15. quadro di riferimento programmatico
15.13. P.I.F._Piano di Indirizzo Forestale della Provincia di Bergamo
Il Piano di Indirizzo Forestale trova la sua origine nell’art. 19 della L.R. n. 8/1976, così come modificato della L.R. n. 80/1989, che prevede due livelli di pianificazione forestale:
• il piano generale di indirizzo forestale, di seguito denominato “Piano di indirizzo fo-restale” (PIF)
• il piano pluriennale di assestamento e di utilizzazione dei beni silvo-pastorali, di se-guito denominato “Piano di assestamento forestale” (PAF)
Rispetto ai piani di assestamento forestale, volti per definizione alla gestione di una singola proprietà silvo-pastorale, pubblica o più raramente privata, il piano di indirizzo forestale mi-ra a pianificare ed a delineare le linee di gestione di un ambito territoriale decisamente più esteso, coincidente di norma col territorio di una comunità montana, di un parco o di una provincia, comprendente pertanto tutte le proprietà forestali, private e pubbliche.
I piani di indirizzo forestale sono quindi strumenti di pianificazione settoriale concernente l’analisi e la pianificazione del territorio forestale, necessari all’estrinsecarsi delle scelte di po-litica forestale, quindi attuativi della più generale pianificazione territoriale urbanistica con valenza paesistico – ambientale di raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale, e di supporto per le scelte di politica forestale.
Il piano di indirizzo forestale rappresenta pertanto uno strumento di guida alle attività selvi-colturali e per tale motivo le indicazioni in esso contenute hanno un carattere prevalente-mente qualitativo e di orientamento, al fine di consentire al tecnico un certo margine di in-terpretazione in fase esecutiva.
Il territorio di Treviglio è interessato dal PIF della Provincia di Bergamo.
15.13.1. contenuti di indirizzo
Il PIF costituisce un documento operativo che assicura una visione d’insieme delle risorse fo-restali e delle necessità o possibilità di gestione a breve-medio termine, e non uno strumen-to eccessivamente rigido, che rischierebbe di trovare forti vincoli nella sua attuazione.
Si ritiene che sia, tra l’altro e comunque, compito dei piani di indirizzo forestale individuare i complessi forestali di particolare estensione e valenza economica o ambientale, che necessi-tano di un approfondimento della pianificazione attraverso analisi dendro-auxometriche (che misurano l’accrescimento delle piante) più particolareggiate e valutazioni
quanti-qualitative dei prelievi di legname commerciale, ovvero attraverso specifici progetti settoriali riguardanti la ricostruzione boschiva, la valorizzazione naturalistica, l’analisi degli aspetti di varietà ecologica e di diversità ambientale, la tutela e conservazione degli ambiti a rilevanza storico-colturale o faunistica o altro ancora.
Allo stesso modo, anche in relazione ai nuovi indirizzi del settore forestale espressi dal D.Lgs. n. 227/2001, il PIF deve indagare e valutare anche quegli aspetti che solo a scala comprensoriale trovano la loro adeguata collocazione (criteri e modalità di compensazione, indicazioni strategiche di ampliamento delle superfici boscate, orientamenti di tutela e con-servazione della biodiversità degli ecosistemi forestali, ecc.).
Al PIF è pertanto demandata:
• l’identificazione delle superfici forestali ai sensi della normativa vigente; la caratteriz-zazione delle superfici secondo il modello dei Tipi forestali della Lombardia
• il riconoscimento e la valutazione delle funzioni delle superfici forestali
• la definizione di indirizzi e modalità gestionali delle superfici forestali I principi e le finalità del piano sono:
• la necessità di approfondire il ruolo nel territorio svolto dalle formazioni boscate e dai sistemi verdi connessi in rete ecologica, ai fini del miglioramento della qualità del territorio e delle forme di gestione selvicolturale da applicare alle formazioni forestali
• la necessità di dotare gli enti forestali (Provincia, Parchi, Comunità Montane) di indi-rizzi organici e adeguati rispetto alle modalità operative di gestione delle competen-ze nel settore forestale, in merito sia alle problematiche più direttamente operative, sia agli indirizzi di sviluppo da fornire al settore
• il riconoscimento delle attività forestali quale contributo ad uno sviluppo sostenibile del territorio e del paesaggio ed al miglioramento del rapporto ambiente-agricoltura-società
• l’assunzione dei principi dello sviluppo sostenibile in un approccio di filiera
• il riconoscimento e la valorizzazione della multifunzionalità delle risorse forestali Tali obiettivi rispondono alle finalità generali di attuazione degli accordi internazionali sulla biodiversità (Rio de Janeiro), sulla gestione sostenibile delle risorse forestali (Helsinki, Lisbo-na), sulla riduzione di anidride carbonica (Kyoto); di rispondere ai principi di Agenda 2000 e del piano di sviluppo rurale; di creare sinergia tra territorio, agricoltura, ambiente e nuove richieste della società; di contribuire alla creazione e conservazione dei paesaggi tipici della provincia; di favorire la valorizzazione economica delle risorse.
Nel prendere atto dei forti cambiamenti intervenuti in questi ultimi 15 anni sia dal punto di vista normativo (decentramento amministrativo e delle funzioni nel settore forestale, nuove prescrizioni di massima e di polizia forestale, nuovi criteri di redazione degli atti di pianifica-zione territoriale, ecc.), sia dal punto di vista forestale (evoluzioni della componente struttu-rale dei boschi, cambiamenti del settore produttivo), che dal punto di vista delle nuove fun-zioni riconosciute ai boschi anche a seguito di politiche ed accordi comunitari ed europei (convenzioni sul clima, sulla biodiversità, sulla desertificazione; accordi sulla gestione soste-nibile delle foreste; dichiarazione di Cork sullo spazio rurale; ecc.) che dal punto di vista delle nuove attese e richieste della società (nuova dimensione di tutela ambientale e ecologica;
aumento delle richiesta di fruizione ricreativa; maggiore sensibilità nei confronti della
con-servazione dei paesaggi naturali o modificati dall’uomo come contributo all’identità locale, ecc.), si evidenziano i seguenti principi ispiratori per la redazione del piano:
• riconoscimento del valore ecologico delle aree boscate
• riconoscimento del valore multifunzionale delle formazioni forestali
• riconoscimento di un sistema verde interconnesso con il resto del territorio, con fun-zione di dinamicità e stabilità ecologica e di composifun-zione del paesaggio, composto non solo dalle formazioni forestali ma anche da strutture minori come filari, siepi, fa-sce boscate, ripe, cinture verdi, ecc.
• riconoscimento del valore territoriale e culturale dei boschi
15.13.2. contenuti di cogenza e condizionamenti
L’obiettivo generale di riferimento dei PIF è quello di ricreare una nuova coscienza e sen-sibilità del ruolo delle risorse forestali nello sviluppo della società e nel governo del ter-ritorio, promovendo motivazioni, azioni e opportunità nuove nella gestione attiva dei boschi da parte dei proprietari. Gli indirizzi strategici prioritari dei PIF sono quindi così articolabili:
• valorizzazione del bosco come elemento strategico per la gestione del territorio
• valorizzazione dei sistemi forestali come sistema economico di supporto ed integra-zione dell’attività agricola
• valorizzazione del bosco come struttura di supporto al disegno del paesaggio ed al-lo sviluppo di attività ricreative
I PIF, in relazione alle caratteristiche dei territori oggetto di pianificazione:
• delimitano le aree dove la trasformazione può essere autorizzata
• definiscono modalità e limiti, anche quantitativi, per le autorizzazioni alla trasforma-zione del bosco
• stabiliscono tipologie, caratteristiche qualitative e quantitative e localizzazione dei re-lativi interventi di natura compensativa
• possono prevedere obblighi di compensazione di minima entità ovvero l’esenzione dall’obbligo di compensazione in relazione a specifici interventi
Gli strumenti urbanistici comunali devono recepire i contenuti dei PIF e dei PAF; inoltre la delimitazione delle superfici a bosco e le prescrizioni sulla trasformazione del bosco stabilite nei PIF sono immediatamente esecutive e costituiscono automaticamente variante agli stru-menti urbanistici vigenti.
I PIF, per quanto attiene alla gestione dei boschi, oltre a disciplinare le attività selvi-colturali, definiscono regole generali di gestione, azioni per la prevenzione dei danni e dei pericoli e tutte le disposizioni per la segnaletica, le recinzioni e le attività particolari che possono svol-gersi all’interno dei boschi.
Vengono poi indicate le raccomandazioni per le attività selvi-colturali in riferimenti alle vo-cazioni dei boschi (attitudine protettiva, naturalistica, paesaggistica, produttiva, turistico-ricettiva).
Altre disposizioni riguardano le norme per i boschi compresi nei PAF, le norme per le aree protette e i siti della Rete Natura 2000, gli aspetti riguardanti i rimboschimenti e gli
imbo-schimenti, le azioni per la difesa fitosanitaria e dagli incendi, la disciplina del pascolo in aree boscate le azioni di gestione per i boschi di pertinenza di elettrodotti, edifici e reti viarie.