GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE , INTERESSI PRIVATI
Anno XXXVII - Voi. XLI
Firenze, 31 Luglio 1910
N. 1891
SOMMARIO : Sulle spese militari e sulla iniziativa del Re — Per gli asili Infantili — Il comune di Novara — Sui limiti al diritto di sciopero — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Dr. D. Pesi, Das Erb baurecht-Geschichtlich und wirtschal'tich dargestellt - Jean Grave, Eéformes, revolution — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: Gli scioperi avvenuti in Italia - Le tasse sull’ energia elettrica - La conferenza internazionale p er V unità del diritto cambiario — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio italo-francese - Il commercio degli Stati Malesi — La situazione del Tesoro al 30 giugno 1910 — La emigrazione degli italiani negli Stati Uniti e la tubercolosi — Cronaca delle Camere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
SULLE SPESE MILITARI E SULLA INIZIATIVA UEL RE
Una recente pubblicazione del senatore fran cese sig. Gervais rende noto, che il Re d’ Italia avrebbe recentemente presa la iniziativa di ten tare di rendere le varie Potenze consenzienti a limitare le costruzioni navali da guerra se non nel numero, almeno nella loro massima portata.
E non vi ha chi non veda, come dopo gli insuccessi della ardita proposta dello Czar per conseguire un parziale disarmo, e dopo le gene rose proposte dell’ Inghilterra alla Germania per limitare la potenzialità della flotta, la iniziativa del Re d’ Italia, apparentemente molto modesta, ma nel fatto importantissima in sè, e come primo passo verso una via di intesa più concludente, assume un carattere veramente geniale.
Infatti noi siamo di opinione che i vari Stati, o meglio i Governi dei vari Stati, sieno, forse senza bene avvedersene, prigionieri delle esigenze industriali. Da una parte l’ industria ha senza dubbio interesse che gli Stati rinno vino frequentemente i loro armamenti così di terra come di mare, e quindi si affaticano ad inventare sempre nuovi e più perfezionati stru menti bellici; dall’ altra i Governi, per timore che le nuove invenzioni od i nuovi perfeziona menti sieno offerti a Stati esteri, si affrettano, spesso più che non convenga, ad acquistare bre vetti, a fare o promettere ordinazioni, a rinno vare infine i costosi armamenti, soltanto per avere sugli altri una qualche anche minima preponde ranza.
E siccome i mezzi tecnici di cui oggi di spone la industria sono potenti, ed il genio in ventivo trova, quasi sempre, largo compenso, ne deriva un continuo e febbrile mutamento negli strumenti bellici e quindi u n a spesa che va cre scendo in modo spaventoso.
In questi ultimi anni poi la gara tra l’ In ghilterra e la Germania circa la potenza della rispettiva flotta ha spinto ad aumentare la gran dezza e la potenza delle navi sino a farne quei mostri marittimi di 26 ed anche 30 mila tonnel late, ognuno dei quali costa oltre 50 milioni.
Troppe volte sono state pubblicate le cifre che i principali Stati consacrano nei loro bilanci alle spese per la guerra e la marina, perchè sia il caso di riportarle ancora; ma è certo che le spese militari occupano ormai nei bilanci dei vari Stati una proporzione che a tutti sembra esagerata.
Se non che l’ insuccesso dello Czar, dell’ In ghilterra e del R e d’ Italia nei loro tentativi per frenare quelle spese, dimostra che bisogna tenere una via diversa affine di raggiungere uno scopo pratico.
E a nostro avviso la via non può essere che una sola. Dimostrata dai fatti inefficace la enco miabile buona volontà di Sovrani e di Governi, bisogna che 1’ azione venga dal popolo. Coloro che sono convinti della necessità di frenare le spese militari debbono fare assidua, propaganda per generalizzare tale convincimento. Bisogna senza tregua far comprendere al contribuente, che dovunque è oppresso dalle imposte, non solo il vantaggio diretto che ritrarrebbe se le spese militari fossero limitate, ma quanto bene si po trebbe conseguire nella vita civile se anche una parte del denaro che ora si impiega nei fucili, nei cannoni, nelle navi mostruose fosse impiegata in opere vantaggiose alla vita civile.
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Gli uomini intelligenti dovrebbero mettersi a capo di una agitazione internazionale, non tanto contro la guerra, ma contro le spese ec cessive che apparecchiano la guerra. Sono mi liardi e miliardi che ogni anno si consumano per mantenere la pace ; tutti protestano di non aver mire aggressive, e tutti rimangono armati sino ai denti, ed ogni anno aumentano le somme destinate all’ esercito ed alla marina.
La contraddizione di questo stato di cose creato in Europa, specialmente per opera della Germania che dopo le vittorie del 1870 si è co stituita sulla base della sua forza militare, deve saltare agli occhi di tutti e deve far compren dere facilmente essere ora ormai che il contri buente intervenga in questa folle gara e dica efficacemente il suo basta.
Per gli Asili Infantili
La legge sui provvedimenti per la scuola elementare, votata dalla Camera poco prima delle vacanze estive, la quale in autunno verrà ap provata senza dubbio anche dal Senato, sia pure con molti ritocchi e opportune modificazioni, ri sponde a un bisogno da gran tempo manifestato dal paese. Se applicata a dovere, è prevedibile sia per dare buoni frutti nel campo dell’ educa zione nazionale.
Ma 1’ educazione è una specie di coltivazione della pianta uomo, e ha bisogno, come quella dei vegetali, di prestare le svariate sue cure innanzi tutto alla vita delle radici. L ’ infanzia potrebbe chiamarsi la radice di quello che sarà un giorno l’ uomo socievole, il cittadino; e se l’ azione edu cativa non cominci di là, più difficilmente rag giungerà un pieno effetto il suo lavoro ulteriore. Fra coloro che si occupano con assiduità e competenza dell’ insegnamento popolare, non manca chi attribuisce, almeno in parte, i risul tati mediocri offerti sin qui dalla scuola elemen tare, alla deficienza d’ istituzioni prescolastiche. Questo concetto è stato espresso di recente an che nell’ aula parlamentare, per quanto le condi zioni del momento non consentissero che venisse svolto con ampiezza. L ’ on. Comandini, per esem pio, durante la discussione della ricordata legge, ebbe ad accennare alla condizione rudimentale delle istituzioni sussidiarie della scuola. Ricor diamo anche due ordini del giorno presentati dagli onorevoli Romussi e Da Como per provve dere alle maestre di asilo.
Esse oggi sono scarse di numero, anche in ragione del troppo piccolo numero di asili esi stenti ; e sono tutte male retribuite, così come una gran parte degli asili sono o troppo affollati, o malamente arredati, o con indirizzo didattico difettoso. Una necessaria riforma dovrebbe dun que toccare tutti i lati dell’ istituzione di cui parliamo. V ’ è chi la invoca da molto tempo ; ora poi verrebbe a coordinarsi con quella della scuola elementare, costituendone un provvido complemento.
I dati che siamo per porgere li togliamo da uno scritto pubblicato tempo fa nel periodico
I diritti della Scuola della prof.a Ines Facchini, Regia Ispettrice scolastica in Bologna e Presi dente dell’ Unione Nazionale delle Educatrici del l’ Infanzia. L o studio dell’ egregia pedagogista, frutto di lunghe e pazienti ricerche, porge fra l’ altro un grande prospetto, che qui non pos siamo riprodurre, dove sono presentate, per le singole provincie del Regno, le cifre relative al numero dei Comuni, a quello dei rispettivi asili d’ infanzia, degli alunni ivi accolti, delle inse gnanti, ai loro stipendi, all’ andamento buono, o cattivo, o mediocre, eco. Ma contentiamoci d’ un po’ di riassunto.
I Comuni d’ Italia, secondo il censimento del 1901, sono 8262. Soltanto in 1272 si prov vede a sufficienza all’ educazione infantile, negli altri 6990 l’ educazione infantile è insufficiente o nulla. Sempre secondo il detto censimento, in Italia i bambini da tre a sei anni sono 2,277,708. Soltanto 316,588 vengono accolti nei vari Isti tuti infantili; gli altri 1,962,120 sono lasciati all’ ignoranza della famiglia, alla corruzione della strada. Siffatti Istituti, benché alcuni Comuni ne siano abbastanza provvisti, in tutta Italia com
plessivamente sono non più di 2973, cioè in me dia uno per 765 bambini. Di essi, 646 sono co munali o governativi, 2327 privati, e di questi ultimi 1448 dipendono direttamente o indiretta mente da religiosi. Nè tutti sono gratuiti, anzi quelli completamente gratuiti ascendono appena alla metà del numero totale. Riguardo alla loro condizione, i locali sono buoni in 1160 casi, me diocri in 1038, scadenti in 776. In quasi 700 casi si hanno poi locali troppo affollati, e sol tanto 1642 Istituti sono provvisti di piazzali ed aree per la ricreazione. L ’ arredamento scolastico è buono in 1040, mediocre in 1142, scadente in 792. L ’ indirizzo didattico può dirsi buono in 910, mediocre in 1279, scadente in 785. Se ne deduce con vero rammarico che la maggior parte degli Istituti infantili esistenti non risponde al proprio fine !
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Vedremo quali saranno i principi informativi e il contenuto del progetto di legge che il mini stro Credaro pare si apparecchi a presentare alla Camera verso la fine di quest’ anno. Certo è che una riforma, un complesso di provvedimenti è oramai necessario. In quanto alla spesa, tanto più dovrà andare a carico dello Stato, quanto più larghe saranno le innovazioni eh’ esso cre derà opportuno attuare e maggiore l’ azione di rettiva che vorrà riserbarsi ; giacché la benefi cenza privata può stimolarsi e integrarsi, ma non imporsi, e in quanto ai Comuni, da troppe spese obbligatorie sono già gravati, perchè si possano loro imporre nuovi obblighi amministrativi, senza fornirli dei mezzi pecuniarì corrispondenti.
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omurye di Novara
Questo importante Comune ha pubblicato recentemente la sua situazione finanziaria.
Ecco un sunto della Relazione della Giunta sul consuntivo 1909:
La Giunta comunale nel presentare il Conto Consuntivo 1909 ritiene di ottenere la una nime approvazione, non essendosi dipartita mai nè dalle promesse fatte, nè dai voti consigliari chiaramente espressi. La somma delle opere con dotte a termine, o a buon punto, opere tutte da molto tempo reclamate non solo dalla cittadinanza, ma ben anco dalle condizioni in cui venne a tro varsi la città pel continuo e rigoglioso suo svi luppo, stanno ad attestare 1’ attività del Comu ne, attività che il Conto presentato rispecchia fedelmente.
Già nella relazione sul bilancio 1910, dice la Giunta, furono illustrate tutte le opere fatte o da farsi, nè è opportuno ripetersi ora. Ricorda solamente per sommi capi quelle opere che ec cellono per la loro importanza quali :
le Scuole elementari di S. Andrea, di S. Agabio e di S. Martino oramai terminate. Per quelle del sobborgo Bicocca è utile ricordare che già fu comperato il terreno e approvato il progetto : nell’anno in corso saranno pressoché ultimate. Per quelle della Cittadella si stanno ora studiandone la miglior ubicazione, e presto sarà portato il progetto compilato ;
l’edificio per la Scuola tecnica « Galileo Ferraris » è oramai al piano stradale; per l'au tunno, il progettista e 1’ assuntore dei lavori assicurano che saranno terminate le opere in mu ratura ;
l’ edificio del macello civico è giunto in al cune sue parti al tetto, per altre i lavori proce dono alacremente ;
le strade nuove che si deliberano nel fo rese secondo il piano regolatore 1’ anno testé decorso, sono alcune già aperte, altre quasi ulti mate, apportando alla pubblica viabilità immediato miglioramento ;
l’ abbattimento dell’ eremo di « S. L u c a » è pure un fatto compiuto, e il coro unanime di as sentimento dei cittadini per l’opera effettuata, dice che bene fu fatto a togliere dal cuore della nostra allea quella casa vecchia e cadente che tanto la deturpava;
la cancellata ai monumenti Umberto I e Cavallotti ornano decorosamente quelle opere d’ arte ;
l’ ampliamento del cimitero e del viale che ad esso conduce, imprescindibili necessità, sono pure oggi condotte a termine ; mentre fu prov visto di alberi il futuro prato della fiera, af finchè sia al riparo dai raggi solari allorquando esso verrà adibito all’ uso per il quale l’ abbiamo destinato ;
il riordinamento anagrafico del Comune, opera paziente e cotanto utile agli uffici e alla po polazione, fu pure testé terminato ;
i lavatoi pubblici nei vari sobborghi sono pressoché ultimati con indubbio vantaggio della popolazione suburbana ;
il laboratorio batteriologico funziona da qualche mese con vantaggio della pubblica igiene;
delle altre opere minori tacciamo per bre vità, ma sono molte e tutte egualmente utili.
Ora tutte queste opere si sono effettuate senza imporre ai cittadini nuove tasse, e a mal grado di tutto ciò il conto si chiude con un avanzo
di amministrazione di L. 147,639.43
di cui » 67,611.56
essendo state applicate in attivo al
bilancio 1910, risultano effettive L. 80,027.87 di somma disponibile per il bilancio 1911.
La situazione finanziaria quindi del nostro Comune è in buone condizioni, perchè oltre che il bilancio provvede al servizio completo dei p r e stiti, si ha, come si vede, un avanzo non trascu rabile dalla gestione passata.
Nel Conto dice la Giunta, vi sono le somme neces sarie per l’ammortamento dei prestiti sia per gli edifici scolastici sia pel macello e il piano regola tore. Come saprete i prestiti non furono ancora accesi, data la crisi della Cassa depositi e pre stiti. Però siamo lieti di annunciare che abbiamo avuto in questi giorni affidamenti sicuri che la Cassa aprirà finalmente i suoi sportelli anche a noi, cosicché probabilmente non sarà necessario — come prevedemmo — ricorrere all’apertura del conto corrente colla Banca Popolare.
Il Bilancio adunque ha sopportato tutti i maggiori oneri derivanti dalle numerose opere fatte, mantenendo ancora una discreta elasticità, ciò che noi provvedemmo e che con lieto animo dichiariamo.
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somme, pur lasciando adito a tutte quelle riforme tributarie che si volessero in proseguo adottare. Sugli utili che ne deriveranno ai Comuni chiusi specialmente dell’Alta Italia per la riforma Son- nino, non v ’è dubbio. Basta ricordare l’ ampia di scussione in quest’anno avvenuta a Palermo al Congresso dei Comuni, dove venne da un ordine del giorno presentato dall’on. Ivanoe Bonomi san cito appunto questo concetto. Ben dunque fu fatto a soprassedere. Votata dalle Camere legislative, ia legge, magari emendata, allora solo, su dati sicuri di fatto, potremo prendere quelle decisioni che più saranno vantaggiose per il nostro Comune ».
La Giunta presenta quindi il Rendiconto Finanziario, da cui risulta che 1’ Esercizio 1909 si chiude con un avanzo finanziario di lire 147,639.43 per economie e maggiori entrate di cui elenca le principali, tenendo distinte le due gestioni, dei residui 1908 e retro e di com petenza.
Nella gestione dei residui si ottennero le se guenti risultanze : Riscossioni e somme rimaste da riscuo tere L. Pagamenti e somme rimaste da pagare » 429,842.96 328.387.76 Avanzo sulla gestione dei re
sidui L. 101,455.20
La gestione del bilancio di competenza dette i seguenti risul tati : Riscossioni e somme rimaste da riscuo tere L. 3,037,738.17 Pagamenti e somme rimaste da pagare » 2,991,553.94 Avanzo sulla gestione di com
petenza » 46,184.23
Avanzo dell’ Esercizio 1909 L. 147,639.43 Vediamo ora le cause che produssero un tale avanzo.
Nella gestione dei residui si ebbero : Maggiori accerta menti di residui attivi L. 4,080.30 Minori accertamenti di residui attivi » 1,713.17 2,367.13 Miglioramento L. 2,367.13
a cui aggiungendo l’ importo delle insussistenze verificate di resti
passivi in » 46,485.14
e l’ avanzo d ’amministrazione risul
tante dal Conto 1908 in » 52,602.93
Sommano come sopra L. 101,455.20
Dalla gestione del Bilancio di competenza 1909, escludendo le partite di giro che si com pensano fra di loro all’ Entrata e alla Spesa, ri sultarono :
Maggiori entrate per L . 99,859.97 Minori entrate » 393,239.61 Peggioramento L . 293,379.64 Minori spese per » 417,081.83 Maggiori spese » 34,509,43
293,379.64
Miglioramento L. 382,572.40 382,572.40 Avanzo di competenza
Ma t e n e n d o conto che di un tale avanzo una parte venne erogata du rante l’ esercizio a norma dell’art. 202 della legge comu
nale e provinciale L. 14,711.40 e che al bilancio del
1909 furono appli
cate » 28,297.13
di avanzo con una conseguente minor previsione d’entrata effettiva di ugual somma in confronto a g l i stanziamenti passivasi ha un’ero gazione totale di L. 89.192.76 » 43,008.53 43,008.53 che riduce l’avanzo effettivo, come
si vide, alla somma di L . 46,184.23 D all’analisi delle somme suaccennate si avrà un chiara esposizione dell’esercizio di cui presenta il Conto consuntivo.
Il Rendiconto riporta ancora i Residui at tivi e passivi degli anni precedenti, le maggiori entrate le maggiori e le minori spese, infine ri produce q (Testa situazione economica e patri moniale.
Il debito del Comune per mu- mutui alla chiusura dell’esercizio
1908 era di L. 1,701,997.37
Fu pagata la quota d’ ammor
tamento di » 11,670.81
e quindi rimase una passività di L. 1,690,326.56 A ltre passività reali il Comune non ha, poi ché a quelle altre elencate nel Conto patrimo niale corrispondono attività quasi equivalenti al- l’ infuori di L. 2,000, prezzo di N. 4 obbligazioni inestinte del prestito comunale 1889 le quali non essendo state presentate per il rimborso si può ammettere che siansi smarrite.
L ’attivo durante l’esercizio si aumentò per trasformazioni e acquisti come appresso :
Fabbricati, per somme in conto della costruzione di edifici scola stici e per retrocessione di fabbri
cati alla Fabbriceria di S. Andrea L. 52,460.00 Materiale scientifico per ac
quisti » 30.00
Mobili e arredi scolastici per
acquisti » 8,392.45
Macchine e attrezzi pei pom
pieri e diversi » 4*216.00
Rendita pubblica acquistata col centesimo riscosso dai consu
31 luglio 1910 L’ ECONOMISTA 485
Investimento d’ interessi sopra
depositi » 25.10
Aumento effettivo L. 74,023.55. Iu seguito alle variazioni preindicate, e non tenuto conto del fondo di cassa e dei residui at tivi, come quelli che hanno la loro corrispon denza con i residui passivi e per la rimanenza (avanzo) si esauriscono di Bilancio in Bilancio,
il patrimonio comunale alla chiusura dell’eserci zio 1909 è accresciuto per diminuzione di
pas-sivo di » 11,670.81
e per aumento di attivo » 74,023.55
ed è diminuito per aumento di pas sivo per passaggio alla contabilità patrimoniale delle N. 4 obbligazioni
L. 85,694.36
del prestito 1889 » 2,000.00
Miglioramento effettivo L. 83,694-36 Nel Bilancio patrimoniale posto in fine del consuntivo risulta invece che l’ aumento di patri monio netto fu di sole L. 55,012.64 invece delle L. 83,694.36 di cui sopra.
La differenza di L. 28,681.72 deriva appunto dal fatto che nel Bilancio si è dovuto tener conto, per esigenze di regolamento ministeriale, delle attività e passività finanziarie (residui) che in parte si compensano e pel rimanente vanno a con fondersi nei bilanci successivi.
Sui lim iti
dì
diritto di s c io p e r o a>
Continuiamo a riferire sulla discussione av venuta alla Société d’economie politique in Fran cia sul tema relativo ai limiti del diritto di scio pero.
Souchon dichiara di non potersi facilmente trovare una sanzione all ’obbligo di rispettare un termine di preavviso, onde impedire lo sciopero nei servizi pubblici. Il Governo non potrebbe al tro che révocare il funzionario, ma questa fun zione non può aver molto effetto quando uno dei principali autori del movimento dichiari di essere stato cinque volte revocato. Il rimedio non sta dunque tanto nel trovare una formula di diritto, quanto nel criterio del Governo, per quanto si po trebbe esonerare il Governo da questo dovere e considerare lo sciopero un delitto penale.
Quando si tratta di scioperi in servizi d’ in teresse pubblico, la questione è molto complessa. Non v ’ ha dubbio che lo sciopero deve essere im pedito nei servizi del gaz, dell’elettricità, del l’ acqua ; ma per i fornai la questione è più delicata. Se in questa ipotesi si dice che vi è uno sciopero d’ un servizio di interesse pubblico, tutti gli scioperi sono di servizi di interesse pub blico.
Questa ricerca dello sciopero punibile, può, dice l ’oratore, condurci ad altra idea. Prendendo la categoria degli scioperi agricoli, il sig. Sou chon dimostra che vi è qui non soltanto uno
(1) Continuazione, V. n. 18!KJ.
sciopero, ma una distruzione di raccolto. Il fatto che gli operai rinunziano a lavorare al momento in cui bisogna raccogliere il grano, far la ven demmia, ecc., può portare la perdita del rac colto, mettere in pericolo ciò che si è messo un anno a preparare. Si potrebbe equiparare queste distruzioni negative a quelle positive, la raccolta perduta a una raccolta incendiata e punire an che questa distruzione negativa.
Courcelle-Seneuil mostra il male che fanno a loro stessi gli operai per il modo con cui ef fettuano gli scioperi e insiste nel danno di que sta nuova feudalità che distrugge ogni sicurezza. La questione sta, secondo lui, nel sapere come attirare le masse. Bisogna andare a loro; e con degli esempi tratti dagli scioperi del sud-ovest l’oratore fa sentire come si può fare questa edu cazione. Non è del resto delle sole masse che bisogna preoccuparsi, ma anche dei dirigenti.
Yves Guyot osserva che il diritto di scio pero non fu proclamato dalla legge del 1864, la quale riconobbe il diritto di sospendere il lavoro collettivamente, senza però sopprimere le garanzie di diritto comune, come quella del preavviso, di cui il sig. Souchon sembra che faccia troppo uso.
Ma non è da ieri che ci si preoccupò della in terdizione dello sciopero in certi casi. Y ves Guyot ricorda come in Francia nel 1892 il Mi nistero, di cui egli faceva parte, presentava un progetto di legge che interdiceva lo sciopero per i salariati di certe professioni : per riconoscere queste professioni vi è un criterio molto preciso.
Là dove il salariato è incaricato di un ser vizio che non si può interrompere, i salariati non possono avere il diritto di sospenderlo: tali sono i servizi di trasporto in città, i ferroviari, quelli marittimi postali, di acqua, di gaz, elettricità, ecc.
Y ves G uyot presenterà presto una pubbli cazione nella quale considera che il diritto di sciopero è limitato : 1°) dal diritto del corpo po litico di garantire la propria sicurezza; 2°) dal l’ uguale diritto agli altri individui.
V ’è chi ha distinto lo scopo legale o meno degli scioperi, e si è ritenuto illegale lo scopo degli scioperi che si propongono: 1°) di ottenere il monopolio di un mestiere; 2°) di creare o man tenere un mercato chiuso ; 3°) di sostenere un altro sciopero per simpatia; 4°) di provocare il licenziamento di un operaio sotto il pretesto che non appartiene a una unione ; 5°) di forzare un terzo a violare un contratto; 6°) di violare un contratto che obbliga lo scioperante ; 7°) di otte nere la percezione di un’ammenda imposta a un impiegato allo scopo di forzarlo a prendere parte allo sciopero, ecc.
L ’oratore conclude, come V illey, essere un pregiudizio di credere che gli scioperanti siano al disopra di tutte le leggi.
Watelet osserva che i capi industriali si in tenderanno volentieri per fare entrare nel suo giusto esercizio il diritto di sciopero: ciò che però loro manca è la fiducia nella efficacia delle proteste.
Non si può aver fiducia nel magistrato, quando si trova l’autorità impassibile dinanzi agli abusi e agli attentati che si praticano alla libertà del lavoro, oppure soggetta a influenze.
486 L ’ ECONOMISTA 31 luglio 1910
creato una cassa per lottare contro gli scioperi. Quando uno sciopero si verifica su uno degli stabilimenti affiliati, la Cassa paga a questo sta bilimento le spese generali, e si può osservare che gli scioperi sono in questa industria dimi nuiti. Una organizzazione analoga sorse a Parigi. Finalmente Paul Leroy Beaulieu ringrazia gli oratori che hanno preso parte alla discussione i ed hanno contribuito a renderla cosi brillante. Ciò che sembr i, ricavarsi dalla discussione, egli dice, è che non vi ha diritto di sciopero e che è difficile trovare delle sanzioni agli eccessi de gli scioperi.
In uno sciopero, fa osservare l’oratore, gli interessati non sono solo gli operai, ma anche il pubblico. E in un paese come la Francia, gli operai non sono la maggioranza. I non operai si accorgono che vengono abbandonati, e la borghesia, che era favorevole agli scioperi, or è una ventina d’ anni, non professa più gli stessi sentimenti.
Lo sciopero degli elettricisti, che si è pro dotto a Parigi, ha contribuito molto a sollevare la pubblica opinione contro gli scioperanti, e questo orientamento nuovo dell’opinione pubblica può avere una grande importanza per eliminare gli errori attuali, che sono i più deplorevoli.
Recentemente si è ricordato che trenta scio perauti processati avanti la Corte di Assise della Senna per avere incendiato lo stabilimento e la dimora del loro padrone a Fressenneville, erano sfuggiti a ogni repressione, essendo intervenuta una legge d’ amnistia che troncò il processo.
L ’ oratore pensa che nel corso del ventesimo secolo sarà forse necessario fare una nuova rivo luzione — speriamo pacifica ■— per ripristinare i diritti individuali. In questo momento, ecco ohe i Sindacati si oppongono gli uni agli altri. I Sindacati non esistono se non con inconve nienti ; ma poiché i Sindacati vi sono, è tiene che ce ne siano di quelli che si oppongono.
E ’ probabile che i 200 deputati nuovi ohe le ultime elezioni hanno inviato a Palazzo Bor bone non si metteranno così presto a fare delle leggi di amnistia, come quelle che si ebbe la impru denza di accumulare al corso dell’ ultima legisla tura e di cui l’effetto è stato deplorevole. Può accadere che si abbia da questo lato un certo miglioramento, {»recisamente perchè vi è un ter lius dolens, il pubblico, che si accorge che è stato leso.
E con questo interessante discorso la So cietà di economia politica tolse la sua seduta.
R
ivista
B
iplioorahca
D r. D . P esi. - Das Erbbaurecht-Geschichtlich und wirtscha flieh dargestellt. — Leipzig, Dun-
cker et Humblot, 1910, pag. 158.
L ’Autore si propone di studiare nel diritto antico e nel moderno la questione della proprietà ereditaria del fabbricato su terreno che sia di altro proprietario.
Esamina quindi la storia del diritto di su perficie dal diritto romano fino ai nostri tempi ;
e perciò in un paragrafo parla del diritto ro mano, nel secondo del diritto tedesco del Medio Evo, e quindi del diritto moderno nei vari paesi, j Brevemente parla anche dell’ Italia, citando l’ ar ticolo 552 del codice civile, evidentemente per er rore di stampa, mentre si deve trattare del 562. Nel secondo capitolo l ’ Autore si occupa del diritto di fabbrica (Erbbaurecht) sotto l’ aspetto economico, e cioè il contenuto e la durata del diritto, il prezzo di affitto, la casa famigliare, i prestiti sui fabbricati, ecc.
In appendice è redatto un contratto modello. J ea n G ra v e . - Kéformes, revolution. — Paris,
P. V . Stock. 1910, pag. 362 (3 ir. 50). . L ’ Autore, già noto per pubblicazioni che, come La Società morente e VAnarchia e la So cietà fu tu ra , furono favorevolmente accolte dal pubblico e furono tradotte in molte lingue, in questo volume, diremo così, rincara la dose dei suoi brillanti ed acuti paradossi e cerca in certo modo di dar maggior unità ai concetti che in
precedenti opere aveva esposti.
Ciascun capitolo di questo libro, che ha i suoi lati interessanti, meriterebbe di essere rias sunto e commentato. In genere a noi non piac ciono gli scrittori che fanno i profeti e che mi rano a dirci quale potrà essere nell’ avvenire la società ; non riflettono che se avessero scritto cinquanta ed anche solo trenta anni or sono, non avrebbero in nessun caso preveduto la società quale è attualmente; fare quindi delle previsioni è soverchiamente arrischiato. Gli elementi che determinano il movimento sociale sono tanti e così complessi, da non potere, nemmeno col sus sidio di una grande mente e. di una vasta eru dizione, abbracciarli tutti e prevedere il loro moto singolo e complessivo.
Così il supporre che nel definitivo assetto so ciale si otterrà che la « iniziativa individuale non debba mai soffrire il veto di alcun gruppo o di alcuna personalità per quanto stimata e per quanto abbia dato garanzia alla rivoluzione » ; è davvero rimandare il « definitivo » assetto so ciale all’ epoca in cui un’ altra razza che non sia la umana, popolerà la terra. Basta che due in dividui vivano un poco assieme perchè uno sia predominante sull’ altro; e si può sognare seria mente una società umana sulla quale nessun gruppo e nessuna personalità esercitino influenza sugli altri individui?
31 luglio 1910 L ’ ECONOMISTA 487
E quindi aggiunge : « La forza delle cose che si imporrà, non può essere un ideale, perchè deve essere provocata da un mutamento nelle idee, nei bisogni, nelle aspirazioni degli individui, non può quindi esserne il fattore ».
E allora? A qual fine discutere di quella rivoluzione se essa deve risultare da quei cam biamenti di idee, di bisogni, di aspirazioni che non possono essere se non il prodotto dei secoli ? Chi dice all’Autore che non abbia a soffiare un’ altra volta sulla psiche umana un vento asce tico che rinnovi le epidemie di dieci secoli or sono? L ’Autore vede il nuovo assetto sociale defi nitivo nella sparizione del capitalismo; ebbene, ci permettiamo di domandare : — esisteva o no lo sfruttamento prima dell’ epoca capitalista? E in tal caso non è presumibile che sparendo — per ipotesi — il capitale, non dia posto ad un altro sfruttatore ?
La vera rivoluzione consisterà, dice l’Autore, nel chiamare i miseri ad installarsi tìelle abita zioni dei ricchi i quali saranno scappati, (dove?) e nel bruciare i tuguri lasciati deserti ; consi sterà nell’ impadronirsi da parte dei lavoratori delle officine e delle macchine; ne! bruciare i titoli di rendita, le azioni, la carta moneta ecc. e infine nello stabilire 1’ intesa tra produttori e consumatori....
E poi ? E poi si tornerà da capo sotto forme diverse.... perchè la società è quello che è in quanto non poteva essere che quello che è.
J.
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
— Il Bollettino dell’ Ufficio del Lavoro pub blica la statistica degli scioperi avvenuti in Italia nel mese di maggio.
In tale mese si ebbero in totale 116 scio peri per 99 dei quali si conosce il numero degli scioperanti che fu di 8867.
Il maggior numero degli scioperi si ebbe nelle industrie edilizie e dei braccianti, con 27 scioperi; seguono poi le industrie metallurgiche e meccaniche con 21 scioperi, la lavorazione delle terre, pietre, argille e sabbie, con 18 scioperi, le industrie dei trasporti con 8 scioperi, la lavora zione delle pelli e le industrie alimentari con 6 scioperi ciascuna, le industrie estrattive, le in dustrie chimiche e le industrie poligrafiche con 4 scioperi ciascuna, la lavorazione del legno con 5 scioperi, quella delle industrie tessili varie con 5 scioperi, i servizi pubblici vari con 3 scioperi, le industrie attinenti al vestiario e le. industrie varie con 2 scioperi ciascuna, la pesca con uno sciopero.
Classificati secondo le cause da cui ebbero origine, si ebbero 76 scioperi con 5296 sciope ranti per causa di salario; 8 scioperi con 422 scioperanti per causa di orario; 13 scioperi con 1021 scioperanti per causa di disciplina; 5 scio peri con 1265 scioperanti per salario-orario ; 2 scioperi con 144 scioperanti per salario-disci plina; 1 sciopero con 96 scioperanti per salario- monopolio lavoro; 3 scioperi per cause ignote.
Classificati secondo l’esito che ebbero per gli operai si ebbero: 25 scioperi con 2698 sciope ranti con esito intieramente favorevole; 19 scio peri con 927 scioperanti con esito prevalente mente favorevole; 7 scioperi con 1299 scioperanti con esito a mezzo favorevole; 6 scioperi con 435 scioperanti con esito mediocremente favorevole; 47 scioperi con 3276 scioperanti con esito sfavo revole; 9 scioperi con 220 scioperanti con esito sospensivo o ignoto; 3 scioperi non finiti, con 12 scioperanti.
— La Commissione di finanza del Senato, riferendo sul bilancio delle finanze 1910-911, ha preso in speciale esame le tasse sull’energia elettrica e ne ha raccomandata una riforma nella quale si proponga il duplice fine di miglio rarne e di semplificarne le modalità ai riscos sione.
In ordine alla misura la Commissione os serva che essa è per taluni impieghi dell’ener gia elettrica così elevata, da renderne quasi nullo P uso.
L ’ energia elettrica a scopo di riscaldamento — scrive il relatore, on. Bettoni — è elevata in modo che nessuno in Italia fa uso di caloriferi o di cucine elettriche, già largamente applicate altrove, di guisa che Perario non trae da questa tassa alcun beneficio. Giustamente la Commissione esprime, pertanto, il voto che la materia sia fatta oggetto di nuovo esame, potendo da un largo uso di energia elettrica a scopo di riscal damento avere vantaggio la finanza, specialmente là, dove abbondano le forze idrauliche e sono esuberanti agli scopi industriali.
In ordine alle modalità di riscossione la Commissione rileva che ben sette sono i modi coi quali l’energia elettrica è colpita, e cioè:
f. Tassa di concessione di derivazione; 2. Tassa di esercizio dell’ industria; 3. Tassa di esercizio dell’officina; 4. Tassa fabbricati ;
5. Tassa elettrica erariale ; 6. Tassa elettrica comunale ; 7. Tassa di ricchezza mobile.
Ora, se questo regime, purtroppo è comune a quasi tutte le industrie, dato il nostro sistema tributario troppo complesso e quindi spesso illo gico, esso diventa assurdo nei riguardi dei fab bricati, per i quali si paga una tassa calcolata sul reddito fabbricati sommato col reddito del capitale impiegato nelle macchine generatrici e trasmettitrici dell’energia.
E ’ necessario adunque che siano presentati al più presto provvedimenti che modifichino le disposizioni della legge 11 luglio 1889, ormai antiquata nei rapporti dello sviluppo magnifico avvenuto in questi ultimi anni nell’ applicazione delle forze idrauliche.
488 L ’ E CO N O M ISTA 31 luglio 1910
— Ebbe luogo in questi giorni a Roma la Conferenza internazionale per l’ unità del diritto cambiario con la presenza dei rappre sentanti di 36 Governi di Stati.
La conferenza si è aggirata specialmente sull’ importantissimo tema del diritto di regresso in caso di disastri nazionali. Intorno a questo ar- gomentola conferenza si è lungamente intrattenuta; si trattava di stabilire se l’azione di regresso con tro i giranti della cambiale vada perduta in oc casione d’ una calamità pubblica (come per esem pio fu quella del terremoto di Sicilia e Calabria e quella delle inondazioni in Francia, e quali po trebbero essere le guerre, internazionali, le rivolte civili, gli scioperi generali, oggi cosi frequenti, ecc.), quando il possessore del titolo è nell’ impossibi lità di elevare il protesto e di esercitare l’ azione cambiaria. Sarà il possessore del titolo colpito da decadenza per questo caso di forza maggiore ? Così ha deciso più volte il tribunale supremo dell’ impero tedesco, ma questa giurisprudenza è brutale. Sarà il possessore del titolo autorizzato ad attendere che abbia fine la calamità pubblica per eseguire il protesto e far valere la sua azione di regresso senza limite di tempo? Ma questa soluzione del problema lascerebbe esposti i g i ranti ad una responsabilità senza fine. Sarà il possessore del titolo autorizzato a provare la forza maggiore e ad esercitare non ostante la medesima, il suo diritto di regresso nei termini fissati dalla legge di cambio? Questa appunto è stata la tesi sostenuta nella conferenza dell’ il- l’ illustre rappresentante pel Governo italiano prof. Cesare Vivante, che ne aveva studiata la opportunità al tempo in cui furono adottati dei nuovi provvedimenti legislativi per il terremoto della Sicilia e della Calabria, secondo anche l’av viso delle nostre banche, specialmente della Banca d’ Italia. E questa soluzione fu anche propugnata dal delegato tecnico austriaco, il banchiere Harn- mersehlag, ma come spesso accade in queste ma terie controverse, la conferenza a maggioranza di voti s’attenne ad una via di mezzo, acco gliendo la proposta dei delegati tedeschi ; cioè che il diritto di regresso resti sospeso in caso di calamità pubblica per un mese nella conside razione che molte volte dopo questo periodo di tempo la pubblica calamità è finita; e col suo finire possono riprendersi i pagamenti, avendo così evitato i gravi perturbamenti che potreb bero derivare dall’ esercizio inatteso di azioni di regresso contro i giranti del titolo, in pericolo di pubblico disastro.
La conferenza ha pure regolato il « biglietto all’ordine », ma ha rinviato a miglior tempo lo studio uniforme dell’assegno bancario (chèque) considerando che non c’è stata una sufficiente elaborazione del tema e che le scarse leggi in vigore anche da poco tempo, non offrivano una esperienza sufficiente per proporre una legislazione universale.
Il commercio Italo-Franeese. — La Ca mera di commercio italiana di Parigi fornisce sul movimento degli scambi commerciali tra l’Italia e la Francia, durante il 1° semestre 1910, in con fronto del corrispondente semestre 1909, le se guenti notizie ;
Importazioni italiane in Francia.
1° Semestre 1909 L. 7-2,243,000
1° » 1910 » 95,790,000
Differenza 1910 + L. 23,547,000
Importazioni francesi in Italia.
1° Semestre 1909 L. 143,517,000 1° » 1910 * 157,733,000 Differenza 1910 + L. 14,216,000 Movimento complessivo. 1° Semestre 1909 L. 215,760,000 1° » 1910 » 253,523,000 Differenza 1910 + L- 37,763,000 Nel 1909 (1° semestre) il rapporto tra le rtazioni francesi in Italia e le esportazioni italiane in Francia, indicando le prime con la c i fra 100, era da 100.00 a 50.30; nel 1910 ( I o se mestre) il rapporto salì a 60.72; ossia la bilancia commerciale migliorò a nostro favore nella ra gione del 10.42 per cento.
Il maggior valore di 14 milioni ed un quarto verificatosi nelle importazioni dell’ Italia nella Francia è costituito dalle seguenti merci :
in aum ento: lane, crini, peli, pelli, pellic cio greggia e lavorate, prodotti chimici, zolfo, olio di oliva, formaggi, oggetti d’arte, carta, legumi secchi, generi medicinali, seta e borra di seta, crusca e foraggi, sommaco, macchine e meccani smi, terrecotte, mobili, minerale di zinco, legumi freschi e conservati, canepa, pietre, salumi ecc. per L . 16,927,000;
in diminuzione : frutta da tavola, burro fresco e salato, vetture automobili, semi oleosi, pollame, uova, marmi, olì volatili di essenza, tes suti di seta e di borra di seta, cotone In bioccoli, riso, vini, treccie di paglia, marroni, castagne ecc.
per L. 2,711,000.
Sono i prodotti agricoli, che principalmente registrano diminuzione.
Nel I o semestre 1910, le importazioni fran cesi in Italia segnano:
aum ento: per il pesce, il bestiame, il seme bachi, le bestie Ha soma, gli olì fissi, i prodotti chimici, i tessuti di seta e di lana, i co lori, le profumerie ecc. per L . 29,913,000 ;
diminuzione : per i bastimenti, la bian cheria, i formaggi, le pelli e pelliccione lavorate, le carni di maiale, le vetture comuni, il carbón fossile, la ghisa, il ferro, l’acciaio ecc. per Lire 6,366,000.
Come abbiamo già rilevato prima la situa zione apparisce migliorata a nostro favore; ma
31 luglio 1910 L ’ ECONOMISTA 489
delle industrie agricole del nostro paese potrebbe, senza troppe difficoltà, invertire i rapporti com merciali tra i due Stati.
Il Commercio degli Stati Malesi. — Il rapporto ufficiale sul commercio degli Stati Ma lesi durante il primo trimestre 1910 è stato ora pubblicato.
Durante questo periodo le importazioni si sono elevate a 79,458,531 dollari, oppure 9,270,162 sterline, contro 71,194,315 dollari (8,006,003 ster line) durante il primo semestre 1909.
Ecco come si dividono le importazioni e le esportazioni del primo semestre dei due ultimi anni : Importazioni 1909 1910 (in dollari) Singapore 50,645,941 60,150,559 Malacca 995,326 1,343,769 Penang 19,553.048 17,964,206 Totale 71,191,315 79,458,531 Singapore e Malacca registrano un aumento sensibile, tanto che Penang vede le cifre delle sue importazioni decrescere.
Le esportazioni hanno raggiunto 70,558,257 dollari (8,231,796 sterline) contro 64,010,349 dol lari 7,467,874 sterline) e si ripartiscono come segue : Esportazioni 1909 1910 (in dollari) Singapore 43,469,803 49,351,273 Malacca 976,900 1,408,149 Penang 19,563,646 19,798,835 Totale 64,010,349 70,558,257 L ’ esportazione è dunque in aumento in tutte le città. La situazione generale commerciale della colonia è dunque soddisfacente e dei nuovi pro gressi sembrano probabili.
L A SITUAZIONE DEL TESORO
al 3 0 g iu g n o 1910
Ecco il Conto riassuntivo del Tesoro al 30 gnigno 1910:
Pondo di cassa Crediti di Tesoreria Insieme
Debiti di Tesoreria Situaz. del Tesoro
Al 30 giugno 1910 421,122,302.05 '422,727,029.29 843,849,831.34 630,023,247.97 213,826,083 37 Differenza (-t- miglioramento — peggioramento della situazione del Tesoro) 80,142,510.91 8,084,341.43 72,058,169.48 11,245,674.61 83,303,814.09 + DARE
Incassi (versamenti in Tesoreria) Fondo di cassa alla chiusura
dell’esercizio 1908-09 In conto entrate di bilancio In conto debiti di Tesoreria In conto crediti di Tesoreria
501,264,812.96 2,452,053,097.03 3,772,748,561.42 1,094,618,965.— Totale 7,820,685,436.41 AVERE — Pagamenti
In conto spese di. bilancio 2,508,766,198.50 Decreti di scarico 46,742.62 Decreti Ministeriali di pre
levamento 26,544,000.—
In conto debiti di Tesoreria 3,761,502,886.81 In conto crediti di Tesoreria 1,102,703,306.43 Totale dei pagamenti 7,399,563,134.36
a) Fondo di cassa al 30
giugno 1910 421,122,302.05
Totale 7,820,685,436.41 Ecco la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria :
DEBITI al 30 giugno 1910 Buoni del Tesoro
Vaglia del Tesoro
Banche — Conto anticipaz. statutarie Cassa depositi e prestiti in conto cor
rente fruttifero
Amministrazione del Debito pubblico in conto corrente infruttifero Amministrazione del Fondo culto in
conto corrente infruttifero Cassa depositi e prestiti in conto cor
rente infruttifero
Ferrovie di Stato — Fondo di riserva Altre Amministraz.
conto corrente fruttifero Id. II. infruttifero Incassi da regolare
Biglietti di Stato emessi per l’art. 11 della legge 3 marzo 1898, n. 47 Operazione fatta col Banco di Napoli
per effetto dell’art. 8 dell’allegato
B alla legge 7 genn. 1897 n. 9
105,122,500.— 26,334,685.03 70,000,000.-231,084,902,48 11,422,771.10 67,397,140.70 9,762,631.75 I, 783,424.45 40,164,300.77 35,166,871.74 II, 250,000 — 20,534,070.— Totale 630,023,247.97 CREDITI
Valuta aurea presso la Cassa depositi e prestiti : Legge8agosto 1895,n. 486 Legge 3 marzo 1898, n. 47 Legge 31 dicem. 1907, n. 804 (art. 10) Legge 31 dicem 1907, n. 804 (art. 11)
Amministraz. del Debito pubblico per pagamenti da rimborsare Id. del Fondo pel culto Id. Cassa depositi e prestiti Id. Altre Amministrazioni Id. Obbligazioni dell’ Asse ecclesiastico Deficienze di Cassa a carico dei con
tabili del Tesoro Diversi
Operazione fatta col Banco di Napoli
al 30 giugno 1910 80,000,000.— 11.250.000. -60.000. 000.— 1,316,920.— 57,535,326.12 18,233,758.84 62,546,822.60 61,889,495.18 1,710,342.67 47,710,293.88 20,534,070.— Totale 422,727,029.29 Prospetto degli incassi di bilancio verificatisi presso le tesorerie del Regno durante l ’esercizio 1909-910 com parati con quelli dell’esercizio precedente.
Incassi — Entrata ordinaria. Categoria 1. — Entrate effettive :
incassi da luglio 1909 a tutto giugno 1910 differenze fra l’ esercizio 1909-910 e l’esercizio 1908-909 Redditi patrimon. d. Stato 64,244,081.74
Imposta sui fondi ru
stici e sui fabbricati 180,053,620.38 Imposta sui redditi
di R. M. 282,869,114.64 Tasse in amministr.
del Ministero delle
finanze 272,778,803.16
490 L ’ ECONOMISTA 31 luglio 1910
Tassa sul prodotto d . movimento a grande e piccola velocità s. ferrovie
Diritti delle Legaz. e Consolati all’estero Tassa sulla fabbricaz.
degli spiriti e birra Dogane e dir. mariti. Dazi interni di cons. esclusi quelli delle città di Nap. e Roma Dazio consumo della
città di Napoli Dazio consumo della
città di Roma Tabacchi Sali
Prodotto di vendita del chinino eco. Lotto Poste Telegrafi Telefoni Servizi diversi Rimborsi e concorsi nelle spese Entrate diverse 35,899,204.75 1,804,027.07 162,071,492.75 318,331,057.22 20,771,089.41 289,653,973.93 85,380,001.98 2,457,640.88 91.048.944.57 105,820,712.65 20,942,225.53 12,616,989.92 31,271,873.88 116,873,209.79 61.335.460.57 - 110,846.21 -t- 671,491.39 -I- 21,924,315.17 — 27,929,812.48 33,909,177.04 — 14,236,214.40 + 317,904,718.01 + 14,891,819.10 + 4,91'4,156.22 + 195,408.98 + 5,870,099.90 4- 9,520,941.29 432,473.20 + 2,288,315.86 + 1,350,952.30 -f- 60,120.366.30 + 9,008,143.99 Totale 2,180,228,701.86 + 149,912,022.99 Entrata straordinaria Categoria I, II, III, IV.
incassi da luglio 1919 a tutto giugno 1910 Categoria I. - Entrate effettive: Rimborsi e concorsi nelle spese .Entrate diverse
Arretrati per imposta fondiaria
Arretrati per imposta sui redditi di r. m. Residui attivi div. Categoria II. Costruz. di strade fer. Categoria III. - Movi
mento di capitali : Vendita di beni ed
affrancata, dicanoni Accensione di debiti Rimborsi di somme
anticipate dal Tes. Anticipazioni al Tes.
da enti locali per ri chiesto accelerarne», di lavori
Uso tempor. di dispo nibilità di cassa Partite che si com
pensano nella spesa Prelev. sull’ avanzo accertato col conto eonsunt. dell’eserc. 1905-6 e 1907-8 Ricuperi diversi Capitoli aggiunti per
resti attivi. 4,753,978.06 27,949,117.95 120,512.54 918,526.81 6,518,903.93 100,340,760.06 8,547,482.81 510,000.— 21,061,455.70 26,544,000.— 2,036,540.51 5,889,444.48 Totale 205,190,722.95 Categoria IV. - Par
tite di giro 66,633,672.22 Totale generale 2,452,053,097.03 differenze fra l’esercizio 1909-910 e l ’esercizio 1908-909 + + + 1,062,634.13 9,998,076.79 94.10 446,250.07 873,916.06 314,587.39 -134,753,879.19 - 1,027,124.03 20,000. -81,434,258.71 6,691,068.61 30,937,000.-166,086.84 5,393,838.57 - 224,707,572.49 • 5,305,493.07 - 69,490,056.43 Ecco il prospetto dei pagamenti di bilancio veri ficatisi presso le tesorerie del Regno per l’ esercizio 1909-1910 comparati con quelli dei periodi corrispon denti dell’ esercizio precedente.
MINISTERI.
Ministero del Tesoro Id. delle Einanze Id. di grazia e g. id. degli aff. esteri Id. deli’ ist. pubbl. Id. dell’ interno Id. dei lav. pubbl. Id. poste e telegrf. Id. della guerra Id. della marina Id. agric. ind. com.
pagamenti dell’esercizio 1909-910 differenze tra i pagamenti del 1909-910 e quelli del 1908-909 952,984,095.14 — 154,794,034.07 306,785,728.82 — 25,866.18 54,196,938.21 + 11,070,932.02 28,145,434.09 + 3,734,600.40 98,102,336.65 + 9,738,339.57 130,472,806.25 q- 24,531,355.14 183,529,472.29 q- 40,037,476.28 132.462.333.19 -f- 13,027,765.87 405,484,892.64 q- 87,485,069.89 183.128.947.19 q- 12,579,811.75 33,473,209.03 + 11,997,993.33 Totale pag. di bi!ancio2,503,763,198.50 -(-
Decreti di scarico 46,742.62 — Decreti Minia, di prelev. 26,544,000.— —
59,3S3,444.60 2,965.44 30,937,000.— Totale pagamenti 2,535,356,941.12 -4- 28,343,479.16
NOTE.
1. In questa somma è co mpreso l’ammontare della valuta d ’oro depositata nella Cassa depositi e prestiti in L. 173,100,990.
a) Sono escluse dal fondo di cassa L. 173,100,890
depositate nella Cassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di Biglietti di Stato.
2. L ’aumento è figurativo essendo comprese le somme riguardanti le spese di amministrazione ed il canone dovuto al comune di Roma.
Queste spese, inscritte in bilancio alle partite di giro, vi passeranno, agli effetti del conto del tesoro, nella definitiva sistemazione dei conti.
Li emigrazione degli Italiani negli Stati Uniti
e la tubercolosi
Nel Bollettino dell’Emigrazione troviamo un’ impor tante comunicazione del Cav. Antonio Stella, fatta su questo importante argomento al Congresso internazio nale della tubercolosi tenutosi recontemente in Was hington : della quale riportiamo alcuni punti.
Chiunque lia familiarità con le condizioni anor mali di vita e di lavoro dominanti fra gli Italiani ammassati nei popolosi lenemente di New York e Chi cago e si rende conto dell’ importanza dei centri ur bani rispetto alla genesi e alla diffusione della tu bercolosi, dove necessariamente riconoscere che in (peste condizioni, tale malattia deve essere molto d if fusa tra gli immigranti italiani. La loro concentra zione enorme nelle grandi città è dimostrata a suffi cienza da alcuni dati statistici. Infatti se nei sessanta anni che vanno dal 1820 al 1880. sopra un’ immigrazione totale di più che dieci milioni di stranieri, si sono contati soltanto 68,633 Italiani, e il censimento del 1890 ha riconosciuto che la popolazione d’ Italiani negli Stati Uniti era di 182,580 persone e non più, mentre l’ immigrazione dell’annata era stata di quasi mezzo milione d’ anime nella sua totalità, negli anni recenti 1’ immigrazione italiana ebbe un rapido incre mento come è dimostrato dalle cifre seguenti :
81 luglio 1910 L ’ ECONOMISTA 491
Il clie dimostra clic in cinque anni dal 1900 al 1905 sono giunti in qnesto paese 974,236 Italiani in più.
Tre quarti (79 per cento) della popolazione totale degli Italiani negli Stati Uniti vivono in città che hanno una popolazione superiore ai 50 mila abitanti E una parte preponderante di questa popolazione (72 per cento) è assorbita dalle regioni della costa setten trionale dell’ Atlantico. Il solo Stato di New York ne contiene 586,175 e la città di New York non meno di 500 mila, vale a dire più di quattro quinti (78.7 per cento) dell’ intera popolazione italiana di questo Stato, una popolazione eguale alla terza fra le maggiori città d’Italia. Considerando che nove decimi di questi im migranti appartengono alla classe dei contadini e dei braccianti delle regioni rurali d’ Italia, che in questo paese si dedicano ai più v ili mestieri anziché ai bi sogni dell’ agricoltura, e che la loro maggioranza (80 per cento) è compresa fra i 15 ed i 45 anni d’ età, epoca della vita in cui predomina la tisi, se ne pos sono facilmente prevedere le conseguenze.
Mentre tutti riconoscono che la vita urbana ab bassa la resistenza fisica delle popolazioni a detri mento della Nazione, pochi sanno che questa depres sione è risentita più profondamente dall’ uomo robusto del contado che non dal pallido e sparuto abitatore della città. Il passaggio repentino dalla vita rurale alla cittadina non dà tempo per così dire, a una po polazione nomade avvezza a vivere all’ aria libera, di preparare e di elaborare sufficienti mezzi per difen dersi contro il nuovo ambiente o adattarvisi, mezzi rappresentati da speciali enzind od opsonine, o da altra cosa da noi ignorata, che ogni animale e puranco ogni pianta sviluppa quando è trasferte in un diverso am biente. Può essere invece che l’ altissima tensione cui il sistema nervoso è assoggettato dalla vita cittadina, accusata sovente come fattore di malattia, rappre senti effettivamente la sorgente principale di quella iperacuzie ed iperattività funzionale che mantiene l’ organismo in uno stato costante di tensione tìsica e di vitalità aumentata. Comunque sia, è certo che la mortalità e la morbidità sono più elevate fra le po polazioni rurali aquartierate nelle città che non fra lo popolazioni stesse delle città, malgrado l’ apparenza più robusta di quelle in confronto di queste. L’ esem pio degl’ indiani pelli rosse, dei negri, di molte popo lazioni selvaggie e, attualmente, degli Italiani d’ Ame rica ne sono la prova innegabile.
Mancano disgraziatamente le statistiche e neppure nella letteratura v ’ è traccia di tale argomento, poiché i due Governi interessati non hanno mai rivolta una azione concorde ad investigare circa la diffusione dei morbi tubercolari e il notevole deterioramento fisico dei lavoratori italiani negli Stati Uniti, come conse guenza di una lotta più intensa per l’ esistenza in correlazione ad alcuni fattori economici che li assal gono e li abbattono da ogni lato.
Alcune tabelle offrono dunque la prima prova e la constatazione ufficiale del fatto importantissimo su cui da anni ho richiamato l’ attenzione degli studiosi e cioè che le donne italiane sono in America molto più su scettibili a contrarre la tubercolosi che non gli uomini, benché siano in minor numero di questi e ciò in op posizione diretta ai risultati statistici riguardanti le donne delle altre nazionalità.
La mortalità media per tubercolosi nella città di New York (come dall’ Uniteti States Censuss o f 1900) è di J49.9 su cento mila abitanti. Quella degli immigrati italiani sembrerebbe alquanto minore. Se non che tutti i medici che hanno pratica degli italiani poveri di queste grandi città sanno che solo una parte degli Italiani tubercolosi muoiono nella località ove hanno contratto la malattia. Temono l’ etisia assai più che le popolazioni di altra nazionalità e la fede negli effetti del clima, come unico mezzo di cura per le malattie polmonari, ha radici tanto profonde nell’ animo loro ohe al primo accenno di fenomeni polmonari anormali subito si preparano a cambiare di clima. Così avviene che uomini e donne, pur essendo in pessime condi zioni economiche, vendono tutti i loro averi e, senza un attimo d’ indugio, fanno ritorno ai loro paesi di origine. Se per una ragione qualsiasi non riescono ad ottenere uno di quei passaggi gratuiti che il Go verno italiano mette a disposizione dei Consoli ita liani in America appunto per far ironie a simili^ con tingenze, sono soccorsi dai loro parenti ed amici. La fiducia nel clima nativo come unico rimedio contro la tosse cronica è talmente diffusa, che sovente si pre
parano a cambiare residenza senza neppure consultare il medico, anzi talvolta contro il suo stesso consiglio. Così si accresce la quota della mortalità nel loro luogo di nascita, mentre le statistiche di quello in cui hanno contratto la tirbercolosi, non tradiscono l’ entità dei fatti.
A questo proposito giova invece consultare le re lazioni sanitarie generali del Commissariato dell’ emi grazione, in cui dal 1903 in poi sono computati i rim patri degli ammalati. Tali relazioni riferiscono che il numero degli emigranti tubercolosi rimpatriati dal Nord America è andato e va aumentando ogni anno sempre più.
Questo costante ritorno dei tisici italiani al paese nativo produce dunque la falsa impressione che la mortalità fra gli Italiani sia molto bassa, e dimostra quanto debbono essere errate, in riguardo alla diffu sione della tubercolosi fra gli Italiani, le deduzioni basate unicamente sulla mortalità media indicata dalle statistiche americane.
La media degli Italiani tisici rimpatriati nel 1903 è stata del 2.92 per mille, nel 1904 del 2.75, nel 1905 del 5.66, nel 1906 del 5.61. Ma queste inedie sono molto inferiori alla realtà dei fatti, perchè tengono conto soltanto dei casi che si trovano in stadio molto avan zato, scoperti fra i passeggieri di III classe, che vengono isolati nelle infermerie di bordo. Essi rap presentano però una frazione assai piccola in con fronto con la legione di quelli in cui la malattia è incipiente o in stadio poco avanzato o che viaggiano in I o in II classe. Oltre a ciò i tubercolosi di III classe che stanno in piedi e vanno in giro, sfuggono alla vigilanza sanitaria, poiché non vi è nessuna legge che prescriva l’ esame sistematico dei casi sospetti. E i passeggeri di classe superiore sfuggono in ogni modo alla vigilanza, perchè non cadono sotto le prescri zioni delle leggi vigenti. Nondimeno è ben noto il fatto che numerosissimi tisici viaggiano in II classe e tal volta nelle stagioni di grande movimento, anche in I classe (non si possono indicare cifre statistiche al riguardo, per i motivi già detti), puranco se i loro stretti parenti viaggiano in III classe. I motivi di ciò sono :
1" per evitare l’ affò]lamento e la confusione dei locali di III classe e fruire di trattamento migliore, nella tema che l’ atmosfera soffocante della III classe possa accorciar loro la vita o aggravare le loro con dizioni ;
2° per sfuggire alla vigilanza del medico di bordo, che temono possa imporre loro delle indebite restri zioni e per sfuggire alla stimmata d’ esser dichiarati apertamente tisici ;
3° perchè quasi tutti gli italiani rimpatrianti hanno abbastanza denaro per pagare la differenza di prezzo fra III e II classe e considerano il denaro speso così come prima quota d’ investimento a bene ficio della salute, che costituisce il movente del loro viaggio.
in base alla mia esperienza personale e alle in-- formazioni raccolte, oso credere che il 50 per cento dei passeggeri di II classe soffrono di tubercolosi in una forma o in un’ altra. E durante alcune stagioni, a bordo di bastimenti con noli a buon mercato, tale per centuale è forse anche più alte. Se poi paragoniamo questo fatto col relativo difetto di adattamenti igie nici in questa classe, ci risovviene la verità di quanto ha detto il Dupuis, che « la protezione dei passeggieri contro le malattie infettive a bordo sta in ragione in versa al prezzo del biglietto ».
Che la tubercolosi non sia importata negli Stati Uniti dagli Italiani e sia invece da loro quivi con tratta, quindi trasportata in Italia, lo provano a colpo d’ occhio i dati statistici della relazione sanitaria u f ficiale, che indica quanti casi di tubercolosi siano stati riscontrati fra quelli diretti ¡il di qua e quanti fra quelli diretti al di là dell’Atlantico. Sopra 309,503 Ita liani che lasciarono l’ Italia per gli Stati Uniti nel 1903- 1904 si ebbero 2 soli casi di tubercolosi ricoverati nelle infermerie di bordo con una media quindi del 0.006 per cento, ciò che è dovuto alla rigorosa sorveglianza eser citata dal Governo degli Stati Uniti, sia nei porti d’ imbarco, che in quelli di sbarco. Sopra 169,229 Ita liani rimpatriati nello stesso periodo di tempo, i casi di tubercolosi ricoverati nelle infermerie di bordo sono stati invece 457, non compresi 17 morti in viaggio.