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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1899, 25 settembre

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN TE RESSI P R IV A TI

Anno X X X Y II - Yol. XLI

Firenze, 25 Settembre 1910

1899

SOMMARIO: Alleanze politiche ed alleanze econom iche — Natura econom ica e disciplina giuridica dei Sindacati fra Aziende — Fil ip p o Vi r g il i, Il Monte dei Paschi nel 1909 — Sul Consiglio Superiore del Lavoro — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Giannino Ferrari, I Contraddittori nelle M agistrature d’Appello di Venezia e nei Consigli di Palerm o e di Verona - Prof. Camillo Supino, 11 mercato m onetario internazionale - Dr. Tullio Schiouoini, Il progresso agricolo in Italia e nel Veneto

Dr. Maurice Travers, L a Convention de la Haye relatil au divorce et à la Separation de corps

L. H. Boudin, Das theoretische System von Karl Marx - Dr. W. Prion, Die Preisbildung an der W ertpapierbörse insbesondere auf dem Industrieaktienm arkt der Berliner Börse — RI VISI A ECO­ NOMICA E FINANZIARIA : Gli scioperi avvenuti in Italia - La Conferenza internazionale per la

disoccupazione - I portatori delle obbligazioni redimibili - Il congresso delle malattie professionali a Bruxelles - Il congresso delle Trades Unions - L ’ impiego dei capitali inglesi MI

lazione agricola della Germania - Il debito pubblico danese _ — RASSEGNA DEL COMMERCIO IN­

TERNAZIONALE : Il commercio francese - Il commercio inglese — L ’Alaska e le sue risorse 1 servizi postali, telegrafici e telefonici in Italia — L a proprietà rurale in Prussia — Cronaca delle Camere di com m ercio — M ercato Monetario e R ivista delle Borse — Società com m erciali ed in­ dustriali — N otizie commerciali

Alleanze non ed alleanze Bramitile

Abbiamo pubblicata nell’ ultimo fascicolo la lettera dell’egregio sig. Giretti colla quale egli ci osserva che non sarebbe applicabile la nostra pro­ posta di stipulare tra gli alleati della Triplice una clausola speciale della nazione più favorita perchè vi osterebbe la lettera e lo spirito del- l’art. 11 del Trattato di Erancoforte. Per tale trattato la Francia e la Germania si applicano scambievolmente il trattamento della nazione più favorita, e quindi i minori dazi che tra gli Stati della Triplice fossero convenuti, la Germania do­ vrebbe concederli anche alla Francia e cadrebbe così il significato della nostra proposta e l’ uti­ lità che essa presenterebbe per cementare la al­ leanza politica.

E l’ osservazione del sig. Giretti è senza dubbio giusta per ciò che riguarda la Germania, la quale finché duri il Trattato di Francoforte, ed evidentemente durerà ancora per molto tempo, si trova legata a concedere alla Francia i dazi che accorda agli Stati indicati nel Trattato.

E nemmeno è da desiderarsi che detta clau­ sola venga abbandonata, giacché, come abbiamo avuto occasione di dimostrare altra volta, la clau­ sola della nazione più favorita, nell’ imperversare del protezionismo sempre più aspro, è ancora il filo che tiene legati i diversi Stati e rappresenta in certo modo un trattato fra tutti i paesi che mantengono detta formula, quasi come un corret­ tivo degli eccessi del protezionismo.

Ciò non toglie però che tra gli Stati della Triplice non possano intervenire patti di vario genere che favorendo il movimento commerciale tra gli alleati non per questo possano essere in­ vocati quale applicazione della clausola della na­ zione più favorita.

Basterebbe una speciale ed abile specializ­ zazione delle tariffe dei tre Stati per creare con­

dizioni che rimarrebbero acquisite soltanto per i contraenti. Il protezionismo non è e non sarà mai esclusivamente un elenco di dazi di confine, ma è tutto un sistema che si esplica in forme sem­ pre più complesse e si svilupperà fino all’ esage­ razione fino all’ assurdo. Il sig. Giretti qualifica di subdole e disoneste alcune delle forme che as­ sume il protezionismo ; il giudizio ci sembra ec­ cessivo, in quanto quelle forme possono essere applicate da ciascuno degli Stati contraenti e sarebbe ben difficile nella pratica di limitare la libertà di azione di uno Stato a favorire la espor­ tazione ed ostacolare la importazione con mezzi interni.

Siamo d’ accordo nel giudicare disonesti quei procedimenti coi quali si influenzano le correnti commerciali col pretesto d e 'l’ igiene, quando l’ igiene sia, come lo è spesso, un pretesto per celare fini economici. Ma in verità non sapremo giudicare in egual modo i ribassi delle tariffe ferroviarie, le restituzioni di dazi, gli esoneri di imposte, ed anche i premi di esportazione. Tutto questo ar­ senale, complicato lo possiamo deplorare sotto il punto di vista della libertà economica, ma esso fa parte del sistema protezionista e quindi non deve nè maravigliare nè essere giudicato con una eccessiva severità sotto un aspetto morale che non entra affatto.

Possiamo immaginare che uno Stato si ob­ blighi a non modificare le tariffe dei trasporti o gli oneri tributari per non modificare i rapporti stabiliti dai trattati di commercio?

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sima scadenza di rinnovare i trattati. Sarà allora il trionfo della scuola tedesca della economia na­ zionale; ogni Stato dovrà far da sé; e il rincaro dei prezzi di tanti prodotti sarà la conseguenza del protezionismo a tutta oltranza.

Da tale esagerazione comincierà la parabola discendente che limiterà le tariffe al solo concetto fiscale e determinerà un quasi libero-scambio?

E ’ difficile indovinarlo, ma è da desiderare che si percorrano presto questi ultimi passi della follia protezionista, nella speranza che dalla mas­ sima follia nasca la saviezza.

natura nomila e bina gioita

dei Sindacati fra Aziende

Disputano da qualche tempo gli studiosi di economia e di diritto sulla natura dei trust e sul trattamento giuridico che ad essi può spettare in relazione alla loro essenza economica. Giusta­ mente molti sostengono una specie di pregiudi­ ziale, che cioè non deve il diritto ostacolare 10 sviluppo dei sindacati tra aziende, ma, quando l’ interesse della generalità lo domandi, regolarne 11 funzionamento sulle basi del diritto comune. Dapprincipio si discuteva, in via generale, se i trust o poóls o sindacati dovessero o no es­ sere considerati come leciti, e sono noti i tenta­ tivi fatti in America, numerosi a parole, ma, a vero dire, timidi nelle disposizioni, che avevano la pretesa di frenare o limitare la costituzione od il funzionamento di detti sindacati.

Contro tale pregiudiziale sta noi crediamo, un principio che dovrebbe essere sempre ed in tutti i casi rispettato. Il [rincipio cioè della as­ soluta libertà degli individui finché tale libertà non leda la libertà degli altri individui o della collettività. La funzione della legge dovrebbe quindi limitarsi a specificare le cose illecite o fino a qual punto altre cose sieno lecite. Al di fuori delle disposizioni di legge deve sottinten­ dersi che tutto sia lecito.

A p riori quindi non si dovrebbe nemmeno

intavolare una discussione se i sindacati fra aziende sieno o no leciti perchè nessuna legge li proibisce e l’ applicazione di alcune disposizioni generiche e vaghe del codice penale che proibi­ sce certi atti che possono adulterare le condizioni naturali (?) del mercato, non possono, senza sfor­ zare il concetto della legge ed il senso giuridico già radicato, essere accettate.

La questione quindi che riguarda i sinda­ cati, a nostro avviso spetta piuttosto al ju r e con­

dendo che al ju re condito. E sull’ argomento pub­

blica un opuscolo molto interessante e concludente il prof. Gino Arias, sostenendo una tesi che ci pare giusta e che, data la importanza della que­ stione, vogliamo riassumere e brevemente com­ mentare.

L ’ Autore sembra accettare l’argomentazione del Barassi che dice : — « se è lecito ad un sin­ golo individuo di produrre un rialzo artificiale in un valore di borsa accaparrandosene la più grande quantità che sia dato raccogliere sul mercato.... »

ma a noi pare che tale concetto non sia esatto. L ’ accaparramento della più grande quantità pos­ sibile di un titolo di borsa, non è evidentemente l’opera di un solo individuo che in apparènza. Se egli può comprare la maggiore quantità pos­ sibile di quel titolo è solo perchè i possessori di quel titolo intendono a torto od a ragione di rea­ lizzare un guadagno od evitare una perdita, ven­ dendo il titolo stesso. Non è quindi economica­ mente l’opera di un solo indi viduo, ma di molti in­ dividui, quelli cioè che costituiscono per quel titolo il mercato i quali agevolano l’ accaparramento vendendo ad un prezzo che ritengono rimunera­ tore e rispondente ai loro interessi. Il separare l’ opera del singolo che compra dall’opera dei molti che vendono, è non solo un errore di fatto, ma anche un erroneo apprezzamento di ciò che si chiama « accaparrare ».

Nè, ben si comprende, tale considerazione è soltanto sottile, perchè su essa, ci pare, si basa la esclusione di quel concetto di immoralità (al- l’ infuori del dolo, della frode o, in genere, del­ l’ inganno) che molti vogliono vedere nell’acca­ parramento diretto ad ottenere il monopolio ; e d’ altra parte la stessa considerazione non è inu­ tile per esaminare la questione che riguarda la na­ tura giuridica ed economica dei sindacati tra aziende.

Se un miliardario od un gruppo di miliar­ dari si prò pongono e riescono nel loro intento di acquistare le azioni di tutto o di quasi tutte le azioni de He Società di navigazione interoceaniche, si deve vedere non solo il loro atto individuale, ma anche quello che risulta dai possessori delle azioni di dette Società che vendono il loro titolo affine di lucro ed agevolano così la costituzione del sindacato.

Premessa questa osservazione, siamo d ’ac­ cordo coll’Autore nell’accettare l’ acuta distinzione del Pantaleoni, tra sindacati di monopoli e sin­ dacati complessi e di federazione. I primi sareb­ bero quelle intese di qualunque genere tra pro­ duttori della stessa merce per regolare i prezzi ed anche altre condizioni di mercato. Tali intese, a torto noi crediamo, così il Pantaleoni come il Marghieri come pure l'Arias, di cui esaminiamo il lavoro, le considerano come monopoli. I tede­ schi hanno la denominazione K artell, da noi tra­ dotta in « cartelli » che in molti casi non hanno nè la sostanza, nè l’ aspetto di monopoli. Se, ad esempio, i produttori di cementi in Italia stabi­ lissero una « intesa » per suddividere fra ciascun produttore la quantità di cemento che annual­ mente deve mettere sul mercato, tale « intesa » potrà anche avere influenza sui prezzi, ma ciò non è necessario potendo ciascun produttore v e n ­ dere al prezzo che stimerà più conveniente al suo interesse; e tale intesa non esclude nemmeno la possibilità che sieno o sorgano altri produttori che si tengono estranei all’ « intesa ».

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2B settembre 1910 L ’ ECO N O M ISTA 611

in questo caso vi è una « intesa » ma non certo un monopolio, perchè alcuni produttori riman­ gono fuori dell’ accordo ed altri possono nascere senza far parte dell’ accordo. Ed anche se si trat­ tasse di una intesa tra produttori « per fissare i prezzi sul mercato » non vedremo ancora la fiso­ nomía del monopolio che vuol dire l’assoluta pa­ dronanza del mercato esercitata da uno o più produttori che fissano i prezzi, subitochè, appena i prezzi salgano oltre un certo limite, possono sorgere nuovi produttori indipendentemente dalla « intesa ».

La distinzione quindi del Pantaleoni'accolta dall’Arias vale quindi soltanto per tener sepa­ rate quelle società o federazioni o trust che si costituiscono coll’acquisto del capitale di tutte o di molte società similiari od affini e che le di­ rigono con unità di azione a scopo di accrescerne gli utili.

E, a nostro avviso, ha perfettamente ragione l’ Autore dell’ opuscolo di cui qui parliamo, e che le considera come vere e proprie società, le quali debbono conseguentemente sottostare al diritto comune, cioè subire le conseguenze dei fatti che colpiscono le singole società di cui possedono il capitale. Quindi non possiamo ammettere il fal­ limento di una delle singole società se non ne subisce le conseguenze, nei limiti, si intende, del capitale versato, la società che quel capitale pos­ siede.

Insomma mentre nelle « intese » rimane sol­ tanto la responsabilità dei singoli, in quanto le « intese » non esigono la creazione di. un nuovo ente economico e giuridico, i trust, o sindacati di aziende, alla responsabilità dei singoli aggiun­ gono la responsabilità dell’ente nuovo creato in quanto questo nuovo ente coi suoi atti abbia as­ sunta effettiva responsabilità giuridica.

E naturalmente sulla questione della diversa nazionalità che possono avere le singole società sindacate e l’ente nuovo, crediamo accettabilis­ sima la conclusione del prof. Arias che e cia­ scuno dei singoli e l’ente nuovo debbano sotto­ stare alla legge del paese dove funzionano.

Con queste considerazioni crediamo giusta ed accettabile la conclusione a cui viene il prof. Gino Arias che suffraga con argomenti molto efficaci e con acuto esame e che qui sotto trascriviamo.

« Sembrano logicamente risultare le seguenti conclusioni. In primo luogo la distinzione econo­ mica del Pantaleoni fra trust monopolio e trust complesso economico, ove sia riconosciuta (e tra i nostri giuristi il Marghieri ha il gran merito di essersi messo su questa via) di fondamentale importanza, non può avere esclusivamente valore economico, ma deve essere altresì il fondamento di una razionale classificazione giuridica tra i sindacati, la quale deve essere piuttosto animata da questa sostanziale diversità di natura, che non da diversità occasionali di atteggiamento esteriore.

« In secondo luogo parmi evidente che la distinzione economica fra sindacato monopolio e sindacato complesso debba tradursi in una di­ stinzione giuridica fra sindacato propriamente detto e società, dal momento che il sindacato complesso economico assume la fisionomia di una

vera e propria società e dal momento che le d if­ ferenze, che possono separare una società unica da un sindacato fra imprese complementari e connesse sono differenze esteriori e accidentali, le quali non alterano la identità del fenomeno.

« In terzo luogo è da concludersi che il ri­ conoscimento dei sindacati complessi per quel che veramente sono, cioè per vere e proprie società, significa accogliere definitivamente e sottoporre ai benefici e agli oneri della leggo comune que­ sta nuova forma d’ impresa, destinata a sicuro avvenire. Il che vuol dire insieme chiudere per sempre quel periodo preparatorio, in cui il sin­ dacato (come a suo tempo l’ anonima) fu giudicato un fenomeno di eccezione, degno o di essere combattuto e respinto o per lo meno di essere trattato con ogni cautela da una legge di ec­ cezione.

« A integrazione però delle precedenti con­ clusioni è necessaria una osservazione. Una con­ venzione, la quale miri a disciplinare o soppri­ mere la concorrenza fra imprese autonome, non dà luogo al fenomeno economico-giuridico della società e perciò il trust monopolio non è di per se stesso una società. Ma è evidente che quarndo la convenzione fra ditte concorrenti non si li­ mita a sanzionare giuridicamente questi rapporti economici tra imprese, necessari e sufficienti per­ chè si abbia il trust monopolio, ma procede ad una vera e propria incorporazione fra le imprese similari e concorrenti, fondendole in un’ unica impresa, allora questa convenzione, anche in tal caso, dà luogo ad una società.

« Il che non contraddice per nulla a quanto sopra abbiamo detto. Perchè se è vero che il

trust monopolio non può essere considerato di

per se stesso società, non avendone i caratteri economici e di riflesso giuridici, e se è vero che questi caratteri si incontrano invece nel trust complesso, non è men vero che il trust monopolio può, indipendentemente dalla sua natura, per un fatto estraneo, che vi si aggiunge, l’ incorpora­ zione, divenire società. Ma allora è dalla incor­ porazione soltanto che nasce la società, non già dal monopolio convenzionalmente instaurato, che di per sè non è sufficiente.

« D ’altronde il trust monopolio rappresenta la forma antica dei sindacati e per esso può per­ sistere il trattamento eccezionale, propenso alle minuziose cautele, che è pi-oprio del regime dei sindacati, mentre pel trust complesso occorre as­ sicurare il trattamento normale, ch’ è proprio del regime della società. Perchè se è pure, fino a un certo punto, concepibile una difesa contro gli ec­ cessi di una organizzata politica monopolistica, è addirittura inconcepibile che si tratti alla stessa stregua una più sapiente e conveniente organiz­ zazione delle forze produttive ».

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Il Monte dei Paschi nel 1909

E stato pubblicato il rendiconto per il 1909 di questo glorioso Istituto tre volte secolare, e vale veramente la pena di segnalarne il progres­ sivo sviluppo e di metterne in evidenza i fatti salienti che accennano alla sua trasformazione o, per essere più esatti, il suo adattamento alle esigenze dell’ economia creditizia moderna.

Coni’ è noto, il Monte dei Paschi comprende tre sezioni : la centrale, che risponde alla fun­ zione originaria dell’ Istituto, facendo mutui a contanti ; il Credito Fondiario, che contrae mutui a cartelle in conformità alle leggi speciali che regolano questa materia; la Cassa di Risparmio, che, insieme al risparmio, esercita anche il cre­ dito agricolo e fa mutui ad Enfi morali.

La Relazione del Provveditore alla Deputa­ zione Amministratrice incomincia col rilevare che, durante tutto il 1909, il Credito Fondiario del Monte ha potuto provvedere completamente da sé al servizio che g l’ impongono le operazioni dalla legge delegategli. Per comprendere l’ importanza morale e materiale del fatto occorre rammentare ohe i clienti, i quali si rivolgono a un Istituto per contrarre un mutuo, mal s’adattavano, fino a pochi anni or sono, a riceverne in pagamento delle cartelle, che poi dovevano, essi medesimi, vendere sul mercato. Il Monte dei Paschi, pei' facilitare queste operazioni e renderle bene ac­ cette, acquistava per conto della sezione centrale le cartelle emesse dal Credito Fondiario, dando ai clienti l’ ammontare in denaro e negoziando le cartelle a seconda delle esigenze di cassa.

Ebbene, nel 1909. per la prima volta dopo quarant anni, il Credito Fondiario ha provveduto da sè al suo servizio senza l’ intervento del Monte, e le sue riserve si sono dimostrate così solide, che ha potuto tener impiegate oltre 330 mila lire in semestralità arretrate, oltre 40 mila in gra­ duatorie e 116 mila in cónti correnti in effettivi contanti. Il figlio, cresciuto vigoroso e sano, non solo non ha più bisogno dell’ aiuto del padre, ma è in grado di fornirgli una larga disponibilità in denaro. I possessori delle cartelle fondiarie non possono che esserne lieti per la loro tran­ quillità.

Constatiamo, infatti, che il commercio delle cartelle 3.50 per cento (le sole che, oramai, si emettono dall’Istituto) procede assai felicemente. Al principio del 1909 erano quotate a L 484, e ve n’erano 45 mila in circolazione, delle quali 17,657 possedute dal Monte, e alla fine dell’anno la loro circolazione era salita a 54 mila e il Monte non ne possedeva che poche centinaia segnate tranquillamente in bilancio al prezzo di L . 494. mentre fuori si vendevano anche ad un prezzo maggiore. E si è verificato anche questo fatto nuovo, che molti depositi esistenti presso la Se­ zione centrale del Monte al 3,25 e al 3 per cento sono stati ritirati per impiegarli nell’ acquisto di cartelle 3,50.

Il Credito Fondiario non possiede alcun fondo nè rustico nè urbano, il che sta a dimostrare il

regolare andamento delle sue operazioni; la Se" zione centrale, invece, possiede ancóra per L. 2.347 mila di beni immobili, ma è bene osservare che ancora tre anni or sono superavano i 4 milioni e che, durante il 1909 se ne sono venduti per quasi un milione, realizzando un beneficio netto di 73 mila lire ; del resto, questo patrimonio immobiliare dà una rendita netta del 4,19 per cento.

Anche la Cassa di Risparmio procede nel suo magnifico sviluppo ; durante il 1909 si sono scontate oltre 21 mila cambiali per un valore complessivo di 37 milioni di lire, con un aumento sull’anno precedente di 2700 cambiali corrispon­ denti a quasi 10 milioni di lire. L ’ importanza di questo movimento cambiario incoraggia l’Istituto ad estendere la sua sfera d’ azione e ad aumen­ tare le sue succursali. Il credito agricolo, fino a poco tempo fa, non si esercitava che nelle due provincie di Siena e Grosseto, ma tre anni or sono si istituì una succursale ad Empoli (prov. di Firenze), l’ anno scorso un’ altra a Cecina prov. di Pisa) e quest’anno il Monte, superando antichp e ingiustificate diffidenze, ha aperto una succur­ sale nella stessa città di Firenze; e la capitale toscana ha accolto con tanto fervore di simpatia 1’ antico e benemerito Istituto senese, che, in men di cinque mesi, sono accorsi alla nuova sede otto milioni di depositi: il capitale è timoroso i per sua natura, e questa rapida e abbondante affluenza di esso nelle casse del nuovo ospite è la migliore dimostrazione della sincera fiducia che in esso si ripone.

Insieme con l’espansione della Cassa di R i­ sparmio procede, anche su più vasta scala, quella del Credito Fondiario : fino a pochi anni or sono, il Monte dei Paschi non usciva dalla Toscana e dall’Umbria, ora invece abbraccia tutta l’ Italia centrale, da Genova a Roma, da Ferrara al Molise, e per i mutui al 3.50 per cento non è superato che dalla Cassa di Risparmio di Milano e dal- l’Istituto Italiano, che operano in tutta la Pe­ nisola. E non è difficile concepire prossimo il giorno in cui il Monte dei Paschi rimarrà pre­ ponderante Istituto, per l’ esercizio del Credito sviluppando sempre più i propri mezzi di azione e allargando la propria clientela.

Di questa graduale e sicura conquista nel campo economico ne abbiamo una riprova non trascurabile nella fiducia morale che il potere centrale gli dimostra, chiamandolo a partecipare a tutte le più alte manifestazioni della previdenza nazionale.

Così il Monte dei Paschi fu tra gli Is ti­ tuti fondatori della Cassa Nazionale Infortuni, e oggi la sua sede compartimentale è la seconda d’Italia; e in questi ultimi anni è stato deside­ rato il suo intervento, assieme ad altri Istituti, nel consorzio per i mutui ai danneggiati dal­ l’ eruzione del Vesuvio e a favore dei danneg­ giati dal terremoto calabro-siculo e nella formazione del primo capitale per la Banca della (Joopera- zioue e del Lavoro.

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interme-25 settembre 1910 L ’ E CO N O M IST A 613

diario fra il mutuatario e l’ acquirente delle car­ telle, e ne riceve in compenso un modestissimo diritto di commissione: gli utili, quindi, per le singole operazioni, non possono essere che assai limitati, ma la minuscola pallottola di neve d i­ venta valanga per il gran numero d’ incrementi successivi creati dall’ intenso lavoro.

Vediamo, infatti, che gli utili netti comples­ sivi del Monte dei Paschi, nelle sue diverse Se­ zioni, hanno raggiunto nel 1909 la rispettabile cifra di 822 mila lire in confronto di 702 mila dell’ anno precedente: abbiamo, cioè, un aumento di 120 mila lire in un sol anno; e non è a dire che questo abbia rappresentato il massimo sforzo, giacché le situazioni mensili finora pubblicate ci consentono di calcolare per il 1910 un utile netto superiore alle 900 mila lire. Siamo, dun­ que, alla soglia del milione di utili, che non tarderà certamente ad essere raggiunto, senza per questo uscire da quella saggia prudenza, che è caratteristica essenziale degli Istituti di credito: di che abbiamo un’ altra prova in un fondo oscillazione del prezzo dei valori che su­ pera il mezzo milione.

È pure noto con quanta liberalità e, da qual­ che tempo a questa parte, con quanta modernità di concetti, l’ Istituto distribuisce annualmente quasi la metà de’ suoi utili (1’ altra parte va ad aumento di patrimonio) in opere di pubblica uti­ lità e di beneficenza. Basta rammentare per tutte l’acquedotto senese, opera grandiosa la cui spesa è preventivata in quattro milioni di lire, e alla cui costruzione, felicemente avviata, si provvede quasi esclusivamente coi contributi del Monte:

Sarebbe ingiustizia non riconoscere che l’im­ pulso gagliardo e la feconda espansione di quest ul­ timo biennio si devono all’attività instancabile e alle iniziative illuminate del suo Provveditore, l’avv. Mario Ciani.

Prof. Fil ip p o Vi b g i l ii.

Sul Consiglio Superiore del L avoro

La Camera di commercio di Torino ha ap­ provato in una delle sue ultime adunanze : leune osservazioni e proposte di modificazioni alla ri­ forma del Consiglio Superiore del Lavoro. La relazione è opera del presidente della Camera e sia per l’ autorità della Camera stessa, sia per l’ ira portanza del tema, giacché il Consiglio Superiore del Lavoro assume oggi un grande interesse in quanto regola questa grande manifestazione umana che è il lavoro, crediamo interessante darne un cenno.

Ricorda la Camera che la legge italiana 22 giugno 1902 por la istituzione di un Ufficio

e un Consìglio Superiore del Lavoro tu più una

affermazione che una felice applicazione di un principio, giacché con essa, se non si potè subito raggiungere la mèta, si riconobbe però la neces­ sità di disciplinare, di fare anzi una legislazione sociale. Riconosciuta poi giusta la necessità di una riforma, specialmente per le proteste degli industriali, i quali si vedevano in ingiustificabile

minoranza in un Consesso che doveva discutere i più alti problemi economici e i rapporti tra ca­ pitale e lavoro, la Camera torinese esaminò le proposte di riforma degli on, Cabrini, Abbiate e Salvini.

E ’ giusto quanto questi ultimi dicono che cioè l’ elemento padronale entra in troppo minore pro­ porzione dell’elemento operaio nella composizione del Consiglio Superiore del Lavoro, ma la Ca­ mera non approva quanto gli on. Abbiate, Ca­ brini e Salvini dicono, disapprovando che la rap­ presentanza padronale entri per quattro membri eletti dalla Camera di commercio; che cioè nei rapporti del lavoro, gli interessi della industria non possono sentirsi sufficientemente tutelati dalle Camere di commercio, giacché le rappresentanze legali del commercio intervengono sempre, po­ tendolo, a disciplinare questioni del lavoro.

Dopo qualche confronto coll’estero, e dopo avere esposto l’opportunità di ridurre a due i rappresentanti delle Cooperatile in genere, ciò che darebbe parità di trattamento alle Coopera­

tive di produzione, alle Società di mutuo soc­ corso e alle Banche p o p o l a r i , la Presidenza della Camera di Torino tocca l’arduo, interessante tema della introduzione nel Consiglio Superiore del Lavoro, di due probiviii- Riportiamo questa parte :

« L ’ innovazione più degna di commento è però quella dell’ introduzione nel Consiglio di due probiviri, scelti, uno fra i probiviri industriali e uno fra i probiviri operai. Questa disposizione risente profondamente dell’ influenza della legge francese presa a modello. Ma questa ha l’orga­ nizzazione dei probiviri strettamente collegata al

Conseil du Travati, e può con facilità averne il

designato. Da noi invece l’ istituto probivirale è ancora allo stato rudimentale, e per le gravi im­ perfezioni della legge attuale non sempre è con­ fortato dal consenso degli industriali e degli operai, i quali ultimi risolvono i loro conflitti d’ordine generale o collettivo senza mai ricorrere all’arbitrato. E ì relatori, che avevano sott’ occhio 1’ inchiesta co.idotta con rara minuzia e preci­ sione dall’ Ufficio del Lavoro nel 1904 pei probi­ viri industriali (la quale anzi fu fatta per ser­ vire a un progetto dell’onorevole Cabrini stesso), potevano prevedere quanto fosse possibile e facile una seria elezione di due probiviri al Consiglio Superiore. I! progetto di legge sulla riforma del­ l ’ istituto probivirale presentato dall’ ex-Ministro Cocco-Ortu alla Camera dei deputati il 27 no­ vembre 1909, al quale una magistrale Relazione va preceduta, offre una conferma al nostro giu­ dizio.

Di fronte adunque alle reali condizioni del nostro Collegio arbitrale, del quale giustizia vuole si riconosca la non rispondenza allo scopo per cui fu istituito, di fronte alle difficoltà che na­ scerebbero per la designazione dei due rappre­ sentanti, questa Presidenza si permette di pro­ porre la loro abolizione dal Consiglio Superiore del Lavoro.

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raccolgono la fiducia degli elettori per l’elezione a proboviro raccolgano pur quella per la desi­ gnazione al Consiglio Superiore. Onde par logico e giustificatissimo l’ emendamento proposto ».

Riconosciuta l’ inopportunità dei tre membri del Consiglio Superiore dalla Presidenza che i relatori vorrebbero far entrare a far parte del Consiglio Superiore del Lavoro, la Camera di Torino constata nella proposta riforma una grave lacuna, concernente la Camera di commercio.

L a legge n. 246, 29 giugno 1902, pur così aspramente combattuta, aveva lasciato uno spi­ raglio ai rappresentanti delle Camere di com­ mercio nel numero di 4 sui 44 membri del Con­ siglio. Ora si è portato il numero a 77 e le Ca­ mere sono state totalmente escluse.

E ’ vero che queste rappresentanze legali non sempre tutelano gli interessi economico-sociali nella stessa solerte misura di quelli commerciali, ma questo orientamento è dovuto al potere cen­ trale, che ha bensì lasciato alle Camere moltis­ simi pesi (per esempio tutto quanto concerne 1’ istituto dei probiviri), ma non ha mai offerto loro mezzo di esplicare tutta l’attività di cui sa­ rebbero desiderose e capaci.

In un Consesso però nel quale si formulano i primi abbozzi di leggi sociali le Camere deb­ bono aver mezzo di far sentire la lor voce. Era i Consiglieri delle Camere di commercio vi sono anche imprenditori provetti che sanno portare l’ illuminato loro parere ogni volta che una d if­ ferenza si manifesti nei rapporti fra i fattori della produzione.

Di più a nessuno è nuovo che i rapporti fra le varie branche dell’ economia nazionale sono così stretti e connessi che nessuna modificazione può essere portata ad una parte senza che le altre ne risentano dei più o meno palesi effetti. Se il Consiglio Superiore, per esempio, vorrà modifi­ care leggi sui contratti di lavoro, anche il com­ mercio ha diritto di far sentire le sue osserva­ zioni, ed indicare gli effetti che sugli scambi tali progetti potranno produrre.

Per queste ragioni di somma importanza, e che nessuno può disconoscere, questa Presidenza insiste vigorosamente sulla necessità di una rap­ presentanza camerale nel Consiglio Superiore del Lavoro, e concreta la sua istanza proponendo che cinque membri vengano ammessi, e, di questi, tre rappresentino l’Italia inferiore, insulare e media, e due l’Italia superiore.

Con tale proposta la Camera è con­ vinta che, rispettati i concetti regionali, sarà dato alle rappresentanze legali del commercio di portare il loro utile parere in seno al Consesso massimo del lavoro. La distribuzione dei membri fra le varie parti d’ Italia eviterà ancora possibili difficoltà di accordi per l’elezione loro ; difficoltà che colla legge ora vigente si sono incontrate più volte, come appare dai voti formulati dalle Ca­ mere di commercio in non lontana data.

La Camera torinese fa poscia ancora la se­ guente osservazione :

Troppo lungo sarebbe anche soltanto enu­ merare tutti i lati deboli del progetto quale vien presentato alla pubblica discussione. Si dice nel progetto di riforma che lo Stato deve garan­ tirsi che le organizzazioni economiche, così ope­

raie come padronali, non sorgano per rompere il principio dell’ unità sindacale in forza di una pregiudiziale di partito politico o di confessione religiosa, col condizionare l’accettazione del socio o la sua appartenenza all’ Associazione a dette

pregiudiziali.

Ora questa condizionepar fatta apposta per escludere le Associazioni cattoliche. Ma, non per tenerezza verso queste, ma per principii di li­ bertà, la Camera crede che non si possa accettare quanto i relatori propongono. Presentemente le Associazioni più forti sono le socialiste. Ebbene, nel Consiglio Superiore entreranno i loro rap­ presentanti. Ma se, accanto a queste Federazioni, ne sorgeranno altre che si faranno forti e rac­ coglieranno sotto le loro bandiere gran numero di operai, avranno perfetto diritto di interloquire in un Consesso in cui si discutono i problemi che le interessano più da vicino.

Lo Stato è un Ente superiore a qualsiasi partito o setta: esso deve coordinare gli sforzi di tutti per il bene comune; ma non escludere

a p riori la cooperazione di una minoranza sol­

tanto perchè tale.

Non si limiti adunque la libertà : si per­ metta che nella lizza delle discussioni entrino i sostenitori delle più diverse dottrine: è dal cozzo delle idee disparate che scaturisce la verità.

Da quanto abbiam detto, la Camera trae un’ ultima osservazione se, come si è dimo­ strato, le Unioni padronali a scopo sindacale son diverse da quelle a scopo tecnico-commerciale, prima di fissare la quantità dei rappresentanti non sarebbe opportuno un serio esame del nu­ mero delle nuove Leghe ? In tal caso non sarebbe forse possibile una riduzione dei seggi senza le­ dere menomamente la compagine ed il carattere del Consiglio Superiore ?

Con minor numero di membri sarebbe assai più facile ottenere un pronto accordo sulle que­ stioni in discussione, e rendere più agile l’orga­ nismo del Consiglio. Se, invece di 77, si potes­ sero ridurre le delegazioni con la opportuna soppressione di alcuni dei rappresentanti gene­ rali, per esempio, a 57 od a 61, mantenendo, ben inteso, la proporzione uguale fra padroni ed operai, pare alla Camera che un non lieve vantag­ gio si verrebbe ad ottenere. Senza entrare in dettagli, si è stimato in ogni modo necessario porre in rilievo questo concetto come elemento dei più importanti nella soluzione dell’arduo pro­ blema in questione.

Infine riguardo al Comitato permanente del Lavoro — di cui la Camera constata l’ impor­ tanza — ecco come la Camera di commercio to­ rinese lo vorrebbe composto :

Presidente :

S. E. il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio.

Membri :

Un Senatore. Un Deputato. Un Cooperatore.

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25 settembre 1910 L ’ ECO N O M ISTA 615

Il Direttore dell’ Ufficio del Lavoro.

Il Direttore generale del credito e della pre­ videnza.

Il Commissario generale dell’emigrazione. Un Rappresentante delle Banche popolari. Due Rappresentanti delle Camere di com­ mercio :

(uno per l’ Italia superiore);

(uno per l’Italia media, inferiore ed in­ sulare).

Tre Industriali, di cui uno agrario.

Tre Operai, di cui uno scelto fra i contadini. Totale membri n. 17, escluso il Presidente. Tali le osservazioni principali a questa in­ teressante riforma proposte dal Comin. F. Bocca, presidente della Camera di commercio torinese, da questa approvate all unanimità con delibera­ zione recente e comunicate subito al Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio nonché al­ l’ Ufficio del Lavoro.

R

iv is t a

B

ib l io g r á f ic a

G ia n n in o F e rra ri. - I Contradittom nelle M a­

gistrature d’Appello di Venezia e nei Con­ sigli di Palerm o e di Verona. — Venezia,

Istituto Veneto di Arti grafiche, 1910, op. pag. 35.

L ’ Autore con molta erudizione e chiarezza di parole, rilevando che meno evidente delle opere dei vari scrittori emerge tra la Magistra­ tura veneta, la speciale figura del Contradittorio che agiva presso le più elevate magistrature d’appello, si propone di determinare la sua fun­ zione in base ai documenti del tempo. A tale scopo descrive primo il congegno della giustizia civile criminale della R epubblica di Venezia, ricorda come non risultasse' ben chiarita la com­ petenza delle magistrature delle diverse città di Terraferma, causa anche la tendenza di quella della dominante di accentrare a Venezia le cause; si dilunga poi a dimostrare come sorgessero i « Con tradi ttori » che avevano per obbligo prin­ cipale di difendere tutte le sentenze, generali e in materia fiscale, emesse dai giudici di prima istanza sia a Venezia che fuori ; esamina quindi il modo della loro nomina ed i limiti della loro funzione.

P r o f. C a m illo S u p in o . - I l mercato monetario

internazionale. — Milano, U. Hoepli, 1910,

pag. 363 (L. 6).

Sotto il titolo di Mercato monetario interna­ zionale l’Autore riepiloga e svolge tutte le que­ stioni che riguardano il valore dei titoli di cre­ dito. A lla vera competenza che dimostra l ’egregio Collega, vi aggiunge una chiarezza di pensiero e di esposizione che non si riscontrano facilmente, specie in una materia così difficile e per lo più ostica anche agli studiosi.

Data una idea del Mercato monetario, della moneta e dei suoi surrogati, l’Autore cerca il valore di scambio della moneta, nel qual capi­ tolo sopratutto teorico, senza dir cose nuove il prof. Supino, sa illustrare sobriamente e con molta

evidenza la non facile questione. Del pari inte­ ressanti sono i capitoli che riguardano il mer­ cato dei metalli preziosi e le caratteristiche speciali del mercato inglese ed americano. Non abbiamo compreso perchè l'Autore abbia omesso di rilevare 1’ ufficio pur importante che esercita il mercato francese e la sua Banca di Francia, che vorremmo paragonare a quello che i meteoro­ logici nelle perturbazioni atmosferiche chiamano pressioni anticicloniche; fatto che non va tra­ scurato perchè è tutt’altro che senza influenza, a nostro modesto avviso, così sul mercato mone­ tario inglese, come su quello americano. E già noti avvenimenti- hanno dimostrato tutta l’effi­ cacia dell’ intervento della Banca francese a fr e -, nare i guai dei due mercati. Così pure per quanto riguarda il saggio dello sconto, pur ammirando le chiare e fondate considerazioni alle quali l’ Au­ tore illustra le sue deduzioni in qualche parte anche originali, ci sembra che abbia avuto torto di omettere di considerare tutta la funzione che la Banca di Francia esercita sul mercato inter­ nazionale, colla sostanza del suo saggio di sconto. Molto interessanti abbiamo trovato i due ultimi capitoli nei quali l’ Autore con molta sa­ gacia riepiloga in certo modo le sue osservazioni parlando della solidarietà dei mercati monetari nazionali, e dei rapporti monetari internazionali.

In sostanza il libro è un eccellente contri­ buto ad alcune parti della teoria generale sul credito.

D o tt. T u llio S c h io u o in i. - I l progresso agri­

colo in Italia e nel Veneto. — Torino,

Unione tip. ed. torinese, 1910, pag. 128. Un lavoro pieno di buona volontà e che di­ mostra anche una certa abitudine dell’ Autore a tal genere di investigazioni, e ad una equanimità nei giudizi che è senza dubbio pregio notevole. Ma a nostro avviso, l’ A utore ha voluto abbrac­ ciar troppo e per un libro di mole limitata la materia era troppo vasta ; perciò appunto incon­ triamo ad ogni pagina affermazioni, che saranno anche giuste, ma che domanderebbero la loro prova nella esposizione dei fatti. Così pure quel breve riassunto storico dello svolgimento agricolo dall’ età della pietra ai nostri giorni ridotto in sei pagine darebbe prova della inespei’ienza del­ l’ Autore, se non si potesse dal complesso del li­ bro rilevare la sua buona volontà ed anche una sufficiente conoscenza del tema.

Appunto per questo consigliamo l’Autore ad approfondire le sue ricerche, ad intensificarle ed a scrivere una vera monografia sul progresso agricolo del Veneto (che va bene avvertirlo per correggere il titolo del libro è in Italia) giacché sul capitolo che consacra al Veneto vi sono le basi per un buon lavoro.

D o tt. M a u rice T r a v e r s . - L a Convention de

la Maye relatif au divorce et à la séparation de corps — ses effets, principalement en France, en Belgtque etdans le Luxembourg.

— Paris, L . Larose et L. Tenin, 1909, pag. 384 (10 fr.).

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616 L ’ E C O N O M IST A 25 settembre 1910

Convenzione dell’Aja per ciò che riguarda il d i­ vorzio e la separazione di corpo tra coniugi.

L ’ Autore svolgendo le diverse parti del suo tema rileva tutta la importanza della Conven­ zione che ha potuto togliere molte delle incer­ tezze che regnavano in materia sul diritto inter­ nazionale ; ma in pari tempo rileva anche quali sono i difetti e sopratutto le lacune di quell’atto e fa voti che una nuova Convenzione venga a togliere gli uni e le altre.

Sopratutto l’Autore fa notare che di fronte alle difficoltà in cui si trovò il Tribunale dell’Aja per decidere su mólte questioni diversamente difese dai Commissari, fini per lasciare le incer­ tezze che preesistevano ; specialmente pei-quanto riguarda l’articolo I I I col quale si riporta alle leggi esistenti in materia nei diversi paesi, ben sapendo che in molti non esistono leggi sul di­ vorzio e quindi rinasce il famoso criterio dell’or­ dine pubblico, di cui tutti conoscono la pericolosa elasticità del significato.

L e dette osservazioni dell’Autore costitui­ scono una serie di consigli e di suggerimenti pregevolissimi per i futuri lavori del Tribunale. D r. W . P rio n . - D ie Preisbildung an der

Wertpapierbörse insbesondere a u f dem Indu­ strieaktienmarkt der Berliner Börse. — Lei­

pzig, Duncker et Humblot, 1910, pag. 216 (M. 7).

L ’ Autore ha voluto in questo pregevole la­ voro tentare di sviscerare la complessa materia delle Borse per ricavarne le leggi che presiedono alla formazione dei prezzi e le deviazioni deter­ minate dalle disposizioni restrittive della legisla­ zione.

Dapprima, esaminando 1’ intima costituzione delle Borse, distingue-i fattori determinanti la formazione dei prezzi in fattori personali, fattori tecnici e fattori economici. Tra i primi pone la speculazione, che divide in professionale grande e piccola, in non professionale cioè gli industriali, le Banche, il cosidetto « grande pubblico » ; pone poi tra i fattori personali le Banche, i banchieri eco. Tra i fattori tecnici l’ Autore nota i contratti a termine, gli affari a contanti ; e tra gli econo­ mici annovera il valore delle azioni, l’ influsso del denaro, la situazione e lo sviluppo dell’ indu­ stria ecc.

Tratta quiudi l’Autore in un notevole capi tolo del corso reale dei prezzi alla Borsa di Ber­ lino in vari periodi e dalle sue osservazioni quasi sempre originali ed acute trae argomento per proporre alcune riforme alle leggi che regolano le Borse.

L . B . B o u d in . - Das theoretische System von

K arl M arx. — Stuttgart, I. H. W . Dietz,

1909, pag. 278 (M. 2.50).

La signora Luisa Kautzky pubblica tra­ dotto in tedesco dall’ inglese la nota opera del Boudin sul sistema M arxista; Il prof. Karl K au tzky premette al volume uùa breve ma concettosa introduzione. Sebbene la letteratura tedesca sia ricca di lavori a favore o contro il sistema di Marx, con giusto criterio nella pre­ fazione il prof. K autzky osserva che non può che essere opportuna la traduzione di un’opera

inglese, nella quale più che criticata viene riassunta la teoria Marxista.

E il sig. Boudin è un grande ammiratore di Marx e della sua dottrina fino al punto che biasima i critici di aver esaminata qualche parte della dottrina, mentre secondo l’Autore non si può e non si deve discutere che l’ insieme. Quale fondamento abbia questa esigenza non si sa comprendere ; tutto quanto riguarda il materia­ lismo storico, ad esempio, può essere esaminato e discusso indipendentemente dalla teoria del

plus-valore o da quella della formazione del

capitale.

Lo stesso sig. Boudin nella sua opera con­ sacra due capitoli alla esposizione ed alfesame del materialismo storico, e poi passa alla que­ stione del valore e del plus valore senza che si riscontri legame di sorta; cerca quindi se esista contraddizione nella teoria marxista del plus-va­

lore, e nella predizione della concentrazione del

capitale.

Infine l’Autore esamina a fondo il concetto di Marx sulla Rivoluzione e sulla parte che deve portare in essa il proletariato. Notevole è la affermazione che si riscontra ripetutamente nel libro del sig. Boudin che non p u ò. accettare ciò che molti hanno asserito, essere cioè e la teoria del materialismo storico e quella del valore indipendenti dal socialismo. J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Il Bollettino dell’ ufficio del lavoro pub­ blica i seguenti dati sugli scioperi avvenuti in Italia nel mese di luglio.

Durante tale mese si sono verificati 88 scioperi a cui hanno partecipato 9470 sciope­ ranti.

A vuto riguardo alle varie classi d’ industria il maggior numero di scioperi si è verificato nelle industrie metallurgiche e meccaniche con 17 scio­ peri e 1737 scioperanti; seguono: le industrie tessili con 16 scioperi e 1450 scioperanti ; le in­ dustrie edilizie con 12 scioperi e 2870 scioperanti ; le industrie poligrafiche con 8 scioperi e 300 scio: peranti ; le industrie dei trasporti con 7 scioperi e 1437 scioperanti ; la lavorazione delle terre, p:etre, argille, sabbie con 7 scioperi e 213 scioperanti ; le industrie chimiche con 5 scioperi e 615 scio­ peranti ; la lavorazione del legno con 3 scioperi e 249 scioperanti ; le industrie estrattive con 3 scioperi e 176 scioperanti ; le industrie alimen­ tari con 3 scioperi e 125 scioperanti ; i servizi pubblici con 3 scioperi e 120 scioperanti ; la la ­ vorazione delle pelli con 2 scioperi e 162 sciope­ ranti ; le industrie attinenti al vestiario con 2 scioperi e 16 scioperanti.

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25 settembre 1910 L ’ ECONOM ISTA 617

Degli 88 scioperi 56 furono cagionati dalla richiesta di un maggior s a l a r i o 9 ebbero origine dal monopolio del lavoro; 9 furono fatti per que­ stioni disciplinari ; 6 ebbero la loro origine in questioni di orario e di salario ; 5 furono origi­ nati da cause ignote ; 2 furono causati dall’ora­ rio, ed uno ebbe per movente questioni di salario e di disciplina.

— ’A Parigi è stata aperta sotto la presi­ denza del ministro Cochery e del presidente della Camera Brisson, la Conferenza internazionale per la disoccupazione. L ’ Italia, l’Austria U n­

gheria, il Belgio, la Danimarca, il Cile, gli Stati Uniti, 1’ Inghilterra e la Persia erano rappre­ sentati.

Cochery, a nome del Governo, diedè il ben­ venuto ai delegati stranieri e francesi. Egli rilevò 1’ importanza della lotta contro la disoccupazione dal punto di vista economico e sociale. R ingra­ ziò i delegati del loro sforzo per organizzare il lavoro in modo da evitare delle crisi che provo­ cano delle terribili miserie, per ripartire la mano d’opera e metterla in relazione con i padroni me­ diante delle complete informazioni e per organiz­ zare un’assicurazione contro la disoccupazione. Il conte Hamilton, a nome dei delegati esteri, rilevò quindi l’ importanza della questione della disoccupazione, che è vera questione internazio­ nale. L ’ ufficio di presidenza è stato eletto al- 1’ unanimità; Bourgeois è stato eletto presidente. L ’ Italia è rappresentata nell’ ufficio di presidenza onoraria dal presidente del Consiglio on. Luz- zatti.

Dopo altri discorsi fra cui importanti quelli di Leon Bourgeois e di Hamilton, il prof. Osimo, segretario generale della Società Umanitaria di Milano, in assenza del dott. Schiavi, già direttore dell’ Ufficio del Lavoro dell’ Associazione stessa, ha discusso sulla statistica della disoccupazione e sulla questione del collocamento, ed ha dato lettura del suo rapporto su tale questione. Se­ condo l’oratore la questione ha la massima im­ portanza, ed è addivenuto a proposte che secondo lui, assicurerebbero una migliore conservazione delle forze lavoratrici le quali quindi diverreb bero capaci di più copiosa produzione, e quando questa sarà perfettamente regolata, ci sarà modo eccellente per determinare la direzione delle oc­ cupazioni a seconda delle esigenze tecniche ed economiche della produzione. Si migliora la con­ dizione dei lavoratori col regolare i mercati del lavoro; per gli industriali ciò rappresenta la pos­ sibilità di procurarsi la mano d’ opera meglio pre­ parata tecnicamente.rUoncludendo il prof. Osimo dice che 1’ Ufficio di collocamento deve pure aiu­ tare gli operai a perfezionare la loro educazione tecnica per evitare il pericolo della disoccupa­ zione.

Sir Giorgio Saverner, delegato australiano, domanda che venga stabilito un ufficio interna­ zionale per la legge contro la disoccupazione prima della fine della Conferenza. Deplora che non vi siano i rappresentanti del Governo inglese in una questione cosi importante come quella che viene attualmente trattata.

Il signor Flesch, di Francoforte, dice che il collocamento diretto dovrebbe essere più sviluppato in Germania.

L ’abate Vossen, delegato della casa degli ope­ rai di Bruxelles, preconizza la creazione di nume­ rose borse del lavoro.

Il deputato italiano Cabrini prende in se­ guito la parola. Il relatore generale sulla que­ stione del collocamento— egli dice — ha espresso ieri al Congresso le ragioni che, allo stato attuale delle cose, sconsigliano la emigrazione all’ estero; ma poiché parecchie organizzazioni padronali agi­ scono e continueranno ad agire contro il parere delle persone competenti, è mio dovere di prote­ stare contro una di esse; durante lo sciopero re­ cente dell’ industria edilizia in Germania, una Unione ha inviato dei commissari in Italia allo scopo di reclutare dei giovani.

Bisogna che gli Uffici di collocamento non danneggino gli interessi della classe operaia.

Come delegato della Confederazione generale del lavoro italiana, l’on. Cabrini rileva l’ impor­ tanza del voto finale sulla questione del colloca­ mento relativo all’assenza di ogni pressione poli­ tica ed al libero svolgersi delle forze democratiche indispensabili al buon funzionamento del servizio di collocamento. Ricorda che in Germania le con­ dizioni di residenza degli emigrati sono rese im­ possibili da delle leggi quali quella della legit­ timazione dei documenti. E ’ un grave attentato portato alla libertà sindacale dell’operaio emi­ grato.

Altri oratori hanno sostenuta ancora la ne­ cessità di stabilire degli uffici di collocamento su basi dirette, cioè la collaborazione delle orga­ nizzazioni padronali ed operaie.

Il Congresso ha poscia intrapresa la discus­ sione sull’assicurazione contro la disoccupazione. Il delegato Agnelli, professore di economia poli­ tica a Milano, a nome dei delegati italiani dà informazioni al Congresso sul progetto di legge che è stato approvato dalla Camera Italiana il 6 luglio 1910 e che sarà certamente approvato dal Senato.

Questo progetto consiste sostanzialmente nel sovvenzionare le Camere sindacali. Per la disoc­ cupazione è stabilita nel progetto una somma di cento mila lire. Non è che il principio di una lotta sistematica e come tale è stato approvato dalla Confederazione generale del lavoro.

Se il contributo dello stato è ancora modesto, è perchè esso ha dovuto essere proporzionale alle condizioni generali dell’ economia del paese, al gran numero di altre questioni operaie da risolvere e sopratutto all’ agricoltura ed alla questione delle pensioni per 1’ invalidità e la vecchiaia.

Conclude ricordando le questioni economiche generali che si connettono al problema della d i­ soccupazione e che non potranno essere risolute che gradualmente e con fiducia nella possibilità e varietà delle esperienze pratiche.

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even-618 L ’ E CO N O M IST A 25 settembre 1910

tualmente di un bollettino, delle pratiche presso istituzioni private od i poteri pubblici per il mi­ glioramento della legislazione contro la disoccupa­ zione ed eventualmente per accordi o trattati allo stesso scopò. I l primo comitato di 41 membri è nominato dalla conferenza contro la disoccupazione di Parigi.

Dopo l ’approvazione dello statuto Leon Bour- geois dichiara l’associazione contro la disoccupa­ zione costituita e ringrazia tutti coloro che par­ teciparono alle varie sedute. I tre delegati del comitato del l’associazione contro la disoccupazione sono per l’ Italia Monternartini, Osimo e Rigola.

— La direzione generale del Debito pubblico al Ministero del tesoro, allo scopo di giovare ai

portatori delle obbligazioni redimibili, alle

casse pagatrici ed agli uffici di controllo, e di effettuare anche una notevole semplificazione nel proprio sistema di scritture, ha deliberato ai soli effetti cjntabili il raggruppamento delle Reti, serie od emissioni in cui si divide ciascuno dei debiti seguenti :

Obbligazioni 5 per cento, lavori del Tevere : seconda serie (emissioni 1883, 1884 e 1885) e saldo della settima quota della terza serie, ecc. — Obbligazioni 5 per cento, risanamento di Na­ poli (terza, quarta, settima ed ottava serie) — Obbligazioni 3 per cento, ferrovie livornesi (serie A . B. 0. D -l e D-2) — 3 per cento, ferrovia Lucca-Pistoia (emissione 1856, 1858 e 1860) — 5 per cento, ferrovia centrale toscana (serie A. B. 0 .) — 5 per cento, strade ferrate del Tirreno (serie A. B. C. D.) e infine obbligazioni 3 per cento, ferrovie delle reti Mediterranea, Adriatica e Sicula (5 per ogui serie).

Rimangono escluse dal raggruppamento, per speciali esigenze dell’amministrazione, le obbliga­ zioni dell’asse ecclesiastico e quelle della ferrovia di Cuneo.

Con tale riforma non viene introdotta alcuna modificazione nella costituzione intrinseca dei vari debiti e nello svolgimento dei piani di ammorta­ mento delle singole serie od emissioni, trattandosi soltanto di rendere più semplice il pagamento degli interessi ed il rimborso delle obbligazioni estratte, con vantaggio innanzi tutto dei portatori e conseguentemente degli uffici, centrali e pro­ vinciali, che debbono disporre, eseguire, control­ lare o registrare i pagamenti medesimi.

In conseguenza del criterio cui si ispira la riforma, la direzione generale del Debito pubblico ha modificato, per i debiti in parola, alcune delle norme che regolano il servizio dei debiti stessi presso le tesorerie.

Per quanto riguarda i portatori delle obbli­ gazioni, tali modificazioni consistono principal­ mente in questo: che per la presentazione delle cedole alle casse, pagatrici, basterà compilare una sola distinta anche per cedole di diversa Rete, serie od emissione, purché dello stesso debito, di nguale valore e di uguale scadenza; e c h e perii pagamento degli interessi da effettuarsi con buoni, e per il rimborso del capitale delle obbligazioni estratte che si dispone con mandati, l’amministra­ zione provvederà, per ogni debito, mediante emissione di un solo buono o di un solo mandato, a favore dei portatori di titoli, senza distinzione di R eti, serie od emissioni.

Seguono altre disposizioni che riguardano gli uffici.

— Il congresso delle malattie profes­ sionali a Bruxelles ha iniziata la discussione

sul rapporto relativo alle condizioni attuali delle miniere, delle officine, degli opifici e dei cantieri per quel che riguarda il servizio sanitario.

Il congresso ha quindi discusso circa la lotta contro l’ anchilotomiasi. Il relatore, prof. Monti, ha rilevato il diffondersi di tale malattia aggra­ vata dall’ infezione contratta dagli emigranti n el­ l’America Meridionale tra i minatori ed i conta­ dini italiani ed ha quindi illustrato l’ azione spiegata dalla direzione della sanità pubblica. I delegati dei paesi in cui non vi è ancora l’obbligo dell’assicurazione contro le malattie hanno con eluso invocando provvedimenti legislativi che co­ stringano i malati à curarsi, indennizzandoli delle perdite subite a causa della sospensione del la­ voro. Il prof. Monti ha ricordato le proposte ana­ loghe svolte alla Camera italiana dai deputati Cabrini e Pieraccini. Fra i delegati italiani hanno appoggiato il relatore i professori Giglioli e Devoto.

— Il Congresso delle Trades Unions,

riunitosi a Shallen, ha votato con un milione e 55 mila voti contro 455,000 e con 1,750,000 voti, contro 256,000 voti, due ordini del giorno onde ottenere una maggior forza di resistenza contro i padroni. Le due mozioni votate sono le seguenti : 1. Sia ordinato al Comitato parlamen­ tare delle Trades Unions di inviare una circolare alle Unioni affiliate a! Congresso onde raccogliere le loro opinioni sulla formazione possibile di una Federazione nazionale o Confederazione di tutte le industrie. Il Comitato raccoglierà pure i pareri delle Unioni sulla possibilità di riunire tutti gli accordi in un giorno determinato dell’anno — 2. Il Congresso è del parere che il sistema at­ tuale che fraziona le Trades Unions non può combattere con successo le usurpazioni del capi­ talismo moderno, e, pur riconoscendo l’ utilità del passato e del presente delle Trades Unions fra­ zionate, crede che siano possibili assai migliori risultati, e che la redenzione delle classi operaie sarà affrettata se tutte le Unioni esistenti sa­ ranno riunite per industrie con un Comitato cen­ trale esecutivo eletto dalle Unioni combinate e con potere di accettare convegni in caso di scio­ pero o di « lockout » di qualsiasi industria, in modo che i reclami degli uui diventino i reclami degli altri. Il Comitato parlamentare è incaricato di studiare la questione e di presentare un pro­ getto in questo senao al prossimo Congresso.

Siccome a! principio della seduta si era re­ spinto una mozione tendente a unire il Labour Party alla Federazione generale operaia e al Congresso delle Trades Unions, con 779,000 voti, contro 750,000, si vede che il vecchio spirito delle Trades Unions, piuttosto Società di mutuo soccorso che organizzazioni politiche, rimane in molti congressisti.

— La Commissione inglese delle imposte ha pubblicato alcune interessanti cifre circa 1’ im­ piego dei capitali inglesi all’estero e circa

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ca-25 settembre 1910 L ’ ECO N O M ISTA 619

pitali all’estero fosse di sterline 65,865,000 ; ne! 1909 invece tale reddito salì a sterline 88,837,000, il che vuol dire che in questo breve periodo di sei anni almeno 400,000,000 di sterline vennero impiegati a sviluppare industrie, miniere, pian­ tagioni, imprese municipali o di Stato all’ estero, L ’ incremento di questo impiego è stato spe­ cialmente notevole durante l’ ultimo anno, in cui si calcola che almeno cento milioni di sterline siano stati impiegati in paesi stranieri. Ma una cifra ancosa più grande verrà raggiunta nell’ anno in corso, in conseguenza delle enormi quantità di nuove compagnie per la piantagione di alberi da gomma e per l’escavazione di pozzi petroliferi che si sono formate negli ultimi sei mesi in Londra.

Si calcola approssimativamente che l’espor­ tazione dei capitali inglesi supererà quest’anno i 120 milioni di sterline.

— Ecco alcuni dati circa la popolazione agricola della Germania. Dallo spoglio dei

documenti che si riferiscono all’ ultimo censi­ mento eseguitosi in Germania rilevasi che il nu­ mero dei lavoratori impiegati nell’agricoltura, nel giardinaggio, ecc. era nel 1907 di 9,732,000 contro 8,156,000, nel 1895.

In senso assoluto vi fu pertanto un aumento di lavoratori dei campi ; ma questo aumento è stato inferiore a quello complessivo della popola­ zione, giacché il gruppo agrario non rappresenta più che il 39 1(2 per cento della popolazione la­ voratrice, mentre tale rapporto era del 43 per cento nel 1895, e del 50 per cento nel 1882.

Tenendo conto delle persone non ancora o non più atte al lavoro, ma che sono a carico dei coltivatori, ortolani, ecc., e che appartengono per conseguenza alle classi agricole, troviamo che queste classi nel 1907 comprendevano 17,243,000 persone, contro 18,069,000 nel 1895.

Ponendo questa diminuzione totale a con­ fronto con l’aumento nel numero dei lavoratori, si può congetturare che nelle popolazioni agricole della Germania, vi sia una sensibile diminuzione di non valori, la qual cosa se vale a migliorare in via transitoria le condizioni economiche, la temere per le loro condizioni morali e per il loro reclutamento avvenire.

— Ecco quale è stato il movimento del de­ bito pubblico danese dal 1880:

Anni Debito al hi marzo * 1880 C. 173,838,612 1890 188,148,541 1895 208,428,026 1900 207.419,912 1901 217,294,224 1902 246,394,958 190J3 244,745.835 1904 243,107,409 1905 241,415,603 1906 239,670,571 1907 257,931,798 1908 255,933,203 1909 253,944,180

Il debito proviene in parte dai precedenti

deficit di bilancio e in parte dalle spese per la

costruzione di ferrovie ei di porti. Il debito estero,

raggiungeva 169,527,250 C. nel 1907 e 167 mi­ lioni 827,250 C. nel 1908 ; quello interno 88 mi­ lioni 404,548 e 88,105,593 rispettivamente; l’ in­ teresse è del 3 per cento.

M I A DEL [O I D I O IHTE0HA1IIALE

Il commercio francese. — La Direzione

generale delle Dogane pubblicò il quadro del commerciò della Francia cogli altri paesi e le colonie durante il mese di agosto :

Mese d’ Agosto.

Importazioni 1910 Differ. nel 1909 (Migliaia di franchi) 99,917 + 17.216 Oggetti alimentari Materie necessarie all’ industria Oggetti fabbricati Totale Lire Esportazioni Oggetti alimentari Materie necessarie 294,325 + 13,257 97,932 + 6,658 492,209 + 37,131 1910 Differ, nel 1909

(Migl iaia di franchi)

55,493 - 3,261 155.878 + 18,626 247,056 + 29,780 32,396 + 3,924 490,823 4- 49,009 all’ industria Oggetti fabbricati Colli postali Totale Lire Primi otto mesi.

Importazioni 1910 (Mig Differ, nel 1909 liai a di franchi) Oggetti alimentari 661,303 + 80,988 Materie necessarie 9,931 all’ industria 2,752,082 + Oggetti fabbricati 873,843 + 112,335 Totale 4,287,228 + 202,711 Esportazioni 1910 Differ, nel 1909

(Migliaia di franchi) Oggetti alimentari Materie necessarie 510,071 4* 12,178 107,952 all’ industria 1,187,000 + Oggetti fabbricati 1,919,184 149,716 Colli postali 306,031 + 24,430 Totale 3,922,889 4- 294,284 Il mese scorso fu dunque molto soddisfa­ cente. Tutte le categorie d’ importazione sono in aumento alle esportazioni, non vi sono che gli oggetti alimentari che registrano un indeboli­ mento, d’ altra parte molto leggero.

Il commercio inglese. — Ecco secondo

la classificazione del Board o f Trade, i resultati del commercio inglese per il mese d’agosto 1910:

Importazioni agosto

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