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natura e biodiversità

Nel documento analisi di contesto (pagine 51-72)

fonti informative:

PTCP Bergamo, Documento di Piano del PGT, VAS del PGT, PLIS Gera d’Adda normativa:

La protezione della natura ha ricevuto grandissima attenzione soprattutto dall’Unione Europea, il cui primo strumento normativo è rappresentato dalla Direttiva “Uccelli” a tutela delle aree in cui vivono le specie ornitiche minacciate, in particolar modo gli uccelli migratori: tali aree sono definite Zone a Protezione Speciale (ZPS). Ma la pietra miliare europea è rappresentata dalla Direttiva “Habitat”, che definisce un quadro comune per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, e per la tutela di specie della fauna e della flora selvatica “di interesse comunitario”. Le aree che contengono tali elementi vengono inizialmente designati come siti di importanza comunitaria (SIC), evolvendo successivamente in zone speciali di conservazione a seguito della designazione da parte dello Stato Membro; per queste aree vengono stabiliti piani di gestione atti a coniugare la conservazione a lungo termine delle risorse naturali con le attività economiche e sociali, al fine di realizzare una strategia di sviluppo sostenibile. Il territorio europeo è stato suddiviso in 9 regioni biogeografiche - ambiti territoriali con caratteristiche ecologiche omogenee – e l’insieme di SIC e ZPS forma la “rete Natura 2000”.

A livello nazionale, la Lombardia è stata la prima regione a dotarsi di un sistema organico di aree protette diffuso su tutto il territorio.

Già nel 1973, con la legge regionale n. 58, abrogata dalla successiva L.R. n. 86 del 1983, vennero dettate le prime norme per l’istituzione di parchi e riserve naturali, e sulla base di questa legge furono istituiti negli anni settanta i primi parchi regionali (Parco del Ticino, Parco delle Groane e Parco dei Colli di Bergamo).

Con la legge regionale del 30 novembre 1983, n. 86 “ Piano regionale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale” è stato poi creato un sistema completo di aree naturali distribuite su tutto il territorio regionale.

Le aree così individuate sono state classificate, a seconda delle loro caratteristiche dimensionali, in parchi, riserve o monumenti naturali e sottoposte ad un regime di tutela per garantirne la conservazione, dettando nel contempo le regole per una corretta gestione. A queste prime tre categorie se ne è aggiunta una quarta, quella dei Parchi Locali d’Interesse Sovracomunale (PLIS), per la quale la legge si limita ad un riconoscimento formale a seguito di richiesta da parte degli enti locali proponenti.

La legge regionale 86/1983 ha quindi anticipato di 8 anni i contenuti della normativa nazionale (Legge 394/1991), che detta i principi fondamentali per garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale tramite l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, nazionali e regionali.

Grazie alle norme regionali, nazionali e comunitarie, nel corso degli anni si è potuto quindi instaurare sul territorio lombardo un complesso consistente di aree di pregio naturalistico

sottoposte a diverse forme di tutela; il sistema delle aree protette tuttavia, pur essendo uno strumento indispensabile per la conservazione della natura, da solo non è sufficiente a garantire totalmente la salvaguardia del patrimonio naturale e della biodiversità.

Ai fattori di minaccia per la natura e la biodiversità di livello globale, si sommano infatti a livello locale quei fattori che esercitano sui sistemi naturali pressioni più dirette. Nel territorio lombardo, in particolare, la realizzazione di numerose infrastrutture strategiche richiede di sorvegliare con stringente attenzione le pressioni che si generano sulle componenti naturali situate al di fuori delle aree protette.

In relazione a ciò la normativa vigente richiede che venga attuato un monitoraggio ambientale in grado di sorvegliare nel tempo le ricadute sulle componenti naturalistiche della costruzione di una nuova opera e del suo successivo funzionamento, e di mitigare o compensare gli effetti negativi.

6.1. caratterizzazione di stato

6.1.1. alla scala vasta

Le aree naturali della Provincia di Bergamo, prevalentemente collocate in montagna e nella fascia collinare sono composte per il 77% circa da boschi, per il 20% circa da vegetazione naturale; la restante superficie è connessa a corpi idrici. Per quanto riguarda i boschi si tratta per lo più di boschi di latifoglie e, in misura minore di conifere o boschi misti; in merito alla vegetazione naturale prevale la vegetazione rupestre e dei detriti e la vegetazione arbustiva e i cespuglieti. Nel complesso della Provincia le aree naturali occupano una superficie pari al 50% della superficie territoriale totale.

Natura, biodiversità, difesa del suolo e delle risorse idriche, tutela del paesaggio sono aree di azione prioritaria per le politiche ambientali regionali. Nel corso degli ultimi anni la scelta strategica di tutelare gli habitat naturali, tramite la gestione dei parchi e delle aree protette, ha portato un valore aggiunto rispetto ad una semplice difesa delle singole specie animali o vegetali ma non sufficiente.

È urgente arrestare le minacce agli ecosistemi per tutelare il destino della natura sia per il suo valore intrinseco (servizi ecosistemici), che per i servizi che essa ci offre (valore ricreativo e culturale). Tali servizi sono essenziali ai fini della sostenibilità del sistema sociale ed economico regionale.

L’unanime riconoscimento della necessità di proteggere la biodiversità ci pone di fronte alla necessità di allargare gli orizzonti di intervento per costruire un vero e proprio sistema di aree protette come parte del costruendo sistema europeo e garantire un forte grado d’integrazione tra tutte le azioni che intervengono sul territorio per gestire le pressioni e gli impatti sulle matrici ambientali.

Attualmente in provincia di Bergamo sono presenti 5 parchi regionali (Colli di Bergamo, Orobie Bergamasche, Adda Nord, Oglio Nord, Serio), 6 riserve naturali, 1 monumento naturale, 19 PLIS, 1 Parco paleontologico (Cene).

A questi si aggiungono i siti di Rete Natura 2000 (in parte sovrapposti ai parchi regionali e alle riserve naturali) e il sistema della Rete Ecologica Regionale (RER) che rappresenta un tessuto di connessione potenziale tra i diversi ambiti tutelati.

Aree protette in provincia di Bergamo, settore collinare e della pianura (in verde tratteggiato i parchi regionali, in rosso le riserve naturali, in verde chiaro i PLIS

6.1.2. alla scala locale

Il contesto di prossimità all’area oggetto di pianificazione attuativa vede la presenza del PLIS della Gera d’Adda, che occupa la porzione occidentale del territorio comunale di Treviglio, tra il fiume Adda e la ferrovia Bergamo-Treviglio per un’estensione di quasi 10 Kmq.

All’interno del Parco, in coincidenza con i diversi terrazzamenti morfologici presenti sul territorio, si conservano le aree a maggiore naturalità e i residui ambiti boscati; con le bonifiche agrarie, operate dall’uomo, si è consolidato un paesaggio rurale “seminaturale”

dov’è possibile individuare il complesso reticolo irriguo secondario.

L’area del PLIS è prettamente agricola e la presenza della vegetazione è condizionata dal mantenimento degli appezzamenti coltivati; in effetti la residuale presenza di siepi e filari testimonia l’importanza assunta dall’agricoltura nell’economia di quest’area.

L’attività predominante, a livello naturale, è la coltivazione del mais e dei cereali autunno-vernini, la gestione di ampi appezzamenti a prato in forma stabile o a rotazione, la coltivazione della patata e sulla selvicoltura come il pioppo, il noce e frutteti. Le aziende agricole sono di piccole dimensioni legate soprattutto alla produzione foraggiero-zootecnica.

All’interno dell’area del PLIS è presente il Parco del Roccolo, il quale presenta alcune aree boscate di estensione variabile e origini diversa, residui di un antico bosco planiziale che ricopriva vaste zone della Pianura Padana.

In conclusione, il Parco di Gera d’Adda sposa le scelte Comunitarie, in politica Agricola e Ambientale, perseguendo il contenimento della produzione agricola, il mantenimento e la riqualificazione del paesaggio agrario rurale, la riduzione di inquinamento da fonti diffuse e ridando il giusto riconoscimento all’agricoltore del suo ruolo centrale nella tutela dell’ambiente e delle risorse naturali.

Il PLIS della Gera d’Adda si estende a ovest dell’abitato di Treviglio e nella parte settentrionale del territorio comunale

Il clima, la natura del suolo, l'esposizione delle superfici e la secolare azione umana hanno creato il paesaggio del PLIS.

La vegetazione e la flora hanno risentito, negli ultimi decenni, in misura diretta del modo di utilizzo dei suoli; ma la flora pur impoverendo ha mantenuto la sua continuità biologica nella riduzione degli habitat. In generale, anche grazie alla frammentazione degli ambienti, che presentano differenti caratteristiche ecologiche, il Parco può vantare la presenza di una flora con elevata diversità specifica.

Tra la vegetazione arborea si possono citare i pioppi neri, i pioppi bianchi, i salici bianchi, il bagolaro, la frangola, l’acero, il frassino, la robinia, il platano e le specie infestanti come l’ailanto; mentre tra la vegetazione si possono citare biancospini, pungitopo, sanguinello, crespino ma anche la fusaggine, la rosa canina e il viburno.

Il territorio del PLIS, oltre ad esser presente una vegetazione in massima parte spontanea ed in equilibrio con i caratteri ecologici dell'ambiente, ospita anche una fauna altrettanto ricca e diversificata. Tra gli uccelli si possono citare: il cincia allegra, il codibugnolo, il fringuello, il cardellino, il pettirosso e il scricciolo; in’oltre il territorio è ricco di altri animali come mammiferi, anfibi, rettili e naturalmente moltissimi insetti.

Il contesto locale, oggetto di pianificazione attuativa, non appartiene al PLIS della Gera d’Adda e a nessuna altra area protetta di livello regionale e/o locale ma rappresenta un contesto agricolo di interposizione tra la periferia meridionale dell’abitato e il corridoio infrastrutturale autostradale-ferroviario posto più a sud.

I confini del PLIS della Gera d’Adda rispetto all’abitato di Treviglio

rete ecologica regionale

Con la deliberazione n. 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta Regionale ha approvato il disegno definitivo di Rete Ecologica Regionale. Successivamente con BURL n. 26 Edizione speciale del 28 giugno 2010 è stato pubblicata la versione cartacea e digitale degli elaborati.

La Rete Ecologica Regionale è riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale e costituisce strumento orientativo per la pianificazione regionale e locale.

La RER, e i criteri per la sua implementazione, forniscono al Piano Territoriale Regionale il quadro delle sensibilità prioritarie naturalistiche esistenti, ed un disegno degli elementi portanti dell’ecosistema di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio regionale; aiuta il P.T.R. a svolgere una funzione di indirizzo per i P.T.C.P. provinciali e i P.G.T./P.R.G. comunali; aiuta il P.T.R. a svolgere una funzione di coordinamento rispetto a piani e programmi regionali di settore, e ad individuare le sensibilità prioritarie ed a fissare i target specifici in modo che possano tener conto delle esigenze di riequilibrio ecologico; anche per quanto riguarda le Pianificazioni regionali di settore può fornire un quadro orientativo di natura naturalistica ed ecosistemica, e delle opportunità per individuare azioni di piano compatibili; fornire agli uffici deputati all’assegnazione di contributi per misure di tipo agroambientale e indicazioni di priorità spaziali per un miglioramento complessivo del sistema.

La RER è composta da:

• elementi di primo livello: comprendono le aree protette (parchi e riserve), i Siti Natura 2000 (ZSC e ZPS) e le “Aree prioritarie per la biodiversità” individuate attraverso un’approfondita valutazione delle diverse componenti faunistiche, botaniche ed ecologiche del territorio lombardo

• elementi di secondo livello: comprendono le aree importanti per la biodiversità non incluse nelle Aree prioritarie ma ritenute funzionali alla connessione tra elementi di primo livello. La rete degli elementi di secondo livello è particolarmente sviluppata nell’area di pianura e strettamente legata al fitto reticolo idrografico

• corridoi primari: sono gli elementi più rappresentativi del concetto di connessione ecologica. Sono infatti il ponte di collegamento delle grandi aree inserite nella rete e consentono lo spostamento e la diffusione di specie animali e vegetali, spesso impossibilitati a scambiare individui tra le proprie popolazioni locali in contesti ambientali altamente frammentati. Molti corridoi coincidono con le aree fluviali dei principali corsi d’acqua lombardi. Si distinguono in:

o Corridoi ad alta antropizzazione

o Corridoi a bassa o moderata antropizzazione

Disegno complessivo della RER (fonte: Regione Lombardia)

La RER, inoltre, individua i Varchi (non visualizzabili nella scala utilizzata per questa Carta) che rappresentano passaggi ristretti più o meno naturali in contesti urbanizzati, ove è indispensabile intervenire per mantenere o ripristinare la connessione ecologica. Si distinguono:

• varchi “da mantenere”, ovvero aree dove si deve limitare ulteriore consumo di suolo o alterazione dell’habitat perché l’area conservi la sua potenzialità di “punto di passaggio” per la biodiversità

• varchi “da deframmentare”, ovvero dove sono necessari interventi per ripristinare la connettività ecologica interrotta da infrastrutture o insediamenti che costituiscono ostacoli non attraversabili

• varchi “da mantenere e deframmentare”, ovvero dove è necessario preservare l’area da ulteriore consumo del suolo e simultaneamente intervenire per ripristinare la continuità ecologica interrotta

L’ambito oggetto di pianificazione attuativa appratiene agli elementi di secondo livello della RER. È presente un varco da tenere in corrispondenza del corridoio infrastrutturale Bre.Be.Mi./Av.Ac. (Treviglio – Casirate d’Adda).

Rete Ecologica Regionale nell’area di Treviglio (fonte: Regione Lombardia). L’ambito oggetto di pianificazione attuativa appratiene agli elementi di secondo livello della RER (in colore azzurro tenue)

La vegetazione

L’area indagata è caratterizzata da un clima temperato sub-continentale, e si estende su due ambiti geomorfologici diversi: il Livello Fondamentale della Pianura e il sistema delle alluvioni attuali.

La vegetazione potenziale dell’area è rappresentata dall’associazione Querco-Carpinetum boreoitalicum Pign.1953, alleanza Carpinion Oberdorfer 1953, classe Querco-Fagetea definita come Querceto misto; tale associazione è stata descritta per la prima volta per la Germania occidentale (Tuxen 1937). Il Querco-Carpinetum boreoitalicum Pign.1953 rappresenta l’associazione forestale della Pianura Padana in stazioni con precipitazioni abbondanti (700-1.200 mm annui), su suoli con elevata capacità drenante e con temperature medie annue di 10°C-13°C.

Le specie più rappresentative dello strato arboreo sono Carpinus betulus, specie pioniera che tende a scomparire quando il bosco raggiunge la maturità, e Quercus robur. Le specie caratteristiche di associazione sono: Ornithogalum pyrenaicum, Asparagus tenuifolius, Ranunculus auricomus, Allium ursinum, Vinca minor, Carex pilosa, Dactylis polygama, Hierochloe australis, Ophioglossum vulgatum.

Questi boschi sono molto rari in Italia perchè richiedono suoli che per la loro elevata fertilità sono stati messi a coltura sin dall’antichità (Pignatti, 1998).

L’attuale sistema di siepi e bande boscate del territorio in studio presenta un discreto grado di interconnessione, nonostante siano presenti numerosi punti di discontinuità quali strade, aree urbanizzate, ecc. Ciò è dovuto in particolare alla presenza delle rogge che attraversano il territorio di Treviglio prevalentemente in direzione nord-sud, le cui sponde sono interessate da bande boscate con vegetazione più o meno folta, che svolgono la funzione di veri propri "corridoi ecologici".

In particolare le aree nelle quali il sistema di siepi e filari appare conservare una maggiore densità sono quelle localizzate nella porzione occidentale del territorio trevigliese, sia per la della presenza dell’orlo del terrazzo fluviale del fiume Adda (la cosiddetta “costa” ) sia come conseguenza del permanere di una maglia e di un reticolo dei campi maggiormente articolato (in particolare nell’area intorno a Castel Cerreto) rispetto alle altre porzioni del territorio trevigliese.

Interessante anche il fatto che, in alcuni casi, siepi e filari campestri risultano associate al reticolo della viabilità rurale minore con importanti conseguenze positive sulla potenziale fruibilità delle stesse nell’ambito della realizzazione e nello sviluppo di una rete di percorsi ciclo-pedonali.

Dal punto di vista compositivo, in generale, il sistema di vegetazione campestre presenta un elevato grado di povertà associata a notevole semplificazione strutturale. Siepi e filari campestri presentano uno strato arboreo costituito da una o poche specie (Robinia pseudoacacia, Platanus hybrida) e uno strato arbustivo scarsamente sviluppato Le specie a maggior frequenza sono: Robinia pseudoacacia, Platanus hybrida, Ailanthus altissima, Sambucus nigra. Generalmente lo strato erbaceo la flora è di tipo ruderale con abbondanza di specie esotiche.

Maggiore complessità sia dal punto di vista compositivo che strutturale presentano invece le bande boscate, floristicamente più ricche e strutturate in diversi livelli di vegetazione. Le principali specie che compongono lo strato arboreo di quest’ultime sono Robinia pseudoacacia, Ulmus minor, Populus nigra, Ailanthus altissima, Alnus glutinosa, Quercus robur, Platanus hybrida; nello strato arbustivo si rinvengono con maggior frequenza:

Sambucus nigra, Corylus avellana, Crataegus monogyna, Rubus gr. Caesius. Nello strato erbaceo sono numerose le specie nemorali.

Nel complesso il quadro che emerge dall’analisi dei dati relativi al sistema di siepi e filari campestri non è del tutto confortante. I principali punti di crisi sono i seguenti:

• graduale ma progressiva riduzione sia dello sviluppo complessivo che della densità del sistema;

• disomogenea organizzazione e diffusione del sistema nel territorio, con aree che presentano una densità eccessivamente ridotta;

• elevato grado di semplicità compositiva e strutturale.

Riguardo ai boschi, il territorio ospita alcuni lembi di boschi planiziali di interesse naturalistico-paesaggistico. In ambito extraurbano sono stati individuati 11 frammenti di bosco, 9 dei quali posti sul Livello Fondamentale della Pianura e 2 sulle scarpate oloceniche di raccordo con le valli alluvionali.

Indice di dotazione vegetazionale (fonte: Studio agronomico comunale)

Le fitocenosi meglio conservate rappresentano dei Querceti misti mesofili caducifogli riferibili all’alleanza Carpinion Oberdorfer 1953, che include le vegetazioni dei boschi caducifogli

mesofili su suoli fertili e ben provvisti di acqua in tutte le stagioni, presenti in varie parti d’Europa (specie caratteristiche: Carpinus betulus, Prunus avium, Vinca minor, Rosa arvensis).

Nello strato arboreo le specie dominanti sono Quercus robur e Robinia pseudoacacia accompagnate da Quercus petraea, Ulmus minor, Rubus sp. Carpinus betulus. Nelle stazioni con suoli maggiormente secchi si rinviene anche Fraxinus ornus.

Lo strato arbustivo è ben sviluppato con numerose specie tra cui esemplari di Corylus avellana, Sambucus nigra, Crataegus monogyna, Cornus sanguinea e Acer campestre.

Lo strato erbaceo è ricco di specie tra cui: Anemone nemorosa, Vinca minor, Ranunculus ficaria, Helleborus niger, Hedera helix e Primula vulgaris.

Ai bordi dei sentieri si possono trovare popolamenti tipici di margine come: Viola riviniana, V. reichenbachiana, Poa trivialis, Luzula pilosa, Allium ursinum, Veronica hederifolia.

Le fitocenosi che, al contrario, si trovano in uno stato di degrado più o meno marcato, sono riconducibili ai Robinieti misti, in questi casi lo strato arboreo è dominato da Robinia pseudoacacia accompagnata da poche altre specie arboree. Questi frammenti di bosco presentano una composizione floristica indice di forte rimaneggiamento e presenza di specie indicatrici di degrado (Sambucus nigra, Geum urbanum, Galium aparine, Taraxacum officinale).

È inoltre presente un arbusteto misto a dominanza di sambuco, definito bosco per le buone potenzialità evolutive di tipo vegetazionale. Sono inoltre presenti sul territorio comunale alcune formazioni arboreo-arbustive che non sono definibili “bosco”, in quanto non presentano le dimensioni o le caratteristiche ecologiche e paesaggistiche minime per essere ritenuti tali.

Rispetto alla dotazione vegetazionale, risulta che le aree del territorio di maggior valore sotto il profilo paesaggistico-ambientale ed ecologico sono prevalentemente localizzate nelle porzioni settentrionali ed occidentali del territorio in studio. L’ambito oggetto di pianificazione attuativa presenta in indice basso e in una modesta porzione medio.

6.2. dinamiche tendenziali

Le dinamiche tendenziali registrano un possibile ulteriore indebolimento della tenuta dell’ecomosaico locale (trama delle particelle agrarie, siepi interpoderali, aree boscate planiziali…) in quanto la modernizzazione del settore agricolo ha influito e tuttora influisce pesantemente sull’uso del suolo di detti territori. A questo si aggiunge la consistente infrastrutturazione del territorio che determina ulteriore frammentazione alle trame ecologiche già in parte compromesse.

Rilevante infine il ruolo potenziale della rete ecologica in questo quadrante della provincia di Bergamo e del PLIS della Gera d’Adda in collegamento con il PLIS del Basso corso del fiume Brembo (a nord) e degli altri PLIS presenti a sud sia in territorio bergamasco (PLIS del Tormo) sia cremasco.

7. paesaggio

fonti informative

PTCP Bergamo, Documento di Piano del PGT, VAS del PGT, PPR normativa

La Convenzione europea del paesaggio (2000), ratificata con L. 14/2006, incoraggia le autorità pubbliche ad adottare politiche e provvedimenti a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale per la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi in Europa.

Riguarda tutti i paesaggi, sia quelli eccezionali, che quelli ordinari, e ne riconosce il ruolo rilevante nel determinare la qualità della vita degli abitanti. Il testo prevede un approccio flessibile per i paesaggi le cui caratteristiche particolari richiedono vari tipi di interventi, dall’attenta preservazione mediante la protezione, la gestione e il miglioramento, fino alla loro effettiva creazione.

La Convenzione propone provvedimenti giuridici e finanziari a livello nazionale ed

La Convenzione propone provvedimenti giuridici e finanziari a livello nazionale ed

Nel documento analisi di contesto (pagine 51-72)