L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO VIE, IN TERESSI PRIV ATI
Anno XXVI - Yol. XXX
Domenica 12 Febbraio 1899
l i SITUAZIONE DEI MERCATO
ed i doveri degli amministratori
Erano molti anni che le borse italiane non mostra vano una tendenza ottimista come quella che si ve rifica da qualche m ese; ma se il fatto può, sotto un certo aspetto, rallegrare e far aprire l’animo a liete speranze per 1’ avvenire, non si può a meno di es sere inquieti per la misura colla quale su alcuni titoli questa tendenza ottimista si è manifestata. Ciò vuol dire che, in qualche parte almeno, il migliora mento del mercato è dovuto alle manovre della spe culazione, la quale, senza alcun retto criterio, si af fanna intorno a qualche titolo e ne spinge il prezzo al di là di ogni verosimile rapporto colle previsioni di un reddito prossimo.
Sono fenomeni questi che si sogliono manifestare frequentemente dopo le lunghe crise ; al principio di una crise il panico invade i capitalisti e la spe culazione lasciata sola e senza freno di controparte, esagera i ribassi ; poi, quando la crise accenna a cessare, la speculazione, quasi a rifarsi dal prece dente periodo di inoperosità, prende di mira, sem brerebbe a caso, alcuni titoli e ne fa aumentare esageratamente ì prezzi.
Il fatto di per se non ha nulla di nuovo', nè di strano, perchè è nella stessa natura della specula zione di avere questi periodi di agitazione ; coloro che si sono affannati nell’ acquisto di titoli a prezzi troppo alti avranno la loro punizione, quando, non polendo più reggere la situazione e non avendo nel reddito dei titoli una conveniente rimunerazione del capitale impiegato, saranno costretti a vendere a prezzi inferiori.
Ma questo fatto, che, ripetiamo, si verifica spesso dopo le crise, può avere una conseguenza perniciosa nel consolidamento stesso^elle Società industriali, le cui azioni furono oggetto della speculazione ; ed in torno a questa conseguenza perniciosa richiamiamo la attenzione di chi ha la responsabilità delle am ministrazioni.
Avviene talvolta che gli amministratori di una Soc’età, si trovino spinti, non ostante ogni rimo stranza, a commisurare, per quanto è possibile, i dividendi al prezzo di borsa delle azioni; il bilancio di una Società può e deve offrire sempre una certa elasticità; al di là delle regole stabilite dalla legge e da una saggia contabilità, vi possono essere dei criteri, nella applicazione dei quali non è più impe gnata la responsabilità, ma solo la abilità e la pre videnza degli amministratori.
Fatti, ad esempio, gli ammortamenti normali, omet tendo i quali gli amministratori incorrerebbero in responsabilità, possono esservi ammortamenti sug geriti dalla speciale natura dell’ industria o da una più rigorosa previsione delle alee avvenire; —- fatte le riserve stabilite dalle leggi o dagli statuti, pos sono essere consigliabili altre riserve, che si accu mulino per gli anni magri. E in ciò che appare la abilità dagli amministratori, i quali non debbono esagerare in queste cautele, perchè altrimenti non darebbero agli azionisti gli utili che effettivamente si sono ottenuti, ma tali cautele non debbono nem meno om etterle, perchè altrimenti esporrebbero gli azionisti ad una troppo grande alea, seguendo solo i risultati dei singoli esercizi.
Ora gli azionisti si possono dividere in due gruppi : quelli originari che hanno avuto le azioni alla pari, e meglio ancora, quelli che in momento di crise le hanno acquistate a basso prezzo, e che costituireb bero il primo gruppo; - quelli che hanno, invece, acquistato le azioni ad un prezzo molto alto, e co stituiscono il secondo gruppo. Questo secondo gruppo per solito è il più avido di alto dividendo, prima di tutto perchè ottiene una maggiore rimunerazione del capitale impiegato, poi perchè l’ alto dividendo rende più facile di far salire i prezzi e quindi di ven
dere il titolo con guadagno. . .
Nella presente situazione, nella quale molti titoli hanno improvvisamente aumentato di prezzo, la pressione del secondo gruppo di azionisti sarà, na turalmente, molto insistente e gli amministratori si troveranno stimolati ad essere meno previdenti per le temibili vicende avvenire e più larghi di utili im
mediati a favore degli azionisti.
Ora è molto difficile consigliare una regola ge nerale da seguire per il maggior vantaggio della pubblica economia; ma non esitiamo ad esporre alcune considerazioni.
Non è ancora un anno dacché è cominciato un | certo movimento di ripresa ; e a questo breve periodo ha preceduto un decennio di rovine; nè si può dire ! che tutto il passato sia in modo completo liquidato. È possibile, e lo auguriamo, che i sintomi attuali vadano sempre più determinandosi e sviluppandosi, ma è troppo breve il periodo prospero per arguire che sia veramente solido; e in ogni caso è ad au gurarsi che sia, se non lento, almeno abbastanza moderato, perchè i passi che va facendo la economia del paese sieno sincroni ed equilibrati in tutti i rami, e abbiano base sicura.
modo guidato dalle società industriali, molte delle quali, dopo un decennio di cattivi esercizi, si trovano di fronte ad una situazione piena di speranze.
E per agevolare la prudenza del paese, conviene che gli amministratori sieno severi quanto è possi bile nella distribuzione degli utili, e mettano come caposaldo delle loro deliberazioni che il prezzo delle azioni deve essere determinalo dai dividendi, e non questi dal prezzo delle azioni ; - se la speculazione colle sue intemperanze cerca di forzare la situazione e di impedire le prudenti riserve o le previdenti svalutazioni, ricordino gli amministratori che gli azio nisti che appartengono alla speculazione, sono i meno fidi, cioè i più mutevoli, ed appena conseguito lo scopo, anzi perchè conseguito lo scopo, si affrette ranno a vendere i titoli nel timore che 1’ esercizio venturo non consenta più la misura larga del di videndo che avessero ottenuto.
Pagare i debiti nella maggior quota possibile, am mortizzare gli enti che avessero nel passato mostrato di essere stati valutati troppo alti, e fare delle ri serve che servano a lenire le fluttuazioni avvenire, questo è il dovere degli amministratori in questo periodo di buon vento. Che se ciò dovesse far scendere alcuni prezzi dalle cime impossibili a cui sono spinti, nQn sarà un danno, poiché in sostanza il mercato sarà liberato da un pericolo.
Siamo nel mese nel quale le Società per azioni apprestano i loro bilanci per consegnarli ai Sindaci e poi farli approvare dalle Assemblee dei soci ; ab biamo creduto di esporre queste considerazioni per tentare di frenare le pressioni degli uni ed aumen tare le resistenze degli altri.
1 BILANCI DI PREVISIONE PER L'ESERCIZIO 1898-99
L a Tribuna del 7 corrente adopera dei grossi pa
roioni nell’intento di attribuire « a dissensi politici » le poche osservazioni che abbiamo fatte esaminando nel numero passato alcuni bilanci di previsione 1 8 9 8 -9 9 .
Nessun concetto politico ispirava le nostre consi
derazioni avevamo nella memoria le parole pro
nunciate dal Ministro del Tesoro, on. Vacchelli, nella sua esposizione finanziaria ; egli lodava le economie che aveva fatte il suo predecessore, osservava solo che talvolta erano eccessive e che i consuntivi quindi segnavano maggiori cifre della previsioni, o si rendevano necessarie quelle numerose « leggi con tabili per maggiori impegni e per storni agli altri capitoli, che necessariamente tenevano il bilancio in una continua trasformazione, affaticando Commis sione e Camera, rendendo maiagevole anche ai più pratici dei bilanci lo accertare le ultime effettive risultanze ».
Dopo queste chiare dichiarazioni del Ministro del Tesoro, esaminando le previsioni per 1’ esercizio in corso, credevamo di trovare che si sarebbero aumen tati i capitoli che davano risultati nel consuntivo superiori alle previsioni, ma che corrispondentemente si sarebbero diminuiti, ed in ogni caso non mai au mentati quei capitoli, che davano nel consuntivo una spesa minore della prevista.
Invece abbiamo potuto provare colle cifre che si è fatto diversamente e che in molti capitoli fu man tenuta m a spesa superiore a quella accertata dal
consuntivo, in molti altri fu iscritta una cifra su
periore alle previsioni delVesercizio precedente seb bene si fosse verificata una economia.
Nè vale 1’ accenno, timido del resto, della T ri buna che al momento della compilazione del p re ventivo non si conoscono le cifre del consuntivo ; si discussero le previsioni dell’esercizio attuale così tardi, che le cifre del consuntivo erano certo note da molto tempo; erano poi ufficialmente note quando l’on. Vacchelli fece la sua esposizione.
E nemmeno passiamo buona la teoria della T ri buna che se vi sono stanziamenti esuberanti, si ve rificheranno le economie nel consuntivo ; — non ci sembra che siamo in tempi propizi per simili lar ghezze, quando si debbono fare ogni anno nuovi debiti, e quando lo stanziamento di somme esube ranti può essere incentivo o tolleranza a maggiori spese.
Mentre scriviamo queste righe leggiamo il rias sunto del discorso che, a proposito del progetto dei sussidi alle costruzioni ferroviarie, pronunciò alla Camera 1’ on. Sonnino, il quale lamentò la tendenza del Ministero ad aumentare gli oneri del bilancio.
Dividiamo completamente i saggi timori dell’ on. Sonnino e ci rammarichiamo che tale tendenza non sia stata opportunamente trattenuta quando si discus sero i bilanci.
Siamo d’accordo coll’ on. Vacchelli che molti ca pitoli del bilancio sono stremati, ma non crediamo che sia questo il momento opportuno per dar loro maggior alimento, quando il Ministro delle finanze è costretto a domandare ai contribuenti nuovi sacrifizi.
La Tribuna afferma che le maggiori spese sono
necessarie; è questo un equivoco, perchè se si te nesse conto della necessità, ben altro reclamerebbero i singoli Ministri ; — egli è invece che la vera necessità, o, se si vuole, la vera virtù finanziaria dei Ministri dovrebbe consistere nel non spendere neppure un centesimo di più di quello che ora i contribuenti pagano.
Rimane adunque fermo quanto abbiamo scritto nel precedente articolo; che per molte voci furono iscritte per 1’ esercizio attuale somme maggiori di quelle spese nell’esercizio 1 8 9 7 -9 8 , e per altre voci furono iscritte somme maggiori di quelle previste nell’esercizio 1 8 9 7 -9 8 , malgrado si sia ottenuta una non dispregevole economia.
Del resto vegga la Tribuna quanto scriviamo in torno ai due bilanci dell’ interno e di agricoltura indu stria e commercio, e si persuaderà che vi è veramente contraddizione tra quanto disse l’ on. Vacchelli il 2 3 novembre scorso, e quanto risulta dalle cifre iscritte nelle previsioni.
( Ministero dell' Interno)
Per il Ministero dell’ Interno le previsioni del - 1’ esercizio 1 8 9 7 -9 8 avevano portata la spesa a L . 7 0 ,0 5 9 ,0 6 4 .6 7 ; invece il rendiconto consuntivo accusa una maggiore spesa di L. 2 ,0 5 9 ,9 2 1 .1 6 . Le previsioni per l’ esercizio in corso 1 8 9 8 -9 9 som mano a L. 6 9 ,7 2 2 ,6 6 0 .7 9 e quindi una economia di L. 3 3 6 ,4 0 3 .8 8 sulle previsioni dell’ esercizio pre cedente e di L. 2 ,5 9 6 ,3 2 5 .0 4 sul consuntivo del- 1’ esercizio stesso.
della perdita incontrata nelle cessioni di grano fatte ai vari Comuni a un prezzo inferiore a quello di costo affine di mitigare le conseguenze della crise annonaria durante la primavera 1898.
Non è qui il caso di tornare a discutere se tale spesa, certo non piccola, sia stata o no fatta con giusto criterio e nemmeno osserveremo che questi 3 milioni sono male iscritti nella parte ordinaria del bilancio; notiamo, per seguire il nostro as sunto, ohe senza questo fatto straordinario, il con suntivo del bilancio dell’interno nel 1 8 9 7 - 9 8 avrebbe data una economia di L . 9 8 4 ,7 9 8 .7 3 , quindi se to gliamo tale cifra, la spesa totale di quell’ esercizio sa rebbe stata di L . 6 9 ,0 7 4 ,2 6 5 .9 6 ; quindi per I’ eser cizio in corso si ha un aumento di L . 6 5 8 ,3 9 4 .8 3 . E infatti le spese generali aumentano di L . 2 2 ,5 7 8 .1 4 sul consuntivo e di L. 5 9 mila sulle previsioni del - l’ esercizio precedente ; aumentano di L . 8 mila circa le spese per gli Archivi di Stato, sebbene nell’ esercizio precedente si fosse fatta una economia di quasi L . 8 mila sulle previsioni ; — aumenta di L. 1 0 0 ,0 0 0 circa la spesa per la amministrazione provinciale; sebbene nell’ esercizio 1 8 9 7 -9 8 si fosse conseguita una economia di 6 4 mila lire sulle pre visioni ; — aumenta di due milioni e mezzo la spesa per la sicurezza pubblica, mentre 1’ esercizio pre cedente aveva dato una economia di 6 1 5 mila lire. Per contrario nella parte ordinaria si trova che la spesa per le opere pie, nella quale non è com preso il risarcimento per l’ amministrazione della guerra in causa della vendita del grano al di sotto del costo, presenta le seguenti cifre:
previsioni . . 1897-98 L . 1,542,520.00
s pes a. . . . » » 4,606,095.09
maggior spesa. » » 3,063,575.09
previsione . . 1898-99 » 1,025,520.00 quindi una economia cospicua sul consuntivo 1 8 9 7 -9 8 , la quale è, almeno in parte, giustificata dalla cessa zione della crise annonaria, ma anche una economia non dispregievole di mezzo milione, sulle stesse pre visioni dell’ anno precedente.
Un’ altra economia di circa 2 0 mila lire si ri scontra nella voce, sanità interna e marittima, seb bene abbia domandato nel 1 8 9 7 - 9 8 una maggior spesa di L . 7 9 mila sulle previsioni ; e così pure è prevista una economia di circa 8 mila lire sul
debito vitalizio, quantunque anche questa voce abbia
dato nell’ ultimo esercizio una maggior spesa di L. 3 3 mila circa.
Così appare che la categoria delle spese effettive ordinarie dà una maggior spesa di un milione quando si tolgano, come furono abbondantemente tolti, i tre milioni per le forniture del grano ai comuni ; ed appare ancora che sono state aumentate quasi tutte le voci che davano economie, e diminuite quelle che diedero maggior spesa.
Nè diverso aspetto presenta la parte straordinaria.
Le spese generali previste nel 1 8 9 7 -9 8 in li
re 1 ,0 5 8 ,0 0 0 diedero una economia L. 1 1 ,4 9 8 .7 0 , ed il bilancio attuale le aumenta a L . 1 ,0 6 6 ,0 0 0 ; — la sanità interna e marittima prevista in L. 1 4 6 ,6 8 7 .2 8 dà una economia di L . 6 ,5 6 0 .7 4 , ed il bilancio at tuale aumenta lino a L. 1 5 9 ,7 2 0 .1 6 . Invece la spesa per la sicurezza pubblica prevista in L . 3 ,9 4 6 ,1 5 0 dà nel consuntivo la enorme economia di L. 1 ,2 6 0 ,7 7 8 .8 7 e quindi si riduce a L . 2 ,6 8 5 ,7 7 1 .1 3 ; il bilancio in corso falcidia ancora quella somma e la riduce
a L . 2 ,4 5 0 ,0 0 0 ; e la spesa straordinaria della Am ministrazione delle carceri che fu di L. 5 6 8 ,1 7 8 .5 9 nel 1 8 9 7 -9 8 quasi eguale alle previsioni, viene aumentata a L . 7 2 7 ,0 0 0 .
(Ministero di agricoltura industria e commercio) Anche il bilancio di questo ministero smentisce la affermazione dell’ on. Ministro del Tesoro ; la spesa totale che era stata prevista in L. 1 1 ,5 0 6 ,2 0 2 .5 7 e che diede una economia di L. 2 0 9 ,8 1 5 .5 9 viene portata nel bilancio attuale a L. 1 2 ,2 9 2 ,9 6 8 .1 2 , cioè un aumento sulla spesa accertala dell’ esercizio pre cedente di L. 9 9 6 ,5 8 1 .1 4 .
Ed analizzando le cifre si trova che le spese ge
nerali preventivate in L. 1 ,2 3 7 ,3 3 7 .2 3 hanno dato
una economia di L . 1 1 ,8 2 5 .1 2 e ciò non astante si aumentano di L . 2 2 7 mila ; il quale aumento si ri duce però a L . 4 0 mila circa, tenendo conto che sono state trasportate in tale voce circa 1 7 6 mila lire che prima figuravano in quella della statistica; — che le spese per la agricoltura previste in L . 4 ,9 9 1 ,6 0 8 .8 0 hanno dato la cospicua economia di L. 91 mila, e tuttavia sono aumentate di 3 4 8 mila lire ; — che le spese per il credito e previdenza hanno data una eco nomia di 4 mila lire e sono aumentate di 3 2 mila lire ; _ che le spese p e r la industria e commercio non ostante la economia di 6 mila lire sono aumen tate da 8 1 8 mila ad 8 6 2 mila ; — anche le spese per
pesi e misure e saggio dei metalli prez osi passano
da 6 1 9 mila a 6 2 7 mila lire malgrado la economia conseguita di L . 1 5 mila ; e 1’ economato ganerale che aveva dato una spesa accertata di L . 2 0 5 mila, di L . 1 7 ,0 0 0 minore delle previsioni, è portato a 2 1 7 mila.
E così nella parte straordinaria si aumentano di poche lire le spese generali che avevano pur dato qualche lira di economia, e si aumenta da 1 ,4 9 8 ,0 0 0 a 1 ,8 2 2 ,0 0 0 le spese per l’agricoltura non ostante la economia con seguita di L. 4 6 ,0 0 0 .
Come mai sono necessari tutti questi aumenti in tutte le voci del bilancio, quando le previsioni del
l’anno precedente si erano già verificate esuberanti ?
Il Debito plico al 1’ »aio 1899
La somma totale del debito pubblico italiano, o meglio di quella parte del debito pubblico che si è convenuto di chiamare così, perchè in un certo senso è debito pubblico anche quello delle pensioni e quello rappresentato dai depositi nelle Casse di risparmio postali, in quanto quest’ ultimo sia im piegato in mutui a lunga scadenza, mentre, come debito, è quasi a vista; la somma totale, diciamo, del debito pubblico era al 1 ° luglio 1898 ed al ^ g e n naio 1899 rappresentata dalle seguenti cifre:
rendita capitale
1° luglio 1898 . . 581,524,760.47 12,899,381,762.21 1» genn. 1899 . . 582,157,058.56 12,913,508,256.86
aumento . . 632,298.09 14,126,503.65
in dipendenza delle leggi 2 5 marzo e 2 luglio 189 6 , e 3 luglio 1 8 9 8 per le spese straordinarie nella Co lonia E ritrea; - e per L. 9 9 8 ,1 0 0 .9 0 di rendita, cioè L . 1 9 ,9 6 2 ,0 1 7 .9 2 di capitale per nuovi certificati definitivi trentennali di credito emessi per costru zione di strade ferrate in seguito ad appalli a lici tazione privata a termini delle leggi 2 4 luglio 188 7 , 2 0 luglio 1 8 8 8 e 3 0 marzo 189 0 .
Così l’ aumento sarebbe stato di L. 1 ,4 8 4 ,1 0 0 .9 0 cioè L . 3 0 ,7 6 2 ,0 1 7 .9 2 , ma ci fu la diminuzione di L . 8 3 1 ,8 0 2 .8 1 di rendita, corrispondente a Lire 1 6 ,6 5 5 ,5 1 4 .2 7 di capitale, per effetto delle conver sioni eseguite in rendita consolidata 4 .5 0 per cento netto dell’ ammortamento graduale dei debiti redi mibili e del rimborso anticipato di Buoni del Tesoro a lunga scadenza.
Come è noto, il debito pubblico si divide in due parti principali: quello amministrato dalla Direzione Generale de! debito pubblico, e quello amministrato dalla Direzione Generale del Tesoro.
Il debito amministrato dalla Direzione Generale del debito pubblico si divide come segue :
a) Gran Lib ro:
differenza dal 1* luglio 1898 al 1* gennaio 1899 rendita capitile rendita Consol. 6 «IO ■ . • • 401,401,588.53 8,022,041,991.20 — 297,485.97
» S C I O... 4,817,464.62 160,E35,254.00 - 507 00 » 4 1i2 OtO netto 56,188,605.55 1,269,308,676.00 + 930,284.87 » 4 Oto netto. . 7,514,208.00 189,602,100.00 + 64,870.00 470,624,031.60 9,641,558,021.20 + 967,767.90
Il consolidato 5 per cento è diminuito di un ca pitale di quasi 6 milioni, nella maggior parte per conversioni in 4 .50 netto, a favore di opere pubbliche di beneficenza; una piccola partita di L. 1200 di capitale fu annnullata per prescrizione trentennale; e non vi fu che un lieve aumento di 2 6 .8 7 lire di rendita per unificazione di una partita di consolidato romano.
Pel consolidato 3 per cento la piccola diminuzione è pure dovuta a conversione in 4 ‘ /, per cento netto.
Il 4 */, per cento presenta un aumento di Lire 9 3 0 ,2 8 4 .8 7 di rendita, pari a L. 20,672 ,9 9 7 .1 1 di capitale, dovuta per una parte, circa 1 2 0 ,0 0 0 Iure di rendita, a conversioni del 5 per cento in base alle citate leggi del 1 8 9 0 e 1 8 9 5 ; per una parte minore, poco più di 3 0 0 0 Lire di rendita, a con versione di debiti redimibili; il rimanente, poi, 2 6 0 ,0 0 0 Lire di rendita, è conversione di Buoni del Tesoro, e per 4 6 0 ,0 0 0 Lire di rendita, pari a 1 0 milioni di capitale: spese straordinarie occorse ed occorrenti p er la guerra nella Colonia Eritrea. 5) Rendita da trascrivere nel Gran Libro ! Si tratta, come si è visto, di una rendita di ap pena 3 3 9 ,9 4 4 .3 8 pari a poco più di 6 milioni e mezzo di capitale; la maggior parte è consolidato 5 per cento che attende la presentazione per essere trascritto nel Gran Libro; nell’ esercizio 1 8 9 8 , non vi ha che una piccola variazione di L. 2 6 .8 7 di ren dita, dipendente, come si è già visto, da una partita di consolidato romano trascritta nel Gran Libro.
c) Debiti inscritti separatamente nel Gran Lib ro:
Sono undici partite di debiti per un totale di rendita di L . 1 2 ,6 0 7 ,5 1 1 .1 8 pari al capitale di Lire 3 0 2 ,8 5 0 ,4 0 1 .9 0 .
Per le estinzioni normali o di estrazione o di acquisto sul mercato, durante il 2° semestre questa categoria di debiti è diminuita di L. 4 0 8 ,9 0 9 .4 7 di rendita, pari a L . 8 ,5 1 6 ,3 8 9 .4 0 di capitale.
Diamo l’ elenco di queste 11 partite con l’ epoca della estinzione:
* Rendita Capitale Estinzione
5 o/o Toscana (Ferr. Marem.) 2,077,050.00 41,541,000.00 1959 3 » Modena (1825). . . 13, 963.97 465,445.70 —
5 » Parma (1827) . . 13,671.84 273,436.80 1899 5 » Roma (Cattolici) . 548,536,22 10,970,724.40 1907 5 » » (Blount) . 1-661,643.75 33,232,875. 00 1E40 5 » R. cTIt. (Asse Eccl.)la Cat. 1,430,615 00 28,612. 300.00 — 5 » » » 2» * 2,806.685.00 66,133,700.00 1911 5 » » (Ferr. Novara) . 135,816.00 2,776,320.00 1917 5 » » (Ferr. Cuneo) . 127,980.00 2,559,600.00 1916 3 » » » , . 199,110.00 6,637, 000.00 1948 3 » » (Ferr. Vit. Em.). 3,589,440.00 119,648, 000.00 1961
d ) Contabilità diverse :
Sono ben 5 3 partite che rappresentavano in com plesso, al 1° gennaio di quest’ anno, una rendita di L . 5 8 ,5 1 9 ,7 2 9 .1 1 e un capitale di L. 1 ,7 1 6 ,6 3 7 ,5 1 2 .1 1 . Di questa notevole cifra, circa 16 milioni di rendita, cioè poco meno di 3 0 0 milioni di capitale, riguar dano debiti vecchi; il rimanente rappresenta le ob bligazioni ferroviarie create in questi ultimi anni e scadenti: quelle Tirrene nel 194 4 , e le altre delle reti Mediterranea, Adriatica e Sicilia ne! 1985.
I debiti amministrati dalla Direzione Generale del del debito pubblico, rappresentavano al 1 ° gen naio 1 8 9 9 una rendita di L. 3 6 ,8 4 0 ,2 4 2 .3 1 ed un capitale di L . 1 ,1 8 1 ,1 6 3 ,0 6 9 .6 5 diviso in cinque partite :
rendita capitale scad. 1° Prestito inglese 1855. . 214,019.21 7,183,973.55 1902 2° Buoni per i danneggiati
dalle truppe borboniche
n in S i c i l i a .... 246,265.00 4,925,300.00 1984 3° Annualità per il riscatto
della rete ferroviaria
Alta Ita lia ...26,^20,458.00 980,079,787.11 1968 4° Buoni del Tesoro a lunga
scadenza... 7,276,349.61 141,349,000.00 1904 5° Certificati trentenn. per
costruz. di strade ferr. 2,383,750-46 47,675,008.99 1928
Nel secondo semestre del 1 8 9 8 i primi quattro debiti sono diminuiti di L . 1 3 ,7 2 5 ,4 4 6 .0 5 di capi tale, ovvero L. 5 1 9 ,7 8 0 .5 8 di rendita; per contro, f ultima partita, quella dei certificati trentennali per costruzioni di strade ferrate, è aumentata di Lire 9 9 8 ,1 0 0 .9 0 di rendita, pari a L. 1 9 ,9 6 2 ,0 1 7 .9 2 di capitale.
L E A C C I A I E R I E D I T E R N I
Nel numero 1267 del 1 4 agosto 1 8 9 8 dell’.E'co-
nomista, abbiamo fatte alcune considerazioni a pro
Il sen. Y . S. Breda, rileva che l’on. Santini nella tornata del 31 gennaio avrebbe detto alla Camera : « il bilancio della Marina non deve servire a fa- « vorire il ria^o di Società sospette, come è sospetta « quella di Terni. » — Il Senatore Breda dopo aver accennato brevemente all’origine di detta Società, ed avere ricordate le parole pronunciate in Senato il 2 6 giugno 1897 dal Ministro Brio » che i prezzi ai quali paga lo Stato italiano le corazze, sono inferiori a quelli che ai loro fornitori corrispondono gli Stati esteri » soggiunge :
« È facile comprendere come le grandi acciaierie che forniscono le corazze a detti Stati, come quelle del Krupp in Germania, del Creuzot in Francia, dei Cammei e Brown in Inghilterra, ecc., (alle quali si pagano le corazze a prezzi più alti di quelli che ri ceve la Società di Terni) sono già staternolte volte ammortizzate; mentre la Società di Terni coll’ ultimo bilancio approvato del 1897 « aveva ancora 16 « (sedici) milioni di debiti da pagare, prima che i « suoi azionisti potessero considerarsi ed essere con « i loro sedici milioni liberi proprietari degli stabi li limenti sociali ».
Nè possono rimproverarsi d’ingordigia codesti azio nisti quando si sappia quali magri dividendi hanno percetto finora.
L’esercizio dell’anno 1 8 8 7 , net quale si incominciò la fornitura delle corazze, è stato passivo di oltre due milioni.
Negli anni 1 8 8 8 -8 9 -9 0 -9 1 gli azionisti non rice vettero un centesimo.
Nel 1 8 9 2 ricevettero il 3 0(0 di dividendo; nel 1 8 9 3 niente; nel 1894 un altro 3 0|o; nel 1 8 9 5 il 4 0|o; nel 1 8 9 6 pure il 4 0 [ 0 ; e nel 1897 il 4 1|5 0|0 .
In tutto quindi ed in undici anni, il 1 8 1(5 0[0, ossia l'1 ,65, in media, per cento all’ anno. »
Ci sembra che questi fatti, ricordati dal sen. Breda, oltreché rispondere alle parole dell’on. Santini, ven gano in appoggio di quanto noi scrivemmo nell’-Eco-
nomista del 14 Agosto 1898.
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istituti
di
eibiie
Per provvedere sistematicamente alla liquidazione delle partite immobilizzate e prevenirne la forma zione di altre, sembrò necessario, anzitutto, di sepa rare con un taglio netto la gestione del eredito fon diario in liquidazione, dipendente dagli istituti di emissione, dalla gestione bancaria vera e propria degli istituti medesimi.
Il conto corrente aperto dalla gestione bancaria alla gestione del credito fondario ascendeva, per ciascun istituto, a somme relativamente cospicue, e aumentava a ogni scadenza semestrale per provve dere i mezzi deficienti al pagamento degli interessi ed al rimborso delle cartelle sorteggiate. Ai crediti fondiari doveva, quindi, esser data una sistemazione tale da eliminare la necessità dell’ausilio diretto degli istituti bancari, quanto dire la necessità di una tra sformazione nelle immobilizzazioni ili essi, stante la difficoltà, per non dire la impossibilità, dei rimborsi da parte delle aziende debitrici.
Ma qui bisogna scindere la trattazione della ma teria in tre parti, perchè ciascuno dei tre istituti
di emissione ha un’ indole sua propria e ognuno presentava una speciale situazione di fatto, della quale era necessario tener conto nel provvedere al- 1’ autonomia del credito fondiario.
Cominciando quindi dalla Banca d’ Italia, va av vertito che il suo conto corrente con il credilo fon diario ascendeva a circa 5 0 milioni di lire. Per can
cellare questo credito dalle attività bancarie essa
provvide, in base alla legge 17 Gennaio 1897, per 3 0 milioni di lire mediante corrispondente ridu zione del capitale sociale; per 1 3 milioni e mezzo circa con la cessione, da parte del credito fondiario, all’ azienda bancaria di stabili in sua assoluta pro prietà; per lire 2 ,8 0 0 ,0 0 0 con il residuo ancora di sponibile dei 3 0 milioni versati dagli azionisti nel 1 8 9 5 ; per il rimanente mediante cessione di beni corrispondenti a mutui assunti dal credito fondiario e per i quali questo doveva continuare a fare il servizio delle cartelle, e altre valide coperture.
Provveduto così alla sistemazione del passato, bi sognava guardare all’ avvenire, e impedire la rico stituzione di immobilizzazioni per causa dell’azienda fondiaria assicurando l'andamento autonomo di que st’ ultima.
La citata legge dispone a tal uopo che dovessero cessare le anticipazioni della Banca al credito fon
diario, in conto corrente, e che per eventuali biso
gni di cassa quest’ ultimo potesse ottenere dall’ isti tuto di emissione anticipazioni sopra deposito di ti toli a una ragione d’interesse di favore, purché non minore di 3 .5 0 per cento all’anno, esonerando tali operazioni dalla tassa erariale. Stabilì che il fondo di dotazione del credito fondiario, già costituito nella somma di 3 0 milioni, dovesse essere mantenuto co stantemente nella proporzione di un decimo della effettiva circolazione delle cartelle, che non può ec cedere la somma massima di 2 2 0 milioni e che l’ eccedenza del fondo di dotazione potesse venir liquidato dalla Banca a favore del credito fondiario. Dispose il passaggio alla Banca, senza onere di tassa, dei beni di proprietà del credito fondiario, o che gli fossero pervenuti in appresso, anche a’ termini dell’art. 4 dell’allegato S alla legge 8 agosto 1 8 9 5 , cioè con l’ onere del servizio delle corrispondenti cartelle, sollevando così T azienda fondiaria dalla preoccupazione delle copiose aggiudicazioni, dei ri schi delle rivendite, e rendendo in pari tempo pos sibile la mobilizzazione del valore degli stabili con l’emissione dei nuovi titoli, delle cartelle nuove, o con la stipulazione di mutui con altri Istituti di cre dito fondiario. Concesse al credito fondiario la fa coltà di mantenere una costante circolazione di cartelle per un ammontare massimo di 2 2 0 milioni, con la creazione di mutui, esclusivamente su beni di proprietà della Banca d’ Italia, la quale per questi mutui avrebbe goduto, come si è detto, di un trat tamento fiscale di favore. Finalmente, a garanzia dei creditori la legge fece obbligo al credito fondiario di prelevare dagli utili annuali 3 0 0 ,0 0 0 lire per costituire, insieme agli interessi accumulati, un fondo di accantonamento da investire in titoli italiani di Stato, o garantiti dallo Stalo, oltre al fondo di riserva ordinario. E pel caso in cui tutte le accennate di sposizioni non bastassero a porre in grado il cre dito fondiario di soddisfare ai suoi impegni, la Banca dovrebbe provvedere alle eventuali deficienze, a carico del proprio bilancio.
nitiva con la legge 3 marzo 1 8 9 8 , la quale reca loro poche aggiunte e modificazioni. Così fu abrogata la facoltà della emissione di titoli ammortizzabili, da parte della sezione autonoma per la gestione e la liquidazione delle partite immobilizzate. Inoltre quanto alle cartelle fondiarie fu subordinata la nuova emis sione di cartelle (nel limite di 2 2 0 milioni) all’esame da parte del Ministero del Tesoro (senza però alcuna responsabilità dello Stato) della consistenza delle garanzie e della regolarità delle rispettive ipoteche, con facoltà al ministero di sospendere la emissione quando ritenesse insufficiente la consistenza di que ste garanzie, prescrivendo altresì che la cancella zione delle dette ipoteche dovesse farsi su decreto del ministro del Tesoro, attestante 1’ avvenuto ritiro e l’annullamento delle corrispondenti cartelle.
Al Banco di Sicilia per la cancellazione del conto corrente attivo verso il suo credito fondiario, che ascendeva a circa 2 ,8 0 0 ,0 0 0 lire, furono ceduti dalla gestione fondiaria alcuni immobili per poco più di 5 0 0 ,0 0 0 lire. La rimanenza del debito venne coperta con la massa di rispetto, che rimase ridotta di al trettanta somma.
Disposizioni analoghe a quelle date per la Banca d’ Italia vennero applicate al Banco di Sicilia e lo ammontare massimo delle cartelle in circolazione fu stabilito in 31 milioni.
Quanto al Banco di Napoli, i mali erano ecce zionali onde occorrevano eccezionali rimedi. Qui parve necessario l’ intervento dello Stato per evitare 10 scoppio della crisi latente da alcuni anni nel vecchio Istituto. Il problema da risolvere era questo : porre in grado il Credito fondiario del Banco di fronteggiare, senza concorso qualsiasi dell’Azienda bancaria, che non avrebbe più potuto sopportarne 11 peso, il servizio delle proprie cartelle, fino ad ammortizzazione compiuta, e di soddisfare gradata- mente il debito in conto corrente verso l’Azienda bancaria che saliva a circa 4 3 milioni, dei quali quattro erano a ritenersi irrecuperabili.
Per conseguire il primo risultato, lasciando ferme le attuali condizioni di ammortamento dei mutui, furono adottati due provvedimenti a carico dei por tatori delle cartelle : la sostituzione del loro credito attuale con un altro credito estinguibile in un pe riodo di tempo più lungo; la riduzione della ragione annuale dell’ interesse. Le nuove cartelle sono am mortizzabili in 3 0 anni, mediante un’ annualità co stante, e fruttano il 3 .5 0 per cento netto, con la garanzia dello Stato. E poiché, in conseguenza del- l’accennata sostituzione verrà necessariamente a man care, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, alle nuove cartelle la garanzia ipotecaria inerente ai mutui, cosi venne fatto obbligo al Credito fon dirio di investire in titoli italiani di Stato o garan titi dallo Stato, vincolati a favore dei portatori di cartelle, le somme versate dai mutuatari in più della quota capitale compresa nell’ annualità di ammortiz zazione, estendendo 1’ obbligo del reimpiego anche agli interessi delle dette somme.
Ma vi era anche da liquidare il passato, rappre sentato dal conto corrente del Credito fondiario verso il Banco. Per 5 milioni questo credito venne coperto mediante cessione dall'Azienda fondiaria a quella bancaria del credito ipotecario pienamente garantito verso i danneggiati del terremoto della Liguria. Gli altri 4 0 milioni, che si reputano perduti, ma che potrebbero anche non esserlo interamente, saranno
ricostituiti in una serie di anni, senza onere pel de bitore. Così mentre per la Banca d’ Italia e pel Banco di Sicilia le deficenze dei rispettivi crediti fondiari hanno avuto ripercussione nella consistenza patrimoniale dei due Istituti (riduzione del capitale della Banca; riduzione della m assa di rispetto del Banco); pel Banco di Napoli, che ha perduto tutto il suo patrimonio, si è imposta la necessità di prov vedere diversamente.
A questo intento 1’ erario si è assoggettato a un sacrificio notevole in sè, ma, secondo le dichiara zioni del Governo, ben inferiore a quello che avrebbe dovuto sopportare, se lo Stato non avesse provve duto a rafforzare, senza maggiore indugio, l’ Istituto bancario, che minacciava imminente rovina. A te nore delle disposizioni della legge 17 gennaio 189 7 , l’ erario ha abbandonato a favore del Banco l’ am montare della imposta di ricchezza mobile e quello della tassa di circolazione sulle cartelle, a cui è tenuta l’Azienda del credito fondiario; l’ ammontare della tassa e quello della imposta passano semestral mente all’Azienda bancaria, e vengono impiegati in titoli di Stato o garantiti dallo Stato, col rinvesti- mento degli interessi.
Per rendere efficace il sacrificio dell’erario si cre dette di provvedere, entro certi limiti, affinchè la liquidazione del credito fondiario non dovesse essere danneggiata dalle anticipate estinzioni dei mutui mi gliori con cartelle deprezzate.
Per porre un argine a siffatte estinzioni fu in clusa nella legge una disposizione, per la quale le cartelle non possono essere accettate a valore no minale in rimborso di mutui, finché abbiano un prezzo inferiore a lire 4 5 0 , concedendo tuttavia ai mutuatari un beneficio di 5 0 lire sul valore di Borsa, quando questo non ecceda il prezzo limite di L . 4 50.
Pei bisogni di cassa del credito fondiario fu am messo che il Banco, potesse concedergli anticipa zioni su titoli, alle condizioni già indicate per la Banca d’ Italia ed il Banco di Sicilia, chiudendo as solutamente la via alle anticipazioni in conto cor rente allo scoperto, che si facevano in passato.
Tali le principali disposizioni riguardanti il cre dito fondiario del Banco di Napoli, pel quale come si è potuto vedere, la Stato ha fatto sacrifici non lievi. Aggiungiamo, per completare il fin qui detto, che con la legge 3 marzo 1 8 9 8 vennero abrogate le di sposizioni dell’ art. 1 9 della legge bancaria del 9 3 concernenti la costituzione e 1’ azione di Società per la liquidazione delle partite immobilizzate degli isti tuti di emissione, favorite da privilegi speciali o da speciali facoltà di emissione di titoli di qualsiasi natura. Siffatti privilegi fiscali, nonché altri portati dalla legge 8 agosto 1 8 9 5 e altri ancora portati dalla nuova legge, furono invece concessi per 1 0 anni dalla pubblicazione di essa ai tre istituti di emissione per la liquidazione delle loro partite im mobilizzate. Il passaggio dei beni dalle aziende fon diarie alle aziende bancarie, come il passaggio dei beni dalla Banca d’ Italia alla sezione autonoma, venne esonerato da qualsiasi tassa.
12 febbraio 1899
spesso dimentichi del passato, anche più prossimo, affinchè le parecchie diecine di milioni perdute por tino almeno il frutto di salvare da nuovi errori e da nuove perdite.
IL MERCATO DEI NOLI
Il ribasso cospicuo dei noli che si è avuto in questo ultimo quarto di secolo *) non toglie che il nolo sia sempre un elemento importante del costo dei prodotti trasportati per via di mare. Ricercare adunque quali sono i fatti, le circostanze e gli ele menti vari che influiscono sulla misura dei noli e indubbiamente cosa utile e di reale interesse teorico e pratico, Ma pur troppo finora questa materia ha poco o punto richiamato l’ attenzione degli econo misti, perchè il mercato dei noli non è ancora stato studiato in modo completo e profondo. Merita quindi a maggior ragione d’essere segnalato un breve, ma interessante e succoso studio del prof. Camillo S u pino, che già alcuni anni sono in un lavoro sulla Navigazione aveva dimostrato speciale competenza nelle questioni economiche attinenti alla industria dei trasporti marittimi. ...Come vengono a determinarsi i noli marittimi? quali cause ii fanno oscillare ? sotto quali aspetti la determinazione del nolo si accosta a quella del prezzo dei servizi in genere e sotto quali se ne discosta ? quali le caratteristiche del mercato libero dei noli ? Rispondere a queste e a consimili domande con la semplice applicazione della teoria del valore nella formula popolare della domanda e della offerta, sa rebbe come voler girare la questione, anziché ri solverla, perchè, anche ammettendo che la teoria della domanda e della offerta sia da accettare e da applicarsi al caso speciale dei noli, resterebbe sem pre da chiarire in che consista la domanda e in che la offerta e quali cause possono far variare quei due termini. Dice giustamente il Supino che i noli, se si considerano come un’ applicazione della legge del valore, la fanno comparire sotto aspetti particolari degni d’essere rilevati, e se si considerano come prezzo del trasporto per mare presentano delle dif ferenze significanti di fronte al prezzo di ogni altra specie di trasporto. Le tasse postali e telegrafiche, i pedaggi sulle strade ordinarie o sui canali, le ta riffe ferroviarie sono determinate in modo unilate rale dall’azienda che amministra queste imprese di comunicazioni o di trasporti, e stabilite a quel li mite che dà il massimo reddito, trattandosi qui di industrie che hanno un carattere di monopolio. Que sto carattere invece non esiste nella navigazione perchè il mare è una via naturale che non esige spese di manutenzione, che è libera ed aperta a lutti, onde i noli risultano, in modo bilaterale, dalla lotta tra coloro che hanno delle merci da traspor tare e coloro che dispongono del tonnellaggio navale. E a proposito di questo term ine: offerta di ton nellaggio navale, conviene avvertire che parlando del mercato dei noli si considerano gli armatori indi- pendenti che non percorrono linee regolari. Le Com pagnie organizzate, quelle che hanno un itinerario prestabilito, i vapori postali sono certo esposti alle *j Veggasi ad es. Wells, R ecen t E con om ìe C han- gss, pag.' 27 e seg. New York 1889.
variazioni dei noli per la ragione della concorrenza, ma non sono essi che danno l’intonazione nell an damento dei noli, bensì questi vengono ad essere determinati dall’industria libera dei trasporli marit timi. È ciò che avviene anche pel mercato mone tario : vi è il mercato ufficiale di sconto e quello libero o aperto, soltanto, a differenza dei noli, il prezzo del danaro talvolta è dato al mercato libero dalle grandi Banche di emissione, che formano ap punto 11 mercato ufficiale e ciò perchè le Banche di sconto e i banchieri hanno spesso legami con le Banche di emissione, mentre la navigazione libera è del tutto indipendente da quella delle compagnie organizzate e sovvenzionate. Bisogna dunque guar darsi dall’ errore di studiare i noli prendendo in considerazione solo quelli stabiliti dalle grandi s o cietà ; se, dice il prof. Supino, la navigazione indi pendente compie la grande maggioranza dei tra sporti marittimi è chiaro che la formazione dei noli deve studiarsi nel momento in cui il fenomeno si presenta alle sue origini, in modo spontaneo e re golare, cioè nel mercato libero.
Per mercato dei noli s’intende, in sostanza, I in contro della domanda e della offerta di tonnellaggio navale, o la riunione di caricatori, di agenti marittimi, di armatori, di tutte le persone insomma che fanno contratti relativi a trasporti per mare. In questo senso si può dire che, pur essendoci un mercato dei noli in ogni porto di qualche importanza, tutti ì porti insieme costituiscono il mercato mondiale dei noli che ha il suo centro a Londra, dove conver gono notizie, domande ed offerte, e prezzi da ogni parte del globo, comunicali prontamente e ovunque a tutti gli interessati.
Prescindendo dai mercati essenzialmente locali elei noli, per considerare quello dell’ Inghilterra e dai viaggi pure affatto speciali, è da notare che ì noli per° qualunque percorso si regolano in base a pochi itinerari fissi e tipici che danno l’impronta al m er cato. E questi itinerari sono, da un lato, dall Inghil terra al mar Mediterraneo, al mar Nero e in India, dall’altro lato dall’ Inghilterra agli Stati Uniti d Ame rica e al Piata, a cui devono aggiungersi ì viaggi per l’Australia e quelli dall’ India all’ America occi dentale, passando per la Cina e il Giappone.
Or bene, il Supino crede di poter stabilire astrat tamente che se è vero che lo squilibrio tra la do manda e l’offerta fa oscillare in più o meno i noli marittimi, gli aumenti e i ribassi hanno limili en tro i quali, e non al di là devono muoversi. Per stabilire’quei limiti egli considera in che modo sorgono l’ offerta e la domanda di tonnellaggio na vale « Ogni trasporto rappresenta un costo : ci sono delle spese dipendenti dall’interesse e dall’amm orta mento del capitale di costruzione, le quali sono
continue e si hanno anche se la nave non viaggia ; ci sono spese che si dicono di esercizio per l’ assi carazione del bastimento, per combustibile, per sa lari per imposte e tasse, le quali si hanno anche se ia nave viaggia vuota e infine ci sono altre spese, come quelle per l’ assicurazione delle merci, per il carico e scarico, per il logoro interno, ece. che sono
proporzionali alla quantità di merci trasportate. ) Ora è chiaro che siccome l’armatore esercita la sua industria a scopo di lucro egli non assumerà di
compiere un dato trasporto, se il nolo non lo com pensa di tutte le spese sopportate, lasciandogli inol tre un profitto. » Un limite è dato adunque dal co sto del trasporto, limite per altro che può essere annullato temporaneamente dal fatto che quando sono compensate le spese proporzionali al carico, quando già la nave deve fare un viaggio, tutte le altre spese esistono in ogni modo ed è sempre me glio che nulla l’ averne un rimborso parziale. Ma d’ altro lato ogni trasporto rappresenta una utilità che può facilmente valutarsi, perchè essa risulta dalla differenza nei prezzi della medesima merce in due luoghi distanti tra lo ro ; quindi i noli hanno in via normale un limite massimo dato dall’accrescimento di prezzo che in seguito al trasporto subiscono le merci. E per la nota azione che esercitano gli altri profitti in una industria, il nolo che sia al livello massimo o verso di questo, richiamando il capitale nella industria dei trasporti marittimi, determinerà, presto o tardi, la sua riequilibrazione col costo del trasporto.
Ma si può parlare di un punto centrale unico per tutta l’ offerta di tonnellaggio navale? Il Supino fa osservare che il costo del trasporto varia in ragione di una molteplicità di cause, a seconda cioè che il trasporto è a vela o a vapore, più o meno rapido, più o meno comodo e perfezionato ecc., ed allora il costo che serve di base al nolo è quello che in ogni singolo caso riesce a mettere in equilibrio la domanda e l’offerta di tonnellaggio navale. Ancora, cotesta offerta presenta pure delle differenze di qua lità, con tanti tipi speciali di bastimenti che rispon dono ognuno a una domanda speciale del commercio marittimo. Vi è una specializzazione nei tipi delle navi, sicché la domanda e l’ offerta di tonnellaggio navale vengono ad esser divise ognuna in tanti gruppi non concorrenti, per usare la espressione del Cairnes, fra i quali cioè non c'è concorrenza, almeno sino a un certo punto, mentre questa si trova lar gamente nell’ ambito di ciascun gruppo. Fin qui, per altro, la spiegazione della oscillazione dei noli rimane nei termini della teoria del valore fondata sul costo di produzione e sul rapporto tra la domanda e V offerta ; ossia siamo sempre sul terreno dei prin cipi generali che valgono, se rettamente intesi, per qualsiasi m erce. Ma il trasporto marittimo può essere offerto e domandato in condizioni affatto peculiari a quel servizio; bisogna quindi considerare, quelle condizioni e i loro effetti sul nolo.
L ’ offerta di tonnellaggio navale, spiega il Supino, oltre non essere una sola, oltre essere diversa per il costo e per la qualità del trasporto, è diversa anche per un’ altra ragione importante e caratteri stica, per la sua posizione topografica ad ogni dato momento, cioè per il fatto che una nave, a qualunque nazione appartenga, ora si trova in un luogo ed ora in un altro. Vi è qui, a nostro avviso, un caso di estrema e cortm ua mobl’ità dell’offerta, che può pro durre forti squilibri puramente locali tra domanda e offerta di tonnellaggio navale, mentre nel com plesso può esservi equilibrio completo o quasi. Non avviene qui come per le merci che se sovrabbondano in un luogo e scarseggiano in un altro sono por tate dal primo al secondo posto in vista della dif ferenza nei prezzi; perchè le navi non è indifferente farle viaggiare, per averle là dove l’offerta scarseggia, tanto se viaggiano col carico come se non lo hanno, tanto se sono lontane dal mercato locale dove i noli
sono più alti come se sono prossime a quello. Così ogni nave esercita o no una influenza sull’ offerta di tonnellaggio in un dato punto, a seconda delle condizioni geografiche e commerciali del luogo da dove parte. Il mercato ilei noli, dunque, si divide in tanti mercati distinti, dentro i quali si stabilisce un equilibrio temporaneo tra domanda e offerta, il quale non ha nulla a che fare con l’ equilibrio che a lungo andare deve formarsi nel mercato complessivo, perchè l’ industria marittima dia i profitti normali.
Ma è anche da considerare che le operazioni di trasporto marittimo non possono essere valutate iso latamente, ciascuna per s è ; esse devono essere col legate tra loro; altrimenti il guadagno anche note vole incassato, verrebbe distrutto dalla perdita suc cessiva per mancanza di carico da trasportare. Quindi l’armatore deve sempre pensare alle operazioni suc cessive a quella che sta compiendo, o meglio, che si propone di compiere. Non basta che i noli sieno elevati in uno dei tratti del viaggio circolare che la nave potrebbe compiere, perchè essa accorra a trarne partito; ma è necessario che esso veda quali prospettive presentano gli altri tratti per giudicare dalla somma dei noli se il viaggio è o no conve niente.
Di qui una serie di conseguenze che spiegano le oscillazioni dei noli nei singoli casi, e sulle quali nou ci è possibile di dilungarci. Ma prima di ter minare questo cenno sulla monografia del professore Supino, vogliamo rilevare che anche secondo le sue indagini il principio che i noli oscillano col variare della domanda e dell’ offerta di tonnellaggia navale e tendono verso il costo, è un principio generale giusto, perchè troppo vago per potere spiegare con una certa esattezza le cause molteplici che influiscono sul fenomeno. La spiegazione risulta più precisa e com pleta quando si tenga conto che l’ offerta di tonnel laggio navale si repartisce in tante linee distinte; che ogni sezione di questa offerta complessiva è accessibile a certe navi e non lo è, a condizioni pari per molte altre; che un nolo non si presenta quasi mai isolato, onde quando si parla dei rapporti suoi col costo, ci si riferisce, sempre ai rapporti tra il costo di due o più viaggi e la somma di noli che ne risulta. Una guerra, l’abbondanza di carico nella andata, la scarsità di esso nel ritorno, il carattere del commercio tra due nazioni, la qualità dei pro dotti che tra loro si scambiano, l’ epoca in cui certe derrate sono pronte per il trasporto, ecco alcune delle cause che influendo sulla richiesta e sull’ offerta di tonnellaggio navale fanno oscillare i noli. Nè mancano le cause naturali, come la stagione dei ghiacci in certe linee, l’ altezza maggiore o minore delle acque di certi fiumi navigabili, le correnti sfavorevoli o contrarie, ecc. Si aggiungano i pedaggi, i quali possono neutralizzare il beneficio proveniente dalla minor durata di alcuni viaggi e quindi influiscono talvolta a far diminuire in certe linee l’ offerta di tonnellaggio navale come nel caso che il nolo di ritorno non sia sicuro.
che dovrebbe invece essere sempre presente ai le gislatori, che per rialzare le sorti della marina r i
corrono ai premi. , .
Il mercato dei noli, nonostante le condizioni pe culiari che può presentare, in un dato momento, qualche linea speciale, si può tuttavia concepire come qualche cosa di ben connesso e organico. E ciò perchè è sempre possibile, sia pure con rapidità maggiore o minore, secondo i casi, di inviare le navi, ossia di accrescere la offerta, là dove i noli sono alti, come di restringere la offerta là dove sovrab bonda. Così, con una lentezza più o meno grande, ì noli alti e bassi in alcune linee si ripercuotono sul mercato e vi determinano, entro certi limiti, una distribuzione più profìcua del tonnellaggio navale. Per tal modo la domanda e l’ offerta finiscono per avere carattere unitario e riescono a determinare l’ andamento generale dei noli.
Rivista Bibliografica
]. Charles-Roux. — Notre marine marchande. — Paris, Colin, 1898, pag. 409 (4 fi'.).
L ’egregio Autore, già deputato alla Camera fran cese, dove combattè vigorosamente la legge sul ca
tenaccio, ha trattato un tema che non può non inte
ressare anche gl’italiani, quello cioè della condizione presente della marina mercantile francese e dei mezzi idonei a farla prosperare. Egli si dà pensiero della de cadenza della marina mercantile, ne ricerca le cause e ne studia i rimedi, esamina la legislazione sui premi per la marina, la navigazione postale, le linee postali sovvenzionate, il movimento commerciale dei porti francesi, alcune questioni marittime internazionali, come quella delle misure sanitarie e della unifica zione del diritto marittimo internazionale. In modo chiaro e preciso, con molta copia di dati e di no tizie, l’Autore espone uno stato di cose la cui im portanza nelle condizioni odierne della lotta com merciale internazionale non può essere esagerata e interessa anche il nostro paese. E con molta oppor tunità egli ha dato in appendice al suo interessante libro quelle disposizioni legislative e regolamentari che riguardano in un modo o nell’ altro il tema che ha preso a trattare.
Maurice Block. — Une crise de la propriété rurale en
Allemagne et l’organisalion da crédit agricole. —
P aris, Guillaumin, 1898, pag. 242.
Il Block ha avuto nel 1 8 9 7 dall’ Accademia delle scienze sociali e politiche di Parigi, l’incarico di re carsi in Germania per studiarvi la crise agricola e i problemi che solleva ai nostri giorni in quel paese la costituzione fondiaria e il credito applicato alla terra. Ne è venuta una relazione ch8 presenta indubbia mente un notevole interesse e che sarà consultata con profitto, anche perchè fa conoscere le idee e le proposte di coloro che hanno trattato le medesime questioni alle quali si è rivolta l’attenzione del Block. Questi ha diviso il suo studio in due parti, la prima delle quali tratta della proprietà rurale in Germania e la seconda del credito reale e personale. Nella prima il valente Autore si rifà alla servitù della
gleba esistente, almeno in parte, fino al principio del nostro secolo, espone la riforma compiuta dallo Stein, i risultati ottenuti e passa a studiare la crisi agri cola attuale e le sue cause, quali sono state esposte da alcuni scrittori, e che egli ritiene si possano ricon durre alla produzione eccessiva e alla concorrenza nel commercio dei cereali.
Ma è sua opinione che se vi è crisi, essa si con centra sulla proprietà ed è una conseguenza della feudalità. La proprietà si è accumulata nelle mani della nobiltà, la piccola e la media coltura sono state ridotte, in parte, dalla emigrazione dei coltivatori e l’emancipazione dei servi non ha potuto compieta- mente sostituire il lavoro dei servi con quello dei lavoratori liberi. Con questo, una parte della grande proprietà si è indebitata per ogni sorta di cause e per molti antichi signori la liquidazione è diventata necessaria. Il resto della grande e media proprietà ha subito più o meno le medesime conseguenze od è esposta a subirle. Or bene i rimedi proposti alla crise sono: la istituzione di un unico ered e; il fra zionamento parziale della grande proprietà in beni (temporaneamente) indivisibili, la limitazione del di ritto di indebitarsi. Ciascuno di questi rimedi è stato esaminato con larghezza dal Block nei successivi c a
pitoli della parte prima.
Quanto al credito agricolo reale e personale I Au tore, dopo aver dato uno sguardo generale al credito, ha preso in esame quello fondiario, il credito per sonale secondo il sistema dello Schulze-Delilzsch, il sistema Raiffeisen e quello di Offenbach dal nome della città dove il consigliere Haas ha promosso e associazioni rurali, che sono dissimili da quelle dello Schulze, perchè più specialmente plasmate in vista dei bisogni delle classi agricole.
La monografia del Block è accurata e ricca di informazioni. Si può soltanto deplorare che manchi a questo lavoro una conclusione generale, che rias suma le varie ricerche condotte con sì rara valentia. Avv. Ciro Luporini. — L a questione sociale e l'educa
zione popolare. — Palermo, Reber, 1898, pag. 72,
(lire 1.50).