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alla scala locale Rumore

Nel documento analisi di contesto (pagine 76-123)

9. agenti fisici (rumore, inquinamento luminoso, elettromagnetismo)

9.1.2. alla scala locale Rumore

Il Comune di Treviglio è dotato di piano di zonizzazione acustica. Da tale documento vengono tratte le seguenti considerazioni.

Le immissioni sonore più elevate sono causate prevalentemente dal traffico, in particolare lungo le circonvallazioni che si sviluppano attorno al centro urbano, sia la più interna, che cinge l’area a traffico limitato sia quella più esterna che smista il traffico di transito. Sono stati registrati elevate immissioni sonore lungo le strade di transito da e per il centro storico.

Livelli di immissioni sonore alti sono stati rilevati all’interno del centro storico per la presenza di attività commerciali e di servizio e per la conformazione a vicoli al’interno dei quali il riverbero delle onde sonore aumenta l’impatto acustico dei rumori (il passaggio delle auto, lo stazionamento delle persone, emissioni sonore dalle attività commerciali in fregio ai vicoli, ecc.)

Il livello sonoro equivalente più elevato è stato rilevato nei pressi di Via Partigiano all’innesto con via Portaluppi. Il Leq è risultato pari a 72,0 dBA ed è causato prevalentemente dal traffico veicolare.

I livelli sonori diurni elevati sono stati rilevati nei seguenti punti di misura: vicolo Gendarini (avventori), largo Dante Alighieri (traffico veicolare), viale Battisti (traffico veicolare). Le misure con valori di Leq più elevati si collocano infatti sia lungo le strade di scorrimento, come normalmente atteso, che all’interno del centro storico per la presenza di numerose attività commerciali.

Nelle aree produttive i valori di Leq registrati non risultano particolarmente elevati. I livelli sonori più elevati sono registrati in corrispondenza degli incroci della viabilità interna di

scorrimento. Nelle zone a prevalentemente residenziale o di servizio per la comunità i valori registrati risultano nel complesso più bassi.

Azzonamento acustico del comune di Treviglio. Stralcio (fonte: Regione Lombardia)

Classi e valori dell’azzonamento acustico comunale di Treviglio sono come di seguito definiti:

• Classe I: Aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.

• Classe II: Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali

• Classe III: Aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.

• Classe IV: Aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie

• Classe V: Aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni

• Classe VI: Aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi

Per tali classi sono validi i limiti massimi del livello sonoro equivalente (Leq A) relativi alle classi di destinazione d'uso del territorio di riferimento, riportati nelle tabelle seguenti.

Valori limite di emissione Leq in dB (A) da applicarsi alle classi di zonizzazone acustica del territorio comunale di Treviglio

L’ambito oggetto di pianificazione attuativa in argomento appartiene alla Classe 5 (aree prevalentemente industriali) in prevalenza, tuttavia porzioni dell’ambito ricadono anche in Classe 4 (aree di intensa attività umana) e in Classe 3 (aree di tipo misto).

Radiazioni ionizzanti

A Treviglio non risultano presenti sorgenti di radiazioni ionizzanti.

Radiazioni non ionizzanti

A Treviglio risultano presenti (fonte: CASTEL, 2018) i seguenti impianti per telecomunicazione (telefonia).

Distribuzione degli impinati per la telefonia a Treviglio e zone limitrofe (fonte: CASTEL, ARPA Lombardia)

Sul territorio di Treviglio sono presenti alcune linee da 132 kV (26 km di lunghezza complessiva), una linea ad alta tensione da 220 kV transitante a nord del polo urbano (12 km) e una linea ad altissima tensione da 380 kV in direzione nord-sud adiacente al confine occidentale (7 km). Un elettrodotto attraversa l’ambito oggetto di pianificazione attuativa in argomento.

Treviglio nel luglio 2004 ha adottato Il Regolamento Comunale in materia di inquinamento elettromagnetico, avente il fine di salvaguardare la salubrità e la sicurezza degli ambienti di vita e di proteggere la popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde. Il Regolamento detta disposizioni in materia di localizzazione degli impianti fissi di trasmissione per telecomunicazioni e radiotelevisione e per l’autorizzazione degli stessi.

Regolamento elettromagnetico comunale. Stralcio (fonte: Comune di Treviglio)

Elettrodotto presente all’interno dell’area oggetto di pianificazione attuativa

Inquinamento elettromagnetico da impianti di telecomunicazione. Classificazione del territorio comunale (fonte: Comune di Treviglio)

Radon

Il radon è un gas naturale radioattivo, incolore e inodore e proviene dal decadimento di uranio e radio, sostanze radioattive naturalmente presenti sulla Terra. È presente nel suolo, nei materiali da costruzione (tufo, alcuni tipi di granito), nelle acque sotterranee; essendo gassoso, può facilmente fuoriuscire da tali matrici. All’aperto il radon si disperde e si diluisce, mentre in ambienti chiusi può accumularsi, raggiungendo a volte concentrazioni rilevanti.

Il radon proveniente dal suolo, penetra negli edifici attraverso le porosità del suolo stesso e del pavimento, le microfratture delle fondamenta, le giunzioni pareti - pavimento, i fori delle tubazioni. E’ quindi più probabile trovare elevate concentrazioni in ambienti a contatto diretto col suolo stesso (interrati e seminterrati, piani terra privi di vespaio areato), soprattutto se costruiti in aree in cui il suolo sottostante è ricco di radon (o dei suoi

“precursori”, radio e uranio) ed è molto permeabile o fratturato. L’accumulo del gas radon in ambienti indoor è anche favorito da uno scarso ricambio d’aria.

Il Radon è radioattivo, ma essendo un gas nobile, è poco reattivo chimicamente:

generalmente viene espulso dall’organismo prima di decadere. Il vero pericolo sono i suoi

prodotti di decadimento (i “figli”), anch’essi radioattivi, che si fissano al pulviscolo atmosferico e quindi irraggiano il tessuto polmonare e bronchiale dove tale pulviscolo viene immesso tramite la respirazione. Il DNA delle cellule colpite può essere danneggiato e se i meccanismi di riparazione cellulare non sono sufficienti, si può sviluppare, anche a distanza di anni, un tumore polmonare. L’esposizione al radon non provoca con certezza l’insorgere della patologia, ma produce un incremento della probabilità che essa si manifesti:

l’incremento è proporzionale alla concentrazione di radon presente negli ambienti di vita e di lavoro frequentati da un individuo, ma anche alla durata di tale esposizione, che per essere significativa, deve essere prolungata (diverse ore al giorno, per molti anni).

Gli ambienti di lavoro sono soggetti alla normativa nazionale attualmente in vigore: D. Lgs.

230/1995 (come modificato dal D.Lgs. 241/2000) “Attuazione della direttiva 96/29 EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti”, il capo III-bis considera l’esposizione dei lavoratori o del pubblico a sorgenti di radioattività naturale, tra cui il radon e richiede il controllo e il contenimento della concentrazione di radon nei seguenti luoghi di lavoro:

• tunnel, sottovie, catacombe, grotte, locali sotterranei

• altri ambienti di lavoro situati in “zone a rischio radon”

• stabilimenti termali

ll decreto stabilisce inoltre che la concentrazione media annua negli ambienti deve essere inferiore a 500 Bq/m3. Per le abitazioni, non trattate dalla normativa nazionale, finora è stata assunta come riferimento la Raccomandazione CEE n. 90/143 del 21/2/1990 “Tutela della popolazione contro l’esposizione al radon in ambienti chiusi”, che suggerisce 400 Bq/m3 come limite d’intervento per edifici già esistenti 200 Bq/m3 come limite di progetto per nuove costruzioni.

La mappa successiva, tratta dal documento "Mappatura Radon in provincia di Bergamo"

presentato dall’ASL nel 2012 in occasione del seminario ‘Presentazione Linee guida risanamenti Radon ed esiti mappatura 2009-2010’, rappresenta una prima classificazione di rischio Radon di tutti i comuni della provincia a cui si attribuiscono specifici gradi di rischio.

Tale classificazione si basa sui valori misurati nelle campagne di rilevo 2003/2004 e 2009/2010 effettuate in collaborazione tra ASL e ARPA in 152 comuni della provincia su 709 abitazioni. In assenza di misure disponibili in un comune, l'assegnazione del grado di rischio dello stesso è stata fatta valutando i dati dei comuni limitrofi ed attribuendone, a fini cautelativi, il valore più alto.

I dati delle indagini effettuate hanno fornito i seguenti risultati. Per Treviglio il rischio Radon è considerato medio alto.

Mappa Radon della provincia di Bergamo (fonte: www.icoradon.it). Per Treviglio il rischio Radon è considerao medio alto

Ambiente luminoso

In tema di inquinamento luminoso, la L.R. 31/2015 prevede che il Piano regolatore dell’Illuminazione comunale (PRIC) venga sostituito dal Documento di Analisi dell’illuminazione esterna (DAIE). Il DAIE dovrà consentire la conoscenza dello stato di fatto degli impianti. Sulla base delle informazioni in esso contenute di potranno quindi valutare le opportunità e le modalità di efficientamento, riqualificazione e acquisizione degli impianti.

Oltre a questo, la norma promuove l’utilizzo di materiali e tecnologie che consentano di erogare nuovi servizi complementari all’illuminazione pubblica, come videosorveglianza, connessione Wi-Fi e gestione impianti semaforici, secondo il modello di “smart city”.

9.2. dinamiche tendenziali

Rispetto all’ambiente sonoro le dinamiche registrano un contenuto miglioramento degli impatti, dovuto sia alla schermatura di alcuni assi stradali particolarmente problematici sia al miglioramento delle tecnologie del parco veicoli circolante che tende a ridurre la produzione di rumore. La presenza di aree a traffico limitato/regolamentato, inoltre,

contribuisce a ridurre i fenomeni sui principali ricettori sensibili che si collocano, prevalentemente nel centro storico.

La normativa in materia di Radon è in evoluzione e tiene in considerazione i progressi delle conoscenze scientifiche degli ultimi decenni; è stata infatti recentemente pubblicata la Direttiva 2013/59/EURATOM che stabilisce “norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti” unificando tutte le direttive europee in materia di radioprotezione. Una delle principali novità della direttiva è l’indicazione agli stati membri di adottare livelli di riferimento inferiori a 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro e per le abitazioni. Entro il 2018 gli stati membri dovranno recepire nella normativa nazionale le indicazioni della Direttiva europea.

Inoltre, la Regione Lombardia ha scelto di privilegiare l’aspetto della prevenzione, pubblicando, nel 2011, delle linee guida che danno indicazioni sia per il risanamento di edifici esistenti, sia per la prevenzione da radon nella costruzione di nuovi edifici e tramite le ASL ha raccomandato a tutti i comuni lombardi di rivedere i Regolamenti Edilizi entro la fine del 2014 alla luce di tali linee-guida.

Infine, con l’applicazione della L.R. 31/2015 si attendono significativi benefici anche rispetto al tema dell’inquinamento luminoso.

10. rischi

fonti informative

PTCP Bergamo, Documento di Piano del PGT, VAS del PGT, Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei rischi

normativa

Ad integrazione dei riferimenti normativi illustrati nelle singole sezioni del presente documenti, e che in diversa misura attengono anche alla valutazione di rischi connessi al degrado delle componenti stesse e ala conservazione degli ecosistemi e alla salute della popolazione, si evidenzia che la Regione Lombardia, con la DGR n.7243 dell’08/05/2008, ha approvato il Programma Regionale di Mitigazione dei Rischi che analizza i rischi, singoli e integrati, sul territorio regionale al fine di identificare le aree maggiormente critiche.

10.1. caratterizzazione di stato

10.1.1. alla scala vasta

Di seguito una sintetica descrizione delle varie tipologie di rischio presenti nell’area di riferimento, in questo caso coincidente con il territorio comunale di Treviglio e i comuni di corona.

pericolosità idrogeologica: rappresenta il valore della pericolosità idrogeologica (o geo-idrologica) intesa come propensione del territorio allo sviluppo di fenomeni legati ad aspetti idraulici, idrogeologici e valanghivi. L’indice così ottenuto definisce il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che, per definizione, è posta uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10.

Per il contesto in esame la pericolosità risulta connesso alla presenza di alcune rogge del reticolo idrico di superficie e al relativo rischio di esondazione in caso di eventi meteorici eccezionali.

rischio idrogeologico: il rischio idrogeologico è caratterizzato da una molteplicità di sorgenti di pericolo differenti che possono interagire sullo stesso territorio: frane, alluvioni fluviali, fenomeni torrentizi, esondazioni lacustri, valanghe. L'analisi delle sorgenti di pericolo e dei potenziali bersagli (edifici, infrastrutture e uso suolo) costituisce l'indicatore di rischio.

L’indice di rischio così ottenuto definisce il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che, per definizione, è posta uguale a 1.

In Lombardia varia da 0 a >10.

Per il contesto in esame il livello di rischio risulta connesso alla presenza di alcune rogge del reticolo idrico di superficie e al relativo rischio di esondazione in caso di eventi meteorici eccezionali.

rischio idrogeologico comunale: il rischio idrogeologico è caratterizzato da una molteplicità di sorgenti di pericolo differenti che possono interagire sullo stesso territorio: frane, alluvioni fluviali, fenomeni torrentizi, esondazioni lacustri, valanghe. L’analisi delle sorgenti di pericolo e dei potenziali bersagli (edifici, infrastrutture e uso suolo) costituisce l’indicatore di rischio.

L’indice di rischio così ottenuto definisce il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che, per definizione, è posta uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10.

Il contesto in esame presenta livelli di rischio idrogeologico differenziato, strettamente connessi alla percentuale di territorio interessato da potenziale rischio di esondazione.

Carta della pericolosità idrogeologica (fonte: PRIM)

Carta del rischio idrogeologico (fonte: PRIM)

Carta del rischio idrogeologico comunale (fonte: PRIM)

Carta del rischio meteorologico (fonte: PRIM)

rischio meteorologico (fulminazioni): la mappa di rischio meteorologico considera il numero di fulmini annui per chilometro quadrato. L’indice di rischio così ottenuto definisce il livello di

criticità del territorio rispetto alla media regionale che, per definizione, è posta uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10.

Il contesto in esame presenta livelli di rischio meteorologico mediamente basso o medio-basso.

rischio incendi boschivi: il rischio di incendi boschivi prende in considerazione, oltre alla probabilità del verificarsi di incendi, anche la vulnerabilità del territorio regionale. Il rischio è definito sulla base di due componenti principali: la prima rappresentata dalla probabilità che si sviluppino incendi sulla base delle statistiche pregresse e delle caratteristiche territoriali; la seconda è invece legata alla vulnerabilità connessa alla presenza antropica (persone e beni) sul territorio. L’indice di rischio così ottenuto definisce il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che, per definizione, è posta uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10.

Il contesto in esame presenta livelli di rischio incendio boschivo variabili, anche se mediamente in linea con il valore medio regionale.

Carta del rischio incendi boschivi (fonte: PRIM)

rischio industriale: la mappa di rischio industriale è stata ottenuta utilizzando il database relativo alle aziende a Rischio di Incidente Rilevante (ARIR, ex D.Lgs. 238/05) e la banca dati AIAP (Archivio Integrato Attività Produttive), messa a disposizione da ARPA Lombardia.

L’indice di rischio così ottenuto definisce il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che, per definizione, è posta uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10.

Per il territorio in esame tale tipologia di rischio appare estremamente localizzata in rapporto alla diffusione degli stabilimenti produttivi.

Carta del rischio industriale (fonte: PRIM)

Carta del rischio incidenti stradali (fonte: PRIM)

rischio incidenti stradali: La mappa del rischio da incidenti stradali utilizza i dati provenienti dall’Azienda Regionale Emergenza Urgenza (AREU) relativi al periodo febbraio 2011 -

settembre 2013 riguardanti tutti gli interventi effettuati dai singoli automezzi di 118 e forze dell'ordine sugli incidenti stradali. L'indicatore di rischio prende in considerazione: numero di incidenti, numero di feriti e numero di vittime. L’indice di rischio così ottenuto definisce il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che, per definizione, è posta uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10.

Il contesto in esame presenta un elevato rischio di incidentalità stradale distruibuito sia sulla rete di rilevanza provinciale sia sulle arterie stradali locali.

rischio dominante: la mappa di rischio dominante evidenzia, per ogni cella, il rischio dominante nell’ambito di quelli individuati dal Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei rischi. È importante sottolineare che celle caratterizzate da una specifica dominanza possono anche essere caratterizzate da livelli elevati degli altri rischi, soprattutto nelle aree urbane.

Carta del rischio dominante (fonte: PRIM)

rischio radon: mappa dell’andamento medio della concentrazione di radon indoor al piano terra ottenuta con l'approccio previsionale geostatistico (Bq/m³) sui dati derivanti dal rilevamento effettuato da ARPA Lombardia nel corso delle campagne di mappatura e monitoraggio 2003/2004 e 2009/2010. In Lombardia la concentrazione del radon indoor varia da 33 a 289 Bq/m³.

L’area in esame evidenzia condizioni che potremmo definire ‘mediane’. Il territorio appare piuttosto omogeneo in riferimento alla suddetta tipologia di rischio.

Carta del rischio radon (fonte: PRIM)

10.1.2. alla scala locale

Un approfondimento alla scala locale evidenzia, per l’area oggetto di pianificazione attuativa, una minima presenza di rischio di incidenti stradali lungo la via Aldo Moro.

Rilevante la potenzialità del rischio industriale.

10.2. dinamiche tendenziali

Le dinamiche connesse alle varie tipologie di rischio risultano estremamente variabili e condizionate sia da fattori natrurali (es. intensità dei fenomeni atmosferici) sia antropici (es.

disattenzioni alla guida o durante processi produttivi). In tema di controllo e sicurezza, tuttavia, le disposizioni normative e le attività di prevenzione lasciano intendere, nel medio periodo, una lieve diminuzione delle dinamiche di rischio.

11. mobilità

fonti informative

PTCP Bergamo, Documento di Piano del PGT, VAS del PGT normativa

A livello nazionale si richiamano: il DM 19.04.2006 “Criteri per la costruzione delle intersezioni stradali”; il Decreto 05.11.2001 “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”, oltre al D.Lgs. n. 285/1992 e s.m.i. (Codice della Strada).

A livello regionale si evidenziano: DGR n. 7/14739 del 24.10.2003 “Criteri per la classificazione delle strade”; DGR n. 7/19709 del 03.12.2004 “Classificazione delle strade”;

DGR n. 8/3219 del 27.09.2006; Regolamento Regionale 24.04.2006 n.7 “Norme tecniche per la costruzione delle strade”.

11.1. caratterizzazione di stato

11.1.1.alla scala vasta

Il territorio di Treviglio appartiene a un nodo infrastrutturale rilevanta sia per la provincia di Bergamo che per l’intera regione Lombardia. Infatti, con la realizzazione dell’autostrada A35 Bre.Be.Mi. e del potenziamento della rete su ferro la città ha assunto una maggiore importanza nel range delle realtà urbane infrastrutturate lombarde.

La Bre.Be.Mi. attraversa la parte più meridionale del territorio comunale e presenta due svincoli in prossimità della città di Treviglio, uno a ovest nei pressi della località Malossa e uno a est, tra l’ospedale e Caravaggio.

La rete viaria storica, a carattere radiocentrico, ammodernata a seguito della realizzazione della Bre.Be.Mi. (per le direttrici a sud) consente facili collegamento con i vicini comuni di Cassano d’Adda, Casirate d’Adda, Calvenzano e Caravaggio, ma anche negli altri settori territoriali la rete risulta generalmente ben strutturata, garantendo i collegamenti viari con Vidalengo – Pagazzano, Brignano Gera d’Adda, Castel Rozzone (mediante la S.S. 42), Pontirolo Nuovo, Geromina e Badalasco – Fara Gera d’Adda.

La città è dotata di un anello viario interno all’abitato che funge da circonvallazione e al quale si collegano le radiali attraverso rotatorie.

La rete su ferro è caratterizzata dalla presenza di due stazioni (Treviglio Centrale e Treviglio Ovest) lungo le direttrici, rispettivamente, Milano-Venezia e Milano-Bergamo. La linea dell’Alta Velocità scorre a sud, esternamente all’abitato, a fianco della A35 e non presenta fermate a Treviglio.

Dalla Rapporto Ambientale del PGT, dato 2008, risulta che sul territorio comunale sono disponibili 13,1 km di piste ciclabili in sede propria. Altri 25,7 km sono ad uso promiscuo (presenti sulle viabilità locali di connessione fra le frazioni e con il capoluogo). Al di là del dato non aggiornato all’oggi, quello che più qui interessa è che l’orografia e le dimensioni di Treviglio sono felicemente compatibili con la mobilità ciclistica, così che risulta agevole

attraversare tutta la città in un tempo inferiore ai 15 minuti e coprire il territorio comunale e addirittura alcuni centri limitrofi entro mezz’ora.

A treviglio non sono presentilinee di trasporto pubblico locale urbano ma una serie di linee di trasporto pubblico locale extraurbano garantisce la connessione con con altre località della provincia di Bergamo e con Lodi, Crema e Chiari.

Rispetto al tema dell’incidentalità, le criticità maggiori si riscontrano sulla S.S. 11 (tratto urbano) e, in misura minore sui tratti più esterni all’abitato e lungo la S.S. 42.

11.1.2. alla scala locale

A livello locale, l’ambito oggetto di progettualità ricade in prossimità dello svincolo di Treviglio della A35. Dal casello, la rotatoria esistente nei pressi della Cascina Malossa smista il traffico sulla rete locale (in direzione nord verso Cascina Pezzoli e da qui sulla S.S. 11 verso

A livello locale, l’ambito oggetto di progettualità ricade in prossimità dello svincolo di Treviglio della A35. Dal casello, la rotatoria esistente nei pressi della Cascina Malossa smista il traffico sulla rete locale (in direzione nord verso Cascina Pezzoli e da qui sulla S.S. 11 verso

Nel documento analisi di contesto (pagine 76-123)