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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.586, 26 luglio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno III - Voi. XVI

Domenica 26 Luglio 1885

N. 586

DOMENICO BALDUINO

Uniamo il nostro vivo e sincero rimpianto a quello dei nostri confratelli della stampa e a quello di tutto il paese per la morte del com­ mendatore Domenico Bald u in o.

Uomo di attività senza pari aveva acquistata col lavoro assiduo, perspicace, intelligente una alta posiziono nel mondo degli affari, una fama di capacità indiscussa nelle cose di finanza.

Alla notizia della sua morte molte Borse d’Italia sospesero ogni affare in segno di lutto.

L’ alta sua carriera finanziaria cominciò nel 1858. Il Credito Mobiliare italiano era de­ perito in modo che i 40 milioni del suo capi­ tale erano ridotti a 10. Domenico Balduino fu chiamato a riordinarlo. Egli seppe ritrarre da crediti ritenuti inesigibili altri 7 milioni e spin­ gere il Credito Mobiliare sulla via nuova e feconda in cui ora si trova.

Incamminò poi molte altre imprese: la So­ cietà dei beni demaniali, il Credito immobi­ liare, la K egìa, le due Fondiarie, Incendio e Vita, la Navigazione generale italiana. Contribuì poi grandemente ad innalzare la Società delle Ferrovie Meridionali all’ attuale splendore.

Associò ognora la sua fortuna personale a tutte le imprese iniziate. Fu infaticabile sem­ pre, consacrando agli affari il tempo e, pur troppo, anche la salute. Seppe specialmente attrarre il capitale estero in Italia, senza per­ mettergli d’imporsi e di dettar legge.

Creando le imprese, ebbe una speciale accu­ ratezza e un colpo d’occhio sicuro nella scelta degli uomini, preposti a guidarle. Ed oggi tutte le Società da lui fondate hanno vita prospera ed assicurata.

Col comm. Balduino l ’Italia perde una forza intelligente ed attiva che in molte occasioni ha prestati eminenti servigi al paese.

L’ EMIGRAZIONE DELL’ ORO

In base alle risultanze della statistica del m ovim ento com m erciale nel I o sem estre 188 5 il Diritto osser­ vava che « l’im portazione dell’oro dim inuisce e l’espor­ tazione aum enta. L ’im portazione, ufficialm ente con­ statata dal I o gennaio al 5 0 giugno 1885 fn di sole

h. 3 ,5 5 4 ,2 0 0 . m en tre nello stesso periodo dello

scorso anno fu di L. 1.1,155,800. L ’esportazione, che nello scorso anno fu di L. 4 ,8 6 5 ,9 0 0 in quest’anno è stata di L. 9 3 ,4 4 3 ,5 0 0 . Q uesto im poverim ento inesorabile - continua il Diritto - equivale al dis­ sanguam ento del m ercato, e ne può risu lta re l’an e­ m ia. Quali provvedim enti escogita.per im pedire tanta iattu ra il m inistro M agliani ? »

A queste parole del Diritto hanno fatto eco molti periodici con infiniti corollari; i più cercando del fatto cause inverosim ili, o traendone conseguenze più inverosim ili ancora. A noi l’ argom ento pare abba­ stanza im portante perchè sia necessario studiarlo con qualche am piezza, senza però perderci in quelle com­ plesse disquisizioni, nelle quali, volendo analizzar trop­ po e provar troppo si finisce m olto facilm ente a per­ dere il filo anche della logica.

L ’em igrazione dell’oro da un paese non può avere che una sola causa : il pagam ento di debiti risu l­ tanti dal m ovim ento economico con altri paesi. D i­ ciam o che questa sola sia ia causa poiché i paga­ m enti fatti in divise su piazze estere rappresentano contrattazioni in oro ; le divise diventano scarse quando i pagam enti da farsi sono m aggiori di quelli che sono da riceversi; allora il cam bio riesce sfa­ vorevole e , o p er m ancanza o p er scarsezza di di­ vise, torna m aggior conto spedire m etallo aureo.

P erò i pagam enti all’estero possono per un paese eccedere le riscossioni che fa dall’estero p er tre cause distinte :

o abitualm ente il paese im porta m aggiori valori di quelli che non esp o rti, e quindi i saldi delle dif­ ferenze si fanno in oro;

o accidentalm ente per crisi agricola o industriale ha u n a tem poranea eccedenza nella im portazione così che si determ ina il saldo in oro ;

o finalm ente p er i m ovim enti delle borse il paese ha trovato di suo interesse acquistare dal­ l’estero una parte più o meno grande del proprio debito e allora determ inandosi i pagam enti in oro si stabilisce una corrente più o m eno vivace di uscita del m etallo aureo.

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466 L’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1885

a noi se non sappiam o prudentem ente valutare gli elem enti del m ovim ento economico e non teniam o stretto conto degli assurdi a cui ci condurrebbe un calcolo fatto sugli elem enti stessi senza dare ad essi quel v alo re sem plicem ente relativo che hanno.

A lcuni, ad esem pio, prendono in m ano le stati­ stiche del m ovim ento com m erciale e quelle ad o p e­ rando senz’altra riserva^ e senza alcun correttivo di­ cono: - l’oro esce perchè la im portazione è m aggiore della esportazione e quindi noi paghiam o all’estero in oro i saldi della nostra bilancia com m erciale. - T ale ragionam ento è breve, è chiaro, ma ha il difetto molto grave ili essere assurdo. E la più sem plice operazione a ritm e tic a , l’ addizione, basta a dim o­ strarlo. Dal 1862 ad oggi noi abbiam o avute le se­ guenti cifre di eccedenza della im portazione in m ilioni di lire 1862 253.4 1874 317.4 1863 268. 5 1875 184.6 1864 410.3 1876 98.6 1865 407.6 1877 207. 5 1866 255. 6 1878 60.3 1867 152.2 1879 175. 2 1868 109. 5 1880 82 7 1869 143. 5 1881 74.3 1870 139.0 1882 76.4 1872 20.2 1883 106. 4 1873 129. 7 '1884 253.1 1885 (unseni.) 260. 5 Togliam o i 113 milioni di eccedenza della esp o rta­ zione avuti nel 1871 e rim angono sem pre quasi q uattro m iliardi di differenza tra la im portazione e la esporta­ zione com m erciale, dedotti i m etalli preziosi, differenza che, secondo le statistiche, avrem m o avuta dal 1862 ad oggi. Ora se contiam o nello stesso periodo il m ovi­ m ento dei metalli preziosi, troviam o u na im portazione di circa 5 ,9 5 0 milioni ed una esportazione di 2 ,8 0 0 ; quindi u na differenza di m aggiore im portazione per 1329 m ilioni, che lascia sem pre, deducendola dai quattro m iliardi precedenti, uno scoperto di più che due m iliardi e mezzo. O ra ci dicano questi cosi fa­ cili calcolatori: — com e ha potuto l’Italia saldare nel periodo del 1862 ad oggi più di due milioni e mezzo di differenza ? — Come va che tutta la m oneta m etallica non è sp a rita ? — Come si spiega questa contraddizione tra le cifre e il breve e chiaro ra ­ gionam ento di cui sopra p arlav am o ?

D ’altra parte prendiam o il 1871 nel quale abbiam o una eccedenza di 115' m ilioni nella esportazione; se il ragionam ento a cui alludiam o avesse fondam ento, dovrem m o trovare in quest’anno un bel gruzzolo di im portazione m etallica, perchè se è vero che noi dobbiam o esportare in oro senz’altro le differenze dei nostri saldi com m erciali, dovrà essere la stessa cosa anche p er gli altri paesi, quando noi siam o loro creditori. E bbene il 1871 che, com e dicem m o, ci dava 113 milioni di m aggiore esportazione sui pro­ dotti, dava anche le seguenti cifre nel m ovim ento dei m etalli preziosi : importazione milioni 2.2 esportazione » 10 8 e il 187 2 dava : importazione milioni 4. 1 esportazione » 4.9

P er contro il 1875, che offriva uno sbilancio co m ­ m erciale di 129 milioni, dava sui m etalli preziosi :

importazione milioni 25. 4

esportazione » 1.7

N on dicono abbastanza queste cifre per dim ostrare che il ragionam ento così breve e chiaro, a cui ab­ biam o alluso, è per lo m eno incom pleto ?

Con ciò, si intende, non vogliam o d ire che il m ovim ento com m erciale non abbia influenza nel m ovim ento dei m etalli preziosi, e quindi non possa una crisi economica d eterm inare una crisi m one­ taria. T u tt’a ltro ! conosciam o benissim o la connes­ sione dei due fenom eni, e stim iam o, non che op portuno, necessario ten er sem pre d’occhio il movi­ m ento com m erciale affine di esam inare se inclini a p ro d u rre una crisi m onetaria. Ma quello che v o ­ gliam o ripetere p er la m illesim a volta è che le s ta -

tistiche commerciali sono uno strum ento insuffìcente

per d ed u rre il movimento commerciale di un paese. T anto è vero che esse danno degli alti e bassi i quali contraddicono affatto alle deduzioni che su quelle statistiche si vanno form ulando. Q uello che vogliam o rip etere è che una crisi econom ica, prodotta da vero sbilancio tra il dare e l’avere di un paese coi paesi esteri, si m anifesta con segni ben diversi e più pa­ lesi di quelli che non sieno le statistiche doganali. Se si dovesse badare alle statistiche com m erciali l’In­ ghilterra sarebbe stata negli ultim i q uattro anni de­ pauperata di oltre undici m iliardi, che a tanto ascende il suo sbilancio com m erciale; nè vi ha supplito colla introduzione dell’oro, poiché nello stesso periodo im portò 41 m ilioni ed esportò 47 m ilioni di sterline di quel m etallo ; un altro sbilancio di 1 5 0 m ilioni da aggiungersi agli undici m iliardi.

C erto che possono verificarsi delle m om entanee correnti di metalli che escono o che entrano in un paese, e sopratulto sono due le cause di q ueste c o r ­ renti : — la prim a la scarsezza del prodotto agricolo, la seconda il ribasso dei titoli pubblici. Nel prim o caso l’ urgenza di provvedere il m ercato m onetario di cereali o di bevande più in uso, determ ina degli acquisti inesorabili e quindi dei pagam enti, con uscite im provvise d’oro. Nel secondo caso i ribassi dei v a ­ lori pubblici determ inano delle insistenti offerte dal­ l’estero, e quindi degli acquisti all’ interno dove, nei casi di panico, i titoli del paese sono sem pre meno deprezzati. I pagam enti per tali acquisti vengono fatti in metallo, e producono gli im provvisi d e p a u p e ­ ram enti. Ma quando trattasi di crise agricola, essa non può che essere passeggera ; ove durasse, si m anifeste­ rebbe un ribasso nella ricchezza pubblica e quindi u na m inore potenzialità di acquisto all’ estero, una m inore im portazione di m erci, in conclusione unti m inore espor­ tazione di m etallo. Q uando trattasi di acquisti di titoli generalm ente è un m ovim ento transitorio e in ogni caso rappresenta u na cancellazione di debito da parte del paese verso l’estero, poiché ha acquistati i titoli che quel debito rappresentano.

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26 .luglio 1885 L ’ E C O N O M I S T A 467 e l’esercizio ultim o, m algrado tanti m alanni dai quali

siam o stati co lp iti, ha dato risultati superiori ad ogni aspettativa. Se vedessim o dim inuire la entità com plessiva del m ovim ento com m erciale, direm m o che le condizioni econom iche del paese peggiorano, per­ chè non ha mezzi di acquistare all’estero quello che non sa p ro d u rre e la m iseria lo costringe alla p ri­ vazione. Se vedessim o prove di contrazione del c r e ­ dito, tem erem m o u na dim inuzione di, affari e ce ne sentirem m o com mossi, ma i nostri istitu ti m aggiori accusano una sufficiente prosperità, i più deboli si rafforzano, i forti allargano la loro base d’azione, i piccoli si moltiplicano.

Dove sono adun q u e i segni discutibili di q uesta rovinosa china econom ica per la quale corre il paese? — Le statistiche danno una eccessiva em igrazione dell’oro, si afferm a. — M a ne siete sicuri di queste statistiche? Siete ben certi che esse vi danno tutto il m ovim ento ? Non avete mai pensato che tenendo conto delle statistiche, l’ Italia avrebbe dovuto avere una grande inesauribile m iniera a cui dom andare la enorm e differenza che esse ci accu san o ? — P u r troppo è cosi 1 N essuno ardirebbe discutere nelle colonne di un giornale una formola di chim ica o la equazione di un pianeta, ma tu tti discorrono di quella che chiam ano scienza statistica. E ppure se la statistica è una scienza, o non è quella che così facilm ente si trova alla portata del prim o che passa, o è altrettanto ardua a trattarsi quanto la chim ica e la astronom ia. Di scienze facili noi non troviam o che quelle coltivate da coloro che non sanno.

Q ueste considerazioni noi facciamo, non perchè vediam o le cose color di rosa, non per dire al paese che può dorm ire fra due guanciali e che tutto va b ene; m a perchè anche se l’ individuo è m alato è più caritatevole lasciarlo senza c u ra , che m etterlo in m ano della com are o del flebotomo.

LA CONFERENZA MONETARIA

Proseguono i lavori della Conferenza m onetaria a P arigi. P e r ora si discute intorno alle m odificazioni da introdursi nella convenzione del 1865, che fu riprodotta da quella del 1 8 7 8 , e non sarà che in fine che si tratterà della liquidazione degli scudi, la quale nello stato presente delle cose è la questione più im portante a risolversi.

Quello che sem bra orm ai assicurato è il pro lu n ­ gam ento della U nione latina, che forse sarà di cinque an n i, e sem bra pure che la G recia resterà nella lega e che l’attitudine del Belgio si farà più pieghevole. E questo sarà indubbiam ente un v an tag g io , non' foss’ altro perchè la U nione form ata da un m aggior num ero di Stati gioverà ad affrettare quella grande riform a di una m oneta internazionale, eh’ è doloroso che incontri tanti ostacoli in un tem po in cui si m oltiplicano le convenzioni internazionali per le po­ ste, pei telegrafi, pei servizi cum ulativi delle ferrovie. R iserbandoci di seguire le fasi della C onferenza, ci piace intanto insistere sulla questione che abbiam o chiam ata la più im portante, visto che rig u ard o alla m edesim a gli um ori sono diversi.

N el nostro passato num ero abbiam o ripetuto il nostro convincim ento, che cioè quando si venisse a

un accordo per la liquidazione, ciascuno S tato non fosse obbligato a cam biare l’argento in oro, ma a dare scudi in cam bio dei suoi. Non sarà senza inte­ resse a questo proposito il prendere intanto in e s a ­ m e un articolo del Journal des Débats pubblicato alla vigilia del giorno in cui si adunava la C onfe­ renza, nel quale si spiegava quello che secondo esso sarebbe il nuovo patto della liquidazione e che a taluno parve ispirato dall’alto, attesa l’ au to rità del giornale. La base della nuova U nione m onetaria, dice il Jornal des Débats, sarebbe il rim borso da parte delle potenze che le avranno em esse delle m onete che saranno in circolazione negli altri paesi al m om ento della dissoluzione dell’Unione, rim borso che dovrebbe essere operato colla rim essa di u n valore equivalente in m onete legali del paese al quale si dovrà fare il rim borso. Le cose rim arran n o intanto com ’eran o ; la coniazione degli scudi continuerà ad essere s o ­ spesa, m entre quella dell’oro sarà libera. Ma le B a n ­ che non avranno più bisogno di p rem unirsi contro l’invasione d e ll’argento, perchè questa non presen­ terà più alcun pericolo dal m om ento che il valore del pezzo d ’argento riposerà d ’ora in poi sopra un im pegno di rim borsarlo, com e p er q u alunque effetto .com pierci a le, colla differenza che le m onete d’argento serviranno alle liquidazioni internazionali degli stati dell’ U nione. L o stock d’argento passerà secondo i casi dalle B anche di un paese a quelle di u n altro ; il saldo sarà pagato quando l’U nione si scioglierà. L a F ra n cia , dice l’articolista, ci avrà guadagnato di essere pagata alla scadenza dell’ U nione iu *oro del credito che potrebbe avere eventualm ente verso l’Ita­ lia e resterà poi il banchiere dell’Unione latina. E ssa avrà argento e pagherà in oro, ma un giorno q ue­ st’oro le sarà reso. D’altra parte si tratterà di u n capitale garantito da m onete aventi u n valore p er­ fettam ente determ inato. Così pure le Banche cesse­ ranno dal cred ere che tutta la loro abilità debba consistere nell’accu m u lare oro p er tenerlo in serbo. L e B anche son fatte per dare biglietti contro m o­ neta, e per fo rn ire il m odo di liquidare cogli altri paesi.

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468 L’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1885

su tutto questo, non che sulle funzioni delle B anche non è il caso di trattenersi per incidenza. Ciò che vogliam o n otare si è che l’articolista parte dal pre­ supposto che l’ Italia debba consentire a liquidare

in oro, qnod ed demonstrandum.

Crediam o interessante notare che un francese, il sig. H oudard, nell’ Economiste français del 27 giu­ gno faceva ragione di questa pretesa, rispondendo al sig. Broch che aveva sostenuto l’opinione suesposta. II sig. H oudard ha ragione di appellarsi alla nozione della m oneta e, potrem m o aggiungerò, della m oneta legale. Q uesta, com e ognun sa, è quella che alla funzione econom ica congiunge la funzione giuridica, quella cioè di essere mezzo legale di liberazione e di pagam ento. O ra, noi dom andiam o, è vero o non è vero che la differenza fra il tipo unico e il doppio tipo sta in ciò, che m entre pel prim o u na sola è la m oneta legale e l’altra è unicam ente una m oneta di viglione o al più una m oneta com m erciale, nel se­ condo sono egualm ente legali e q u in d i hanno facoltà liberatrice le m onete d ’oro o d ’argento ? Se così è, è perfettam ente indifferente pagare in oro o in a r ­ gento, ed è una strana pretesa quella di uno Stato che chiedesse all’altro di ritirare le p roprie m onete d ’ argento, dando in cam bio dell’ oro sul rapporto legale. S arebbe un infliggergli una im m eritata perdita. Sta bene che l’argento perde oggi di fronte all’oro, m a l’assurdo ò nel sistem a, e quando voleste l’assurdo, dovevato sapere di an d are incontro a tutte le sue conseguenze. S arebbe com e se dopo aver fatto un contratto, una delle parti dim ostrasse che l’altra ne h a ricevuto un vero benefizio ed essa u n vero danno, e chiedesse una refezione p er questo danno. Da con­ siderazioni sim ili il sig. H oudard è tratto a conclu­ d ere che in diritto i! rim b o rso in oro non si può chiedere. T u tt’ al più si potrebbe presen tare la q u e ­ stione nel senso di u n accordo am ichevole, e 1’ Eco­

nomiste soggiunge che si tratta appunto di una que­

stione di equità.

A buon conto ò già m olto quando u n così auto­ revole periodico di quel paese, dove tanto si è gridato contro l’ Italia a proposito della questione m onetaria, riconosce che non si ha diritto di farle quella do­ m anda e rid u ce la cosa a una questione di equità. S e non che sarebbe a studiarsi se v eram ente qui l’equità ci pbbia che fare. Si direbbe che l’ Italia ha tratti tutti i vantaggi dall’ U nione latina e la F rancia ne ha risentito tutto il danno. O ra a noi ciò sem bra tu tt’altro che dim ostrato. T u tta la gente seria ric o ­ nosce che la F rancia ha un grande interesse a pro­ lungare l’ U nione e che essa risentirebbe m aggior danno di noi dall’ uscirne. L ’ Italia si è m ostrata sem pre conciliante e continuerà ad esser tale. I nostri rapporti com m erciali colla F ran cia sono tali e tanti che una cordiale entente fra i due paesi non può non essere cosa desiderabile. Ma noi abbiam o anche stretto obbligo di m antenere intatti i nostri diritti e di non com prom ettere i nostri interessi. E quindi com e p er am ore di v e rità lodiamo l’on. Luzzatti di avere sostenuto il pieno diritto dell’ Italia n ell'o rd i- nam ento interno della sua circolazione, così speriam o che i nostri plenipotenziari sapranno ten er fermo riguardo alla liquidazione degli scudi d’argento.

Non è del resto esatto dire che la F ran cia liqui­ derà tu tti i nostri debiti coll’u n iv e rs o , poiché una notevole parte li liquidiam o direttam ente. A m m et­ tiam o bensì che il nostro com m ercio colla F ra n cia essendo principalissim o, noi paghiam o spesso gli

al-tri con tratte francesi. Ma anche la F ra n cia trae su noi ; ma anche noi ai paesi m onom ettallisti p ag h ia­ mo in oro, e non sarebbe ragionevole che ciascuno degli S tati della U nione sollevasse l’altro dei danni che può risentire dal doppio tipo nei rapporti inter­ nazionali, quando tutti egualm ente, a torto o a ra ­ gione, hanno creduto di adottare q u el sistem a, che alla F rancia prem e tanto diffondere da essersi messa d’accordo cogli Stati U niti nel 1881 per propugnare il bim ettallism o u n iv ersale sulla base dell’ 1 al 15 1/2.

LO SBOCCO DEL GOTTARDO

E LE SOCIETÀ. FERROVIARIE

T ra le due Società ferroviarie italiane l’A driatica e la M editerranea è sorta una questione abbastanza vivace, la quale fu in questi giorni d ib a ttu ta tra a l­ cuni giornali m ilanesi. T rattasi di interp retare la ap­ plicazione dell’ articolo 18 del contratto colla Medi- terranea e 21 della A driatica in quanto rig u ard a la linea M ilano-G hiasso o m eglio le conseguenze che da quella disposizione derivano.

La controversia ci consterebbe form ulata in q u e­ sti term ini : — da una parte la Società A driatica afferm a che essendo la linea M ilano-G hiasso com une ed avendo diritto secondo lo disposizioni del con­ tratto di inoltrarvisi m ediante tren i propri, ha anche diritto, una volta giunta a Chiasso - stazione estera - di regolare com e m eglio creda i propri servizi colle società estere, e ciò bensì nei lim iti fissati dal con­ trattò, m a indipendentem ente dalla Direzione della Società M editerranea.

Dall’altra parte la Società M editerranea afferm a che se la linea M ilano-C hiasso è dal contratto dichia­ rata com une, ne è però riservata la direzione alla Società M editerrauea, e quindi la Società A driatica non può nè deve per quello sbocco m ettersi in q u al­ siasi rapporto colle Società estere senza l’ in te rm e ­ diario della D irezione M editerranea che sola ha d i­ ritto e com petenza di regolare il servizio.

La questione, com e i lettori com prenderanno, è tu tt’ altro che sem plice, poiché rig u ard a non già l’esercizio della linea M ilano-C hiasso, ma la ap p a r­ tenenza dello sbocco attraverso il G ottardo. Infatti tale controversia ci p are si possa più chiaram ente rid u rre a questa : — Secondo la lettera e lo spirito del G ottardo, la Società M editerranea ha l’esclusivo m onopolio del valico G oltardo, con obbligo di la­ sciarvi accedere la A driatica, ovvero il valico stesso è ugualm ente accessibile pei rapporti del servizio internazionale ad am bedue le società, alla M editer­ ranea per la N o v ara-P in o e per la M ilano-Chiasso, e l’A driatica per la sola M ilano-C hiasso ?

S e per esem pio la Società A driatica sulla base delle tariffe attuali volesse stabilire un servizio c u ­ m ulativo con qualche rete estera, tedesca, belga, olandese ecc. può stabilirlo da sè, o devono le pratiche relative essere fatte dalla M editerranea ?

Q uesta la questione, ora vediam o brevem ente — giacche la questione può ancora, lo speriam o, essere com posta — quale sia la lettera e lo spirito del con­ tratto e cerchiam o di vedere quale possa essere su tale proposta la più retta interpretazione.

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26 luglio 1885 L’ E C O N O M I S T A 469

« La linea M ilano-C biasso è dichiarata comune alle due Società esercenti le reti M editerranea ed A d ria­ tica, le quali se ne ripartiranno in parti uguali i prodotti e le spese.

« L ’esercizio della suddetta linea sarà fatto per conto com une e con uguali d iritti, sotto la direzione della Società esercente della rete M editerranea colle seguenti condizioni :

« Le due Società avranno eguale facoltà di far perco rrere sulla linea M ilano-Chi'asso i proprii treni rispettivi, da e per le linee, avute in esercizio dal Governo, che si innestano alla linea m edesim a.

« Gli orari dei treni viaggiatori, in coincidenza coi treni della linea del G ottardo, saranno regolati in m odo da tutelare in giusta m isura gli interessi delle due Società. In caso di disaccordo fra le So­ cietà stesse deciderà il G overno, al quale le due Società sotteporranno i propri progetti di orario colle relative osservazioni.

« O ltre le tariffe generali e speciali degli allegati D ed E, saranno estese alla linea Milano-Chiasso le tariffe locali, che di com une accordo fra le due Società v e­ nissero proposte al G overno e da questo approvate. “ In caso di disaccordo d eciderà il Governo, al quale le due Società sotteporranno i propri progetti di tariffe locali.

« Le tariffe speciali, che fossero adottate per una o due reti saranno di pien d iritto applicate anche ai trasporti in servizio interno od internazionale sulla linea M ilano-C hiasso ecc. »

Dalla disposizione di questo articolo citato risulta in ­ tanto che la linea è comune; cioè, secondo l’art. 67o del Codice civ., ciascun proprietario può servirsi della cosa p u rché la im pieghi secondo la sua destinazione fis­ sata dall’ uso, e non se ne serva contro l’ interesse della com unione o in modo clic im pedisca agli altri partecipanti di servirsene secondo il loro diritto. — Di più il contratto ribadisce lo stesso concetto ag­ giungendo che l’esercizio deve esser fatto con eguali

diritti. 11 significato del quale inciso deve essere

quello c h e , giunti a destinazione, cioè cessata la cosa com une, ciascuno può agire secondo il pro­ prio vantaggio. Se la locomozione è la destinazio­ ne della linea ; se la linea term in a alla stazione di Chiasso, dove dom ina una Società estera, cioè ci si_ trova in territorio non com preso nei c o n tra tti, ivi arrivata ciascuna S ocietà, ha il diritto di agire com e crede ed acquista la sua perfetta libertà di azione. — Il diritto eguale in am bedue le Società . perco rrere con treni propri la linea, ha per ef­ fetto di portare ciascuna Società con eguali diritti in contatto colla Società estera.

Se non che ci pare che il concetto di quell’arti­ colo sia am piam ente illustrato dalle relazioni del Mi­ nistro e della Com m issione p arlam entare che l ’artico­ lo stesso esam inarono. In quelle relazioni è spiegato se fosse nell’anim o dei contraenti di rendere comune solo la linea M ilano-Chiasso, o v eram en te lo sbocco

del Gottardo cioè la linea colle conseguenze che

derivano dalla sua giacitura.

A pagina 13 della relazione, colla quale il M inistro G enala presentava alla Cam era il progetto di legge per l’esercizio delle reti italiane, leggiam o, in p ro ­ posito alia ripartizione delle linee:

« P er gli sbocchi di C orm ons, della Pontebba e « del B rennero la rete A driatica è in diretta com u- « nicazione con 1’ A u stria-U ngheria e con la G er- « m ania orientale ; m entre la M editerranea raggiunge

« il confine francese ai passi di V entim iglia e del « Cenisio.

« Delle vie che si avranno d’accesso al Gottardo, « la orientale, quella cioè p er B ergam o-Lecco-C om o, « che sarà prontam ente costruita, è data all’Adria - « tica ; l’occidentale, per N o v ara-P in o , è assegnata « alla M editerranea; la m ediana, da Milano a Chiasso, « è dichiarata comune alle due reti.

« L ’ esercizio della linea M ilano-C hiasso è fatto « da entram be le Società con eguali diritti, sotto « la direzione di quella p er la rete M editerranea ; « gl’ introiti e le spese sono ripartiti fra i due eser- « centi, che hanno am bedue facoltà di far correre « i propri treni sulla linea. Con quest’ ultim a di « sposizione vengono elim inati gli inconvenienti che,

» nella specialità del caso, potrebbe forse presentare « il servizio cu m u lativ o ; ed è assicurato il prose- « guimento regolare delle merci provenienti tanto « dall’ una guanto dall' altra rete....

« Essendo poi stabilito che le tariffe generali e « speciali contenute negli allegati D e È e quelle « tra le locali che verranno determ inale d’ accordo « tra le due Società, siano estese alla linea M ilano- « Chiasso, e che ai trasporli in servizio interno ed « internazionale sulla linea stessa vengano pure « applicate di diritto le tariffe speciali che fossero « in seguito adottate per una delle due reti, resta « assolutam ente im pedita una lotta di concorrenza « nelle tariffe a danno dell’ uno o dell’ altro dei « nostri centri industriali o com m erciali.

« Siffatti tem peram enti, coi quali viene com ple- « tam ente assicurato ai prodotti provenienti da « ambe le reti il libero adito ai mercati del- « l’ Europa centrale, risolvono, a nostro giudizio « ogni questione nel modo più equo. »

Non pare dubbio quindi che il M inistro in questo proposito parlava ed intendeva rip a rtire equamente tra le due S ocietà non la linea M ilano-Chiasso, ma il valico del G ottardo con eguali mezzi e diritti, a ciascuna Società dando una linea propria, ed una com une. Solo per la linea com une tendeva a rego­ la re le tariffe così che non ne nascesse u na concor­ renza dannosa agli interessi generali. Lo scopo di questa divisione del valico, è detto chiaram ente, es­ ser quello non di perco rrere la Milano-Chiasso, ma di arriv are con eguali diritti e liberam ente ai m e r­ cati dell’E u ro p a centrale.

E la Com m issione parlam entare nella sua re la ­ zione fu egualm ente esplicita; a pag. 24 essa dice: « La questione dello sbocco del G ottardo, e quindi « della linea M ilano-C hiasso essendo una conseguenza « del riparto longitudinale delle reti, sem bra qui il « luogo di ten ern e brevem ente discorso.

« E noto che calore di disputa si accendesse pel « pomo di P arid e della M ilano-Chiasso, che la So- « cietà A driatica e la M editerranea si disputarono « accanitam ente.

« A giudizio della Com m issione la linea avrebbe « dovuto preferibilm ente darsi alla M editerranea, « com echè i rapporti com m erciali fra G enova e il « di là del G ottardo sieno più im portanti di quelli « che può avervi il V eneto, il quale ha altri sbocchi « tradizionali alla sua attività com m erciale.

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condi-470 L’ EC O N O M I S T A 26 luglio 1885

« zioni di parità enunciate negli articoli identici 18 « delie Convenzioni M editerranea, 22 di quella A dria- « tica. E la G iunta com pletò la soluzione, aggiun- « gendo ch e u n ispettore gevernativo dovesse v i­ li gilare direttam ente 1’ esercizio e il traffico della « linea M ilano-Chiasso.

« Qual soluzione più equa di q uesta, la quale « concilia nel m iglior m odo possibile e senza alcuno « inconveniente apprezzabile gli interessi delle due « Società ? Preferendosi I* A driatica, non avrebbe « avuto m otivo di lagnarsi la M editerranea, che ha « piu rapporti col G ottardo e non fa concorrenza « alla A driatica agli sboccchi della G erm ania del « Sud e dell’ A u stria? »

La Com m issione adu n q u e parla essa pure di que­

stione dello sbocco del G ottardo, di rapporti al dì là del Gottardo da G enova e dal V eneto ; di pa­ rità di diritti nelle due Società.

F inalm ente per ch iarire m eglio lo stato della con­ troversia riportiam o u n brano della discussione a v ­ venuta alla C am era nella tornata del 22 gennaio ; ecco le parole colle quali l ’on. M inistro dei lavori pubblici, rispondendo ai diversi oratori che avevano sollevata questione e proposti em endam enti sulla di­ rezione della linea M ilano-Chiasso, illustrava l’a rti­ colo 18 del contratto colla M editerranea.

« L ’on. M aurogonato è preoccupato da non grave « tim o re :

« C rede che m algrado tu tte le prescrizioni dell’ar- « ticolo 18 P essere affidata la direzione di questa « linea alla Società M editerranea riduca quasi al « nulla gli effetti della com unanza ; e mi ram m enta « una risposta che gli diedi or sono molti m esi, la « quale im plicava la prom essa che la linea M ilano- « Chiasso sarebbe stata interam ente com une ad en- « tram be le reti. Come può chiam arsi interam ente « com une, egli dom anda, se la direzione di quella « strada è data alla M editerranea ?

« P e r giudicare convenientem ente di questioni di « questa n a tu ra , è necessario, signori, avere innanzi « tutto sott’occhio le disposizioni dell’articolo 18 del « contratto. A me sem bra che molti degli oratori « non abbiano fatto attenzione a ciò che ivi è aper- « tam ente ed esplicitam ente stabilito. V ediam o in « che cosa consiste la com unanza della linea. Innan- « zi tutto le spese, le en trate, i prodotti di questa « linea appartengono all’una e all’altra Società, m età « per c ia sc u n a ; e questo appunto dichiara l’art. 1 8 : « una m età si accollerà alla M editerranea, una m età « all’A driatica. — I treni poi sono regolati dal coni­

li ma secondo :

« Le due Società avranno eguale facoltà di far « p erco rrere sulla linea M ilano-C hiasso i propri treni « rispettivi, da e per le linee, avute in esercizio dal « Governo, che si innestano alla linea M editerranea ».

« Dunque VAdriatica non ha bisogno di dipendere « mai dal beneplacito della Meditarranea, avendo « tra gli altri diritti di comunanza anche quello « di far contiuare i suoi treni nella linea comune « sia che vengano da Milano, sia che vengano da « Soregno, o da Conio ».

Dopo queste citazioni crediam o che la controversia non possa sostenersi a lungo e nutriam o fiducia che le due Società troveranno m odo di intendersi defi­ nitivam ente anche su questo punto che, a noi se m ­ b ra , non offra invero argom ento a serie discussioni, nè a dubbiose interpretazioni.

I francesi colgono i prim i frutti della politica pro­ tezionista che da alcuni anni seguono con un certo entusiasm o, m algrado gli avvertim enti di uom ini com petentissim i.

È noto che a causa delle speciali disposizioni del trattato di Francoforte stipulato tra la G erm ania e la F ra n cia , questa, p er dim inuire gli effetti che la ardita concorrenza germ anica portava alla sua indu­ stria, ha cercato di strin g ere col m aggior num ero di paesi trattati di com m ercio i quali com prendes­ sero la clausola relativa alla nazione più favorita È noto del pari quanto laboriose sieno state in p r o ­ posito le trattative colla Spagna e com e da una parte la G erm ania d all'altra la F ran cia cercassero ogni via per escludersi scam bievolm ente dal m ercato spagnuolo.

Oggi la F rancia si trova in conflitto a p p a ren te­ m ente colla Rum enia, m a in realtà il conflitto è con se stessa. Da molto tem po erano state intavolate n e ­ goziazioni col piccolo stato bagnato dal D anubio, e infrattanto i due gabinetti avevano convenuto di ap­ plicare ai due m ercati il regim e della nazione più favorita. Se non che, m entre pendevano le trattative per stipulare il trattato di com m ercio, il G abinetto francese, spinto specialm ente dalle necessità politiche delle vicine elezioni e p er ingraziarsi la classe ru ra le, acccettò le teorie ' dei protezionisti, e con pomposi sofismi cercò giustificare m isure che pretendevansi favorevoli agli agricoltori.

Ma la R um enia è uno stato quasi esclusivam ente agricolo ; sopra 2 2 0 m ilioni di lire di esportazione, ne ha 1 7 2 di cereali ed 11 di anim ali. I provvedi­ m enti protezionisti per l’agricoltura adottati in F ra n ­ cia non potevano ehe ren d e re vano ogni tentativo di accordo com m erciale tra la R um enia e la F rancia. Gli av versari di questo accordo fra n c o -ru m e n o ne profittarono ed ebbero buon giuoco per far rom pere i negoziati. Il G abinetto del r e G iorgio com prese che si voleva molto da lui e poco gli si poteva con­ cedere e prese una energica risoluzione. Non soltanto sospese i negoziati, ma tolse alla F rancia i vantaggi della nazione più favorita e chiuse i confini della R u­ m enia ai prodotti dell’ industria francese applicando la tariffa proibitiva. La F ran cia m andava in R um enia circa 40 m ilioni dei suoi prodotti m anufatti ed ora questo m ercato le è chiuso e cadrà nelle m ani di quelle nazioni che non com inciarono una lotta di ta­ riffe senza aver pensato alle conseguenze che n e po­ tevano d eriv a re .

Chi infrattanto profitterà di questo erro re della F ra n cia sarà la G erm ania, la quale già im porla in quel paese più di 50 m ilioni. La stessa resistenza inattesa della R um enia lascia cre d ere che sia ap pog­ giata da qualche potente nazione, e la m isura p ro ­ posta del M inistro del com m ercio francese di ap p li­ care un dazio del 5 0 p er cento ad valorem ai p ro ­ dotti ru m e n i im portati in F ran cia, m ostra che anche in questo paese si com prende che il passo fatto dalla R um enia derivava da m editato concetto.

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26 luglio 1885 L’ E C O N O M I S T A 471

burgo, a Liverpool, a L ondra. I rum eni non av v e r­ tiranno nem m eno questo m utam ento di instradam ento dei loro prodotti agricoli, poiché l’E uropa ne ha b i­ sogno ; e la stessa Francia o li avrà indirettam ente a m aggior prezzo, o dovrà cercarli altrove e sem pre pagandoli di più.

Ecco un effetto prim o ma solenne di quelle teorie protezioniste che in F rancia, per ragione elettorale, hanno avuto il sopravvento, e che in Italia fortuna - tam ente non trovano credito, per quanto l’on. Rossi coll’autorità del nom e, colla eloquenza della parola, col num ero della clientela cerchi di renderle popolari.

A nche noi per un m om ento abbiam o avuto tim ore di un protezionism o agrario e la Cam era dei deputati, dove troppo dom ina la politica, avrebbe anche potuto com m ettere sim ile erro re, ma l’insuccesso avuto in Senato dall’on. Rossi è più che bastante per farci con­ vinti che qualunque erro re com m ettesse in proposito la Cam era e le ttiv a , sarebbe riparato dalla C am era vitalizia dove il protezionism o non conta che quattro soli seguaci.

LA PEREQUAZIONE FONDIARIA '

iniziata dai contrilbuenti

Mesi addietro ebbi occasione di esporre n&WEco-

nomista le m iserevoli condizioni d e’ proprietari ru rali

della Bassa Lom bardia. Se allora mi lim itai a p ar­ lare di codesta plaga, non era nè poteva essere mia intenzione il lasciar supporre che m igliori fossero le sorti dei proprietari in altre plaghe della m edesim a reg io n e: la mia incom petenza fu la sola causa p er la quale non ne feci parola.

Ma questo ora posso dire : che sui piani o sui colli lom bardi, sui terreni irrigui com e su quelli asciutti, oltre i danni derivanti dalla scarsità e dal rinvilio delle derrate, pesa un altro danno p erm a­ nente tanto grave quanto ingiusto intendo parlare della m aggior m isura d ’ imposta fondiaria erariale che grava codeste te rre in confronto di quelle d’ altre regioni del regno.

Già da molti e ottim i, la questione della p ereq u a­ zione dell’im posta fondiaria venne trattata con tale com petenza e profondità da farm i stim are superfluo lo spendere parole a dim ostrare la giustizia di una causa la quale può essere com battuta con q u alch e apparenza di serietà solam ente ricorrendo a ragioni di oppor­

tunità politica. Ma quanto sto p er dire v a rrà , lo

spero, a far persuasi che tali ragioni oggi debbano cedere di fronte ad altre, p u re di opportunità, le quali hanno tale im portanza e urgenza da far r ite ­ nere assai pericoloso u n m aggior indugio per p arte del G overno ad affrontare francam ente il problem a della perequazione dell’ imposta fondiaria.

A ltre volte ebbi a dire la poca fiducia n u trita dalla m assim a parte dei proprietari lom bardi che sia propo­ sito vero del G overno di affrettare la discussione del progetto di legge p er la perequazione. R ecentem ente però n u ove prom esse, per quanto vaghe e indeterm i­ nate riguardo al tem po, furono fatte dai banchi m in i-1 Q u esto artic o lo c h e ci m a n d a il n o s tr o am ico c o n te R . C or- n ia n i lo p u b b lic h ia m o — seb b en e n o n in tu tto c o n s e z ie n ti colle id e e a c u i l ’eg reg io s c r itto r e fa cen n o — p e rc h è i n o s tr i le tto r i a b b ia n o u n a c h ia r a id e a d e lla g r a v i tà d e lla q u e s tio n e a g r a r i a in c e rte p ro v in c ie . (N . d . R .)

steriali. Ma, q u a s i’che si fosse tem uto che potessero essere prese sul serio dagli interessati, venne in campo il progetto dell’abolizione di uno dei tré decim i di g u erra, che da tanti anni rendono più grave l’ im po­ sta fondiaria; e la trattazione di tale progetto fu ch ia­ ram ente dichiarato dover precedere relativa alla pere­ quazione.

Il M inistero proponendo di togliere un decim o di g u erra aveva avuto forse in anim o di soddisfare, o alm eno di far pazientare i contribuenti più danneggiati dalla attuale sperequazione; esso però si è grande­ m ente ingannato.

S e il G overno, dicono questi contribuenti, crede essere la perequazione una cosa giusta (e I’ averla annunciata e prom essa dim ostra aver esso tale c re ­ denza) : se esso crede di poter annualm ente fare a m eno di una decina di m ilio n i, che tanti circa im porterebbero un decimo di g uerra sulla proprietà fondiaria di tutto il regno, perchè non ha scaricato di tal som m a le te rre di quelle sole provincie sulle quali m aggiorm ente e indubbiam ente pesa la spere­ quazione?

Una tale m isura, m entre non sarebbe stata la tante volte prom essa perequazione, avrebbe però costituito un prim o passo v erso di essa; avrebbe portato un reale benché leggero sollievo ai contribuenti m aggior­ m ente g ravati, senza far risentire il m inim o peggio- gioram ento ai m eno gravati.

Lo sgravare invece di un decim o di g uerra i con­ tribuenti dell’im posta fondiaria di tutto lo Stato, m entre costituisce un quasi insensibile favore alle provincie più fortunale, le quali già pagano m eno e che non avevano chiesto nè aspettalo qnesto sgravio, per le provincie le quali più soffrono dalla sperequazione è com e la briciola di pane offerta all’affamato. Inoltre tutto ciò rivela per parte del G overno una riluttanza a in tra p re n d ere ciò che pure può som igliare a un principio di più equa distribuzione dei carichi pub­ blici, la quale dà fortem ente a tem ere cbe la p ere­ quazione, fatta balenare con avvenire incerto, esso non intenda di effettuarla sul serio.

Così quella poca fiducia che in L om bardia pure si conservava nelle buone intenzioni del G overno si può dire del tutto svanita e ha dato luogo a un sen­ tim ento di irritazione verso di esso e verso i depu­ tati i quali, entrati alla C am era, per la m aggior parte scordano le prom esse fatte prim a della loro elezione.

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472 L ’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1885 T utto ciò dim ostra uno stato- così fiorente delle

pubbliche finanze da ren d e re del tutto inconcepibile che esse possano essere m esse in pericolo dalla ev en ­ tuale perdita che avrebbero a risentire dalla perequa­ zione fondiaria, q u an d ’anche per effettuarla non si vo­ lesse, soverchiam ente grav are quei contribuenti che ora dalla sperequazione sono favoriti.

È inutile il negarlo o il celarlo: il rim andare alle ca­ lende greche la discussione del progetto di legge per la perequazione è tal cosa da im pensierire per i p e ri­ coli che ne possono venire non solo alla tranquillitfi del paese, ma anche ai sentim enti di fratellanza fra le d iv erse provincie, all’ idea di unità della patria, alla fede nella giustizia del G overno parlam entare. E tali pericoli non sono eventuali e problem atici, ma già com inciano a m anifestarsi. Infatti fra i contribuenti all’ imposta fondiaria delle provincie di Brescia e di B ergam o (le quali per il nuovo censim ento austriaco sono fra le piò gravate) si va form ando e sviluppando u na lega che si potrebbe d ire di resistenza, per effet­ tuare, anche senza il concorso del Governo., la p e ­ requazione fondiaria. È resistenza alla legge, è rib el­ lio n e ? taluno chiederà. S tran a ribellione, si potrebbe rispondere, la quale si fa in nom e dello S tatuto fon­ dam entale del regno contro chi ne viola lo spirito e la lettera.

L ’articolo 25 dello S tatuto dice infatti — « Essi, (tutti i regnicoli) contribuiscono indistintam ente.nella proporzione dei loro averi ai carichi dello Stato. »

Se esigenze im prescindibili hanno potuto per anni far rin u n ciare tanta parte d ’ Italia al diritto che lo ari. 25 sanziona, cessate ora tali esigenze i contri­ buenti lom bardi, invocato inutilm ente l’adem pim ento degli obblighi che tale articolo im pone al Governo, vedendosi negata giustizia deliberano di farsela da se m edesim i effettuando la perequazione fondiaria per ciò che li riguarda.

R iunitisi in associazione, p e r mezzo di apposito com m issioni form ate da persone com petenti essi in ­ tendono che nel modo più scrupoloso, im parziale ed esatto sia fatto un raffronto stabilito sulle differenze della im posta fondiaria pagata nei diversi com parti- m enti dello Stato. Cosi accertata la m inore delle quote di contributo v e r r à significato ai contribuenti quale dovrà essere la giusta m isura di ciò che do­ vranno pagare agli esattori. I contribuenti facenti parte dell’Associazione si obbligano a rifiutare il pagam ento di quella parte dell’ im posta che eccederà quella de­ signata loro com e giusta dalle apposite commissioni da essi nom inate.

Da ciò che leggesi nella Perseveranza appare che i Com itati nom inati dall’Associazione hanno diviso il lavoro in q uattro sezioni. L a prim a si occupa più particolarm ente dell’ ordinam ento del m eccanism o generale. La seconda tiene la corrispondenza coi Com itati costituiti. L a terza, più im portante, si dedica alle quistioni catastali, onde determ inare le quote dei vari com partim enti. La q u arta organizza la difesa dell’A ssociazione dei singoli soci contro ogni possi­ bile attacco.

Infatti è fuor di dubbio che gli esattori non si accontenteranno della m in o r som m a che i co n tri­ buenti verseranno nelle loro casse. È certo che n u ­ m erose saranno le vendite coatte di m obili e d’ im ­ m obili che essi prom uoveranno contro i contribuenti. Ma già num erosi e valenti avvocati si sono im pe­ gnati a sostenere g ratuitam ente le ragioni dei co n ­ trib u en ti. Q uesti probabilm ente saranno condannati

dei T rib u n a li; e se, com e è facile arg u ire, la paura vieterà a molti di com perare i m obili e gl’ imm obili messi all’asta, l’esattore potrà farseli aggiudicare. Ciò non toglie che tutto questo abbia a p ro d u rre u n ’ agi­ tazione assai seria ed a creare al G overno dei nem ici e degli acri oppositori fra quelle persone, m olte delle quali assai influenti, appartenenti a classi e partiti che prim a d ’oca erano stati favorevoli al G overno. Non è dubbio che, se non in modo ufficiale, pure le sim patie delle am m inistrazioni locali d’ origine elettiva saranno tutte favorevoli ai contribuenti e contrarie al G overno in questa lotta che sia per im pegnarsi. I contadini, i quali non possono ottenere seri m iglioram enti alle loro condizioni sin tanto che i proprietari sieno tanto gravati, non m ancheranno di p rendere le parli dei proprietari nè sarebbe da m eravigliarsi se in qualche caso avessero a respingere con la violenza gli uscieri.

C ertam ente non potrebbe dirsi che i contribuenti che fanno parte di codesta lega di resistenza restino dentro i confini della legalità quando negano di sod disfare gli obblighi che loro im pongono leggi le quali p er quanto generalm ente stim ate ing iu ste, non v en­ nero però ancora m odificate da chi solo ha il d irit­ to di m odificarle o abrogarle.

Ma d’altra parte codesta resistenza alla legge non può esserne giudicata con soverchia sev erità quando si considerino le speciali condizioni nelle quali i trasgressori sono stati messi dalle reiterate prom esse del G overno.

Non si può credere che coloro che si sort riuniti in codesta associazione per ottenere la perequazione non abbiano considerato i danni e i pericoli che alla quiete pubblica e ad essi m edesim i potranno venire per effetto della presa risoluzione. S arebbe però in ­ giusto, a mio credere, il renderli soli responsabili di quanto di m ale può accadere, poiché una grande parte di responsabilità ricade sul G overno, il quale per tim ore di u na crisi non si decide a proporre quella perequa­ zione della cui giustizia è tanto persuaso che l’ ha riconosciuta, e i deputati, i quali trascurano gli i m ­ pegni presi verso gli elettori allorché ne chiedevano i voti.

Com e è mai possibile che nel caso di turbolenze originate dalla negata perequazione p er parte del G o­ vern o esso possa rep rim erle con la piena coscienza di com piere il proprio dovere e con anim o sereno a l­ lorché tali turbolenze sarebbero state causate dal non aver esso rispettato un diritto consacrato dallo Statuto?

P otranno ragioni di opportunità politica, calcoli di aritm etica p arlam entare, rig u ard i regionali, giustifi­ care l’indugio a trattare il progetto di legge per la perequazione ?

L ’ associazione testé sorta nel bresciano e berga­ m asco è per ora lim itata, ma è ben probabile che essa vada estendendosi non solo nelle rim anenti p ro v in ­ cie lo m b a rd e , m a anche in quelle di altre regioni che esse pure hanno chiesto sino ad ora inutilm ente di essere parificate nella distribuzione dei carichi ad altre provincie più fo rtu n a te : il più piccolo fuoco potrà diventare grande incendio e allora ben grave sarà la responsabilità di chi vi ha dato esca.

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26 luglio 1885 L’ E C O N O M I S T A 473 messi. Quello che è certo però è che essi orm ai non

si contenteranno di vane parole, nè si può d ar loro torto se, le tante volte delusi, essi non prestano orm ai fede che ai fatti o alm eno agli im pegni più espliciti solenni e categorici.

Robekto Cokniani.

DHL’ INDUSTRIA NELLE C U B I

II.

Condizione particolare dei lavori e relative proposte. Dopo ciò che abbiam o detto riguardo alla R e la­ zione G enerale, ci spetta di esam inare quanto d’im ­ portante gl’ispettori dei vari Circoli riferiscono sui lavori dei detenuti.

Negli stabilim enti penali dei sei circoli le lavora­ zioni hanno piena a ttiv ità , servendo allo S ta to , ad appaltatori e a com m ittenti. N el Circolo di G enova si lavora per tutti in calzoleria, nulladim eno, stando alle parole dell’Ispettore, non sarebbe prodotta con­ correnza alcuna colle industrie libere, p oiché: « nella m assim a parte (egli dice) ove esistono gli sta b ili- m ente di pena m ancano totalm ente o in parte in d u ­ strie identiche. » — S trano che m anchino ad Oneglia, ad A lessandria, a Fossano legnaiuoli, fabbri, calzo­ lai ! ecc. Che le lavorazioni delle carceri siano state loro m icidiali ?....

N el Circolo di V erona si nota la sospensione d’ogni lavoro nella casa penale di Padova, a causa del fal­ lim ento dell’im presa generale. Anzi nello stesso c ir­ colo di Genova si nota che quasi nel tem po m ede­ simo cessarono p er appalto ad O neglia i lavori di falegnam e e di te ssito re , e ad A lessandria tutti, di ogni sp e c ie , e non per fallim ento, m a p e r sospen­ sione del sistem a d’appalto e per soverchie giacenze di m agazzino, com e accadde per la prim a causa a Spoleto, a N arni, a Tem pio per la seconda a Solm ona. — Nel Circolo di V ienna continuavano floridam ente per conto del G overno, e p er conto di com m enti, a Bergam o, a V enezia, a P arm a, ecc., i lavori di te s ­ sitori, sportai, falegnam i, calzolai, sarti, chiodaioli, ecc.

Nel C ircolo di F irenze trovansi d u e grandi stabili- m enti di lanificio a Saliceta san G iuliano e a V olterra che vanno per conto dell’A m m inistrazione delle car- • ceri. In altri luoghi m andano avanti le lavorazioni gli

appaltatori altresì e i com m ittenti.

Dove assolutam ente predom ina il sistem a delle im ­ prese generali o particolari è nel Circolo di Rom a. Ivi im prese di saline al bagno penale di Cagliari e di e di C o rn eto ; im presa degli agricoltori alla colonia penale delle T re F o n tan e ; quella p er il sodificio del­ l’antim onio ad O rbetello ; quella dei tessitori a Rom a, a Civitavecchia, ecc. Sono 1519 i condannati che fa ­ ticano a servigio di tali im prese, m entre p er lo Stato sono in num ero assai m aggiore, cioè 2 8 5 8 . T ra questi contansi ag ric o lto ri, te ssito ri, sa rti, spazzolai, tipo­ grafi, m uratori, scalpellini. Cotesto Circolo 4°, forse per com prendere la Capitale del Regno, si distingue per il buono andam ento d’ogni cosa riguardante l’o c ­ cupazione dei detenuti.

Nel circolo di Napoli, fatta eccezione dei lavoranti alle cave di pietra di Pozzuoli e di alcuni occupati

nelle più com uni industrie, il resto è condotto in econom ia o va p e r conto di com m ittenti.

P er ultim o nel Circolo di Messina tra le lavora­ zioni si riscontra quella del pane e delle paste. N o­ tevole che di cose tanto essenziali ad ogni stabili­

m ento, non si dica, che le lavorazioni esistano altrove e in ogni Circolo. Possibile che la sola Sicilia vi abbia pensato? Che l’industria del pastaio e del fornaio si com prenda nei rapporti ufficiali sotto il titolo diverse? A ccadrà probabilm ente così. In Sicilia i detenuti la ­ vorano per conto di com m ittenti gli articoli nom inati, m entre quel che si fa dagli stipettai, dai fabbri, dai calzolai, ecc. è per ordine del G overno o dell’ ap ­ paltatore. Qua e là esistono negli stabilim enti penali delle lavorazioni di tessuti per uso proprio. I lavori all’aperto dipendono più specialm ente da com m ittenti.

Poco o nulla abbiam o a dire dei R iform atori. Ivi si tratta più che altro d’istruzione industriale affidata sovente ad im prese con interesse dell’ Istituto, delle case di P atronati, ecc. I lavori che vi si fanno non assum ono im portanza sé non al m om ento in cui il giovane è arrivato a condurre a term ine una specie di prodotto e a percepire una m ercede giornaliera dai 20 agli 80 centesim i, che deposita intera o in parte per la m assa. T uttavolta per regolam ento è dovuto un tanto ai R iform atori.

A sembianza dei riform atori si regolano le Case di Custodia.

L’im portanza che non hanno nè possono avere i lavori dei riform atorii e delle Case di Custodia se non dal lato dell’ occupazione e dell’ in seg n am en to , vorrebbesi fare acquistare dalle carceri giudiziarie. È una delle proposte avanzate dall’on. D irettore G e­ nerale. Lo stato presente delle lavorazioni nelle, c a r­ ceri giudiziarie ci è fatto noto dalle relazioni ufficiali. N elle carceri giudiziarie per essere al m assim o di m esi diciotto la pena dei detenuti, pochi sono i la­ vori che vi si fanno con m olta interruzione di giorni e di ore. Anzi in tutti i sei Circoli di Genova, V e­ r o n a , F ire n ze , R o m a, N ap o li, Messina regnerebbe l’ozio quasi assolutam ente, m ancando perfino l’istru ­ zione industriale necessaria, che hanno i Riform atorii. P e r ò , in qualche punto delle Relazioni è detto che nelle nelle carceri giudiziarie si lavora anche per conto di appaltatori. — lnsom m a se delle lavorazioni esistono nelle carceri giudiziarie, secondo il pensiero dell' on. D irettore G enerale, non sarebbero al certo sufficienti.

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istra-474 L’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1885

zione, m entre il principio del lavoro com e em enda e com e m isura di disciplina è m antenuto nella sua in tegrità. N essuno si opporrebbe del resto cbe nelle carceri giudiziarie m edesim e s’iniziassero delle lavo­ razioni in d u s tria li, che non esistessero già in molli stabilim enti penali e non aum entassero la tem uta concorrenza alle industrie libere.

A tale doppio scopo ragionevolissim o m ira u n ’altra proposta dell’on. D irettore generale, cioè di estendere ì lavori all’aperto pei detenuti.

Pei condannati a vita o a pena lunghissim a i la­ vori nelle m iniere, negli sc a v i, nei prosciugam enti, i lavori nisom m a di m olta fatica e di qualche p eri­ colo sono suggeriti e dall’idea di un castigo che cor­ risponda al delitto com m esso e da quello di risp a r­ m iare le braccia di coloro che solo p er bisogno vi si espongono. Inoltre non si aum enta di troppo il num ero dei detenuti da occuparsi nelle industrie più sem plici e m eno gravose.

I lavori all’aperto e quelli che riguardano special- niente il bonificam ento dei terreni m alsani diedero già considerevoli resultati con econom ia per lo Stato di un 4 0 per cento. Si lam entarono delle m ortalità e delle evasioni, ma si acquistò la certezza del loro grande giovam ento, m algrado che in qualche punto la spesa, abbia superato, si legge, quanto i lavoranti liberi avrebbero richiesto. F u ro n o i condannati prim a in num ero di 30 e poi 3 9 0 che costrussero il forte Appia P ignatelli, per modo che si venne ad ordinare la costruzione di altri quattro. L ’ Ispettore del Circolo di G enova vorrebbe che i lavori all’ aperto fossero affidati soltanto ai condannati che abbino scontato due terzi della pena e dato segno di buona con­ dotta. — E giusto.

Una volta i lavori all’aperto non s ’intraprendevano che nelle isole o nelle vicinanze di stabilim enti pe­ nali, perchè vi si avevano locali appositi p er ricovero dei detenuti. Q uindi si passò ad adattare all’uopo i fabbricati vicini ai luoghi da bonificarsi ; infine si vennero a stipulare convenzioni per la costruzione d uno stabilim ento agricolo penale nella valle di P onte-B uttero, da servire come centro di case colo­

niche, quando tutta la proprietà fosse stata ridotta a coltura e l opera dei condannati divenuta superflua.

(V . Rei. gen. pag. 2 0 9 ) O ccorsero p iù di 33 mesi per ultim are tale stabilim ento, cosicché si pensò di te­ nersi al sistem a più sem plice delle baracche, che con spesa m inore assai ren d e più agevole di m uo­ vere le colonie penali da u n luogo all’ altro secondo l’occorrenza.

A com pletare quanto abbiam o detto sull’ im p o r­ tante oggetto dei lavori all’aperto, ci piace di ripor­ ta re q u i le parole del sig. Filippo Bucci ingegnere del genio civile. Le togliam o dal pregievole^ suo scritto Sulla costruzione di baracche e capannoni

pei condannati addetti al lavori all'aperto, gentil­

m ente inviatoci. Egli a modo di conclusione così si esprim e : « Non potendo esser messo in dubbio la possibilità di co stru ire dei luoghi di ricovero sicuri, com odi, eco n o m ici, rispondenti a tutti i bisogni di una colonia penale ed a quelli di una colonia libera; non potendo essere messi in dubbio i vantaggi im ­ m ensi che si ritraggono in generale dal lavoro dei condannati all’ a p e rto , vuoi sotto il punto di vista econom ico, vuoi sotto il punto di vista m orale . . . . perchè, (dom anda l’A utore) non si può rivolgere al- 1’ Agro Rom ano tutta la forza viva dei nostri co n ­ d annati sopprim endo negli stabilim enti penali quelle

lavorazioni poco o punto proficue e che tornano più di danno che di vantag g io ? »

Insom m a il sig. ing. Bucci cui la D irezione gene­ rale delle carceri affidò già l’incarico di studiare e di riferire sopra vari quesiti proposti, desidererebbe che l’opera dei condannati si com prendesse pei la­ vori agricoli in una vasta intrapresa che avesse p rin ­ cipalm ente intorno a Rom a trenta o q uaranta colonie penali simili a quelle delle T re F o n ta n e , le quali

partendo dal centro alla periferia, avvessero tempo

di p rep arare le nuove colonie di popolazione libera in sostituzione di quella dei condannati. — Sono quasi le sue parole. —

O ra per finire, farem o anche noi le nostre m odeste eonchiusioni.

P rim a di tutto consentiam o pienam ente coll’on. D i­ retto re generale cbe si debba fuggire ogni soverchio m utam ento di detenuti da luogo a luogo e da una all’altra occupazione; e se è giusto che si guardi dal p ro d u rre m ale o soverchiam ente, ovvero in quantità non sufficiente per le A m m inistrazioni dello Stato o con elevato costo di produzione, certo è cbe il ben regolato lavoro per tutti i detenuti, distinguendo per quelli delle carceri giudiziarie la specie, rim ane sem pre legge superna per il benessere e il m iglio­ ram ento delle classi sociali.

A p rocurare il m iglioram ento dei carcerati e a fare che m en riescano recidivi, la m ercede assegnata pei lavori diventa una necessità. U na m ercede non più d ’un terzo ma di due terzi alm eno dei lavoranti liberi, non pagata ai detenuti, ma tenuta a loro conto per quelli che in tem po determ inato debbono lasciare la carcere, se rv irà di prezzo rimuneratore per Vàv-

venire. È un modo possibile di non renderli recidivi.

P e r tal guisa nei casi, che vorrem m o ra ri, d’appalto, non sarà più l’appaltatore ad avere tutto il vantaggio dalla m ano d ’opera a buon m ercato, col vincere in tal modo sulla pubblica concorrenza. Il sistem a delle m ercedi più alte capitalizzate sarebbe proprio agli stabilim enti e alle case di pena, chè pei condannati ai 25 anni e a vita non vi deve essere com penso di sorta alle loro gravose fatiche.

Pei liberati dal carcere gran d e aiuto riescono i P atronati. Non sono diffusi, ma ben conviene che le società di F irenze e di Reggio d ’ Em ilia abbiano degni seguaci per ogni dove.

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