovie.

— Secondo dati recentemente pubblicati, re­ sulta che il Consiglio dei ministri russo ha appro­ vato nel 1909 gli statuti di 151 Società eommer

ciali e industriali per azioni russe. Su questo

numero vi sono 136 imprese russe e 15 straniere. Le imprese russe comprendono 73 Società per azioni propriamente dette, 45 Associazioni com­ merciali e 20 Società, cooperative, che in pratica hanno interamente il carattere di Società per azioni.

Il quadro che segue mostra l’accrescimento progressivo del numero delle Società per azioni nel corso dei sette ultimi anni:

Società russe Soc. stran. Totale

75 12 87 85 13 98 60 10 76 109 10 119 125 12 137 116 12 128 138 15 155

Resulta che il numero delle Società russe è in progresso ; le Compagnie estere costituiscono il 10 per cento del totale delle Società costituite nel 1909.

Queste sono le imprese industriali che formano la maggior parte di Società costituite nel 1909, cioè il 34 per cento del totale sebbene che le Società d’esercizio non ottengano che il 20 per cento del totale, le imprese commerciali il 19 per cento, le imprese dei lavori pubblici l’ i l per cento, quelle di deposito e di trasporto 1’ 8 per cento, le Società editrici il 5 per cento, e quelle di consumo il 3 per cento. Le Compagnie stra­ niere esercitano la loro attività principalmente nel dominio delle ricchezze naturali specialmente nelle miniere.

— Il ministro delle finanze ha presentato alla Camera il progetto di bilancio francese per il 1911 il quale reca all’entrata L. 4,279,176,312 e alle spese L. 4,279,020,751.

A parte la questione delle pensioni operaie il bilancio del 1911 si presenta nelle seguenti condizioni: sopra 200 milioni di deficit che pre­ sentava il bilancio del 1910 in seguito ad au­ mento di spese si riproduce nel bilancio del 1911 un deficit di 159 milioni in cifra tonda; a questi 159 milioni bisogna aggiungere la spesa prove­ niente dalla costruzione delle due grandi coraz­ zate del nuovo programma navale che costeranno 37 milioni ; bisognerà aggiungere ancora 47 mi­ lioni di spese nuove risultanti sia dalla applica­ zione di nuove leggi, sia dallo sviluppo normale dell’esercizio; a conti fatti ci si trova dunque in presenza di un aumento di spese di 233 mi­ lioni.

Per farvi fronte il ministro delle finanze di­ sponeva: 1° delle risorse provenienti dall’appli­ cazione durante l’ intero anno delle nuove impo­ ste fissate nel 1910 cioè dire 15 milioni ; 2° del pius-valore de! rendimento delle imposte esistenti fondato sul paragone con l’esercizio del 1909

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preso come base : in tutto un totale di 221 mi­ lioni. Resta dunque una insufficienza di 12 mi­ lioni che il ministro delle finanze propone di colmare con un aumento dei diritti di bollo.

Il Commercio Italiano. — Ecco il rias­

sunto dei valori delle merci importate ed espor­ tate, per categorie, al 81 maggio 1910 :

Importazione Valore delle dal 1° gemi, Lire Spiriti, bevande 35,881,518 Generi coloniali 26,152,988 Prodotti chimici med. 54,058,156

Colori 17,158,821

Canapa, lino 21,856,269

Cotone 139,178,059

Lana, crino, peli 78,369,480

Seta 71,009,956 Legno e paglia 72,900,948 Carta e libri 22,290,096 Pelli 50,476,900 Minerali, metalli 221,989,724 Veicoli 16,555,442

Pietre, terre e cristalli 144,638,818 Gomma elastica 27,581,975 Cereali, farine e paste 169,120,435 Animali e spoglie anim. 93,814,734 Oggetti diversi 20,668,3/2 Totale, 18 categorie 1,283,612,741 Metalli preziosi 6,899,200 merci importate al 3) maggio 1910 Differenza sul 1909 Lire — 4,979,884 179,452 9,773,165 1,317,153 3,279,934 9,326,298 8,223,950 953,169 3,091,751 2,835,502 3,608,674 4,770,056 1,365,823 4,402,049 4.634,760 35.594,688 277234,703 3,451,579 + + + + + -t-+ 4-+ Totale generale 1,290,511,941 Esportazione. Valore delle dal 1° genn. — 39,426,602 -p 3,538,100 — 35,888,502 Spiriti, bevande Generi coloniali Prodotti chimici med. Colori

Canapa, lino Cotone

Lana, crino, peli Seta Legno e paglia Carta e libri Pelli Minerali, metalli Veicoli

Pietre, terre e cristalli Gomma elastica Cereali, farine e paste Animali e spoglie anim. Oggetti diversi Totale, 18 categorie Metalli preziosi Totale generale Lire 63,952,096 3,420,578 31,235,989 3,860,818 33,466,822 48,755,197 10,381,413 236,579,881 25,788,652 10,646.326 29,839,820 26,782,771 8,728,455 39,272,511 10,225,355 107,609,814 86,528,941 22,556,110 799,631,549 23,676,900 823,308,149 del Siam. + + + + + + + + + + merci esportate al B1 maggio 1910 Differenze sul 1919 Lire 17,195,786 17,450 6,103,334 714.068 2,517,979 3,396,115 62,957 21,554,165 5,044,687 1,256,721 6,759,696 3,832,541 2,616,680 4,454,113 1,917,905 13,965,510 9,800,627 4,076,194 + Il commercio

l’anno 1908-1909 il commercio del Siam si è ele­ vato a 13,364,085 sterline delle quali 5,781,219 alle importazioni e 7,582,866 sterline alle espor­ tazioni.

Ecco come si ripartiscono per categorie le importazioni e le esportazioni : 51,278,066 272,690 + 51,005,466 — Durante Importazioni Metalli preziosi Cotonerie Seterie Petrolio Zucchero Oppio Filati di cotone Ferro Diversi Esportazioni sterline 752,400 1,035,082 291,721 148,874 193,046 134,173 113,975 335,822 2,776,036 5,781,219 sterline Riso Theck Prodotti di pesca Pelli Sale Seta greggia Metalli preziosi Pepe Diversi 5,975,162 887,463 170,306 82,490 32,668 16,238 53,106 4.1,195 323,788 7,582,866

Le importazioni provengono per ordine d’im­ portanza da Singapore, Hong Kong, Inghilterra, Gina, Germania e India.

I principali paesi che hanno acquistato i prodotti siamesi sono: Singapore, Hong Kong, l’ Inghilterra e l’Olanda.

La riforma al regime degli appalti in Italia

Il testo definitivo delle proposte di riforma al re­ gime degli appalti che 1’ on. Sacchi ha trasmesso al Consiglio superiore dei Lavori Pubblici comprende ì seguenti atti:

a) capitolato generale amministrativo; b) capitolato generale tecnico ;

c) regolamento sulla gestione delle opere pub­

bliche; . ...

d) regolamento per la compilazione dei progetti. L ’ iniziativa di questa vasta riforma fu presa nel 1908 dall’ on. Bertoliui, che nominò all’ uopo una com­ missione presieduta dal comm. Maganzini, e composta dei comm. Cajo delle Ferrovie dello Stato; Baccaram dell’Avvocatura erariale; De Come e Leoni del Genio civile, Riveri, De Rossi, Abbate, Rum i e de Camillis del Ministero dei Lavori Pubblici.

Le proposte della Commissione sono state or sono due mesi sottoposte all’ on. Sacchi, che le ha prese in particolare esame e ne ha tenuto il massimo conto nel concretare il testo definitivo.

Tutta la riforma si inspira al concetto di ottenere nello stesso tempo la maggior somph fi azione degli ordinamenti amministrativi e contabili, o la tutela illuminata degli interessi dello Stato. Con 1 intento poi di unificare più che è possibile i tipi d appalto, ed evitare gli inconvenienti di capitolati disparati nella stessa amministrazione, si propongono norme uniche che possono opportunamente adattarsi tanto ai lavori dipendenti dal Ministero dei Lavori Pubblici quanto a quelli delle ferrovie di Stato.

Il capitolato amministrativo.

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i materiali utili che per effetto delle varianti non pos­ sono essere impiegati. Si concedono all’ appaltatore mi­ surati compensi del 2 per cento sino a 100 mila lire e dell’ 1 per cento sul di più nel caso che l ’ Ammini­ strazione non approvi il contratto o non consegni i la­ vori; così pure un compenso del decimo sui lavori ese­ guiti in più dei sei quinti ed in meno dei quattro quinti dei prezzi d ’ appalto; ed infine qualora i lavori sieno sospesi oltre un dato termine o 1’ appalto si pro­ lunghi oltre ciò che è previsto in contratto, si accorda all’ impresa un indennizzo in un’ aliquota pari alla metà delle spese generali.

Nei danni di forza maggioie il nuovo capitolato di­ vide il carico tra l’amministrazione e l’appaltatore, in ­ teressando cosi ambedue le parti a limitare in ogni modo possibile i danni stessi Un’altra innovazione, con­ forme a giustizia è quella di concedere ad ogni parte il diritto di promuovere in ciascun momento tutte le con­ statazioni che ritengono opportune. A togliere ogni in­ giustificato ritardo burocratico, si stabilisce che la cau­ zione possa essere restituita subito dopo il certificato di collaudo, purché da questo non risultino addebiti contro l’appaltatore.

Altra misura per impedire i ritardi è quella che fa decorrere gli interessi delle somme contestate dalla data dell’atto risolutivo delle controversia medesime.

A garanzia dell’amministrazione, si sono rafforzati i suoi poteri di fronte alle imprese inadempienti, re­ golando con maggior precisione le facoltà di risolu­ zione e rescissione del contratto a le esecuzioni d ’ ufficio. Si è pure perfezionato il sistema de- giudizi arbitrali, chiarendo alcuni punti che hanno dato finora luogo a dubbi. Ed in generale, si è cercato di evitare le formule non chiare e complicate, che sono state fonte e prete­ sto di liti da parte delle imprese appaltatrici.

Le clausole a favore degli operai.

Il ministro Sacelli, accettando in massima le pro­ poste della Commissione inspirate ad uno spirito di più larga equità nei riguardi delle imprese e ritenendo an­ eti’ egli che sia questo il miglior metodo per evitare le contese, ha però ritenuto indispensabile che nel nuovo capitolato siano anche stabilite clausole a favore degli operai. E questa una tendenza che ormai ha pre­

valso in tutte le legislazioni estere, nessuna eccettuata, e che anche presso noi era stata oggetto di studi a, cura dei ministri Tedesco e Gianturco. La clausola più notevole si riferisce al salario minimo.

L ’ on. Sacelli tra il sistema inglese, che si rimette al salario occorrente lasciandone la determinazione volta per volta ad ogni controversia, ed il sistema francese che inserisce nei contratti le indicazioni dei salari, sotto i quali non si potrà mai discendere, ha ritenuto che debba in Italia seguirsi quest’ ultimo me­ todo specialmente per la mancanza di magistrature probi virali che possano procedere agli opportuni ac­ certamenti di tipo inglese. ■ ,

Secondo l ’ on. Sacchi pertanto 1 appaltatore dovrà pagare agli operai una mercede non inferiore a quella indicata negli elenchi dei prezzi allegati ai contratti

di appalto. , , . . . . .

Si introdurranno inoltre le clausole dell orario massimo, il divieto del lavoro notturno, il divieto del truk-System ; il divieto del pagamento in osteria, il li­ mite delle ritenute ed il versamento delle ammende in casse di soccorso e previdenza ecc.

Alla direzione governativa dei lavori sono conce­ duti speciali poteri di vigilanza ; sono stabiliti i paga­ menti di ufficio e rigorose sanzioni in caso di inadem­ pienza contro l ’ impresa.

In' analogia al sistema francese 1 onor. bacchi crede equo introdurre nei capitolati un articolo pel quale se in corso di lavoro, i prezzi della inano d opera e dei ma­ teriali subiscono un aumento per cui la spesa delle opere salga di una data proporzione, 1 appaltatore ha diritto di risolvere il contratto senza indennità.

Il capitolato tecnico ed i regolamenti.

Tali le importanti disposizioni introdotte nel capito­ lato generale amministrativo d ’appalto.

Il capitolato generale tecnico è una innovazione rispondente al bisogno di un testo unico delle princi­ pali disposizioni tecnico-costruttive per la condotta uniforme e più perfetta possibile dei lavori.

Tale capitolato contiene minute e precise disposi­ zioni per i materiali da costruzione e noleggi, ì rooyi- menti di materie e i lavori stradali ; le opere di le­

gname, le opere murarie, i fabbricati, le fondazioni ad aria compressa, le opere metalliche, i lavori di cemento armato; i lavori di galleria; massicciate, l’armamento e il materiale fìsso delle ferrovie, le condotte d ’ acqua, gli scavi subacquei con materiali effossori ; le scogliere marittime; o i lavori di presidio nei corsi d’ acqua.

Di notevole importanza sono pure le ritorme in­ trodotte nel regolamento sulla gestione dei lavori pub­ blici, dove prevale il concetto della maggior semplifica­ zione possibile, stabilendo dei termini brevi al disbrigo dei vari atti amministrativi. Tra gli altri punti sono da ricordare le disposizioni perchè si tenga regolarmente un casellario delle imprese, a fine di escludere con ri­ gore le meno degne, la precisa designazione dei docu­ menti richiesti alle imprese concorrenti alle aste, una maggior autonomia ai capi d’ ufficio accentuandone la responsabilità*, l’ indicazione dei criteri da seguile nelle consegne, nella sospensione e ripresa dei la­ vori, ecc. Si modificano i sistemi di contabilità niet- i tendo i computi metrici come si fa negli appalti fer­

roviari. . .

Altre innovazioni importanti si propongono per ì lavori di urgenza e per quelli in economia, di cui si adotta una disciplina più distinta e particolareggiata.

Infine, il regolamento per la compilazione dei pro­ getti è stato completamente rifuso in confronto a quello vigente, nell’ intento di ottenere determinazioni teem- | che più precise che servono in moltissimi casi a troncare in germe la possibilità delle contestazioni future. Al regolamento sui progetti sono allegati schemi-tipo per gli accordi di espropriazione, per i progetti ordinari, per perizie di lavori inferiori a 12,000 lire, nonché lo schema di capitolato speciale per la manutenzione b Fa’¿ a tt e s i in complesso di una larghissima riforma che - investe ogni argomento relativo agli appalti. L’on. Sacchi ha manifestato il proposito che, sentiti li Consiglio superiore dei lavori pubblici ed il Consiglio di Stato, i nuovi capitolati e regolamenti possano ve­ nire al più presto approvati., ciò che corrisponde ad un vero bisogno delle amministrazioni in cui egli è capo.

La velila sugl) immigranti negli Stati Uniti

Sotto questo titolo un ex-commissario della immi­ grazione degli Stati Uniti ha pubblicato il seguente interessante scritto :

Rimpatri dalle Americhe e salute pubblica. Riassumiamo quanto su questo argomento scrive in un importante articolo il colonnello prof. T. Ro­

sati t -. ,, ,

Va accadendo dell’ emigrazione come di tutte le cose, prima sconosciute o non riguardate, e poi fatte note e prese in vista.

Anni fa — e non moltissimi — d’ una cosa sola si pàrlava, e dagli osservatori soltanto : del mercato di carne umana, della tonnellata umana attraverso gli Oceani, dei vascelli della «torte, e si voleva dire, ben a ragione, intendiamoci, del trasporto dei nostri emi­ granti alle Americhe, fatto senza protezione, senza umanità, alla balìa della più vorace e avida specu­

lazione. . . . .

Anche allora tornavano in patria stracci e miserie, imbevuti di mefitismi e morbi, di debolezze fisiche e degradazioni morali ; ma nessuno o pochi v i badavano. Non era, invero, la igiene sociale a quei tempi, seb­ bene non lontani, la vigile sentinella che è oggi ; ma più ancora la ragione vera è che non v’ era a quel tempo una legge sulla emigrazione, che avesse a fon­ damento l’ assistenza morale e materiale dell’ emigrante, specie dal lato igienico-sanitario.

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