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Tema d’Esame del 3 novembre 2017 – Parziale di Algebra Lineare

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Academic year: 2021

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Tema d’Esame del 3 novembre 2017 – Parziale di Algebra Lineare

𝐴𝑘 = ( −2 𝑘 0 𝑘 + 1

𝑘 + 2 −4 𝑘 − 2 −6 ) , 𝐵𝑘= (𝑘 − 20 ) , 𝑋 = (

𝑥 𝑦 𝑧 𝑡

)

𝐴𝑘𝑋 = 𝐵𝑘

• Consideriamo la matrice

(𝐴𝑘|𝐵𝑘) = ( −2 𝑘 0 𝑘 + 1 𝑘 − 2

𝑘 + 2 −4 𝑘 − 2 −6 0 )

e studiamone il rango al variare di 𝑘. Sia da notare che, considerando la prima e terza colonna si ha

det ( −2 0

𝑘 + 2 𝑘 − 2) = −2(𝑘 − 2) ≠ 0 ⟹ 𝑘 ≠ 2 ,

quindi la matrice (𝐴𝑘|𝐵𝑘) ha rango massimo, quindi ∀𝑘 ≠ 2 si ha rg 𝐴𝑘 = rg(𝐴𝑘|𝐵𝑘) = 2, il sistema risulta essere compatibile e ammette ∞𝑛−𝑟 = ∞2 soluzioni.

Consideriamo il caso 𝑘 = 2, per il quale

(𝐴2|𝐵2) = (−2 2 0 3 0 4 −4 0 −6 0) .

Si noti che ciascuna colonna è multipla del vettore (−1; 2), quindi la matrice ha rango 1, nonché

rg(𝐴2|𝐵2) = rg 𝐴2 = 1 ;

dunque il sistema è compatibile anche per 𝑘 = 2 ed ammette ∞3 soluzioni.

• Posto 𝑘 = 0 ci resta che risolvere il sistema associato alla matrice (𝐴0|𝐵0) = (−2 0 0 1 −2

2 −4 −2 −6 0 ) ,

che espresso in termini algebrici è dato da { −2𝑥 + 𝑡 = −2

2𝑥 − 4𝑦 − 2𝑧 − 6𝑡 = 0 ⟹ { 𝑡 = 2𝑥 − 2

2𝑥 − 4𝑦 − 2𝑧 − 12𝑥 + 12 = 0 ⟹ { 𝑡 = 2𝑥 − 2 𝑧 = −5𝑥 − 2𝑦 + 6

(2)

𝑆 = {(𝑥; 𝑦; −5𝑥 − 2𝑦 + 6; 2𝑥 − 2) ∈ ℝ4 ∶ 𝑥, 𝑦 ∈ ℝ}

= 〈(1; 0; −5; 2); (0; 1; −2; 0)〉 + (0; 0; 6; −2) .

Si noti che l’insieme delle soluzioni non è un sottospazio vettoriale, poiché non è esprimibile come chiusura. In altre parole è uno spazio affine, essendo il traslato di un sottospazio.

• La chiusura lineare di 𝑆 è data da

ℒ(𝑆) = 〈𝑆〉 = 〈(1; 0; −5; 2); (0; 1; −2; 0); (0; 0; 3; −1)〉 , dunque una sua possibile base è

〈𝑆〉 = ((1; 0; −5; 2); (0; 1; −2; 0); (0; 0; 3; −1)) , essendo tutti i tre vettori linearmente indipendenti.

𝐴𝑘 = (2 𝑘 3 − 𝑘

0 −1 0

0 𝑘 − 2 𝑘 − 1 )

• Per determinare gli autovalori di 𝐴𝑘 è sufficiente calcolare le radici del polinomio caratteristico associato alla matrice in questione.

det(𝐴𝑘− 𝜆𝐼3) = det (2 − 𝜆 𝑘 3 − 𝑘

0 −1 − 𝜆 0

0 𝑘 − 2 𝑘 − 1 − 𝜆

) = (2 − 𝜆)(−1 − 𝜆)(𝑘 − 1 − 𝜆) = 0 Ne seguono gli autovalori

𝜆 = −1 ∨ 𝜆 = 2 ∨ 𝜆 = 𝑘 − 1 .

• Gli autovalori sono distinti per 𝑘 − 1 ≠ −1 e 𝑘 − 1 ≠ 2, ossia ∀𝑘 ∈ ℝ ∖ {0; 3}.

• Per ogni 𝑘 ∈ ℝ ∖ {0; 3} la matrice è certamente diagonalizzabile. Non ci resta che discutere i casi 𝑘 = 0 e 𝑘 = 3.

Cominciamo dal caso 𝑘 = 0, per il quale la matrice 𝐴0 = (2 0 3

0 −1 0

0 −2 −1 )

(3)

ammette autovalori 𝜆 = −1 con 𝑚. 𝑎. (−1) = 2 e 𝜆 = 2 con 𝑚. 𝑎. (3) = 1. Affinché la matrice sia diagonalizzabile, le molteplicità algebriche e geometriche degli autovalori devono coincidere, dove ricordiamo che la molteplicità geometrica coincide con la dimensione dell’autospazio relativo all’autovalore considerato.

Essendo

(𝐴𝑘− 𝜆𝐼3) = (2 − 𝜆 0 3

0 −1 − 𝜆 0

0 −2 −1 − 𝜆

) , per 𝜆 = −1, abbiamo che la matrice

(𝐴𝑘+ 𝐼3) = (3 0 3

0 0 0

0 −2 0 ) ha rango pari a 2, quindi

𝑚. 𝑔. (−1) = dim 𝑉−1 = 𝑛 − rg(𝐴𝑘+ 𝐼3) = 3 − 2 = 1 ≠ 𝑚. 𝑎. (−1) .

Dato che la molteplicità algebrica e geometrica dell’autovalore 𝜆 = −1 non coincidono, la matrice 𝐴𝑘 non è diagonalizzabile per 𝑘 = 0.

Consideriamo infine il caso 𝑘 = 3, per il quale la matrice 𝐴𝑘 = (2 3 0

0 −1 0

0 1 2

)

ammette autovalori 𝜆 = −1 con 𝑚. 𝑎. (−1) = 1 e 𝜆 = 2 con 𝑚. 𝑎. (3) = 2. Calcoliamo le rispettive molteplicità geometriche. Tenuto conto che

(𝐴𝑘− 𝜆𝐼3) = (2 − 𝜆 0 3

0 −1 − 𝜆 0

0 −2 −1 − 𝜆

) , per 𝜆 = −1 abbiamo che la matrice

(𝐴𝑘+ 𝐼3) = (3 0 3

0 0 0

0 −2 0 ) ha rango rg(𝐴𝑘+ 𝐼3) = 2, ossia

𝑚. 𝑔. (−1) = 𝑛 − rg(𝐴𝑘+ 𝐼3) = 3 − 2 = 1 = 𝑚. 𝑎. (−1) ; per 𝜆 = 2, invece, la matrice

(𝐴𝑘− 2𝐼3) = (0 0 3

0 −3 0

0 −2 −3 ) ha rango rg(𝐴𝑘− 2𝐼3) = 2, cioè

𝑚. 𝑔. (2) = 𝑛 − rg(𝐴𝑘− 2𝐼3) = 3 − 1 = 2 = 𝑚. 𝑎. (2) .

Essendo le molteplicità algebriche e geometriche coincidenti per ogni autovalore, si ha che la

(4)

In definitiva la matrice 𝐴𝑘 è diagonalizzabile ∀𝑘 ∈ ℝ ∖ {0}.

𝐴 = (2 1 0 0 −1 1 0 −2 0

), 𝐵= (

ℎ 0 14 0 0 −12 0 2ℎ −ℎ

)

Ricordiamo che una matrice quadrata è invertibile se e solo se il suo determinante è diverso da zero.

Essendo

det 𝐴 = det (2 1 0 0 −1 1 0 −2 0

) = 4 ≠ 0 , la matrice 𝐴 è invertibile.

Affinché 𝐵 sia la matrice inversa di 𝐴, dev’essere 𝐴𝐵= 𝐼3, ossia

(2 1 0

0 −1 1 0 −2 0 )

(

ℎ 0 1

4

0 0 −1

0 2ℎ −ℎ)2

= (1 0 0 0 1 0 0 0 1

) .

Calcolando il prodotto matriciale si ha (

2ℎ 0 0

0 2ℎ 1

2− ℎ

0 0 1

) = (1 0 0 0 1 0 0 0 1

) ,

da cui segue ℎ =12.

Dire che esiste una combinazione lineare di vettori a coefficienti non tutti nulli tale che restituisca il vettor nullo, equivale a dire che i vettori sono tra loro linearmente dipendenti. Calcolando il determinante della matrice che ha per colonne i vettori assegnati, si ha

det (

1 0 0 1

0 2 5 2

1 0 −7 1

0 −1 10 −1

) = det ( 2 5 2

0 −7 1

−1 10 −1

) + det ( 0 0 1

2 5 2

−1 10 −1 )

= 14 − 5 − 14 − 20 + 20 + 5 = 0

(5)

quindi il rango della matrice non è massimo e ciò significa che i vettori sono tra loro linearmente dipendenti. Assodato che esiste una combinazione lineare di vettori a coefficienti non tutti nulli che restituisce il vettor nulla, proviamo a determinarne una.

Dati 𝑣⃗1 = (1; 0; 1; 0), 𝑣⃗2 = (0; 2; 0; −1), 𝑣⃗3= (0; 3; −7; 10), 𝑣⃗4 = (1; 2; 1; −1), essendo 𝑣⃗4= (1; 2; 1; −1) = (1; 0; 1; 0) + (0; 2; 0; −1) = 𝑣⃗1+ 𝑣⃗2 ,

si ha

𝑣⃗1+ 𝑣⃗2− 𝑣⃗4= 0⃗⃗ .

Affinché il vettore 𝑣⃗ = (0; 𝑘; −9) appartenga alla chiusura di 𝑆 = {(1; 2; 4); (0; −1; 3)}, l’insieme costituito da 𝑆 e 𝑣⃗ dev’essere legato, ossia i vettori devono essere linearmente dipendenti. A tal fine, poniamo

det (1 0 0

2 −1 𝑘

4 3 −9

) = 0 , da cui segue

9 − 3𝑘 = 0 ⟹ 𝑘 = 3 .

Affinché il vettore 𝑣⃗ = (6; −4; 0; 5) abbia componenti 𝑣⃗|ℬ= (0; 0; 0; 2), dev’essere 𝑣⃗ = (6; −4; 0; 5) = 0𝑒⃗1+ 0𝑒⃗2+ 0𝑒⃗3+ 2𝑒⃗4 = 2𝑒⃗4 ⟹ 𝑒⃗4 =1

2𝑣⃗ = (3; −2; 0;5 2) . Una possibile base ordinata è data da

ℬ = ((1; 0; 0; 0); (0; 1; 0; 0); (0; 0; 1; 0); (3; −2; 0;5 2)) .

𝑈 = {(𝑥; 𝑦; 𝑧; 𝑡) ∈ ℝ4 ∶ 𝑦 = 7 − 𝑥 + 3𝑡} = 〈(1; −1; 0; 0); (0; 0; 1; 0); (0; 3; 0; 1)〉 + (0; 7; 0; 0) Dato che 𝑈 non può essere scritto come chiusura, non è possibile costruirne un sistema di generatori.

La sua chiusura lineare è data da

ℒ(𝑈) = 〈𝑈〉 = 〈(1; −1; 0; 0); (0; 0; 1; 0); (0; 3; 0; 1); (0; 1; 0; 0)〉 = ℝ4

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