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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1898, 18 settembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXXVII - Yol. XLl

Firenze, 18 Settembre 1910

N. 1898

SOMMARIO : N uove Tasse — L e prescrizioni del debito pubblico — Edoardo Gir e t t i, Le alleanze politiche — Casse di Risparm io in Italia (Udine) — RIVISTA BIB LIO G R AFICA : Prof. Eugen von Philippovich. Die Entw icklung der w irtschaftspolitischen Ideen in 19. Jahrhundert - Vicomte G. d’Avenel, Les Riehes depuis sept cents ans (Revenus et bénélices, appointements et honoraires)

- Prof. it. S. Osborne, Praticai arithm etic-exam ples and exercises - Prof. Karl Kautskij, V orläufer der neueren Socialismus — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : Il valore delle azioni delle So­ cietà anonime italiane - Le ferrovie federali svizzere nel 1909 - Il censimento industriale della Re­ pubblica Argentina - Il demanio forestale del Regno di Prussia - La convenzione internazionale sulle procedure civili — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio italiano — La produzione mondiale della lana — L ’ azienda dei tabacchi in Italia — L ’Alaska e le sue risorse — Cronaca delle Camere di com m ercio — R ivista delle Borse — Società Commerciali ed indu­ striali — Notizie commerciali.

N U O V E T A S S E

E ’ stata pubblicata la notizia, quasi ufficiale, che il Ministero ha preparato un disegno di legge per infliggere al paese nuove tasse per circa 45 milioni. Inaspriménto della tassa sulle successioni e sugli alcool sono i perni principali del progetto di cui i particolari non si conosceranno se non quando saremo vicini alla riapertura della Camera. Confessiamo che avremmo desiderato che ogni nuova gravezza fosse rimandata a dopo iniziata una razionale riforma tributaria, poiché pare a noi che non sia utile per la finanza, intesa come sistema dei tributi, innestare nuovi rami sul vec­

chio tronco già generalmente condannato. Ma d’altra parte comprendiamo benissimo che il Ministero non voglia correr pericolo di riaprire l’ epoca dèi disavanzi, anche perchè in tal caso i provvedimenti finanziari sogliono esser presi con meno ponderazione e ‘ quasi tnmultuariamer.te, come tante volte è avvenuto. E poiché della ri­ forma tributaria tutti parlano e tutti sembrano anche desiderarla, ma mille difficoltà di ordine diverso si incontrano sempre per attuarla, il Mi­ nistero vuol essere innanzi tutto custode del pa­ reggio, che è elemento preziosissimo per sostenere il credito pubblico.

Ormai abbiamo poca speranza che si possa veramente attuare una seria riforma finanziaria ; i tentativi fatti in questi ultimi anni dai diversi Ministeri, sono rimasti senza esito, perchè nè la maggioranza parlamentare, nè, giova riconoscerlo, i vari Ministeri hanno avuto fin qui un chiaro con­ cetto del grave problema. Nessuno può esigere che si modifichi ad un tratto, radicalmente il sistema tributario specialmente in un paese, dove come il nostro, è cosi scarsa la coltura. E ’ necessario conse­ guentemente procedere per gradi ; ma appunto per questo non bisogna attendersi provvedimenti che

non presentino transitori spostamenti di interessi ed anche sperequazioni più o meno sensibili. Ora nel­ l’esame dei vari progetti che si sono presentati e che ebbero per base la separazione più o meno completa dei cespiti tra lo Stato e gli enti locali, bisogna riconoscere che i Comuni hanno preso un atteggiamento tutt’ altro che incoraggiante. Non solo nessun Comune volle assoggettarsi a qualche sacrifizio, ma sorse e fu caldeggiata la strana teo­ ria che non dovessero alcuni Comuni godere dalla riforma qualche benefizio, se un vantaggio ana­ logo non veniva offerto a tutti i Comuni. E poi­ ché in Italia il potere centrale è debolissimo di fronte alle esigenze locali, ne viene di conseguenza che nessuna riforma è possibile, senza un sacri­ fizio da parte dello Stato che, per ora almeno, non pare sopportabile alle sue finanze.

Ecco perchè, purdesiderandola vivamente, non abbiamo nessuna fiducia che si possa realmente condurre in porto una riforma tributaria di qual­

che importanza; nessun Ministero sosterrebbe

l’ urto degli interessi locali più o meno artificio­ samente eccitati.

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594 L ECONOM ISTA 18 settembre 1910

due Enti. Sarebbe stato molto più ragionevole, se i Consiglieri socialisti, riuniti a Congresso, aves­ sero fatto voto che gradualmente fossero aboliti i dazi sui generi di prima necessità, o che fosse fatto obbligo ai Comuni di non accrescere ulte­ riormente le tariffe.

Comunque, il fatto dimostra quante diffi­ coltà incontri ancora anche l’ inizio di una ri­ forma tributaria, e come sia necessaria una in­ tensa ed attiva propaganda anche tra le classi colte per modificare l’opinione pubblica, o meglio ancora per formarla.

Da ciò si capisce facilmente che il Ministero non ha creduto prudente di far suo il concetto di preporre la riforma tributaria a qualunque pro­ getto di inasprimento di tributi.

Sono già parecchi anni, che il potere legisla­ tivo è largo di spese; le ferrovie, l’ esercito, la marina e gli impiegati hanno assorbito parecchie centinaia di milioni ; fino ad ora il periodo di relativa prosperità, che ha attraversato il paese, ha permesso che i larghi gettiti delle imposte compensassero esuberantemente le spese crescenti ; ma ora tutto lascia credere che siamo all’ inizio di una parabola discendente, durante la quale le maggiori spese si consolideranno mentre i gettiti spontanei si limiteranno; da qui la necessità di nuove entrate per impedire il disavanzo.

Leggiamo nei giornali qualche ingenua sor­ presa per questo annunzio di nuovi balzelli ed

anche uomini parlamentari autorevoli hanno

espressa quasi la maraviglia per tali propositi del Ministero. Ma in verità sorprese e meravi­ glie non hanno ragione di essere quando si pensa come il Parlamento per vari anni di seguito ab­ bia approvato spese ingenti senza troppo preoc­ cuparsi delle conseguenze che si. sarebbero fatte sentire sul bilancio.

Si annunzia anche che la Opposizione pren­ derà argomento da queste proposte fiscali del Go­ verno per cementarsi e tentare di rovesciarlo. Non ce ne sorprenderebbe davvero perchè la po­ litica permette le cose più assurde; ma a coloro che ne vivono lontani sembrerebbe in tal caso molto più logico che la Opposizione si fosse tem­ pestivamente opposta alle spese. Fare ora capo­ saldo di resistenza le proposte di nuove tasse, ci sembra illogico.

Si intenda bene ; siamo tntt’ altro che sodi- sfatti al sentire che. si apparecchiano ai contri­ buenti nuovi balzelli; crediamo anzi che, date le condizioni economiche che si preparano per le note cause, il paese se ne risentirà vivamente e gli Oppositori avranno buon giuoco, ma nello stesso tempo dobbiamo convenire che una volta appro­ vate le spese, e subitochè non si vogliono so­ spendere, diventa inevitabile rinforzare il bilan­ cio con nuove entrate.

In quanto al merito delle proposte, non è il caso di discorrerne ora sulle sommarie indica­ zioni che ne dàuno i giornali ; bisognerà atten­ dere che i progetti sieno conosciuti per giudicarli.

Le prescrizioni del debito pubblico

Abbiamo avuto più volte occasione di lamen­ tare le soverchie infrazioni al diritto comune per ciò che riguarda la prescrizione dei titoli. La pre­ scrizione è un istituto senza dubbio necessario per stimolare la diligenza dell’ avente diritto, ma è nello stesso tempo un mezzo non troppo puro, nel senso morale, per acquistare la proprietà. Perciò i Codici hanno per base quasi tutti un lungo periodo di tempo per dichiarare efficace il diritto di prescrizione, appunto perchè si sup­ pone che il legittimo proprietario non avendo per tanto tempo compiuto alcun atto con cui affermi la sua proprietà, ne abbia fatto tacita­ mente l’ abbandono.

Però bisogna, noi crediamo, a tutela della pubblica fede non abusare di questo istituto e non abbreviarne i termini di maturazione, ma mantener fermi in tutti i casi i principi gene­ rali sanciti dal Codice senza derogarli con leggi speciali le quali, non essendo fondate su alcuna necessità, assumono la apparenza di mezzi non corretti coi quali l’erario mira ad avvantaggiarsi della negligenza del pubblico.

E, per quanto necessario, 1’ istituto della prescrizione ci sembra così poco simpatico, che vorremmo stabilito che lo Stato non ricavasse da esso nessun benefizio, ma destinasse le somme che gli derivano da questa fonte tutte o quasi tutte, cioè depurate anche dalle spese, a qual­ che scopo umanitario.

Così l’Italia, con un debito pubblico di 13 mi­ liardi circa, ha ogni hanno più di 4 milioni di lire in titoli prescritti, che vengono versati al Tesoro e costituiscono una entrata di bilancio.

E ’ ben vero che in questi 4 milioni entra per quasi 3 milioni e un quarto la dotazione per la Santa Sede che rimane prescritta, non per negligenza, ma per volontà espressa del credi­ tore, il quale, non avendo voluto riconoscere la legge delle guarentigie, non vuole nemmeno ri­ scuotere la somma che quella legge gli assegnava; ma qualunque sia la causa per la quale il fatto avviene, sta che ogni anno il bilancio si arric­ chisce di circa 4 milioni ,di lire per somme che non sono state tempestivamente percette sugli aventi diritto.

E come è probabile che le cose per molto tempo almeno non muteranno e che questa somma, che varia molto poco di anno in anno, si man­ terrà ancora costante, ci sembra legittimo il de­ siderio che essa venga destinata, se non tutta, almeno in gran parte, per esempio nove decimi a qualche moderna istituzione umanitaria. La Cassa nazionale di previdenza, ad esempio, po­

trebbe aumentare le scarse pensioni che di

stribuisce, e che, appunto perchè scarse, costi­ tuiscono una delle cause del lento sviluppo della Cassa stessa. Con 4 milioni l’ anno di rendita assicurata o quasi assicurata in breve tempo la Cassa potrebbe costituire un notevole patrimonio capace di far fronte anche ad ampie disposizioni legislative sulle pensioni agli operai.

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18 settembre 1910 U E C O N O M ISTA 595

vero che Don si può giudicare conveniente che lo Stato faccia assegnamento su tale specie di entrata per i suoi bisogni.

Dal 1861 al 30 giugno 1909 1’ importo netto totale versato al Tesoro in conto prescrizioni ammonta alla bella cifra di 134 milioni, di cui 108 dell’assegno alla Santa Sede, 7.7 milioni di rendite caducate degli antichi Stati, 16.7 milioni di rendite ed interessi dei consolidati e dei de­ biti iscritti separatamente nel Gran Libro, 2.1 milioni per premi e capitali prescritti.

V al quindi la pena di considerare il fatto e disporre con una legge di queste somme che, ripetiamo, non ci sembra conveniente per molte ragioni, debbano costituire una entrata di bilancio.

Le alleanze polìtiche

Riceviamo e pubblichiamo, dall’ egregio Si­ gnor E. Giretti, la seguente lettera sulla quale ci riserviamo di fare qualche considerazione;

Chiarissimo Signor Direttore,

Ho letto nell’ Economista oggi ricevuto il suo articolo sopra Le nostre alleanze politiche.

La mia avversione di vecchia data alle al­ leanze politiche ed al trattato della Triplice in particolar modo non mi impedisce di convenire con lei che, mentre simili patti esistono, almeno sarebbe dovere dei Governanti di cercare di dare ad essi una solida base nell’ interesse commer­ ciale reciproco dei popoli alleati.

Però non mi sembra pratica la proposta che ella fa di stabilire nelle future convenzioni com­ merciali una doppia clausola di nazione più fa­ vorita, con un trattamento speciale riservato ai paesi della Triplice.

Ciò è vietato in modo perentorio dal trat­ tato di pace tra la Francia e la Germania cono­ sciuto col nome di trattato di Francoforte, il cui art. 11 le è certamente sfuggito.

Non è inutile citarlo testualmente :

« Les traités de commerce avec les diffé­ rents États de l’Allemagne ayant été annulés par la guerre, le Gouvernement français et le Gouvernement allemand prendront pour base de leurs relations commerciales le régime du traite­ ment réciproque sur le pied de la nation la plus favorisée.

Sont compris dans cette règle les droits d’ entrée e de sortie, le transit, les formalités douanières, l’admission et le traitement des sujets des deux nations, ainsi que des leurs agents.

Toutefois seront exceptées de la règle sus­ dite les faveurs qu’ une des parties contractantes, par des traités de commerce, a accordées ou accordera à des Etats autres que ceux qui sui­ vent : l’Angleterre, la Belgique, les Pays-Bas, la Suisse, l’Autriche, la Russie ».

L ’interpretazione di quest’ articolo del trat­ tato di Francoforte' stipulato, come è noto, senza limite di tempo, non può essere dubbia.^La Ger­ mania potrebbe bermi accordare dei dazi di spe­ ciale favore all’ Italia, ma senza accordarli nello

stesso tempo all’ Austria co-alleata, perchè sarebbe allora obbligata a farne fruire ugualmente le provenienze francesi.

Questo fatto basta da solo ad escludere la possibilità di qualsiasi regime speciale comune ai paesi della Triplice ed al quale gli altri paesi non potrebbero aspirare.

Ma v ’ è di più. Salvo il caso, per adesso del tutto improbabile, di una vera Lega doganale tra i paesi della Triplice, qualunque clausola di eccezionale favore, che l’Italia accordasse alte importazioni dalla Germania e dall’A ustria-U n- gheria, non potrebbe essere onestamente rifiutata alle provenienze inglesi, tanto che l’ Inghilterra continua a ricevere, come fa attualmente, la maggior parte delle nostre esportazioni assoluta­ mente franche di dazio.

Pertanto a me sembra che, pur cercando di rendere le relazioni commerciali coi paesi alleati della Triplice, le più cordiali che sia possibile, si debba del tutto abbandonare l ’ idea di un regime speciale negato agli altri paesi.

Per conto mio, credo la clausola della na­ zione più favorita essenziale per la conclusione di buoni trattati di commercio, ma credo altresì che si debba insistere perchè in avvenire questa clausola ritorni ad essere applicata in modo sin­ cero e leale e non si cerchino più dai Governi, per eluderla, dei mezzi subdoli e disonesti, che qualunque galantuomo nelle sue relazioni private si vergognerebbe moltissimo di adoperare.

Mi creda con osservanza, chiarissimo signor

Direttore, suo dev.mo

Edoardo Giretti.

Brieherasio, 1 2 settembre 1910.

C

osse

di Risparmio in Italia

U D IN E .

Abbiamo sott’ occhio la Relazione recente­ mente pubblicata dal Consiglio di Amministra­ zione (Presidente Caratti) del bilancio consuntivo 1909 di questa Cassa di Risparmio, la quale sorse, come è noto, nel 1876, senza neppure un capitale proprio ed andò sempre crescendo con rapidità e interruzione, sicché al 31 dicembre 1904 si avevano 8872 depositi ordinari per lire 13,079,502, oltre a 2714 libretti a piccolo rispar­ mio per lire 1,012,502, ed il patrimonio ammon­ tava a 2,307,008 lire.

I mutui ipotecari al 31 dicembre 1909 erano 361 per lire 4,221,616.51 ; la competenza dei va­ lori aumentò nel 1909 di 963,337, giungendo a lire 10,104,434.

L ’Amministrazione vigila attentamente il portafoglio valori, che è tanta parte dell’ attivo della Cassa.

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596 L ’ ECO N O M ISTA 18 settembre 1910

valore di lire 671,196.93, in confronto di lire 376,774.54 risultante alla fine dell’esercizio 1908 dipendente dall’acquisto delle azioni della Banca d ’ Italia, eseguito negli anni 1908 e 1909.

L o svolgimento del conto valori è stato sem­ pre singolarmente fortunato,all’ Istituto ; il fondo speciale « oscillazione valori » che ammonta a lire 653,228.31, fu ottenuto in buona parte dagli utili ricavati dalle vendite avvenute nei prece­ denti esercizi. Tale fondo, oltre al suddetto mar­ gine di garanzia di lire 671,196.93 è destinato a far fronte all’eventuale deprezzamento dei titoli.

I riporti esistenti al 31 dicembre 1909 fu rono solo 1 per 100,000 lire, e i prestiti in conto corrente 24 per lire 514,000.

Ecco ora il movimento delle cambiali : Effetti esistenti in portafoglio al principio della gestione :

ne furono ammessi allo N. 588 per L. 3,752,134.52 sconto ... » ‘2774 » » 12,010,597.92 N. 3362 per L. 15,762,732.44 ne furono estinti

du-rante 1 ’ anno. . . » 2193 » » 11,052,789.62 rimasero quindi in por­

tafoglio al

31dicem-bre 1909... N. 1169 per L. 4,709,942.82

delle quali lire 541,453.00 rappresentano opera­ zioni a tasso di favore.

Le cambiali, ammesse allo sconto nel 1908, furono numero 1956 per lire 9,508,306.60.

Con queste operazioni, che l’ Istituto compie con quella oculata prudenza che deve presiedere alla delicata funzione del credito, contribuisce all’ incremento della ricchezza del paese, river­ sando nella circolazione una parte cospicua -dei suoi depositi.

Alla fine del 1909 i prestiti concessi a tasso di favore alle Casse rurali figurano per lire 274,880.00 al conto cambiali e per lire 51,959.52 ai conti correnti garantiti da cambiali ; in totale lire 326,839.52.

Col mezzo dello sconto la Cassa ha dato il suo appoggio a tutte quelle istituzioni condotte e guidate con criteri di prudenza e che non escono dal campo loro riservato.

Alla chiusura dell’ esercizio precedente i pre­ stiti stessi ammontavano complessivamente a lire 310,389.06 e cioè lire 274,880.00 verso cambiale lire 35,509.06 in conto coi’rente.

Il movimento verificatosi nelle sovvenzioni verso cambiale alle Casse rurali, risulta al 31 dicembre 1909 N. 26 prestiti per L. 274,880.00.

Nel conto cambiali figurano pure i prestiti di favore, accordati alle latterie sociali e ad altre società cooperative industriali per lire 193,408.00, ad associazioni agricole per lire 32,600.00 e per lire 40,565.00 a cooperative di consumo, al tasso del 4 per cento. Tali prestiti importano quindi complessivamente lire 541,453.00.

Al tasso del 3 per cento figura un prestito di lire 47,213.27 per la costruzione di case operaie.

Con altre sovvenzioni e tassi di favore e con forti sussidi, la Cassa ha promosse e continuate altre opere di utilità agricola, fra le quali la pro­ paganda casearia e le Cattedre ambulanti.

Le rendite da esigere sono rappresentate dalla somma di lire 281,876.56, la quale è for­ mata per lire 255,555.12 da interessi decorsi, ma non maturati. Sole lire 26,321.44 riflettono rate d’interessi scadute, quasi interamente pagate nel oorrente esercizio.

Al 31 dicembre 1908 figurava al conto mo­ bilio un attivo di lire 4522.89; a queste se ne aggiunsero lire 1025 per provviste di mobili mentre se ne radiarono lire 646.13 per quota di ammortamento. Cosicché il valore del mobilio al 31 dicembre 1909 è rappresentato dalla cifra di lire 4901.76.

L a voce debitori diversi, lire 37,265.16, è formata per lire 15,700.23 dalla residua spesa per I' adattamento dei locali ad uso degli uffici, che si ammortizza con lire 4414 annue, per lire 3739 da dietim interessi sui valori acquistati e da lire 17,825.93 per alcune anticipazioni rifondibili.

Il movimento dei contante fu il seguente :

numerano in cassa al principio

d’a n n o ... L. 454,067.66 entrata...» 37,726,637.98

L. 38.180,705.64 u s c i t a ...» 38,090,765.85

numerario in cassa, fine d’ anno L. 89,939.79

Oltre alle proprie funzioni, l’Istituto attende gratuitamente a vari servizi di pubblica utilità e di beneficenza, e cioè alla Cassa Nazionale di Previdenza e alla Cassa infortuni degli operai, e presta servizio di cassa, pure gratuito, a molte opere pie, quale specialmente la Congregazione di Carità.

L ’ ufficio speciale di rappresentanza della Cassa Nazionale contro gli infortuni degli operai, istituita fin dall’ anno 1895, funziona con buoni risultati.

Nel 1901 la Cassa si è costituita in sede secondaria della Cassa Nazionale di Previdenza, per la invalidità e per la vecchiaia degli operai.

In notevole aumento sono le nuove iscri­ zioni a questa Cassa, ripartite come segue:

al ruolo della mutualità . . N. 979 per L. 8403 a quello dei contribuenti ri­

servati ... » 93 » » 1088

I versamenti raggiunsero il numero comples­ sivo di 1520 per lire 14,130 mentre nel 1908 sono stati N. 530 per lire 5476.

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So-18 settembre 1910 L ’ ECO N O M ISTA 597

oietà operaia entro il giugno dello stesso anno. Per provvedere a tali pagamenti venne stanziata la somma di lire 10,000.

I depositi a custodia da lire 3,370,921.34. salirono a lire 4,181,253.91. I diritti percepiti ammontarono solo a lire 250.15, perchè anche tale servizio per gli istituti di beneficenza è gratuito.

II credito dei depositanti che era al 31 di­ cembre 1904 di lire 14,092,319 sali al 31 di­ cembre 1909 a lire 21,112,113.

Vogliamo pure rilevare che il credito gene­ rale dei depositanti, era al 31 dicembre 1908 di lire 20,230,442.85, che il numero dei versamenti è stato nel 1909 di 21,506 per un totale di lire 12,906,432.58, quello dei ritiri di 21,486 per lire 12,587,424.24, talché i primi hanno ecceduto i secondi di lire 319,008.34.

A questa eccedenza, addizionati i irutti ac­ creditati' ai depositanti per l’anno 1909 in lire 562,662.79, troviamo un accrescimento del loro credito di lire 881,671.13.

Infine diremo, giacché il conto rendite e spese rispecchia 1’ espansione della vita dell’Isti­ tuto, che le rendite lorde ammontarono a lire 906,233.61 nel 1908 e a lire 1,014,059.09 nel 1909 e lo spese a lire 735,061 nel 1908 e a lire 763,232 nel 1909.

Quanto alla beneficenza furono erogate lire 81,820.90. Ed è a notare che dalla fondazione della Cassa ad oggi furono erogate lire 619,422.79 le quali però non rappresentano ch e'in parte il contributo prestato a scopi di beneficenza e di pubblica utilità, dovendosi anche tener conto di quanto costituisce la differenza fra i saggi nor­ mali d’ interesse .e quelli di favore applicati a varie operazioni speciali, cioè ai depositi a pic­ colo risparmio e ai prestiti alle istituzioni coope­ rative ed agricole, che importa oltre lire 30,000 annue.

L a Relazione fa rilevare che le risultanze dell’ esercizio, si compendiano in lire 1,014,059.09 per rendite, lire 763,232.54 per spese e lire 250,826.55 di utile netto.

L ’aumento determinatosi nel 1909 è di lire 19,654.22.

lì patrimonio della Cassa, escluso il fondo per le oscillazioni dei valori, da lire 2,307,195.13 quale era alla fine del 1908, aumentato dagli utili del passato esercizio, dedotte le elargizioni, raggiunse al 31 dicembre 1909 la somma di lire 2,483,021.68. Aggiunto il fondo per le oscilla­ zioni dei valori, il capitale accumulato dalla Cassa si eleva a lire 3,136,249.99. Confrontato col cre­ dito, dei depositanti, esso costituisce un margine di garanzia del 14.86 per cento, mentre al 31 di­ cembre 11.08, tale percentuale era del 14.64 per cento.

L ’ iucremento del patrimonio, si risolve in maggiori garanzie pei depositanti, ed in una più . larga soddisfazione di bisogni e ili utilità di pub­ blico bene. Coll’ incremento patrimoniale rimane quindi assicurata la maggior diffusione dell’ opera benefica dell’ Istituto.

La Cassa di risparmio di Udine, conclude la Relazione, nata per ordine di tempo la l l 9 a fra le Consorelle italiane, occupa ora il 20° posto per 1’ entità del patrimonio.

R

i v i s t a

B

i b l i o g r a f i c a

P r o f. Eug-en v o n P h ilip p o v ic h . - Die E nt-wicklung der wìrtschaftspolitischen Id em in 19. Jahrhundert, 6.a edizione. — Tubingen, I. C. B. Mohr, 1910, pag. 144 (M. 1.60). In queste brevi, ma dotte e geniali pagine, l’Autore si propone di dare uno sguardo d in­ sieme agli ideali sui quali i diversi partiti politici presero la loro posizione riguardo ai problemi eco­ nomici. E, come si comprende, il compito non era davvero facile, poiché nel X I X secolo l’evoluzione dei fatti, delle idee e delle teorie è stata così ampia e profonda, che soltanto un alto ingegno poteva affrontare un tema simile. L ’ Autore, forse perchè ha saputo restringere in breve spazio lo svol^jininto della wua trattazione e perciò su alcune questioni ha piuttosto sorvolato senza troppo approfondire, è però riuscito a formare un quadro abbastanza chiaro dell’ economia politica nel secolo scorso.

La trattazione è divisa in sei capitoli cia­ scuno dei quali è consacrato ad uno dei partiti economico—politici considerati dall Autore. Il pi imo riguarda il liberalismo economico, del quale cerca di dimostrare la scarsa efficacia e la continua sconfitta della teoria del libero scambio di fronte alla potenza crescente del capitalismo ed alla in­ vadenza dell’ elemento storico sulla economia so­ ciale. Il secondo capitolo tratta dei conservato­ rismo e distingue il movimento di questo partito nei primi 40 anni del secolo, durante il quale periodo fu dominante, mentre negli ultimi 7U anni sotto un certo aspetto cominciò a decadere e sotto altri aspetti dovette acconciarsi a riforme certa­ mente non desiderate. Nel terzo capitolo l’ Autore esamina il socialismo e cerca dimostrare le con­

traddizioni delle aspirazioni di questo partito nei concetti di libertà ed eguaglianza, specie riguardo al principio della proprietà privata. Esamina quindi la situazione del socialismo in Inghilterra ed in Francia e si sofferma a considerare le idee di Robertus, di M arx-Engels e Lassalle.

I capitoli successivi sono rivolti ai sozial- politik ed agli agrari, e 1’ ultimo, quasi riassun­ tivo, esamina la situazione attuale e rileva la contraddizione tra la apatia ( Ablehung) del li­ beralismo economico e la attiva propaganda del capitalismo.

Sebbene l’Autore dia preponderante studio alle condizioni economiche della. Germania, il suo lavoro riesce molto istruttivo e in molte pagine le acute e sintetiche osservazioni dimostrano tutta la competenza colla quale fu concepito e dettato questo importante scritto.

V ic o m t e G . d ’ A v e n e l. - Les Riches depuis sept cents ans (Revenus et bénéfices, appoin- tements et honoraires). — Paris, A. Colin, 1909, pag. 385 (4 fr.).

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598 L ’ ECO N O M ISTA 18 3ettembre 1910

Nel volume che presentiamo ai nostri lettori l’ Autore ha forse affrontato un tema troppo d if­ ficile, intorno al quale tanti altri in varie epoche si sono affaticati. Paragonare le ricchezze degli individui e degli Stati in epoche lontane do­ manda un minuto esame delle condizioni dei di­ versi periodi per poter stabilire sui prezzi delle cose, sul modo di computare i valori e sopra'tutto sulla potenza di acquisto della moneta, in cui ogni valutazione si traduce, una unità di misura che valga a ridurre omogenee le quantità di cui si discorre. A vero dire l’ Autore nella sua Pre­ fazione mostra di conoscere tali difficoltà e di rendersi conto della necessità di superarle, cita anzi i suoi lavori precedenti nei quali si è oc­ cupato. in modo però non troppo esauriente, del ragguaglio delle monete e della loro potenza di ; acquisto, ma poi nel volume non istituisce quasi mai tali ragguagli e dà le cifre assolute. Ora che ci importa sapere che nel 1450 il bilancio di Carlo V II ammontava a poco più di un milione i di franchi, mentre la lista civile di Napoleone III saliva a 21 milioni della stessa moneta, se d’ al­ tra parte sappiamo che ad esempio nel 1450 un bue valeva dieci franchi ed ora ne vale 400 ? se sappiamo che un notaio a servizio della corona riceveva 50 scudi l’ anno; un mastro muratore era pagato con-otto o dieci soldi la settimana?

E ancora abbiamo trovato molto frequente- i

mente nel volume, indicato, per esempio, il nu­ mero dei milionari di cinque o sei secoli or sono, e paragonato detto numero a quello dell’ epoca ; presente senza tener conto che la popolazione di Francia è da allora più che raddoppiata, il che modifica necessariamente il rapporto esposto dal- 1’ Autore.

Il lavoro del Vicomte d’ Avenel avrebbe acqui­ stato un grande valore scientifico se 1’ Autore avesse avuta la pazienza da Certosino di ridurre il valore della moneta secondo la potenza d’acqui­ sto nelle diverse epoche e se avesse tenuto conto delle modificazioni avvenute almeno nel numero della popolazione.

Ciò nonostante questo volume in cui sono raccolte ed esposte con brillante stile e con acu­ tezza di osservazione, tante notizie di epoche lon­ tane sulla fortuna privata, sugli onorari dei fun­ zionari, sulle rendite di artisti, scritturi, poeti, militari, preti, magistrati, medici, chirurghi ecc. è oltremodo istruttivo ed interessante, ed ag­ giunge un nuovo elemento alla fama che giusta­ mente si è meritata l’Autore.

P r o f. R . S. O sb orn e. — Praticai arithmetic-exam­ ples and exercises. — London, E. Wilson,

1910, pag. 270.

Con metodo molto semplice e chiaro l’Autore ha compilato questo trattato di aritmetica desti­ nato specialmente agli studenti. Dalle prime ele­ mentari operazioni e dalle più semplici nozioni sui nnrneri, l’Autore guida lo studioso fino alle meno facili teorie del l’ari tmetica. Per conservare al suo trattato il carattere pratico, molti esempi ed esercizi sono intercalati alla esposizione dei principi, così che chi vuol imparare può in certo modo accertarsi dei propri progressi svolgendo gli esercizi che sono contenuti nel volume.

Così pure le teorie elementari della mate­ matica sono applicate alle quotidiane esigenze degii nomini di affari mediante la trattazione delie operazioni più in uso, cioè, interessi, an­ nuita, sconti, cambi, ecc.

P r o f. K a r l K a u t s k ij. — Vorläufer der neueren Socialismus. I I Band (Der Kommunismus in der deutschen Reformation). Stuttgart, J. H. W . Dietz, 1909, pag. 332.

Abbiamo reso conto nel numero del 28 agosto dell’ Economista del primo volume di questo in­ teressante e dotto lavoro del prof. Kautskij. Nel secondo volume prosegue l’ Autore a discorrere, con sobria ed incisiva parola dei precursori del Socialismo e del ComuniSmo nel tempo della R i­ forma ; e dà il primo posto a Lutero, dopo aver rapidamente tratteggiato il movimento ri­ formista in Germania ; ci dà quindi la biografia del Münzer e delia sua prigionia. Il secondo ca­ pitolo è rivolto alla setta dei ribattezzati, espo­ nendo la loro dottrina e la loro propaganda nella Svizzera, nel sud della Germania ed in Moravia; quindi tratta della guerra che essi determinarono e della rivolta di Münster fino alla sua caduta.

Con molta dottrina e talvolta anche con molta arte, l’ Autore ravvicina le teorie che prevalsero in quelle sette alle teorie dei Socialisti e Comu­ nisti moderni e molte volte, conviene riconoscerlo, i tentativi dell’ Autore riescono a mettere in nuova luce fatti ed idee ed a vedere corrispon­ denze di pensieri che meno facilmente si potreb­ bero avvertire senza la solida ed intelligente

guida dello scrittore. J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Ecco il valore delle azioni delle So­ cietà anonime italiane al 31 agosto 1910:

Differenza Istituti vii Credito

Fine agosto 1910 895,000,000

sul mese precedente + 4,099,000 Società di Trasporti «41,000,000 — 7,000,000 Metallurgica, Meccanica

e Mineraria 356,000,000 2,010,000 Gas ed Elettricità 239.000,000 H- 2,000,0 >U Industria Zuccheri 189,000,000 — 9,000,000 Condotte d ’acqua 97,923,600 — 12,400 Pro.lotti Chimici 72,000,000 — 1,000,000 Tessitura e filatura 236,000,000 — 4,000,000 IVI oli ni 51,380,000 242,000 Automobili 32,000,000 -t-

-- -- _

Imprese immobiliari 188.075,000 + 605,00 > Industrie diverse 284,000.000 + 2,000,000 Totale 3,4S3,378,600 + 7,934,600

— Ecco alcune notizie circa le ferrovie fe- derali svizzere nel 1909:

L ’eccedenza dei prodotti sulle spese aumentò, Gottardo incluso, da L . 46,626,044 nel 1908 a 53,990,151 ; il conto profitti e perdite presenta un disavanzo di L. 4,091,019.

(7)

18 settembre 1910 L ’ ECONOM ISTA 599

Il risultato è migliore del previsto e la causa deve ricercarsi specialmente negli effetti delle mi­ sure di economia.

Il coefficiente d’esercizio diminuì dal 72.28 per cento nel 1908, al 70.32.

La lunghezza reale della rete federale è di chilometri 2683; la lunghezza esercitata è di chilometri 2729.

L ’ amministrazione esercita 553 chilometri di lineo appartenenti ad amministrazioni estere, tra le quali la Iselle-Domodossola (19 chilometri) ; il tronco Pulo (frontiera) Lurico (14.6 chilometri) appartenenti alle Ferrovie di Stato italiane ; con- tinua poi ad esercitare, la linea Giura-Semprone, li 9 chilometri di ferrovie secondarie e 40 chi­ lometri di ferrovie appartenenti alla rete fran­ cese P. L. M.

I prodotti lordi dell’ esercizio ammontarono a L. 165,540,662, delle quali lire 66,547,052 viag­ giatori, lire 92,288,032 merci e lire 6,705.438 diversi.

Negli ultimi tre anni 1’ aumento medio di prodotti del traffico (viaggiatori), Gottardo escluso, fu del 5.77 per cento ; nel 1909 fu soltanto del- 1’ 1.91 per cento.

La differenza in meno di 1,542,848 lire si attribuisce in generale alle sfavorevoli condizioni meteorologiche durante la stagione dei viaggi e delle escursioni.

Le spese di esercizio ammontarono a lire 111,550,171, con una diminuzione di 3,614,955 lire rispetto all’ esercizio precedente e di lire 6,489,529 rispetto al preventivo. Tale diminuzione è dovuto essenzialmente ai seguenti fattori : ri­ duzione dal personale, minore consumo delle ma­ terie e riduzione delle spese per la manutenzione degli impianti fissi e del materiale.

Le percorrenze hanno subito una riduzione di circa 2 milioni di locomotive-chilometri.

La dotazione del materiale era la seguente:

Locomotive a scartamento normale 1,182

» » ridotto . 33

Totale 1.215 Carrozze a scartamento formai e . . 3,051

» » ridotto . 93

Totale 3,144 Carri a scartamento normale . . . 14,754 » » ridotto . . . . 129 Totale 14,883

- A tale dotazione bisogna aggiungere 919 vei­ coli di servizio e 54 carri spazzaneve a scarta­ mento normale e 6 veicoli di servizio e 1 carro spazzaneve a scartamento ridotto.

— Un supplemento al « Bollettino Ufficiale » del Ministero di Grazia e Giustizia pubblica una circolare inviata dal ministro on. Pani, alle au­ torità giudiziarie del Regno circa la conven­ zione internazionale sulle procedure civili,

stipulata all’A ja il 17 luglio 1905, che ha sosti­ tuito la prima convenzione del 14 novembre 1896 £.ulla stessa materia ed il protocollo addizionale del 22 maggio 1897. La nuova convenzione è entrata in vigore negli Stati contraenti (Austria-

Ungheria, Belgio, Danimarca, Francia, Paesi

Bassi, Germania, Lussemburgo, Norvegia, Russia, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera, Svezia) ii 27 aprile 1909. La circolare ministeriale, men­ tre accompagna il testo ufficiale della convenzione con a fianco il testo italiano, premessi alcuni cenili sulla portata di talune fra le più rilevanti disposizioni della convenzione stessa, circa la no­ tificazione degli atti giudiziari, le rogatorie, la « cautio judicatum solvi » , avendo specialmente riguardo ai rapporti che le autorità giudiziarie del Regno verranno ad avere con le autorità esistenti in paese estero e quindi nell’ intento di assicurare una costante uniformità nello svol­ gimento dei rapporti stessi.

Il supplemento pubblica in numerosi allegati il tenore delle principali dichiarazioni che il no­ stro Governo ha creduto di fare agii Stati esteri per quei casi in cui la convenzione subordinerà in effetto una data norma al consenso dei singoli Stati contraenti.

Il ministro chiude la sua circolare rilevando come la convenzione abbia confidato nell’ inizia­ tiva dei singoli Stati contraenti per un accordo parziale su speciali materie che male si sareb­ bero prestate ad una disciplina comune per tutti gli Stati, come ad esempio la materia delle spese e quella relativa alla lingua in cui debbono es­ sere compilati gli atti e la traduzione che deve accompagnarli. Già esistono accordi di questo ge­ nere tra 1’ Italia ed alcuni Stati. Di nuovi patti sono in corso proposte concrete, mentre di altri, presentandosene l ’opportunità, il Governo italiano non mancherà di farsi promotore.

Il ministro Fani conohiude confidando che le autorità giudiziarie sapranno porre il mag­ giore impegno affinchè il nostro paese corrisponda alle alte finalità di giustizia che si proposero di raggiungere con la convenzione gli Stati con traenti.

— I resultati dell’ ultimo censimento in­ dustriale della Repubblica Argentina hanno

fatto rilevare i grandi progressi fatti da questo paese nel campo delle industrie nell’ ultimo de­ cennio.

Attualmente sono in attività le seguenti fabbriche :

in Buenos Ayres ( c i t t à ) ... 10,349 nella provincia di Buenos Ayres. . . 8,647 » » » Entre Ríos . . . . 1,319 » » » Santiago dell’Estero. 261 » » » Catamarca . . . . 225 » » » La Riosa... 75 -> » » San Juan . . . . 27 » » » San Luis . . . . 188 nel territorio del C h a c o ... 114 nella gobernación del Chubut . . . . 65 nel territorio di Formosa . . . 43 nella gobernación de la Pampa. . . . 207 nella provincia di Los Andes . . . . 1 » » » Los Missiones. . . 199 » gobernación de! Neuquen . . . 4U » » nel dio Negro. . . 83 » » di Santa Cruz. . . 17 » Tierra del F u e g o ... 8

Tutte queste fabbriche rappresentano un ca­ pitale dichiarato di pesos 508,347,533 la cui pro­

duzione annuale ammonta a pesos 930,347,076.

(8)

600 L ’ ECO N O M ISTA 18 settembre 1910

Nelle provinole e nei territori nazionali vi j sono attualmente 3409 emopoli (badegas) ohe rap­ presentano un valore di pesos 65,376,511 e 37 fabbriche di zucchero ( ingenios) ohe hanno un valore di 74,222,933 pesos. Aggiungendo queste I somme a quella che rappresenta i valori delle fabbriche, si avrà un capitale di 645,946,977 pesos, che rappresenta il valore totale di tutti gli stabilimenti industriali dell’ Argentina, ecce­ zione fatta di quelli delle proviucie di Santa Fè, Corrientes, Mendoza, Tucuman, Salta e Jujui, per le quali non si hanno ancora dati statistici precisi. La divisióne del commercio del ministero di agricoltura ha però l'atto un computo appros­ simativo dei dati corrispondenti delle sei pro­ vincia il cui censimento non è ancora terminato. Secondo tale computo, gli stabilimenti delle sei provincie in questione sarebbero 5500 con un !

capitale dichiarato di pesos 125,000,000. :

Facendo un riassunto generale approssima­ tivo, le fabbriche che attualmente funzionano I nell’Argentina rappresentano un capitale dichia-

j

rato di 770,620,977 pesos e producono per pesos | 1,337,512,300.

— Il demanio forestale del Regno di

Prussia comprende una estensione di 2,747,500

ettari, dei quali 2,450,000 sono terreni forestali ad alto fusto, cioè redditizi.

I nuovi terreni acquistati dallo Stato a scopo di rimboschimento dopo il 1870, misurano ettari 231,600.

L ’ ultimo bilancio dell’azienda forestale prus­ siana chiude con queste cifre :

Entrate ordinarie L. 153,375,000 » straordinarie » 9,575,000 Totale L , 162,950,000 Spese ordinarie L. 73,925,000 » straordinarie » 12,775,000 Totale L. 86,700,000 Utili netti L. 76,250,600

in ragione all’ incirca di L. 33 ad ettaro. La Prussia, adunque, dopo aver soddisfatto a tutte lo spese dell’ amministrazione forestale ed avere speso oltre 10 milioni di lire per nuovi acquisti, ha ricavato dalle sue foreste un pro­ vento di oltre 76 milioni.

RASSEGNA DEL ( O H I O U

H

Il commercio italiano. — Ecco il rias­

sunto dei valori delle merci importate ed espor­ tate, in e dall’ Italia per categorie, pei primi 7 mesi del 1910 :

Importazione

V alore d e lle m e rci im p orta te d a l 1° genti, a l 131 lu g lio 1910 Spiriti, bevande Lire 48,415,101 Differenza sul 1909 Lire 6.254,484 Generi coloniali 36,109,898 + 2,059,888 Prodotti chimici med. 71,041,505 H- 12,120.522

Colori 23,611,185 4- 911,376

Canapa, lino 29,603,625 -f- 3,906,111 11,000,087

Cotone 182,080,022 —

Lana, crino, peli 101,036,675 -+■ 8,572,654

Seta 99,859,473 — 1,213,562 Legno e paglia 107,256,497 + 2,212,864 Carta e libri 30,773,453 + 3,659,243 Felli 70.523,632 -I" 6,012.631 Minerali, metalli 317,833,719 — 8,779,013 Veicoli 21,379,692 ,

--

185,143

Pietre, terre e cristalli 209,289,130 + 4,796,109 Gomma elastica 40,363,565 +- 8.437,125 Cereali, farine e paste 217,413,136 — 23.672,961 Animali e spoglie anim. 180,592 871 — 29,391,921 Oggetti diversi 29,258,076 + 6,198,998 Totale, 18 categorie 1,706,441,355 — 21.531,350 Metalli preziosi 11,856,300 + 7,717,200 Totale generale 1,808,297,655 — 13,864,150 Esportazione. Spiriti, bevande Valore delle dal 1° genn. Lire 91,387,208 merci esportate al 81 luglio 1910 Differenze sul 1909 Lire + 26,082,288 Generi coloniali 5,163,276 -4- 57,492 Prodotti chimici med. 43,562,727 + 9,168,286

Colori 5,640,364 + 1,239,362

Canapa, lino 42,097,754 4,580,008

Cotone 82,589,174 15,446,211

Lana, crino, peli 16,395,845 + 576,000 27,386,726 Seta 323,878,362 Legno e paglia 34,369,297 + 5,618,105 Carta e libri 15,545 419 4- 2,109,499 Pelli 41.090,780 + 7,079,338 Minerali, metalli 40.024,685 ¡3,2-18.9 iO -H 5,581,074 Veicoli — 2.474,635

Pietre, terre e cristalli 53,750,597 16,327,015

-4-5.943,876

Gomma elastica + 2,879,060

Cereali, farine e paste 155.255,401 + 16,421,614 Animali e spoglie anim.. 121,177,297 + 13,086,932 Oggetti diversi 32,149,627 -4- 5,861,749 Totale, 18 categorie 1,133,600,723 + 82,883,517 Metalli preziosi 39,872,200 10,426,900 Totale generale 1,164,472,923 + 72,456,6L7

La produzioni mondiale dello lana

Alla Relazione deU’on. Eugenio Bona, membro della Commissione reale per 1’ industria laniera sui miglio­ ramenti da apportarsi all’ industria stessa — Relazione che il Sole pubblicò integralmente in appendice — sono unite ampie statistiche sulla produzione e sul consumo della lana, dalle quali stralciamo quanto segue:

La produzione della lana nel mondo è in continuo progresso, sia in qualità come iri quantità.

Nel tempo stesso che il consumo di questo tessile, cresce pel naturale aumento delle popolazioni e per il migliorare delle condizioni economiche social:, la pa­ storizia si diffonde, con criteri e forme industriali, nei vasti territori ancora incolti e la produzione vi fa ra­ pidi progressi.

(9)

18 settembre 1910 L ’ ECONOM ISTA BOI

Solo la produzione del cotone ha fatto progressi che si possono paragonare a quelli della lana, mentre la seta nello stesso periodo di tempo vide la sua pro­ duzione aumentale in proporzioni di molto minori ; e quasi stazionaria è quella del lino.

La produzione mondiale della lana non si può co­ noscere se non per valutazione approssimati va, sia per la mancanza dei dati statistici relativi a molti paesi, sia per le notevoli oscillazioni in quantità, cui tale produzione è soggetta. . . . .

Nel 1900 si faceva ascendere a 515 milioni circa il numero dei capi di razza ovina e a 12153 milioni circa di chilog. la produzione mondiale della lana allo stato naturale.

L ’Asia è fra le parti del mondo, quella che pos­ siede il minor numero di ovini e la sua produzione nel 19C0 non era che di chilogrammi 124,122,000 allo

stato naturale. .

L’ esportazione delle lane asiatiche eccedenti gli scarsi bisogni locali, si dirige in gran parte verso 1 porti inglesi, e in quantità minore agli Stati Uniti di America ; e sono nella quasi totalità lane ordinarie che servono alla fabbricazione dei tappeti e tessuti per

mobilio. ,

La produzione d ’ Europa si facev,a ascendere nel 1900 a 428 milioni di chilog. allo stato naturale, ed il numero degli ovini a 200 milioni circa — cifra, supe­ riore a quella di qualunque altra parte del mondo. L ’ industria armentizia è però da qualche anno in no­ tevole diminuzione, specialmente in Inghilterra, in Francia e nella Germania.

La concorrenza delle lane esotiche è causa di que­ sto progressivo decadimento. Le lane d ’Australia e della Piata arrivano nei porti d ’ Europa in condizioni così favorevoli da provocare in molte regioni il gra­ d u a i abbandono degli ovini per 1’ allevamento del grosso bestiame, e la destinazione dei terreni a colti- vaz'oni più proficue.

Per contro l’ industria tessile fece grandi progressi, per cui, oltre alla produzione sua propria, l’ Europa impiega anche gran parte di q u e lla forestiera.

L ’ importanza dei progressi fatti dall industria si può desumere da queste cifre che rappresentano la soia importazione dell’Australia:

Anno 1820, balle importate dall’ Austria n. 422 ; anno 1907 balle importate dall’ Australia, n. 2,103,090.

Le origini dell’allevamento ovino in Australia non risalgono oltre al 1788.

Un primo esperimento fatto in quell epoca, ilicio- ciatido i montoni del Capo colle pecore importate dal- 1’ India a scopo di vettovagliamento delle colonie, diede risultati che incoraggiarono ad estendere la produzione.

La qualità della lana venne in seguito migliorata coll’ importazione di montoni provenienti dall Irlanda; finché nel 1797 vi si introdusse il vero « merinos ».

In fine altre varietà di lana si ottennero coll incro­ cio delle razze « Leicester », « Lincoln », « Cotwold » e

« Southdown ». . . . .

I progressi fatti dall’ industria pastorizia m Au­ stralia si riassumono in queste cifre: nel 1792 esiste- vano 105 montoni : nel 1861 ne esistevano 26,000,000 ; nel 1871 ne esistevano 49,000,000 ; nel 1881 ^ esiste­ vano 78,000,000; e nel 1891 ne esistevano 106,260,000. A quest’ ultima cifra occorre aggiungere ancora il gregge della Nuova Zelanda che ascendeva nel 1891

a 18,026,000 capi. . . ..

La maggior parte della superficie dell Australia (che corrisponde ai 8 quarti di quella di Europa) non è altrimenti utilizzata che per la pastorizia.

Molte regioni sono quasi deserte, ma la vegeta­ zione per quanto scarsa, vi è costituita da erbe che presentano una straordinaria resistenza alla siccità.

L’allevamento ha carattere ultra estensivo e vi sono greggi che contano 400,000 pecore.

I terreni venivano dapprima concessi dallo Stato — possessore di diritto di tutte le terre coloniali va­ canti * — oggi il regime delle concessioni e stato sop­ presso, ed i domini vengono venduti oppure concessi

in locazione. ,. - n

La vendita vien fatta sulla base di fr. 6^.o0 per ° ” ULat locazione si tratta generalmente sulla base di 25 centesimi annui per ettaro. , „

Secondo una statistica del 1898, il i per cento delle terre sono possedute a titolo di proprietà ; il 40 per

•*- -i . » ______ « r i i l r » A r o .f cento sono date

ancora inoccupato,

locazione ed il 58 per cento era

I montoni vagano liberamente sulle terre. Gli ovili sono inutili stante la mitezza degli inverni e quasi ovunque i mandriani sono stati sostituiti da barriere costrutte con fili di ferro su pali di « eucaliptus ».

In tal modo per la custodia di greggi da 50 a 80 mila capi non occorrono più di 10 o 20 persone ; in una di quelle masserie nel 1908 il servizio della stazione con 120,000 capi era assicurato con appena 20 persone.

II solo momento nel quale i greggi vengono ra­ dunati si è quello della tosatura, la quale ha luogo da luglio a settembre secondo la latitudine.

La prima operazione è quella della lavatura degli animali (salto) che ha per doppio scopo di sgrassare la lana e di distruggere i parassiti che danneggiano i velli. Ciò si ottiene facendo attraversare ai montoni un corso d ’acqua oppure una vasca costrutta apposi­ tamente.

In passato la tosatura si eseguiva a mano, ed in tal modo si procede attualmente nelle piccole masse­ rie ; ma nelle stazioni importanti e bene organizzate si pratica oggigiorno la tosatura meccanica per m zzo di apparecchi azionati dal vapore o da aria compressa. Con ciò si ottiene una notevole economia- si calcola che la spesa sia di 25 centesimi per ogni pecora.

La lana di Australia è notevolmente soffice, ela­ stica, brillante e perciò molto adatta per la tessitura. Parte della produzione viene venduta in sui ino, parte viene lavata negli stabilimenti indigeni.

L ’esportazione si fa in balle del peso di circa 890 libbre inglesi.

La quantità di lana prodotta nell’ Australia varia naturalmente col numeroMelle pecore, il quale è ec­ cessivamente variabile per se stesso.

Il massimo prodotto si ottenne nel 1891 ‘in 568 mi­ lioni di chilog. con 125 milioni di pecore; il minimo nel 1902 in 289 milioni con 92 milioni di chilog. di pecore.

Da quest’ ultima epoca la quantità è andata rego­ larmente aumentando.

Il prodotto del 1994 fu di 880 milioni di chilog. Ad eccezione del 10 per cento che viene trattenuto in paese dalle manifatture è pettinature locali, il ri­ manente della produzione viene tutto esportato.

Attualmente l’esportazione si può suddividere come segue: per il continente Europeo 57 per cento ; per le Isole Britanniche 26 per cento; per gli Stati Uniti d ’America 6 per cento; per la Cina, India e Giappone 1 per cento.

La produzione delle due Americhe si faceva ascen­ dere nel 1900 a 850 milioni di chilog. così suddivisi : America del Nord ovini 42,098,000, produzione chilog. 198,458,000 ; America del Sud ovini 104,876,000, produ­ zione chilog; 230,980,000.

Quella dell’America del Nord non ha per il com­ mercio internazionale importanza alcuna essendo tutta utilizzata dall’ industria laniera locale. D’ altronde nonostante le grandi estensioni di terreni ancora ver­ gini, esistenti in quel vastissimo paese, non è presu­ mibile che la produzione della lana possa prendervi grande sviluppo, ostandovi ragioni di clima.

Solivi altre ricchezze naturali che convengono meglio alla natura di quel suolo ed al carattere dei suoi abitanti, e la produzióne del grano e del cotone hanno molto più probabilità di prendere il sopravvento su qualsiasi altra coltura.

L ’ America del Sud esporta quasi totalmente la sua produzione, la quale va così suddivisa:

Kg. 167,610,090 » 3,298,000 » 679,000 » 4 ,488,000 » 6,795,000 » 9,060,000 Kg. 230,930,000 Per 1’ allevamento degli ovini I’ America del Sud trovasi in condizioni così favorevoli come l’Australia, e perciò costituisce per l’ industria analoga europea una concorrenza delle più temibili.

L’ esportazione annuale di lana del Piata salvo qualche oscillazione segnò un rapidissimo progresso come risulta dai seguenti dati :

(10)

602 W E CO N O M IST A 18 settembre 1910

Anno 1866 . . . . Kg.

(In suoi de) 78,000,000 » 1870 . 88,000,000 » 1875 . . . . » 98,000,000 » 1880 . . . . » 120,000,000 » 1885 . . . . » 175,000,000 » 1890 . . . . » 185,000,000 » 1895 . . . . » 198,867,000 » 1900 . . . » 180,294,000 » 1905 . . . . » 206,568,000 » 1906 . . . . » 198,414,000 » 1907 . . . » 208,880,000 Da qualche anno però il progresso nell’ allevamento si è arrestato, se pure non vi ha diminuzione.

Infatti la sostituzione progressiva della coltura agricola alla coltura pastorale in tutta la zona vicina al mare, e lungo il corso dei grandi fiumi, sospinge lentamente le greggi verso l ’ interno del paese, nella legione vicina alle Ande.

Ora questa regione è fissai meno favorevole all’ al- levam rito perchè scarsa di acque ; e nelle estati asciutte il gregge è in pericolo di morire di sete, cosi come avviene in talune parti del centro australiano.

Nonostante questo fenomeno naturale della lenta trasformazione delle colture, comune a tutti i paesi che sono in via di progresso, restano tuttavia delle vastissime regioni che forniranno ancora per lungo tempo delle grandi quantità di lana.

La maggior parte degli ovini del Sud America proviene da montoni di Rambouillet o del Lincolnshire. I due tipi indigeni primitivi sono ormai scomparsi.

La produzione è costituita quasi in parti uguali di lane « merinos » e lane incrociate. La produzione di queste ultime, tende però ad aumentare. In tutta la provincia di Buenos Ayres, ove I’ estendersi delle vie di comunicazione favorisce sempre più l’agricoltura si produce ora quasi esclusivamente il tipo medio e ordinario. Le incrociate fini si fanno sempre più rare.

In complesso, le lane d ’America sono per alcuni riguardi meno pregiate di quelle australiane, le quali hanno per conseguenza, a parità di finezza, un mag­ gior valore del 5 6 per cento.

Tra le buone « merinos » d ’America sono più ap­ prezzate per carattere e robustezza quelle dell’Uruguay, ma non possono mai gareggiare per finezza con molte altre provenienti dall’ Australia.

Il continente africano non richiama per la po a entità della sua produzi ne a particolari considerazioni.

La cifra totale degli ovini si fa ammontare a 28 milioni circa, producenti annualmente 60 milioni di chilogrammi.

Lane corte e fini e più specialmente adatte per carda sono quelle delle colonie inglesi (Capo di Buona Speranza e Orange) che contano circa 19 milioni di pecore.

Quanto al Nord dell’ Africa, e cioè alla regione mediterranea, il numero degli ovini si calcola ascen­ dere a 8 u ilioni e la produzione a 15 milioni di chi­ logrammi.

Lane poco dissimili dalle spagnole nel carattere, ma più ordinarie e contenenti in grandi quantità il cosidetto pelo canino, servono in parte al consumo locale e il rimanente viene esportato in Francia, dove sono impiegate nella calzetteria.

La cifra della esportazione di queste lane subisco delle oscillazioni notevoli essendoché, secondo che i prezzi sono vantaggiosi o meno, le lane vengono espor­ tate oppure consumate per gli usi locali, cioè tessitura a mano, tappeti, ecc.

Nel complesso la produzione della lana e in au­ mento, e per lungo tempo l’America del Sud e I’ Au­ stralia, che sono i principali fornitori del monde, po­ tranno provvedere largamente ai crescenti bisogni

dell’ industria. ,

Vasti territori dell’ America del Sud attendono tuttora di essere sfruttati e costituiscono una grande riserva per l’avvenire. E quanto all’Australia si vanno attuando studiati sistemi d ’ irrigazione, che eviteranno il r'peters' dei gravi danni dovuti alle periodiche sic cità; secondato da favorevoli condizioni climatiche e aiutato dall’ arte, 1’ allevamento degli ovini nell’ A u ­ stralia potrebbe in pochi anni fare ancora grandi pro­ gressi. Il prospetto seguente fornisce una idea della prontezza, colla quale va ricostituendosi il gregge Australiano che da 106 milioni di capi nel 1892 era caduto a soli 54 milioni nel 1903.

Giova anche notare che la produzione aumenta in ragione assai maggiore del numero delle pecore, e ciò per il più grande rendimento della lana, e per la cre­ scente diffusione delle razze incrociate le quali dànno un prodotto molto più abbondante.

L’ azienda dei Tabacchi

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ITALIA

La diligenti; Relazione sulla azienda dei tabacchi per l’ esercizio dal 1° luglio 1908 al “»0giugno 1909 pub­ blicata dalla Direzione generale delle privative, nota anzitutto come l’azienda stessa siasi chiusa con risu l­ tato talmente soddisfacente da superare le più ardite previsioni.

Essa, come dichiara il Direttore generale comm. | Bolidi presenta un nuovo cospicuo incremento di ri­ scossione su quella già ragguardevole verificatasi nel precedente esercizio, nel quale si ebbe il massimo get- | tito che fino allora avesse registrato la storia del m o­

nopolio dei tabacchi.

Il prodotto lordo si è elevato a lire 16,383,074.08 al I disopra di quello in lire 258,621,095 64, che dell’ eserci- ! zio precedente, raggiungendo cosi la cospicua cifra | di lire 275,004,169.72.

Questa cifra rappresenta per lire 274,887,439.72 il ! gettito proprio del cespite tabacchi, e per lire 116,730, il dazio doganale riscosso pei tabacchi esteri impor- i tati per uso particolare.

Il prospetto seguente offre l’ ammontare delle ven­ dite fatte in Italia delle varie qualità dei prodotti del monopolio: Tabacchi nazionali 1907-1908 Lire 1903-1909 Lire da fiuto 4,089,528.89 13,818,358.21 trinciati 45,359,459.71 45,308,397.30 sigari 140,658,486.22 148,187,641,24 spagnolette 50,004,532.40 57,196,368.98 Totale L. 250,112,007.22 264,510,765.73 tabacchi esteri 1,310,240.60 1,408,076.31 Totale ven. tab. 251,422,247.82 265,918,842.04 al quale aggiun­

te per prodotti

secondari 187,295.10 236,571.00

si ha un totale

generale di L. 251,609,542.92 266,155,413.04 Come si vede da queste cifre continua la discesa dei tabacchi da fiuto, discesa, osserva la Relazione, che dura da oltre un trentennio e che mercè provvedimenti per ragioni facili a comprendere potrebbe arrestare. Hanno pure presentato un 1'gTÌoro minore introito i trinciati ma di poca entità.

Il maggiore consumo si afferma intensamente nei sigari e nelle spagnolette nazionali, che in complesso hanno prodotto un aumento di riscossione per oltre L. 14,721,000 in cui i sigari sono entrati per L. 7,529,000 e le spagnolette per lire 7,192,000. Tra i primi il pri­ mato tocca al tipo fermentato detto « toscano » : fra le seconde quelle così detta « Macedonia » hanno goduto il massimo favore del pubblico.

Seguendo il consueto suo sistema di indagini l’am­ ministrazione delle privative ha raccolto e pubblica i dati che rappresentano il tributo regionale nell’acqui­ sto dei prodotti della sua azienda. Da tale indagine ri­ sulta che codesto tributo che i sigari furono ovunque in aumento nelle regioni dell’ Alta Italia, nelle Marche | e nelle Puglie, nel Lazio ed in Sicilia, e più vistosa­ mente in Lombardia, nel Veneto, nella Campania ed in Piemonte. Le spagnolette hanno continuato il loro movimento ascensionale dappertutto, ma in ispecie nella Campania, nel Veneto, in Lombardia, in Sicilia, in Piemonte ed in Liguria.

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18 settembre 1910 L ’ E CO N OM ISTA 603

Provincie accrebbero la loro potenzialità, ad eccezione di Cagliari, Ferrara, Lecce e Bari che lo scemarono.

Il massimo consumo individuale è affermato nella Provincia di Rovigo con 1,262 grammi in confronto di 1.262 dell’ esercizio precedente; il minimo non p ù nella Provincia di Benevento, come nel passato anno finan­ ziario, ma in quella di Potenza con'grammi 236in con­ fronto di 229 dell’anno antecedente.

Il primo posto in questa graduatoria è pur sempre tenuto dalla Provincia di Livorno. La media generale del consumo per abitante è segnata in kg. 0,539, e quella del contributo in L. 7,757, con un aumento di L. 0,345 sull’esercizio 1907-903. Esposti questi dati var: rebbe la pena di ricercare le cause determinanti di questo rigoglioso progredire delle vendite dei tabacchi. Ma giusta diente nella Relazione si osserva che riflet­ tendo all’ indole di una imposta di consumo eminen­ temente voluttuario, ben si comprende come un movi­ mento di cosi accentuato favore debb i aver avuto il principale suo impulso dalla potenzialità economica dei consumatori via via accresciutisi coll’ accrescersi dei salari e dei guadagni in genere,

Non è da escludersi tuttavia che altri fattori ab­ biano concorso ad assicurare il successo, come le cure dedicate all’indirizzo tecnico ed industriale dell’azienda, e all’ organismo redditizio di essa; la diligenza consa­ crata all’ acquisto delle materie prime.

Da notarsi in proposito che il maggior reddito di L. 14,496,594.22 è solo attribuibile in parte minima al- l’ aumento di popo azione, e cioè in ragione di lire 18,40 0|0 in L. 2,669.000 quale valore di kilog. 188,300 relativo al l’accresciuto numero degli abitanti (3(50,052) mentre 1’ 81.60 OjO in Lire 11,828,000 ha riflesso appunto nelle sempre più floride condizioni dei consumatori.

La bontà dei prodotti contribuisce anche a favo­ rirne l’ esportazione che, secondo la Relazione, da kil. 523,766, per un valore di L. 3,530,947 dell’ esercizio 1907-908, è salita nell’esercizio 1908-909 a kil. 642,296 per un valore di L. 4,434,881 con una differenza in più di kil. 118,530 e di L. 370,391.

L ’Argentina tiene in ciò il primato, e dopo di essa | vengono con importanza decrescente la Germania e ; l’ Egitto. Nuovi mercati esteri si sono aperti in questo , ramo di esportazione italiana, e sono l’Equatore ed il j Brasile.

Una parte importante del documento che stiamo j esaminando è quella che si riferisce all’ acquisto dei ta- ^

bacchi esotici. . ;

La spesa sostenuta per questi ammontò a L re j 29,658,629.47 tratti dai mercati dell’ America del Nord , e dell’ Oriente. Per gli uni, in conseguenza dell’ anda- ¡ mento poco favorevole della stagione, e del conseguente scadimento del raccolto 1903, si ebbe un sensibile rialzo dei prezzi ; per gli altri si provvide in parte anche con | prodotti della Grecia e del Montenegro, che rappre­ sentano, secondo la Relazione, un esperimento di acqui- j sto, trattandosi di foglie che, per le loro caratteristiche, j sono assimilabili ai tabacchi di Turchia.

Circa alla coltivazione dei tabacchi indigeni, la j maggiore produzione per le Manifatture dello Stato si ebbe nei vecchi centri di coltura, ove la coltivazione ; è esercitata in base ai manifesti che sono annualmente j emanati dalle amministrazioni. Per la campagna 1908 questi manifesti stabilivano in piante 139,755,009 il con­ tingente ordinario, con un aumento di piante 2,030,090 su quello della campagna precedente.

E’ da rilevarsi che in questa parie si va facendo rapido cammino, e che lo sviluppo di questa forma di i coltivazione, diverso nelle varie regioni del Regno, e stato specialmente sensibile nell’ Emilia, e si è accen­ tuato nel Veneto, nella Toscana, nell’ Umbria, nella Campania, nella Basilicata, nel Piemonte, nelle Marche

ed in Lombardia. .

Per concludere, ecco la dimostrazione dei risultati economici dell’ azienda:

Rendite generali, compreso il ri­ scosso per dazio doganale sui tabacchi lavorati importati per uso dei privati L.

Spese complessive * bi,ooU,llU.oW Beneficio netto k. 207,153,318.48 he oltrepassa di L. 10,422,636.77 quello di L. 196,730,631.71 vutesi nell’ esercizio 1907-1908 e rappresenta il 7o 0|0

elle rendite generali.

L’Alaska e le sue risorse

Con tal titolo troviamo pubblicato un interessante rapporto del cav. Salvatore Luciano Rocca, Console gen. in San Francisco in California, che qui n p o i- ti amo succintamente.

Primordi dell’ Alaska. - Quest’ estesissima regione

fu scoperta, come è noto, nel 1741 da Vitus Berm„, un navigatore danese al servizio di Pietro il Gran . Nel 1799 il noverilo russo concesse ad una « Compa gnia russo-americana » il privilegio di monopolizzare il commereio delle pelliccie dell’ Alaska, tenendo, m nari tempo, il governo della remota regione, tale commercio fu 1’ unico esercitato nell’ Alaska dai russi, grazie al quale, la lontana penisola da, circa un secolo, era diventatala più grande produttrice di pel- liooie nel mondo. La Compagnia privilegiata mono, o- lizzò tal commercio sino al 1859 ; gli attuali funzio­ nari dell’ Alaska calcolano che essa ne ritraesse un valore superiore ai 100 milioni di dollari. •

Nel 1867 gli Stati Uniti conclusero con ia Russia l’ acquisto dell’ Alaska per la somma 1 7 m ilioni e 200 mila dollari ; ma, già sin d’ altora, era credenza gene­ rale che l’ industria delle pelliccie non avrebbe piu dato gli antichi larghissimi profitti, a causa della larga st 'age fatta dalla Compagnia privilegiata dei piéziosi animali, specialmente della lontra, ohe va rapida­ mente disparendo dalle acque dolci dcil Alaska meri­ dionale, tanto che, attualmente, i profitti dati dal commercio delle pelliccio di quelle regioni, assai inferiore agli altri prodotti d Ile numero e della pe­ sca. A tale sensibile diminuzione ha poi cortamente contribuito lo sviluppo delle risorse minerali di quelle regioni ed il conseguente rapido, per quanto assai relativo, affluire di abitanti. .. „ ,

Periodo di organizzazione. — lauto il Governo, che

il Congresso degli Stati Uniti attribuirono nei primi tempi nell’ annessione ben scarsa importanza alla nuova regione, tantoché, nello spazio di 17 anni, la sola leggo relativa all’ amministrazione dell Alaska tu costituita da un Atto, che stabiliva nel torri orlo un distretto per la percezione delle tasse. Vi stazionava un piccolo corpo di truppe federali per il mantenimento dell or­ dine ed il suo embrionale Governo ba avuto ino a pochi anni fa un carattere autoeratico-militare.

Nel 1884 il Congresso approvò un bill con cui si creava un Governo territoriale civile in una parte dell’ Alaska Us andone la capitale a Sitka, nell isola Baranoff, che era già l’ antico capoluogo russo, (c dove Oggidì sussiste tuttavia prevale, te tra gl indigeni il o lito ortodossi ), con una giurisdizione civile e giudi­ ziaria,-che abbracciava un territorio superiore alle 600 mila miglia quadrate. , ..

Nel 1900 il Congresso dotava l’ Alaska di un codice, che divideva quel territorio in tre distinti distretti «■indiziari, facenti capo alle piccole citta, novella­ mente orto nei centri minerari, di Juneau, Nome e Fairbanks. Durante l’ ultima sessione del Congresso fu, poi, creata una quarta divisione, con Valdez per capoluogo. Una legge del 1906, infine, stabiliva che l’ Alaska avesse un delegato al Congresso ; e, m pan tempo, la sede del Governo veniva trasferita a Juneau.

Amministrazione attuale. — Attualmente il Governo

dell’ Alaska è organizzato nel seguente modo : Alla testa dell’ Amministrazione stanno il Gover­ natore e l’ ingegnere in capo del catasto, il quale è

ex officio il segretario generale del Governo del torri-

torio. Il Governatore e nominata dui Presidente degli Stati Uniti per qu ttro anni; sorveglia gl’ interessi (lei Governo federale; vigila acche le leggi votate dal Con­ gresso sieno applicate ed è il comandante m capo della milizia locale.

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