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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1906, 13 novembre

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GAZZETTA SETTIMANALE

.SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XXXVII - Voi, XLI

Firenze, 13 Novembre 1910

N. 1906

SOMMARIO : D eve essere aumentata la circolazione bancaria ? — La città -g ia rd in o — Casse di risparm io in Italia (Spoleto) — Le vicende dei prezzi nel 1909 — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Lèon lolstoi, L es quatre évangiles - V. Combes de Lestrade, La Vie internationale - Arthur Raffalovich, Le Marche flnancier 1909-10 - Dr. Rudolf Hdferding, Das Finanzkapital. Eine studie iiber die jiinste Entwicklung des Kapitalism us - RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : Il congresso degli espo­ sitori italiani in Oriente - L’ ufficio speciale per la Sardegna - 1 progetti di legge da presentarsi aj Parlamento - Il raccolto generale dei cereali in Argentina - Il movimento del porto di Rotterdam • RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE: Il commercio del Messico — La questione del dazio am ericano sugli agrum i — L ’Australia nei suoi rapporti c o ll’ Italia Cronaca delle Camere di com m ercio — Mercato M onetario e Rivista delle Borse — Società Commerciali ed industriali Notìzie commerciali.

Deve essere aumentata

la circolazione bancaria ?

I.

I recenti fatti che si sono verificati sul mercato internazionale e su quello nazionale col rincaro del saggio dello sconto, hanuo posto da­ vanti al pubblico la domanda che mettiamo in testa di questo articolo, se si debba aumentare il limite massimo della circolazione bancaria. La questione è di per sè stessa molto complessa e delicata e richiede un esame per quanto è pos­ sibile spassionato e calino.

Gli Istituti di emissione sono retti ancora dalla legge del 1893 che fissava i limiti massimi della circolazione, coperta soltanto col 40 per cento dalla riserva metallica ; e non vi è dubbio ohe da allora le condizioni del mercato sono no­ tevolmente mutate in quanto quasi tutti gli ele­ menti che sono indizio della situazione econo­ mica hanno raggiunto un grande progresso pel­ oni si potrebbe ritenere che le limitazioni fissate dalla citata legge non sieno più corrispondenti alle esigenze ed ai bisogni attuali. Nessuna me­ raviglia quindi che dai periodici che rispecchiano la opinione dei circoli finanziari, venga seuz’ al­ tro formulata la domanda di una revisione della legge bancaria nel senso di concedere agli Isti­ tuti di emissione la autorizzazione, previe le ne­ cessarie ed opportune cautele, di una maggiore circolazione.

Tale concetto però si complica non poco quando si pensi che la condizione economica del paese, per quanto migliorata, non presenta an­ cora tutte quelle caratteristiche che valgano ad assicurare il suo consolidamento. Anzi a ben guardare certi fatti, certi sintomi, e sopratutto fa diffidenza evidente del capitale privato ad impegnarsi nelle industrie e nei commerci, e la

persistente mancanza di una comune direttiva nella linea di condotta che segue l’Alta Finanza, è da temere che una perturbazione anche lieve che sopravvenisse getterebbe uno scompiglio mag­ giore nelle nostre gracili forze economiche e po­ trebbe ripiombare il paese in una crise non forse cosi aspra come quella che fu superata circa un dodicennio fa, ma sempre grave.

Per cui al ragionamento molto semplice di cui sopra, vien fatto di aggiungere questa rifles­ sione che molti oppongono : — sarebbe prudente aumentare ora la circolazione bancaria, quando è certo non desiderabile, ma pur possibile, che la economia del paese abbia a soffrire qualche disagio, e allora si sarebbe costretti, per difen­ derci dal deprezzamento dei biglietti, di restrin­ gere un’ altra volta la circolazione, e proprio nel momento in cui il paese avrebbe maggiori bi­ sogni ?

E le due argomentazioni sono entrambi di grande importanza e lasciano facilmente com­ prendere che il problema che viene posto in di­ scussione non è invero così semplice come a prima vista può parere.

Oud’ è che ci proponiamo di esaminare più obbiettivamente che ci sarà possibile i vari aspetti del problema per tirarne poi le conclusioni che stimeremo meglio rispondenti ai bisogni del paese.

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722 L’ ECONOMISTA 13 novembre 1910

bisogno di intermediario degli scambi. Nel 1895 a questa stessa epoca la complessiva circolazione degli Istituti di emissione era circa 1100 milioni e quindi quasi un miliardo meno di quello che non sia attualmente ; onde è a ritenersi che tutto compreso il medio circolante non manchi sul mercato italiano ; il che si può dire anche pro­ vato dal non sentire alcun lamento in proposito.

Pertanto se alcuno domanda che gli Istituti di emissione sieno autorizzati ad aumentare la loro circolazione, la domanda deve riguardare la seconda funzione, cioè quella di permettere agli Istituti stessi di allargare le loro operazioni di sconto e di anticipazione mettendosi così in grado di sovvenire coi maggiori mezzi le indu­ strie ed i commerci del paese.

Anche qui però conviene fare qualche con­ fronto col passato per vedere se e quale sia la differenza tra l’ azione delle Banche 15 anni or sono e quella che sul mercato esercitano attual­ mente.

Abbiamo già detto che nel 1895 la circola­ zione bancaria ammontava a circa 1100 milioni; essa si divideva come appresso :

Banca d’ Italia 808 milioni Banco di Napoli 240 » Banco di Sicilia 50 »

1098 »

Oggi la circolazione si divide : Banca d’ Italia 1500 milioni Banco di Napoli 480 » Banco di Sicilia 85 »

2065 »

V i è quindi un aumento di circolazione di 967 milioni ; ma nel 1895 le Banche di emis­ sione dovevano fare delle anticipazioni al Tesoro che oggi non ha più bisogno di chiederne, e pre­ cisamente nella seguente misura all’ epoca cor­ rispondente alla attuale :

Banca d’ Italia 58 milioni Banco di Napoli

» Banco di Sicilia 2 »

60

»

Alla precedente cifra di 1098 milioni di cir­ colazione convien togliere quindi i 60 milioni, e si avrà una rimanenza di 1038 milioni, e quindi sull’ attuale una circolazione di 1027 milioni in­ feriore. Bisogna ancora tener conto che gli Isti­ tuti di emissione erano nel 1905 afflitti dalle immobilizzazioni, il che vuol dire che una parte dei loro biglietti rimaneva in circolazione non per nuove o rinnovate operazioni di sconto, ma per operazioni che dovevano durare fino alla loro definitiva liquidazione ; e quindi quella parte di biglietti, se aveva giovato a suo tempo a fare sconti ed anticipazioni, a quell’ epoca non serviva più a nuove operazioni ma soltanto a mantenere quelle contratte antecedentemente ed incagliate.

Senza fare qui un’ analisi di quanta somma di biglietti coprissero le immobilizzazioni, si può ammettere che almeno un mezzo miliardo, per i tre Istituti presi complessivamente, fosse impe­ gnata nelle partite non consentite dalla legge. I commerci quindi e le industrie non potevano nel 1895 usufruire della circolazione per sconti ed

anticipazioni se non per i 1038 milioni meno il mezzo miliardo di immobilizzazioni e quindi sol­ tanto di 538 milioni all’ incirca.

Oggi, come si è visto, le Banche di emis­ sione hanno una circolazione di 2065 milioni, non hanno più bisogno di coprire immobilizza­ zioni con biglietti perchè le hanno liquidate, non dànno anticipazioni al tesoro e quindi la loro cir­ colazione operante è di circa un miliardo e mezzo superiore a quella di quindici anni or sono.

Ma poiché la entità della circolazione non è indice sufficiente per deliueare la funzione dei biglietti in rapporto agli sconti ed alle anticipa­ zioni, in quanto vi possono essere e vi sono al­ tri impieghi, vediamo i capitoli principali di im­ piego (in milioni e nel 1895

Banca Banco Banco

d’Italia di Napoli di Sicilia Totale

Portafoglio 197 54 28 279

Anticipazioni 23 26 5 54

Titoli 99 16 9 124

Sofferenze 1.7 1.2 0.3 3.2

320.7 97.2 42.3 460.2

Dei 538 milioni di circolazione disponibili troviamo che nel 1895 alla fine di ottobre i tre Istituti ne impiegavano 333 in sconti ed antici­ pazioni, cioè, come ora si dice, per il commercio; 124 in titoli e circa 3 milioni per le sofferenze.

Confrontando quella situazione del 1895 con quella recente dell’ottobre si ha:

Banca Banco Banco

d ’Italia di Napoli di Sicilia Totale

Portafoglio 585 144 56 685

Anticipazioni 117 28 13 158

Titoli 168 83 9.4 260.4

Sofferenze 0.5 0.1 0.1 0.7

Sono adunque 843 milioni che gli Istituti i emissione attualmente consacrano agl i sconti ed alle anticipazioni, cioè mezzo miliardo più di quindici anni or sono.

Ciò dovrebbe dimostrare senz’altro che se la economia del paese ha progredito, gli Istituti di emissione sono stati in grado di seguirla, aumen­ tando, quasi triplicando anzi, le operazioni di sconto e di anticipazione. Siamo ormai molto lon­ tani dalle cifre che si rilevavano in epoca non lontana nel portafoglio delle Banche di emissione; e se teniamo conto che da allora ad oggi sono state create cospicue Banche di credito ordinario che prima non esistevano e che rappresentano più di mezzo miliardo tra sconti ed anticipazioni si può ben concludere che alle industrie ed ai commerci non mancarono aumenti sensibili nella entità di crediti loro somministrati dalle Banche di emissione ed ordinarie.

D ’altra parte le Banche di emissione in que­ sti quindici anni hanno notevolmente aumentato le loro riserve metalliche tanto che confrontando gli anni 1895 a quello 1910 si hanno in milioni le seguenti cifre : 1895 1910 Differenza Banca d’ Italia 378 1046 + 668 Banco di Napoli 126 216 -+- 90 Banco di Sicilia 38 66 + 28 542 1328 + 786

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13 novembre 1910 L’ ECONOMISTA 723

in oro, con un aumento quindi molto cospicuo di 786 milioni ; questo aumento così notevole di ri­ serva metallica ha permesso una circolazione con piena copertura metallica di gran lunga supe­ riore a quella che era nel 1895. Infatti mentre quindici anni or sono la circolazione coperta da altrettanta riserva si aggirava intorno ai 60 mi­ lioni, oggi arriva a più di 750 milioni per la sola Banca d’Italia ; così facendo il rapporto tra la riserva metallica e la complessiva circolazione bancaria si ha che quella sta in ragione del 65 e più per cento di questa.

Queste poche notizie di fatto che abbiamo rilevate permetterebbero forse di concludere che non vi è ragione di domandare un aumento della circolazione bancaria ; ma tale conclusione, sa­ rebbe, crediamo, troppo precipitata ed il problema ha bisogno di altre considerazioni che valgano a metterne in luce tutti gli aspetti, il che ci pro­ poniamo di fare in un prossimo articolo.

La C ittà-G iardino

Maurice Dufourmantelle scrive nella Re­ vue economique intermattonale del 15-20 settem­ bre u. s. un ottimo articolo che la Revue pub­ blica accanto all’altro ; già da noi riassunto nel n. 1904 dell 'Economista — La città-gigante — e che pure vogliamo qui brevemente riassumere.

Spiegato che cosa deve intendersi per la città-giardino e come non apparisca più suffi­ ciente riformare l’abitazione popolare ma si vo­ glia altresì sostituire alle agglomerazioni popolose, alle abitazioni malsane poste una contro l’altra addosso alle fabbriche, altrettante città industriali nuove, dove le fabbriche avranno il loro posto e gli spazi liberi lasceranno circolare l’aria vivifi­ cante venuta dalla campagna vicina e le case avranno una cintura di fiori e di verdura ; spie­ gato tutto ciò l’Autore osserva che l’ idea delle città-giardini è nata in Inghilterra e precisamente all’azione padronale si deve il merito di aver rea­ lizzato la riforma colla creazione di meravigliosi villaggi-giardini installati intorno alle fabbriche. Così fecero, ad esempio, i fratelli Lever a Port Sunlight, e Gadbury a Bournville.

E niente è più grazioso di questi villaggi padronali : vi sono intorno alle case tappeti fio­ riti che fanno pensare a villaggi borghesi anziché a case operaie; vi sono larghe strade e ombreg­ giate, che sembrano parchi; locali per giuochi; infine la chiesa e edifizi destinati a ospitare le scuole, le biblioteche e le diverse società di sport o di divertimento createsi tra gli abitanti.

Da questo insieme di condizioni di esistenza deriva certamente un maggior benessere alle po­ polazioni che abitano queste città; e l’Autore racconta che nel visitare le città sunnominate ebbe netta l’impressione delle condizioni privile­ giate di esistènza in che vivono i felici operai di Bournville e di Port Sunlight, divenuti una classe sociale di lavoratori affatto superiore alle altre. Inquantochè dalla maggiore igiene pubblica, dal maggior benessere privato, una maggior mora­ lità e una minore mortalità derivano pure agli abitanti di codeste città ciò che valse a giusti­

ficare l’appellativo imposto a queste di città della felicità.

L ’Autore si pone il problema se non sia pos­ sibile di fare su vasta scala ciò che i signori Lever e Cadbury hanno fatto in una cerchia più limitata. Egli, adoprando una formula un po’ astro­ nomica, vorrebbe effettuare nel piano di costru­ zione delle città un qualche cosa di simile al sistema planetario: al centro una città principale di circa 58,000 abitanti e, intorno intorno, sei città satelliti minori di 32,000 abitanti ciascuna. Vasti spazi di campagna dovrebbero intercalare ciascuna di queste città isolandole dalle vicine ; ma nello stesso tempo una ferrovia circolare fa­ rebbe comunicare tra loro le sei località alla pe­ riferia del circolo e le attaccherebbe, a mezzo di braccia convergenti verso il centro alla città principale. Si avrebbe cosi una agglomerazione totale di 250,000 individui ripartiti in sette città che formano un gruppo decentralizzato, in mezzo a una vasta estensione di campagna. Altri gruppi sarebbero organizzati secondo lo stesso principio su tutto il territorio nella misura dei bisogni.

Quanto alla organizzazione interna delle città, sarebbe stabilita secondo i principi seguenti: cia­ scuna città, traversata da vie in forma di stella, sarebbe formata da cinque zone disposte in cir­ colo intorno a un parco centrale. La prima zona circolare sarebbe riservata agli edifizi pubblici ; la seconda ai cottages circondati da giardini; un largo viale costituirebbe il terzo circolo; ancora dei cottages-gmvà'mì nel quarto ; infine il quinto conterrebbe gli opifici, le fabbriche, i magazzini. Tutti intorno alla città, e su una superficie cin­ que volte superiore alla sua, si estenderebbero i campi, le praterie, i boschi, gli orti in mezzo alle quali si istallerebbero gli asili, gli ospizi, le case di convalescenza, ecc.

Questo quadro, che è una costruzione di Ebeuezer Howard, non può essere ritenuto un sogno vago dal momento che esso contiene per norme direttrici : necessità di decentralizzare le grandi città moderne dalla loro ripienezza di fab­ briche e di popolazione ; necessità di trasportare questa ripienezza in città nuove ove i quartieri di abitazione saranno con cura separati dai quar­ tieri industriali; necessità di avvicinare il più possibile alla natura le agglomerazioni urbane future.

Su queste basi, si è passati alla azione, e — bell’esempio di iniziativa ardita e risoluta — due anni di riflessioni, di studi preventivi e di ricerche sui terreni sono stati sufficienti perchè la città-giardino secondo i criteri dell’ Howard divenisse una realtà sul suolo inglese.

E ’ a Letchworth, a circa 40 miglia da Lon­ dra, che si eleva oggi la prima città-giardino della Gran Bretagna, la quale occupa una vasta pianura circondata da bosco, una superficie di circa 3,800 acri, di cui 1,300 riservati alla co­ struzione di una città che può contenere 32,000 abitanti e di cui il di più, 2,500 acri, è desti­ nata alla agricoltura.

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724 L’ ECONOMISTA 13 novembre 1910

anime e avente pure una dozzina di intraprese industriali, una vita sociale già intensa e — quel che più monta — degli spazi liberi riservati che assicurano una perfetta igiene pubblica e aumen­ tano ancora il confort di quelle abitazioni.

Letchworth data da sette anni. Oggi si con­ tano una ventina circa di città-giardino tra cui a Hampstead, a Volverhanf'ton, a Manchester, a Brighton, a Cardiff, a Yovans, eco., dovute al­ l’opera di Società tra le quali importantissima la Co. fortner ship Tenants limited Society fondata a Londra nel 1907, con un capitale di 350,000

iranchi, che ora sorpassa un milione.

Come in Inghilterra, la idea delle città- giardino ha seguito in Germania le stesse strade successive di realizzazione, prima per iniziativa padronale (casa Krupp a Essen, ad esempio), poi per iniziativa di Società combinate per acquisto di terreni e di costruzione di case.

L ’Autore parla a lungo della dottrina ger­ manica delle città-giardino, fondata sui seguenti due capisaldi:

a) Le città-giardino devono avere per og­ getto di realizzare una colonizzazione interna ba­ sata sulla decentralizzazione dell’ industria e sul suo trasporto nella campagna in misurate propor­ zioni, sì da rendere la via urbana più sana e meno costosa;

b) Nelle città giardino la comunità dovrà sempre esercitare sul suolo un diritto di proprietà superiore (obereigentium), sicché la speculazione ne sia ormai resa impossibile.

La Bevue internationale parla ancora delle città-giardino in Trancia, dovute all’ iniziativa padronale e delle Società d’ abitazioni a buon mercato e descrive quella di Dourges, gruppo di 224 case, di aspetto .attraente, con larghe strade bene ombreggiate. Le case sono internamente ben costruite, con gran cura dell’igiene fisica e mo­ rale delle persone.

Concludendo, il sig. Dufourmantelle ricava per sue conclusioni:

la superiorità delle abitazioni delle città- giardino sulle case popolari ; la possibilità della decentralizzazione dei centri popolosi ; l’assicura­ zione della perpetuità alle industrie ; la vitalità più garantita alle piccole industrie, ai produttori medi che tutto minaccia nelle grandi città (con­ correnza eccessiva, caro degli affitti, ecc.).

Per questi titoli diversi, conclude l’Autore questo suo lavoro che si legge con vero diletto e interesse, la città-giardino merita d’attirare l’attenzione di tutti coloro che hanno a cuore il progresso del popolo, il suo miglioramento mate­ riale e morale.

[asse di Risparmio in Italia

SPOLETO.

Benché di non troppa importanza, anche questa Cassa non può sfuggire alla rassegna che, neWEconomista andiamo facendo sulle Casse di Risparmio in Italia e che cerchiamo di rendere il più possibile completa.

Dopo posta in liquidazione la vecchia Cassa di Risparmio di Spoleto, sorse la nuova, per re­

gio decreto 5 marzo 1896, con un patrimonio di L. 9900, formato da 330 azioni da L. 30 sotto- scritte da privati azionisti. Questi in assemblea generale nominano il Consiglio d’amministrazione dell’ Istituto, che non ha dipendenze da altri enti.

Sui depositi a risparmio dall’ origine l’ inte­ resse è del 4 per cento, e sugli speciali a piccolo risparmio è del 5. Sui conti correnti l’ interesse varia dal 3.25 al 3.50, secondo i vincoli. In tutto, al 31 dicembre 1904 si avevano 350 libretti a risparmio per un credito di L. 179,538.90, più L. 20,294.94 di depositi in conto corrente. Alla stessa epoca il patrimonio era salito a L. 16,547.63, .restando ancora inferiore al decimo dei depositi.

Gli impieghi consentiti sono: sovvenzioni cambiarie a due firme ed a non più di quattro mesi, per somme inferiori a L. 500; sconto di effetti a tre mesi ; sovvenzioni su titoli ; antici­ pazioni su pegno di libretti della Cassa, di pre­ ziosi o merci; conti correnti garantiti; mutui ipotecari. Una recente modificazione ha consentito che le sovvenzioni dirette possano accordarsi fino a sei mesi, e rinnovarsi con la minorazione del decimo, ed ha ammesso le sovvenzioni agli im­ piegati contro cessione del quinto dello stipendio secondo l’ ultima legge.

Gli impieghi principali al 31 dicembre 1900 e 1904 erano i seguenti :

In titoli 5,273.50 12,120 rispettivamente ; in mutui ipotecari, 8,500 sul 1904; in Portafoglio 45,430.73 e 150,067.13; in conti correnti 2,942.52 e 634.96; sofferenze 6,304 e 1,026.45.

Nessuna iniziativa speciale fu presa in fa­ vore dell’agricoltura o dell’ industria, come pure nessuna somma fu assegnata sinora in benefi­ cenza, non avendo il fondo di riserva raggiunto i limiti legali. Non ancora si istituirono pensioni per gli impiegati.

Scarsa è l’ importanza della nuova Gassa di Spoleto. Anche ad essa, come già si notò in casi consimili, ha evidentemente nociuto la mala fine, della prima, di cui non è ancora terminata la liquidazione, che è affidata appunto al nuovo Istituto.

Ecco ora la situazione quale risulta dal bi­ lancio 1909, testé pubblicato:

A t t i v o . Cassa (contanti, vaglia d ’ istituti di

emis-sibne, postali e telegrafici) L. 3,724.33

Titoli »

12,396.-Riporti »

--Depositi presso altri Istituti » 26.73 Crediti verso i corrispondenti » --Anticipazioni e conti correnti »

--Portafoglio » 379,212.85

Crediti ipotecari » 7,300.—

Crediti chirografari ». 104,967.15 Operazioni a speciali condizioni ammesse

dallo statuto »

--Sofferenze » 1,116.25

Interessi da esigere, tassa e spese legali

rimborsabili » 219.35

Beni mobili >» 1,483.83

Beni immobili »

---Attività inerenti ai fondi rustici »

--Partite varie »

2,880.-Crediti diversi » 1,087.15

Cambiali riscontate presso terzi » 23,200.-Totale dell’ Attivo h. 537,613.64

Depositi » 126,879.02

Spese e perdite » 26,478.10

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13 novembre 1910 L ’ ECONOMISTA 725

P a s s i v o . Depositi a risparmio

Depositi in conto corrente Debiti con i corrispondenti Conti correnti passivi Anticipazioni passive Diporti passivi

Altre sovvenzioni passive Possessori di cambiali riscontate Passività inerenti ai beni immobili Partite varie

Debiti diversi

Sconti ed interessi attivi attribuibili al­ l’esercizio venturo L. 415,278.16 » 6,278.81 » 58,039.07 » 23,200.— » --» 137.50 » 3,143.65 Patrimonio Depositanti Rendite e profitti

Totale del Passivo L. 506,076.69 » 27,348.30 » 126,879.02 » 30,666.75 Totale generale L. 690,970.76 M o v i m e n t o d e i d e p o s iti.

a) Movimento dei libretti a risparmio : Libretti esistenti al 31 dicembre 1908 N. 498

» aperti durante l’anno 190.) » 81

» chiusi » » » * 37

» esistenti alla fine dell’anno 1909 » 542 b) Movimento dei depositi a risparmio su libretti : Depositi esistenti al 31 dicembre 1908 (ca­

pitale e interessi Versamenti L. 362,338.47 » 244,524.18. Totale L. 606,912.65 » 191,634.49 Rimborsi

Depositi esistenti alla fine deU’anno 1909

(Capitale e interessi) L. 415,278.16 c ),. Movimento dei depositi in conto corrente: Depositi esistenti al 31 dicembre 1908

(capitale e interessi) L- 4,815.28 Versamenti (compresi g l’ interessi matu­

rati) durante l ’anno 1909 » 23,042.38 Totale L. 27,857.66 Rimborsi (compresi g l’ interessi pagati)

durante l’anno 1909 » 21,579.35 Depositi esistenti alla fine dell’anno 1909

(capitale e interessi) » 6,278.31 S a g g i o d ’i n t e r e s s e s u i d e p o s iti

e s u l le o p e r a z io n i a t t i v e . (Al netto dell’ imposta di ricchezza mobile).

Per cento Sui depositi a risparmio ordinari 4

» » speciali (art. 8 della

]egge) „ . 5

Sui buoni fruttiferi —

Sui depositi in conto corrente 3.25

Sui mutui ipotecari 6

» chirografari 6

Sulle anticipazioni 6

Sui conti correnti attivi 6

Sconto sugli effetti cambiari 6

Le vicende dei prezzi nel 1909

Riassumendo una parte della chiara Rela­ zione che il Comm. Luciolli ha premessa ai due grossi volumi sul Commercio internazionale ita­ liano, abbiamo detto che avremmo accennato an­ che, in un prossimo numero, alle altre parti di detta Relazione. E mantenendo la promessa di­

remo brevemente di quel paragrafo della Rela­ zione delle vicende dei prezzi delle merci nel commercio all’ ingrosso. Non è possibile qui par­ lare di tutte le merci di cui è cenno nella Re­ la z io n e r à ci limiteremo alle principali, seguendo passo passo le abbondanti ed interessanti notizie che ci offre il Comm. Luciolli.

La produzione del rame che nel 1907 era stata di 713,865 tonnellate inglesi e nel 1908 di 754,310 ebbe un aumento notevole nel 1909 fino a 834,940 tonti. -La maggiore quantità è data dagli Stati Uniti che nel 1909 estrassero 490,130 tonn. contro 423,300 nel 1908 e 392,520 nel 1907.

Pare che la produzione del rame sia già da molti anni superiore al consumo perchè le stati­ stiche accennano ad aumenti considerevoli degli stock ; però questa affermazione sembrerebbe con­ tradetta dai prezzi che erano inferiori quando le riserve di rame erano minori.

Nel 1909 il prezzo del rame fu oscillante ; sul principio del 1909 era quotato a Londra a circa 64 sterline per tonn. di 1016 chilogrammi ; scese fino a raggiungere nel marzo il prezzo di 54.10 e poi lentamente aumentò fino a 61.15.

Intorno al ferro che hit tanta importanza anche per l’Italia, la Relazione dà ampie notizie che trascriviamo testualmente :

La storia dell’ industria siderurgica in Eu­ ropa nell’ anno 1909 può raccogliersi in brevi parole : la depressione del 1908 si mantenne du­ rante il primo semestre e s’ attenuò nel secondo. L ’ anno fini colle migliori speranze per il 1910. In Inghilterra 1’ attività incerta delle indu­ strie, l’ inerzia prolungata dai cantieri navali, la mancata viva domanda degli Stati Uniti, sulla quale si era fatto assegnamento, mantennero uno stato di cose poco lieto, che si palesò nell’ au­ mento degli stocks di ghisa nei depositi di Con- nal a Middlesbrough, nella diminuzione delle esportazioni, e in ur. livello di prezzi poco ele­ vato.

Le costruzioni delle navi mercantili inglesi da un massimo di 886 unità nel 1906, rappre­ sentanti un tonnellaggio di 1,828,343, nel 1908 erano cadute a 523 con 929,669 tonn. ; nel 1909, grazie alla maggiore attività degli ultimi mesi, salirono al numero di 526 con 991,066 tonn.

La quantità di ghisa di Cleveland, esistente nei depositi di Connal, mentre in principio di luglio del 1908 era di 28 mila tonn., in gennaio 1909 era di 156,407 ed alla fine di dicembre di 387,422 tonn.

L ’esportazione della ghisa, di tonn. 1,942,335 nel 1907, scese nel 1908 a 1,294,045 e nel 1909 a 1,136,396. Rispetto al valore la discesa è se­ gnata rispettivamente dalle cifre: 7,195,540; 4,093,566; 3,669,002 sterline. Diminuiscono- le esportazioni dirette alla Svezia, alla Germania, ai Paesi Bassi, al Belgio, alla Francia ; aumen­ tarono quelle dirette al Canadà, agli Stati Uniti (benché non nel grado desiderato). Rispetto al­ l’ Italia, l’ Inghilterra ci avrebbe mandato ton­ nellate ' 156,869 nel 1909 contro 217,859 nel 1908. La produzione della, ghisa fu nel 1909 di 9.66 milioni di tonn., contro 9.39 nel 1908.

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726 L ’ ECONOMISTA 13 novembre 1910

lirono per rialzarsi in agosto-settembre, sotto la influenza di domande americane che si speravano durature e non furono. Discesero poi alquanto per risollevarsi in dicembre.

Il seguente prospetto fa conoscere gli estremi dei prezzi delle ghise suddette :

m assim i m in im i 6 gen n a io 81 die,

Schotch warrants 59/9 52/0 54/10 */. 57/3 Cleveland » 52/7 */2 45/7 48/10 '/, 51/1

Nel 1908 per gli Schotch warrants il mas­ simo fu di 57 s. 6 d., il minimo 54 s. 1 iji d. ; i Cleveland warrants oscillarono invece fra un mas­ simo di 56 s. 3 d. e un minimo di 47 s. 5 */ d.

L ’industria siderurgica della Germania ebbe nel q>rimo semestre un periodo poco lieto. Essa soffriva della depressione generale, specie della industria edilizia ; soffriva altresì della caduta dei prezzi conseguenti allo scioglimento dei grandi cartelli. La produzione non fu però sostanzial­ mente ridotta, come era stata negli Stati Uniti. In Germania, anche nei momenti di crise, invece di sospendere i lavori, si presceglie di lavorare a u f Lager, cioè, il prodotto nei magazzini, dimi­ nuendo tutto al più la produzione più fine in favore di quella grossolana, come lamiere, verghe, ecc. Nel secondo semestre le cose presero un anda­ mento favorevole e l’anno si chiuse con prezzi più alti e con liete speranze per l’anno nuovo.

La produzione della ghisa, discesa nel 1908 a 11.8 milioni di tono, salì nel 1909 a 12.9 av­ vicinandosi al massimo toccato nel 1907 con 13.05 tonnellate.

Le spedizioni del Sindacato delle acciaierie (Stahlwerksverband) rispetto ai prodotti A sa­ lirono da 4.76 milioni di tonn. nel 1908 a 4.94 nel 1909. L ’aumento fu dovuto ai prodotti semi­ finiti e ai ferri profilati ; per il materiale feiro- viario ci fu invece una diminuzione. Nel 1906 tali spedizioni erano state di 5.7 milioni e nel 1907 di 5.6 milioni di tonn.

L ’anno passato si è pubblicata per la prima volta la statistica concernente le spedizioni dei prodotti B. Da essa si apprende che le spedi­ zioni per i singoli prodotti arrivarono alle se­ guenti cifre: verghe 2,903,127 tonn.; lamiere 881,826 ; fili cilindrati 673,942 ; oggetti gettati o fucinati 479,200; tubi 95,525 ; in totale ton­ nellate 5,033,626 sopra un contingente comples­ sivo assegnato di 5.973,044 tonn.

Come è noto i prezzi di vendita dei prodotti A sono regolati dalle Stahlwerksverband. Per i pro­ dotti B invece, mentre la produzione è assegnata per contingente, i prezzi di vendita sono lasciati liberi ai produttori. Ogni tentativo rivolto a ot­ tenere un accordo su questo punto riuscì sempre vano. L ’anno passato vide però sorgere una con­ venzione per regolare in modo uniforme i prezzi delle verghe soverchiamente caduti negli ultimi tempi.

Nel 1909 le importazioni di ferro e suoi la­ vori diminuirono 458,541 tonn. contro 559,002 nel 1908, mentre aumentarono notevolmente le espor­ tazioni, 3,588,850 tonn. contro 3,176,912.

Il consumo del ferro per abitante, compren­ dendo nella produzione interna il metallo impor­ tato e sottraendo quello esportato, fu di chi). 121 contro 115 nel 1908 e 147 nel 1907. La produ- |

zione per abitante fu invece chil. 202.7 — 188 — 210.5.

Un segno della depressione che esisteva nel mercato del ferro negli Stati Uniti, al principio del 1909 si ha nel fatto che il Sindacato dell’ac­ ciaio, dopo aver sostenuto ostinatamente i prezzi dei suoi prodotti dal novembre 1907 al gen­ naio 1909, preferendo anziché cedere ridurre la produzione, nel febbraio dovette abbandonare la politica fino allora seguita. I prezzi caddero, ma tale caduta provocò una domanda attiva, onde dal male venne un bene. Da maggio si notava già un miglioramento. In quel mezzo l’ Unione intensificava tutto il suo lavoro; vennero i ricchi raccolti a infondere nuovo rigoglio di vita al paese, e la industria siderurgica andò alla sua volta crescendo di mese in mese la sua produ­ zione di ghisa, arrivando a produrre nel solo di­ cembre 2,636,000 tonn. e in tutto l’anno 25,795,771, battendo tutti i rtcords passati, anche quelli de­ gli anni famosi 1906 e 1907.

Il cambiamento avvenuto nell’ industria si­ derurgica americana nel 1909 risulta evidente mettendo e confronto alcuni dati desunti dai re­ soconti annuali della U. S. Steel Corporation del 1908 e 1909.

1909 1908 1907

Riscossioni (lorde) doli. 131.5(in milioni)91.8 161 Minerale di ferro

estratto tonn. ‘23.4 16.7 24

Cok prodotto

Lingotti d ’acciaio » » 13.413.6 8.27.8 13.513.3 Operai impiegati num. 195,500 165,211 210,180 Salari pagati (mi­

lioni di doli.) 151.7 120.5 160.8 Aggiungiamo alcune cifre rispetto alla pro­ duzione della ghisa in alcuni altri Stati. Nel Belgio essa salì nel 1909 a 1.63 milioni di tonn. metriche, contro 1.29 nel 1908 e 1.41 nel 1907: in Francia fu di 3.6 milioni di tonn. contro 3.4 nel 1908 e 3.6 nel 1907 ; nel Canadá salì da 563,672 tonn. inglesi nel 1908 a 677,090 ; in Svezia fu di tonn. inglesi 443,000 contro 563,300 nel 1908; in Russia fu di 2,82 milioni di tonn. inglesi contro 2.75 nel 1908 e 2.76 nel 1907; la produzione invece dei prodotti di ferro ed acciaio semi-finiti nell’ Impero moscovita da 2.78 milioni di tonn. nel 1907 e 2.82 nel 1908, salì nel 1909* a 3.07.

La produzione di ghisa di sei Stati princi­ pali (Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Canadá) di 54.04 milioni di tomi, inglesi nel 1907 e di 41.04 nel 1908, fu nel 1909

di tonn. 53.94. {Continua).

R

ivista

B

iplioqrafica

L éon T olstoì. - Les quatre èvangiles. l ère Par- tie. — Paris, P. V. Stock, 1910, pag. 437 (2 fr. 50).

Tradotto da J. W. Bienstock in lingua fran­ cese appare, pubblicato dalla solerte Casa Edi- drice P. V. Stock di Parigi, la prima parte del­ l’opera del Conte Leone Tolstoì : « I quattro Vangeli ». Come è noto, lo scopo di quest’opera

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13 novembre 1910 L ’ ECONOMISTA 727

risulta dai Vangeli e quale dai testi sviscera il Tolstoi, non ha nulla a che fare colla dottrina che insegna la Chiesa.

L ’opera è stata proibita dalla censura russa ed ora vede la luce accuratamente tradotta. V .te C om bes de L estrade. - La Vie Interna­

tionale. — Paris, Victor Lecoffre, 1911, pag. 190 (2 fr.).

Lo sviluppo che vanno prendendo da qual­ che lustro a questa parte i rapporti internazio­ nali, hanno suggerito all’Autore, corrispondente dell’ Istituto, una enumerazione, intelligentemente illustrata dei fatti internazionali contemporanei : 1’ Unione postale universale, il servizio dei pac­ chi postali, la convenzione di Berna, le commis­ sioni permanenti delle strade ferrate, l’ unione monetaria, ecc. ecc. e quindi la vita internazio­ nale intellettuale, la proprietà letteraria, artistica ed industriale, le associazioni dei dotti, ecc. Tutto questo costituisce il tema del primo libro.

Il libro secondo riguarda il diritto interna­ zionale, cioè: i matrimoni, i divorzi, le natura­ lizzazioni, le leggi operaie, l’ associazione inter­ nazionale per la protezione degli operai, la reciprocità in materia di leggi sociali, la tratta dei negri e delle bianche, la Croce-Rossa, il Tri­ bunale dell’Aja.

Nel terzo libro, sotto il titolo: « lo spirito internazionale » l’Autore ricerca come si formi la tendenza internazionale nei grandi centri di po­ polazione e nei centri intellettuali, e quali sieno le cause di vario genere che rallentano il suo movimento.

L ’Autore, già noto per altre opere anche sull’ Italia, senza dire cose molto nuove ha sa­ puto raccogliere e commentare queste notevoli manifestazioni della vita internazionale.

A rth u r R affalovich . - Le Marche financier 1909-10. 19ème volume. — Paris, F. Alcau, pag. 661 (12 fr.).

Ecco il 19mo anno di questa interessante ed utile pubblicazione alla quale collaborano molti egregi studiosi sotto l’abile direzione dell’emi­ nente prof. Arturo Raffalovich.

Dopo alcune dotte considerazioni generali che sono dettate dal Raffalovich stesso e dànno notizia critica dei principali avvenimenti finanziari che si sono maturati nell’anno 1909-10, viene parlato particolarmente dei mercati finanziari della Ger­ mania, Inghilterra, Francia, Stati-Uniti, Russia, Austria-Ungheria, Italia, Turchia e Giappone. Seguono poi due capitoli uno sui metalli preziosi l’altro che ha per titolo: questioni monetarie.

Il capitolo V i l i che riguarda l’ Italia è det­ tato, come negli anni precedenti dal prof. V it­ torio Racca, e dà conto dei principali elementi della vita finanziaria dello Stato e del paese, con molta ricchezza di dati e con chiara esposizione.

L ’ importanza di questa pubblicazione che costituisce precisamente una cronistoria illustrata degli avvenimenti economico-finanziari dell’an­ nata, non ha bisogno di essere segnalata in modo particolare poiché già il pubblico studioso la co­ nosce e l’apprezza.

Dr. R u d o lf Hilferding-, - Das Finanzkapital. Eine studie iiber diejilnste Entwicklung des Kapitalismus. — Vienna, J. Brand uud Ci0, 1910, pag. 477.

Questo notevole volume fa parte della rac­ colta che sotto la direzione dell’Autore e del Dr. Max Adler viene pubblicata per cura della Casa Editrice J. Brand et Cie di Vienna, col ti­ tolo « Studi su Marx » e ne è il terzo tomo. Leggendo quest’opera del Dr. Hilferding non si può a meno di essere colpiti dalla severità dello studio, dalla abbondanza dei fatti raccolti e della grande competenza dell’Autore; ma in pari tempo traspare anche una aspirazione a voler dettare in certo modo la continuazione del famoso libro del Marx, cercando di adattare i nuovi fatti eco­ nomici e sopratutto quelli riguardanti il credito alla teoria Marxista sulla origine e sulla fun­ zione del capitale.

Già l’Autore, nella tendenza moderna alla formazione di Cartelli e di trust e nei crescenti legami tra il capitale e le industrie, vede una concentrazione che annulla ogni concorrenza ed accresce quindi la potenza e la irresponsabi­ lità del capitale nella sua funzione.economica. E forse qui l’Autore ha alquanto esagerato, poiché, senza negare che tale teudenza si manifesti per mezzo delle nuove e varie forme con cui il ca­ pitale si associa, siamo ancora ben lontani da un annullamento (Aufhebung) della concorrenza. Due fatti, a nostro avviso dimostrano l’ artificiosità di questa dimostrazione, che forma uno dei capi­ saldi del lavoro che qui esaminiamo; ed i due fatti sono; che il capitale ancora libero da ogni vincolo industriale e quindi indipendente dai Cartelli e dai trust è sempre notevolissimo, come 10 dimostrano le consistenze di tante istituzioni di previdenza, di risparmio o di piccolo credito le quali consistenze in certo modo sono sul mer­ cato come una remora alla eccessività di potenza del capitale concentrato. L ’altro fatto che non ostante la innegabile concentrazione del capitale, 11 saggio dell’ interesse, tranne le periodiche e le straordinarie oscillazioni, tende piuttosto ad es­ ser sempre più mite; il che sarebbe in contrad­ dizione col concetto di monopolio quasi raggiunto. Anzi, se ad esempio si rifletta un poco sulla situazione della Francia dove il credito — cioè il capitale — segue una linea di condotta disci­ plinata ad uno scopo comune e dove gli Istituti di credito di qualunque genere essi sieno pro­ cedono di conserva nelle contingenze principali ed hanno un’ unica direttiva ; in Francia, diciamo il saggio dell’ interesse, da molti unni ormai ri­ mane quasi costante alla mite misura del 3 per cento. Eppure ivi il monopolio, con tutte le sue conseguenze sarebbe facile a raggiungersi, se ve­ ramente la tendenza esistesse nel senso indicato dal nostro Autore.

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728 L; ECONOMISTA 13 novembre 1910

Diverso è il nostro concetto, e siamo quindi su ciò più d’accordo coll’Autore, se si tratta di influenza politico-sociale esercitata dal capitale; crediamo veramente che essa sia grande e cre­ scente; ma questo fatto lo leghiamo al sempre crescente bisogno che hanno gli Stati e le col­ lettività di capitali, ed alla necessità quindi di agevolarne la creazione e di aumentarne la fun­ zione. Non altrimenti è avvenuto nei secoli scorsi della proprietà fondiaria, quando era la sola o quasi sola fonte della ricchezza pubblica e pri­ vata; allora tutti i privilegi e tutte le cure erano per essa.

Ma la discussione di tale argomento ci por­ terebbe troppo lontanò e lo spazio di cui dispo­ niamo in questa rubrica è limitato.

Diremo quindi che l’Autore per raggiungere la sua dimostrazione, analizza le nozioni del De­ naro e del Credito, spiega in un bellissimo ca­ pitolo la mobilizzazione del capitale; e con molta profondità di esame dimostra come il « Finanzka­ pital », cioè quello a disposizione delle industrie e dei commerci, limiti la libera concorrenza. Tratta quindi delle crisi specialmente del credito e finalmente in un capitolo quasi riassuntivo della teoria discute della politica economica del « Finanzkapital ».

Ripetiamo, a parte la tesi, che può essere giudicata eccessiva od anche unilaterale, il la voro del Dr. Hilferding ha caratteristiche seien tifiche di primo ordine e domanda tutta l’atten­

zione degli studiosi. J,

RIVISTA ECONOMICA

E

FINANZIARIA

— Si è inaugurato in questi giorni il 2° c o n ­ g r e s s o d e g li e sp o rta to ri ita lia n i in O riente a cui presidenti furono eletti i presidenti delle Camere di commercio di Milano e di Venezia.

Tra i molti argomenti che si son trattati si è parlato dei servizi marittimi sovvenzionati.

Si è intrecciata a questa discussione quella doganale per ciò che riguarda i nostri scambi col Giappone il quale sta riformando le sue ta­ riffe in senso decisamente protezionista ed all’ uopo numerosi delegati giapponesi sono venuti anche in Italia. Di che hanno motivo di preoccuparsi i produttori italiani che hanno avviato discreti e più promettenti scambi coll’ impero del Sole Levante.

Il Congresso decide di rimettere ad una Commissione composta dei signori: De Luigi, Mapelli, Pannella, Santalena e Semenza lo stu­ dio della questione, con incarico di riferire nella terza giornata del Congresso.

Ad una consimile commissione — secondo proposta del cav. Ranieri Pini — si rimetterà l’esaiue di altre questioni del genere che si af­ facciassero come quella sulla quale il conte di Cobalto ha richiamato l’attenzione del Congresso: e cioè sulle conseguenze della imminente sca­ denza (31 dicembre p. v.) della convenzione turco-bulgara per l’ introduzione dei filati di co­ tone in Bulgaria ove i detti filati pagano anziché la tariffa generale di L. 30, sole L. 13;

agevo-lezza che l’ Italia ha diritto di reclamare in forza di clausola di Nazione più favorita.

La discussione è proceduta in guisa da di­ venire uno scambio cortese di vedute e pratiche intese fra le rappresentanze degli industriali esportatori e i rappresentanti del Governo.

A proposito delle linee marittime sovvenzio­ nate si è rilevata l’opportunità di creare servizi diretti da Genova e da Venezia per mete d’Oriente con scali nei porti principalissimi cui facciano capo altri vapori che raccolgano le merci degli scali minori.

L ’ ing. Targetti e il sig. Scavia hanno fatto notare la convenienza di provvedimenti atti a favorire la reimportazione di merci invendute se­ condo praticasi dalla Germania che consente la reimportazione delle merci non soltanto sdoga­ nate, ma pur di quelle già immagazzinate dal destinatario. A questo proposito il comm. Lu- ciolli dichiara che il Governo non interviene per atto fiscale, ma soltanto per tutelare gli interessi dell’ industria nazionale che potrebbero essere of­ fesi da espedienti di concorrenza estera o con­ trabbandieri ; e quindi quando gli industriali nostri siansi messi d’accordo per cautelare la produzione nazionale, il Governo ben volentieri favorirà la reimportazione di merce che altri­ menti rinvilerebbesi sui mercati esteri.

Il dott. Guarnieri di Genova ha richiamato l’attenzione del Congresso sul mancato sforzo delle Ferrovie di Stato che si erano proposte di agevolare le esportazioni assumendosi il servizio cumulativo ferroviario marittimo ed all’ uopo ave­ vano acquistato i Magazzini generali a Genova. Invece la pesante macchina burocratica di Stato agisce per modo da suscitare diffidenze e delu­ sioni nel commercio, essendosi constatato che l’ imbarco delle merci incontra ostacoli esse — siccome conferma anche l’on. Crespi presidente della Società Doks cotoni — si accumulano nei predetti Magazzini già ingombri di merci d’ im­ portazione le quali non dovrebbero essere colà depositate.

— E ’ stato pubblicato nella Gazzetta Uffi­ ciale il decreto che stabilisce le attribuzioni del­ l’ ufficio sp e c ia le p er la S a r d e g n a , costituito nel Ministero d’agricoltura, industria e commer­ cio. Eccone le disposizioni principali:

L ’ ufficio speciale per la Sardegna costituito nel Ministero d’agricoltura, industria e commer­ cio col r. decreto 9 dicembre 1909, sovrainten- derà ai servizi per le acque, foreste, le bonifiche e la sistemazione dei beni ex-ademprivili della Sardegna, a norma del regolamento 25 agosto 1908, n. 548, sotto la sorveglianza di apposita Com­ missione e alla dipendenza del direttore gene­ rale delle acque, foreste e dei servizi zootecnici. Alla Commissione centrale istituita dall’ar­ ticolo 74 del regolamento per i provvedimenti a vantaggio dell’agricoltura in Sardegna, approvato con r. decreto 25 agosto 1908, n. 548, è sosti­ tuita una Commissione permanente di vigilanza per la esecuzione delle leggi sulla Sardegna.

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13 novembre 1910 L ’ ECONOMISTA 729

Sono membri di diritto:

il direttore generale delle acque e foreste e dei servizi zootecnici ;

il direttore generale del Credito, della Previdenza, della Cooperazione e delle Assicu­ razioni sociali ;

l’ ispettore superiore dei servizi acque, fo­ reste, bonificamenti e demani, capo dell’ ufficio speciale per la Sardegna;

un delegato del Ministero delle finanze ; un delegato del Ministero dei lavori pub­ blici.

I cinque membri di nomina ministeriale sa­ ranno : un rappresentante del Consiglio provin­ ciale di Cagliari ed uno di quello di Sassari, eletti dai rispettivi Consigli provinciali ; due persone di notoria competenza nelle questioni economiche della Sardegna e un tecnico specia­ lista nelle discipline idrogeologiche.

Pungerà da segretario mi funzionario addetto all’ ufficio speciale per la Sardegna, nominato con decreto ministeriale su proposta del direttore generale delle acque, foreste e dei servizi zoo­ tecnici.

La Commissione predetta esaminerà ed ap­ proverà il programma dei lavori per l’ ufficio speciale per la Sardegna ; vigilerà sull’erogazione dei fondi amministrati dall’ ufficio per l’applica­ zione del testo unico delle leggi sulla Sardegna, specialmente per quanto concerne il regime dei bacini di irrigazione, il funzionamento delle Cat­ tedre ambulanti d’agricoltura, il miglioramento dei boschi e dei pascoli e delle industrie fore­ stali e pastorali e in generale il miglioramento agrario dell’ isola; proporrà od approverà i prov­ vedimenti per la colonizzazione interna, la pre­ venzione della malaria, le esperienze agrarie e forestali, la tutela e l’ incoraggiamento_ del com­ mercio dei prodotti agrari e zootecnici e darà parere sull’opportunità e sulla convenienza di acquistare terreni per i poderi dimostrativi an­ nessi alle Cattedre.

Presso 1’ ufficio di ispezione forestale di Ca­ gliari risiederà temporaneamente uno dei due as­ sistenti del servizio idrografico e idrologico di­ pendenti dall’ ufficio speciale per la Sardegna a norma dell’ art, 2 del r. decreto 9 dicembre 1909, n. 773, coll’obbligo di provvedere alla vigilanza e alla raccolta dei dati occorrenti per il servizio di idraulica agraria e ad altre indagini riguar­ danti l’applicazione delle leggi sulla Sardegna. — Nel Consiglio dei Ministri ultimo furono approvati i p r o g e tti di le g g e da p r e se n ta r si a l P arla m en to . Era essi sarà, a quanto si as­ sicura, il progetto per le nuove Convenzioni ma­ rittime.

Il Ministro della Marina presenterà una se­ rie di progetti di legge per agevolare la carriera degli ufficiali, per la riduzione della ferma dei marinai del Corpo Reale Equipaggi, per miglio­ ramenti a varie categorie di dipendenti, per l’avanzamento, eco.

Il Ministro della Giustizia, on. Fani, oltre al riordinamento della magistratura, alla legge sul notariato e alla riforma delle cancellerie, pre­ senterà il progetto per regolare tutta la materia delle società anonime, riprendendo su nuove basi tutta la grave materia, tenendo conto delle pre­

cedenti proposte dell’on. Luzzatti, del comm. Bosso e del prof. Vivante.

Il Ministro dei LL. PP., on. Sacohi, presen­ terà immediatamente i provvedimenti per ì fer­ rovieri, il disegno di legge per le Puglie, i prov­ vedimenti per i colpiti dalle alluvioni. In quanto al progetto per i bacini montani che trovasi in­ nanzi al Senato, il Governo chiederà la discus­ sione d’ urgenza.

Il Ministro della P. I., on. Credano, presen­ terà i progetti relativi al personale delle Belle arti, all’autonomia contabile delle Università, ed altri, mentre sta completando due disegni di legge di speciale importanza, quello sull’ istruzione se­ condaria e l’altro sull’ istruzione elementare.

L ’on. Raineri, Ministro d’agricoltura, pre­ senterà i progetti che debbono completare la. le­ gislazione forestale. Un disegno di legge disci­ plinerà la materia riguardante la caccia, sottraendo ai Consigli provinciali la facoltà di stabilire la data di apertura, la quale viene invece determi­ nata con norme precise.

Saranno anche proposti disegni di legge per la istituzione di un nuovo grande istituto serico consorziale : per la diffusione della bachicoltura nel Mezzogiorno: per facilitazioni sulle spese di trasporto sulle ferrovie: ritocchi alle leggi sul lavoro delle donne e dei fanciulli.

Il Ministro delle poste, on. Ciufìelli, presen­ terà, in attesa delle importanti leggi già prean­ nunziato e di cui lo studio è quasi completo, un progetto relativo all’ impianto di nuove linee telefoniche, alle tariffe e alla protezione delle linee.

Un altro progetto provvede alla Ragioneria dell’amministrazione centrale.

I-n attesa della sistemazione dei servizi e del personale, per cui le due Commissioni nominate dal Ministro non hanno ancora esaurito i loro lavori, l’on. Ciuffelli provvederà con un disegno di legge, all’aumento degli stipendi minimi degli impiegati e al personale anziano.

— Il direttore della Divisione di statistica ed economia rurale ha presentato al Ministero di agricoltura la relazione sul r a c c o lto g e n e ­ rale dei c e re a li in A r g e n tin a nell’anno agri­ colo 1909-1910.

Da tale relazione risulta che il frumento raccolto ammonta a 3,565,556 tonn.; il lino a 716,615; l’avena a 529,551.

Si calcola che alia chiusura del corrente anno si saranno esportate 2 milioni di tonn. di grano, 600 mila di tino e 300 mila di avena.

L’ammontare del raccolto generale, è secondo la relazione, di 463 milioni di pezzi.

Nondimeno esso è inferiore a quello dell’anno precedente.

— Dal rapporto annuale di questa Camera di commercio si ricava quale fu il m o v im e n to del p o rto di R o tte r d a m .

Risulta che nel 1909 entrarono nel porto 9342 navi, con una stazza complessiva di tonn. 10,176,768. Ne uscirono 9497, con un tonnellag­ gio lordo di 10,259,021.

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730

L ’ ECONOMISTA 13 novembre 1910

Minerale 3,900 mila — Frumento 1,475 513 6 Pisel|i 137 mila — Metalli gréggi 83,333 — Metalli lavorati 2,329 — Olii di semi di sesamo ed altri oli commestibili 132 675 __ Sego e stearina 2500 — Grani 6 mila.

,. 11 c o m m e r c io del M essico. — Il servizio di Statistica del Ministero delle Finanze del Mes­ sico ci comunica i resultati provvisori delle im­ portazioni e delle esportazioni durante il primo mese dell anno fiscale 1910 1911 (luglio 1910).

Importazioni. (Valore di fattura). Materie animali ». vegetali » minerali Tessili Prod. chimici Bevande Carte e applic. Macchine Veicoli Armi e esplosivi Diversi Prodotti minerali » vegetali » animali » manifatt. Diversi Metalli preziosi 1910 nel 1909Diff. (Piastre) 1,220,209 4,308,171 ++ 2,003,684228,313 4,489,135 + 1,123,313 1,667,917 + 436,227 1,040,508 + 207,371 513,552 + 48,975 485,198 + 55,168 2,004,035

4*

711,051 469,221 182,743 231,938 7,796 704,252 + 110,155 Totale 17,394,136 4- 5,114,796 Esportazioni. (Valore dichiarato) 2,386,744 — 870,446 9,014,766 - 3,619,974 1,189,438 + 172,275 166,307 + 67,013 86,142 — 45,572 14,515,133 + 2,271,451 Totale 27,358,536 - f 5,214,695

La questione del dazio americano sugli agrumi

Nel suo Bollettino del I o novembre 1910, la Camera di commercio palermitana ha pubblicato una interes­ sante Relazione, che riproduciamo, su una questione cosi importante per la Sicilia:

A 7 agosto 1910 si compì il primo anno della nuova tariffa doganale nord-americana. In essa la Sicilia fu principalmente interessata per gli agrumi : poiché a danno della nostra esportazione ed a tutela della pro­ duzione californiana, il dazio venne aspramente rin­ crudito causando vive preoccupazioni nel nostro ceto commerciale.

A distanza di un anno, adunque, è lecito chiederci: Quali sono stati gli effetti del dazio? L ’odierno «statò d ’animo doganale » della Confederazione è modificato e può fare prevedere come possibile altra riforma, non lontana, ed in senso di lenimento? Il nostro Governo rendendosi conto di tutta la importanza della quistione' potrebbe svolgere opera proficua a favore dell’agognatò ribasso daziario ?

Or, diciamo subito, noi abbiamo diritto che il Go­ verno — pur trattandosi di tariffa bella ed in vigore — si interessi della condizione che il regime doganale degl) Stati Uniti ha creato da tempo agli agrumi sici­ liani e che nel 1909 ha incrudito. Crediamo infatti che la sua azione — pur imbattendosi nelle difficoltà che i partigiani del dazio proibitivo non mancheranno di opporre — potrebbe conseguire soddisfacente successo se svolta con vera buona volontà e con energia ed av­ vedutezza.

•„ , Gioverebbe ad essa la divisione odierna dei partiti federali che indebolisce la tendenza ultra protezionista: gioverebbe il fatto che il desiderio degli esportatori sici lani non soltanto è equo, ma ha correlazioni di­ verse in cospicui interessi degli Stati Uniti sinora tra­ scurati a beneficio dei Californiani ; gioverebbe, sopra­ tutto I espediente forse indispensabile di accrescere le ragioni di convenienza per gli Stati Uniti ad una effi­ cace riduzione, con dare alle richieste dell’ Italia un fondamento di corrispettivo e reciprocità, mercè quelle variazioni daziarie italiane per voci libeie da impegni intemazionali che, manifestate con savio accorgimento a tempo opportuno e nella misura che sarà sufficiente e necessaria, costituiranno per gli Stati Uniti apprez­ zabili danni alla loro esportazione o apporteranno con­ grui vantaggi alla medesima.

(pur lontana restando l’ idea di una lotta uv • ?°,n ^ possente Confederazione, la quale sa­ rebbe esiziale anzitutto alla Sicilia che in questa trova lo sbocco massimo dei suoi prodotti) — è ben certo che verso gli Stati Uniti — fieri della loro indipendenza economica, animati da massimo egoismo internazionale, chiusi nella corazza dell’esclusivismo daziario — non possono le trattative essere condotte unicamente alla s regua dell equità e dei buoni rapporti fra i due Paesi, ma e necessario che alle ragioni sentimentali, si uni­ scano quelle della pratica utilità e della reciproca con- venienza. Onde, se il nostro Governo volesse riparare al enorme danno che il dazio federale sugli agrumi apporta alla Sicilia, dovrebbe servirsi dei mezzi in suo potere che valgano allo scopo.

... . ~ bisogna dirlo — nessuno meglio dell’on. Luz- zatti int-nde e sa quali possano e debbano essere il proposito e la condotta del Governo in siffatta mate- na , nessuno meglio di lui può non arrestarsi alle dif­ ficolta ma affrontarle e sentire tutto il valore di ripa­ razione verso la Sicilia e di affermazione internazionale che avia la conquista di un efficace lenimento daziario sugli agrumi; nessuno più di lui è tenuto a ciò, in quanto sin dal 1900 egli appunto ufficialmente invocava odierncr!0*161 6 n° n eras' a^°*'a perpetrato l’aggravio

-, Sia adunque perchè l ’ interna situazione politica aegu otati Umt1 e l’atteggiamento economico dei loro partiti tendono in parte a favorire l ’azione dell’Italia, sia per ogni altra considerazione, ed anche a titolo di À'1 iìve*Samie?*;o r'Parat°i'e di scarsa tutela antecedente, e obbligo del nostro Governo proporsi, ma sinceramente, 11 c°useguire 1° scopo ed all’ uopo magari apprestare opportuni corrispettivi daziari ; è suo obbligo, a parer nostro, di esplicare illuminata e volenterosa azione : accorgimento, l ’efficacia, la costanza della quale sa­ rebbero gli elementi essenziali del successo, i precisi fattori di un grande beneficio a quest’ isola che dura fatalità spesso percuote nei suoi principali cespiti di produzione e commercio.

E, ciò posto, veniamo a cercare dati sul nostro commercio agrumario verso gli Stati Uniti e nel trat­ tamento doganale fatto allo stesso.

Non mancano in proposito elementi di studio, sia che concernirlo indicazioni generali sull’atteggiamento daziano degli Stati Uniti, sia che espongano la.entità e le tasi dell esportazione agrumaria, sia che più spe­ cificamente investano la quistione del dazio e gli effetti temuti o avvenuti di esso.

Politica doganale degli Stati Unii. - E’ inutile che

ci diffondiamo a delineare come la Confederazione ab­ bia nella sua ferrea politica protezionista precluso l adito a quelle libere convenzioni che sono normali fra gh altn Paesi : basta dire che la difficoltà basilare nell ottenere da essa una riduzione è, col vigente si- sterna, quella di attenderla esclusivamente da una ri­ forma parlamentare alla tariffa, essendo questa irridu­ cibile per convenzione.

Comunque, lo scopo può raggiungersi - come di­ cemmo — sia con l’azione dei partiti interessati alla riduzione, sia persuadendo a questa — anche per via di reciproci compensi — il Governo federale.

Recenti pubblicazioni che trattano le caratteristi­ che tecniche e la tendenza della politica doganale nord­ americana sono:

Antonio Ravajoli : « La politica doganale de­ g l Stati Uniti e l’atteggiamento dell’Europa». Nuova

Antologia, 16 luglio 1910, ed estratto in opuscolo.

(11)

13 novembre 1910 L ’ ECONOMISTA 731

Stati Uniti ». Palermo, 1909 (opuscolo che fu estratto da questo Bollettino).

La prima delle quali espone fra altro la odierna fase dei partiti in rapporto alle loro vedute economiche ed al protezionismo; e la seconda illustra fra altro la ingiustizia ed il danno che l ’aumento daziario del 1909 costituì per la Sicilia. E ’ inutile e sarebbe impossibile riassumere qui il contenuto di tali lavori.

Ricordiamo anche non pochi articoli di giornali pubblicati occasionalmente alla nuova tariffa americana fra i quali una intervista con l ’on. Presidente della Commissione dei Trattati.

Comunque, situazione legale odierna è l ’applica­ zione della tariffa 5 agosto 1909, chiamata minima per distinguerla dalla massima o differenziale applicabile in caso di rappresaglie internazionali, la quale ultima l’Italia ed altri Paesi hanno dovuto evitare mercè com­ pensi a base del trattamento della nazione più favorita. La tariffa che è detta minima, ma che in sostanza è una tariffa generale, si applica ormai, in tutte le sue voci, essendo spirato a 7 agosto 1910 l’accordo 8 feb­ braio 1900 con l’Italia, quale accordo però concerneva le poche voci per cui la tariffa 1897 (Dingley) permet­ teva stipulazioni internazionali, e non interessava per­ ciò gli agrumi. Questi sin dal 6 agosto 1909 hanno subito il nuovo regime.

Dati mi commercio. — La tecnica mercantile della

esportazione siciliana ed i rapporti fra questa e la pro­ duzione californiana — a tacere di pubblicazioni di­ verse non recenti sulla crisi agrumaria e sul commer­ cio in genere degli agrumi — lumeggiano in parte la causa economica della lotta agli agrumi italiani e la posizione tutt’altro che lieta e sicura che questi hanno sul mercato nord americano. Fra le pubblica­ zioni relative a tali aspetti generali della quistione, cui accenniamo in via accessoria, rammentiamo:

Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio : « Il commercio degli agrumi italiani all’estero », Roma, Bertero, 1902;

nonché specialmente i vari rapporti del prof. A. Ra- vajoli già Delegato commerciale presso la R. Amba­ sciata a Washington, inviati al Ministero di Agr.; Ind. e Comm. e dallo stesso pubblicati (Ufficio d ’informazioni commerciali : Comunicazioni diverse).

Circa a dati numerici rileviamo la scarsa utilità delle statistiche italiane di esportazione, non solamente per ì gravi difetti di veridicità che le inficiano (a r i­ parare i quali si sono da recente adottati i controlli delie nuove disposizioni per le statistiche doganali), ma altresi perchè esse sono ad anno solare (cioè confondono in un totale la fase terminale di una «cam pagn a» e quella iniziale di un’altra), laddove le vicissitudini dell’esportazione agrumaria vanno considerate e pos­ sono essere spiegate unicamente a campagna commer­ ciale dal 1 ottobre al 30 settembre.

E non valgono anche perchè la loro struttura è a peso, mentre ì prezzi si realizzano a casse, e l’unità commerciale è appunto la cassa in funzione del numero di frutta da essa contenuto, che per le spedizioni in America varia da 300 a 360. Sicché, neanche ai pro­ vetti del commercio agrumario riesce possibile dall’in­ dicazione del peso risalire con attendibilità a quella quantitativa delle cassette, la quale costituisce l ’indice effettivo del commercio suddetto.

_ Meno ancora sono utili le statistiche italiane per la indicazione del valore rappresentato dalla esporta­ zione agrumaria.

Da parte loro le statistiche federali, formate come sono a libbra, hanno pur esse il difetto tecnico proprio di questo sistema ; mentre, essendo ad esercizio finan­ ziario dal 1 luglio attenuano, ma non eliminano, la confusione di distinte campagne commerciali ; esse ri­ spondono invece, per ragione fiscale, al requisito della veridicità. Un proficuo estratto dalle stesse leggesi a pag. 16 della citata relazione Luzzatti, per gli anni al 1899, con l ’indicazione della tariffa rispettivamente in vigore nei vari anni: e tale estratto che per rispar­ miare spazio non riproduciamo può agevolmente essere completato con i dati posteriori da chiunque volesse approfondire lo studio della questione.

Per le ragioni connate il commercio preferisce le statistiche da esso medesimo raccolte, sulle risultanze delle spedizioni a tutti i porti degli Stati Uniti, per ogni campagna commerciale.

E ne diamo i dati più attendibili ottenuti presso ragguardevoli Ditte, relativi ad un sufficiente numero di anni, mentre notizie più diffuse potrebbero, se mai, essere raccolte presso la Fruii Importors Union di New

York e la New YorTc Fruit Exchange; come pure pos­ sono rilevarsi dalla pubblicazione della Trade Fruit

Union di New York fatta in occasione del rincrudi­

mento del dazio. Ad ogni modo i dati che noi presen­ tiamo sono sufficienti, oltre che degni di fiducia. Anni commerciali

(dal 1 ottobre N° Casse Dazio al 30 sett.)

1895-1896 2,722,147 Cent 8 a cassa 1896-1897 2,337,576 Cent 8 a cassa sino a

luglio 1897, e cent 1 a libbra dal 1° a- gosto 1897 1897-1898 1,726,810 Cent 1 a libbra co­

me sopra 1898 1899 2,504,814 ' id. 1899-1900 2,146,177 id. 1900-1901 1,893.264 id. 1901-1902 2,325,609 id. 1902-1903 1,940,201 id. 1903-1904 2,196,910 id. 1904-1905 1,576,216 id. i905-1906 1,876,560 id. 1906 1907 2,432,681 id. 1907-1908 2,116,768 id. 1908-1909 1,838,140 id. al 5 ago­ sto 1909, e cent l ‘/8 a libbra del 6 ago­ sto 1909

1909-1910 1,797,395 id.

Vuoisi avvertire per la retía intelligenza delie ci­ fre che vari fattori volta a volta influiscono sull’entità di una campagna, i quali secondo la loro direzione accrescono o mitigano la perniciosa azione del dazio: onde errerebbe chi, senza l ’opportuna analisi di tali fattori, assegnasse senz’altro a scarsa efficacia di quello la costanza o lo sviluppo del traffico, o tutta ad esso imputasse la depressioni degli invii.

La quistione del dazio. — Le fasi e l ’entità di que­

ste sorgono dalle richiamate pubblicazioni ed in utili prospetti sono esposte dalla predetta relazione Luzzatti, cui è semplicemente da aggiungere l’odierno regime.

Le rimostranze che quest’ultimo provocò in Sicilia, le gravi preoccupazioni della stessa, le speranze che essa poneva nella tutela delle sue ragioni (rimaste nul- l’altro che un desiderio perchè si trattava della Sicilia, mentre per gli spumanti si era saputo ottenere e poco prima si era spesa in essi la nostra influenza !) sono abbastanza note.

Ma a parte questi elementi vari sulla quistione ed a parte le indicazioni generali sopra date, crediamo dovere esaurire la nostra rassegna, dicendo oramai della quistione in se stessa: per quanto con la necessaria brevità.

II.

L ’esportazione di agrumi dalla nostra Sicilia verso gli Stati Uniti d ’ America rimonta a circa ottanta anni fa, cioè verso il 1830. Allo inizio si spedivano, a mezzo velieri, sparute quantità per conto di Case americane che l’aveano acquistato. In seguito cominciò anche la esportazione per proprio conto, sempre a mezzo di ve­ lieri ed il quantitativo aumentò parecchio.

Intorno al 1872-73 ai velieri vennero sostituiti i vapori (prima a caricare casse d ’agrumi per l ’America fu la Compagnia Anchor Line di Glasgow : che ora vi si dedica poco) e da quella epoca cominciò il rapido crescendo della nostra esportazione agrumaria la quale raggiunse il massimo quantitativo nella campagna 1898- 1891 oltrepassando tre milioni di cassette di soli limoni, mentre i prezzi più remuneratoti si conseguirono verso gli anni 1871 1880.

Tali spedizioni erano in massima parte fatte per conto e rischio dello speditore e la merce era venduta nelle pubbliche aste. Intanto lo sviluppo ed il rendi­ mento commerciale dell’articolo avea invogliato gli Americani a tentare delle piantagioni, giovandosi pur troppo della esperienza e dell’opera dei nostri immi­ grati : da un fenomeno di nostra povertà ci derivò al­ tro efficacissimo elemento di danno.

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