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analisi di contesto

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Academic year: 2022

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(1)

ARCH. ALESSANDRO ZUFFERLI COPYRIGHT WARNING: I DISEGNI, LE SPECIFICHE E IL RESTO DEL MATERIALE (CHE IN QUESTA NOTAZIONE E' STATO COMPLESSIVAMENTE CHIAMATO "IL MATERIALE") SONO OGGETTO DEL COPYRIGHT E CONSEGUENTEMENTE PROTETTI DA LEGGI ITALIANE ED INTERNAZIONALI. QUALUNQUE RIPRODUZIONE, ADATTAMENTO O ALTRO USO DEL MATERIALE SENZA IL CONSENSO SCRITTO DELL'ARCH. ALESSANDRO ZUFFERLI, COSTITUIRA' UNA VIOLAZIONE DI QUESTE LEGGI E COLUI CHE NON LE RISPETTERA' SARA' PASSIBILE DI SANZIONI CIVILI ED AZIONI LEGALI. LE DIMENSIONI SCRITTE HANNO LA PRECEDENZA SULLE DIMENSIONI IN SCALA. QUALUNQUE CAMBIAMENTO FATTO DAL CONTRACTOR DOVREBBE ESSERE DOCUMENTATO ED INOLTRATO A QUESTO UFFICIO PER ESSERE APPROVATO. I CONTRACTORS DOVREBBERO VERIFICARE TUTTE LE PRINCIPALI DIMENSIONI IN LOCO E NOTIFICARE IMMEDIATAMENTE QUALSIASI DISCREPANZA. GLI SHOP DRAWINGS DEVONO ESSERE MANDATI A QUEST'UFFICIO PER ESSERE APPROVATI PRIMA DELL'EFFETTIVA MESSA IN OPERA.

IL CONTRACTOR DEVE ASSICURARSI CHE IL DISEGNO SIA STATO EMESSO PRIMA DI COMINCIARE IL LAVORO.

RIQUALIFICAZIONE DELL'AREA A SUD DI

VIALE ALDO MORO

TREVIGLIO -BG-

PROGETTO ARCHITETTONICO: arch. Alessandro Zufferli

via Cavour 7b, Madone, BG, Italy

P.IVA 03052770165 e C.F. ZFFLSN74P30A940B mail: alezufferli@gmail.com

pec: alessandro.zufferli@archiworldpec.it web: www.alezufferli.it

CLIENTE: ABR Costruzioni s.r.l.

via F.lli Galliari 20, Treviglio, BG, Italy C.F. e P.IVA 03501390169

mail: abrcostruzionisrl@open.legalmail.it

PIANO ATTUATIVO IN VARIANTE VAS. Analisi di contesto

18001_PL_RE_802b_00.doc

14.09.2018 00

-

802b

CLIENTE: Rovida Cesare

via Boldrini 10, Vigevano, PV, Italy C.F. RVDCSR34M11G388H

PROGETTO TECNICO: geom. Giovanni Luigi Allievi

via A.Gramsci 4, Arcene, BG, Italy

P.IVA 04174480162 e C.F.LLVGNN62L01A794Q mail: std.allievi@gmail.com

pec: giovanniluigi.allievi@geopec.it RELAZIONE

(2)

Città di Treviglio

Regione Lombardia _ Provincia di Bergamo

ambito di progettazione unitaria n. 8 ‘viale aldo moro’:

proposta di piano attuativo in variante al PGT vigente

valutazione ambientale strategica

_ rapporto preliminare

art.13 D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 ‘Norme in materia ambientale’

allegato _

analisi di contesto

soggetto proponente ABR Costruzioni srl

autorità procedente

………..

autorità competente per la VAS

………...

consulente esterno Moris Lorenzi

2018 _ 14 settembre

(3)

indice

1. PREMESSA ... 5 2. ARIA E CAMBIAMENTI CLIMATICI ... 6

2.1. caratterizzazione di stato 7

2.1.1. alla scala vasta ... 7 2.1.2. alla scala locale ... 14

2.2. dinamiche tendenziali 19

3. RISORSE IDRICHE ... 22

3.1. caratterizzazione di stato 23

3.1.1. alla scala vasta ... 23 3.1.2. alla scala locale ... 23

3.2. dinamiche tendenziali 29

4. SUOLO ... 31

4.1. caratterizzazione di stato 31

4.1.1. alla scala vasta ... 31 4.1.2. alla scala locale ... 33

4.2. dinamiche tendenziali 38

5. ATTIVITÀ ANTROPICHE... 41

5.1. caratterizzazione di stato 41

5.1.1. alla scala vasta ... 41 5.1.1. alla scala locale ... 45

5.2. dinamiche tendenziali 48

6. NATURA E BIODIVERSITÀ ... 50

6.1. caratterizzazione di stato 51

6.1.1. alla scala vasta ... 51 6.1.2. alla scala locale ... 52

6.2. dinamiche tendenziali 59

7. PAESAGGIO ... 60

7.1. caratterizzazione di stato 61

7.1.1. alla scala vasta ... 61 7.1.2. alla scala locale ... 62

7.2. dinamiche tendenziali 67

8. SALUTE ... 68

8.1. caratterizzazione di stato 68

8.1.1. alla scala vasta ... 68 8.1.2. alla scala locale ... 70

8.2. dinamiche tendenziali 70

9. AGENTI FISICI (RUMORE, INQUINAMENTO LUMINOSO,

ELETTROMAGNETISMO) ... 71

9.1. caratterizzazione di stato 73

9.1.1. alla scala vasta ... 73 9.1.2. alla scala locale ... 75

9.2. dinamiche tendenziali 82

10. RISCHI ... 84

(4)

10.1. caratterizzazione di stato 84

10.1.1. alla scala vasta ... 84 10.1.2. alla scala locale ... 90

10.2. dinamiche tendenziali 90

11. MOBILITÀ ... 91

11.1. caratterizzazione di stato 91

11.1.1. alla scala vasta ... 91 11.1.2. alla scala locale ... 92

11.2. dinamiche tendenziali 93

12. RIFIUTI ... 95

12.1. caratterizzazione di stato 97

12.1.1. alla scala vasta ... 97 12.1.2. alla scala locale ... 98

12.2. dinamiche tendenziali 101

13. ENERGIA ... 102

13.1. caratterizzazione di stato 103

13.1.1. alla scala vasta ... 103 13.1.2. alla scala locale ... 104

13.2. dinamiche tendenziali 110

14. AGRICOLTURA ... 112

14.1. caratterizzazione di stato 114

14.1.1. alla scala vasta ... 114 14.1.1. alla scala locale ... 115

14.2. dinamiche tendenziali 120

15. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ... 122

15.1. P.T.R._Piano Territoriale Regionale 122

15.1.1. contenuti di indirizzo ... 123 15.1.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 123 15.1.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 124

15.2. P.P.R._Piano Paesaggistico Regionale 125

15.2.1. contenuti di indirizzo ... 126 15.2.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 127 15.2.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 129

15.3. R.N.2000_Rete Natura 2000 129

15.3.1. contenuti di indirizzo ... 130 15.3.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 130 15.3.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 130

15.4. P.T.U.A._Programma Regionale di Tutela ed Uso delle Acque 131

15.4.1. contenuti di indirizzo ... 131 15.4.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 132 15.4.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 132

15.5. P.R.I.A._Piano Regionale degli Interventi per la Qualità dell’Aria 133

15.5.1. contenuti di indirizzo ... 133 15.5.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 134 15.5.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 135

15.6. P.S.R._Programma di Sviluppo Rurale 136

15.6.1. contenuti di indirizzo ... 136

(5)

15.6.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 136 15.6.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 137

15.7. P.E.R._Programma Energetico Regionale 137

15.7.1. contenuti di indirizzo ... 138 15.7.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 139 15.7.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 139

15.8. P.A.I._Piano Stralcio per l’assetto Idrogeologico 139

15.8.1. contenuti di indirizzo ... 140 15.8.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 141 15.8.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 142

15.9. P.T.C.P._Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Bergamo142

15.9.1. contenuti di indirizzo ... 142 15.9.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 144 15.9.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 145

15.10. R.E.R._Rete Ecologica Regionale 145

15.10.1. contenuti di indirizzo ... 147 15.10.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 148 15.10.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 149

15.11. P.A.R.R._Piano d’Azione per la Riduzione dei Rifiuti in Regione Lombardia 150

15.11.1. contenuti di indirizzo ... 151 15.11.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 151 15.11.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 152

15.12. P.R.A.P._Piano regionale delle Aree protette 152

15.12.1. contenuti di indirizzo ... 154 15.12.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 155 15.12.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 156

15.13. P.I.F._Piano di Indirizzo Forestale della Provincia di Bergamo 156

15.13.1. contenuti di indirizzo ... 156 15.13.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 158 15.13.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 159

15.14. P.R.I.M._Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei rischi 159 15.15. P.R.M.C._ Piano Regionale della Mobilità Ciclistica 159 15.16. P.R.M.T._Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti 160 15.17. P.E.A.R._Programma Energetico Ambientale Regionale 161

15.17.1. contenuti di indirizzo ... 162 15.17.2. contenuti di cogenza e condizionamenti ... 162 15.17.3. contenuti correlati alle attività oggetto di pianificazione attuativa ... 162

(6)

1. premessa

L’analisi di contesto ha l’obiettivo di rappresentare il contesto all’interno del quale si operano le scelte della proposta di variante al PGT vigente, gli ambiti di analisi, le principali sensibilità e criticità ambientali, lo scenario programmatico di riferimento: in sintesi, quegli elementi conoscitivi di base utili per valutare le scelte progettuali strutturali della proposta in oggetto.

L’esito dell’analisi di contesto è costituito dalla individuazione degli elementi di contestualizzazione necessari per una adeguata integrazione ambientale della proposta di piano attuativo e di coerenza con il quadro programmatico in essere.

L’analisi di contesto, come allegato sostanziale del rapporto preliminare e del rapporto ambientale, sviluppa i contenuti di cui alle lettere b), c), d), e) dell’allegato VI al DLgs 4/2008 e più in generale i contenuti del sistema dispositivo relativo al piano e al procedimento di VAS che definiscono ruolo e funzione del quadro conoscitivo e orientativo delle scelte di piano.

In rifermento ai principi di razionalità, efficacia e non duplicazione, l’analisi di contesto sviluppata integra e attualizza, per le necessità di questa proposta di piano attuativo in variante al PGT vigente, la documentazione già prodotta negli endo-procedimenti che hanno accompagnato la formulazione del PGT vigente.

Al fine di meglio delineare lo spazio di azione del percorso di valutazione ambientale del piano, si segnala che i contenuti conoscitivi, valutativi e di indirizzo sviluppati, al fine di evitare ridondanze argomentative e/o sovrapposizione con il quadro dispositivo in essere, sono al netto:

> di quanto tematicamente o per competenza non assumibile o trattabile in modo pertinente dallo specifico strumento di settore in oggetto, i cui contenuti sono disci- plinati dalla legge urbanistica regionale

> di quanto definito dal quadro normativo e procedurale in essere, che come tale è ineludibile e costituisce riferimento per la formulazione della specifica successiva progettualità attuativa delle previsioni del piano

Le componenti ambientali che costituiscono tema di analisi di contesto sono quelle definite dal quadro dispositivo in essere, e in particolare dalla direttiva europea VAS e dal suo recepimento entro la normativa nazionale e regionale.

_ ARIA E CAMBIAMENTI CLIMATICI _ RISORSE IDRICHE

_ SUOLO

_ ATTIVITÀ ANTROPICHE _ NATURA E BIODIVERSITÀ _ PAESAGGIO

_ SALUTE

(7)

_ AGENTI FISICI (RUMORE ED ELETTROMAGNETISMO) _ RISCHI NATURALI E INDUSTRIALI

_ RIFIUTI _ ENERGIA _ AGRICOLTURA

Tali componenti costituiscono anche i fattori di riferimento attraverso i quali sono valutati, con diversi gradi di incidenza, gli effetti delle scelte di piano, all’interno del Rapporto Ambientale.

L’analisi è condotta nelle sezioni a seguire, per ogni componente ambientale, attraverso la seguente articolazione:

> le fonti informative utilizzate

> gli elementi descrittivi di stato (caratterizzazione e consistenza dei fenomeni in essere, elementi comparativi tra l’ambito di intervento e il contesto d’area vasta entro cui si colloca)

> le dinamiche evolutive generali

> obiettivi e strategie di piani/programmi/politiche sovraordinati (quadro di riferimento programmatico)

2. aria e cambiamenti climatici

fonti informative:

ARPA Lombardia, RSA 2016, VAS del PGT normativa:

La valutazione e la gestione della qualità dell’aria sul territorio regionale viene effettuata sulla base di quanto previsto dal D.Lgs n. 155 del 13/08/2010, che ha recepito la Direttiva Quadro sulla qualità dell’aria 2008/50/CE.

Il decreto stabilisce come e dove misurare la qualità dell’aria, i valori limite e obiettivo dei diversi inquinanti e disciplina le attività che necessariamente devono essere sviluppate per consentire il raggiungimento dei valori limite e il perseguimento dei valori obiettivo di qualità dell’aria.

Il D.Lgs n. 155/2010 ha previsto alcune fasi fondamentali nel processo di valutazione della qualità dell’aria:

- la zonizzazione del territorio in base a densità emissiva, caratteristiche orografiche e meteo-climatiche, grado di urbanizzazione

- l’individuazione di un set di stazioni tra quelle presenti sul territorio regionale per la valutazione della qualità dell’aria

- la rilevazione e il monitoraggio del livello di inquinamento atmosferico

- l’adozione, in caso di superamento dei valori limite, di misure di intervento sulle sorgenti di emissione

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Per rispondere alla prima fase, Regione Lombardia ha predisposto una nuova zonizzazione del territorio regionale definita attraverso la DGR n. 2605 del 30/11/2011.

2.1. caratterizzazione di stato

2.1.1. alla scala vasta

Il forte tasso di urbanizzazione, l’elevata densità di attività produttive, il traffico e le peculiari caratteristiche geomorfologiche della pianura Padana e del contesto lombardo contribui- scono all’emissione e all’accumulo di sostanze inquinanti nell’aria.

In Lombardia sono individuate zone e agglomerati del territorio regionale in base ai para- metri rilevanti della qualità dell’aria, alle caratteristiche orografiche e meteo-climatiche, alla densità abitativa, al carico emissivo e al grado di urbanizzazione del territorio:

• tre agglomerati (Milano, Bergamo e Brescia): sono caratterizzati, oltre che da un’elevata densità abitativa e di traffico, dalla presenza di attività industriali e da ele- vate densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV. Inoltre, si tratta di aree che presentano maggiore disponibilità di trasporto pubblico locale (TPL);

• quattro zone:

o Zona A – Pianura ad elevata urbanizzazione: area caratterizzata da densità abi- tativa ed emissiva elevata, ma inferiore a quella degli agglomerati, e da consi- stente attività industriale. Ricadono in questa zona la fascia di Alta Pianura (esclusi gli agglomerati) e i capoluoghi della Bassa Pianura (Pavia, Lodi, Cremo- na e Mantova) con i Comuni attigui. L’area è caratterizzata da una situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento li- mitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica caratterizzata da alta pressione)

o Zona B – Zona di pianura: area caratterizzata da densità emissiva inferiore ri- spetto alla zona A e da concentrazioni elevate di PM10, con componente secon- daria percentualmente rilevante. Essendo una zona con elevata presenza di at- tività agricole e di allevamento, è interessata anche da emissioni di ammoniaca.

Come nella zona A, le condizioni meteorologiche sono avverse per la dispersio- ne degli inquinanti

o Zona C – Montagna: area caratterizzata da minore densità di emissioni di PM10 primario, NOX, COV antropico e NH3, ma importanti emissioni di COV biogeni- che. L’orografia è montana con situazione meteorologica più favorevole alla di- spersione degli inquinanti e bassa densità abitativa

o Zona D – Fondovalle: zona comprendente le porzioni di territorio poste a quota inferiore a 500 m s.l.m. dei Comuni ricadenti nelle principali Vallate delle Zone C e A (Valtellina, Val Chiavenna, Val Camonica, Val Seriana e Val Brembana). In essa si verificano condizioni di inversione termica frequente, tali da giustificare la definizione di una zona diversificata sulla base della quota altimetrica. Le densità emissive sono superiori a quelle della zona di montagna e paragonabili a quelle della zona A

In Lombardia è, inoltre, adottata una zonizzazione in relazione all’ozono, in cui vengono mantenute tre (A, B e D) delle quattro zone identificate, mentre la zona C viene distinta in:

(9)

• Zona C1 – Area prealpina e appenninica: comprende la fascia prealpina e appennini- ca dell’Oltrepò Pavese, maggiormente esposta al trasporto di inquinanti provenienti dalla Pianura, in particolare dei precursori dell’ozono

• Zona C2 – Area alpina: corrisponde alla fascia alpina, meno esposta al trasporto di inquinanti che caratterizza la zona C1

Zonizzazione ai sensi della DGR n. 2605/2011

Zonizzazione ai sensi della DGR n 2605/2011 (Valutazione Ozono)

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Come definito dalla zonizzazione regionale relativa alla qualità dell’aria, Treviglio ricade en- tro l’agglomerato di Bergamo.

In comune di Treviglio è presente una stazione per il rilevamento della qualità dell’aria, si- tuata in piazza Insurrezione. Gli inquinanti analizzati in detta stazione sono: CO, NO2, PM10, PM2.5, SO2. Si riscontrano superamenti saltuari del valore limite di PM10 e di PM2.5 mentre gli altri inquinanti risultano in genere al di sotto dei valori limite imposti dall’attuale normativa.

L’indice di qualità dell’aria è variabile ma con presenza di giorni in cui varia da accettabile a mediocre.

Nelle successive tabelle sono riassunti i limiti previsti dalla normativa nazionale per i diversi inquinanti.

Obiettivi e limiti di legge per la protezione della salute umana (ai sensi del D. Lgs. 155/2010)

Soglie di allarme e informazione (ai sensi del D. Lgs. 155/2010)

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Valori obiettivo e livelli critici per la protezione della vegetazione

Lo scenario tendenziale circa la qualità dell’aria è molto aleatorio e in funzione di politiche generali e congiunture economiche non predeterminabili; ad oggi, è del tutto evidente ad esempio lo iato tra i principi programmatici e le azioni di contenimento delle emissioni cli- malteranti (dal livello comunitario a quello regionale) e il persistere delle condizioni di scarsa qualità dell’aria.

A seguire, alcuni grafici che illustrano l’andamento, in Regione Lombardia, per i principali in- quinanti (fonte: ARPA Lombardia, 2016), dai quali si evince un generale miglioramento delle condizioni di inquinamento atmosferico, pur persistendo situazioni di criticità a livello locale.

(12)

L’analisi dei dati raccolti nell’anno 2016 conferma che i parametri particolarmente critici per l’inquinamento atmosferico sono l’ozono e il particolato fine, per i quali sono numerosi e ri- petuti i superamenti dei limiti. Il biossido d’azoto, mostra un superamento dei limiti meno diffuso, ma comunque importante, anche in relazione al carattere secondario e al suo coin- volgimento nella dinamica di produzione dell’ozono.

Per quanto riguarda SO2, CO e benzene, invece, le concentrazioni sono largamente al di sotto dei limiti (SO2) o comunque inferiori a quanto previsto come limite dal D.Lgs. 155/2010.

In generale si conferma la tendenza ad avere concentrazioni basse per gli inquinanti primari tipici del traffico, come il CO, per il quale la diffusione di motorizzazioni a emissione specifi- ca sempre inferiore permette di ottenere importanti riduzioni delle concentrazioni in atmo- sfera. La diffusione del filtro antiparticolato ha permesso di ottenere riduzioni significative delle concentrazioni di PM10 in aria (sebbene spesso ancora sopra i limiti, almeno per il limite sulla media giornaliera), nonostante la diffusione dei veicoli diesel. Quest’ultima tipologia di

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motorizzazione, d’altra parte, è critica per l’NO2 poiché anche le classi euro più recenti (fino all’euro V) sembrano non mantenere su strada le performances emissive dimostrate in fase di omologazione. Non si riscontrano miglioramenti significativi neanche per l’O3, inquinante secondario che durante la stagione calda si forma in atmosfera a partire proprio dalla pre- senza degli ossidi di azoto e dei composti organici volatili.

I livelli di concentrazione degli inquinanti atmosferici dipendono sia dalla quantità e dalle modalità di emissione degli inquinanti stessi sia dalle condizioni meteorologiche, che influi- scono sulle condizioni di dispersione e di accumulo degli inquinanti e sulla formazione di al- cune sostanze nell’atmosfera stessa. Generalmente, un maggior irraggiamento solare pro- duce un maggior riscaldamento della superficie terrestre e di conseguenza un aumento del- la temperatura dell’aria a contatto con essa.

(14)

Questo instaura moti convettivi nel primo strato di atmosfera (PBL) che hanno il duplice ef- fetto di rimescolare le sostanze in esso presenti e di innalzare lo strato stesso.

Conseguenza di tutto questo è una diluizione in un volume maggiore di tutti gli inquinanti, per cui una diminuzione della loro concentrazione. Viceversa, condizioni fredde portano a una forte stabilità dell’aria e allo schiacciamento verso il suolo del primo strato atmosferico, il quale funge da trappola per le sostanze in esso presenti, favorendo così l’accumulo degli inquinanti e l’aumento della loro concentrazione.

Viene confermata la stagionalità degli inquinanti: NO2, C6H6, PM10, PM2.5 e in misura minore SO2 e CO, che hanno dei picchi centrati sui mesi autunnali e invernali, quando il ristagno

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atmosferico causa un progressivo accumulo degli inquinanti emessi dal traffico autoveicolare e dagli impianti di riscaldamento; contrariamente l’O3, tipico inquinante fotochimico, presen- ta un andamento con un picco centrato sui mesi estivi, quando si verificano le condizioni di maggiore insolazione e temperatura che ne favoriscono la formazione fotochimica. In parti- colare, le condizioni peggiori nelle grandi città si hanno quando diminuiscono solo parzial- mente le emissioni di NO e l’anticiclone provoca condizioni di subsidenza e di assenza di venti sinottici, con sviluppo di brezze, che trasportano ed accumulano sottovento ai grandi centri urbani le concentrazioni di O3 prodotte per effetto fotochimico.

Nella provincia di Bergamo gli inquinanti normati che sono risultati critici nell’anno 2016 so- no il particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), il biossido di azoto e l’ozono.

Oltre al carico emissivo e alla meteorologia, anche l’orografia del territorio ha un ruolo im- portante nel determinare i livelli di concentrazione degli inquinanti: la parte del territorio provinciale di Bergamo, fortemente urbanizzata ed industrializzata, insiste sulla pianura pa- dana, ed è delimitato a nord da rilievi montuosi che limitano fortemente la circolazione dell’aria. Pertanto, in quest’area, in presenza di inversione termica, caratteristica dei periodi freddi, che inibisce il rimescolamento verticale dell’aria, si generano condizioni di stabilità che favoriscono l’accumulo degli inquinanti emessi al suolo.

2.1.2. alla scala locale

Dai dati di ARPA Lombardia (valutazioni prodotte con strumenti modellistici) relativi all’indice di qualità dell’aria (QA) emerge per il contesto comunale di Treviglio una certa variabilità, connessa alle condizioni atmosferiche locali che porta, in media, a definire valori dell’indice QA compresi tra mediocre e accettabile. Rispetto al PM10, le simulazioni evidenziano con- centrazioni variabili, comprese tra 0-25 μg/m3 e più frequentemente comprese tra 26-50 μg/m3. Anche per il PM2.5 si registrano concentrazioni variabili, comprese tra 0-20 μg/m3 e in alcuni casi comprese tra 21-40 μg/m3. Le concentrazioni di NO2 risultano in generale conte- nute tra 0-100 μg/m3 mentre per l’O3 la situazione risulta assai variabile ma mediamente prevalgono valori compresi tra 91-180 μg/m3.

In linea generale si può affermare che le condizioni di qualità dell’aria peggiori si registrano in prossimità degli assi stradali maggiormente trafficati (SP11, SP472, SS42) e nelle aree a maggiore densità abitativa.

Treviglio apparitene alla zona climatica E (accensione impianti termici con limite massimo consentito di 14 ore giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile). I Gradi giorno1 sono 2.237. La classificazione climatica dei comuni italiani è stata introdotta per regolamentare il funziona- mento ed il periodo di esercizio degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia.

1 Il grado-giorno (GG) di una località è l'unità di misura che stima il fabbisogno energetico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni. Rappresenta la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, degli incrementi medi giornalieri di temperatura necessari per raggiungere la soglia di 20°C. Più alto è il valore del GG e maggiore è la necessità di tenere acceso l'impianto termico.

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cenni agli aspetti climatici

La diversità di quota e di esposizione, rendono il clima delle aree montane e pedemontane assai variabile da luogo a luogo. L’effetto barriera delle Alpi per le correnti nord-occidentali influenza le condizioni atmosferiche generali, alterando il carattere delle masse d’aria e delle perturbazioni.

Un altro elemento decisivo che influisce particolarmente sui climi locali delle vallate è la maggiore o minore insolazione in primavera. Vi sono versanti quasi costantemente in ombra sui quali può accadere che il manto nevoso si conservi ancora intatto quando sui versanti soleggiati la neve si è già sciolta fino a 1.500 - 2.000 metri.

L’omogeneità dell’orografia caratterizza invece la pianura padana come una regione dove i tratti salienti del clima si presentano abbastanza caratterizzanti e indicativi per vaste porzioni geografiche; questo comporta la possibilità di discutere le caratteristiche climatiche della zo- na pianeggiante della Provincia nel contesto più generale del clima padano. La pianura pa- dana è caratterizzata da un clima prettamente continentale: tuttavia i caratteri più accentuati di tale clima vengono talvolta attenuati per l’influenza del mare Adriatico, specie nelle Pro- vince di Brescia e di Mantova, mentre la catena alpina la ripara dalle correnti fredde prove- nienti dall’Europa settentrionale.

Rispetto alla pluviometria, il territorio della Provincia di Bergamo è interessato da precipita- zioni progressivamente crescenti, passando dalle zone di bassa pianura (valori compresi tra i 600 e gli 800 mm/anno) fino alle zone montuose in corrispondenza dello spartiacque, dove si registrano precipitazioni superiori ai 1.500 mm all’anno.

Treviglio si caratterizza per un regime pluviometrico tipico delle aree pianeggianti, in cui si possono distinguere due minimi in estate (giugno, luglio) e in inverno (dicembre, gennaio, febbraio) e due massimi in primavera (maggio) e in autunno (settembre, ottobre).

Diagrammi delle precipitazioni medie mensili ottenute dai dati pluviometrici raccolti presso la stazione di Treviglio, per il periodo compreso fra il 1951 ed il 1988, integrandoli sino all’anno 2000 con i dati acquisiti dalla stazione dell’Istituto Tecnico Agrario di Stato G. Cantoni di Tre- viglio (fonte: Studio della componente geologica, idrogeologica e sismica del territorio comu- nale)

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Diagrammi delle precipitazioni medie annue ottenute dai dati pluviometrici raccolti presso la stazione di Treviglio, per il periodo compreso fra il 1951 ed il 1988, integrandoli sino all’anno 2000 con i dati acquisiti dalla stazione dell’Istituto Tecnico Agrario di Stato G. Cantoni di Tre- viglio (fonte: Studio della componente geologica, idrogeologica e sismica del territorio comu- nale)

Rispetto alle temperature, si registra una notevole variabilità delle temperature medie sul territorio provinciale, con un andamento decrescente procedendo dalle zone pianeggianti verso le valli. Per il territorio in esame, si riportano di seguito i diagrammi ricavati dalla sta- zione di Treviglio e riportanti la radiazione solare media mensile e le temperature medie mensili.

Radiazione solare media mensile (fonte: Studio della componente geologica, idrogeologica e sismica del territorio comunale)

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Temperature medie mensili (fonte: Studio della componente geologica, idrogeologica e sismi- ca del territorio comunale)

Entro un periodo più ravvicinato (anno 2017), si riporta la seguente tabella riassuntiva rispet- to a fattori quali temperatura, vento e pioggia per Treviglio (fonte: meteotreviglio.com – ar- chivio della stazione meteo di Treviglio).

A seguire i dati riferiti all’anno 2017 per temperatura, vento, pioggia, irraggiamento solare e relativi diagrammi.

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2.2. dinamiche tendenziali

Se rispetto agli inquinanti rilasciati in atmosfera le moderne tecnologie unitamente a disposizioni normative sempre più stringenti e controlli frequenti lasciano intendere una linea di tendenza (peraltro avviata ormai da oltre un decennio) volta ad un generale miglioramento della qualità dell’aria, i condizionamenti dati dai cambiamenti climatici in corso evidenziano potenziali elementi di criticità. Dai dati ARPA Lombardia risulta che dal 1850 ad oggi, la temperatura media dell’aria in Lombardia è aumentata in circa 2ºC, corrispondendo a un incremento delle temperature medie di circa (+) 0.12ºC per decade. Il riscaldamento si è accentuato notevolmente negli ultimi 30 anni, durante i quali si è registrata un’anomalia positiva della temperatura media dell’aria di circa (+) 0,2 - 0,3ºC rispetto alla media del periodo di riferimento 1968-1996.

È importante evidenziare che nel Nord d’Italia, e specialmente nelle aree alpine, il riscaldamento è stato più intenso rispetto alla media europea e globale, con valori d’incremento delle temperature medie circa doppi di quelli registrati a livello globale. Il processo di riscaldamento è stato sistematicamente più accentuato durante i mesi di primavera e soprattutto durante la stagione estiva, e meno pronunciato nelle stagioni autunnali e invernali.

In relazione ai valori estremi di temperatura, durante gli ultimi 60 anni è stato rilevato un incremento in frequenza degli eventi estremi relativi a temperature elevate, a scapito di una diminuzione nella frequenza degli eventi estremi relativi alle basse temperature. Questa tendenza, determinata da uno spostamento nella distribuzione delle temperature massime e

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minime giornaliere, risulta quindi in un aumento consistente degli eventi estremamente caldi e una diminuzione, seppur minore, degli eventi estremamente freddi.

Per quanto riguarda invece l'andamento a lungo termine delle precipitazioni cumulate, dal 1850 ad oggi si può evidenziare un leggero trend di calo nella quantità totale annua (dell’ordine del -5% ogni cento anni), più intenso durante gli ultimi decenni, con una diminuzione di circa (-) 2.0 ± 2.4 % rispetto alla media dell’intero periodo considerato.

Mentre le stime sulla diminuzione delle precipitazioni cumulate non risulta molto significativa statisticamente, notevolmente significativa è invece la diminuzione nel Nord d’Italia del numero totale di eventi precipitativi e l’incremento della loro intensità. Negli ultimi 120 anni è stata stimata una riduzione del numero di giorni piovosi di circa il (-) 6%, parallelamente a un incremento dell’intensità degli eventi precipitativi di circa 26 mm per secolo. Accanto alla riduzione del numero di giorni piovosi, è in atto nel Nord d’Italia un aumento del numero di giorni siccitosi con un trend di (+) 2 eventi siccitosi per secolo.

Nonostante le incertezze legate agli scenari socio-economici futuri e ai limiti dei modelli numerici, i principali modelli climatici concordano nel prevedere per i prossimi decenni un’intensificazione della variabilità climatica e dei trend finora rilevati nelle principali variabili meteo-climatiche, che molto probabilmente indurranno importanti effetti nelle caratteristiche climatiche, idrologiche, morfologiche e paesaggistiche della regione.

Per quanto riguarda le temperature, per il periodo 2021-2050 e secondo lo scenario emissivo A1B , in Lombardia ci si aspetta un riscaldamento medio della temperatura dell’aria di circa 1.5ºC (rispetto al periodo di riferimento 1961-1990), con aumenti previsti più intensi soprattutto nella stagione estiva (+ 2ºC) rispetto a quella invernale (+1ºC). Anche per quanto concerne le proiezioni a lungo termine (2071-2100), i principali modelli concordano nel prevedere la continuità delle tendenze finora ricavate, con un aumento delle temperature medie di circa (+) 3.5ºC entro la fine del periodo considerato con valori di aumento relativi più bassi per la stagione invernale (tra 3 - 4ºC), e aumenti di fino a circa (+) 4-5ºC per il periodo estivo. Valori più alti di riscaldamento si ottengono per scenari corrispondenti a più alte emissioni (es. A2).

Oltre all’evoluzione dei valori medi, le proiezioni indicano un sostanziale cambiamento nella variabilità interannuale delle temperature nel Nord d’Italia. L’aumento della variabilità estiva della temperatura, in sinergia all’aumento delle massime stagionali, indica un aumento considerevole della probabilità di occorrenza delle ondate di calore. In particolare, si prevede un aumento dei giorni di estrema calura di circa (+) 13-30 giorni all’anno per il periodo 2021-2050, e di circa (+) 45-60 giorni all’anno per il periodo 2071-2100 rispetto al periodo di riferimento. Inoltre, si prevede che la temperatura massima raggiunta durante questi eventi estremi s’innalzerà di circa 2ºC entro il periodo 2021-2050, e di quasi 5ºC entro il periodo 2071-2100.

Per quanto concerne le precipitazioni, le proiezioni per il periodo 2021-2050 non indicano una variazione statisticamente significativa nei valori medi annuali nel territorio regionale.

Tuttavia i modelli proiettano un leggero incremento nelle precipitazioni invernali medie di circa il (+) 5%, a scapito di una diminuzione attorno al (-) 5% delle precipitazioni medie estive, entrambi rispetto al periodo di riferimento. Per quanto riguarda le proiezioni a lungo termine (2071-2100) analogamente ai risultati del periodo anteriore, le stime non

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evidenziano variazioni dei valori medi annuali delle precipitazioni cumulate statisticamente significative.

Sono previsti invece cambiamenti ancora più marcati nella distribuzione stagionale delle precipitazioni, la cui magnitudine varia considerevolmente secondo gli scenari emissivi considerati. Secondo lo scenario A1B, ci si aspetta una diminuzione delle precipitazioni di circa (-) 15% per la stagione estiva, e un aumento sostanziale delle precipitazioni invernali con valori che potrebbero arrivare fino a (+) 20%, entrambi rispetto alla media del periodo di riferimento.

Infine, i cambiamenti nel regime delle precipitazioni associati a quelli di temperatura ed evaporazione, potrebbero portare a un significativo aumento degli eventi siccitosi, nonché della loro durata.

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3. risorse idriche

fonti informative:

ARPA Lombardia, RSA 2016, VAS del PGT, Studio Geologico comunale, Studio del Reticolo Idrico Comunale / Documento di Polizia Idraulica, Studio Idrogeotecnico per la COGEIDE S.p.A., PTUA Lombardia

normativa:

La normativa sulla tutela delle acque superficiali e sotterranee trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque.

Il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 norme in materia ambientale, con le sue successive modifiche ed integrazioni, recepisce formalmente la Direttiva 2000/60/CE, abrogando il previgente D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152. A seguito dell’approvazione del Dlgs 152/06, sono stati emanati alcuni decreti attuativi riguardanti la tipizzazione e l’individuazione dei corpi idrici, l’analisi delle pressioni, i criteri per il monitoraggio e per la classificazione (DM 131/2008, DM 260/2010). Nel 2015 è stato emanato il D.Lgs. n. 172 che, recependo una serie di Direttive Europee riguardanti le sostanze prioritarie, introduce 12 nuove sostanze che si aggiungono a quelle già presenti nel DM 260/10 e modifica lo Standard di Qualità di 7 sostanze già normate in precedenza. Inoltre per alcune di queste sostanze, oltre o in alternativa agli SQA per le acque, vengono fissati Standard per il biota.

La Direttiva 2000/60/CE rafforza inoltre la consapevolezza che le acque sotterranee sono una riserva strategica difficilmente rinnovabile e risanabile. In tale contesto, la Direttiva 2006/118/CE “Protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”, recepita a livello nazionale con il D.Lgs. 16 marzo 2009, n. 30, esplica e definisce gli elementi per la definizione del buono stato chimico e quantitativo delle acque sotterranee.

In attuazione della Direttiva 2000/60/CE, l’Autorità di Bacino del fiume Po ha adottato il Piano di Gestione per il Distretto idrografico del fiume Po – PdGPo (Deliberazione n. 1 del 24 febbraio 2010). Il Piano di Gestione è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico- operativo mediante il quale sono programmate le misure finalizzate a garantire la corretta utilizzazione delle acque e il perseguimento degli scopi e degli obiettivi ambientali stabiliti dalla Direttiva 2000/60/CE. L’aggiornamento de Piano si è concluso nel dicembre 2015 con l’adozione dello stesso (Deliberazione n. 7 del 17 dicembre 2015). L’approvazione definitiva è avvenuta nel marzo 2016 (Deliberazione n. 1 del 3 marzo 2016).

La Regione Lombardia, con l'approvazione della Legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26 e s.m.i., ha indicato il Piano di gestione del bacino idrografico come strumento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici, attraverso un approccio che integra gli aspetti qualitativi e quantitativi, ambientali e socio-economici.

Il Piano di Tutela e Uso delle acque (PTUA), lo specifico piano di settore a livello regionale, è stato approvato con DGR n. X/ 6990 del 31/07/2017, ai sensi dell’ articolo 121 del D.Lgs 152/06 e s.m.i.

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3.1. caratterizzazione di stato

3.1.1. alla scala vasta

Le risorse idriche sono un elemento cruciale in Lombardia e hanno storicamente condizionato la vita e lo sviluppo della regione, con un patrimonio idrico tra i più consistenti in Europa. Negli ultimi decenni, l’alterazione del regime pluviometrico in termini di distribuzione, durata e intensità delle precipitazioni liquide e nevose, in concomitanza all’incremento complessivo delle temperature e alla maggiore intensità e frequenza degli eventi climatici estremi, hanno avuto conseguenze rilevanti sulla qualità e la quantità delle risorse idriche regionali.

Tra i principali impatti già osservati vi è i) l’alterazione delle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche delle acque superficiali e sotterranee, con conseguenze negative sulla qualità delle risorse idriche disponibili e sullo stato ecologico dei corpi idrici, in alcuni casi già compromesso; ii) l’alterazione del ciclo idrologico, e in particolare del ciclo stagionale dei fiumi e laghi, incrementandosi i periodi di magra durante la stagione estiva e i periodi di piena durante i mesi invernali, e iii) la riduzione della disponibilità di risorse idriche utili (superficiali e sotterranee) e dell’umidità del suolo, per incremento della variabilità climatica e per una maggiore frequenza e intensità di eventi climatici estremi quali eventi siccitosi.

Se i cambiamenti climatici finora rilevati dovessero intensificarsi nella nostra regione, come previsto entro fine secolo, i fattori di stress climatico potrebbero agire, attraverso complesse interazioni, in sinergia ad altri fattori non climatici di carattere socio-economico e demografico, aggravando di conseguenza i conflitti legati alla scarsità stagionale delle risorse idriche disponibili.

Dal punto di vista idrografico Il territorio comunale di Treviglio è attraversato da una fitta rete di canali ad uso promiscuo ed irriguo che lo attraversano sia in direzione Ovest- Est sia Nord- Sud, derivati principalmente dal Fiume Brembo.

3.1.2. alla scala locale

acque superficiali

Il territorio di Treviglio si caratterizza per un reticolo idrografico costituito da una serie di corsi d’acqua artificiali:

• settore nord, al confine con Pontirolo Nuovo ed Arcene, interessato dalla Roggia Brembilla e dalle sue derivazioni

• settore centro nord, interessato dalla Roggia Moschetta Visconti e dalle sue derivazioni. Interessa le aree poste a nord del centro abitato di Treviglio

• settore centro meridionale, interessato dalla roggia Vignola e dal relativo reticolo secondario

• il territorio comunale è inoltre attraversato in senso Nord-Sud dalla Roggia Vailata La Roggia Brembilla, attraverso le sue derivazioni (Modulo Verdello- Modulo Nuova di Ciserano- Modulo Gremosa), irriga la porzione più settentrionale del territorio comunale, dal confine con Pontirolo Nuovo ed Arcene, fino alla Roggia Visconti.

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La roggia, insieme al canale Enel ed alla R. Masnada, viene derivata in destra Brembo, in corrispondenza della traversa di Ponte San Pietro. Complessivamente vengono derivati 18.20 mc/s (0.20 mc/s alla Roggia Masnada e 18.00 mc/s alimentano la centrale idroelettrica di Bonate Sotto). Successivamente, in corrispondenza del Partitore di Filago scorre autonomamente, entrando nel comprensorio di competenza.

La maggior parte del territorio comunale è irrigato dalle rogge Vignola e Moschetta- Visconti. Le due rogge vengono derivate in sinistra Brembo in comune di Brembate Sotto.

Entrambe sono di proprietà del comune di Treviglio e vengono definite come “Rogge Trevigliesi”.

La Roggia Moschetta scorre in un unico tronco dalla bocca di presa fino al ripartitore di Castel Cerreto, dove viene divisa in due parti eguali:

• il ramo di sinistra “Roggia Brembilla di Brignano - Visconti”, che si dirige verso il comune di Brignano con un andamento circa Ovest-Est

• Il ramo di destra “Roggia di Sopra”, che prosegue sempre con andamento prevalente Ovest- Est parallelamente alla roggia Visconti fino alla SS42 dove devia verso sud, irriga i terreni posti a nord dell’abitato di Treviglio

Dal ramo principale della roggia di Sopra vengono derivati i seguenti riali o bocche:

Curletto, Piazzoni, Arialotto, Piazzoni in sponda sinistra, Moccio, Drola, Bocchettone Piazzoni, Brasside, Battaglia, Bosco, Gazzotto. Gli scoli dei riali e dei fossi sopra riportati defluiscono nei diversi rami della Roggia Vignola.

La Roggia Vignola è derivata in sinistra Brembo, poco a valle della bocca di presa della Roggia Moschetta. Entra nel territorio comunale con un andamento prevalentemente Nord Sud, per poi deviare verso est a valle della Cascina Pelisa. Tra la Cascina Pelisa e la Cascina Guardiola è posta la bocca di derivazione della Roggia Firone, che interessa la porzione più orientale del territorio comunale.

Successivamente, in corrispondenza del partitore Breda (in località Cascina San Lorenzo), la roggia si suddivide in due rami:

• • Ramo di sinistra: Roggia di Mezzo

• • Ramo di destra, come coda della roggia madre, denominato “dei mulini”

La roggia di Mezzo prosegue con direzione Ovest-Est andando ad irrigare i terreni posti nel settore orientale del comune. È interessata dalle seguenti bocche: Cappuccino, Rocaolo, Brassidello, Pirolo, dei Frati, San Zeno, Chiusarolo, Barone, Moccio, Rialetto, Biscio, Ombrello, Forcello, Coda destra e Coda sinistra.

La Roggia dei Mulini prosegue fino al partitore del Zeduro”, dove viene suddivisa in due rami: la Roggia Castolda (sinistra) e la Roggia Murena (destra).

Come in precedenza evidenziato, il territorio comunale è attraversato anche dalla Roggia Vailata. La roggia è derivata poco a monte dell’abitato di Canonica d’Adda, in sponda sinistra del Fiume Adda. Non irriga il territorio comunale di Treviglio ma prosegue verso sud interessando direttamente i comune di Calvenzano e Casirate d’Adda.

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Sul territorio comunale di Treviglio non sono presenti corsi d’acqua di competenza regionale iscritti nell’elenco di cui all’allegato A della D.G.R. X/883 del 31/10/2013 (reticolo idrico principale).

Il contesto oggetto di pianificazione attuattiva è interessato dalla presenza della Roggia Firone che segue il confine meridionale di via Aldo Moro. Questa roggia appartiene al reticolo idrico di bonifica e pertanto è di competenza del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca. La fascia di rispetto per tale roggia è fissata in 5 m dal Documento di Polizia Idraulica comunale.

Reticolo idrico comunale, stralcio (fonte: Documento di Polizia Idraulica comunale)

acque sotterranee

La pianura bergamasca, costruita nella sua parte più superficiale dai sedimenti del Brembo, del Serio e dell'Oglio rappresenta un ottimo serbatoio di acque sotterranee largamente sfruttate sia a scopo idropotabile che per irrigazione. La superficie superiore della falda freatica, a nord si trova a profondità variabile mentre a sud, al confine con la provincia di Cremona, viene a giorno nella zona delle risorgive, caratterizzata dalla presenza dei fontanili.

Lo schema delle unità idrogeologiche mostra dall'alto una successione di depositi alluvionali ghiaiosi inferiormente cementati (conglomerati) che giacciono su limi e argille, intercalati con strati di sabbia e di ghiaie sciolte.

Questa formazione, sottostante ai depositi alluvionali, costituisce la ‘base’ dell'acquifero superiore e a sua volta contiene, nei livelli permeabili, consistenti riserve idriche.

I depositi sciolti, la cui superficie costituisce il ‘livello fondamentale della pianura’, risalirebbero al Pleistocene superiore (Fluvioglaciale Würm). Nel sottosuolo, nell'ambito dei

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depositi alluvionali, al di sotto dei depositi ghiaiosi riferiti al Pleistocene superiore, ne seguono altri sempre fluviali, nei quali si intercalano livelli sabbiosi, limosi e argillosi.

Talvolta le ghiaie, cementate dall’acqua sotterranea, si presentano in forma di conglomerati.

Questa seconda unità è attribuita al Pleistocene medio (Fluvioglaciale Riss). I conglomerati predominano nell'unità sottostante (formazione, nota come Ceppo dell’Adda).

L'acquifero superiore è pertanto costituito dalle tre unità ora citate; l’acqua di falda si aduna e scorre nei pori delle ghiaie e sabbie e nelle fratture ed eventuali cavità dei conglomerati.

Le maggiori potenzialità idriche sono quelle offerte dai depositi prevalentemente ghiaiosi recenti, che consentono portate specifiche dei pozzi di oltre 20 litri al secondo per metro;

minori sono invece le portate specifiche ottenibili dai pozzi che si spingono nei sottostanti depositi fluviali antichi e nei conglomerati. La base dell’acquifero superiore è data, come si è già ricordato, da depositi argillosi, limosi e sabbiosi, che superiormente sono di origine continentale contenendo livelli di torba, espressione di sedimentazione palustre (Villafranchiano) e inferiormente di origine lagunare e marina, contenendo fossili di tali ambienti (Pliocene).

Le falde profonde in pressione, maggiormente protette dagli inquinamenti ma di non eccessiva potenzialità, sono contenute nei livelli sabbiosi e ghiaiosi intercalati nei limi e nelle argille.

Lo spessore delle differenti unità sopra elencate, varia sensibilmente nei diversi luoghi della pianura. In particolare una «dorsale» sepolta nella media pianura, evidenziata da un sollevamento della base impermeabile, determina la locale riduzione dello spessore dei depositi continentali del Pleistocene medio e inferiore.

L’acqua sotterranea contenuta nei depositi post-villafranchiani è presente in livelli tra loro comunicanti, non essendo separati da strati impermeabili continui. L’alimentazione della falda è assicurata dalle precipitazioni, dall’irrigazione e dalla percolazione diretta al di sotto degli alvei dei fiumi, nei punti in cui questi al contrario non drenino l’acqua sotterranea.

Sintetizzando quanto sopra riportato a livello generale, lo schema idrogeologico di riferimento per il territorio di Treviglio risulta costituita da tre principali unità idrogeologiche distinguibili per la loro omogeneità di costituzione e di continuità orizzontale e verticale, così descrivibili (dalla più superficiale alla più profonda):

• Unità ghiaioso-conglomeratica, caratterizzata da depositi fluvioglaciali e fluviali ad elevata trasmissività, con prevalenza di termini ghiaioso-sabbiosi e conglomeratici.

All’interno di tale unità sono localmente presenti orizzonti a bassa permeabilità rappresentati da sabbie limose, limi e argille, generalmente caratterizzati da una limitata estensione laterale. L’unità, dello spessore medio variabili da 50-65 m nel settore occidentale a 75-80 m nella parte più orientale, è sede dell’acquifero principale, di tipo libero o localmente semiconfinato, tradizionalmente captato dalla maggior parte dei pozzi pubblici e privati di Treviglio

• Unità delle alternanze ghaioso-argilose, costituita da una successione di materiali nel complesso più fini, con argille grigie e gialle, talvolta fossilifere e torbose, caratterizzate da una discreta continuità laterale, cui si alternano strati di ghiaie sabbiose acquifere, conglomerati ed arenarie. Il limite superiore dell’unità mostra un andamento generalmente concorde con la superficie topografica, approfondendosi

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verso i settori meridionali. Nei livelli più grossolani e permeabili, sono presenti falde idriche intermedie e profonde da semiconfinate a confinate, generalmente riservate all’utilizzo idropotabile

• Unità delle argille prevalenti, è costituita da depositi argilloso-limosi di origine transizionale e marina pressoché continui, attraversati solo dai pozzi più profondi (Treviglio Via Bellini, Treviglio Via Calvenzano)

L’andamento della falda nel territorio del comune di Treviglio è complessivamente orientato in direzione Nord-Sud con leggeri scostamenti dalla stessa, come si può desumere dalla lettura della Carta Idrogeologica.

Carta idrogeologica, stralcio (fonte: Studio della componente geologica, idrogeologica e sismica del territorio comunale)

Il contesto in esame presenta una permeabilità buona/elevata, una soggiacenza media della falda compresa tra 5 e 10 m e una vulnerabilità dell’acquifero alta. I livelli piezometrici siano influenzati dalla pratica irrigua legata ai cicli colturali e dalle condizioni metereologiche (quantità delle precipitazioni).

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A scala annuale le oscillazioni stagionali legate ai periodi irrigui determinano massimi piezometrici nel periodo tardo estivo o autunnale (agosto/settembre) e minimi nel periodo primaverile (aprile/magio) con escursioni variabili in funzione dell’andamento climatico della stagione irrigua.

L’andamento dei valori estremi di oscillazione della falda mostra come le altezza minime corrispondano al periodo marzo-maggio per tutto il territorio mentre le altezze massime si presentano in corrispondenza di due periodi: agosto, per i pozzi posizionati nel settore orientale ed ottobre per tutti gli altri pozzi. Tale differenza risulta legata alla maggiore vicinanza alla linea dei fontanili.

Sempre a livello annuale, la massima escursione del livello piezometrico si presenta nella porzione settentrionale del territorio con valori dell’ordine di 5-7 m. Procedendo verso sud si osserva una progressiva riduzione dei valori di escursione che raggiungono mediamente i 3-4 m nella porzione centrale e circa 1-2 m per la zona più meridionale.

Nell’area oggetto di pianificazione attuativa non sono presenti pozzi, né pubblici, né privati.

I due più vicini (privati) sono il n. 31 e il n. 32, ubicati all’interno dell’area produttiva posta a nord; quello maggiormente prossimo (pubblico) è il n. 7, situato a est dell’area industriale citata (pozzo via Calvenzano).

Mappa schematica del territorio comunale di Treviglio con indicati i 5 distretti e relativi pozzi che compongono la rete di distribuzione dell’acqua (fonte: COGEIDE S.p.A.)

Sottoservizi

L’ambito oggetto di pianificazione attuativa è dotato di rete acquedottistica e di smaltimento fognario così come di rete per l’energia elettrica (alimentazione interrata), rete gas in bassa pressione e pubblica illuminazione. Tali reti attestano su via Aldo Moro.

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Reti dei sottoservizi nell’area di afferenza pianificatoria (fonte: PUGSS del Comune di Treviglio)

3.2. dinamiche tendenziali

Dai dati di monitoraggio di ARPA Lombardia per le acque sotterranee relativi all’anno 2016 si evidenzia una dinamica tendente a un leggero miglioramento della loro qualità anche se permangono condizioni di manifesta criticità, come illustrano le cartografie (anno 2016) che evidenziano una sostanziale condizione di stazionarietà dei valori dell’indicatore di stato chimico delle acque2.

Rispetto alla presenza di nitrati, l’analisi dei dati, nel corso del 2016, manifesta una situazione paragonabile a quella dell’anno precedente, evidenziando differenti condizioni di concentrazioni di nitrati per i punti ricadenti all'interno e all’esterno delle vigenti ZVN3. Altre criticità ambientali afferiscono a episodi sporadici di inquinamento che interessano i corsi d’acqua, dovuti soprattutto a scarichi urbani e sfioratori di piena che si attivano anche in assenza di precipitazioni atmosferiche.

Il gestore del servizio idrico (COGEIDE) ha da tempo avviato un’opera di rinnovamento degli acquedotti intervenendo sui pozzi maggiormente vulnerabili mediate ristrutturazione dei medesimi. Le recenti analisi dell’acqua nei vari punti della rete della città, evidenziano ad esempio, che le concentrazioni del Cromo VI sono in diminuzione e abbondantemente al di sotto del limite di legge per le acque di rete (fonte: COGEIDE S.p.A.): Minore risulta essere anche la presenza di nitrati (Il limite di legge dei nitrati nell’acqua potabile è di 50 mg/l, mentre i valori dei pozzi di Treviglio oscillano tra 15 e 25 mg/l).

2 Lo Stato Chimico (S.C.) è l'indicatore che esprime lo Stato chimico di un corpo idrico sulla base dei superamenti degli standard di qualità per le sostanze ricercate in ogni punto di monitoraggio appartenente al corpo idrico. Le classi di qualità sono: ‘buono’ e ‘non buono’.

3 Nell’anno 2006 il territorio lombardo è stato diviso in Zone Vulnerabili (ZVN) e Zone Non Vulnerabili (ZnVN) ai Nitrati. Il 60% della superficie lombarda di pianura è attualmente designato Vulnerabile.

Sono attualmente in fase di aggiornamento le zone di vulnerabilità.

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Classificazone ai sensi del D.Lgs. 30/2009 per i corpi idrici sotterranei di tipo profondo relativa all’anno 2016 (fonte: ARPA Lombardia)

Classificazone ai sensi del D.Lgs. 30/2009 per i corpi idrici sotterranei di tipo superficiale relativa all’anno 2016 (fonte: ARPA Lombardia)

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4. suolo

fonti informative:

ARPA Lombardia, RSA 2016, VAS del PGT, Studio Geologico comunale normativa:

Il riferimento per quanto attiene alle norme statali va ai seguenti provvedimenti normativi: L- 183/1989 “Norme per la difesa del suolo”; D.Lgs. 152/1999 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento”; D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. “Norme in materia ambientale”; DM 25/10/1999 n. 471 “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza,la bonifica e il ripristino ambienytale dei siti inquinati…”; D.Lgs. 49/2010 “Attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni”;

DPCM 9 febbraio 2011 sul rischio sismico.

In regione Lombardia, la legge regionale sulla difesa del suolo, sulla prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e sulla gestione dei corsi d’acqua (legge regionale n. 4 del 15 marzo 2016) ha come scopo la tutela dei cittadini e delle attività economiche, attraverso iniziative capaci di mettere in sicurezza il territorio e di intervenire sull'attenuazione del livello di rischio idrogeologico.

La legge specifica e disciplina le attività di competenza di Regione Lombardia riguardanti la difesa del suolo e la gestione dei corsi d’acqua e del demanio idrico nel territorio regionale.

Inoltre, stabilisce gli strumenti utili a realizzare tali attività per raggiungere gli obiettivi legati alla difesa del suolo, alla gestione del demanio idrico fluviale e al riassetto idraulico e idrogeologico.

In particolare, la legge introduce il concetto di invarianza idraulica: rispetto alle condizioni di partenza, non si deve aumentare il deflusso delle acque verso i fiumi nella realizzazione di nuovi edifici civili e industriali, di parcheggi e strade e di interventi di riqualificazione. Il tutto, introducendo progressivamente tecnologie e soluzioni progettuali (vasche volano, pozzi filtranti, tetti verdi, ecc.) che aiutino l'assorbimento dell'acqua nel terreno.

A questo dispositivo si affiancano anche la L.R. 12/2004 “Legge per il governo del territorio;

la L.R. 31/2005 in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale; la L.R. 31/2014 sul consumo di suolo; la DGR 2616/2011 relativa ai critei per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT.

4.1. caratterizzazione di stato

4.1.1. alla scala vasta

L’ampia zona di pianura compresa tra il Serio e l’Adda, delimitata a Nord dal Fosso Bergamasco e a Sud dal confine provinciale, è tra le zone più caratteristiche e particolari della bassa pianura.

Conosciuta da tempo come la Gera d’Adda, il particolare assetto pianeggiante ha favorito la realizzazione di numerose vie di comunicazione che attraversavano il territorio in tutte le direzioni, favorendo il flusso degli scambi commerciali e culturali tra i confinanti. L’aspetto

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pianeggiante di questi luoghi non è certamente segno scontato di monotonia: al contrario, l’ambiente conserva aspetti geologici, geomorfologici ed idrografici assolutamente peculiari, che debbono essere considerati con attenzione.

Il pianoro è percorso da piccoli rigagnoli e fossati che seguono l’andamento principale dei numerosi paleoalvei ancora ben visibili, orientati da nord verso sud. I paleoalvei presenti su questa piana sono la testimonianza del trascorso passaggio del corso dell’Adda, traccia lasciata dal fiume e dai canali intrecciati che lo formavano, prima di spostarsi ad ovest, disegnando il percorso attuale. Quando il livello del corso dell’Adda raggiunse le quote attuali, più basse rispetto a quest’area, non fu possibile il diretto apporto di acque in questi canali secondari.

Ne restarono solamente le tracce che vennero così utilizzate dai contadini come rogge e fossati per scopi agricoli, mentre le ampie aree paludose che formavano il cosiddetto “lago Gerundo” furono man mano prosciugate per lasciar posto a terreni fertili e facilmente coltivabili. La presenza di terreni argillosi a poca profondità favoriva infatti il ristagno superficiale delle acque e la presenza di numerose aree paludose che si estendevano per buona parte di questo territorio pianeggiante.

Da un punto di vista generale, il territorio comunale di Treviglio risulta interamente occupato da depositi sciolti costituiti da sedimenti grossolani riferibili ad un ambiente deposizionale continentale di piana fluviale o fluvioglaciali (Pleistocene medio – Olocene).

Queste deposizioni, legate alle fasi glaciali-interglaciali che si sono succedute nel Quaternario, hanno controllato l‘assetto morfologico del territorio portando alla formazione del cosiddetto ‘Livello Fondamentale della Pianura’ ( L.F.P. o Piano Generale Terrazzato), che nell’area del trevigliese si presenta come morfologicamente omogeneo e formato dall‘aggradazione dei conoidi fluvioglaciali dell‘Adda, del Brembo e del Serio in corrispondenza degli sbocchi vallivi.

Il Livello Fondamentale della Pianura identifica quindi un‘unità fisiografica formata da sedimenti sciolti in superficie (ghiaie e sabbie con suoli profondi e ben sviluppati) e a volte cementati in profondità, delimitata a est dal Fiume Serio e a ovest dalla valle del Fiume Adda, la cui continuità areale è interrotta nel settore occidentale da scarpate erosive (orli di terrazzo) che identificano il sistema della valle del fiume Adda.

In questa valle è possibile distinguere più terrazzi morfologici ciascuno formato da depositi che si sono formati in età differenti e posti a quote diverse: si tratta di sedimenti sciolti, con tessitura da ghiaiosa a limosa, al cui tetto si trovano suoli poco evoluti.

Il fiume Adda poco a sud della sua confluenza con il Brembo, al termine della profonda incisione entro la quale scorre più a nord, ha potuto sviluppare la propria attività principalmente erosiva e subordinatamente deposizionale, generando, tra l’alveo attuale e la scarpata che delimita le alluvioni antiche, corpi terrazzati olocenici.

Nella zona del fiume Serio, i depositi olocenici ricoprono in continuità i sedimenti precedenti. Infatti l’evoluzione morfologica del fiume Serio presenta una prevalenza delle fasi deposizionali su quelle erosionali, con la conseguente riduzione ai minimi termini della presenza di orli di terrazzo tra i sedimenti postglaciali olocenici e quelli del Pleistocene Superiore.

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4.1.2. alla scala locale

geologia

Di seguito si riporta la descrizione delle unità presenti nel territorio comunale.

• Unità postglaciale – Depositi alluvionali del fiume Adda (Pleistocene superiore – Olocene): si tratta di depositi di natura prevalentemente ghiaioso-sabbiosa con occasionali eteropie verso terreni più fini (sabbie e limi); costituiscono le alluvioni antiche del fiume Adda poste a contatto con i depositi fluvioglaciali; sono caratterizzati da variabilità sia per quanto riguarda le caratteristiche tessiturali sia relativamente ai suoli evoluti sulla superficie limite superiore

• Unità postglaciale – Depositi alluvionali del fiume Brembo/Serio (Pleistocene supe- riore – Olocene) si tratta di depositi alluvionali costituiti prevalentemente da termini ghiaioso-sabbiosi (la sabbia è presente in percentuale inferiore) in matrice limoso- argillosa con profili podologici evoluti (spessore medio del suolo compreso tra 1 e 2 m) sviluppatesi all’interno di una depressione morfologica derivante dalla coalescen- za dei conoidi pleistocenici del Brembo e del Serio

• Unità di Cantù – Complesso dell’Adda – (Pleistocene medio - superiore): risulta rappresentata da depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie con ciottoli arrotondati a supporto di clasti e matrice, con matrice in genere sabbiosa e sabbie spesso a laminazione incrociata. L’unità di Cantù rientra nel bacino dell’Adda che rappresenta il conoide edificato dalle alluvioni dell’Adda connesse alla glaciazione wurmiana

• Unità di Treviglio – Complesso del Brembo (Pleistocene medio - superiore): risulta rappresentata da depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie a supporto clastico con matrice sabbiosa e sabbioso-limosa e ciottoli arrotondati; la stratificazione è grossolana e questi depositi risultano ricoperti da spessori decimentrici di limi a raro scheletro diffuso, riconducibili a limi di esondazione. L’unità di Treviglio rientra nel

“Complesso del Brembo” che rappresenta il conoide edificato dalle alluvioni brembane connesse alla glaciazione wurmiana che nella zona di pianura è caratterizzato dall’assenza di coperture loessiche

L’ambito territoriale in esame appartiene all’Unità di Cantù. Non sono presenti nella zona tracce di paleoalvei, presenti invece immediatamente a ovest dell’area di interventi pianifica- torio.

geomorfologia

Dal punto di vista geomorfologico il territorio comunale di Treviglio risulta nella sua maggio- ranza pressoché pianeggiante con variazioni di modesta entità delle caratteristiche topogra- fiche e morfologiche; tale continuità risulta interrotta da un orlo di terrazzo, che si dispone nel settore occidentale con andamento prevalentemente nord-sud: tale scarpata separa il ripiano morfologico principale (il cosiddetto “Livello Fondamentale della Pianura”) con il bordo del sistema della valle del fiume Adda. Presenta un’altezza massima di circa 15 nel settore settentrionale e diminuisce passando da nord verso sud, dove raggiunge media- mente i 6-7 m.

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A questo orlo principale e ben visibile su terreno sono stati evidenziati ulteriori scarpate morfologiche presenti sul territorio, ma di modeste estensioni e differenza topografica (scarpate secondarie) ed a scarsa o nulla valenza ambientale.

Ulteriori elementi morfologici riscontrati sul territorio in seguito alla campagna di rilevamen- to sono le forme di origine antropica dovute alla necessità dell'uomo sia di creare manufatti (urbanizzazione, aree estrattive, infrastrutture), sia di rendere tali manufatti sicuri (ad es. ar- gini del reticolo idrico per proteggersi dalle esondazioni dei corsi d'acqua) che di modellare il territorio per renderlo più produttivo.

Carta geologica-geomorfologica. Stralcio (fonte: Studio della componente geologica, drogeo- logica e sismica del comune di Treviglio)

La fitta rete di canali irrigui costituisce un elemento geomorfologico di rilevante entità, la cui presenza si manifesta attraverso il ribassamento del piano campagna. Un ulteriore elemento geomorfologico è legato alla presenza di aree soggette ad attività estrattiva passata ed in corso: le attività estrattive passate si localizzano nel settore meridionale (senza emergenza di acqua di falda) e nel settore occidentale (con emergenza dell’acqua di falda).

Le attività estrattive in corso (ampliamento e/o nuova concessione), così come previsto dal Piano Cave della Provincia di Bergamo, si localizzano nel settore settentrionale del territorio comunale.

geopedologia

In un territorio come quello di Treviglio, dove l’agricoltura assume rilevanza nella pianificazione, gli aspetti geopedologici devono essere tenuti in debita considerazione. Le caratteristiche principali del suolo utili ai fini geologici sono la sua natura (caratteri litologici) ed il suo sviluppo verticale (spessore).

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