L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXXYII - Yol. XLI
Firenze. 18 Dicembre 1910
N. 1911
SOMMARIO: A. J. d e Jo h a n n is, Il regime parlamentare diventa incompatibile col bene del paese? — Le casse della disoccupazione in Francia — Il comune di Milano nel 1909 — RIVISTA BIBLIO GRAFICA : Albano Sorbelli, Il comune rurale dell’Appennino emiliano nei secoli XIV e XV - John Pearce, The Merchant’s Clerk an exposìtion of thè Laws and Customs regulating thè operations of thè Counting-house ; with examples o f practic - Pierre Kropotkine, Champs, Usines et Ateliers ou l’industrie combinée avec l’agricolture et le travail cérébral avec le travail manuel - Dr. Jean Granier, Les actions de travail - RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : Le società per azioni in Italia al 30 novembre 1910 - L ’emigrazione ilaliana - Il Congresso dei sindacalisti - Il bilancio bulgaro - Il bilancio egiziano - Lo sviluppo economico dell’Eritrea — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio italo-francese — Progetto di legge dei lavori pubblici più ur genti — Per l’ imposta Fondiaria — Cronaca delle Camere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
Il regime parlamentare
diventa incompatibile col bene del paese?
E ’ un titolo molto duro quello che mettiamo in testa a queste brevi nostre considerazioni, ma ci . sembra che rappresenti un problema sul quale sarebbe bene che venisse richiamata largamente l’attenzione degli studiosi e dei maggiori uomini politici. Tanto più tale problema ci pare merite vole di studio in quanto i gravi inconvenienti che rileviamo non si riscontrano soltanto in Italia, paese relativamente giovane alla vita politica, ma un poco più un poco meno si verificano dovun que. La stessa Germania che, come recentemente dimostrava il Cancelliere dell’Impero non ha ve ramente un regime parlamentare ma soltanto co stituzionale, così che il Cancelliere stesso poteva dichiarare che egli serve 1’ Imperatore e non il Parlamento, non va libera da difficoltà parlamen tari che intralciano il normale andamento del l’opera legislativa e conducono a frequenti scio glimenti del Reichstag.
Ma se ci fermiamo ad esaminare il funzio namento della vita politica nei più importanti paesi a regime puramente parlamentare, troviamo argomento di sconforto tale da far sorgere la do manda se tale regime, così come si è a poco a poco affermato, non sia incompatibile col bene del paese.
Nella vecchia Inghilterra dove il sistema parlamentare è più radicato, e da dove sin qui irradiarono gli esempi della maggiore correttezza, è già più di un anno che la vita pubblica è tur bata, l’operi legislativa impedita da un profondo conflitto tra le due Camere. Le elezioni, indette per la terza volta nello spazio di pochi mesi, non hanno servito a dirimere il conflitto poiché il corpo elettorale non ha dato un responso così prevalente da indurre la Camera dei Lorda a
sottomettersi al volere del Governo liberale e della maggioranza della Camera dei Comuni.
Naturalmente nessuno può pretendere certo che non abbiano a sorgere divergenze e conflitti; ma è chiaro che manca alle esorbitanze del re gime parlamentare un organismo abbastanza po tente che limiti le ragioni e le forme dei conflitti ; quando nelle presenti contingenze si sente dire che il governo inglese dovrà chiedere alla Corona di nominare in blocco cento o centocinquanta nuovi Pari perchè costituiscano nella Camera Alta una nuova maggioranza, a noi sembra che si invochi, con ciò stesso, un atto di violenza che un partito esercita sull’altro e si preparino con ciò prece denti pericolosissimi. Se fra qualche anno il par tito unionista potrà ottenere dal paese il maggior numero di suffragi alla Camera dei Comuni e vorrà ripristinare il diritto di veto che oggi ver rebbe tolto alla Camera Alta, potrà invocare una nuova infornata di Pari per ridare al partito con servatore la maggioranza che gli fosse stata tolta. E allora? A che si riduce il regime parlamentare che ha il suo bilanciere nel funzionamento rego lare delle due Camere ? Che funzione avrà la Corona a cui fosse domandato frequentemente di modificare l’equilibrio dei partiti nella Camera Alta col mezzo delle grandi infornate scelte fra un solo partito?
Non possiamo essere giudicati di tendenze meno liberali ; ma non nascondiamo tutto il pe ricolo che sentiamo per uno scioglimento, del con flitto parlamentare inglese col mezzo di un atto di tanta violenza, che voglia o non voglia, essendo compiuto dalla Corona, costituisce un colpo di Stato e instaura il sistema deli’hodie mihi eras tibi.
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passa nelle mani dell’Imperatore che si vale del famoso paragrafo 18 della Costituzione per sosti tuirsi anche non volendolo ma per necessità di cose, al Parlamento. Così che nell’Austria le Ca mere impotenti a funzionare regolarmente abdi cano giorno per giorno i loro'poteri che vengono esercitati dalla Corona.
In Francia le cose vanno meno male appa rentemente ; i Governi che si succedono trovano delle maggioranze abbastanza fedeli che per qual che tempo li sostengono. Ma ciò avviene soltanto a furia di transazioni, di compromessi, di abban doni che tolgono alla vita politica quell’andamento sicuro e rapido che, col succedersi degli avveni menti sarebbe desiderabile.
In Italia poi la funzione parlamentare è da qualche anno veramente decaduta, non tanto per chè il paese ha sempre meno fiducia nella sua rappresentanza politica, quindi quasi si disinte ressa dei lavori legislativi, quanto perchè eviden temente i vari partiti, nei quali si divide e si suddivide la Camera, mancando quasi assoluta- mente di contenuto politico, e rimanendo soltanto aggruppamenti intorno a persone, non sanno vi vere che di una continua schermaglia rivolta a determinare delle crisi di ministero, senza che se ne vegga bene il perchè e senza che una vera questione di principio o di programma animi e alimenti la lotta.
Il paese si domanda: perchè l’on. Sonnino combatte per mezzo del suo giornale, così fero cemente l’on. Luzzatti il quale sino a pochi giorni or sono era pure il suo collaboratore e che ha mantenuto tutti i disegni di legge con lui con cordati? — perchè l'Estrema Sinistra ha cac ciato tra le ruote del carro Luzzatti il bastone dell’allargamento del suffragio mentre essa non è ben convinta ancora se ciò giovi veramente ad accrescere la sua forza? — perchè l’on. Giolitti, che si dice desideroso di non riassumere per ora il potere e si aggiunge che sia padrone della maggioranza, non interviene efficacemente a chia rire la situazione ed a pronunciare quel famoso quos ego che metterebbe tutto a posto? —
L ’on. Sonnino, si ripete, evidentemente non può perdonare all’on. Luzzatti di essergli suc ceduto nella Presidenza del Consiglio, e meno ancora gli perdonerà certo se l’on. Luzzatti riu scirà a superare le difficoltà che lo circondano e rimarrà più a lungo al potere; — l’on. Gio litti, dicono pure, ha tutto l’ interesse di esaurire gli uomini politici più in vista per riassumere il suo posto incontrastato e senza fastidi ; l’ Estrema Sinistra cerca di mettere imbarazzi di ogni spe cie, magari ostentando la sua benevolenza verso il Ministero, perchè quanto più intricate Hono le situazioni parlamentari tanto più si screditano le istituzioni.
Ma tutte queste saranno buone ragioni per spiegare l’atteggiamento dei vari uomini e dei vari gruppi, ma non bastano a giustificare una situazione parlamentare come quella che si va svolgendo la quale rappresenta la impotenza del Parlamento ad occuparsi degli interessi del paese. Alcuno dice che in queste lotte più o meno sot tili consiste la politica ; ma se così è vuol dire che esiste una politica piccina tutta fatta di pet tegolezzi da comari, ed una politica quale gli uo
mini di buon senso debbono desiderare e che consiste nel dibattito delle grandi questioni, nella discussione sull’ indirizzo generale della politica del Governo, nell’esame accurato delle leggi che vengono presentate.
Ora da noi abbiamo una questione di poli tica ecclesiastica che si fa sempre più imperiosa colla invasione degli ordini religiosi che si mol tiplicano dovunque, e sono molti anni che la Camera evita studiosamente ogni discussione sulla politica ecclesiastica. Abbiamo da tanti anni sul tappeto la riforma dell’ insegnamento superiore di cui sempre più intensi si palesano i disguidi e la manchevolezza, ed il Parlamento non sa nem meno iniziare la soluzione di questo pure impor tante problema. Abbiamo dei Codici antiquati che non rispondono più alle odierne esigenze, ad ogni momento se ne domanda la revisione, ma il Parlamento tra una crisi e l’altra non ha tempo di occuparsene. Abbiamo una magistratura la quale non riscuote più la fiducia del paese perchè non ha tempo di studiare convenientemente ed è reclutata sempre peggio, e nonostante la evi denza del pericolo nessun uomo politico ha mo strato di volerne una radicale riforma. Abbiamo la riforma tributaria che aspetta.... e cento altri problemi da lunga pezza promessi e invece tutta la attività parlamentare si limita a farci cono scere le cospirazioni degli onorevoli Cocco-Ortu e Lacava: le perplessità d’animo o le preoccupa zioni dell’on. Luzzatti; od a dirci quante parole ha scambiate l’on. Giolitti con l’on. Calissano ; o magari i biglietti umoristici che si scambiano gli onorevoli Bettòlo e Luzzatti.
Tutti comprendono che uomini eminenti come il Giolitti, il Sonnino, il Luzzatti ed altri che sono separati da differenze che appena si avver tono, uniti potrebbero fare tanto bene al paese, separati e combattentisi tra loro sono impotenti o quasi. Perciò la nostra vita parlamentare di venta sempre più disgustante e ci fa domandare appunto se il regime parlamentare diventi in compatibile col bene del paese.
A. J. de JohANUIS.
Le Casse della disoccupazione In M a
Nel settembre scorso ebbe luogo a Parigi una conferenza internazionale della disoccupa zione, alla quale diciotto nazioni avevano inviato dei delegati ufficiali. La Conferenza aveva per scopo la trattazione di tre principali questioni : la statistica della disoccupazione, il collocamento, l’assicurazione coltro la disoccupazione.
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L ’Economiste europi:en, prendendo occasione da questa conferenza, pubblica alcuni dati sulle Casse di disoccupazione esistenti in Francia, che è opportuno riassumere perchè venga rilevata la bella organizzazione che esse hanno.
Quivi, esistono Casse di soccorso organizzate per combattere gli effetti della disoccupazione in volontaria per mancanza di lavoro, e con una legge del 22 aprile 1905 lo Stato ha loro accor dato il suo appoggio : nel primo semestre 1909 si ebbero 125 Casse e nel secondo semestre 167 che presentarono al Ministero del lavoro una do manda di sovvenzione.
Da un recente rapporto indirizzato al Presi dente della Repubblica per mezzo del Ministero del lavoro risulta pure che 94 Casse sono state sovvenzionate durante il primo o secondo seme stre 1909, di cui 59 per l’anno intero.
Queste 59 Casse comprendono tre Casse fe derali (Federazione del libro, Federazione dei meccanici, Federazione litografica) e 56 Casse lo cali. Dal punto di vista degli effetti raggiunti, le Casse federali sono superiori a quelle locali : le tre Casse federali infatti hanno versato 86 mila fr. di indennità per 34,000 giorni di disoc cupazione a 3,000 membri, mentre le 56 Casse locali non hanno versato che 88,000 fr. per 51 mila giorni di disoccupazione a 3,000 membri egualmente.
Se si considera il lavoro delle Casse per gruppi professionali quello delle industrie poli grafiche occupa il primo posto, grazie alla pre senza di due Casse federali : quella della Fede razione del libro con 11.079 membri e quella della Federazione litografica. E ’ il solo gruppo industriale nel quale la lotta contro la disoccu pazione e le sue conseguenze è veramente orga nizzata. Il gruppo della metallurgica comprende sei Casse con 4,101 membri, fra cui quella della Federazione dei meccanici. Il gruppo delle indu strie tessili comprende otto Casse con 5,348 mem bri e il gruppo del commercio porta egualmente otto Casse con 7.217 aderenti.
Ecco un quadro delle Casse francesi di di soccupazione per gruppi professionali :
_ © **9 -ta Designazione o© g 2 - g<D S f , S <8 ^ a -sis a ¡° a a S o n dei gruppi r-< ¡z¡ ° ö a> £ a o © a
•So© Cb.Sna h® a as Q a> u
a ns a Agricoltura 1 57 152 342 Miniere — — — — Prodotti aliment. 1 301 1.338 1.526 Prodotti chim. — — — — Industria poligr. 4 12.748 31.888 84.855 Pelli e rami 4 523 3.L46 5.454 Industrie tessili 8 5.348 6.988 7.579 Lavori di stoffe 6 491 4.306 8.674
Industrie del legno 1 95 523 1.046
Metallurg. 6 4.101 8.449 17.115 Lavori in pietre 8 1.364 14.892 20.485 Costruzioni 2 246 1.368 1.898 Commercio 8 7.217 9.074 19.574 To t a l i 49 32.491 82.124 168.498 Casse internazionali 4 407 3.280 4.489 Casse locali 6 — — 1.205 To t a l i 59 32.898 85.404 174.192
Casse sovvenz. per
un solo semestre 35 7.118 9.206 11.710
To t a l i g e n e r a l i 94 40.016 94.610 185.902
Fu nel 1905 che il servizio delle sovven zioni ha cominciato a funzionare in Francia. Durante i tre primi anni (1905-1907) il tasso delle sovvenzioni fu del 16 per cento dello am montare delle indennità versate per le Casse lo cali e del 24 per cento di questo ammontare per le Casse federali; dopo il 1908, i tassi sono stati portati al 20 e 30 per cento rispettivamente.
Ecco un quadro dei resultati ottenuti durante i cinque anni di funzionamento del servizio delle sovvenzioni : Annate O s s a s 2 'g 0> rQ a a 'S » d O Q..S la a a a ° a •o8 _ •g S 2 1 8 a & ° rj © ¡zi a •2.2 E3 S® ö 0 - 5 " •OJIJ a f-« ►—1 —' 1903 47 33.682 90.700 167.713 1906 64 39.053 107.667 218.488 1907 68 38 562 82.011 166.539 1908 89 39.573 119.210 215.865 1909 94 40.016 94.610 185.902
I resultati di questo primo periodo sono dunque modesti, ma non certo scoraggianti. Il numero delle Casse è esattamente raddoppiato e il numero dei lavori garantiti per la propria loro iniziativa contro le conseguenze della disoc cupazione è passato da 33,000 a 40,000 in cifre tonde. Il numero delle giornate di disoccu pazione è risultato, nel periodo, intorno ai 10 mila per anno, e quello delle indennità versate dalle Casse intorno ai 200,000 franchi.
Dopo questo periodo di fondazione dei ser vizi di sovvenzione dello Stato, e tenendo conto delle iniziative ogni giorno più numerose che le autorità locali prendono in favore delle Casse di disoccupazione, vi è da sperare che i nuovi gruppi di lavoratori faranno lo sforzo necessario per or ganizzare le Casse, assicurando loro un regolare funzionamento, e con questo beneficare del concorso finanziario che lo Stato mette a loro disposizione.
Certo lo Stato, sovvenzionando le Casse di disoccupazione, non può avere la pretesa di sop primere o diminuire quest’ ultima, giacché il suo intervento non influisce nelle cause del male. Inoltre non trattasi di una assicurazione gene rale che garantisce tutti i disoccupati : lo Stato
vuol solo incoraggiare istituzioni create dagli stessi lavoratori, onde soccorrere con una inden nità fissa, quelli di essi che involontariamente mancano di lavoro.
E del resto la disoccupazione involontaria non è un male troppo grave : secondo le cifre ufficiali 30 Casse, nel 1909, di cui 12 durante il primo semestre e 18 durante il secondo si sono viste rifiutare ogni sovvenzione perchè non vi erano disoccopati.
Per quanto non possa dirsi altrettanto per la disoccupazione volontaria, ciò è in ogni modo confortante e da augurarsi succeda dovunque, anche fuori della Francia.
Il Comune di Milano nel 1909
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La popolazione legale del Comune di Milano (quella della popolazione presente o assente tem poraneamente ma con dimora stabile) era al 31 dicembre 1909 di 596,528 abitanti : quella, di ratto, che indica il numero degli abitanti che vivono in un determinato momento nel Comune, era alla stessa epoca, di 606,173 abitanti.
La popolazione di Milano è in continuo e sensibile aumento.
Tale aumento che era negli anni precedenti al 1905 di circa otto o nove mila abitanti salì a 14,325 nel 1905, a 17,924 nel 1906 (anno del- J Esposizione) e a ben 17,277 nel 1907. Dopo tale anno la popolazione aumenta in misura mi nore : nel 1908 essa crebbe di 14,365 abitanti e nel 1909 di soli 11,583.
Tale aumento è prodotto per il 20 per cento circa dal maggior numero delle nascite in con- a' decessi, e per 1’ 80 per cento circa dalla differenza fra gli immigrati e gli emigrati.
La differenza fra nascite e decessi si man tiene da anni relativamente invariata; quella invece fra immigrati ed emigrati subisce grandi sbalzi ; tale cifra che oscillava tra i seimila e i settemila negli anni dal 1901 al 1904 saliva a fM .10 “ el 1905’ P01' ^ g iu n g e re j 15,741 nel Ì ™ 6 ' 14,673 nel 10O7. Nel 1908 discese a 10,793 e nel 1909 a 9,631.
I matrimoni celebrati in Milano nel 1909 furono 4455, mentre erano stati 4713 nel 1908, 4541 nel 1907, 4184 nel 1906, 3124 nel 1896, 2760 nel 1886 e 2436 nel 1876.
Prendendo come base il numero dei matri moni celebrati nel 1876, ed eguagliandolo a 100, ì matrimoni celebrati nei 1886 corrispondono a 113, quelli del 1896 a 128, del 1906 a 172, del 1907 a 186, del 1908 a 194 e del 1909 a 183.
Invece, raffrontando il numero dei matri moni celebrati nei diversi anni con la popola zione delle rispettive epoche, si ebbero nel 1909 7.50 matrimoni per ogni 1000 abitanti, 8.14 nel 1908, 8.08 nel 1907, 7.69 nel 1906, 6.92 nel 1896 7.61 nel 1886, e 8.79 nel 1876.
Cosicché prendendo per confronto la propor zionale dei matrimoni in rapporto alla popola zione del 1876, vale a dire facendo 1» 8.79 uguale i d ^ ° ’ oo hai 87 Del 1886> 79 nel 1896- 87 ne) 1906> 92 nel 1907, 93 nel 1908 e 85 nel 1909.
Mentre quindi il numero dei matrimoni cre sce continuamente, per l’ aumento simultaneo della popolazione in maggior rapporto, risulta una tendenza alla diminuzione nei matrimoni da parte della cittadinanza.
Il maggior numero di matrimoni si verifica costantemente fra celibi e nubili, vengono poi in linea decrescente i matrimoni fra vedovi e nu- bili, indi quelli fra celibi e vedove e per ultimo quelli fra vedovi e vedove.
In Milano il numero dei matrimoni di ve dovi va quasi Costantemente diminuendo ogni ? “ <>• Sopra 100 sposi (maschi), si ebbero nel 1894 13.9 vedovi che contrassero nuove nozze, se ne ebbero 10.8 nel 1899, 8.9 nel 1905, e in fine 8 nel 1909. Sopra 100 spose, le vedove che ripresero marito erano state 10.8 nel 1894, 8.7 nel 1899, 6.4 nel 1905, e 6.8 nel 1909.
Il numero dei vedovi che passano a nuove nozze è sempre superiore a quello delle vedove.
Infatti, considerando che il maggior numero dei matrimoni avviene tra persone in cui 1’ età della sposa e inferiore da 1 a 5 anni a quella dello Sposo, noi troviamo che nel 1909 i vedovi che si riconiugarono in età inferiore ai 35 anni, rappresentano il 285.7 per 1000 matrimoni, men tre le vedove che si riconiugarono in età infe riore ai 30 anni rappresentano solo il 209.8 per mille.
Una spiegazione di questo fatto (che si ve rifica non solo in Milano) si può trovare osser vando, che degli scioglimenti di matrimoni cau sati dalla morte di uno dei coniugi in giovane età, è maggiore il numero di quelli avvenuti pel decesso della sposa.
Negli otto anni dal 1902 al 1909 in età ancora giovanile restarono vedovi 2105 uomini e restarono vedove solo 1744 donne.
Non ha cessato il miglioramento nell’ istru zione degli sposi, poiché mentre nel 1876 sopra 1000 atti se ne avevano 80 non sottoscritti da nessuno degli sposi, nel 1881 se ne ebbero 51 nel 1891 solo 23, nel 1901 solo 6 e soltanto 2 nel 1906, nel 1907, nel 1908, e nel 1909. Quindi gli analfabeti che nel 1876 sommavano a 15.6 ogni 100 sposi, erano ridotti a 11 nel 1881, a 6.4 nel 1891, a 3.2 nel 1898, a 2.5 nel 1901. a 2 .- nel 1904, a 1.7 nel 1905 e 1.6 nel 1906 e nel 1907, e a 1.2 nel 1908 e 1909; molto pro babilmente la forte immigrazione della provincia impedisce che abbia a cessare completamente analfabetismo in città. Si noti infatti che su 38 sposi che nel 1909 non sottoscrissero l’atto di matrimonio 34 non erano nati in Milano, e al trettanto dicasi di 57 delle 66 spose analfabete. T ra )e città con più di 100,000 abitanti, Milano e Torino sono quelle che hanno il minor numero di sposi analfabeti, seguite da Genova, Iirenze e Bologna e Roma. Invece l’ analfabe tismo predomina nelle città dell’ Italia meridio nale e specialmente in Sicilia.
Anche nelle provincie si nota una continua di minuzione di analfabeti ; le provincie che ne danno il minor numero sono quelle di Torino, Como, No vara, Sondrio e Alessandra ; le provincie in cui 1 analfabetismo è più accentuato sono quelle di Reggio Calabria, Siracusa, Girgenti, Cosenza, Catanzaro e Potenza. La media del Regno mi gliorò dal 1878 in oui era del 63 per 100 a 50 nel 1891, a 37 nel 1905, a 36 nel 1906, a 34 nel 1907 e a 35 nel 1908.
Dal 1904 in avanti per ogni professione oltre 1 età media complessiva si è indicato anche 1’ età media a seconda dello stato civile degli sposi (maschi), e venne posto a confronto pel noven nio 1901—1909 il numero degli individui eserci tanti una data professione ripartito seconda del- 1 età in cui tali individui contrassero matrimonio. Da esso si rileva che per alcune classi si mantiene costante l’ età media in cui avviene il matrimonio. Esso è per esempio, per i tornitori a ^ni 25, -per \ meccan'ici e per i tipografi di 25-26, per i sarti di 27, per i commessi di 27-28, per gli impiegati di 28-29-30.
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coniugò in età più avánzala (età mèdia 54 anni). Il gruppo dei possidenti e benestanti si coniuga costantemente in un’ età media che varia dai 36 ai 40 anni.
Ed eccoci alle nascite:
I nati-vivi nel 1909 appartenenti alia po polazione legale furono 13,885 di cui 7,108 ma schi (51.2 per cento) e 0.777 femmine (48.8 per cento). Queste percentuali differiscono di poco da quelle avutesi negli anni | recedenti, mante nendosi il numero dei maschi sempre superiore a quello delle femmine.
Negli anni precedenti si ebbero 14,521 na scite nei 1908, 14,274 nel 1907, 13,730 nel 1906, 12,725 nel 1896, 12,093 nel 1886 e 9730 nel 1876.
Prendendo eome termine di confronto il mi nor numero di nascite, ossia quello del 1876, e" facendolo uguale a 100, le nascite degli altri anni corrispondono a 124 nel 1886, 13L nel 1896, 141 nel 1906, 147 nel 1907, 150 nel 1908, 143 nel 1909. Raffrontando il numero delle nascite con quello degli abitanti dobbiamo constatare una costante diminuzione. Mentre sopra 1000 abi tanti si avevano 35.12 nati nel l876, se ne eb bero 34.50 nel 1886, 28.79 nel 1896,' 25.67 nel 1906 e 23.74 nel 1909. Quindi nel 1909 si eb bero 11.38 matrimoni in meno per ogni 1000 abitanti in confronto al 1876.
Prendendo come base la proporzionale del 1876 e considerandola uguale a 100, si otten gono i seguenti indici : 98 nel 1886, 82 nel 1896, i 73 nel 1906 e 68 nel 1909.
Risulta pure che mentre per i matrimoni si verifica dal 1876 ad oggi una diminuzione del 15 per cento su 1000 abitanti, tale diminuzione j raggiunge per la natalità il 32 per cento.
Tale diminuzione si verifica anche per il complesso del Regno. Infatti dal 1872 in cui le , nascite rappresentavano il 37.97 per mille abi tanti si discese al 31.45 nel 1907. Nel 1908 però si risale al 33.37. Come si vede Milano man tiene una percentuale molto inferiore al com plesso del Regno.
La percentuale delle nascite illegittime se gnava da qualche anno una continua diminu zione e infatti su 100 nati, gli illegittimi erano, stati 10¿50 nel 1895, 9.28 nel 1897, 8.36 nel 1899, 7.11 nel 19U1 ; invece col 1902 essa inco minciò lievemente ad aumentare (7.79 per cento), e aumentò ancora di più nel 1904 (8.54 per cento) e nel 1905 (8.56 per cento) pur restando inferiori alle percentuali avutesi, in tutto il pe riodo antecedente al 1898. Però dopo il 1905 si verifica di nuovo una sensibile diminuzione. In fatti nel 1906 gli illegittimi scendono all’ 8.38 per cento, nel 1907 all’ 8.13 per cento, nel 1908 a 7.80 per cento e nel 1909 al 7.39 per cento.
II numero dei nati-vivi illegittimi va con tinuamente, per quanto lentamente diminuendo. Nel 1909 essi rappresentano il 7.39 su 100 nati vivi. Erano state il 7.80 nel 1908, 1’ 8.38 nel 1906, 8:99 nel 1898, 10.95 nel 1887, 11.99 nel 1879, 12.94 nel 1872.
Per il Regno la percentuale è del 4.98 per cento nel 1908. Tale cifra era del 5.23 nel 1907, del 5.79 nel 1901, del 6.46 nel 1896, del 7.50 nel 1886. Come si vede, anche per il complesso del Regno gli illegittimi diminuiscono.
E ’ degno di speciale attenzione il forte nu mero di riconoscimenti di nati illegittimi avve nuti dopo il 1896. Su 100 nati illegittimi nel 1892 ne vennero riconosciuti 19.9, nel 1894 20.9 e nel 1896 24.7 ; invece nel 1897 tali ricono scimenti ammontarono a 47.4, nel 1903 a 58.2, nel 1905 a 66.1 a 74.9 nel 1908 e a 78.8 nel 1910; Questo fatto, confortante per Milano, ò do vuto in gran parte, alla Direzione del Brefotrofio provinciale, la quale cercò a partire dal 1° gen naio 1897 di popolarizzare il principio del rico noscimento materno degli esposti, inducendò a riconoscere il proprio bambino quelle madri che volevano allattarlo con sussidio.
Queste disposizióni hanno influito, come è naturale, non solo sui riconoscimenti per parte della madre, ma hanno fatto aumentare anche i riconoscimenti d’ ambo i genitori.
Nel 1909 si ebbero 438 nati morti ; essi erano stati 457 nel 1908, 524 nel 1907, 499 nel 1906, 501 nel 1905, 483 nel 1904, 444 nel 1899 e 309 nel 1895.
I nati-morti su 100 nati (compresi i nati morti), rappresentano nel 1909 il 3.06 mentre nel 1872 erano solo 1’ 1.52. Nel Regno la' per centuale avutasi nel 1908 (4.32 per cento), su pera tutte quelle dal 1873 al 1903.
In Milano, nel 1909 su 100 nati-morti gli illegittimi rappresentano il 14.16, cifra propor zionalmente di molto superiore a quelli nati-vivi illegittimi, i quali rappresentano solo il 7.39 per ogni 100 nati-vivi. Il numero dei nati-morti illegittimi è però in continua diminuzione: men tre infatti fu nel 1909 del 14.16 per cento, era stato nel 1874 del 20.64 per cento e nel 1880 del 22.87 per cento.
Anche nel Regno si verifica una lieve ma costante diminuzione nel numero dei nati-morti illegittimi; è da notarsi però che le percentuali del Regno sono di molto inferiori a quelle del nostro Comune ; infatti nel 1889 gli illegittimi furono 9.69 ogni 100 nel Regno e 18.67 in Mi lano; nel 1897 furono 8.57 nel primo e 16.18 nel secondo ; nel 1904 reciprocamente 7.33 e 13.25 e nel 1908, 6.72 e 18.38.
Presenta grande interesse conoscere la fe condità dei matrimoni, intendendosi con ciò di indicare il numero medio dei figli creati da ogni matrimonio. Si comprende a priori che non es sendo possibile conoscere il numero delle coppie di coniugi esistenti si è pensato di raffrontare il numero dei nati nell’ anno al numero dei matri moni celebrati nell’ anno stessei, intendendo con ciò di fornire cifre opportune per un raffronto fra la fecondità dei diversi anni.
La fecondità dei matrimoni è pel 1909 di 2.89 nati-vivi legittimi per ogni matrimonio. Tale cifra indica una diminuzione al confronto degli anni precedenti. Essa era infatti S.'Ol nel 1906, 3.65 nel 1896, 3.49 nel 1876. Prendendo come base la fecondità dei matrimoni nel 1876 e considerandola uguale a 100, si rileva che la fecondità dell’ ultimo triennio, che si mantiene quasi costante, è discesa ad 83.
Comprendendo anche i nati-mòrti la fecon dità sale al 2.92 per matrimonio,
806 L’ ECONOMISTA 18 dicembre 1910
La fecondità della popolazione si ottiene raffrontando il numero delle nascite alla popo lazione. Essa è per Milano nel 1909 del 2.42 su 100 abitanti. Come già si disse parlando delle nascite in cifre assolute, la fecondità della po polazione tende costantemente a diminuire. Nel 1905 era infatti del 2.68 per cento, nel 1901 del 2.83, nel 1897 del 2.91, nel 1894 del 2.99, nel 1890 del 3.55 e nel 1884 del 3.54.
Nel Regno pur tendendo a diminuire, si mantiene alquanto superiore a Milano : nel 1908 essa è del 3.49 per 100 abitanti.
In altro fascicolo parleremo della mortalità, dell’ emigrazione e degli altri fenomeni ammi nistrativi relativi al Comune milanese.
RlY15Tfl B lP L lO Q M FlCfl
A lb a n o Sorbelli. - II Comune rurale dell’A p pennino emiliano nei secoli X I V e XV. — Bo
logna, N. Zanichelli, 1910.
Servendosi di meno note pubblicazioni e di antichi documenti compulsati con mirabile pa zienza, l’Autore comincia col dare una idea del Comune e della sua genesi nei secoli X I V e X V per poi discorrere della Federazione comunale. I successivi capitoli trattano della famiglia, della proprietà e della vita economica e sociale.
Non intendiamo di giudicare questo lavoro che deve aver domandato non poca fatica al l’Autore, ma ci è sembrato che, per non voler fare un libro rigorosamente storico, ma nemmeno anneddotico, per voler presentare, come dice lo stesso Autore la « vita vissuta » abbia scelta una mezza via nella quale non è veramente riuscito come ne aveva il desiderio. Ci fermiamo solo al- 1’ ultimo capitolo che più ci interessa, quello che dovrebbe descrivere la vita economica e sociale di quei comuni. L ’Autore con giustissimo crite rio ha consacrato il primo paragrafo del capitolo al « valore della moneta » e sembra proprio che non conosca la importanza della questione ed i numerosi lavori e studi che tanti dotti hanno tentato per trovare il valore della moneta in dati tempi ed in dati luoghi.
Perciò appunto con troppo semplicismo l’Au tore, che non ricerca nemmeno il peso ed il titolo della lira bolognese, soltanto in base al prezzo di allora ed a quello d’ oggi del bestiame deduce che il valore della lira di allora vale da 18 a 20 delle nostre. E tutto questo è veramente troppo poco data la importanza dell’ argomento.
John Pearce. - The Merchant's Clerk : an exposition o f thè Laws and Customs regu- lating thè operations o f thè Counting-house ; with examples o f practic. 29a Ed. — London, E. Wilson, 1910, pag. 123.
Un prezioso libretto che con grande chia rezza e sobrietà espone, come lo dice il titolo, le norme generali che devono essere seguite dal contabile in una azienda. Parla prima delle cam biali e degli chèques, di cui dà le nozioni; spiega quindi ¡^saggio di sconto ed i computi relativi, la operazione dello sconto, le forme di interesse.
Successivamente tratta della moneta, delle fat ture, dei conti di vendita, dei contratti di no leggio d’ una nave e delle polizze di carico. Due interessanti capitoli costituiscono un semplice ma completo trattateli sulle avarie in generale, sulle avarie speciali e sui doveri del capitano in caso di avarie. Finalmente 1’ ultimo capitolo di questo ottimo volumetto, riguarda le assicu razioni.
Pierre K ropotk in e. - Champs, Usines et Ate- liers-ou Vindustrie combinée avec Vagricol ture et le travail cérèbral avec le travati manuel. Trad. dall’ inglese. — Paris, P. V. Stock, 1910, pag. 486 (3 fr. 50).
L ’ edizione inglese di questo originale lavoro ■data dal 1898 ed è quindi già stato giudicato dal pubblico e dagli studiosi il concetto gene rale che lo informa. Però da allora l’Autore crede di aver potuto accertare nuovi ed abbon danti fatti che confermano la sua teoria e nella edizione francese che presentiamo ai lettori tien conto dei nuovi elementi per suffragare con essi la sua tesi. La quale tesi del resto è semplicis sima : — in causa della tendenza dei diversi po poli ad emanciparsi economicamente dagli altri, deriva un continuo decentramento della indu stria, il quale decentramento permette l’aumento della popolazione e quindi la necessità dello sviluppo della agricoltura.
Tale dottrina non avrebbe nulla di invero simile se l’Autore non traesse argomento da ciò per combattere la teoria Maltluisiana e per pre dire una contemporanea evoluzione delle facoltà cerebrali e muscolari dell’ uomo, il che può esser vero ma non è dimostrato.
Tradotto molto accuratamente in francese il libro del Kropotkine dal sig. Francis Leray, lascia trasparire di più il tono enfatico ed aposto lico dell’Autore.
D oct. Jean G-ranier. - Les actions de tra vail. — Paris, L. Larose et L. Tenin, 1910, pag. 357 (7 fr.).
Richiamiamo tutta l’ attenzione degli stu diosi dei conflitti tra capitale e lavoro su que sto importantissimo studio del sig. Granier che, non solo esamina il problema da nuovi punti di vista, ma ci svela anche fatti nuovi sin qui non conosciuti o poco conosciuti. Nel dettare al libro una brevissima Prefazione 1’ eminente prof. Ch. Gide, nota che sebbene tutti i modi inventati per conciliare il capitale ed il lavoro, abbiano nella pratica concluso con insuccessi, onde molti credono che soltanto il sistema degli scioperi può condurre a risolvere definitivamente il conflitto, —- tuttavia vi sono ancora coloro che sperano in più pacifici mezzi, e tra gli altri l’Autore che ha saputo raccogliere una quantità di fatti nuovi, cioè di tentativi già in pieno vigore per creare con metodi diversi « il lavoratore azionista ».
*
18 dicembre 1910 L ’ ECONOMISTA 807
Il libro del sig. Granier ci sembra tanto importante da meritare che ne diamo per sommi capi un riassunto, il che faremo appena lo spa
zio ce lo permetta.
J-Il numero totale degli emigrati nei 34 anni è stato di :
4,891,517 per 1’ Europa e i paesi medit. 5,742,999 oltre gli oceani.
10.634.516 nel totale generale.
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
— Togliamo dall’Economista dell’ Italia Mo derna i valori di borsa dei titoli delle Società per azioni in Italia al 30 novembre 1910.
Istituti di Credito Società di Trasporti Metallurgica, Meccanica e Mineraria Gas ed Elettricità Industria Zuccheri Condotte d’acqua Prodotti Chimici Tessitura e filatura Molici Automobili Imprese immobiliari Industrie diverse Differenza novembre 1910 sul mese precedente 908,000,000 + 18,000,000 839,000,000 9,000,000 350,000,000 -h 5,000,000 234,01X1,000 — 3,000,000 184,000,000 — 500,000 98,551,200 -+■ 1,103,400 70,000,000 1,51X1,000 230,000,000 — 4,000,000 49,280,000 — 42,000 32,000,000 — 500,000 187,515,000 1,405,000 280,000,000 — 2,000,000 Totale 3,462,346,'200 + 3,431,374,800 __ La Eiv. Gem di Statistica ha pubbli cato un riassunto del movimento della emigra zione italiana durante gli anni 1908-909, con opportune indicazioni sugli anni precedenti fino al 1876, anno in cui si cominciò a raccogliere regolarmente le opportune informazioni. Ecco quindi le medie annuali raggruppate per i tre decenni e per 1’ ultimo quadriennio:
1876-85 1886-95 1896-05 1906-09
EMIGRAZIONE.
per l’Europa per paesi media annuale e paesi Medit. transoceanici complessiva
88,674 42,795 131,469
991880 139,364 239,244
196,671 235,572 432,243
259,818 391,423 651,241
Le medie decennali, essendo abbastanza in dipendenti dalle cause accidentali, provano il progresso costante del fenomeno sia per l’ emi grazione vicina, sia per quella lontana ; con que sta differenza che questa ultima svoltasi più ti midamente nel primo periodo ha poi preso uno slancio rimarchevole.
Se noi chiamiamo 1 >la cifra più piccola (42795) che rappresenta la media annuale del- 1’ emigrazione al di là dell’ Oceano nel primo de cennio, avremo il seguente specchietto :
EMIGRAZIONE.
europea transoc. complessiva
dee. 1876-85 2.07 1.— 3.07
» 1886-95 3.33 3.26 5.59
» 1896-05 4.60 5.50 10.10
quadr. 1906-09 6.07 9.14 15.21
Come si vede la emigrazione per l’ Europa e paesi mediterranei, che all' inizio era il doppio della transoceanica, si è in 34 anni sestuplicata ; l’ altra invece nello stesso periodo di tempo è divenuta quasi dieci volte maggiore di quella iniziale, superando fin dal secondo decennio la prima.
Naturalmente e per nostra fortuna non è questa la perdita che ha sofferto la popolazione del nostro paese, giacché moltissimi sono ritor nati e molti figurano più volte essendo tornati e ripartiti, come risulta dall’ esame di dati ulte riori pure pubblicati.
— Ha avuto luogo a Bologna il CongFBSSO dei
sindacalisti-Prima di tutto l’ avv. Pucci di Roma ri ferì sull’ opera del Comitato ordinatore dimo strando che le censure mosse ad esso per ciò che riguarda i troppi relatori intellettuali e per aver posto all’ ordine del giorno ! « elettoralismo » sono ingiusti, tanto più che il Congresso odierno è un Congresso « extra-operaio », e non si po teva nè si doveva rinunciare a udire il giudizio degli uomini più rappresentativi intellettual mente del sindacalismo italiano. Il dott. Pucci, dopo aver riferito che al Congresso hanno ade rito 60 gruppi di 1600 inscritti, termina augu rando che i sindacalisti trovino unità di indi rizzo e difendano le organizzazioni operaie dalla minaccia della democrazia.
La Relazione del Comitato è approvata e si passa alla discussione della « organizzazione dei sindacalisti » di cui sono relatori il dott. Leone e Paggi, ma Leone chiede che questo argomento venga rimandato alla fine del Congresso. L in versione dell’ ordine del giorno è respinta e Leone, invitato a svolgere la sua Relazione, si rifiuta. Sopraggiunge Paggi, che era assente, e finalmente la Relazione è svolta. Il relatore, nel l’ ordine del giorno presentato sostiene la neces sità di costituire in ogni località dei gruppi sin dacalisti che rafforzino le organizzazioni esistenti e fomentino il sorgerne di nuove, e poiché tutti i congressisti sono d’ accordo nel pensiero di ren dere vieppiù indipendente l’ organizzazione da ogni partito politico, tali gruppi dovranno essere semplici organi di propaganda nel seno della moltitudine lavoratrice.
Il vero e unico fattore della rivoluzione pro letaria sarà il proletariato, non le fazioni che intorno ad esso pullulano, minandone la compa gine e 1’ anima. Dalla necessità dei gruppi sin dacalisti deriva la necessità di una Federazione che coordini e conteraperi le attività dei nuclei
dispersi. _ .
Il congressista Bianchi non approva che ì gruppi sindacalisti non debbano esercitare alcuna azione politica. Se escludiamo fin d’ ora la pos sibilità di un’ azione politica veniamo a escludere fin d’ora dalla discussione i commi sull’ « eletto ralismo ». E presenta un ordine del giorno col quale si riconosce « l’ utilità della costituzione dei gruppi i quali saranno fra di loro federati in una confederazione nazionale per espletare il programma che il Congresso stesso traccerà di scutendo gli altri commi contenuti nell’ ordine del giorno ».
808
ECONOMISTA 18 dicembre 1910
vari congressisti, fra gli altri Enrico Leone e Arturo Labriola.
Infine l’ordine del giorno del relatore è ap provato con 901 voti contro 615 raccolti da quello del Bianchi.
In altra seduta si è iniziata la discussione sul movimento sindacale, relatore Umberto Pa- sella, il quale sostiene la necessità — dopo il cattivo esperimento fatto dal Comitato della re sistenza — dell’ entrata dei sindacalisti nella Confederazione generale del lavoro. E ? vero __ nota 1 oratore — che vi è ostilità in molte orga nizzazioni operaie verso la Confederazione, ma non essendosi fino ad ora saputo tenere in vita il. Comitato della resistenza, non vi è alcun’altra via da seguire che quella di entrare nella Con federazione per opporsi alle degenerazioni rifor mistiche. Un Comitato di resistenza con lo scopo pratico di coordinare le forze operaie rivoluzio narie, e di svolgere un’ intensa propaganda dei pi in ci pi sindacalisti, potrebbe poi essere costi tuito a Bologna.
Michele Bianchi osserva che non essendo il Congresso sindacalista autorizzato a deliberare in materia sindacale ed essendo stato indetto un convegno dell’azione diretta, la Relazione Pascila dovrebbe essere posta in discussione fra i rap presentanti degli organizzati in questo Convegno. Presenta in questo senso un ordine del giorno.
Infine il Congresso approva i concetti della Relazione Passila con un ordine del giorno nel quale « confermando i suoi principi rivoluzionari e la sua azione anticapitalistica, antistatale e antimilitarista, si augura che le organizzazioni operaie, seguenti la pratica dell’ azione diretta, deliberino di entrare a far parte della Confede razione generale del lavoro per svolgere in quel- 1’ organismo i principi animatori del sindacalismo rivoluzionario, dimostrando alla classe proletaria in genere la bontà dell’ azione diretta che non escludendo alcun metodo di lotta, culmina nello sciopero generale e, crea nel sindacato la capacità economica, intellettuale e morale per la batta glia al capitalismo e a tutti gli organi da esso creati per la sua difesa.
Si.è trattato pure i] tema dell’ anticlerica lismo. E approvato un ordine del giorno col quale il Congresso « riconosce implicita nell’azione sin dacale la lotta contro la Chiesa, ma non crede necessaria una specificazione anticlericale ».
Il Congresso ha discusso anche la questione elettorale e Dal Padulo ha presentato un ordine del giorno in cui si consiglia la classe operaia a valersi solo dei suoi mezzi naturali di lotta. Ciò ha dato luogo a tumultuosa discussione.
Il dott. Yakolopus ha risollevato la questione meridionale dicendo che il rappresentante dei gruppo sindacalista napoletano aveva voluto con fondere nella discussione 1’ astensionismo con 1 azione elettorale puramente proletaria, feno meno popolaristico verificatosi a Napoli. Ha sog giunto che teneva a dichiarare a] Congresso che non si prestava a simile miscuglio, che avrebbe imbastardita una discussione genuina e degua.
Si sono presentati infine vari ordini del giorno : posti in votazione, riesce approvato con 1266 voti l’ordine dei giorno Dal Padulo. Que sto stabilisce che i gruppi sindacalisti non
pps-sano farsi in alcun modo iniziatori è propugna tori di cose elettorali, consigliando la classe ope raia a valersi dei propri mezzi naturali di lotta, avendo un suo specifico strumento di difesa e di conquista nel Sindacato di mestiere.
Infine si è trattato della stampa sindacalista e si è stabilito di appoggiare e riformare 1’ or gano del partito, che è La Conquista.
— Prossimamente sarà presentato al Sobra- nj6 il bilancio bulgaro per il 1911 che rag giunge la cifra di 1 /8 milioni di franchi. L ’ au mento delle spese in confronto all'anno scorso è di sei milioni, la maggior parte a favore del bi lancio dell’ istruzione. Il bilancio della guerra non fu aumentato.
Al 31 agosto 1910 il debito totale deila Bulgaria si elevava a 682,983,937 leva, ed era così composto : Designazione dei prestiti Prestito 6 p. c. 1892 » 5 p. e. or 1902 » 5 p. c. or 1904 » 4 lj2 p. c. or 1907 » 4 3[4 p. c. or 1907 » 4 lj2 p. e. or 1909 Montante emesso Leva 124,962,500 » 106,000,000 99.980,000 145.000, «10 82,000,000 100.000. 000 n , .. , Leva 655,942,500 Debito verso la Banca
Nazionale di Bulgaria Leva _ Debito verso la Banca
agricola di Bulgaria » _ Totale gen. Leva —
Montante non am m orti/. al 31 ag. 1910 88,602,000 101.605.000 97.412.000 143.460.000 81,867,849 90.730.000 612,677,349 63,773,318 6,533,270 682,983,937 — L esame del bilancio egiziano pel 1911 prevede all’ entrate 15,500,000 1. e., contro 15.350.000 del 1910. Le spese ordinarie son va lutate a 14,275,000 e le spese speciali a 725,000 !• e' ci°è uu totale di 15,000,000 I. e., contro 15.150.000 I. e. nel 1910. L ’ eccedenza prevista è dunque di 500,000 lire egiz., contro 200,000 1. e. nel 1910. I crediti ai fondi di riserva ascen dono ad un po’ di 1,406,000 1. e. contro 1,656,000 1. e. nei 1910. Sicché il totale delle spese pre viste si trova ridotto a 1. e. 16,406,000 nel 1911 contro 1. e. 17,390,000 nel 1909 e 16,806,000 1. e. nel 1910.
-i-i dovei no ha concretato un programma organico per lo sviluppo economico del- 1 Eritrea.
Il pensiero informatore di questo programma è specialmente derivato dalla considerazione che 1 interesse dell industria cotoniera nazionale non potrebbe meglio venir tutelato che aiutando que sta industria a realizzare il suo sogno di libe rarsi dalla tirannia dei produttori americani. Il Governo, dunque, proporrebbe :
. 1 ^ costruzione di un tronco ferroviario dall’Asmara a Keren, a complemento della fer rovia Massaua-Asmara ;
2 1 impianto all’ Eritrea di un organico bancario, ed a tal uopo sarebbero iniziate trat tative con qualche Istituto di credito per indurlo ad aprire una succursale ;
18 dicembre 1910 IV ECONOMISTA 809
Questo disegno di legge è stato presentato | dal ministro delle finanze.
4° disegno di legge per il riordinamento amministrativo deJl’ Eritrea, sulla base di quello fatto per la Somalia.
Tali provvedimenti riguardano il riordina mento dei servizi marittimi e proposte concrete, oltre quelle che stanno già innanzi al Parla mento.
H
i DEL M i l I L D N i l l E
Il commercio italo-franeese. — Dalle statistiche francesi risulta che durante i primi 10 mesi del 1910, si ebbe un movimento com plessivo negli scambi commerciali ìtalo-francesi che raggiunse la cifra di fr. 414,212,000 e che tale cifra rappresenta per fr. 149,859,000 merci italiane esportate per la Francia e per franchi 204,373,000 merci francesi e di origine extra eu ropea che la Francia ha spedito per l’ Italia.
Il confronto fra queste cifre e quelle che rappresentano il movimento dello stesso periodo del precedente anno, fa constatare un aumento ai fr. 49,865,000 che va suddiviso come segue :
Merci italiane in aumento fr. 17,907,000 Merci francesi in aumento » 20,074,000 Merci extra-europee in aumento » 11,584,000
Totale fr. 49,865,000 Per le merci italiane importate in Francia durante i primi dieci mesi di quest’anno, si os servano le seguenti variazioni in confronto allo stesso periodo del 1909:
Merci italiane in aumento fr. 22,500,000 Merci italiane in diminuzione » 4,643,000
Differenza in più franchi 17,907,000 Le merci italiane in aumento, elencate per ordine d’ importanza, sono la seguenti:
Prodotti chimici, laue, crini e peli, legumi secchi <ì loro farine, seta e borra di seta, for maggi, pelli e pellicceria greggio, carta e sue applicazioni ; olio d’oliva, oggetti per collezioni, generi medicinali; zolfo, sommacco macinato, mac chine e meccanismi, pacchi postali, lavori in caoutehouc e guttaperca, legumi freschi salati o conservati ; crusca e foraggi ; terreeotte e vasel lami ; pietre e terre per arti e mestieri cappelli di paglia ; salumeria ; pelli e pelliccerie lavorate; mobili e laveri in legno; utensili e lavori in metallo; legno da ebanisti; capelli umani; tes suti di seta e borra di seta ; marroni e casta gne ; articoli diversi non nominati.
Le mercedi italiane in diminuzione, sono per ordine d’ importanza le seguenti :
Canape ; frutta da tavola ; burro fresco o salato ; marmi ; vetture automobili ; paglia di miglio per scope ; frutta e semi oleosi ; pollame e piccioni morti ; oli volatili ed essenze ; uova ; treccie di paglia e di scorza per cappelli ; piume da ornamento ; cotone in bioccoli ; legno comune ; vestimenta e lingeria ; riso ; vini ; pollame e pic cioni viventi; minerale di zinco; aragoste fre sche ; spugne greggie ; minerale di piombo.
Le merci francesi e di origine extra-europea spedite per l’ Italia durante i primi dieci mesi del 1910, presentano le seguenti variazioni in confronto allo stesso periodo del 1909 :
Merci francesi ed extra-europee
in aumento fr. 41,033,000
Merci francesi ed extra-europee
in diminuzione » 9,075,000
Differenza in più fr. 31,958,000 Le merci francesi in aumento sono per or dine d’ importanza le seguenti :
Bestiame ; pacchi postali contenenti merci diverse ; piume da ornamento ; prodotti chimici ; pesce fresco, salato o conservato ; vetture auto mobili ; macchine e meccanismi ; oli fissi puri ; pacchi postali contenenti tessuti di seta ; rame metallo e minerale ; generi medicinali ; legno co mune ; tessuti di cotone; carta e sue applica- ziooi ; bestie da soma ; seme di bachi da seta ; zinco in massa greggia e laminato ; terrecotte e vasellami ; pietre e terre per arti e mestieri ; stracci ; utensili e lavori in metallo ; tessuti di seta e borra di seta; tessuti di lana; colori; vini ; carbón fossile e coke ; articoli diversi non nominati.
Le merci francesi in diminuzione, sono per ordine d’ importanza le seguenti :
Bastimenti di mare ; vestimenta e bianche ria ; vetture comuni ; carni di maiale salate ; formaggi ; ghisa, ferro e acciaio ; materiale da costruzione ; sementi compresa quella della bar babietola ; pelli e pelliccerie lavorate ; lavori in caoutchoue e guttaperca ; profumerie e saponi ; essenza di trementina ; filo ; articoli di Parigi.
I prodotti di origine extra-europea ohe ri sultarono in aumento durante i primi 10 mesi del 1910, in contronto al medesimo periodo del pre cedente anno, sono per ordine di importanza i seguenti :
Cotone in biòccoli, seta e borra di seta ; caoutchoue e cuttaperca greggi.
I prodotti di origine extra-europea in di minuzione son o: pelli e pelliccerie g reg g ie; pelli di ogni sorte ; lana e cascami di lana.
Pulito di legge del lavori pillici pii degenti
Un progetto di legge importante è stato presen tato dal Ministro dei LL. PP. on. Sacehi — di con certo col Ministro del Tesoro — per i lavori più ur genti che interessano il suo Dicastero e devono essere iniziati nel corrente esercizio.
810 L ’ ECONOMISTA 18 dicembre 1910
insieme ad altre disposizioni, autorizza una ulteriore maggiore spesa di tre milioni.
Una seconda parte del disegno odierno contiene i provvedimenti per i paesi colpiti dal nubifragio del l ’ ottobre 1910. Oltre ai due milioni prelevati dalla ri serva a cura del Tesoro, si stanziano oltre L. 400,000 per provvedere ai lavori di sgombro e di provvi sorio riattamento, alla demolizione é puntellamento delle case danneggiatele pericolanti, alla attuazione di provvisori mezzi di comunicazione al ripristino degli acquedotti e ad altri bisogni ed opere urgenti per riparare i danni causati dal nubifragio suddetto nei comuni della costiera Amalfitana e dell’ isola d’ Ischia. Lo Stato si assume a propria cura con una spesa di L. 1,500,000 i lavori di sistemazione montana, idraulica e forestale dei torrenti Cetaro, Erchia, Eo- gina, Major e Canneto nella ^ costiera di Amalfi (Sa lerno); dei valloni e dei corsi d’ acqua del Monte Epo- meoo scorrenti nella parte meridionale dell’ isola d’ Ischia (Napoli) nonché delle opere di consolida mento delle frane e dei valloni lungo la costiera Amal fitana.
Ad anticipare i lavori già. in corso e frenare le alluvioni frequenti nei paesi circumvesuviani, si stan ziano altre L. 1,300,000 por riparazione dei danni pro dotti dal nubifragio alle opere di bonifica dei torrenti Somma e Vesuvio, e di sistemazione idraulica e fore stale della falda meridionale del Vesuvio.
E’ poi assegnato un fondo di un milione per sus- j
sidi alle opere stradali ed idrauliche, provinciali, co munali e consortili; danneggiate dal nubifragio me- desimo.
Tali sussidi, vengono, con provvedimento di spe- > ciale favore, portati per le provincie fino alla misura
i
del 50 per cento della spesa totale, e per i comuni e ! consorzi fino al 75 per cento.
Le provincie ed i comuni danneggiati dal nubi-
j
fragio potranno poi contrarre mutui estinguibili in j 50 anni con la Cassa Depositi e Prestiti, delegando a ! garanzia anche i pgoventi del dazio consumo e di al tri cespiti comunali, aventi carattere continuativo; e I lo Stato concorrerà al pagamento degli interessi in j
misura del 50 per cento.
Anche ai privati ed agli istituti di beneficenza I saranno concessi mutui per la riparazione, ricostru- ! zione e nuova costruzione dei fabbricati ed abitazioni, ! degli opifici e degli stabilimenti.
Il Ministero dell’ interno provvederà poi a colmare la deficienza dei bilanci ed assicurare il normale fun- ; zionamento dei servizi nei comuni di Amalfi, Cetara, 1 Majori e Gasamicciola, destinando a tale scopo una somma di L. 80,000.
Oltreché ai paesi colpiti dal nubifragio dell’ otto bre 1910, il diségno di legge provvede anche per i danni prodotti ad altre regioni italiane da alluvioni nello stesso autunno. Si autorizza così la ricostru zione del porto di Eimini, distrutto nel settèmbre, con una spesa di 500,000 lire ; e per difendere la città da ulteriore minaccia, lo Stato si assume la sistema zione del Marecohia con una spesa iniziale di L. 500 j
mila. Altri lavori sono autorizzati per il porto di i
Cattolica.
Ai danni sofferti da alcuni luoghi'di Val d’ Aosta per un’ alluvione dell’ ottobre, si provvede autorizzando la esecuzione diretta dei lavori di sistemazione mon tana di alcuni torrenti per una spesa di L. 400,000. Infine, a necessario completamento dei provvedimenti stabiliti dalla legge 13 luglio 1910, per i comuni dan neggiati dal terremoto del 7 giugno 1910 si autorizza una ulteriore somma di L. 1,400,000.
Sono pertanto in complesso 7,000,000 di lire che vengono dati per riparare i disastri che hanno col- ito in questi ultimi tempi località varie d’ Italia alle Alpi al Mezzogiorno ; e per provvedere a tal somma, che vien tutta stanziata nel bilancio 1910-11, l’ on. Tedesco ha consentito che si faccia fronte con gli avanzi acquisiti al Tesoro nell’ esercizio testé chiuso.
Nello stesso disegno di legge l’ on. Sacchi e l’ on. Tedesco hanno incluso altre autorizzazioni di spesa, per lavori urgenti che non si possono prorogare oltre l’ esercizio in corso.
Vengono in prima linea importanti lavori che in teressano Roma.
E precisamente sono autorizzati complessivamente 14,200,000 lire per :
a) provvedere alla stamperia ed fg li altri ser
vizi della Camera dei Deputati, nonché per la siste mazione delle adiacenze del palazzo di Montecitorio;
V) liquidare la gestione del Palazzo di Giustizia
in Roma;
o) ultimare i lavori di costruzione del monu mento nazionale al Re Vittorio Emanuele in Roma ;
d) continuare a completare i lavori di costru
zione del nuovo edificio del Ministero dei Lavori Pub blici ;
e) completare il tronco ferroviario di congiun
zione della stazione di Trastevere con la linea Roma- Pisa, e quindi con la stazione centrale Roma-Termi’ i.
Altre autorizzazioni servono ad assicurare la con tinuità del servizio e sono di L. 500,000 per maggiori spese impreviste per lavori di sistemazione e m iglio ramento delle strade nazionali.
Lire 8 milioni per provvedere al pagamento del concorso dello Stato per le strade provinciali di serie.
Lire 8,700,000 per il consolidamento di frane mi- naecianti abitati ed il trasferimento degli abitati in nuova sede.
Quest’ ultima autorizzazione va messa in relazione ad una disposizione da molto tempo invocata per vari abitati pericolanti da aggiungere a quelli di cui anteriori leggi stabiliscono il consolidamento. Tali abitati si. trovano in provincie di Belluno, di Chieti, del Molise, degli Abruzzi, delle Calabrie e della Si cilia.
Un altro provvedimento di favore è stabilito pel comune di Brisighella (provincia, di Ravenna) che si autorizza a contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti per la costruzione di una nuova sede per un suo rione minacciato da frane.
Il disegno poi, soddisfacendo gli antichi voti di Pozzuoli, pone a carico dello Stato la sistemazione della sua zona bassa, con una spesa di L. 1,500,000 determinando speciali norme giuridiche per il contri buto dei proprietari, per le espropriazioni occorrenti per le contestazioni relative eoe.
Infine, a far fronte al maggiore sviluppo che si sta imprimendo ai lavori dell’ Acquedotto Pugliese, al fondo già stanziato per l’ esercizio 1910-11 si ag giungono altri 5 milioni, prelevandoli dal fondo di riserva.
Per le altre complessive autorizzazioni — escluse quelle per i nubifragi e per l’ acquedotto pugliese — che ammontano a L. 35 milioni, i fondi verranno stanziati a seconda del bisogno dal 1910-11 in avanti, entro i limiti della spesa consolidata.
Per l’esercizio in corso Si provvede con opportune utilizzazioni dei residui e con varianti, che comple tano appunto questo disegno di legge, che ha per iscopo di provvedere ai danni di recenti sventure e di rafforzare il bilancio dei lavori pubblici in modo da far fronte alle esigenze del Paese.
Per l’Im p o sta Fondiaria
Riportiamo un interessante memoriale della Giunta esecutiva della Consociazione dei Comizi agrari (si gnori Caruso, Manassei e Grumaldi) diretta ai mini stri dell’ Interno, della Giustizia, della Finanza, del Tesoro e dell’ Agricoltura, su questo importante argo mento :
L’ Assemblea dei Delegati dei Comizi Agrari riu nita in Roma nell’ aula della Società degli Agricoltori Italiani nei giorni 6 7 8 febbraio del corrente anno, approva il seguente ordine del giorno:
« L’ Assemblea incarica la Giunta Esecutiva di presentare in nome della Consociazione dei Comizi Agrari una petizione al Governo affinchè in confor mità alle disposizioni della legge 14 luglio 1864 per il conguaglio, della imposta, e in adempimento al di sposto dell’ art. 38 della legge di perequazioné fondia ria 1 marzo 1886: nei casi straordinari di gravi infor tuni celesti i quali colpiscano determinate zone di terreni: a tutte le Provincie del Regno sia fatto eguale trattamento, applicando indistintamente il ci tato art. 38, ferme restando le maggiori agevolazioni di cui attualmente usufruiscono alcune regioni, fino all’ applicazione del nuovo eatasto ».