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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1882, 29 maggio

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN TERESSI P R IV A T I

Anno XXXYII - Yol. XLI

Firenze, 29 Maggio 1910

N. 1882

SOMMARIO : Il credito nazionale — E. Z ., Corrispondenza da Napoli, Finanza Comunale — Sguardo sommario della situazione econom ica del Giappone — Congresso internazionale del L ibero scambio RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Giovanni Sforza, L ’ indennità ai Giacobini piem ontesi perseguitati e danneggiati (1800-1802) - Avv. N . Samama, Contributo allo studio della doppia cittadinanza nei r i­ guardi del m ovim ento m igratorio - B r. H. Balmarez, La responsabilité M edicale et le secret pro- t'essionel - Coi. Borrelli de Serres, R echerches sur divers Services publics du X III au X V II siècle - Oh. Gide, H. Berthélemy, P. Bureau, A. ICeufer, C. Perreau, Ch. Picquenard, A . E . Sayous, F. Fagnot, E. Vandervelde, L e droit de Grève — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : Il con­ gresso dei Comuni italiani - La facoltà ai comuni d i istituire una tassa d i soggiorno - V Istituto Internazionale d’Agricoltura - La produzione dei bozzoli in Italia — RASSEGNA BEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio degli Stati Uniti — La situazione del T esoro al 30 aprile 1910 — Banca popolare di Perugia — Cronaca delle camere di com m ercio — M ercato monetario e R i­ vista delle Borse — Società com m erciali ed industriali — Notizie commerciali.

sempre crescente della economia attiva del paese, la quale soffre della concorrenza che fanno sul mercato i titoli di Stato.

Forse in tutte queste considerazioni vi è un po’ di esagerazione ; non crediamo che il Tesoro e le Banche di emissione, senza che intervengano cause gravi e straordinarie, manovrino, come si afferma, per tener alto artificialmente il prezzo del consolidato. Prima di tutto si tratta di ben otto miliardi di ammontare e chiunque abbia pra­ tica delle quotazioni, sa benissimo che le mano­ vre artificiose per influire sui prezzi di una così enorme massa di consolidato possono essere effi­ caci quando si tratti di arrestare una lieve cor­ rente contraria od aiutare una lieve corrente favorevole che si manifestasse ; ma non riuscireb­ bero che a danno del Tesoro e delle Banche se pretendessero coi loro atti di fare i corsi del consolidato contro la corrente naturale del mer­ cato. D’altra parte, riflettendo che sono già pa­ recchi anni che il consolidato si quota sopra la pari, bisognerebbe ammettere che l’ intervento del Tesoro e delle Banche potesse durar per così lungo periodo, il che è semplicemente assurdo. Certo Tesoro e Banche hanno il dovere di invi­ gilare i corsi del consolidato perchè non abbia a subire scosse improvvise ; ma da questo all’am- mettere, come fa l’egregio amico Pantaleoni, che il prezzo sia e rimanga fittizio troppo ci corre.

Siamo d’accordo nell’ opinione che il corso della rendita non sia 1’ indice della ricchezza della nazione ; ma nello stesso tempo crediamo che altre sieno le cause del fatto; e le vediamo sopratutto nel convincimento penetrato ormai nei più, che lo Stato sia finanziariamente forte, più forte certo di altri grandi Stati, e quindi offra le maggiori garanzie; il quale convinci­ mento riesce tanto più efficace per il fatto di cui parliamo, in quanto si verifica dopo un pe­ riodo di grande sfiducia e quasi di sgomento sulle vicende finanziarie. Perciò il consolidato, e

Il credito nazionale

i.

Voci di allarme si sentono dovunque e im­ pressionanti sulle condizioni del credito in Italia; e quanto più tali voci si spargono e vengono suf­ fragate da argomenti e da fatti, tanto più quelle condizioni si aggravano. L’imagine della valanga è in questo caso evidentemente adatta ; un sasso, uu nodo di neve che cadano dall’alto, ingrossano nella caduta e diventano causa di distruzione e di rovina. L ’elemento psicologico in fatto di credito, appunto perchè questo ha per base il

credere, funziona in una ragione molto più alta

e veemente del a potenza delle cause. Onde se conviene in simile materia por mano ai ripari, e se ripari vi sono, bisogna farlo a tempo, prima cioè che la valanga abbia assunto grandi ed irresistibili proporzioni, prima cioè che la psiche del pubblico si senta e sia così agitata da non poterla frenare.

Y i ha adunque chi lamenta ohe con prov­ vedimenti artificiosi il Tesoro e le Banche di emis sione tengano alto il prezzo del consolidato 3 3[4

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338 L ’ E C O N O M IST A 29 maggio 1910

si noti che da molti ormai la sua somma nou aumenta, è diventato un titolo in cui si impiega il risparmio ; la speculazione non entra più per nulla, e le negoziazioni di rendita in Borsa sono limitatissime. Da ciò i prezzi sono fatti su scarse transazioni che riescono a far aumentare i corsi; chi vuole consolidato deve farlo uscire dalle casse dei possessori allettandoli coll’alto prezzo; le ven­ dite senza l’allettamento .lei guadagno per l’alto prezzo, sono insignificanti.

In conclusione, non riteniamo affatto artifi­ cioso il prezzo del consolidato italiano, pur am­ mettendo che esso sia quotato al di sopra di quanto veramente meriterebbe ; ma siamo con­ vinti che tale alto prezzo sia il frutto delle con­ dizioni speciali del nostro paese, dove i risparmi sono altissimi, e dove per una serie di circostanz’e la fiducia nei titoli industriali è profondamente scossa.

Voci di allarme si manifestano anche perchè vi sarebbero prove evidenti che il pubblico ita­ liano, specie nel Mezzogiorno ed in Sicilia, tro­ vando troppo alto - il corso del consolidato nostro si rivolge ai titoli esteri ; il russo, il brasiliano ed ora anche il giapponese sarebbero stati i pre­ feriti e, si assicura, per molte diecine di milioni. Abbiamo ragione di credere che tale ten­ denza del capitale italiano verso i titoli esteri sia vera, e temiamo che essa si manifesterà ancora più vivacemente se le condizioni interne non mu­ teranno; i due fatti,-l’alto prezzo del consolidato e la sfiducia del capitale verso le industrie na­ zionali potrebbero essere fattori di questo feno­ meno, che, cioè; il risparmio si rivolga in notevole parte ai titoli esteri. Ci sono Banche italiane ed estere che incoraggiano tale movimento, contro il quale davvero non vi potrebbe essere nessun ri­ medio diretto. Colla solita insipienza, il Governo ha creduto di frenare tale corrente con una tassa speciale sui titoli esteri, e, manco a dirlo, ha otte­ nuto l’effetto opposto; perchè allo scopo di sfuggire la tassa ha costretto molti capitalisti a mettersi in diretta relazione con banche e con banchieri esteri e così la corrente di capitali che cercano impieghi esteri si è allargata. Una volta di più appare chiaro tutto l’empirismo e tutta le cecità dei reggitori della nostra finanza.

Ma più volte abbiamo accennato in questo articolo alla sfiducia del pubblico nei titoli indu­ striali e commerciali italiani ; conviene quindi spiegare il fatto.

In parte questo fatto è il prodotto dei gon­ fiamenti del 1905 e 1906 e della crise susse­ guente, che cominciata nel 1907 non è ancora finita in Italia ; ma in parte e forse anche maggiore è il frutto delle condizioni del credito nazionale, sub quale bisogna dire qualche parola.

Parlando di credito nazionale in Italia si indica veramente cosa che non esiste ; si indica cioè l’assieme del credito, ma non un credito che abbia una fisonomia ed un carattere unitario.

Pur troppo sono note nel mondo finanziario, le profonde discordie di metodo e di condotta che si verificano nella alta finanza italiana. Tutte quelle manifestazioni pubbliche dalle quali apparirebbe che 1’ alta finanza italiana costituisca un tutto omogeneo, non sono che apparenza ; si uniscono in sindacato tutti i rappresentanti del credito

nazionale, per assumere una emissione di titoli di Stato, per formare un consorzio a questo od a quello scopo ben determinato, ma nella vita quotidiana, che è quella che conta, l’ unità del credito italiano non esiste.

Un titolo od un gruppo di titoli sono viva­ cemente attaccati alla Borsa ed in poche setti­ mane si verificano forti ribassi; la voce pubblica mormora che chi fa il ribasso è il grande Isti­ tuto tale o tal altro, che giuoca allo scoperto per approfittare del panico ; nessuno si attenta di opporre una giusta resistenza e fare fallire la manovra ; invece al grido di indignazione segue una sola conclusione : domani ci vendicheremo attaccando il titolo tale o tal altro. E il pubblico, che vede valori di primo ordine perdere e rigua­ dagnare in pochi giorni differenze di 100 ed an­ che 200 lire, non potendo ragionevolmente attri­ buire il movimento a variazioni nella consistenza dell’ industria che quei valori rappresentano, non capisce le ragioni delle oscillazioni o, meglio, capisce troppo bene che si tratta di manovre di Borsa e si domanda: ma allora cosa fanno i di­ rigenti del credito?... ed è un passo l’aggiun­ gere: sono essi stessi che sotto mano promuovono per i loro fini quelle oscillazioni.

Si investigano allora, spesso esagerandoli, le cause e gli effetti delle così dette manovre di Borsa: si scopre che Tizio, Caio e Sempronio, amministra­ tori di grandi Banche e grossi banchieri hanno conseguita rapidissima fortuna, e si sospetta che sia col denaro altrui che hanno arrischiato il mo­ vimento. E così a poco a poco la fiducia verso gli uomini di finanza è svanita ed i pezzi grossi non si credono tra loro e non sono creduti dal pubblico.

Si aggiunga un’altra piaga che va diven­ tando abbastanza grave e che indispone il pub­ blico: quella della caccia alle medaglie di pre­ senza ; e non solo perchè avviene che gli stessi individui nominano se stessi amministratori di un grande numero di Società che l’ Istituto a cui appartengono, ha sovvenuto, ma è frequente il caso di Società anonime che distribuiscono scarsi dividendi agli azionisti o non ne distri­ buiscono affatto, ma dàuno agli amministratori laute medaglie di presenza; così per gli ammi­ nistratori il dividendo è sempre piuttosto grasso. Noi siamo contrari alla gratuità degli uffici ; chi lavora ha diritto di essere pagato; ma tuttavia anche in questo come in ogni altro ordine di fatti.... est modus in rebus.

Il pubblico per tutte queste cause, ma so­ pratutto per le ampie irragionevoli oscillazioni nel valore dei titoli, per le complicate situazioni di certe Società le quali hanno in portafoglio le azioni l’ una delle altre ed a prezzi non corri­ spondenti a quelli del mercato, non vuol entrare nelle industrie e nei commerci, e si accontenta del piccolo reddito dei titoli di Stato italiano, delle obbligazioni di pochi istituti di primo or­ dine, ed ora affronta anche il rischio rappre­ sentato da titoli esteri.

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29 maggio 1910 L ’ E C O N O M IS T A 339

CORRISPONDENZA DA NAPOLI

Finanza Comunale.

21 maggio. Da un par di giorni il Consiglio Comunale ha incominciato a discutere il Bilancio preven­

tivo (?!) del 1910. Siamo verso la line del quinto

mese dell’anno, e se le parole devono racchiudere un concetto e significar qualche cosa, la qualifica di preventivo, secondo me, si potrebbe ormai ab­ bandonarla. Ma — dice la Giunta — quest’anno dal più al meno qualche analogo ritardo v’è stato anche nelle amministrazioni di altre fra le prin­ cipali città italiane. E sarà, ma come eccezione, mentre qui è diventato regola, una regola che la ripetizione vien sempre rafforzando.

Ma — dice ancora la Giunta — il riscatto del debito vitalizio solo di recente fu approvato e concretato, e poiché arreca al bilancio un prov­ vido disgravio per centinaia di migliaia di lire, il bilancio stesso non poteva compilarsi prima che il detto provvedimento fosse divenuto cosa certa. Ebbene, sbaglierò io, ma dissento ; e ciò per gli stessi motivi che svolsi anche l’anno scorso in occasione consimile. Non so persuadermi che si possa non fare il proprio dovere (e tale è l’ap­ provazione del bilancio entro il termine voluto dalla legge) per sole ragioni d’opportunità. In ogni grande Amministrazione, pubblica o pri­ vata, possono accadere e accadono nel corso del­ l’anno fatti, anche di gran rilievo, che vengono a modificare in bene o in male quelle previsioni finanziarie cui il bilancio analiticamente e sinte­ ticamente espone. Vuol dire che: a) o sono tali da potersi, prima ancora che diventino realtà, considerare come immancabili, e il bilancio pre­ ventivo ne registra anticipatamente gli effetti ;

b) o non solo tali, ma soltanto probabili, e i suoi

compilatori possono e devono, mi pare, prescin­ derne e limitarsi ad annunziare che gli effetti avranno azione sul bilancio futuro. Ove fosse ve­ ramente necessario, epperò lecito, fare in modo diverso, la legge non avrebbe mancato di pre­ vedere il caso. Se dico male, correggetemi.

* * *

Sul bilancio di quest’anno vi porgerò po­ chissimi dati, sia perchè in distanza i particolari un po’ minuti non interessano, sia per riserbare più spazio ai progetti di sistemazione della finanza comunale, che l’Amministrazione ha presentati al Governo.

L’ammontare totale del bilancio di Napoli, che da vari anni è sempre in aumento, è questa volta un po’ minore che nello scorso 1909, cioè di L. 40,007,513.20 invece che di L. 42,045,269,67. Perchè questa differenza in meno? Perchè si sono alquanto limitate le previsioni di somme occor­ renti durante l’esercizio per le opere straordina­ rie contemplate nella legge del 1908. Questa sta­ bilisce mutui a interessi di favore per somme che il Comune può prelevare mano a mano. Ma poiché l’esperienza mostra che di dette opere nel corso d’ un anno non se ne può eseguire più d’ una data quantità, non sarebbe pratico prele­ vare somme maggiori del bisogno e caricarsi dei relativi interessi, siano pur di favore, e delle quote d’ammortamento.

Viceversa, sono stati ingrossati gli stanzia- j menti per le opere pubbliche ordinarie, per la polizia urbana e l’ igiene, un po’ anche per la beneficenza, e sopratutto per l’ istruzione. A que­ st’ ultima, per la quale si provvede in modo che è tuttora insufficiente, l’Amministrazione da qual­ che anno dedica lodevolmente, molto più che in passato, solerti cure. Pel 1910 la previsione della spesa per l’ istruzione pubblica è di circa cinque

milioni. Non basta ancora, ma si deve ricono­

scere che non è poco.

E’ certo frattanto che, malgrado alcuni mi­ glioramenti continui, quasi tutti i pubblici ser­ vizi, e si potrebbe forse sopprimere il quasi, sono scarsamente dotati. Si spende, è vero, assai più d’ una volta, ma insieme incalzano i bisogni della vita cittadina, la quale con ragione anela a rag­ giungere un livello più alto. E d’altra parte, in questo periodo transitorio di operosità rinascente, anzi rinata, ma non ancora abbastanza equili­ brata, non ancora generale nè produttiva di ric­ chezza già un po’ accumulata, l’Amministrazione civica non crede peranco giunta l’ora di chiedere maggior gettito dai tributi, potendo ciò produrre il soffocamento delle energie che con sforzi e tenaci^ vanno adesso progressivamente attivandosi

E allora come si fa? Mentre il Bilancio è materialmente in pareggio, come si può dargli l’elasticità che occorre? In altri termini, come si potrebbe, senza turbarne l'equilibrio, anzi rasso­ dandolo, trovare i mezzi per ampliare e perfezio­ nare i servizi pubblici d’ una città che si estende e dove la popolazione cresce e aspira a rinnovel- larsi, a viver meglio, a progredire?

Il Comune ricorre, una volta di più, al­ l’aiuto dello Stato. Vedremo a momenti in quali limiti e sotto qual forma. Ma prima diciamo che la Giunta, per dare alla finanza del Comune una notevole larghezza, stabile e continuativa, calcola necessario e sufficiente che l’azienda comunale abbia per alquanti anni una disponibilità annua che sia di tre milioni maggiore di quella potuta avere a tutt’oggi. Aggiungiamo subito che di tal somma una parte, la minore, è già trovata. L’avvenuta trasformazione del debito vitalizio (sulla quale oggi non mi resta possibile dilun­ garmi per informarne i lettori) recherà da ora in poi al bilancio una economia annua di mezzo milione; e ad un’altra di circa L. 340 mila darà luogo la cessazione delle spese di pubblica sicurezza, avo­ cate per legge allo Sfato. Sesta, da provvedere al rimanente, intorno a che volgono appunto le richieste presentate al Governo. La prima con­ sisterebbe nella trasformazione del debito comu­ nale ; l’altra si biforca, cioè chiede che lo Stato conceda al Comune o un aumento nella somma che quello passa a questo come gestore del suo dazio di consumo, o invece un decennio di dila­ zione nel pagamento che questo deve a quello come sua quota di concorso nelle opere di risa­ namento della città.

* * *

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sem-340 L ’ E C O N O M ISTA 29 maggio 1910

pie ohe, so ottenga il corrispondente benefizio, sarà 1’ ultima e definitiva, mentre poi tale non è mai. Ma anche prescindendo da questa conside­ razione, non vedo la necessità che i due prov­ vedimenti siano contemporanei. Forse perchè tutti quanti i servìzi pubblici siano subito meglio do­ tati, e così il Comune secondi e agevoli le ener­ gie private e i moviménti di progresso della cit­ tadinanza? Ottima cosa, ma eseguibile solo per gradi. Se è vero che riforme, senza danaro, non se ne possono fare, è anche certo ohe, pur con mólto danaro pronto, non si possono tutte im­ provvisare. Ce ne dà una prova il relatore del Bilancio, dichiarando, come si è visto, che per certi lavori straordinari i mezzi disponibili vi sarebbero, ma che è inutile impostare somme maggiori di quelle che si arriverà a spendere, cioè per lavori più vasti di quelli che nel corso déll’anno si arriverà effettivamente a eseguire. Ma detto questo, se il Governo e il Parlamento crederanno opportuno accogliere senz’altro ogni richiesta, non sarò io che verrò fuori a lamen­ tarmene. Vediamo intanto in che cosa consista la prima.

I diversi prestiti contratti dalla città di Na­ poli nel ventennio 1860-1880, vennero unificati per legge nel 1881, lo Stato garantì ai privati creditori l’annualità di quasi quattro milioni e mezzo per interessi e ammortamento, e a propria garanzia assunse la gestione del dazio consumo napoletano, corrispondendo al Comune sugli in­ troiti un tanto fisso. L ’ interesse del prestito unificato era ed è tuttora del 5 per cento. Il ca­ pitale da rimunerare e da gradatamente estin­ guere fino a tutto il lontano anno 1989, oggi ascende a una somma fra 84 e 85 milioni di lire. In forza della legge del 1908 vennero poi tra­ sformati due altri prestiti contratti colla Cassa Depositi e Prestiti, uno di 50 milioni in cifra tonda, l’altro di 9 milioni e mezzo, e fu ridotto l’ interesse del secondo dal 4.50 per cento al 4, restando invariato al 3.80 quello del primo; e la trasformazione consistette nel prolungare a un cinquantennio la durata di tutti e due. Oggi il loro residuo capitale complessivo supera di poco i 56 milioni.

Adesso il Comune di Napoli invoca una legge che gli conceda quanto una del 1904 con­ cesse a quello di Roma; e cioè di contrarre colla Sezione autonoma di credito comunale e provin­ ciale due mutui in cartelle per trasformare i due prestiti menzionati testé ed anche quello unifi­ cato. I portatori di obbligazioni avrebbero la scelta fra il cambio coi titoli nuovi e il rimborso in contanti. L ’ interesse del nuovo prestito do­ vrebbe non superare il 3.50, e questa sarebbe la differenza con ciò che fu stabilito per Roma, dove l’ interesse venne ridotto soltanto al 3.75. Ma, osserva giustamente il Comune di Napoli, la conversione eseguita in Roma risale al 1904, quando il tasso legale era del 5 per cento e quando la rendita di Stato non era ancora con­ vertita al 3.75, e meno che mai prossima, come ora ò, a scendere al 3.50. Questa considerazione è importante e ragionevole, e il desiderio ch’essa mira a far sodisfare è dei più legittimi. E qui è opportuno notare che adottandosi un tal prov­ vedimento, l’erario comunale ne risentirebbe il

vantaggio ragguardevolissimo di circa un mi­

lione e dugentocinquantamila lire l’anno.

Per conseguire il fa bisogno più sopra ac cennato, mancherebbe dunque ancora un milione. Il Comune lo chiede allo Stato sotto la forma d’ un milione d’aumento nel canone annuo che 10 Stato medesimo gli versa dopo che ha assunto direttamente la riscossione dei dazi di consumo. E ’ noto che qui, come a Roma, cotesti dazi li riscuote il Governo per mezzo di agenti propri, e che a ciascuno dei due Comuni esso dà ogni anno un tanto fisso, tenendo per sé ih di più degli introiti, se c’è. A Roma infatti c’è, ma non a Napoli, che è città di minor consumo; sicché mentre lo Stato, dopo successivi aumenti, dà al la citta di Napoli per questo titolo annue Li­ re 13,215,000, non le ripiglia affatto con gli in­ troiti, che stanno fra gli 11 e 12 milioni, e ci rimette un tanto di tasca sua. In queste condi­ zioni di cose, è davvero un po’ arrischiato dire: vi prego di favorirmi un milione l’anno di più! E la richiesta viene coonestata alla meglio con ragioni che a me paiono mediocri (ma di più su­ gose non ve n’erano) per esempio, che il consumo un po’ alla volta va crescendo, epperò anche gli introiti daziari, che perciò lo Stato ci rimette ancora bensì.... ma meno che in passato, per cui si può sperare che tra non molti anni.... Tutti bei discorsi, ma la mèta sia prossima o no, lo spendere intanto un bel milione annuo di più non mi sembra la via più diretta per avvicinarvisi.

Ma qualora, dice inoltre il Comune allo Stato, nel campo del dazio di consumo non cre­ diate potermi secondare, potete anche far diver­ samente (ecco il secondo termine della scelta) e darmi il milione in altro modo. Dopo non so quante modificazioni, tutte favorevoli al Comune di Napoli, stabilite in parecchie leggi succedu­ tesi a brevi intervalli, delle quali sarebbe qui troppo lungo far menzione, era rimasto inteso che il Comune pagasse allo Stato, fino a saldo del sue debito per la grande opera del Risana­ mento, la somma fissa d’ un milione l’anno. Or bene, la richiesta consiste nel proporre che tale pagamento resti sospeso per un decennio. Ciò sa­ rebbe — dice un Pro Memoria presentato al Ministero delle Finanze, « null’altro che un rin­ vio, giacché trascorso il decennio ricomincerebbe 11 pagamento del milione annuale (si? proprio? uhm!...) ed il debito del Comune si estingue­ rebbe dieci anni dopo l’epoca prevista ».

Verranno esauditi questi diversi desideri? Per la conversione dei debiti, non vi dovrebbero essere opposizioni. Riguardo alla prima o alla seconda delle altre due proposte, s’ io fossi lo Stato non so veramente che cosa farei. Corre voce che i ministri si siano mostrati favorevol­ mente disposti. Eh.... purché fosse davvero per 1’ ultima volta ! E potrebb’essere, poiché tutto può essere, che fosse l’ ultima sul serio; ma di mio non ci scommetterei tre soldi.

E. Z.

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---29 maggio 1910 L ’ E C O N O M IST A 341

Sguardo sommano della situazione tramita

del Giappone

L ’Annuario finanziario ed economico che viene pubblicato dal Ministero delle Finanze giap­ ponese contiene molti dati importanti che non si possono facilmente riassumere; ma uno dei ca­ pitoli, quello nel quale è dato uno sguardo som­ mario della situazione economica di quell’ Im­

pero, merita di essere largamente esposto. La situazione economica del Giappone ha sofferto di marasmo generale durante l’anno 1908; già fino dalla primavera del 1907 apparivano nubi minaccianti e che annunciavano la rea- zionesopravveniente all’improvvisa febbredi nuove intraprese che caratterizzò l’anno 1906. Durante l’autunno 1907 sintomi ancora più gravi si ma­ nifestarono: stagnazione del commercio di espor­ tazione verso la Cina in causa, del ribasso del­ l’argento è del rame, e mancanza di attività nelle esportazioni verso l’America in conseguenza del panico che sconvolse il mercato degli Stati Uniti.

Al principio del 1908 la situazione generale del mondo economico americano ed europeo era tale che appena appena il panico mostrava di cessare, ma non si determinava ancora alcun sensibile miglioramento; i prezzi dell’argento e del rame mantenevano la loro tendenza al ri­ basso, e siccome d’altra parte il commercio giap­ ponese verso l’estero Continuava a dare una no­ tevole eccedenza delle importazioni sulle espor­ tazioni, lo spirito pubblico ha subito una sensibile depressione, che si tradusse in una generale at­ titudine di prudenza e di aspettativa. La vendita delle merci, che aveva già subito una stagna­ zione dall’autunno 1907, diminuì ancora, e perciò una accumulazione crescente degli stock di seta greggia, di filati di cotone, di tessuti tanto destinati al consumo interno che alla esporta­ zione. Gli stabilimenti di filatura del cotone do­ vettero ridurre le ore di lavoro e quelli di tes­ suti limitare la loro produzione; infine tutti i rami del commercio e della industria incontra­ vano grandi difficoltà a proseguire nei loro affari, e in ispecie quelle imprese che subito dopo la guerra avevano avuto una così larga espansione, si trovarono ridotte per la maggior parte in una situazione deplorevole.

In marzo ed aprile le esportazioni giappo­ nesi verso il Sud della Cina soffrirono general­ mente per la stagnazione del commercio ; in quanto al mercato interno, verso la fine dell’anno finanziario (31 marzo), cioè nel periodo in cui, per ragione del maggiore movimento delle en­ trate e delle spese il Tesoro incassa somme con­ siderevoli, le banche dovettero raddoppiare le loro cautele e di fronte ad una situazione eco­ nomica da più mesi così tesa, si sforzarono di far rientrare i loro capitali. Cosi tutte le circo­ stanze contribuirono a rarefare i fondi sul mer­ cato finanziario, al punto che molte banche si trovarono molto imbarazzate per la mancanza di capitali disponibili.

In maggio e giugno la situazione generale non mostrava ancora alcuna tendenza di ritor­

nare alio stato normale; tuttavia e perchè il saggio di interesse dei depositi presso le banche era stato rialzato e perchè lo Stato cominciò a rimborsare la prima serie delle Obbligazioni del Tesoro ed a pagare gli interessi sulle somme provvisoriamente stabilite per il riscatto delle strade ferrate, le Banche a poco a poco ebbero a loro disposizione fondi più abbondanti. In brevi parole, la scarsezza dei capitali, aggiunta al marasmo commerciale, tolse ogni attività al mercato finanziario durante la prima metà del­ l’anno.

Nella seconda metà il Governo pubblicò il piano che aveva preparato allo scopo di provve­ dere ad un equilibrio più stabile delle finanze dello Stato e ad un rimborso più rapido del de­ bito nazionale. Tale decisione produsse tanto al­ l’ interno che all’estero una eccellente impres sione; non soltanto si determinò un rialzo nel prezzo dei fondi di Stato e di altri valori di Borsa negoziabili in Giappone, naa la domanda dei valori giapponesi si accentuò sui mercati esteri, mentre appunto i corsi miglioravano. Più tardi le sete gregge che costituiscono uno dei più importanti articoli di esportazione, comincia­ rono ad essere vendute attivamente; il raccolto del riso si annunziava favorevolissimo; tuttavia le banche non mutarono l’attitudine prudente che avevano assunta nel principio dell’anno. Per­ ciò la quantità dei fondi disponibili andò gra­ dualmente aumentando, il saggio dell’ interesse diminuì proporzionatamente e il pubblico riprese fiducia mano a mano che il mercato finanziario perdeva la eccessiva tensione; in conseguenza di ciò il Tesoro potè nell’agosto emettere dei Buoni al saggio di 1[10 di yen e li vide bene accolti.

Tuttavia durante questo periodo la depres­ sione generale di cui soffriva il commercio, non si è dissipata; verso la Cina gli scambi non ac­ cennavano a ripresa; verso gli Stati Uniti, le esportazioni giapponesi diventarono migliori a partire dal maggio, ma quel paese non si era ancora rimesso dalle scosse causate dal panico del 1907 ed era sempre più agitato per l’avvici­ narsi della elezione presidenziale in modo che la somma degli scambi rimase languente fino alla fine dell’anno'. Il commercio del Giappone subiva dunque tale lungo periodo di depressione gene­ rale all’ interno come all’estero, perciò il corso dei prezzi, che già dal principio del 1908 man­ teneva una tendenza al ribasso, cadde più ancora alla fine dell’anno; inoltre, mentre i negozi com­ merciali erano deboli e le banche tenevano chiusi in cassa i loro fondi, il Tesoro, gettava sul mer­ cato somme considerevoli col rimborso della prima serie di obbligazioni, in un momento nel quale nessuno osava rischiare nuove imprese industriali. Ne risultò che la domanda di capitali divenne quasi nulla ed i depositi nelle banche aumenta­ rono ; il mercato -finanziario divenne più che mai inattivo.

Benché il commercio estero del Giappone abbia fatto anno per anno progressi notevoli e continui, nel 1908 segna una deficienza, e cioè nel 1907:

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342 L ’ E C O N O M IST A 29 maggio 1910

Il totale di yen 814,500,000 (2,103,853,500 fr.) è circa eguale alla cifra del 1905. La diminu­ zione delle esportazioni ha per causa il rallenta­ mento generale del commercio in tutto il mondo durante il 1908 e la debolezza delle esportazioni in America ed in Cina che sono i due migliori clienti del Giappone. In quanto alle importazioni, esse sono diminuite sopratutto per la diminuzione del consumo nazionale e per la sensibile ridu­ zione subita dalle industrie ed imprese tanto dei privati come dello Stato.

Per ciò che riguarda l’agricoltura i raccolti del 1908 furono in modo speciale abbondanti ; quello del riso ha raggiunto i 51,932,831 Koku, superando del 5.9 per cento quello del 1907 e del 14.4 per cento la media normale. L ’ orzo, il frumento e la segala hanno dato in complesso 22,434,960 Koku, cioè 3.1 per cento di meno del­ l’annata precedente, ma il 9.6 per cento di più della media.

Il numero degli effetti negoziati durante il 1908 salì a 7,408,921 per 6,307,361,387 yen (16,291,914,463 fr.); paragonato alle cifre del 1907 si ha una diminuzione di 1.5 per cento nel numero e di 15.7 per cento circa il valore. Tale differenza è egualmente prodotta da una defi­ cienza di attività nelle sfere economiche e dal marasmo che, naturalmente, diminuì le transa­ zioni basate sul credito.

Durante i diciotto mesi che corsero dalla conclusione della pace colla Russia fino al prin­ cipio del 1907, la manìa di lanciare imprese nuove divenne generale; ebbero ampliamenti un grande numero di quelle esistenti e molte se ne crearono di nuove. I capitali sottoscritti nel 1906-907 in azioni di Società anonime tanto nuove che preesistenti ammontarono a 946 milioni di

yen (2,444 milioni di franchi), mentre nel 1908

non se ne sottoscrissero che per 110 milioni di

yen (284 milioni di franchi).

Grazie allo sviluppo del commercio e delle finanze ed allo spirito di economia, i depositi delle Casse di Risparmio postali aumentarono ra­ pidamente ogni anno; alla fine del 1908 i nove milioni e mezzo di depositanti avevano crediti verso la Cassa di Risparmio postale per 104 mi­ lioni di yen (269 milioni di franchi); cioè in cinque anni, dal 1903, il numero dei depositanti è quasi raddoppiato e l’ammontare dei depositi è triplicato.

Allo scopo di promuovere la colonizzazione della Corea e di sfruttare le risorse di quel paese nel comune vantaggio della Corea e del Giap­ pone, una legge del 1908 ha regolato tutto ciò che riguarda la Tóyó Takushoku Kabushiki- Kwaisha (Compagnia orientale di colonizzazione, fondata per azioni) : organizzazione, sfera d’azione, emissione di obbligazioni, controllo del Governo, garanzia di interesse da parte dello Stato ecc. Nel decembre 1908 il pubblico venne invitato a sottoscrivere le azioni della Compagnia per un capitale di 10 milioni di yen (25,830,000 fran­ chi); un quarto di tale capitale fu allora versato ed in gennaio 1909 la nuova Compagnia fu uffi­ cialmente autorizzata a funzionare.

Termineremo dando le cifre sommarie del bi­ lancio 1909-910.

Entrate ordinarie yen 470,354,136 » straordinarie » 48,575,147

Totale » 518,929,283 Le entrate ordinarie sono di 7.4 milioni mi­ nori dell’esercizio precedente e le straordinarie minori di 100 milioni ; manca per queste ultime il contributo di due voci principali; il ricavato da prestiti e l’avanzo dell’esercizio precedente.

Spese ordinarie yen 404,700,516

» straordinarie » 114,220,595 Totale » 518,921,111 Le spese totali sono diminuite di 107 mi­ lioni di y e n ; di cui 23 e mezzo nelle spese or­ dinarie, quasi tutte della voce « fondi di conso­ lidamento dei debiti » ; le straordinarie diminui­ scono di 84 milioni di cui 23 nel Ministero della guerra e 40 per le strale ferrate.

C o lf!» ittroizlmale ini lìmo stailo

Il Sig. Luigi Strauss, Presidente del Comi­ tato di organizzazione del secondo Congresso in­ ternazionale del Libero scambio, ha diramata in nome del Comitato stesso, del quale sono Secre­ taci i Sigg. Paulo Gustin e Giulio Lecocq, una circolare per annunziare la convocazione del se­ condo Congresso che avrà luogo ad Anversa dal 9 al 12 agosto prossimo.

La circolare dopo aver ricordato che il Cobden Club ha organizzato sotto la presidenza di Lord W elby il primo Congresso internazio­ nale del Libero scambio nel 1908 che contò più di cinquecento aderenti, ricorda pure che nella sua ultima seduta detto Congresso costituì un Comitato composto dei rappresentanti del Cobden Club per l’ Inghilterra, e di quelli dell’Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera ed Ungheria. Notifica quindi che detto Comitato ha deciso di riunire un se­ condo Congresso del Libero scambio in Anversa nell’agosto 1910.

Il Congresso — aggiunge l’ Illustre Presi­ dente del Comitato —- è aperto a tutte le opi­ nioni; gli nomini politici, gli studiosi, gli indu­ striali, i negozianti sono invitati a collaborare a tale opera, ed a fornire gli elementi che possono contribuire alla soluzione dei problemi relativi alla legislazione doganale.

Il Congresso.— afferma sempre con saggio criterio la circolare — non può essere che di volgarizzazione ; si prepareranno i materiali per le riforme utili ; e si studieranno le questioni all’ordine del giorno così i corpi ufficiali regolar­ mente costituiti possono approfittare delle discus­ sioni. E per salvaguardare la libertà delle discus­ sioni e facilitare i contradittori, il Congresso non prenderà deliberazioni.

(7)

29 maggio 1910 L ’ E C O N O M ISTA 343

nome del Sig. avvocato Emilio Roost questore del Comitato.

Del Comitato di patronato fanno parte per

Y Italia i Sigg. prof. Gaetano Mosca ed Edoardo

Giretti.

Diamo qui sotto il testo del regolamento e ci proponiamo di tener informati i lettori del-

YEconomista degli atti che precederanno il Con-

gresso.

R églem ent.

Art. 1. — Le 2e Congrès international du Free Trade s’ouvrira à Anvers, le 9 août 1910; il durera quatre jours.

Art. 2. — Seront membres du Congrès, les per­ sonnes ayant adressée leur adhésion à la Commission d ’organisation avant le 15 Juin et ayant versé la co­ tisation de vingt francs au questeur, M. l’avocat Emile Roost, rue des Tanneurs, 42. à Anvers. Les membres auront droit aux publications du Congrès.

Art. 3. — Les membres du Congrès recevront une carte strictement personelle.

Art. 4. — Le programme se compose des questions suivantes :

I o La politique du libre échange est-elle une consé­ quence logique de la théorie du commerce international?

2° Quelles sont les conséquences probables des récen­ tes révisions des tarifs douaniers en Allemagne, en Austra­ lie, aux Etats-Unis, en France?

3° Quelles sont les conséquences de la protection doua­ nière appliquée aux matières brutes et aux machines, sur les industries qui doivent acheter ces matières premières et l’outillage pour la production des articles fabriqués ?

4° Quels sont les obstacle ou les obstacles présumés à l’adoption d’ une politique libre-echangiste, dans chacun des principaux pays soumis au régime de la protection doua-

n .ère ?

5° Quels sont les caractères du mouvement internatio­ nal des capitaux, son influence sur les importations et sur les exportations et quelle est la relation entre la prospérité nationale et l’excès d’importation sur l’exportation ou réci­ proquement ?

6° Quels sont les effets moraux du libre-échange et de la protection sur les relations intérieures et sur les rap­ ports internationaux des peuples ?

La Commission d’organisation recevra les rapports sur ces questions ju squ ’au 15 Mai. Les auteurs sont priés d ’être concis et de donner surtout des renseigne­ ments basés sur l ’expérience.

Art. 5. — Indépendamment des questions indi­ quées plus haut, le programme pourra être complété par celles, qui, proposées par des membres du Congrès avant le l r Juin, seraient admises par la Commission d ’organisation pour être discutées après les questions inscrites, dès maintenant, au programme.

Art. 6. — Le bureau de la Commission d’organi­ sation présidera à l ’ouverture du Congrès. Il fera pro­ céder, lors de la première séance, à la nomination du bureau définitif qui esercera les pouvoirs jusqu’à la fin du Congrès et qui fixera l ’ordre du jou r de chaque séance.

Art. 7. — Les discussions seront engagées autant que possible, sur les rapports présentés avant le Con­ grès ou sur un exposé fait par le membre inscrit le premier pour prendre la parole. Elles ne seront pas suivies de vote.

Les langues admises au Congrès sont l’allemand, l’anglais, le français et le néerlandais.

La durée de parole pour les rapporteurs est limi­ tée à trente minutes; pour les autres orateurs à quinze minutes ; nul ne pourra reprendre la parole sur le même sujet sans l’ assentiment de l’assemblée.

Art. 8. — Les membres du Congrès et les délégués des administrations publiques ont seuls le droit de présenter des rapports et de prendre part aux discus­ sions.

Art. 9. — Peuvent participer au Congrès, à titre d’ adhérents les personnes de la famille d ’un membre du Congrès, moyennant le versement d ’ une cotisation dont le montant est fixé à 10 francs.

Art. 10. — Tous les documents, rapports, etc. re­ latifs au Congrès international du Free Trade devront être adressés Boulevard Léopold, 114, Anvers.

R

i v i s t a

B

i p l i o q r a f i c a

G iovann i Sforza. - L’ indennità ai Giacobini

piemontesi perseguitati e danneggiati (1800- 1802)- — Torino, Fratelli Bocca, 1908, pa­

gine 206.

Tessendo la storia della indennità promossa dalla Repubblica francese ai Giacobini piemon­ tesi che erano stati, perseguitati o danneggiati quando le annate Austro-Russe occuparono il Piemonte fino alla battaglia di Marengo ed al relativo trattato di pace, l’Autore, che è Diret­ tore del R. Archivio di Stato di Torino, fa in sostanza la storia politica amministrativa, diremo quasi intima, di quel periodo in cui il Piemonte fece parte della Rep ubblica francese. Diciamo in­ tima poiché pubblica la interessante corrispon­ denza che si scambiarono tra loro le autorità del tempo a proposito della indennità, la quale pro­ messa fin dal primo momento dalle autorità fran­ cesi, fu poi convertita in una autorizzazione ai perseguitati e danneggiati di chiamare davanti ad uno speciale tribunale i perseguitanti e dan- neggianti ; e poi, poiché le cause erano molte e molti dei chiamati a rispondere erano gikralliés, il diritto all’indennità venne addirittura soppresso colla riflessione che i trattati impedivano ie pu­ nizioni per cause politiche e che era meglio non far proseguire processi che rinfocolavano le ire di parte.

Tutto questo l’ Autore racconta più attraverso i documenti storici di cui fa uso sapiente, che colla propria parola. Il lavoro che ha l’apparenza di un pesante studio storico, è invece attraentis­ simo e la lettura non si interrompe facilmente. Interessante oltre ogni dire la figura di Giov. Antonio Ranza che fu il più strenuo lottatore per ottenere la indennità, e del quale l’Autore in appendice pubblica alcuni scritti che ci fanno

vivere di quell’epoca fortunosa.

Una appendice contiene anche documenti che riguardano Carlo Botta e gli altri congiurati del 1794.

In complesso questa Opera è veramente de­ gna d’attenzione, anche perchè .svela molta parte della storia del Piemonte e dell’Italia settentrio­ nale subito dopo la rivoluzione.

A v v . N. Sam am a. - Contributo allo studio della

doppia cittadinanza nei riguardi del movi­ mento migratorio. -— Firenze, tip. E. Ariani,

1910, pag. 127.

La questione della doppia cittadinanza già da lungo tempo forma oggetto di studio da parte dei cultori del diritto internazionale pubblico e privato; ma fu recentemente sollevata con con­ cetti radicali dal prof. Buzzati il quale, come relatore della Prima Commissione del Congresso degli italiani all’ estero, propose addirittura il si­ stema della doppia cittadinanza.

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344 L ’ E C O N O M ISTA 29 maggio 1910

plessa ed urgente, quanto maggiore è la facilità ? | con cui gli individui si spostano per fissare la loro stabile dimora fuori della patria. Sono in lotta perciò due ordini di interessi : quelli della patria d’origine che desidera non perdere i legami dei nazionali emigrati, e molte volte gli stessi emigrati desiderano conservare i loro rapporti j colla patria; quelli dello Stato di immigrazione j che non vuole avere un numero troppo grande di stranieri i quali sfruttano il paese senza avere verso di esso corrispondenti doveri.

La doppia cittadinanza è un rimedio ? In tesi genei’ale, non vi è dubbio che lo sarebbe, an­ che perchè non si sa vedere altro modo per con­ ciliare il doppio ordine di esigenze; ma l’ammet­ tere tale principio sic et nunc presenta una serie di questioni subordinate riguardanti l’ordine pub­ blico ed il diritto privato, le quali trattengono molti dall’accettare precipitosamente la proposta del prof. Buzzatti.

Uno di questi dubbiosi è l’avv. Samaina il quale, in questo diligente lavoro, più che discu­ tere la tesi generale, pur così interessante, si oc­ cupa di una serie di obbiezioni che gli si affac­ ciano e nelle quali perde di vista troppo spesso la urgenza e la necessità di provvedimenti. Per­ ciò il libro è riuscito un po’ confuso, quasi il pensiero dell’Autore fosse incerto o mal definito; giacché pare che possa, quasi pretendere una so­ luzione che si adatti a tutti i casi e risponda in tutte le circostanze ad ogni esigenza. Il che non è davvero sperabile.

Se il concetto della doppia cittadinanza do­ vrà prevalere, a poco a poco la giurisprudenza ne regolerà e limiterà la funzione. Per ora ci sembra che sia necessario discutere a fondo il principio o vedere se sia sostituibile con qualche altro sistema.

Comunque queste osservazioni non mirano a togliere valore al lavoro dell’ avv. Samama che, ripetiamo, è diligente.

Dr. H. Balm arez. - La responsabilità Medicale

et le secret professionel. — Toulouse, G. Privai,

1909, pag. 304.

Gli argomenti trattati da questo importante ed accurato lavoro sono due : il primo, che oc­ cupa la più gran parte del volume riguarda la responsabilità medicale, di cui l’Autore accenna la storia dimostrando però che molto più colla pratica fu perseguita la responsabilità dei chi- rurgi che non sia quella dei medici. Studia quindi e delinea il principio della responsabilità medi­ cale e lo trova fondato sulla giustizia; e ricerca la applicazione di tale principio nel diritto posi­ tivo tanto civile che penale. L ’ Autore ritiene che non sia desiderabile alcuna legge speciale che ag­ gravi la responsabilità del medico, bastando la applicazione del diritto comune, che è largamente applicato quando manchino disposizioni speciali.

In quanto ai segreto professionale, cioè l’ob­ bligo nel medico di non divulgare le condizioni di salute del suo malato, l’Autore crede che se ne esageri alquanto la portata ; non ne vorrebbe certo la abolizione, ma crede che la rigorosità del segreto dovrebbe essere alquanto attenuata. L ’Au­ tore concepisce il segreto professionale come un mezzo di tutela del malato e della società e crede .

che sarebbe assurdo ed illogico, trasformarlo, con una applicazione troppo rigorosa, in una causa di danno talvolta gravissimo.

La grande competenza e la moderazione dei giudizi informano tutto questo lavoro interessan­ tissimo.

Col. Borrelli de Serres. - Recherches sur

di-vers Services publics du X I I I au X V I I siè-cle. Tome III. — Paris, A. Picard et tìis, 1909. Nell’.Economista del 20 novembre 1904 ab­ biamo reso conto, nei limiti che questa rubrica, ci concede, del 2° Tomo di questa importantis­ sima opera che il Colonnello Borrelli de Serres ha intrapresa per descrivere ed illustrare i ser­ vizi pubblici di Francia nei secoli X I I I e X IV . Ora viene pubblicato il tomo III nel quale l’Au­ tore dà notizie e documenti e ne illustra il si­ gnificato con acute ed erudite osservazioni, per ciò che riguarda i secoli X I V e X V .

Il dotto lavoro è diviso in sette parti che trattano: — la prima del Tesoro reale da Fi­ lippo IV a Filippo V I ; la seconda, degli ufficiali delle finanze da Filippo IV a Francesco I ; la terza, dei più antichi Presidenti del Parlamento; la quarta, porta per titolo : note sopra alcune persone di finanza; la quinta, i fuochi in Lin- guadoca; la sesta, tre ipotesi sulle variazioni delle monete; l’ ultima parte parla dello stato della Casa del Re.

Tutto ciò che discute l’Autore ha una grande importanza, sia per i nuovi documenti che pre­ senta ed illustra, sia per nuove interpretazioni date a, documenti già pubblicati. E veramente l’Autore non si limita ai documenti dell’epoca che ha potuto rintracciare, ma tien conto anche di moltissime opere nelle quali gli scrittori dei vari tempi si sono serviti dei documenti per trarne conseguenze. Una critica fine e nello stesso tempo temperata traspira da tutto il lavoro eru­ dito dell’Autore, e le sue conclusioni, sieno o no definitive, sono sempre fondate su uno studio acuto e profondo dell’argomento.

Richiamiamo l’attenzione degli studiosi so­ pratutto sulla penultima parte dove l’Autore ri­ prende a trattare della questione monetaria, spe­ cie sotto Filippo il Bello, per esaminare alcune obbiezioni che gli sono state mosse intorno a quanto egli aveva scritto nel tomo precedente.

L ’argomento, ancora controverso, è interes­ santissimo e l’Autore senza appassionarsi troppo per una o per altra conclusione, lo sviscera esau­ rientemente, con una dottrina vasta ed una com­ pleta cognizione delle difficoltà tecniche ed eco­ nomiche che presenta il tema.

Ch. Gide, H. B erthélem y, P. Bureau, A . K eu fer, C. Perreau, Ch. P icqu en ard, A . E. S ayous, F. F a gn ot, E. V an dervelde. - Le droit de Grève. — Paris, F. Alcan,

1909, pag. 270 (6 fr.).

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29 maggio 1910 L ’ E C O N O M IST A 345

mente interessante tanto più che ciascuno degli | illustri conferenzieri espose liberamente la prò- i pria opinione anche se diversa e perfino opposta l a quella degli altri. Cosi intorno al primo tema: se il diritto di sciopero appartenga a tutti, il prof. Qh. Gide, che parlò per il primo, sostenne che non potesse essere riconosciuto tale diritto nè ai funzionari dello Stato, nè a coloro che com­ piono certe funzioni indispensabili alla vita so­ ciale; mentre il prof. Berthélemy espose invece il concetto che il diritto di sciopero debba essere ammesso per tutti. Intorno all’altro tema : quali diritti comprende il diritto di sciopero, il prof. Bureau trattò del diritto di sciopero e della li­ bertà di lavoro, il prof. A. Keufer esaminò: ciò che è lecito e illecito nel caso di sciopero, ed in­ fine il sig. C. Perreau discusse la questione se lo sciopero sospenda il contratto di lavoro. Il chiarissimo sig. A. E. Sayous parlò dei rapporti tra salarianti e salariati nello sciopero, ed il sig. Oh. Picquenard delle conseguenze finanzia­ rie e delle loro influenze sui salari. Il tema trat­ tato dal sig. F. Fagnot fu: la legge sulla con­ ciliazione e l’arbitrato; infine il prof. Emilio Van- dervelde trattò dello sciopero generale.

Come si vede tutti argomenti della più alta importanza e trattati da uomini chiarissimi e competenti ; cosi che il volume costituisce, quasi si direbbe, un Codice sulle diverse questioni ri­

guardanti lo sciopero. J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Nel nono Congresso dei Comuni ita­ liani tenutosi in questi giorni a Palermo fu­ rono trattate varie ed importanti questioni.

Sulla relazione del deputato Bonomi a pro­ posito della riforma tributaria si discute lunga­ mente ed all’ unanimità viene approvato il se­ guente ordine del giorno :

« I l nono Congresso dei Comuni italiani, in coerenza ai voti del precedente Congresso per l’abolizione dei canoni daziari e per la creazione di una imposta di Stato sul reddito, in sostitu­ zióne dell’attuale tassazione personale dei Comuni, consente nei principi fondamentali del disegno di legge Sonnino, principi la cui attuazione è ormai improrogabile di fronte alle urgenti neces­ sità del paese ; afferma però che la riforma non deve condurre stabilmente ad un sistema tribu­ tario locale fondato in prevalenza sul dazio con­ sumo e sulle sovràimposte fondiarie con auto­ matica tendenza a rendere a molte regioni più gravoso il peso del dazio, riconosce la necessità di attingere i tributi reali dei Comuni dalle due forme di ricchezza mobiliare ed immobiliare in modo che tutte e due le forme di imposizione vengano coordinate in maniera equa ed armo­ nica e fa voti che con i necessari emendamenti al disegno di legge si introducano disposizioni efficaci per tutelare gli interessi tanto di quei Comuni che per essersi messi sulla via dell’abo­ lizione delle cinte si trovano in condizioni di svantaggio, quanto di quelli che non potranno fruire nè della riforma tributaria, nè del conso­ lidamento delle spese per l’ insegnamento elemen­

tare, nè di una futura possibile imposizione della tassa di famiglia che verrebbe avocata allo Stato ».

— Il disegno di legge, presentato dal mi­ nistro delle Finanze, on. Facta, sulla facoltà ai Comuni di istituire una tassa di soggiorno, consta dei due articoli seguenti :

Art. 1. —■ I Comuni, sedi di stabilimenti idroterapici o, comunque, stazioni per cure cli­ matiche, balneari o termali, possono per far fronte alle spese eccezionali .dipendenti da tale loro condizione, applicare direttamente o indiretta­ mente, una speciale contribuzione, che ricada su coloro che si recano a soggiornarvi.

L ’ importo della contribuzione non dovrà es­ sere superiore alle lire 10 per ogni persona, e sarà ridotto a metà per i domestici e per i fan­ ciulli al disotto dei 12 anni. La contribuzione non potrà esigersi a carico di coloro, la cui di­ mora nel comune sia inferiore a 5 giorni.

Art. 2. — Spetta al Ministero delle Fi­ nanze, su domanda dei Comuni corredata del parere della Giunta, provinciale amministrativa, autorizzare la applicazione del contributo con­ templato dalla presente legge e omologare i re­ golamenti speciali che lo disciplinano, con facoltà di imporre tutte quelle limitazioni e condizioni che ritenga necessarie.

I provvedimenti sono dati per decreto reale, sentito il Consiglio di Stato.

Nei regolamenti speciali, oltre le esenzioni particolari inerenti all’ indole della tassa, do­ vranno dichiararsi quelle per gli indigenti, pel servizio sanitario ospitaliere anche di altri co muni, o pei militari ili truppa dell’esercito e del­

l’armata e dei corpi assimilati.

— Il quinto Bollettino di statistica agraria pubblicato dall’Istituto Internazionale d’Àgri- eoltura pel mese di maggio contiene : uno schema di programma per la pubblicazione annuale (alla fine di ogni anno agricolo e a partire dall’anno corrente) di un inventario delle statistiche della produzione agricola e del. numero di animali do­ mestici destinato a far conoscere i paesi che hanno già un servizio di statistica agricola più o meno perfetto, a indurre ad istituirlo quelli che ancora non l’ hanno, e a rilevare le divergenze fra i dati statistici attuali ; a essere inoltre un importante ausilio del progressivo perfeziona­ mento del servizio regolare d’ informazioni su im­ portazione' ed esportazione, stock, commercio e consumo di prodotti agricoli ; e a servire infine di compendio utile agli interessi agricoli e com­ merciali del mondo

Seguono i consueti prospetti (compilati sulle notizie a tutto il 19 maggio preceduti dal testo esplicativo e seguiti dalle comunicazioni speciali di vari Governi) delle Superfici seminate a ce­ reali d’ inverno (grano, avena, segala e orzo) e dello stato comparativo delle rispettive coltiva­ zioni al 1° maggio, 1° aprile e 1° marzo negli stati delle zone settentrionali, con le osserva­ zioni relative alle condizioni meteorologiche e con l’aggiunta delle percentuali di superficie distrutte dalle intemperie e da altri fenomeni rispetto a quelle seminate.

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346 L ’ E C O N O M ISTA 29 maggio 1910

per la Germania e l’Austria i cui dati corrispon­ dono ad una scala di apprezzamento che va da 1 ottimo a 5 pessimo) :

Germania 2.2 — Austria 2.6 — Bulgaria 118 — Danimarca 97 — Ungheria 130 — (Croazia- Slavonia) 100 — Lussemburgo 91 — Rumenia 105 — Svezia 100 — Svizzera 100 — Stati Uniti 94.7 — Canadá 95 — (Ontario) 82 — Tunisia 100.

La mancanza di dati completi e uniformi non ha ancora consentito di stabilire i totali.

Seguono inoltre sempre per i paesi della zona settentrionale : i prodotti — con relativo testo esplicativo e comunicazioni speciali perve­ nute da vari Governi — riflettenti le prime in­ formazioni sulle Superfici seminate a cereali di primavera (grano, avena, segala e orzo) e sullo Stato delle rispettive coltivazioni, nonché sulle con­ dizioni meteorologiche e attri fenomeni straordinari. I dati, tanto assoluti che comparativi, non sono ancora completi sia per la scarsità sia per la insufficienza delle informazioni pervenute a tutto il 19 maggio. Il Bollettino porta infine alcune notizie interessanti sull’opera di vari Go­ verni intesa a fornire all’ Istituto dati uniformi necessari al può servizio d’ informazioni, mentre sinora i rispettivi Stati o non pubblicavano rap­ porti regolari espressi in cifre sullo stato delle coltivazioni (Danimarca, Giappone, Paesi Bassi, Rumenia, Svizzera e Tunisia) o seguivano nel pubblicarne, metodi diversi da quelli adottati dall’ Istituto (Stati Uniti, Canadá, Bulgaria, Svezia, Lossemburgo).

— L ’Associazione serica di Torino ha com­ piuto una inchiesta per accertare il quantitativo della produzione dei bozzoli in Italia nella campagna 1909.

I risultati confermano che la produzione è ineguale da un anno all’altro, e fra le varie re­ gioni della penisola, e che la raccolta del 1909 è stata di 50,760,000 kg. mentre nei 6 anni prece­ denti fu :

kg. kg.

1903 44,598,000 1906 53,838,000

1904 56,607,000 1907 57,058,000

1905 51,940,000 1908 53,193,000

La diminuzione nel 1909 è dovuta al Pie­ monte, dove un abbassamento di temperatura al principio del mese di maggio ha compromesso il prodotto delle Provincie di Cuneo e Torino.

Anche le provincie calabresi e siculo hanno contribuito alla diminuzione a causa della limi­ tazione delle coltivazioni in conseguenza del terre­ moto del 1908.

La Lombardia e il Veneto, invece, e così pure le provincie centrali, hanno dato una ecce­ denza su'l’annata precedente.

Ecco la produzione, per ogni singola regione, nell’ ultimo triennio :

190? 1908 1909 Piemonte e Liguria Lombardia Veneto Emilia Marche-Uni bria Toscana e Lazio Prov. Meridion.

Cala-chilogrammi) 12.725.000 11,768,000 8,157,000 18.530.000 17,845,000 18,095,000 12.441.000 11,978.000 12,340,000 4.282.000 3,642,000 3,827,000 3.005.000 2,584,000 2,953,000 2.898.000 2,351,000 2,722,009 bria-Sicilia 3,177,000 3,025,000 2,666,000 Totale 57,058,000 53,193,000 50,760,000

L ’Associazione serica di Torino ha messo in evidenza in un’apposita tabella l’ ineguale ripar­ tizione della* cultura dei bachi, sia in riguardo all’estensione, che in riguardo alla popolazione di ogni singola regione, spiegandola con le condizioni topografiche e climatiche e con le tradizioni pro­ prie di ciascuna provincia.

Ecco quale è la produzione in ogni regione per ogni chilometro quadrato e per ogni mille abitanti :

Per km. qu. Per 1000 ab.

kg- kg. Piemonte 224 1,777 Lombardia 724 4,224 Veneto 502 3,937 Emilia 185 1,564 Marche e Umbria 151 1,887 Toscana e Lazio 79- 764 Mezzogiorno e Sicilia 21 209 Totale 177 1,563

14 Provincie (Porto Maurizio, Livorno, Cam­ pobasso, Poggia, Bari, Lecce, Potenza, Palermo, Trapani, Caltanissetta, Girgenti, Siracusa, Ca­ gliari, Sassari) ignorano quasi completamente la sericoltura. Esse, che hanno una superficie di 76,009 k. q. ed una popolazione di 6,200,000 abitanti, potrebbero produrre tanti bozzoli quanti ne producono le altre regioni d’ Italia nel loro complesso.

10 provincie (Massa-Carrara, Perugia, Roma, Aquila. Chieti, Avellino, Benevento, Caserta, Sa­ lerno, Catania) con una superfìcie di 53,000 km. q. ed una popolazione di 5,600,000 abitanti, hanno prodotto nel 1909 il terzo soltanto della raccolta della sola provincia di Milano.

Ecco la proporzione fra la materia prima na­ zionale e quella estera consumata dalle filande italiane nell’ ultimo quinquennio :

J905 4,440 1,112 5,552

1906 4,475 1,302 6,047

1907 4,820 1,353 6,173

1908 4,486 1,012 5,498

1909 4,251 1,410 5,661

L ’Associazione serica conclude, che la rac­ colta dei bozzoli in Italia potrebbe svilupparsi assai più largamente senza timore che manchino gli acquirenti. Osserva inoltre che lo sviluppo della produzione serica sarà per l’ Italia nell’av­ venire una necessità assoluta per l’ industria della filatura, perchè i paesi esteri produttori di bozzoli, di cui essa è attualmente tributaria, si dedicano essi stessi alla filatura, ciò che diminuisce la quantità di materia esportabile.

Il commercio degli Stati Uniti. — Ecco i risultati del commercio degli Stati Uniti per

1 mese di marzo e per i tre primi mesi degl Itimi sei anni :

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29 maggio 1910 L ’ E C O N O M IST A 347

1905

Primi tre mesi.

367,446,000 311,858,000 1906 457,880,000 324,352,000 1907 511,504,000 382,917,000 1908 514,927,000 258,867,000 1909 422,056,010 355,104,000 1910 417,720,000 426,749,000 Metalli preziosi. Bilancio tra entrate e uscite.

Marzo Oro Argento

1905 — 2,741,708(in dollari)+ 1,650,836 1906 + 288,000 -+- 1,703,000 1907 — 2,881,000 -I- 1,122,000 1908 - 2,172,000 + 606,000 1909 + 16,090,000 -f- 1,799,000 1910 — 2,677,000 -+- 680,000 1905

Primi tre mesi.

24,792,000 1,650,836 1906 -t- 9,830,000 + 6,488.000 1907 — 5,901,000 + 3,354,000 1908 — 13,546,000 + 1,789,000 1909 + 25,819,000 + 1,229,000 ri- 4,021,000 1910 + 2,363,000

LA SITUAZIONE DEL TESORO

a l SO a p r ile 1910 Ecco

1910:

la situazione del Tesoro al 30 aprile Fondo di cassa

Crediti di Tesoreria Insieme

Debiti di Tesoreria Situaz. del Tesoro

A1S0 aprile 1910 al 30 giugno 1909 414,203,404.70 ■599,671,516.94 1,013,874,921.64 624,661,051.17 + 389,213,870.47 DARE

Incassi (versamenti in Tesoreria) Fondo di cassa alla chiusura

dell’esercizio 1908-09 In conto entrate di bilancio In conto debiti di Tesoreria In conto crediti di Tesoreria

501,264,812.96 414,642,687.86 915,907,500.82 618,777,573.36 297,129,927.46 501,204,812.96 2,046,557,221.86 2,973,324,108.05 772,264,299.99 AVERE In conto spese di bilancio Decreti di scarico

Decreti Ministeriali di pre­ levamento

In conto debiti di Tesoreria In conto crediti di Tesoreria

Totale dei pagamenti a) Fondo di cassa al 30 aprile 1910 Totale 6,293,410,442.86 Pagamenti 1,927,902,690.63 26,570,588.22 2,967,440,630.24 957,293,129.07 5,879,207,038.16 414,203,404.70 Totale 6,293, Ecco la situazione dei debiti e crediti

DEBITI Buoni del Tesoro

Vaglia del Tesoro

Banche — Conto anticipaz. statutarie Cassa depositi e prestiti in conto cor­

rente fruttifero

Amministrazione del Debito pubblico in conto corrente infruttifero Amministrazione del Fondo culto in

conto corrente infruttifero Cassa depositi e prestiti in conto cor­

rente infruttifero

Ferrovie di Stato — Fondo di riserva Altre Amministraz.

conto corrente fruttifero Id. l i . infruttifero Incassi da regolare

Biglietti di Stato emessi per l ’art. 11 della legge 3 marzo 1898, n. 47 Operazione fatta col Banco di Napoli

per effetto dell’art. 8 dell’allegato B alla legge 7 genn. 1897 n. 9

410,442.86 di Tesoreria : al 80 aprile 1910 107,257,500.— 27,255,700.11 70,000,000.-196,219,625,04 10,522,687.30 50,610,911.97 9,262,631.75 1,738,424.45 96,692,667.04 22,398,803.51 11,250,000 -21,448,100.— Totale 624,661,051.17 CREDITI Valuta aurea presso !a Cassadepositi e

prestiti : Legge8 agosto 1895,n. 486 Legge 3 marzo 1898, n. 47 Legge 31 dicem. 1907, n. 804

(art. 10)

Legge 31 dicem 1907, n. 804 (art. 11)

Amministraz. del Debito pubblico per pagamenti da rimborsare Id. del Fondo pel culto Id. Cassa depositi e prestiti Id. Altre Amministrazioni Id. Obbligazioni dell’Asse ecclesiastico Deficienze di Cassa a carico dei con­

tabili del Tesoro Diversi

Operazione fatta col Banco di Napoli

al 30 aprile 1910 80,000,000.— 11.250.000. -60.000. 000.— 1,316,920.— 139,544,571.88 16,483,035.70 52,863,657.55 113,369,240.58 1,710,342.67 101.685,648.56 21,418,100.— Totale 599,6 < 1,516 94 Prospetto degli incassi di bilancio verificatisi presso le tesorerie del Regno nel mese di aprile 1910 e a tutto il mese stesso per l’ esercizio 1909-910 comparati con quelli dei periodi corrispondenti dell’esercizio pre­ cedente.

Incassi — Entrata ordinaria. Categoria I. — Entrate effettive :

mese di Differenza

aprile 1910

Redditi patri mon. d. nel 1910

Stato 6,664,856.85

Imposta sui fondi ru s 5,739,799.05

stici e sui fabbricati 29,403,206.10

Imposta sui redditi -h

489,153.94 di R. M. 39,312,852.93

Tasse in amministr. del Ministero delle

+ 4,547,573.93

finanze 22,033,588.96

Tassa sul prodotto d. movimento a grande e piccola velocità s.

3,164,916.92

ferrovie 2,580,603.07

Diritti delle Legaz.

2,443,443.37 e Consolati all’estero —

Tassa sulla fabbricaz. —

31,317.13 degli spiriti e birra 16,384,011.35 + 7,556,481.32 Dogane e dir. maritt. 28,804,096.61

Dazi interni di cons. esclusi quelli delle

3,878,649.02

città di Nap. e Roma 2,796,063.63

Dazio consumo della —

67,253.33 città di Napoli

Dazio consumo della

città di Roma 1,755,257.89 + 31.931.03 Tabacchi 24,823,333.93 -h 1,210,346.70 346,859.40 Sali Prodotto di vendita 6,386,557.— +

del chinino eco. 262.384.80 H- 162,010.83

Lotto 15,350,992.60 -4- 137,004.87 Poste 8,589,922.78 + 15,899.64 Telegrafi 1,936,123.31 23,940.26 Telefoni 376,241.36 — 512,420.58 Servizi diversi Rimborsi e concorsi 2,933,641.66 + 399,757.36 nelle spese 8,153,740.97 6,509,753.97 3,963,278.63 Entrate diverse 6,250,086.62 + Totale 224,779,562.42 + 32,243,511.19 Entrata straordinaria Categori Categoria I. - Entrate a I, II, III, mese di aprile 1910 IV. Differenza sul 1910 effettive: Rimborsi e concorsi 985,534.86 -t- 552,725.10 nelle spese Entrate diverse : Arretrati per imposta

3,692,275.55 + 816,846.53

fondiaria

Arretrati per imposta — —

sui redditi di r. m. — —

Residui attivi div. 106,464.86 — 259,282.10

Costruz. di strade fer.

Vendita di beni ed 748.28 568.28

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