• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1910, 11 dicembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1910, 11 dicembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XXXYII - Yol, XLl

Firenze, 11 Dicembre 1910

N. 1910

SOMMARIO : Nevrastenia finanziaria — Atavismo — Deve essere aumentata la circolazione bancaria? Le ingiustizie dello Stato — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Enrico Leone, La revisione del Marxismo - Prof. Giorgio Del Vecchio, Il fenomeno della guerra e P idea della pace - Friedrich Mucide, Die Geschiclite der sozialistischen Ideen im 19. Jahrhundert - Emile Pouget, Le Sabotage — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: L’associazione nazionale dell’ industria e del commercio degli oli di semi - Il consumo mondiale della seta - Il comitato permanente del lavoro - Le cooperative di con­ sumo - Le utilizzazioni dei boschi del Regno - Il Consiglio della previdenza e delle assicurazioni so­ ciali - La camera di commercio russo-italiana - Le società commerciali belghe — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE: Il commercio italiano — L ’ esposizione Finanziaria — Una pro­ posta della Camera di commercio di Cuneo in tema di circolazione bancaria •— Cronaca delle Ca­ mere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società Commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

Nevrastenia finanziaria

Pubblichiamo più innanzi un largo riassunto della esposizione finanziaria fatto alla Camera dal Ministro del Tesoro ; quel documento non ha bisogno di commenti, perchè è una chiara e lu­ cida illustrazione della situazione della finanza dello Stato; è una dimostrazione delle condizioni tuttora salde del bilancio ; è una solenne mani­ festazione del proposito da parte del Governo di non turbarne l’equilibrio.

Viceversa il discorso del Ministro del Tesoro manca assolutamente di ogni concetto fondamen­ tale di politica finanziaria ; non ha la visione delle necessità impellenti verso una radicale ri­ forma dei tributi ; non indica nessuna via da per­ corrersi nel prossimo avvenire ; è il bilancio chiaro e modesto di una buona massaia, la quale si accontenta della tranquilla situazione dell’oggi, nemmeno sospettando che una delle condizioni della vita è quella di rinnovare continuamente per migliorare.

Ma questo tono dimesso e pacifista, non co­ stituisce una colpa del Ministro del Tesoro, poiché risponde in modo preciso alP ambiente, che in fatto di finanza pubblica si è creato nel paese prendendo per divisa : piagnucolare sempre, osare mai.

L ’ Italia è in questo momento il solo dei grandi paesi che abbia una situazione finanziaria veramente florida e sicura; in Inghilterra, in Francia, in Germania, nelì’Austria-Ungheria si lotta ancora contro il disavanzo, ed i Governi di quei paesi hanno dovuto chiedere o stanno chie­ dendo ai contribuenti sacrifizi enormi di diecine ed anche centinaia di milioni.

Tuttavia non solo quei Governi si accingono contemporaneamente a f ardite riforme tributarie, scaricando un poco almeno del peso che grava i

meno abbienti sulle crescenti ricchezze accumu­ late, e tentando così di stabilire quel giusto equilibrio, che da ogni parte vivacemente si in­ voca, ma, consci dei nuovi tempi, rivolgono le forze finanziarie dello Stato a contribuire effica­ cemente a quella pacificazione sociale, che è di­ ventata una condizione assoluta per la prosperità delle nazioni.

Ciò non ostante, se si legge la stampa più autorevole di quei paesi e la si mette a confronto coi giudizi della stampa italiana, sembrerebbe che in Inghilterra, in Francia, in Germania, nel- l’Austria-Ungheria si nuotasse nella prosperità del bilancio, ed in Italia ci si trovasse di fronte a difficoltà finanziarie quasi insuperabili.

Un tempo era il pareggio la sola preoccu­ pazione degli uomini di finanza italiani, e tutto si rimandava a quando il pareggio fosse rag­ giunto. Cessata la crise e venuto il periodo for­ tunato, che datò dal 1896 e portò all’equilibrio del bilancio ed alla ricostituzione di una florida situazione del Tesoro, si proclamò la necessità della elasticità del bilancio ; e questa ottenuta, con avanzi che superarono ogni previsione, ecco un’ altra preoccupazione: i maggiori gettiti du­ reranno ?

E così con una prudenza, che sa di pusilla­ nimità, se non è mancanza di genialità, gli anni passano, i periodi straordinariamente favorevoli trascorrono ed andiamo forse incontro alle inevi­ tabili alternative meno consolanti, senza nulla aver fatto, nulla aver apparecchiato di positivo per basare la finanza dello Stato sopra elementi più conformi alla giustizia ed allo stesso interesse dell’ erario.

(2)

786 L ’ E C O N O M IST A 11 dicembre 1910

stenia, per la quale di tutto si teme, di tutto si dispera. Non possiamo essere accusati di pro­ pugnare una finanza sciupona e nemmeno una finanza allegra ; che anzi tutta la vita di questa nostra Rivista sta a dimostrare quanto culto ab­ biamo sempre avuto per la misura e per l’equi­ librio nelle cose di finanza. Ma d’ altra parte, ricordando i mille ed uno documenti della politica finanziaria del nostro paese, nei quali si proclama la urgenza e la necessità di procedere ad una larga riforma delle basi stesse del nostro sistema tributario, basi antiquate, ingiuste, vessatorie, non possiamo non lamentare che non sia ancora sorto o non abbia avuto seguito un uomo geniale che abbia saputo concepire e condurre a buon porto una saggia e fondamentale epurazione dei nostri sistemi tributari.

Nè i mezzi certo sono mancati anche per i più prudenti, quando si pensi che 12 anni or sono le entrate effettive superarono appena i 1600 milioni, ed oggi superano già i due miliardi.

Del mezzo miliardo di aumento potevano bene tenersi in serbo cento milioni per servir­ sene di paracadute nel caso che una riforma finanziaria, concepita e messa in atto con larghi criteri, recasse qualche impreveduta sorpresa.

Invece tutte le esposizioni finanziarie si as­ somigliano ; il Ministro annuncia che le entrate sono aumentate e se ne compiace ; avverte però che le spese sono pure aumentate e raccomanda la parsimonia. A chi la raccomanda ? al paese, che non ha voce collettiva che si faccia sentire? al Parlamento, che non presenta mai progetti di spesa di propria iniziativa ? Tutte le spese sono sempre proposte dal Governo, quindi la parsimonia il Ministro del Tesoro la raccomanda a sè stesso.

E sono anni ed anni molti che la sostanza delle esposizioni finanziarie si aggira intorno a questo tema semplicissimo e, a dir vero, modesto più che non occorra.

Si guardi sul debito pubblico, per quel poco a cui ricorre lo Stato, quale incertezza di criteri e di metodi. Prima si emettono le obbliga­ zioni 3.65 per cento; poi la rendita redimibile 3.50 per cento ; prima si fanno le emissioni a 150 milioni l’anno, poi si chiede l’autorizzazione di abbinare due emissioni di 150 milioni ; ora il nuovo Ministro, e crediamo faccia bene, vuol eliminare le emissioni e collocare a poco a poco e mano a mano che ne viene il bisogno, i nuovi titoli.

Si dice: cambiando così spesso i Ministri cam­ biano naturalmente i criteri ; ma che stanno a fare la Giunta Generale del bilancio ed il Par­ lamento se non dettano essi i criteri fondamen­ tali da seguirsi ?

E poi ci lagnamo che il paese non prenda parte appassionata alla vita pubblica, quando coloro che dovrebbero essere divisi da differenze di criteri nel risolvere le questioni più sostan­ ziali, si mostrano così incerti, così volubili, così indifferenti a qualunque indirizzo ?

E ’ ben doloroso questo dominio della medio­ crità, non diremo degli uomini, molti dei quali sono certo competenti e capaci, ma delle idee. E ’ uno stato di depressione nevrastenica per il quale il verbo osare è cancellato dal dizionario della nostra finanza ; tutti temono, per quanto i fatti si affatichino ad essere ostinatamente ottimisti.

A T A V I S M O

Abbiamo seguito con una certa curiosità il Congresso nazionalista, nella speranza che dai congregati uscisse qualche idea nuova e concreta degna di discussione ; ma da tutto l’insieme ci è sembrato che, non soltanto in quelle menti re­ gnasse una grande confusione di concetti e di aspirazioni tumultuose, ma non emergesse nem­ meno quello che avrebbe dovuto essere la carat­ teristica del Congresso stesso, cioè una reazione piuttosto vibrata contro le tendenze pacifiste, contro la soverchia ricerca dei beni materiali, contro il quietismo generale che si fa sempre più dominante.

Invece, dobbiamo dirlo? il Congresso dei nazionalisti ci ha ricordato molto il Congresso recente dei cattolici a Modena; una grande quan­ tità di sottointesi, unr cura visibile di dire e non dire, una abbondanza di reticenze.

I cattolici a Modena fecero tutto il possibile per non parere clericali; eliminarono meticolosa­ mente dalle loro discussioni la questione del potere temporale e quella della supremazia dello Stato sulla Chiesa in materia non strettamente reli­ giosa; e se non fosse stato l’imprudente discorso finale del Presidente a rompere le uova nel pa­ niere, i congregati. cattolici a Modena sarebbero riusciti nel loro intento di non urtare i senti­ menti patriottici della nazione. Si accontentarono di professarsi ad ogni momento fedeli, devoti, ossequienti a tutti i voleri, a tutte le dottrine, a tutte le direttive del Sommo Pontefice, pur sapendo che il Sommo Pontefice non ammette nè può ammettere, e lo replica ad ogni istante, che si dimentichi il bisogno del potere temporale e la impossibilità di accettare nessuna supremazia dello Stato.

Così è avvenuto al Congresso dei naziona­ listi ; per essere in carattere dovevano tirar fuori il famoso bagno di sangue del Rocco De Zerbi, dovevano proclamare altamente le loro tendenze irredentista verso l’oriente, l’occidente ed il sud dei confini, dovevano inneggiare allo spirito mi­ litare o domandare che si rinforzassero la flotta e l’esercito, dovevano muover guerra agli Stati che ostacolano la nostra emigrazione, dovevano infine spronare il paese alle conquiste coloniali. Insomma il loro programma doveva essere con­ tenuto nella parola oggi significativa di « impe­ rialismo ».

Invece niente di tutto questo;' traspariva certo dal contesto dei discorsi pronunciati da quella brava gente il desiderio di dire chiara­ mente e recisamente il pensiero da cui erano do­ minati, ma si trovarono impacciati a farlo per­ ciò si abbandonarono ai sottintesi, sforzarono la loro arte oratoria nel dire e non dire, si cir­ condarono di prudenti reticenze.

(3)

11 dicembre 1910 L ’E C O N O M IST A 787

vestiti virtualmante in quella foggia antica, si sentirono sgomenti di sè stessi, ed opportuna­ mente coprirono la corazza col prosaico soprabito, posero sull’elmo un modesto tubino o tutto al più un cappello a cilindro, e mutarono il brando in un modesto frustino da passeggio. Così, vestiti modernamente sentirono che il linguaggio pre­ parato non corrispondeva più alle prosaiche sem­ bianze, e tentarono di vestire più modernamente anche il loro linguaggio.

Ne risultò quel guazzabuglio di idee, di pen­ sieri e di concetti, nel quale quelle brave persone parvero perdere affatto la bussola, così da non saper definire essi stessi che cosa volessero, per­ chè si fossero radunati, quale fine si proponessero. Il lettore ci domanderà perchè allora ci occupiamo di un Congresso che ha dato risultati così infelici ; e in verità non ci saremmo occu­ pati dell’argomento se non ci sembrasse che esso doveva esser segnalato come un fenomeno di ata­ vismo. Chi ha assistito a quelle discussioni po­ teva immaginare di sentire gli oratori di alcuni secoli or sono radunati a Firenze, parlare contro Siena, contro Pisa e contro Roma ; e si doveva meravigliare l’ascoltatore che quelle brave per­ sone non si fossero accorte di tutto il movimento che nel secolo X I X ha fatto il concetto della uma­ nità ; non abbiano avvertito che siepe di armi ed armati debba mantenere ogni Stato per fre­ nare l’ internazionalismo che irrompe ; non abbiano sentito che le loro voci erano l’ eco di quella dell’ Imperatore di Germania, che fra poco invo­ cherà il sacro Romano Impero. Per essi la storia non esiste o non ne hanno sentito l’ influsso; le recenti lotte che si dibattono contemporaneamente presso tutti i popoli per le stesse cause e per lo stesso fine, non li ha persuasi che al di là e al disopra del nazionalismo vi è l’ umanitarismo che irrompe e dilaga.

Davvero il Congresso di Firenze è stato un fenomeno singolare di atavismo, ed è da lamen­ tarsi che tante preziose energie, tanti ingegni pure preclari sieno sciupati inutilmente nel culto di un passato che sempre più si allontana, men­ tre il presente ha tanti bisogni, tante esigenze, tanti ideali a cui servire.

Compiangiamo quelle menti in cui non è penetrato alcun soffio di modernità, ed auguriamo che l’ insuccesso de! loro convegno valga a con­ vertirli.

Deve essere aumentata

la circolazione bancaria ?

IV.

Nell’ultimo articolo, che tratta del grave ar­ gomento della circolazione bancaria, abbiamo detto che occorre anche esaminare la questione dei de­ positi o debiti a vista presso le Banche di emis­ sione.

Un tempo la teoria era assolutamente con­ traria a lasciare facoltà alle Banche d’emissione di ricevere depositi e le ragioni colle quali

si sosteneva tale proibizione erano molto sem­ plici: se le Banche di emissione — si diceva — devono difendere le loro riserve metalliche dalle domande di baratto dei biglietti, in quanto una parte dei biglietti stessi rappresenta il por­ tafoglio, che ha una scadenza relativamente lunga, aumenterebbero senza dubbio le difficoltà di tale difesa, quando ai biglietti, che sono convertibili a vista, si aggiungessero i depositi, che sareb­ bero essi pure debiti a vista. Le Banche potreb­ bero trovarsi in grave imbarazzo se contempora­ neamente scemassero i depositi e si intensificasse anche la domanda di baratto dei biglietti. E poi­ ché si avevano nella storia esempi di improvviso ritiro da parte dei privati dei depositi esistenti presso le Banche, così la teoria mostrava un sacro orrore per la concessione alle Banche di emissione di accettare depositi.

Coloro invece che non ritengono pericoloso l’accordare alle Banche tale facoltà considerano che oggi la situazione così degli Istituti di emis­ sione come dei mercati è molto mutata. Le Ban­ che di emissione hanno riserve metalliche straor­ dinariamente maggiori di quelle che non avessero qualche diecina d’anni or sono, così che la con­ sistenza dei portafogli delle Banche stesse è in proporzione molto minore di una volta colla circo­ lazione ; e conseguentemente la somma dei biglietti non è rappresentata che in una non grande parte dal portafoglio. Quindi, si afferma; se i depositi vengono ritirati, la Banca è sempre in grado di far fronte a tali ritiri, inquantochè i depositi stessi, 0 sono rappresentati da moneta metallica e que­ sta sta nelle casse delle Banche, o furono fatti con biglietti di Banca e ciò significa, che, a suo tempo, sono rientrati altrettanti biglietti, e quindi 1 rimborsi si faranno coi biglietti stessi che erano in circolazione al momento in cui fu fatto il de­ posito.

Però, si oppone ancora dagli avversari della facoltà di concedere alle Banche la accettazione di depositi, che se la Banca ha impiegato i de­ positi stessi in altrettanti sconti ed anticipazioni, accadrà, specie nei paesi dove la circolazione è limitata dalla legge, che la Banca dovrà rimbor­ sare a vista le somme impiegate in operazioni a scadenza relativamente lunga. Ci sembra però che anche in questo caso particolare si dimenti­ chi che i depositi — sia pure a vista — non possono essere fatti che in biglietti di banca od in numerario, e quindi da parte della Banca di emissione, nel momento di ritiro dei depositi stessi, viene rimessa in circolazione la stessa quantità o di numerario o di biglietti che era stata sottratta alla circolazìione appunto per for­ mare i depositi.

(4)

788 L ’ E C O N O M IST A 11 dicembre 191U

cogli ordinari provvedimenti resistere alle mode­ rate pressioni del mercato, difficilmente potrebbero resistere alla influenza delle pressioni più intense, poiché non potrebbero rimanere estranee alle vi­ cende generali che si ripercuoterebbero sui cambi e potrebbero determinare la ricomparsa dell’ ag­ gio, quando non sopravvenissero opportuni ed accorti interventi. D ’altra parte, non si può ba­ sare la nostra politica bancaria sul presupposto che il corso forzato abbia a rimanere in perma­ nenza ; anzi tutto dovrebbe cospirare per otte­ nere prima la sua effettiva, poi la sua legale sparizione.

Ma ormai la questione dei depositi alle Ban­ che di emissione è, come ora suol dirsi, oltrepas­ sata; mentre ancora si discute teoricamente, nella pratica la necessità delle cose si è imposta, e quasi tutte le Banche di emissione hanno visto crescere notevolmente i depositi diretti e quelli sotto forma indiretta. Senza che stiamo a citar cifre, d’altra parte periodo per periodo variabili, dei depositi diretti delle grandi Banche di emis­ sione, è noto che quasi dappertutto sono aumen­ tati, e che nello stesso tempo si è sviluppata una nuova funzione nelle Banche di emissione, le quali sono diventate le custodi del numerario del paese, in cambio del quale numerario emet­ tono biglietti.

Però in Italia, sia per le vicende attraver­ sate in tempo non lontano dalle Banche, sia per le misure restrittive della legge, sia infine per le condizioni speciali del nostro mercato, la cifra dei depositi presso gli Istituti di emissione è sensibilmente diminuita. La Banca d’ Italia nel 1894 contava 134 milioni di depositi fruttiferi in conto corrente, mentre al 31 ottobre del­ l’anno corrente non ne aveva che per 50 milioni poco più.

Ed è chiaro che quella elasticità che si do­ manda alla circolazione delle Banche sarebbe più facilmente raggiunta quando queste fossero nella possibilità di accrescere le loro disponibilità an­ che per mezzo dei depositi in conto corrente fruttifero, coi quali conti correnti farebbero sconti ed anticipazioni senza bisogno di arrivare, nei casi appena anormali, ai limiti estremi della cir­ colazione, oltre i quali incontrano le difficoltà fiscali.

Nè, come qualcuno ha osservato, con appa­ renza di verità, lo Stato e per esso il Ministro del Tesoro, interviene abbondando nel conto corrente che tiene presso la Banca d’ Italia come fondo di dotazione per il servizio di Tesoreria, quando si manifestino, come nell’ottobre decorso, le difficoltà sul mercato. Abbiamo ragione di cre­ dere che se l’alta cifra del conto corrente del Tesoro ha potuto impressionare, ciò deriva dal fatto che l’aumento del saggio dello sconto ha spinto ad un esame accurato della situazione della Banca d’ Italia nelle decadi di ottobre, ma non si è spinta l’ indagine alle situazioni prece­ denti. Si avrebbe visto in tal caso che se al 31 ottobre di quest’anno il conto corrente del Tesoro presso la Banca d’ Italia ammontava a 185 milioni, ciò era in dipendenza della scadenza della rata di imposte, e si avrebbe pure visto che al 31 marzo 1909 il conto stesso saliva a 189 milioni. Ed egualmente le cifre di 117 e 123

milioni delle due decadi 10 e 20 ottobre non hanno nulla di straordinario, poiché i Ministri del Tesoro hanno sempre amato lasciare una parte della Cassa alla Banca d’ Italia, la quale è obbligata a pagare il frutto dell’ 1 1[2 per cento.

Coloro quindi che hanno lasciato credere che il Ministro del Tesoro sia intervenuto nell’otto­ bre ultimo ad agevolare l’andamento dell’ Istituto, si sono basati più sulla apparenza che sulla realtà. E che il voluto intervento non si sia ve­ rificato del resto è bene; poiché non è ufficio del Ministro del Tesoro di agevolare coi fondi dello Stato gli Istituti di emissione ; non solo ciò sa­ rebbe pericoloso perchè lascierebbe in arbitrio del Ministro intervenire o no nelle condizioni del mercato, ma metterebbe la Banca in una situa­ zione di dipendenza non voluta certo dal legi­ slatore. Se il Ministro credesse che la legge non concede agli Istituti una sufficiente elasticità, il solo mezzo di provvedervi regolarmente è quello di preparare una modificazione della legge.

Premesse le quali considerazioni, terminiamo il nostro breve studio con una domanda intorno a questa speciale questione dei depositi: — I mezzi per aumentare quanto conviensi i depositi presso le Banche di emissione si devono cercare in disposizioni particolari che riguardano l’ordi­ namento delle Banche stesse od in misure di ordine più generale che disciplinino la materia dei depositi ed il rapporto della loro somma co­ gli elementi di garanzia degli Istituti di ogni genere che li accettano?

Si diceva che una competente Commissione aveva studiata la difficile e delicata materia ed aveva in proposito concretate delle proposte ; au­ guriamo che sieno fatti conoscere al pubblico i lavori di tale Commissione e che l’argomento venga, come conviensi, dibattuto.

Le ingiustizie dello Stato

Una questione molto semplice è stata negli ultimi mesi sollevata invocando la imparzialità e la ingiustizia dello Stato nella distribuzione dei suoi favori, quando essi vengono prodigati a spese degli altri.

Come è noto nel 1904, col lodevole scopo di aiutare lo sviluppo economico di Napoli, una legge accordò àlla industria siderurgica, che sorgesse in quella provincia, 200,000 tonnellate annue di mi­ nerale di ferro dell Isola d’ Elba ed una serie di privilegi ed esoneri fiscali alla industria stessa per un decennio.

Allora la Toscana, dove era già sorta ana­ loga industria, ottenne appena ed a fatica che le fossero assicurate 100,000 tonnellate dello stesso minerale, senza però nessuno dei vantaggi che venivano fatti alla futura industria napoletana.

(5)

do-11 dicembre 1910 L ’ E C O N O M ISTA 789

veva piantarsi e non è in un giorno nè in un anno che uno stabilimento siderurgico sorge e funziona; dieci anni, si diceva in Toscana, passano presto; e poi, se avremo il danno che a noi sarà limitato l’ uso del minerale che è nostro, per il resto si lotterà ad armi eguali.

Quand’ecco, molto prima che si avvicini la tine del decennio, viene proposta una nuova legge per cui i privilegi ed esoneri accordati nel 1904 vengono sin d’ora prolungati per altri dieci anni.

La cosa parve enorme anche ai pacifici e tranquilli toscani; come? per tutto questo lungo periodo il minerale nostro sarà portato a Napoli perchè trasformato in ferro ed acciaio faccia con­ correnza ai nostri prodotti e la faccia senza pa­ gar dazi, senza pagar imposte, senza pagar tasse? Non è più un bene che si accorda a Na­ poli, è un male che si fa alla industria Toscana. Tutti coloro che vollero anche un momento prestare attenzione a questo stato di cose, rico­ nobbero che sarebbe stato iniquo questo inter­ vento dello Stato a mettere con privilegi speciali in conflitto le industrie di due regioni entrambi rispettabili.

Nacque da questo convincimento la proposta di un articolo aggiuntivo al disegno di legge per la proroga dei provvedimenti a favore della prò vincia di Napoli ; disegno di legge che sta da­ vanti alla Giunta generale del bilancio. L ’articolo aggiuntivo dice che gli esoneri concessi alla in­ dustria della provincia di Napoli erano estesi an­ che alla industria maremmana, cioè alla provin­ cia di Grosseto ed al circondario di Volterra.

E conviene riconoscerlo, non solo i membri della Giunta del Bilancio, ma anche i Ministri non nascosero il convincimento che si trattasse di un atto di giustizia anzi di giusta riparazione.

E allora ? Le cose dovevano andare facili e liscie, si potrà credere.

Niente affatto; poco dopo cominciarono i dubbi: — e se altre regioni domanderanno esse pure di avere estesi quelli esoneri ?

Non c’è questo pericolo rispondevasi, perchè nessuna regione è nelle condizioni della Ma­ remma, e nessuna ha dato del minerale esistente nella regione.

D ’altra parte, non riconoscete che si tratta di un atto di giustizia ed anzi di giusta ripara- razione? Che vi può trattenere dall’esser giusti e, se siete stati ingiusti, dall’essere riparatori ?

Ebbene; sono ormai molti mesi che si va tergiversando tra questi strani dubbi, e non ba­ stano convincimenti, non bastano idee di giusti­ zia, di doverosa riparazione; la pusillanimità nel lasciarsi prendere naturalmente perde terreno di fronte all’audacia del prendere.

Non si vuol parere, dicono alcuni, messi alle strette, di voler favorire il capitale impiegato nella industria maremmana. Ma però, bisogna pur rispondere, non avete avuto timore di parere che lo si lasciava danneggiare, mentre i deputati del­ l’altra regione non hanno alcun timore di difen­ dere il capitale impiegato nella industria della loro provincia, magari con danno della industria toscana.

E cosi tra la aobile audacia e costanza de­ gli uni che vogliono ed ottengono, e la cauta prudenza degli altri che non vogliono parere e

non ottengono, il Governo minaccia di mettere all’archivio l’articolo aggiuntivo e con esso la giustizia e l’atto di dovei’osa riparazione o vor­ rebbe quanto meno ridurlo ad una canzonatura. Che in Italia, anche i migliori uomini, deb­ bano mantenere sempre questa grave differenza tra ciò che pensano e ciò che fanno ? E ’ in ve­ rità da rammaricarsene.

R

i v i s t a

B

i p l i o q r a f i c a

E n rico L eon e. - La revisione del Marxismo. — Roma, «Divenire Sociale», 1909, pag. 290. (L. 4.00).

All’Autore non manca certamente la fran­ chezza d’esporre chiaro e netto il proprio pen­ siero, anche quando possa essere in opposizione alle esigenze ed al feticismo del partito cui ap­ partiene. Egli si propone di dimostrare come alcuni capisaldi, della dottrina marxista non possono ormai più resisterle alla critica, tanto piu in quanto l’economia politica, dai tempi di Marx ad oggi, ha sviluppato talmente le proprie teorie da non essere più valide le critiche che il Marx aveva così efficacemente portate alla scienza dei suoi tempi.

E poste tali premesse l’Autore viene a trat­ tare dei singoli principi. Segnaliamo il capitolo sulle « leggi naturali economiche » che ci è sem­ brato molto ben fatto ; non potremmo accettax'e tutto quanto l’Autoi-e afferma circa il valore nel­ l’edonismo e nel marxismo; ci sembra ohe il pen­ siero abbia bisogno di essere ancora elaborato intorno a tale questione, specialmente per ciò che riguarda i diversi saggi del profitto.

Nell’ ultimo capitolo, che è un ardito tenta­ tivo di ricostruzione della economia sociale col titolo suggestivo di « equilibrio dei valori », ab­ biamo trovato buoni germi che domandano però più larghe e profonde indagini.

Nel complesso un lavoro pensato e prege­ vole che però risente forse un po’ troppo del de­ siderio di trovare un giusto equilibrio tra l’ ipo­ tesi e. le idealità marxiste e le realtà della vita e dello sviluppo continuo e sorprendente del fatto economico.

P rof. G iorgio D el V e cc h io . - Il fenomeno della guerra e l’idea della pace. — Sassari, Giu­ seppe Dessi, 1909, pag. 62.

(6)

790 L ’ E C O N O M IS T A 11 dicembre 1910

rilevare ohe il più delle volte sia ragione e fonte di progresso civile.

Il problema è, come si sa, molto complesso e sarebbe invero mortificante se si dovesse am­ mettere che l’avvenire non saprà liberare l’ uma­ nità da questa forma di lotta che domanda tante vittime e la distruzione di tanta ricchezza. F ried rick M uckle. - Die Geschichte der sozia-

listischen Ideenim 19. Jahrhundert. - Zweite Teil ( Proudhon und der entwicklungsge- schichtlische Sozialismus). — Leipzig B. G. Teubner, 1909 (M. 1.25).

Abbiamo accennato in altro tempo alla prima parte di questo lavoro del prof. Muckle rile­ vando le grandi difficoltà di raccogliere in brevi pagine così vasto tema. La seconda parte è con­ sacrata in parte a Proudhon, di cui l’Autore cerca di rilevare la personalità ed il concetto di filo­ sofìa sociale dal quale era dominato. Non ci sem­ bra che l’Autore ci abbia dato qualche cosa di nuovo in questi giudizi sul Proudhon, ma l’espo­ sizione è piana, facile e concettosa. 11 secondo capitolo di questo lavoro tratta dello « sviluppo storico del socialismo » e basta il titolo per lasciar comprendere tutta la ampiezza del tema ; però l’Autore prende per base tre soli scrittori : il Saint-Simon, il Marx ed il Lassalle.

Finalmente 1’ ultimò capitolo « il sistema delle cooperative » l’Autore tratta in poche pa­ gine di Buchez e di Louis Blanc.

Il lavoro ha tutti gli inevitabili difetti dei compendi ma essi scompaiono in gran parte grazie alla dottrina ed alla chiarezza di esposizione del­ l’Autore.

E m ile P o u g e t. - Le Sabotage. — Paris, E. R i­ vière et 0. (0 fr. 6C>).

L ’Autore dimostra con esempi che il sabo­ taggio non è una invenzione contemporanea, ma si praticava già sino dalla prima metà del secolo scorso, e che insieme all’ ostruzionismo a poco a poco va acclimatandosi dovunque; descrive quindi la procedura così del sabotaggio, come dell’ostru­ zionismo, riportando numerosi esempi ed aned­ doti sui fatti relativi.

Naturalmente giustifica il sabotaggio e l’ostru­ zionismo compiuto da operai e da impiegati no­ tando che si può chiamare sabotaggio anche quello di certi capitalisti come i lattivendoli, i fornai, i mugnai, i negozianti di caffè fabbricato con l’a­ mido, la cicoria e le ghiande eco.

Osserviamo che tutto questo è certo almeno in parte vero; ma che proseguendo su questa via, le questioni tra capitale e lavoro si dovranno ri­ solvere a colpi di rivoltella. J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Col consenso pressoché unanime della classe si è costituita in questi giorni in Milano

l’Associazione nazionale dell’ industria e del commercio degli oli di semi.

I chiamati a formarne il primo Consiglio d i Direzione, ritengono doveroso di portare la noti­

zia della seguita costituzione a conoscenza dei maggiori Enti che rappresentano la vita econo­ mica del Paese.

La Associazione, ispirata a quegli intenti di tutela che informano le numerose Associazioni consorelle, ha poi particolare fondamento nella imminente rinnovazione delle tariffe doganali e nella necessità di rifare il concetto meno esatto che in Italia si ha della industria e del com­ mercio degli olì di semi che pur tanta parte rappresentano nel lavoro e nei traffici del Paese.

Ai fini di difesa e di promovimento delle condizioni meglio atte all’ incremento della classe, l’Associazione congiunge scopi di studio e di pro­ gresso tecnico. Epperò come si tiene sicura di esercitare un’azione utile nell’economia generale del Paese, confida, alla stregua del lavoro effet­ tivo che essa non mancherà di svolgere, di go­ dere l’appoggio e la simpatia del pubblico.

— Secondo la Commissione doganale fran­ cese, il consumo mondiale della seta risul­ terebbe così ripartito nei diversi Stati:

1909 1908

Stati Uniti d’America Francia Germania Svizzera Russia Italia Austria ed Ungheria Inghilterra Spagna 10,038,000 4.505.000 3.748.000 1.650.000 1.416.000 1.150.000 806,000 628,000 100,000 8.554.000 4.337.000 3,270,900 1.608.000 1,216,000 1,175,000 771.000 680.000 160,000 Totale 24,011,000 21,771,000 In questi titoli non sono compresi i fabbi­ sogni di seta delle Indie britanniche, del Levante e del Nord-Africa, i quali ammontavano da. un milione e mezzo a due, e neppure il grandissimo consumo interno di seta indigena della China e del Giappone.

— Sotto la presidenza dell’on. Pietro Chiesa si è riunito il Comitato permanente del la­

voro con l’ intervento del direttore dell’ ufficio

prof. Montemartini e dei consiglieri Abbiate e Cabrini, comm. De Tullio, Mazza, Reina, ing. Sal­ dini ed ing. Targetti. Sono stati innanzi tutto esaminati i numerosi casi di applicazione delle vigenti leggi sociali, prendendo, tra l’altro, le seguenti decisioni: autorizzazione al lavoro not­ turno nelle pasticcerie per quindici giorni in oc­ casione delle feste di Natale e Capo d’anno ; de­ roga dal riposo festivo per quattro settimane per­ le operazioni di conservazione e spedizione di pollame e cacciagione; deroga da! riposo festivo per gli operai fumisti.

(7)

11 dicembre 1910 L ’ E C O N O M ISTA 791

— Si è riunito il Comitato parlamentare della cooperazione e della previdenza per pren­ dere in esame i voti emessi dalle organizzazioni e dal recente Congresso italiano delle

COOpera-tive di consumo.

Il Presidente della riunione, on. Salvatore Orlando, prima di iniziare la discussione sul voto per la temporanea sospensione del dazio sul grano sollevò la pregiudiziale che non sia il caso di trattare per ora questa grave questione la quale non è intimamente connessa al compito della pre­ videnza e coi voti della cooperazione. Ha osser­ vato quindi come non sia opportuno provocare oggi una possibile divisione di apprezzamenti e di conclusioni su questa questione, mentre su al­ tre del pari gravi ed urgenti il Comitato ha la certezza di raggiungere ¡a unanimità.

Il Comitato ha detto di riconoscere giusta la pregiudiziale esposta dal Presidente che si ri­ serva di tornare sulla questione quando verrà in discussione alla Camera.

Circa il voto delle tre organizzazioni: 1. lega nazionale delle cooperative; 2. Federazione Ita­ liana delle Società di mutuo soccorso; 3. Confe­ derazione generale del Lavoro, per la istituzione della Banca Centrale del Lavoro, si è deliberato di invitare il Governo a portare in discussione il progetto Luzzatti appena sarà terminata la discussione dei bilanci.

Il Comitato ha poi fatto voti, che nel com­ pilare i regolamenti per le leggi fiscali in rap­ porto alle cooperative di consumo il Governo^ab­ bia a chiamare a far parte della Commissione per la compilazione dei regolamenti i rappresen­ tanti delle cooperative. Infine espresse il voto di affrettare la compilazione dei regolamenti dei concorsi sulle cooperative.

— Come rilevasi da un prospetto inserito nel « Bollettino del ministero di Agricoltura, In­ dustria e Commercio », e formato in base alle in­ formazioni fornite dalle ispezioni forestali, nel corso dell’anno 1909 le utilizzazioni dei boschi

del Regno furono le seguenti :

a) Boschi vincolati: 1. Legname da opera e costruzioni diverse: metri cubi 730,166, venduti complessivamente per L. 24,917,211 in ragione cioè di L. 34,12 il metro cubo. — 2. Legna da ardere: metri cubi 2,214,818, venduti per lire 26,871,643, in ragione di lire 12.13 il metro cubo. — 3. Carbone; quintali 2,290,899, venduti per L. 20,234,374 in ragione cioè di L. 8.83 il quintale,

b) Boschi non vincolati : 1. Legname da opera e costruzioni diverse: metri cubi 365 mila 438, venduti per L. 12,639,076, in ragione di L. 34.58 il metro cubo. — 2. Legna da ardere: m. c. 1,834,356, venduti per lire 21,214,185 in ragione di L. 11.56 il m. c. - 3. carbone: quin­ tali 1,702,659, venduti per L. 18,255,664, in ra­ gione di L. 10.72 il quintale. Complessivamente, dai boschi vincolati e non vincolati si utilizzarono metri cubi 1,095,604, venduti per L. 37,556,287, di legname da opera e costruzioni diverse: me­ tri cubi 4,049,174 di legna da ardere, venduti per L. 48,085,828, e quintali 3,993,558 di car­ bone venduti per L. 38,490,038.

Il valore complessivo quindi, dei prodotti legnosi utilizzati nei boschi del Regno durante il suddetto anno, è stato di L. 124,132,153.

— Si ha da Pietroburgo, che il 18 novern- vembre, in una delle sale dell’Associazione fra rappresentanti dell’ industria e del commercio, s: tenne un’ importante adunanza per decidere circa la creazione della Camera di commercio russo-

italiana. A ll’assemblea parteciparono 1’ ex-mini­

stro del commercio Jermoloff, consigliere di Stato — ideatore e fautore caldissimo del progetto della Camera russo italiana — i Consoli generali d’Italia a Pietroburgo e a Mosca; l’agente commerciale italiano a Karkoff; consiglieri di Stato, deputati alla Duma, rappresentanti della Borsa ecc.

Il cons. Jermoloff espose lo scopo e l’oppor­ tunità della nuova istituzione. Si passò poi alla discussione dello statuto che venne approvato. Si decise di proclamare Pietroburgo sede generale della nuova Camera di commercio e di creare per il momento soltanto due agenzie corrispondenti a Mosca e ad Odessa, le due città più importanti per il movimento dell’ importazione ed esporta­ zione con l’ Italia.

Alla fondazione di questa Camera di com­ mercio russo-italiana che indubbiamente promuo- verà lo sviluppo delle relazioni commerciali Baio- russe, aderirono già tutte le più importanti case commerciali della Russia. La Camera di commer­ cio russo-italiana inizierà tra breve la sua attività. — Il Consiglio della previdenza e delle

assicurazioni sociali, in una delle sue ul­

time adunanze dopo aver approvato lo sche­ ma di regolamento sulla mutualità scolastica, quasi integralmente nel testo predisposto dalla direzione generale del credito e della previdenza, ha discusso a lungo su alcune forme di contratto esercitate da quelle Società che ricadono fra quelle disciplinate dalla legge 26 gennaio 190. sulle imprese tontinarie o di ripartizione; ed in occasione di questa discussione ha espresso i se­ guenti voti: che sia sollecitamente tradotto in legge il disegno preparato nella sua sessione pre­ cedente per regolare l’ impresa di assicurazioni sulla vita, e che la Cassa nazionale di previ­ denza provveda sollecitamente a imitare per la raccolta degli iscritti il mètodo della Società in­ glese « Prudential » e delle altre imprese che sul modello di questa esercitano le assicurazioni popolari sulla vita.

Inoltre il Consiglio considerando l’ aumento continuo delle attribuzioni affidategli e la diffi­ coltà di convocazione per il numero ormai rile­ vante dei suoi membri, ha espresso anche il voto che l’on. Ministro voglia promuovere una modi­ ficazione al regio decreto che disciplina il Con­ siglio, per istituire fra i componenti di questo un Comitato esecutivo. Il Consiglio infine ha esaurito lo svolgimento degli argomenti posti al­ l’ordine del giorno, esprimendo parere favorevole all’erezione in ente morale dell’Associazione pie­ montese fra laureati e professori in agraria con sede in Torino.

— Sono state preparate notevoli modifica­ zioni alle leggi che regolano le Società com­

merciali belghe. Il progetto che è stato adot­

(8)

792 L ’ E C O N O M IST A 11 dicembre 1910

Società anonime e la loro iscrizione alla quota­ zione della Borsa, esso infine contempla l’ istitu­ zione di una assemblea degli obbligatari.

Secondo il relatore della Commissione della Camera questo progetto, che realizza un grande progresso, avrà per effetto :

1. Di chiarire al pubblico la consistenza degli apporti fatti alla Società e la loro situa­ zione durante la loro esistenza ;

2. di mettere alcuni argini alla circola­ zione dei titoli di Società per impedire l’aggio- taggio sopra azioni sovente prive di valore reale;

3. di rendere più facile e più efficace il ricorso degli azionisti contro l’amministrazione della Società ;

4. di meglio salvaguardare gli interessi de­ gli azionisti nelle deliberazioni delle assemblee generali ;

5. di organizzare la rappresentanza dei possessori di obbligazioni e facilitarli nell’otte- nere garanzie ipotecarie ;

6. di rafforzare le disposizioni penali atte a reprimere le mene di speculatori disonesti.

Il commercio italiano. — Il valore delle

importazioni e quello delle esportazioni dell’ Ita­ lia nei primi nove mesi del cori-ente anno, messo a raffronto con le corrispondenti cifre dell’ anno precedente, è dato dal seguente specchietto:

1910 Lire Differenza sul 1909 Importazioni . 2,286,831,197 + 39,139,248 Esportazioni . 1,447,519,307 -f 102,493,170 Totale 3,734,332,504 -j- 141,632,418 I principali prod otti che concorsero a for­ m are il valore delle im portazioni furono per or­ dine di im portanza i seguenti :

Frumenti ed altri cereali, milioni 270.7: Carbone fossile 199.7 ;

Cotone greggio 175.7 ;

Caldaie, macchine e loro porti 114.8; Legname 113.4;

Lane, pelo e crino 82.4 ; Seta tratta greggia, 75.8; Pelli crude 45.8 ;

Rottami di ferro e ghisa in pani 42.1 ; Semi 30.5;

Cavalli 29.3; Olii minerali 23.5.

I prin cipali prodotti che concorsero a for­ mare il valore d elle' esportazioni, furono i se­ g u en ti, per ordino di im portan za:

Seta tratta e cascami, milioni 340.3 ; Olio d ’ oliva 49.1 ; Vini e vermut 40.7 ; Formaggi 38.1; Uova di pollame 36.4; Pelli crude 34 ; Agrumi 30.3; Canapa 29 ; Zolfo 27.9 ; Farine e semolino 23.2 ; Frutta secche 23.1 ; Marmo 21.9 ; Pasta di frumento 21,7 ; Cappelli 20.8 ; Capelli 18.3, Frutte fresche 16.2 ;

Frutta, legumi e ortaggi preparati 15.7 ; Vetture automobili 15.6;

Pneumatiche per vetture, velocipedi 15.3 ; Riso 12.5 ;

Minerali di zingo 10.8

Al 31 agosto scorso l’ eccedenza delle im­ portazioni sulle esportazioni era valutata in Li­ re 795,426,410; al 30 settembre scorso saliva a Lire 839,953,890, ossia il disquilibrio della cosi­ detta bilancia commerciale era bensì aumentato a nostro danno di L. 43,927,472 ma l’ aumento si era verificato in ragione minore a quella dei precedenti mesi che si era aggirato intorno ai 90 milioni.

Il commercio italiano. — Ecco il rias­

sunto dei valori delle merci importate ed espor­ tate, per categorie al 31 ottobre 1910 :

Importazione

V alore d elle m e rci im porta te d a l 1° genn. a l 31 o tto b . 1910 D ifferenza su l 1909 L ire Spiriti, bevande Generi coloniali Prodotti chimici med. Colori

Canapa, lino Cotone

Lana, crino, peli Seta Legno e paglia Carta e libri Pelli Minerali, metalli Veicoli

Pietre, terre e cristalli Gomma elastica Cereali, farine e paste Animali e spoglie anim. Oggetti diversi Lire 67,448,178 56,433,199 99,940,203 33,268,840 39,888,225 224,794,020 141,871,810 159,952,137 153,500,416 43.206,757 99,150,664 449,320,681 26,898,116 296,556,187 55,056,035 368,101,471 209,608,467 40,864,545 + + + + +■ + + + 7,102,208 2,225,905 15,899,322 75,476 5,402,400 15,968,742 5,201,069 2.277,239 3,865,416 4,298,036 10,068,501 1,650,868 850,839 9,733,628 11,488,395 24,354.850 20,444,933 8,297,302 Totale, 18 categorie 2,565,859,951 -+- 51,465,337 Metalli preziosi 15,964,000 + 9,177,400 Totale generale 2,581,823,951 Esportazione. V alore d elle d a l 1° genn. Lire Spiriti, bevande 121,892,744 Generi coloniali 8,050,554 Prodotti chimici med. 58,475,837

Colori 8,072,344

Canapa, lino 55,485,179

Cotone 128,234,798

Lana, crino, peli 27,673,240

Seta 474,266,288 Legno e paglia 46,607,363 Carta e libri 22,928,191 Pelli 55,400,571 Minerali, metalli 54,202,452 Veicoli 20,310,630

(9)

11 dicembre 1910 L ’ E C O N O M IST A 793

L’ ESPOSIZIONE FINANZIARIA

Ecco il sunto dell’ esposizione finanziaria fatta sa­ bato alla Camera dal ministro del Tesoro onorevole Tedesco :

Il ministro del Tesoro esordisce dichiarando che esporrà senza ambagi e senza compiacenti veli lo stato genuino della finanza, dappoiché una parola schietta che sorga dalla serena visione delle cose e risponda a saldi convincimenti non può che degnamente ser­ vire alla causa della verità, la più fida consigliera della politica finanziaria e la ) orza p iò sana del cre­ dito dello Stato, e concorrere a sfrondare dolci, ma infide illusioni, a moderare generose richieste, a cir­ coscrivere in un campo d’ ogni parte protetto da ro­ buste difese il piano delle riforme per lo svolgimento della vita nazionale.

Entra quindi nell’ esame dei bilanci.

Consuntivo 1909-10.

La legge di assestamento del bilancio per l’ eser­ cizio 1909-10 prevedeva un avanzo di 48 milioni, che si riduceva a soli 26 milioni, dovendosi tener conto degli effetti, non compresi in bilancio, di talune leggi o di disegni di legge allora in corso di appro­ vazione.

Il rendiconto consuntivo, invece, registra un avanzo di quasi 51 milioni.

Nei riguardi del tesoro, però, il beneficio deri­ vante dalla gestione del bilancio di competenza 1909-10 si limita a oltre 16 milioni, rappresentando gli altri 35 milioni l’ importo dei prelevamenti eseguiti dalla cassa per spese di miglioramento e di ampliamento dei servizi postali telegrafici é telefonici e per le spese dipendenti dal terremoto del dicembre 1908.

Aggiungendo ai 16 milioni il miglioramento ac­ certato nei residui in oltre 3 milioni, si ha che l’ eser­ cizio 1909-10 ha recato al Tesoro un beneficio di 19

milioni e mezzo. Se il bilancio non avesse dovuto prov­

vedere e reintegrare la cassa dei 35 milioni da essa prelevati, come si è detto, e ad anticipare 15 milioni di spese militari alleggerendone il bilancio dell’ eser­ cìzio in corso, il benefìcio per il tesoro si sarebbe ele­ vato a 69 milioni, pure astraendo dal tener conto di oltre 4 milioni e mezzo di minore entrata per sgravi | d’ imposte e di dazio consumo in conseguenza del

ter-Accenna alla gestione dei residui ed alle cure del­ l ’ Amministrazione intese a render sempre più reale la consistenza di quelli attivi. Nel 1909-10 sono stati eli­ minati oltre 3 milioni di crediti riconosciuti inesigi­ bili. Di più, dai residui delle entrate del demanio dell’ asse ecclesiastico e delle tasse sugli affari, è stata esclusa, continuando le annuali purificazioni, la somma di 51 milioni, cinque dei quali appartenenti alla com­ petenza dell’ ese r c iz i 1909-10, avuto riguardo al loro grado di esigibilità.

Assestamento 1910-11.

L ’ on. Ministro ricorda che la previsione in base alla quale fu autorizzato l’ esercizio provvisorio pre­ sentava un avanzo di 47 milioni.

Il progetto di assestamento, pur comprendendo 21 milioni di maggiori spese per effetto di leggi e pur tenuto conto della diminuzione di circa 9 milioni nei- l ’ utile netto delle ferrovie, eleva l’ avanzo a quasi 94 milioni, in conseguenza di una più larga stima delle entrate, ampiamente giustifìoata dai risultati del 1909-10 c dei primi mesi dell’ esercizio in corso, nei quali, è degno di nota, l’ incremento di taluni cespiti si è me- o-lio affermato e il gettito più copioso riguarda, per la massima parte, quei contributi che si alimentano dai negozi civili dai consumi voluttuari e dalla ric­

chezza mobiliare. . .

Per il dazio sul grano si limita la previsione ad 80 milioni, mentre l’ andamento delle importazioni potrebbe giustificare una previsione più elevata.

Fra oli aumenti di spesa inscritti nell’ assestamento meritano speciale menzione quelli : di 5 milioni onde venne accresciuto il fondo di riserva al fine di met­ tere l ’ Amministrazione in grado di provvedere alle spese conseguenti dalla epidemia colerica e dal grave nubifragio che perturbò i golfi di Napoli c di Salerno nella notte del 24 ottobre scorso ; di quasi 3 milioni

s

. (compensati con storni da residui di fondi per anti­ che spese ferroviarie) per l’ esecuzione di lavori pub­ blici nelle Puglie ; di 2 milioni per l’ acquisto dei ta­ bacchi in relazione all’ aumentato consumo ; ed i 5 mi­ lioni per le vincite al lotto.

Previsioni 1911-12.

Il progetto di bilancio per l’ esercizio 1911-12 prc- ' vede - un avanzo di 51 m ilioni e mezzo, al netto di un

deficit di 23 milioni nel movimento dei capitali por

maggiore estinzione di debiti.

Le entrate sono previste in misura pressoché uguale a quella calcolata con l’ assestamento 1910-11 salvo er qualche cespite oscillante, come ad esempio il „azio sul grano per il qualo evidenti ragioni di pru­ denza hanno consigliato di prevedere iu meno 15 mi­

lioni. _

Nella spesa sono registrati tutti gli effetti di legge, nonché qualche variazione intesa a meglio proporzio­ nare gli stanziamenti di bilancio alle indeclinabili esigenze dei servizi.

Si accrescono di circa 12 milioni le assegnazioni straordinarie per opere pubbliche, fra le quali quella per l’ acquedotto pugliese è fissata in lire 7 milioni come dispone la legge 8 luglio 1904, mentre nei bi­ lanci precedenti fu sempre, in rapporto all’ andamento dei lavori, inscritta una somma inferiore a quella stabilita dalla legge.

Per l ’ amministrazione della guerra, oltre lo mag­ giori assegnazioni derivanti da leggi già approvate, si stanziano in più 19 m ilioni per il maggior costo dei generi e della mano d’ opera, per sussidi alle fa­ miglio dei richiamati, per il miglioramento del vitto dei soldati, e per l ’ aumento della forza bilanciata, determinato principalmente dal bisogno della tutela dell’ ordine pubblico nel periodo successivo al conge­ damento della classo anziana. L ’aumento di 19 mi­ lioni è compensato in parte dalla notevole economia di 4 milioni dovuta segnatamente alla riduzione dei corpi amministrativi e contabili, alla graduale intro­ duzione della carne congelata, alla parziale adozione di una nuova calzatura ed al risparmio nelle spese di prima vestizione e di viaggio.

Nel bilancio della Marina si nota la maggiore as­ segnazione di 11 milioni e mezzo per le costruzioni navali e per i servizi postali e commerciali marittimi, e la diminuzione di 4 m ilioni nella spesa por com­ pensi di costruzione e premi di navigazione giusta la legge 13 giugno 1910, in attesa di nuovi provvedi­ menti legislativi, ora proposti per l’ assetto avvenire della materia.

Alle maggiori assegnazioni fanno riscontro talune economie, fra lo quali vanno ricordate quelle di 10 milioni per la riduzione del saggio della rendita da 3.75 a 3.50 per cento netto a partire dal 1° gennaio 1912, e di un milione complessivamente, per ì vari Mini­ steri, per riduzione di spese generali, come compensi, spese casuali, d’ ufficio, di stampa.

Oneri fuori bilancio.

Avverte l’ on. Ministro che la situazione esposta per gli esercizi 1910-11 c 1911-12 non comprende gli effetti dei disegni di legge ohe trovansi dinanzi al Parlamento o che dovranno fra breve essergli presen­ tati, quali, ad esempio, quelli per la istruzione pri­ maria e popolare, per il riordinamento delle scuole italiane all’ estero per la istituzione della Banca del lavoro, per il tiro a segno e l’ educazione fisica, per la spedizione in Cina, por i provvedimenti a favore di Napioli, per il pareggio dei bilanci dei Comuni, del Mezzogiorno, per la sistemazione degli edifici unJver- sitari in Roma e per il miglioramento economico del personale delle ferrovie dello Stato e delle poste dei telegrafi e telefoni.

Viene inoltre proposto, in vista delle favorevoli condizioni finanziarie del 1910-11, di trasportare a ca­ rico di esso una parte delle spese straordinarie mili­ tari autorizzate sull’ esercizio 1911-12, per una somma non maggiore di 12 milioni.

Nell’ insieme tutti gli oneri fuori bilancio possono valutarsi in 39 milioni per l’ esercizio 1910-11 e quasi 41 milioni per l’ esercizio 1911-12; onde l’ avanzo del primo si riduce a 55 m ilioni e quello del secondo a 10 milioni e mezzo.

(10)

794 L ’ E C O N O M IST A 11 dicembre 1910

milioni per il terremoto, il beneficio che questo eser­ cizio recherà al tesoro si limiterà a circa 7 milioni. L ’ on. Ministro esprime tuttavia la fiducia che, per la moderazione con la quale è stata stabilita la stima delle entrate, nonché per il sicuro aumento dei proventi minori e per le non meno sicure eoonomie, la situazione dei due esercizi riuscirà notevolmente migliorata in sede di consuntivo. E tale fiducia egli trae dall’ esperienza degli ultimi cinque esercizi, per i quali il consuntivo, rispetto alla prima previsione, registrò il miglioramento di 53 milioni nel 1905-906, di 86 m ilioni nel 1906-907, di 23 milioni nel 1907-908 (che si ebbe una importazione di grano eccezional­ mente scarsa), di 64 milioni nel 1908-909 e di 69 mi­ lioni nel 1909-910.

Il conto del Tesoro, che nel 1908-909 si chiuse, per la prima volta, con un avanzo di oltre un milione e mezzo, ha conseguitò nel passato esercizio un altro notevole miglioramento di oltre 19 milioni. E delle buone condizioni del Tesoro il Governo ritiene che non potrebbesi fare uso migliore se non destinando una parte dell’ avanzo, circa 16 milioni, a fronteggiare le spese delle pubbliche calamità onde il paese fu re- centemente afflitto. I 16 milioni sono destinati per ol­ tre la metà a soddisfare le spese dell’ epidemia cole­ rica, e per 7 milioni all’ esercizio di lavori pubblici dipendenti dagl’ infortuni.

I lieti ricordi dell’ ultimo quinquennio e i buoni pronostici pel prossimo avvenire non debbono però indurre in esaltazione, che sarebbe improvvida ; nè deve perciò ritenersi che sia venuta meno la neces­ sità di un rigoroso freno a nuove iniziative di spesa. E’ nostro dovere, aggiunge l’ on. Ministro, riaffer­ mare la necessità dei pensosi raccoglimenti. E’ nostro dovere dichiarare apertamente che l’ assunzione di nuovi impegni, gravi ma indeclinabili, e il fatale ger­ moglio di altri oneri hanno tanto valore da dover costringere, noi ci auguriamo, gli spensierati incita­ tori di spese a compiere il per essi ingrato sacrificio della modernazione, animare i saggi ad accreditare con la parola e con l’ esempio la virtù della parsimo­ nia, se non dell’ astinenza, e consigliare il Parlamento ed il Governo ad opporre le più vigorose resistenze.

E affermando il proposito di rinvigorire il bilan­ cio, oltre che col freno alle spese non indispensabili, anche con l’ aumento delle entrate, il Ministro ricorda i provvedimenti adottati nell’ aprile e nel luglio scorso por l’ aumento dei tributi sul tabacco e sugli zuccheri e il provvedimento ultimo, nei riguardi della tassa sugli spiriti, dal quale si attende un beneficio annuo di 18 m ilioni e infine il disegno di legge per modifi­ cazioni alle disposizioni relative a talune tasse sugli affari, dal quale pure qualche nuovo vantaggio de­ riverà all’ erario.

Così il Governo mantiene anche il disegno di legge sulla riforma dei tributi locali, del precedente Gabi­ netto, con opportuni emendamenti per recare conforto ai piccoli Comuni, per frenare gli inasprimenti del dazio consumo e per dare maggiori entrate alle pro­ vinole.

Condizioni economiche.

L’ on. Ministro accenna ad alcuni indici favore­ voli del movimento economico, quali l ’ accresciuto valore dei nostri scambi con l’estero, il maggior mo­ vimento della navigazione nei porti del Eegno e l’ au­ mentata produzione del ferro e dell’ acciaio.

Nota il crescente uso dei concimi chimici (11 mi­ lioni di quintali nell’ ultimo anno), e delle macchine agrarie, la importazione delle quali da 6 milioni di lire nel 1900 si è elevata nel 1909 a 24 milioni e mezzo.

Nell’ ultimo decennio i prodotti delle ferrovie ora esercitate dallo Stato salgono da 287 a 481 milioni e quelli delle poste da 61 a 103 milioni : il provento dei canoni per concessioni di acque pubbliche da 700 mila lire sale a 2 milioni e mezzo. Nel campo della previ­ denza osserva che è più ohe raddoppiato l’ importo delle tasse sulle assicurazioni e sui contratti vitalizi ; ascendono ora ad un miliardo e 712 milioni i depo­ siti a risparmio nelle Casse postali, superando di un miliardo e 50 milioni del 1900, mentre al 30 giugno ultimo le Casse di risparmio ordinarie ne hanno rac­ colti quasi 2 milioni e mezzo.

Dopo aver accennato ad altri indici delle miglio­ rate condizioni economiche, come il rialzo dei salari, il miglior tenore di vita e il crescente gettito dei

tributi erariali, 1’ on. Ministro non può astenersi dal notare come la vita industriale italiana traversi un periodo di un certo malessere, che spéra transitorio, ma che non può tuttavia non imporsi all’ attenzione del Governo.

Così por l’ industria serica propone che lo Stato concorra con limitata spesa alla creazione di uno spe­ ciale istituto tecnico-finanziario e largisca qualche sussidio per eccitare la bachicoltura in alcune regioni, specialmente nel Mezzogiorno. Sarà del pari esaminato se potranno adottarsi opportuni rimedi per rimuo­ vere, agevolando la diminuzione del lavoro nelle fab­ briche e l ’ aumento dell’ esportazione dei prodotti ma­ nufatti, la causa principale della depressione coto­ niera, l’ esuberanza cioè della produzione.

Alla nostra industria siderurgica, potrà essere concessa una ragionevole difesa nel senso di assicu-' rarle, per quanto occorra allo Stato, un lavoro ben regolato, possibilmente e non interrotto, senza note­ voli variazioni nelle quantità, con giusta ripartizione regionale, a prezzi equi e convenienti, avendo sem­ pre fisso lo sguardo ai prezzi internazionali, ed a talo uopo le Amministrazioni della guerra, della marina, delle ferrovie e delle poste e dei telegrafi hanno già intrapreso gli studi necessari per predisporre piani coordinati di provviste da svolgersi regolarmente entro determinati periodi di tempo.

Proposte legislative saranno poi presentate nel- l’ intento di stimolare la produzione zootecnica an­ che per soddisfare i bisogni del consumo della carne, elevatosi in poco tempo da 20 a 30 chilogrammi annui per abitante.

Mercato monetario e cambio sull’ estero.

Nel gennaio scorso le migliorate condizioni del mercato monetario consentirono di mitigare il saggio dello sconto, nonché di attenuare l’ interesse per le anticipazioni siri titoli di Stato o garantiti dallo Stato.

Meno liete invece avviaronsi le cose alla fine dell’ estate e al principio dell’ autunno. Il rapido inasprirsi del danaro all’ estero, di cui 1’ indice più evidente si ebbe nell’ aumento da 3 a 5 e mezzo per cento del saggio dello sconto della Banca d’ Inghil­ terra, non poteva non ripercuotersi sul nostro mer­ cato, reso già meno forte da speciali contingenze in­ terne, come l’ esito infelice della campagna agricola, segnaitamente per i grani, 1’ epidemia e altri .avveni­ menti eccezionali. Conseguenza di ciò, un rialzo nel saggio dello sconto e un ribasso nelle quotazioni di Borsa, al quale non poterono sottrarsi le nostre ren­ dite consolidate, che però ribassarono meno delle ren­ dite di altri Stati.

L ’ on. Ministro esprime la fiducia che il male sia transitorio, anche perchè oggi, a differenza del 1907, nessun paese è in crisi, e che presto, cessata l’ attuale tensione < all’ estero, ritornino normali le condizioni generali del nostro mercato.

Tale stato di cose non può avere influito, insieme * allo sbilancio mercantile, sulla ragione del cambio, la quale, dopo essere stata, nei riguardi di Parigi, quasi sempre propizia dal 1904 all’ agosto 1908, divenne poi sfavorevole fino ad arrivare a 67 centesimi per 100 lire nello scorso febbraio, mantenendosi successiva­ mente entro limiti sempre elevati, che l’ azione mode­ ratrice del tesoro contribuì più volte a restringere. Discese nel novembre a 30 centesimi, il che, date le condizioni del mercato, attesta della forza di resi­ stenza dell’ organismo economico del nostro paese.

Approvata, con la legge 15 maggio 1910, la crea­ zione del titolo redimibile 3 per cento netto, il Go­ verno, tenuto conto della ragguardevole somma di 248 m ilioni anticipata con le disponibilità della cassa all’ Amministrazione delle ferrovie e a quella militare e inspirandosi al concetto di dare al titolo un largo sviluppo senza affaticare il mercato con emissioni troppo frequenti, deliberò di emettere la prima e la seconda categoria del nuovo titolo, ciascuna di 175 milioni nominali, dei quali, però, per diverse consi­ derazioni solo 260 m ilioni vennero subito posti sul mercato.

Emissione del 3 per cento netto.

Al collocamento dei titoli ha presieduto un Con­ sorzio di garanzia sotto la prudente direzione della Banca d’ Italia e la sottoscrizione fu effettivamente coperta per intero da sole domande del pubblico, esclusi gl’ istituti di Stato.

Riferimenti

Documenti correlati

Sempre per l’ istruzione agricola e pastorizia, e per quaiit ' riguarda l’ avanzamento dell’ agricoltura, ogni Stato è diviso in dipartimenti agricoli, cui sono

Si ritiene da molti che siano disastrosi ettetti elei- l’ eccessivo disboscamento : ma senza indagare se siano più frequenti di una volta o si rinnovino come sempre a

« Poiché la questione nel suo nuovo aspetto sem­ bra interessare più da vicino tanto la produzione delle cave quanto l’ industria della calcinazione, tornerà

Pei I immlBtazInne italiana Beali Stati Haiti A d una conferenza tenutasi in W ashington poco tempo fa allo scopo di studiare i problemi del lavoro in relazione

Dato il suo regime di corso forzoso, l’oro non ha effettivo impiego che pei saldi a ll’ estero, all’ incontro della Francia, della Germania, dell’ Inghilterra :

Questo frattanto sta discutendo una nuova convenzione colla Società dei tranvai (e potrebbe darsi che fosse già votata quando pubblicherete questa mia lettera)

Uom ini anche eminenti hanno emesso dubbi in­ torno alle conseguenze ultime che questo gigantesco movimento migratorio potesse avere. Le malattie, delle quali tanto

Le scuole elementari, asili, giardini d’infàn­ zia, ricreatori, ch’essa a mano a mano venisse aprendo nella città di Tunisi e nei minori centri urbani e rurali