G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SC IEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN TE R E S SI P R IV A T I
Anno II - Voi. XV
Domenica 12 Ottobre 1884
N. 545
L A Q U E S T IO N E M O N E T A R I A
Nel nostro num ero 5 4 0 ponevam o in rilievo la importanza di venire ad una decisione intorno all’ at titudine da prendersi nella questione monetaria e , pure esprim endo le nostre simpatie per una soluzione in forza della quale l’ Italia uscisse dalla Unione la tina, dicevam o di attendere a dare un giudizio de finitivo quando la Com m issione m onetaria avesse formulato delle proposte concrete. P oiché se essa avesse opinato che si dovesse prorogare la Conven zione, avrebbe detto a quali condizioni ciò dovesse avvenire, e allora sarem m o stati al caso di ricercare se i vantaggi avrebbero superato i danni o v ic e versa.
Ma la Com m issione pare essersi tanto poco pene trata della responsabilità che le incom beva in una questione di tanto interesse per l’ econom ia nazio nale (poich é sarebbe irreverente supporre che non sapesse quel che v oleva ) che ha pensato bene di non riunirsi più, e si afferma che orm ai l’on. M i nistro delle Finanze, trovandosi coll’ acqua alla gola, abbia pensato di interpellare i singoli com ponenti la Com m issione per con oscere il loro parere e p rov vedere da sé. E ci parrebbe tem po, e avrem m o anzi desiderato che, vista l’ inerzia della Com m is sione, il Ministro se non sapeva o poteva rich ia marla all'adem pim ento del grave incarico ricevuto, si decidesse prima a fare quello che dovrà fare ora. Siam o alla porta coi sassi e si è indugiato anche troppo. La gente, che sa l’ importanza della que stione, se ne preoccupa, ed è naturale.
Al buio com e siamo delle intenzioni del G overno, non resta che raccogliere le poche notizie ed anco le voci messe in giro, le quali potrebbero non essere esatte, ma potrebbero anche talvolta avere qualche cosa di vero, in ispecie quando presentano una certa verosim iglianza. Si assicurava che la Francia avesse scelto a suo rappresentante il sig. Cernuschi.
Questa nomina non pareva la più adatta a p ro durre u n buon accordo tra la Francia e l’ Italia. Il brillante scrittore che ha m esso in mostra tanti sofismi in materia di moneta e di c r e d ito , che fu ed è l’ apostolo del bim etallism o universale col rapporto dell’ 1 a 15 ' / , , è, com e è noto, tutt’ altro che ben disposto verso di noi ; egli è contrario al decreto dell’Agosto del passato anno, col quale l’ ono revole Magliani prescriveva che le riserve delle Ban che di em issione dovessero essere com poste di 2/s in oro e di */> arg en to; e pretenderebbe che l’ Ita lia ritirasse dalla circolazione i biglietti di Stato da 5 franchi per sostituirvi gli scudi d’ argento.
D icem m o già nel nostro passato articolo com e du rante 1’ Unione i rappresentanti degli Stati alleati in generale e quelli della Francia in particolare ci si fos sero mostrati tutt’ altro che benevoli ; notam m o la im possibilità per noi di consentire alle suesposte pretese. Ora la scelta del rappresentante avrebbe tutta l’ aria da parte della Francia di voler continuare nello stesso s i stema. Essa ci avvertirebbe che non troverem m o nei nostri vicini d’ oltr’ A lpe nessuna disposizione ad ac cogliere le nostre idee, che dovrem m o ripiegare la la nostra bandiera, una ragione di più che ci avrebbe persuasi della opportunità di non trattare, am m enoché l’ on. Ministro delle Finanze con solidi argom enti non ci avesse dimostrato il contrario. Sem bra però che la notizia della nom ina del sig. Cernuschi non fosse esatta. P er questo lato staremo dunque a vedere.
Si dava invece fino ad oggi p e r sicura la nom ina per parte dell’ Italia degli onorevoli Luzzatti e S im o- nelli. Certo il con oscere il nom e dei nostri rappresen tanti non può non dar lum e per giudicare delle in credono più vertenzioni del G overno. Gli uom ini, che sono o si sati nella m a teria , non si s o n o , è vero, sbilanciati, sia perchè la questione è ardua, sia perchè la politica ha le sue esigenze più o m eno scusabili, sia perchè il problem a non fu abbastanza studiato. Ma la scelta dell’ on. Luzzatti avrebbe un significato specialm ente chiaro ; essa indicherebbo il partito preso delle mezze m isure, dei tem pera- menti m edi, dell’ aspettativa e della vigilanza del m om ento ; essa accennerebbe alla incertezza dei criteri, alla paura di venire al m onom etallism o aureo, alla paura di urtare le suscettibilità della Fran cia , e quindi di tale scelta , a parte il valore personale dell’ eletto , non saprem m o congratularci coll’ on. Magliani. N oi che abbiam o più volte difesa la sua politica finanziaria contro attacchi che ci pa revano ingiusti, non saprem m o approvarlo in questa contingenza. Ora però anche la nom ina degli o n ore voli Luzzatti e Sim onelli vien posta in dubbio.
qual-654 L ’ E C O N O M I S T A
12 ottobre 1884 che com penso, ed altri mezzi si potrebbero cercare
0 forse trovare. Ma non esageriamo i’ influenza che l’ aumento dei dazi potrebbe portare con s è ; l’ espor tazione del bestiame era già scemata quando i dazi erano tuttora miti, e ciò in forza della concorrenza am ericana e del perfezionamento nell’ allevam ento del bestiame in Francia ; applicata poi la tariffa autono ma, non solo non si ebbe una dim inuzione, ma si ebbe un singolare aumento nel 1885 e solo nel 1 884 è ridiscesa. Per quanto la Francia alzi le tariffe, essa non basta a se stessa ; la protezione rincarerà 1 prezzi, e quindi il nostro bestiame esportato sarà bensì colpito da una alta tariffa, ma potrà vendersi sui mercati francesi ad alto prezzo, il che in parte com penserà il danno, al quale del resto si deve cercare di rim ediare. N è vuoisi tacere che il con sum o interno è cresciuto.
Senza negare pertanto che le più alle tariffe fran cesi potrebbero esserci causa di svantaggio non lieve, non crediam o però che la questione possa per gra vità ed importanza equipararsi alla questione m one taria. La moneta è lo strumento m edio degli scam bi; essa è la grande ruota della circolazione, com e la chiam ò Adam o Sm ith, e quindi acciocch é questa cir colazione di cui 1 importanza si è centuplicata nel periodo del secolo che traversiam o, possa regolar mente com piersi, occorre che la moneta possa*5 alla sua volta com piere regolarm ente le sue funzioni. Sono note le dottrine erronee intorno alla moneta e le funeste conseguenze che ne derivarono. E d oggi che la scienza ha m esso a nudo l’ assurdo di queste teorie, si dovranno perpetuare quelle conseguenze ? Noi non vogliam o qui fare una discussione sul si stema da preferirsi. Abbiam o detto il nostro parere; ci siam o riservati di tornare sull’ argom ento quando conoscerem o le intenzioni dell’ on. Magliani. Quello che ci premeva di mettere in sodo si è la poca ra gionevolezza colla quale, lo ripetiam o, si con fon de rebbero due questioni essenzialmente distinte e l’as surdo di com prom ettere la soluzione di un problem a che interessa il presente e l’ avvenire dell’ econom ia nazionale, dandosi a discrezione, rinnegando i prin- cipii quasi costantemente sostenuti, e ciò per il solo com penso di im pedire un n u ovo aumento dei dazi sul bestiame. Questo aumento non sarebbe certo un b en efizio, ma quanto sarebbe di gran lunga m ag giore il danno se non avessimo il c o r a g g io s i risol vere per conto nostro la questione monetaria secondo i nostri m (eressi! La Francia cerca il proprio utile; se i mezzi scelti sono opportuni o no, è affare che non ci riguarda. L ’ Italia dovrebbe usare dello stesso diritto; la dignità non disgiunta dalla m oderazione le darebbe m aggior credito che non il soverchio pie gare alle esigenze di fuori.
I M E FERROVIARIE I RESPONSABILITÀ
Fra le molte questioni che sono connesse ai con tratti per 1 esercizio ferroviario, non ultima certam ente è quella che riguarda le tariffe di trasporto, e fino ad un certo punto anche le condizioni del trasporto. Questione questa m olto delicata poiché racchiude in sé ad un tempo elementi di ordine econom ico, dij
ordine finanziario e di ordine giuridico. Quando le amministrazioni ferroviarie accettano il trasporto di una quantità di m erce che ad esse viene affidata, si potrebbe credere irregolare e dannosa qualunque ec cezione che a favore delle amministrazioni ferrovia rie fosse concessa per sottrarle a quelle disposizioni del Codice di com m ercio che vengono a colpire in genere ogni vettore. Se non che uno studio meno superficiale della natura del trasporto ferroviario di mostra con molta evidenza che, se si esigesse scru polosam ente ed in ogni caso la sottom issione da parte delle am m inistrazioni ferroviarie alle prescrizioni del Codice, ne deriverebbe un danno inevitabile al com m ercio. È infatti naturale che al servizio ferroviario gli utenti dom andino com e precipua condizione del trasporto la sollecitudine e la mitezza del prezzo. La sollecitudine, perchè nelle attuali condizioni del m er cato, colla grande facilità delle com unicazioni, colla corrispondenza telegrafica che quasi sopprim e la di stanza tra i contraenti, il negoziante ha bisogno di com pletare il suo contratto colla consegna della m erce nel m inor tempo possibile; alla mitezza di prezzo, perchè, estesosi il m ercato in ragione della velocità dei tra sporti, le concorrenze si avvertono anche da dove in altro tempo erano im possibili, e quindi sem pre più va determ inandosi, anche nei m eno ricchi paesi, la neces sità pei negozianti di tener conto dei m inimi gua dagni per vincere il buon m ercato della m erce pro veniente da altri luoghi.
Contraddice però a questo bisogno sentito dal com m ercio la natura stessa delle cose; la mitezza del prezzo concorre assieme alle esigenze dello speditore a dom an dare una sollecitudine di carico, invio e scarico da parte della am m inistrazione; doppia necessità di sollecitudine che nuoce ed imbarazza quelle cautele che ogni saggia amministrazione deve prendere quando riceve e quando consegna la cosa altrui. Quando la riceve per assi curarsi delle condizioni nelle quali gli è affidata, quando la consegna per accertarsi delle condizioni nelle quali si trova passando al destinatario. Ed ove si rifletta alle frodi che facilmente vengono consu mate dagli speditori, ai m ille mezzi coi quali può venir data alla m erce 1’ apparenza di uno stato che è solo m om entaneo, al desiderio anche, che nei m eno scrupolosi può sopravvenire, di lucrare sul deterio ram ento a bella posta procurato con un’ abile confe zione della m erce, si com prenderà subito la neces sità nelle amministrazioni ferroviarie di tutelarsi da questi tentativi e di procurare a sé stesse i mezzi per non cadere nei lacci che da ogni parto sareb bero loro tesi.
tra-12 ottobre 1884 L ’ E C O N O M I S T A 655 sporto ad un prezzo più mite, quando vogliano d i
minuita tale loro responsabilità.
Ed e cco infatti che mentre il Codice di com m er cio al titolo X III ha determinato con disposizioni, da alcuni giudicate severe, la responsabilità che assume il vettore dinanzi al mittente ed al destinatario della m erce, nel coordinam ento del cod ice stesso venne aggiunto un ultim o articolo del seguente tenore : « Le stipulazioni che escludano e limitino nei tra sporti per strada ferrata le obbligazioni e le respon- sabililà stabilite dagli articoli 2 9 2 al 3 9 4 , 4 0 0 , 402 al 4 0 5 e 4 0 7 , 4 0 8 , 411 e 4 1 5 sono nulle e di nessun effetto, se anche fossero perm esse da regola menti generali o particolari, salvo che alla lim ita zione di responsabilità corrisponda una dim inuzione del prezzo di trasporto stabilito nelle tariffe ordinarie, offerta con tariffe speciali. »
La m otivazione di questo articolo partiva, com e si è detto, dal seguente concetto : — Alle strade fer rate in via generale si dom anda prim a di tutto mite prezzo e sollecito trasporto ; in questo senso che il negoziante, ed in genere il mittente, è più contento di correre l’ alea di una eventuale perdita od avaria della m erce, piuttostochè sottostare ad una forte spesa ed a perdita di tem po eccessive per offrire alla am ministrazione ferroviaria le garanzie che è autoriz zata a chiedere per l’ art. 3 9 3 del cod ice onde assi curarsi del buon condizionam ento della m erce. Se quindi gli si offrono due tariffe, una con guarenti gia di consegna della m erce ed assicurazione del valore di essa con una serie di form alità e lungag gini, l’ altra più bassa, ma offerente qualche rischio il m ittente, novantanove casi su cento sceglie la seconda.
E queste due form e di contratto di trasporto ri spondono anche ad un ordinario concetto che in ge nere ci form iam o della responsabilità di chi assume un servizio. Al negoziante che spedisce una q u an tità di m erce e dice alla Am m inistrazione ferrovia ria: fatemi subito questa spedizione, fatela al m aggior buon m ercato possibile, e non solisticate sul m odo con cui è confezionata, imballata, o disposta, è natu rale che la Am m inistrazione risponda : sta bene, io trasporterò subito senza esame ed a buon prezzo la vostra m erce, ma non voglio poi rispondervi che di una parte dei danni se senza mia colpa andasse sm ar rita o avariata. Che se poi volete proprio che io vi assicuri il valore della vostra m erce, concedetem i tempo perchè io esamini se me la consegnale nel m odo prescritto per il buon trasporto e datemi il m aggior prezzo corrispondente alle m aggiori cautele che io devo assum ere per il trasporto stesso.
A questa specie di contratto autorizzato d a ffa ri. 4 16 del C odice di com m ercio alcuni fanno opposizione, osservando che stanno benissim o le due form e di contratto, è giusto che nel secon do caso sia limitata la responsabilità, ma vorrebb ero che nel caso pra tico nel quale il G overno im pone alle Società eser centi delle tariffe, la eccezione dell’ articolo 4 1 6 non fosse ammessa se non per specialissim e tariffe e non per quelle che contem plano la differenzialità com e base di ribasso. Però questa obiezione m anca affatto di base giuridica inquantochè, date le tariffe generali a piena responsabilità, tutte quelle altre di qualsiasi genere e specie, le quali a mente della espressione dèll’ art. 4 4 6 del cod ice offrono una dim inuzione del prezzo di trasporto stabilito dalle tariffe generali stesse, devon o patire la eccezione portata dall’arti
colo, stesso, cioè l’ esonero della responsabilità portata dagli articoli già citati.
Ma quello ch e ci m eraviglia è ch e in questa di scussione gli oppositori non abbiano pensato di rile vare dal progetto di legge quali sieno le due diverse responsabilità che vengono im poste alle amministra zioni ferroviarie; nel caso cioè della applicazione della tariffa ordinaria e nel caso della applicazione della tariffa ridotta. È chiaro che se m algrado l’ art. 4 1 6 del C odice di com m ercio, le condizioni di trasporto contenute nelle tariffe proposte dalle Convenzioni portassero che tanto colla tariffa generale quanto colla tariffa speciale o locale la responsabilità delle amministrazioni fosse quasi eguale, cesserebbe af fatto ogni m otivo di discussione.
Conviene notare che nelle nuove tariffe avreb- besi potuto seguire il m etodo tedesco, che veram ente con ced e alle Am m inistrazioni ferroviarie una limitata responsabilità nei casi di trasporto a tariffa speciale ; poiché viene fissato un valor m edio unitario della m erco, il quale solo viene rim borsato dall’ ammini strazione, ed il quale è sem pre m olto inferiore al prezzo reale. Se cioè, prendasi un esem pio viene trasportato a tariffa ridotta un ettolitro di vino, in caso di perdita o di avarìa la Am m inistrazione non paga che il valore di tariffa, per esem pio 4 5 lire, m entre ordinariam ente è L . 2 5 il prezzo del vino. Con questo sistema PAmministrazione ferroviaria che trasportando il vino a tariffa generale avrebbe pa gato in caso di perdita L . 2 5 , non paga che L . 15 avendolo trasportato a tariffa sp ecia le; la sua re sponsabilità è quindi limitata dalla dim inuzione dei- fi indennizzo. V a] da sè che l ’Am m inistrazione ri sponde poi sem pre dei casi di dolo o colpa per la perdita od avarìa verificatasi.
V ed iam o in vece quali sieno le due responsabilità che incom bono alle amministrazioni ferroviarie in base alle convenzioni proposte.
Per le tariffe generali, cioè a piena responsabilità, troviam o l’ art. 4 4 0 delle condizioni dei trasporti così concepito :
« T rascorse quattro settimane dal giorno fissato « per la resa, senza che questa abbia avuto luogo, « le cose trasportate si considerano com e perdute, « e l’ amministrazione, sulla domanda dell’ avente di- « ritto, ne corrisponde il valore, calcolato sulla base « del prezzo corrente della merce della stessa na- « tura e qualità al luogo e nel tempo della ricon- « segna.
« Il prezzo corrente si desum e dalle liste di borsa « o dalle m ercuriali del lu og o della riconsegna, e, « in mancanza, da quelle del luogo più vicino e da « ogni altra fonte di prova, detratte le spese rispar- « miate in conseguenza della perdita od avarìa. »
656 L ’ E C O N O M I S T A 12 ottobre 1884 Se la spedizione è stala fatta in base alle tariffe
speciali com uni e quindi a responsabilità limitata, ecco cosa dispone 1’ art. 5 delle condizioni generali per l’applicazione delle tariffe stesse.
« Per le perdite o per le avarìe delle cose tra - « sportate senza assicurazione di valore, la respon- « sabilità dell’ Am m inistrazione è limitata in ogni « caso al solo valore delle m edesim e, calcolato sulla « base del prezzo corrente della m erce della stessa « natura e qualità al luogo e nel tem po dell’ accet- « tazione del trasporto, oltre al rim borso del prezzo « eventualm ente già pagato pel trasporto stesso d e- « dotte però sem pre le spese che l’ Am m inistrazione « avesse anticipate. »
La differenza adunque tra la responsabilità illi mitata e quella limitata delle amministrazioni ferro viarie in caso di perdita od avarìa della m erce c o n sisterebbe in ciò: che colla responsabilità illimitata esse pagano il valore che la m erce ha al luogo di arrivo ; colla responsabilità limitata il valore che la m erce ha al luogo di partenza. P erò tanto in un caso che nell’ altro rim borsa anche il prezzo di trasporto.
Ora si dica quale è la grande limitazione di cui si fa da alcuni tanto r o m o r e ; forsechè il valore della m erce nel luogo di arrivo non è la som m a del prezzo corrente della m erce, più. il prezzo di trasporto ? E il lettore qui si m eraviglierà senza dubbio che si cerchi di sollevare una questione giuridica di tanta importanza, quando evidentem ente la differenza tra le due responsabilità è tanto piccola.
Che se una cosa può parer anormale in tutte qu e ste disposizioni è che l’ art. 416 del codice di co m m ercio, il quale ha sollevata tanta discussione alla Camera e fuori, abbia trovato nelle tariffe una così scarsa applicazione, in quantochè la limitazione della responsabilità, posti a confronto i due articoli 1 4 0 e S delle convenzioni per ciò che riguarda i trasporti, appare più apparente che reale. È se, a nostro av viso, vi è qualcuno che di ciò d ev e lagnarsi, sono senza dubbio le amministrazioni ferroviarie, alle quali non si è concesso quello sgravio di responsabilità che doveva corrispondere allo sgravio di tariffe.
« O l i i DELLA QUESTIONE EDILIZIA IN NAPOLI
D icem m o nel num ero 5 4 2 di questo giornale che la questione così detta edilizia di Napoli, se è tale nel l ’aspetto sotto cui si presenta alla soluzione, racchiude in sè anco una questione morale ed una econom ica. Puram ente edilizia sarebbe quando si trattasse soltanto di abbellire la città, di costruire case decenti o eleganti d ov e ora sono luridi e decrepiti fabbricati, di aprire larghe vie e com odi passaggi alla circo lazione dove ora sono vicoli angusti e bui e di diffìcile transito. — Ma il solo m ovente non è q u e sto. Si tratta di fornire alla parte più num erosa della popolazione, alloggi che non sieno la nega zione stessa d’ ogni più elementare precetto d’ igiene, che non som iglino a tane d'anim ali im m ondi piut- tostochè ad abitazioni di famiglie um ane ; si tratta di non m antenere più a lungo una rete inestricabile di vicoli, di piazzuole, di portichetti, di cortili, di sotterranei, senz’ aria, senza luce, senza scoli per le acque putride, in mezzo a cui colla fecondità chesi verifica sem pre negli ambienti m aterialmente e m oralm ente malsani, si sviluppano l’ozio, la prosti tuzione più nauseante, il furto, la truffa e la ca m orra. L e descrizioni, che ora corrono su tutti i giornali, delle condizioni abbiette in cui senza sua colpa vive gran parte della plebe napoletana, ci ri sparmiano di dilungarci in particolari per giustificare quanto andiamo dicendo. — Ma non basta : si tratta ancora di trasformare quella plebe in popolo, ren derla più agiata e civile m ediante un lavoro più produttivo di quello che oggi non abbia, renderla perciò un valore più considerevole nella econom ia generale della cittadinanza. — È evidente che il lato m orale ed um anitario della questione ha per Io m eno altrettanta importanza di qu ello econom ico. N on ab biam o difficoltà anzi a ricon oscere che ha una im portanza m aggiore e prevalente. Se ci occu piam o soltanto del secondo, gli è che esso è p iù con sen taneo all’ indole dei nostri studj e allo scopo di qu e sto periodico ; m entre d ’ altronde basterebbe da solo a rendere necessaria la soluzione della questione stessa.
già-L ’ E C O N O M I S T A 657 12 ottobre 1884
diatori e anche oggi si fa altrettanto coi soldati in tem po di guerra.
Ma anche considerando soltanto i lavoratori, chi non sa che in molti luoghi privilegiati dalla natura per feracità di terreni, il lavoro è fiacco e poco p rodu ttivo, causa tra le altro ‘ la miseria dei conta dini e degli opranti ? La m acchina sarebbe buona ma il com bustibile scarseggia. 0 se piace m eglio un altro paragone, la pianta uomo è suscettibile di un bel rigoglio e sa dare molti e buoni frutti, ma vuole essere concim ata.
E ora dall’ individuo isolatamente considerato, tor niam o alla consociazione. È certo che se le condi zioni infelici d’ un individuo p oc’ anzi accennate de term inano nella sua potenza intellettuale, ma più ancora in quella manuale un valore econom ico scarso; è certo, diciam o, che un gran num ero di individui posti nelle suddette condizioni costituiranno una par tita assai m eschina nel bilancio delle forze e con o m iche della cittadinanza intera. Meschina nella pagina d etra ttivo; ma il male non finisce q u i; grossa e pesante, bisogna aggiungere, in quella del passivo. Gli interessi econom ici sono tra loro strettamente collegati, e il malessere d’ una o più classi sociali non può a m eno di ripercuotersi sulle altre. Col progredire della civiltà crescon o di continuo i biso gni degli uom ini consociati, e moltissim i sono al dì d ’oggi quelli del grado di consociazione ch e viene subito dopo la fam iglia, ossia la Comunità. Basta esa minare la serie lunga e svariata dei m oderni ser vizi pubblici m unicipali. 11 crescere de’ bisogni della vita com unale è rappresentato dal m oltiplicarsi e perfezionarsi di cotesti servizi. Ma chi li paga ? I contribuenti, tassati ciascuno non in misura del — 1’ utile che direttamente ne trae, ma in misura dei propri averi. D unque v ’ è una parte della popola- lazione che paga per sè e per 1’ altra, giacché se diversa è la quota d’ imposta per ogni fam iglia, le scuole pubbliche sono aperte egualm ente pel ricco e pel povero, anzi per questo, in fatto, più che per q u e llo ; aperti per tutti indistintamente sono i pub blici passeggi ; distribuite per ogni dove sono l’ illu m inazione notturna e la sorveglianza m unicipale in tesa al buon ordine e alla sicurezza, e via discorrendo. Y i sono poi quelle istituzioni che, alimentate dagli abbienti, servono non principalm ente, ma esclusiva- mente ai non abbienti, com e le condotte m ediche, la provvista gratuita di m edicine, le Congregazioni di carità, gli ospedali, gli asili infantili, i ricoveri pei v ecch i, e ben m olte altre. È chiaro com e i bi sogni cui cotesle istituzioni tendono a soddisfare sieno tanto m aggiori quanto più num erose sono quelle classi sociali che non riescano a vivere coi frutti del proprio lavoro ; di guisa che se ne risenta non poco, se in m odo diretto o indiretto non monta, anche il bilancio delle fam iglie appartenenti alle classi più fortunate, la potenza del quale non è poi inesau ribile.
Ora che dire di una città in cui sopra 4 8 5 0 0 0 abitanti, 5 0 0 0 0 0 per lo m eno sono poveri e se con sumano necessariam ente p oco, produ con o relativa mente pochissim o? Napoli, com e ha osservato qualche cultore di studi dem ografici ed econom ici, ha una popolazione affatto sproporzionata alla propria ric chezza com plessiva. A ltrove non è così. Si guardi Milano : ivi la popolazione aumenta con m oto forse più rapido che in ogni altra città italiana, ma re golare, a m ano a mano cioè che cresce il lavoro
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coll’ estendersi del com m ercio e col crescere di nu m ero e di vig ore delle industrie locali. L o stesso fatto si verifica a T orino e in proporzioni con sid e revolm ente più p iccole a B ologna. In Venezia e in Firenze, la vita econom ica è oggi alquanto languida. Sono due organism i un po’ anem ici, ma in esse il n u m ero degli abitanti è abbastanza in proporzione coi mezzi com plessivi di sussistenza e colla quantità com plessiva di lavoro che vi si com pie. Certo non hanno la sproporzione che ha Napoli tra il num ero delle persone che vivon o e una media di condizioni di vita — se possiam o esprim erci così — abbastanza felice o tollerabile. E si badi che l’ ultim o censim ento nazionale del 1881 dimostra che in quest’ ultima città P aumento della popolazione è più lento, nè deve far m araviglia, che in altre del R egno non sia. Com e abbia da secoli potuto form arsi in Napoli un agglo- m eram ento di popolazione, che è superato da poche città europee e in ogni caso da città più operose e più agiate, è problem a che non spetta a noi studiare perché di storia politica più che di econom ia pratica contem poranea. Com unque, dovrem o sem pre venire a questa conclusione : non potendo oggi far sì che una tale massa di popolazione non sia, bisogna fare in guisa che in avvenire abbia ragion d’ essere. P er le ragioni dette in principio la prima odierna n e cessità pel m inuto popolo napoletano è lo alloggiare in case più salubri, più pulite, piu spaziose, m eglio provviste di luce e d’ aria e d’ acqua. Altra n e ces sità sarebbe una m aggiore abbondanza di lavoro suf ficientem ente retribuito, giacché tanto m eglio si al loggia quanto più si può spendere. Ma visto che la trasform azione di Napoli pare oramai deva accadere non per le consuete vie di svolgim ento naturale, ma in m odo prestabilito, o m eglio da prestabilirsi e se condo un piano dettato dalle presenti circostanze, bisognerà pur trovare la maniera di costruire con rapidità intieri quartieri eccentrici e ben situati e costruirli con qualche sistema econom ico che abbia fatta buona prova altrove. Invero, ad espropriare si fa presto, a dem olire anche più presto, ma non è cosa altrettanto facile e spiccia alloggiare gli espro priati. D unque fabbricare il nu ovo prim a di dem o lire il vecch io ; altrimenti la gente sfrattata di qua la vedrem o trasportare i proprj penati p oco più in là, rinnovando il soverchio agglom eram ento e p or tando seco il proprio sudicium e e la radicata abitu dine di v iv erci dentro. Noi siamo propensi ad as solvere il m unicipio rom ano dalle accuse scagliategli da cento parti per molti anni, d’ aver tardato a p or m ano alla trasform azione apparente della città e tra scurato, può d irsi, fino a ieri di abbellirne e re n derne più com oda la parte centrale. F u buon consiglio, crediam o, n on avere iniziato lavori di dem olizione se non dopo aver provvisto allo straordinario aum ento di popolazione avvenuto dal 1871 a questa parte, fabbricando grandissim i quartieri, per accogliere i nuovi venuti, negli spazi vuoti che abbondavano.
per-658 L ’ E C O N O M I S T A 12 ottobre 1884 tanto non mancano ed anzi una parte di essi, insiem e
con quelli per la dem olizione de’ quartieri bassi, fi gurano oggi alla Mostra nazionale di Torino. Senza con oscere cotesti progetti nei loro particolari, li sti m iam o in massima saviamente concepiti. Infatti tutte le grandi città, non più cinte com e nè tempi andati da una cerchia di m ura, alle incom ode e necessa riamente limitate superedificazioni preferiscono oggi lo ingrandim ento con m oto continuo dal centro verso la periferia. Liberare il centro dalla folla degli abi tanti di soverchio am m ucchiati in p oco spazio e for nire loro nuove abitazioni guadagnando terreno sulla cam pagna. Napoli ha p oco libera scelta tra i punti cardinali del suo perim etro. La parte m eridionale ha per confine il mare, la settentrionale e la occiden tale sono ricinte da colli ; resta la parte orientale ove, lo spazio è sconfinato e permette un ingrandim ento quasi indefinito. Non basta: la parte orientale è pia- neggiante, tocca quella bella pianura fertile, ridente, popolatissima che si distende tra la città e le falde del V esu vio, egregiam ente coltivata a orti, tem pe stata di villaggi e di casolari. Di più il nuovo rione sarebbe a qualche chilom etro di distanza dai più ricchi e aristocratici che sorgono in vece dalla parte opposta, sicché questi ultim i si troverebb ero affatto al sicuro dallo strepito e dalle esalazioni non sem pre buone che si partono di là ove ferve il lavoro e fum ano i camini delle officine. Inoltre esso avrebbe per sè la vicinanza della stazione ferroviaria, oggi fu or di m ano che è tanto necessaria al m ovim ento del com m ercio e delle industrie.
Quest' ultime in Napoli non sono quante ne’ quali dovrebbero essere e, giova sperare, in avvenire sa ranno. Ma frattanto la trasformazione edilizia della città non può, a nostro m odo di vedere, non con tribuire al loro sorgere e al loro svolgersi. Da un lato la popolazione, col m utar condizioni esterne di vita e rom pendo le abitudini dell’ ozio e del vege tare tra il putridum e contentandosi di poco, si fa più atta a form are le falangi operaie della grande industria m oderna. Dall’ altro i capitali tanto più fa cilm ente si dedicano alle industrie manifattrici quanto p iù utile è lo impiantarle in luoghi che ne agevolino il m ovim ento, e tanto più rapide quelle che già esi stono e v iv on o si allargano e si perfezionano c o l- 1 abbandonare i sistemi antiquati in cui erano m an tenute dallo scarso spazio e dalle disadatte officine. Si consideri adunque quanto possa contribuire una serie di lavori edilizi al m iglioram ento d ’ una c o n siderevole popolazione sotto ogni aspetto. E per non parlare fuorché di quello econom ico, si consideri quanto un tutto insiem e di provvedim enti e di opere ch e valgano a fornire e ben distribuire la luce, lo spazio e i facili e rapidi mezzi di locom ozione, possa giovare al benessere di una città cospicua, e in d iret tamente alla prosperità della nazione, liberando quella da una piaga che a guisa di tabe cancrenosa la rode e fecondando quei germ i di ricchezza che più di altre m olte possiede.
Ma all’ im presa chi d eve accingersi ? Chi p rov vedere ai mezzi per iniziarla e com p ierla ? P u ò forse essere il caso di derogare per eccezione alle buone regole circa l’ astensione dello Stato dagli interessi
locali ? 3
L o vedrem o in un ultim o articolo.
LA SCUOLA DI SCIENZE SOCIALI
Noi fum m o tra i prim i a salutare con simpatia il sorgere di questa scuola fondata per iniziativa privata e che entra orm ai nel suo nono anno di vita. E con pari simpatia ne seguim m o lo sviluppo ed avem m o parole di lode pel Consiglio direttivo e pel Collegio Insegnante, che gareggiarono di zelo nell’ introdurre continui e opportuni m iglioram enti nella istituzione.
Ormai il quadro degli isegnamenti può dirsi com pletato colla fondazione di una cattedra di diritto in ternazionale privata distinta da quella di diritto in ternazionale pubblico. Di questa distinzione non sfuggirà l’ importanza ai cultori delle discipline giu ridiche e sociali.
Questa scuola, che in prim o luogo è destinata a fornire una solida coltura ai giovani che per posi zione sociale saranno facilm ente chiamati alla vita pubblica, e che quindi ha uno scopo m olto diverso da quello delle facoltà giuridiche universitarie, si presta poi m irabilm ente per prepararli ad alcune carriere governative, com e quelle del M inistero degli affari esteri e quelle superiori del M inistero dell’ In terno.
E giustizia vuole si dica che il G overno ha m o strato la sua benevolenza alla Scuola, sia am m et tendone gli alunni ai concorsi per la carriera diplo matica e presso il Ministero degli affari esteri,.m entre dall’ altra parte ha parificato alla laurea in giurispru denza il diploma della Scuola per le carriere supe riori dipendenti dal Ministero dell’ Interno. E rite niamo non esservi ragione perchè tale equipollenza non si estenda anche alla carriera consolare dal m o mento che la Scuola oltre a un corso com pleto di discipline sociali fornisce un adeguato insegnamento giuridico, reso più com pleto, com e abbiam o detto, da una cattedra speciale di diritto internazionale privato.
Si parlò di ostilità per parte di alcune università principali, ma noi non ci prestiam o fede, perchè prim a di tutto non sappiam o qual danno possa v e nire ad esse, che preparano le falangi dei magistrati e dei giureconsulti, di avere qualche scolare dì m eno; secondo perchè non è possibile che un consesso di scienziati si spaventi della concorrenza, quando pur concorrenza vi fosse. Quando poi la concorrenza man ca ed una nuova istituzione prom ette di supplire a nuovi bisogni, non c’ è ragione per non rallegrarsene.
E un altro fatto vogliam o notare che ci sem bra degno di attenzione, e si è che già parecchi giovani usciti dalle Università dopo aver subito l’esame di laurea hanno chiesto o chiedono di potere iscriversi uno o anche due anni com e alunno alla Scuola di Scienze sociali, il che prova che essa può servire di scuola di perfezionam ento, com pletando quella coltura che danno le facoltà giuridiche delle U niversità, buona pei loro fini, m anchevole però necessariam ente per ciò che tiene alle discipline Sociali.
Nè vuoisi tacere che oltre a potere offrire ai g io vani laureati il m odo di perfezionare i loro studi, la Scuola di Scienze Sociali può orm ai a som iglianza della Scuola di Scienze P olitiche di Parigi aiutare la istituzione di corsi speciali, pei quali, pure fondando qualche nuova cattedra, si potrebbe profittare di ta luni fra gli insegnamenti della Scuola .
-12 ottobre 1884 L’ E C O N O M I S T A 659 neraeriti fondalori, prim o fra i quali l ’ on. Senatore
Altieri che la prom osse e la sostiene con liberale larghezza, e che m olto utilmente con corra coll’ Isti tuto Superiore di perfezionamento a fare di F irenze un centro desiderato di nobilissim i studi.
P arlerem o a suo tem po — cioè dopo ricevuti gli atti ufficiali — del Congresso che i rappresentanti delle Cam ere di C om m ercio italiane hanno tenuto a T orino nel giugno decorso.
Ora ci arriva la relazione del Presidente della Ca mera di Com m ercio di P eggio di Calabria Cav. F. M ar ciano sul congresso stesso e ci paiono così franche, così assennate le parole colle quali egli espone la fis o - nomia del Congresso durante la discussione avvenuta sulle tariffe doganali, che senz’ altro le pubblichiam o, richiam ando su esse l’ attenzione dei nostri lettori.
Ed ecco il brano della relazione:
« A proposito di tariffe doganali i delegati si schierarono naturalmente in due partiti fra i quali, dacché si discute al m ondo di questa materia, fu sem pre diviso il cam po. S’ invocarono da una parte i principii econom ici, dall’ altra il pratico interesse, la necessità di difesa. Si scam biarono com e di c o n sueto i cortesi sarcasmi di dottrinari e di protezio nisti e si ripetè ancora una volta la vuota frase : altra è la pratica, altra la teoria !
« La verità è che non si tratta di teorie nè di dottrine ; ma in materia di regim e doganale i par liti si form ano fra due schiere entram be com poste di uom ini pratici e c o n criteri con creti. Non sono i liberisti ed i protezionisti che si disputano il ter reno, ma sono i fabbricanti industriali ed i sem plici scambisti e commercianti.
« 1 fabbricanti di manifatture, i possessori di opifici e di officine, quelli specialm ente che trovano abbondantem ente nel R egno le m aterie prim e e elio trovano egualmente nel R egno largo m ercato per lo sm ercio dei loro prodotti, costoro sono necessaria mente ed in ogni tem po partigiani delle tariffe ele vate, dei forti dazi di confine, perchè apppunto un dazio protettore può, a parità di condizioni, dim inuire la concorrenza e scem are talvolta il costo di fabbrica.
« V iceversa i com m ercianti grossisti, coloro che ritirano i prodotti e le manifatture estere, o espor tano i prodotti e le manifatture paesane ricevono naturalmente ostacolo e danno dalle tariffe proibitive 0 protezioniste; onde essi protestano a ragione c o n tro ogni sistema che tenti di togliere al regim e d o ganale il carattere puram ente fiscale, per mutarlo in una barriera di confine o in un sistema di p ro tezione.
« È fuor di dubbio che negli Stati contigui pre vale ormai il tem peram ento che eleva oltre misura 1 dazii doganali, ed è anche vero che le tariffe con venzionali dei trattati non essendo pareggiate nè per num ero di voci, nè per com pensazione, non rim u o vono che solo in parte 1’ ostacolo all’ espansione dei nostri prodotti sui m ercati esteri: ma è da ritenersi provato che per la con correnza sui mercati neutri, poco o nulla influiscono i dazii di confine, quando non siano esagerati o addirittura proibitivi, ma
in-fluiscono m oltissim o sulle condizioni dei mercati in terni, con danno gravissim o del negoziante e del
consum atore. . .
« I vostri delegati sostennero quindi che legittima era la guerra di con correnza quando avesse preso di m ira di favorire i fattori reali del prodotto, c o m presa la facilitazione dei trasporti e le concessioni gratuite delle acque, com e forze m otrici o com e veicoli non ch é T esenzione dei dazii interni e delle tasse di fabbrica : ma inopportuna e tutta a danno della ricchezza nazionale la rappresaglia del tratta mento doganale perchè non favorisce l’ industria m ercè il com m ercio, ma sebbene a spese del con sum o interno.
« La maggioranza dei delegati della l . a Sezione appartenevano a coloro che cred on o doversi sopra tutto proteggere 1’ industria nazionale, e la prospe rità delle fabbriche italiane; sicché fu proposto dalla Sezione e votato a m aggioranza poi dal Congresso in piena adunanza, il seguente ordino del giorno, alla seconda parte del quale io detti pure il m io voto. Com e è noto il voto del congresso fu il seguente : « Udita la relazione della Sezione d .a in vista delle elevate tariffe di tutte le nazioni, crede e ri tiene una necessità assoluta d over difendere i nostri prodotti con acconcia tariffa doganale.
« Fa voti, inoltre, affinchè le Cam ere di co m m ercio siano sem pre interpellate, prima di con chiu- dare i trattati di com m ercio. »
E noi a m odo di conclusione ripetiam o qu ello che tante volte abbiam o detto : le Cam ere di C om m ercio non giungeranno ad acquistare quella autorità e qu el prestigio a cui tanto agognano se non quando, ab bandonato il sentim ento dell’ interesso personale o di quello di alcune classi, i m em bri di esse si ispi reranno solamente al desiderio dell’ interesse generale.
STATISTICS DELL' ISTRUZIONE E t t i « II I T «
I. — Istituti infantili pubblici e privati. N ell’ anno 1 8 8 1 -8 2 , 1 5 6 4 com uni avevano Istituti infantili, e siccom e parecchi tra essi ne avevano più d’ uno, gli Istituti m edesim i som m avano a 2 5 1 6 , e raccoglievano 2 4 5 ,9 7 2 alunni. Fatto il ragguaglio alia popolazione del R egn o, si trova il rapporto di 8 6 bam bini negli Istituti infantili ogni 1 0 ,0 0 0 a b i tanti.La proporzione è diversa secon do i com partim enti. Nel Piem onte si contano 2 2 0 alunni ogni 1 0 ,0 0 0 abitanti; nel Lazio 1 7 0 ; nella Lom bardia 1 7 2 ; nella Liguria 1 5 6 e nella Campania 8 0 . A ll’ estrem o op posto della scala si trovano le Calabrie con 9 alunni su 1 0 ,0 0 0 abitanti.
660 L ’ E C O N O M I S T A 12 ottobre 1884 II. — Istruzione obbligatoria.
L ’ obbligo dell’ istruzione elementare nell’ anno s c o lastico 1 8 8 1 -8 2 era stato proclam ato in 7 9 8 9 com uni. Negli altri 2 7 0 com uni non si verificavano le con dizioni richieste dalla legge, perchè l’ obbligo vi fosse proclam ato; mancavano in essi, per tale effetto, 337 maestri.
N ell’ anno 1 8 7 6 -7 7 , ossia prima che entrasse in vigore la legge, 6 7 4 2 com uni si trovavano nella condizione di poter immediatamente attuare 1’ obbligo scolastico, e si avevano 1.4 4 insegnanti ogni 1 0 0 0 abitanti, posti in condizioni di poter usufruire delle scuole. Di questi insegnanti, 1.2 9 erano per le classi inferiori e 0.1 5 per le superiori. Della totale popo lazione del Regno 8 0 abitanti sopra 1 0 0 0 non pote vano, per le condizioni dei luoghi, usufruire delle scuole esistenti.
N ell’ anno successivo altri 4 8 0 com uni avevano provveduto convenientem ente alle loro scu ole, e su 1 0 0 0 abitanti 68 non potevano usufruirne.
N ell’ anno seguente 1 8 7 8 -7 9 i com uni nei quali potevasi proclam are 1’ obbligo erano 75 3 3 , vale a dire che nel triennio 791 com uni avevano provve duto per l’ attuazione della legge e stabilite le loro scuole in m odo che soltanto 62 sopra 1 0 0 0 abitanti non potevano usufruirne.
Da quell’anno al 1 8 8 1 -8 2 , in 4 5 6 com uni fu pro clamato 1’ obbligo secondo le inform azioni fornite dai sindaci, e gli abitanti che non potevano usufruire delle scuole si ridussero a 38 ogni 10 0 0 .
III. — Scuole elementari diurne pubbliche e private. Nel 1 8 8 1 -8 2 le scuole elem entari, o più precisa- mente le classi erano 4 7 ,2 5 0 tra pubbliche e private, con 4 8 ,1 5 5 maestri, esclusi gli insegnanti di materie speciali e i direttori e direttrici senza insegnam ento.
Il num ero dei maestri è m aggiore del num ero delle classi, perchè fra quelli sono com presi i sotto maestri ed i supplenti addetti ad nna classe.
L e scuole pubbliche erano 4 1 ,4 2 3 con 4 2 ,0 6 7 insegnanti e le private erano 5 7 9 7 con 6 0 8 8 inse gnanti.
Gli iscritti al principio dell’ anno alle scuole ele mentari diurne pubbliche e private nell’ anno sco la stico 1 8 8 1 -8 2 erano 1,9 7 6 ,1 3 5 , dei quali a marzo se ne trovavano ancora nelle scu ole 1 ,7 2 1 ,1 5 0 .
Nelle scuole elementari diurne pubbliche gli iscritti in principio d ’ anno som m avano a 1 ,8 5 0 ,6 1 9 ed i frequentanti nel mese di marzo a 1 ,6 0 0 ,3 7 . Gli iscritti al corso inferiore obbligatorio erano 1 ,7 3 6 ,4 8 2 , dei quali 9 3 4 ,8 4 2 maschi e 8 0 1 ,6 4 0 fem m in e; al corso superiore 11 4 ,1 5 7 , cioè 7 3 ,7 0 5 m aschi e 4 0 ,4 5 2 fem m ine.
La media generale delle scuole pubbliche tenute aperte nel 1 8 8 1 -8 2 era di 1 .4 5 per 1 000 abitanti.
La più alta proporzione si trovava nel Piem onte, cioè? 2 .2 6 per 1 000 abitanti. Seguono la Lom bardia, la L iguria, l’ Um bria e il V e n e to ; indi a m aggiore distanza, gli altri com partim enti. Ultima la Sicilia, per cui la proporzione era di 0 .9 5 per 1 0 0 0 abitanti.
Gli iscritti nelle scuole pubblice si ragguagliano a 6 5 per 1 0 0 0 abitanti.
La proporzione degli iscritti varia dall’ uno all’ altro com partim ento. In Piem onte si trova 1’ 11 per cen to; il 9 per cento per la Lom bardia ed il Veneto e 1’ 8 per la Liguria.
P er l’ Em ilia, per l’ Um bria e per la Sardegna si ha il 6 per cen to; il 5 per cento per Rom a, gli Abruzzi e la T osca n a ; il 4 per cento per la Cam pania e le M arche, ed il 3 per cento per gli altri com partim enti, Puglie, Basilicata, Calabrie e Sicilia.
In media un insegnante nelle scuole pubbliche aveva 44 alunni; e la dim inuzione di questi, dalla iscrizione in principio d’ anno al m ese di marzo è rappresentata dal 13 per cento, tanto pei maschi che per le fem m ine.
Nelle scuole private il num ero delle fem m ine sta a quello dei maschi 177 :1 0 0 , mentre nelle scuole pubbliche il num ero dei maschi è m aggiore di quello delle fem m in e; i prim i stanno alle seconde com e 1 2 0 a 100.
Gli iscritti al corso inferiore erano 1 0 0 ,3 8 2 , dei quali 34,761 m aschi e 65621 fem m ine, c gli iscritti al corso superiore erano 2 5 ,1 5 4 .
L e scuole elem entari private, dopo la proclam a zione della legge su ll’ istruzione obbligatoria, dim i nuirono rapidamente, e la dim inuzione apparisce anche più sensibile nell’ anno 1 8 8 1 -8 2 , perchè qu e sta volta si è tenuto conto soltanto delle scuole pri vate regolarm ente ordinate e sorvegliate.
La proporzione delle scuole private alla totale po polazione del R egno è piccolissim a: sono 2 sole ogni 1 0 ,0 0 0 abitanti.
La proporzione delle scuole private regolarm ente ordinate varia assai da una provincia all’ altra. È m i nim a negli Abruzzi, nelle Puglie, nella Basilicata, nelle Calabrie, in Sicilia e in Sardegna, in m aggior num ero se ne trovano nella Liguria e nel Lazio (0 .5 9 per 1 0 0 0 abitanti), nella Campania (0 .3 6 per 1 0 0 0 ), nella Lom bardia (0 .3 2 ) e nella Toscana (0 ,2 5 ), V en gon o poi le M arche (0 .2 2 ), il Veneto (0 .2 5 ) ed il Piem onte (0 .1 9 ). Nell’ Emilia e nell’ Umbria havvi una scuola privata ogni 1 0 ,0 0 0 abitanti.
Gli iscritti corrispondevano 4 .4 ogni 1 0 0 0 abitanti nel com plesso del Regno. La proporzione varia pei diversi com partim enti. Il prim o posto nella gradua zione lo tiene il Lazio, con 9 .5 iscritti ogni 1 000 abitanti; seguono la Liguria (8.9) e la Campania (8 .7 ). A ll’ estrem o opposto si trovano le Calabrie (1 .7 ), la Sicilia (1 .6 ), le Puglie (1 .2 ), la Sardegna (1 .1 ), gli A bruzzi (0.8) e la Basilicata (0.6).
Gli iscritti nelle 4 7 ,2 2 0 scuole elementari diurne pubbliche e private erano 1 ,9 7 6 ,1 3 5 : dei quali 1 ,0 5 3 ,9 1 7 maschi e 9 2 2 ,2 1 8 fem m ine. Di questi 1 ,8 3 6 ,8 6 4 erano iscritti al corso inferiore obbliga torio e 139,271 al corso superiore.
La proporzione adunque era di 1 65 scuole per 1 0 0 mila abitanti, e tale proporzione variava secondo i com partim enti.
Il Piem onte la Liguria e la Lom bardia avevano m edie notevolm ente superiori alla media generale. Il Veneto, 1’ U m bria e gli altri com partim enti del- l’ Italia centrale, eccetto la Toscana, la superavano pur essi benché lievem ente. Tutti gli altri restavano al disotto della media.
N ell’ Italia m eridionale, la Campania contava il m aggior num ero di scuole (1 .5 4 per 1 0 0 0 abitanti); il m inor num ero com parativam ente, si è trovato nella Sicilia e nella Basilicata.
In media gli iscritti erano 6 9 .3 per 1 0 0 0 , o m eglio il 7 per cento della popolazione. Di questi 6.4 5 per cento si trovavano nel corso inferiore e 4 .8 nel corso superiore.
12 ottobre 1884 L ’ E C O N O M I S T A 661 quanto al corso superiore, varia grandem ente; per
parecchi com partim enti la media degli iscritti al corso inferiore supera la m edia dei fanciulli che per ra gione di età dovrebbero trovarsi nelle scuole di grado inferiore.
Secondo il censim ento della popolazione al 31 di cem bre 18 8 1 , il n u m ero dei fanciulli da 6 a 9 anni si ragguaglia a 6 .5 0 per cento della popolazione totale.
N on avendosi por tutto il R egno un censim ento scolastico abbastanza esatto dei fanciulli obbligati alla scuola, conviene calcolare gli obbligati sulla base di questo m edio rapporto dem ografico.
Nelle scuole elementari inferiori si sarebbero do vuti trovare, secondo il calcolo, 1 ,7 9 2 ,9 5 6 fanciulli.' Abbiam o visto che invece se ne trovavano iscritti 1 ,8 5 6 ,8 6 4 , cioè più di quelli che per ragione di età avrebbero dovuto tro v a rm i. In quest’ ultima cifra però sono com presi i fanciulli al disopra dell’ età dell’ obbligo che si trovavano nelle scuole inferiori, e quelli pure, in num ero non insignificante, che non avevano ancora com piuto i 6 anni.
Infatti, integrando il num ero dei fanciulli da 6 a 9 anni che frequentavano a marzo le scuole elem en tari, troviam o che al principio dell’ anno i fanciulli entro questi limiti di età erano soltanto 1 ,1 8 7 ,7 7 5 , i quali tutti appartenevano necessariam ente, al corso inferiore. Se ne deduce che olre 6 0 0 ,0 0 0 non adem pirono all’ obbligo di iscriversi alle scuole inferiori; le quali per conseguenza erano frequentate da 6 0 0 ,0 0 0 fanciulli al disopra o al disotto dei suddetti limiti di età.
Ciò spiega com e la media degli iscritti in alcuni com partim enti eguagli quella degli obbligati, e in al cuni altri le superi.
In media generale, e sem pre proporzionatamente alla popolazione data dall’ultim o censim ento, gli iscritti alle scuole pubbliche e private insiem e (ch e in cifre assolute appariscono cresciuti nel rapporto di 100 a 1 9 6 ) nell’ ultim o ventennio sono effettivamente au mentati del 50 per cento : cio è da 1 0 0 a 150.
Nel ventennio dal 1 8 6 2 al 1 8 8 2 , il num ero degli alunni delle scu ole elementari s’ è quasi’ raddoppiato salendo da un m ilione a circa due m ilioni, sebbene questo increm ento sia dovuto in parte alle annes sioni del Veneto e di R om a. Ragguagliando gli alunni a 1 0 0 0 abitanti, la proporziono era di 4 6 al prin cipio del periodo, e di 69 alla fine.
IV . — Scuole serali e festive.
L e scuole serali per gli adulti nel 1 8 8 1 -8 2 ac coglievano 2 4 8 ,0 1 2 alunni e le festive 1 2 2 ,1 0 7 .
P erò conviene ricordare che nelle scuole serali e nelle festive, gli alunni che vi rim angono fino alla chiusura delle scuole non sono neppure la metà di quelli che vi si iscrivono al principio dell’ anno.
L e scuole serali di Rom a furono le più frequ en tate. Seguono la Lom bardia, il Veneto, le M arche, 1’ Em ilia ed il Piem onte. Il m inor num ero di iscritti si ebbe nelle Calabrie, nelle P uglie e negli Abruzzi.
Per le scuole festive la L om bardia tiene il prim o posto. Seguono il V eneto e Rom a. All’ estrem o della graduazione si trovano le Puglie, la Sicilia, le Ca labrie e la Basilicata.
V . — Scuole superiori femminili. N elle scuole superiori fem m inili si dà alle fan ciulle un insegnam ento superiore a quello della quarta
classe elem entare, oltre ad alcuni insegnam enti spe ciali, com e il disegno e le lingue straniere. La m i sura e la durata dell’ insegnam ento non sono le m e desim e in tutte queste scuole, non essendo stabilito per esse un u n ico program m a. Queste scuote sono diurne ed alcune soltanto festive. La m aggior parte sono annesse a convitti fem m inili.
D elle scuole superiori fem m inili, benché una prima ne sorgesse in Milano, sino dal 18 6 1 , per iniziativa di quel m unicipio, non si era mai fatta la statistica. L e scuole nel 1 8 8 1 -8 2 erano 77, con 3 ,5 6 9 alunne.
Le scuole superiori fem m inili erano per la m ag gior parte mantenute dai com uni ; sette erano m an tenute dal G overno e 3 5 da privati cittadini o da associazioni.
V I. — Scuole normali e magistrali. N ell’ anno scolastico 1 8 8 1 - 8 2 si contavano 111 scuole norm ali e m agistrali, tra pubbliche e private, che accoglievano 8 2 2 1 , cioè 1519 m aschi e 6911 fem m ine.
L e scuole norm ali governative avevano in media 1 0 4 alunni e le magistrali rurali 27 ; le scuole pa reggiate 8 0 ; le non pareggiate e le private, prese in sièm e 4 5 . In media generale le scuole normali e magistrali a ccoglieva n o'7 4 alunni, dei quali un quinto soltanto erano maschi.
Il num ero degli iscrittti alle scuole norm ali e m a gistrali si è più che rappoppiato nei venti anni, dal 1861 al 1 8 8 2 . Il num ero delle scuole si mantenne pressoché eguale negli ultim i dieci anni.
Per tutta la serie degli anni osserviam o che fra gli iscritti le fem m ine sono più del triplo dei mashi. Infatti le fem m ine, sul totale degli iscritti per la serie degli anni a cui si riferiscono le notizie su e sposte, rappresentano in media 1’ 80 per cento.
STATISTICA DEI TELEGRAFI
n e l s e c o n d o s e m e s t r e d e l 1 8 8 4 =
Durante il secondo sem estre di quest’ anno i tele gram m i spediti dai 1 8 7 0 uffici telegrafici furono nu m ero 1 ,6 2 1 ,2 2 4 cioè 6 4 ,8 9 8 più de! corrispondente periodo dell’ anno 1 8 8 5 . E se si com prende anche il 1° sem estre, abbiam o nel 1 8 8 4 num ero 5 ,1 5 6 ,5 8 9 telegram m i spediti, mentre erano stati 3 ,0 4 7 ,7 4 9 nel 1 ° sem estre del 1 8 8 3 ; quindi quest’ anno 8 8 ,6 4 0 più del precedente.
I telegram m i ricevuti invece furono nel 1 ° sem e stre 1 8 8 4 num ero 1 ,9 9 1 ,5 4 3 , cioè 9 9 ,8 5 9 più del 1 ° sem estre 1 8 8 3 . Osservando il sem estre si hanno 3 ,8 5 2 ,5 9 5 per quest’ anno e 5 ,7 2 4 ,5 1 8 per 1’ anno precedente ; l’ aumento quindi è di 1 2 8 ,0 7 7 .
I telegram m i spediti dai privati furono 1 ,4 8 4 ,8 0 9 , quelli governativi 9 4 ,6 5 4 , e quelli di servizio 4 1 ,7 6 1 ; perciò quelli privati rappresentano circa 7 /8 del t o tale. L ’ aum ento trim estrale di 6 4 ,8 9 8 è dato per quasi 4 /5 dai telegram m i p riv a ti.— Il rapporto poi tra i telegram m i privati spediti all’ interno ed al l’ estero sta coi num eri 1 ,3 3 3 ,5 3 9 pei prim i, e 1 4 5 ,4 7 0 pei s e c o n d i, e questi hanno dato nel trim estre un aum ento di 8 ,9 0 3 quelli di 4 7 ,9 8 5 .
662 L ’ E C O N O M I S T A 12 ottobre 1884 nivano dall’interno, 1 7 1 ,733 dall’ estero, i primi con
un aumento di 76,8 2 3 i secondi di 2 3 ,0 1 6 sul se m estre corrispondente del 1883.
In quanto ai prodotti l’amministrazione ha in ca s sato le seguenti cifre nel 2 ° semestre 1 8 8 4 :
per telegrammi all’interno L. 1 ,5 9 4 ,3 8 1 .2 3 per telegram m i all’ estero » 7 4 2 ,8 1 4 .4 9 per proventi oneri e contributi » 2 0 4 ,7 9 0 .5 2
Totale . . . L . 2 ,5 4 1 ,9 8 6 .2 4 Però ha un credito verso le altre amministrazioni di L . 7 5 9 ,6 7 9 .4 8 ed un debito di L. 7 7 9 ,8 8 6 .9 7 quindi un debito residuo di L . 2 0 ,2 0 7 .4 9 che ri duce le entrate sovrariportate a L. 2 ,5 2 1 ,7 7 8 .7 5 .
Nel secondo trimestre del 1 8 8 3 le entrate erano state di L . 2 ,2 6 4 ,6 0 5 .4 6 , quindi l’aum ento a favore dell’anno corrente è di L. 2 7 7 ,3 8 0 .7 8 , al quale con corsero i telegrammi all’ interno per L. 9 3 ,5 4 2 .7 9 , quelli all’ estero per L. 2 1 ,1 6 6 .7 2 .
Il debito verso le altre amministrazioni era di L . 7 4 3 ,2 6 4 .3 5 , ed il credito di L. 7 0 4 ,0 2 0 .3 1 quindi la differenza di debito di L . 3 9 ,2 4 4 .0 4 che riduceva le entrate a L . 2 ,2 2 5 ,3 6 1 .4 6 . Così nel com plesso il s e con do semestre 1 8 8 4 diede un aum. di L. 2 9 6 ,4 1 7 .2 7 nel secondo semestre 1883.
Le ferrovie negli Stati Uniti di America e in Europa
Solam ente allo scopo di riportare alcuni dati che possono essere non senza interesse e riservando, c o m e è ben naturale, ogni nostro giudizio, da un’au torevole Rivista togliamo quanto segue :L ’ industria ferroviaria alla pari di qualunque altra industria può essere governata da due sistemi di versi ; da quello cioè della regolam entazione e della protezione che ha per scopo di favorire i produttori a spese dei consum atori, ovvero da quello del lasciar fare che non ha in vista che T interesse generale dei consum atori. Il prim o di questi due sistemi ha p re valso in E uropa, mentre che il secondo è stato co stantemente seguito in Am erica. V ediam one le con seguenze.
I 5 0 milioni di americani possedevano al 31 D i cem b re 1883 1 9 4 ,2 4 7 chilom etri di ferrovie. Alla stessa data i 3 4 6 milioni di europei non ne avevano che 1 8 3 ,1 8 8 chilom etri, cioè a dire, fatte le debite proporzioni, sei volte m eno degli am ericani. Nel corso del 1883 gli Stati Uniti costruirono 1 0 ,8 0 4 ch i lom etri di ferrovie, mentre che in Europa le nuove costruzioni non oltrepassarono i 4,9 5 0 chilom etri. Nei due anni precedenti la differenza era stata anche più sensibile.
E vero peraltro che questo enorm e accrescim ento delle reti am ericane ebbe per resultato di abbassare dapprima il saggio dei dividendi delle Com pagnie, e poi di provocare una crise. Secondo una m onografia di P oor il capitale im pegnato nell’ industria delle ferrovie agli Stati Uniti è di 38 miliardi e 4 0 0 m i lioni di franchi di cui 19 rappresentati da azioni, e 19 miliardi e 4 0 0 milioni di franchi da ob b liga zioni e altri crediti.
II prodotto m edio dei capitali presi a prestito salì da 4 ,4 0 nel 1 8 8 2 a 4,57 per cento nel 1 8 8 3 , men tre quello delle azioni cadeva da 2,9 5 a 2 ,7 5 per
cento. In Inghilterra quest’ultim o è salito fino al 5 1 ¡2 per 100 e in Francia, ove l’ industria delle ferrovie è strettamente regolamentata e limitata, fino all’ 11 per cento circa.
In altri termini il vantaggio dei produttori ha in generale prevalso in Europa nella costruzione delle ferrovie, m entre che in A m erica non si è pensato che al benessere dei consum atori. Ora se si con si dera da un lato alla parte preponderante che i tra sporti rappresentano oggi nella determ inazione dei prezzi di produzione, e se da un altro lato si riflette che la pressione della concorrenza am ericana diventa di giorno in giorno più intensa, si può prevedere fino da ora che l’ agricoltura e l’ industria europee pagheranno o prima o poi ben cara, la protezione che i governi hanno accordato ai produttori di ferrovie a spese dei consum atori.
Se il sistema am ericano avesse prevalso nel v e c chio continente, 1’ Europa possederebbe attualmente un m ilione e 1 4 4 ,0 0 0 chilom etri di ferrovie invece di 183,000 e forse anche di più, perche la densità della popolazione è fra noi più grande che in A m erica. Malgrado questi resultati ottenuti agli Stati Uniti dalla libera con corre n za , i partigiani del m on o polio e dell’ esercizio delle ferrovie da parte dello Stato continueranno a sostenere che l ’ esperienza ha universalm ente condannato il sistema del lasciar fare.
B U L L E T T IN O D E L L E B A N C H E P O P O L A R I
(Situazioni al 31 agosto)
Banca popolare di Savignano di Bomagna. — Capitale versato L . 1 0 0 ,0 0 0 ; Riserva L . 3 6 ,1 8 5 ; Conti correnti L . 3 4 9 ,9 6 0 ; Risparm io L. 1 0 3 ,6 3 4 , Creditori diversi L. 9 ,8 8 3 ; Portafoglio L . 3 5 2 ,6 4 7 ; V a lori diversi L . 4 7 ,1 2 5 ; D ebitori diversi L. 9 4 ,3 8 8 ; Sofferenze L . 1 1 ,8 3 9 ; Entrate L . 2 6 ,1 8 3 ; Spese L . 1 4 ,1 9 0 .
Banca popolare di Vicenza. — Capitale versato L . 1 ,0 1 9 ,1 9 0 ; Riserva L. 5 6 1 ,0 7 3 ; Conti correnti L . 6 ,4 6 7 ,8 5 9 ; Portafoglio L . 2 ,8 4 7 ,4 2 7 ; A nticipa zioni su valori pubblici L . 2 1 3 ,1 8 5 ; F ondi pubblici L . 3 ,2 0 9 ,6 5 5 ; M utui ipotecari L. 2 1 6 ,3 5 0 ; Soffe renze L. 2 7 ,4 3 3 , Entrate L . 255,641 ; Spese L. 1 5 4 ,0 4 7 . Banca popolare di Oderzo. — Capitale versato L . 8 0 ,1 2 5 ; Riserva L. 2 5 ,2 1 7 ; Conti corr. L . 4 1 5 ,3 6 5 ; Ruoni agrari L . 4 0 ,0 0 0 ; Portafoglio L. 6 2 4 ,8 5 4 ; Sovvenzioni con buoni agrari L. 2 2 ,2 7 0 ; Sofferenze L . 5 ,9 0 6 ; Entrate L . 3 1 ,4 6 5 ; Spese L . 25,7 8 9 .
_ Banca popolare cooperativa Parmense. — Ca pitale versato L. 3 0 0 ,0 0 0 ; Riserva L. 1 9 ,1 9 4 ; Conti correnti L . 1 ,1 8 0 ,5 8 1 ; Portafoglio L . 1 ,1 7 2 ,2 0 5 ; Anticipazioni L. 4 6 ,2 7 8 ; Valori pubblici L. 2 8 2 ,8 4 9 ; Entrate L . 8 0 ,4 0 8 ; Spese L . 5 8 ,1 7 8 .
Banca mutua popolare di Lodi. — Capitale v er sato L. 1 ,5 0 5 ,3 7 0 ; Conti correnti L . 9 ,1 1 3 ,5 4 8 ; Buoni fruttiferi L. 8 1 1 ,1 1 9 ; Riserva L . 7 6 4 ,9 5 2 ; Portafoglio L . 5,315,531 ; F ondi pubb. L. 2 ,5 0 2 ,5 5 2 ; Mutui ipotecari L . 3 9 0 ,4 6 5 , Sofferenze L. 26,4 6 5 , Entrate L. 301,191 ; Spese L . 1 7 8 ,0 9 8 .
12 ottobre 1884 L ’ E C O N O M I S T A 663
Camera di Commercio di Firenze.
— Nella tornata dell’ 8 ottobre vennero trattati i seguenti ar gom enti :
4.° L a Camera sulla proposta dei revisori, ap provò il Bilancio consuntivo pel 4 8 8 3 dell’ uffizio di Stagionatura delle sete.
2 . ° Sulla proposta dei revisori dei Bilanci c o n suntivi Cam erali dell’ anno 1 8 8 3 , la Camera approvò i suddetti Bilanci, cioè quello del suo patrim onio particolare e quello del patrim onio degli Edifizi e G ualchiere, già dell’arte della lana, dalia Camera te nuto in amministrazione.
3 . ° Dietro relazione presentata dalla C om m is sione IIa, fu deliberato di appoggiare una istanza di varj fabbricanti di cera di Firenze, i quali dopo le disposizioni adottate dal G overno Francese circa le cere grezze di provenienza del M arrocco, fecero p re m ure alla Camera di C om m ercio perchè essa si r i volgesse al G overno di S. M. ed alla Com m issione d ’ Inchiesta per la revisione della Tariffa doganale a fine di ottenere che la cera grezza vada esente dal dazio d’ introduzione in Italia a somiglianza delle altre materie prim e destinate alle industrie.
4 . ° La Camera sulla proposta della Com m is sione III* approvò la Lista generale degli Elettori Com m erciali della provincia per l’ anno corrente.
5 . ° La Com m issione IV a, riferì circa ad una petizione presentata alla Camera da bu on num ero di negozianti in oggetti di paglia. Essi facevano noto di avere esposto all’ on. Sindaco di Firenze, che il perm esso accordato dal M unicipio per la occupazione delle L ogge di m ercato nuovo ai rivenditori di cap pelli di paglia ed altre manifatture, oltre alla natura indecente e indecorosa di tale occupazione, autoriz zava ima specie di fiera perm anente con danno dei negoziatiti di articoli congeneri, che, gravati di tasse e di enorm i pigioni non possono sostenere la c o n correnza di quei rivenditori che per la m aggior parte non appartengono al Com une di Firenze. Pregavano pertanto la Camera di voler far prem ure al Muni cipio fiorentino p erla favorevole accoglienza di quella dom anda che era una rinnovazione di altra già fatta tem po innanzi.
L ’ on. Relatore di questa Com m issione espose che questa era stata unanime nel ritenere giuste e so m mamente apprezzabili le ragioni addotte nella su rri ferita domanda, non disconoscendo tuttavia la gra vità dell’argom ento di cui si trattava, e che in so stanza rifletteva la questione del com m ercio girovago. Senza pretendere di affrontare l’ arduo problem a se possa togliersi la naturale libertà del com m ercio girovago per im pedire un danno al com m ercio eser citato nelle botteghe o m agazzini, la Com m issione dovè peraltro considerare che m entre è certo che i venditori ambulanti di erbaggi e frutte e di altri og getti d’ immediata necessità per la econom ia d om e stica non possono esser disturbati senza inconvenienti per le fam iglie povere, che non hanno dom estici da inviare al mercato per far la spesa giornaliera, d eb bono certam ente adottarsi m isure di proibizione per tutti gli altri venditori girovaghi di chincaglie e o g getti di vestiario o di altro genere ch e potendo, per la mitezza delle tasse che pagano, vendere a basso prezzo la loro m erce, danneggiano gli altri nego
zianti. L a Com m issione fu pertanto di parere che dovesse accogliersi favorevolm ente la petizione pre sentata alla Camera, e che cjuesta, profittando di tale occasione, dovesse esprim ere un voto perchè, eccettuati i rivenditori di com m estibili di prim a n e cessità, s’ im pedisca assolutamente il com m ercie gi rovago nel nostro Com une, sopprim endo le con ces sioni per la occupazione del suolo pubblico. E tali proposte furono all’ unanimità adottate.
Camera di Commercio di Milano.
— N ella seduta del 30 Settem bre dopo aver ricevuto com u ni cazione che la Prefettura ha retrocesso il bilancio consuntivo del 4 8 8 3 munito della necessaria approva zione, la Camera milanese approvò il preventivo del 4885. A questo proposito il consigliere De A n geli rilevando essere stata preventivata una som m a di cinque mila lire per la istituzione del Museo C om m erciale, invitò il Presidente a presentare nella pros sima seduta una proposta concreta per il definitivo collocam ento del Museo stesso.
Quindi la Cam era, ad invito della D irezione Ge nerale delle G abelle, ha em esso avviso favorevole circa la convenienza di accordare alla Impresa Ita liana di costruzioni m etalliche in Napoli l’ im porta zione tem poranea di materiali metallici per farne ponti ed altri lavori destinati all’ estero, — lasciando al G overno io stabilire le modalità per cosnstatare 1’ identità dei materiali manifatturati per l’ estero.
Si è inoltre pronunciata affermativamente sulla dom anda della Società Anonim a dei Panoram a diretta ad ottenere la quotazione nel listino ufficiale di Borsa delle proprie Azioni ; ha approvato la lista elettorale com m erciale di Trucazzano, e finalmente è passata all’ ordine del giorn o sovra una istanza di persona che chiedeva di essere ammessa ad esercitare le fun zioni di spedizioniere in dogana, ratificando in pari tem po il voto favorevole dato dalla Com m issione d o ganale per consim ile dom anda stata presentata dal signor G iovanni C orrado Meiss.
Notizie economiche e finanziarie
Situazione delle Battette di emissione italiane ed estere.
(in milioni)
Banca Nazionale Toscana
31 agosto 20 settem. differ. ln. ( Cassa e riserva . L. 29.1 27,7 - 1 ,4
Attivo]
P ortafoglio... 31,1 30,3 — 0 ,8 Anticipazioni... 0,51' Capitale...L. 30,0 30,0 —
Passivo*
1 Massa di rispetto .1 Circolazione.. 63,7) 3,2 3,2 —. Altri debiti a rista.. 6,8 >64,5 59’^ 60 ,2 - 4 ,3