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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.42 (1915) n.2144, 6 giugno

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L’ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI REDAZIONE: M. J. d e Jo h a n n is — R. A. Mu r r a y

Anno XLII - Yol. XLYI

Firenze-Roma, 6 giugno 1915

FIREN ZE: 31 Via della Pergola ROM A: 56 Via Gregoriana

N. 2144

« L ’E co n o m is ta » e s c e quest’anno con 8 pagine di più e quindi il suo contenuto più am pio dà modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfe­ zionamenti.

Il prezzo di abbonamento è di L. so annue anticipate, per l ’Italia e Colonie. Per l’Estero (unione postale) 1 . * 5 . Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci­ colo separato !.. i.

S O M M A R I O :

PARTE ECONOMICA.

L'econom ia privata durante la guerra.

I l presente m om ento economico (Doveri d i cittadin i, disposizioni m i­ nisteriali, proposte di m oratoria, etc.), R. A. Mu r r a y.

L ’im portanza econom ica d i Trieste e di Fiu m e. E. Z.

L a circolazione m onetaria e fid u ciaria presso i p a es i belligeranti, m. EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.

M arsiglia prima e durante la guerra. — Il rialzo delle ma­ terie prime per la guerra. — Il porto di Genova nella prima set­ timana di guerra. — La disoccupazione in Inghilterra. — L ’au­ mento dei prezzi in Inghilterra.

>0TE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

La situazione economica della Francia. — I lavoratori agri­ coli nel Belgio, — L’assicurazione del bestiame in Austria. FINANZE DI STATO.

La situazione finanziaria inglese. — La situazione monetaria in Inghilterra. — Il bilancio del Belgio del 1915 sotto l’ammini­ strazione germanica. — Prestito argentino.

LEGISLAZIONE DI GUERRA. 1

Per le forniture m ilitari. — Il funzionamento durante la guerra delle amministrazioni comunali e provinciali. — Nuovi anticipi agli enti che ricevono depositi fruttiferi. — Per le requi­ sizioni durante la guerra, — Il decreto per la dilazione delle ob­ bligazioni comm erciali. — Disposizioni giudiziarie eccezionali. — R. Decreto riguardante la vigilanza diretta dell’autorità militare sugli stabilimenti ed edifici che interessano l’esercito e la marina. — 200 milioni di biglietti da versare al T esoro. — Il reparto per tagli di biglietti di Stato da L. 10 e da L, 5. — Decreto sul rin­ caro delle pigioni,

IL PENSIERO DEGLI ALTRI,

L a D an im arca e la G erm ania, V. G. — I l dovere degli Ita lia n i

nel presente m om ento economico, Lu i g i Ein a u d i— L a resistenza j

finanziaria d ell’A ustria-U ngheria, W. E, — G uerra com m erciale e .

guerra m ilitare, Fe d e r ic o Fl o r a — L e nostre condizioni commer- !

Mali a ll’inizio d ella guerra, Gino Bo r g a t t a— L a guerra ed i r a p ­

porti com m erciali con la G erm an ia, NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

. Per attenuare le conseguenze della guerra: I voti dell’Asso­ ciazione Serica italiana — Lo stato delle coltivazioni in Francia — Importazione in Francia — Spedizione di pacchi postali in Algeria — Perm essi e divieti di esportazione: Turchia - Italia - Canada —- Importazione della carta da imballaggio e del car­ tone ordinaria in Egitto — Le Casse di risparm io in Russia — Nuove Società per Azioni,

MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE.

s ' t"azione degli I s tit u ti di Credito m ob iliare, Situazione degli 1 st.tu t. di em issione ita lia n i, Situazione degli is titu ti Nazio­ nali E steri, Circolazione dì Stato nel Regno Unito. Tasso delio sconto ufficiale, Situazione dei Tesoro ita lia n o . Debito Pubblico italiano, P rodotti delle Ferrovie dello Stato , Riscossioni dello otato n e ll’esercizio 1914-1915, R iscossion i doganali, Importa- '1011.e esportazione riu n ite, Im portazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per m esi).

•¡notazioni di valori di Stato ita lia n i, Borsa di P a rig i, Borsa di Londra, Prezzi c ita ti a Milano.

1 ambi in Ita lia , Cambi a Milano, Cambi a l l ’Estero, Media u fficiale agir e ffe tti d ell’a rt. 39 del Cod. comm., R iv ista dei i a' . D1 111 Ii0nd|*a> R ivista (lei cambi di P a rig i.

Porta' * C0«0in ici ita lia n i.

I n d i r ! 1 Genoya<’ Movimento del carico. Credit«6conomiei d e ll’ « Economist » . U.ovds « 61 ," rì," ' i l|illì « ta ti. P ibh ■ ìilIlk L im ited .

’ b inazion i ricevute.

fi er a ^>bonamenti, richiesta di fascicoli ed

inser-□ ° ni’ riv°lg e rsi all’Am ministrazione : Via della Pergola, 31 Fir enze.

PARTE ECONOMICA

L’economia privata durante la guerra

A llo rch é sco p p iò n e ll’ag o sto d ell’anno scorso il con flitto e u ro p eo , ap p arv ero su p er le riviste due d ecalo g h i, co m p ilati a guida del privato c itta ­ dino il q u ale av esse voluto co n o s c e re co m e c o n te ­ nersi dinnanzi al nuovo m o m en to e co n o m ico . .

M an co a dirlo i due d ecalo g h i dovuti alla e lu cu ­ b razio n e di v alorosi eco n o m isti eran o an tago n isti­ ci : n e ll’uno si p re d ica v a di viv ere e sp en d ere tal q u ale co m e se la guerra non fo sse , co m e se non e sistesse una co n d izio n e a n o rm ale di v ita; l ’altro si aggiustava sui dogm i d ella più ristretta ed o cu ­ lata p arsim o n ia, e le n ca n d o tutte le rin u n cie, tutte le e co n o m ie di cu i ciascu n p rivato d ovev a e ssere c a p a c e in o cca sio n e d ell’an o rm ale fran g en te.

P e r ch i è fam ig liare co n ogni ord ine di scien za non rie sce nè nu ova n è so rp ren d e n te la p alese co n trad d izio n e e la d iv ergenza di v ed u ta nei c li­ nici d ella e co n o m ia p o litica. A n zi in q u esta scie n ­ za, in cu i il c a m p o sp e rim en ta le si a d atta esigu a­ m en te alla osserv azion e dei fe n o m en i co n creti, s p e cie p er la d iv ersità d ei cam p i stessi, è natu rale ch e ogni e n u n ciazio n e di p rin cip i nuovi trovi c o n ­ fu tazion e e si scon tri co lla e n u n ciazio n e di p rin ­ cip i d iam etralm e n te op posti.

M a p e r ch i non è co l lento e fa tico so p ro ced e re d ella scie n z a in co n ta tto , e sp e cia lm e n te ch i a tte n ­ de la n o rm a d el suo vivere d alla p aro la di chi fa p ro fessio n e di stud ioso, deve giu d icare p er lo m e ­ no stran o il fa tto d ella co n te m p o ra n e ità dei due d ecalo g h i rico rd ati, e d eve n e ce ssa ria m e n te o tra r­ re rag io n e di d iscred ito verso gli eco n o m isti, o p e rd ere ogni sa n a orien tazio n e d elle d irettive ch e egli v o rre b b e assu m ere.

Ci siam o p e rciò astenuti dal fo rm u lare od a c c e t­ ta re ap rio ristica m e n te q u alsiasi fo rm a di ricetta, lascian d o ad altri la re sp o n sa b ilità d elle form u le d etta te , c e rto in b u o n a fe d e , c e rto co n intenzio ne di b e n e , m a prive di ogni risco n tro n e lla vita p ra ­ tica.

O ggi i d ecalog h isti h an n o in p arte m o d ificate le loro ca te g o rich e afferm azio ni : non niù sp ese c o ­ m e se la gu erra non fo sse, non più lesin a. A lcu n i tro van o e cce s s iv a la prim a m isu ra e m igliore av­ viso q u ello di co n sig liare il privato cittad in o a c o n ­ te n e re le sue sp e se in ra p p o rto alle m u tate co n d i­ zioni ed esig en ze d ella v ita in te m p o di g u erra; altri si m o stran o p ro cliv i a p e rm e tte re ch e il cittad in o sp en d a quanto p rim a d ella g u e rra m a non come

prim a, n el sen so ch e d eve rid u rre le su e spese al m inim o n e ce s s a rio p er la sua salu te fisica e d esti­ n are il risp arm io alle sp e se p u b b lich e ; al p a g a ­ m en to d elle im p o ste, c io è , ed a lla sottoscrizion e dei p u b b lici p restiti.

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510 L ’ECONOMISTA 6 giugno 1915 - N. 2144 p e rch è non dovrà rico rre re all’estero per c o m ­

p rare e quindi i cam b i non si e sa sp e re ra n n o u lte­ riorm en te, sia p e rch è l’ am m on tare del d eb ito c o l­ l'este ro non si a c c re s c e rà , sia p erch è aum en to d ella produ zione vuol dire au m en to d ell’im p on ib ile e quindi aum ento dei p ro ven ti dello S tato .

P e r le indu strie m an ifattu riere vigono le stesse ragioni ed o cco rre ch e e sse non si a b b a tta n o di fro n te alle difficoltà p resen ti dei traffici : ten tan d o e p rovand o e insistend o si trovano sem p re, an ch e al p re sen te, sb o cch i e m e rca ti ch e a cco lg o n o p ro ­ dotti di qu alsiasi g e n ere, e già la p en u ria di alcu n e m aterie p rim e va dim inuendo di in ten sità o si e ad agiata su prezzi elev ati sì, m a tali d a p e rm ettere an co ra un c e rto esito.

L ’ aum en to d ella produ zione al m assim o ’•aggiun- gibile p re sen terà dei guadagni in m aggior m isura ed a c c re s c e r à q u el con tin g en te di risp arm io ch e p o trà essere dal p ae se d estinato alla sottoscrizion e di p restiti p u b b lici.

S a rà co sì ch e il p aese nostro, non arrestan d osi p erp lesso dinnanzi alla in cogn ita degli even ti, m a lavorand o attiv am en te e co n co rd em en te p e rch è q u ella in co g n ita sia d ecisam en te u n a co n q u ista in tutti i sen si : territo riale, co m m e rcia le e e c o n o ­ m ica, sap rà gu ad agnare la vittoria più co m p le ta .

Il presente momento economico

(Doveri di cittadini, disposizioni ministeriali, proposte

di moratoria etc)

li Corriere della Sera di venerd ì 28 m aggio u. s ., p u b b licav a un articolo del P ro f. E in au d i su « 11 d o­ v e re degli italian i nel p resen te m o m en to e c o n o ­ m ico », in teso a m o strare quale d e b b a e sse re la co n d o tta e co n o m ica d ogni buon cittad in o in q u e ­ sti m om en ti.

A i rilievi d e ll’E inau d i ci sem b ra op p ortu no ag­ giungere alcu n e con sid erazion i ch e p o tran n o es­ sere utili e ch e , al tem p o stesso , ci serviran n o c o ­ m e punto di p arten za p er d iscu tere in m erito alle d isposizioni relativ e alla dilazione d elle o b b lig a- ¡ zioni co m m e rcia li, d e creta te il 27 c o r r ., e alla m o­ rato ria da taluno in v o cata.

P rem ettia m o anzitutto ch e la nostra economia nazionale è in guerra oram ai da altrettanto tempo di quelle che prima la iniziarono effettivamente :

in v ero da nov e m esi noi a b b iam o arresto n ei tra f­ fici, so sten iam o sp ese m ilitari strao rd in arie; da q u attro o cin q u e m esi siam o in istato di p rogressiva m o b ilitazio n e. 1 doveri d ell’oggi son dunque quelli stessi d ell’ieri, solam en te tanto più stretti e p ro ­ fondi in q u an to non solo le cond izioni eco n o m ich e sono aggravate p el fatto stesso del d eco rre re di q u e ­

sto p eriod o e cce z io n a le ; m a an ch e p e rch è insiem e alla ca rta degli in teressi e co n o m ici oggi giu och ia- m o q u ella di tutto il nostro avv en ire n azio n ale. N on si tra tta più di star m eglio o p eggio : si tratta di v ita o di m o rte. P e rc iò estrem a n e ce ssità di d i­ scip lin a co lle ttiv a in ogni cam p o d elle n ostre atti­ vità.

In seco n d o luogo avvertiam o p relim in arm en te ch e — dal pu nto di vista eco n o m ico — le conse­ guenze della guerra saranno tanto più gravi, ter­ minata la guerra m edesim a, di quello che non lo sieno oresentem ente. Infatti, m en tre i traffici non si ristab ilisco n o di colp o, m a d eb b o n o e sse re ria l­ la c c ia ti con cu ra e previd enza grand issim e, e m e n ­ tre la rio ccu p azio n e degli individui c h e h an n o se r­ vito sotto le b a n d ie re d ella Datria può pur non riuscir p ro n tissim a: v ’è, di niù, la q u estio n e d el­ la liq u id azion e d elle sp ese di g u erra, ossia la si­ stem azio n e dei d ebiti p er esse fatti. 11 P ro f. F lo ra sco lp ì sin tetica m e n te , in una sua g en iale e giusta­ m en te fo rtu n ata form u la, i fen o m en i d ella finanza

di gu erra d icen d o : il tesoro la inizia, il prestito la sostiene, l’im posta la liquida. O rb e n e , il vero p eso d elle sp ese di gu erra noi lo risen tiam o ap­ punto al m o m en to d ella liq u id azion e attraverso l’au m en to d elle im posizioni, d ato ch e oggi nessun G o v ern o è co sì c ie ca m e n te prim itivo di ricorrere ai p restiti forzati.

*

F a tte le p rem esse di cui so p ra siam o in grado di aggiungere talu ne con sid erazion i all articolo del P ro f. E in au d i.

S tan n o p e rfe tta m en te b e n e gli in citam en ti agli individui lib eri dal servizio m ilitare di lavorare più e meglio di prima, p er c e rc a re ch e il vu oto lascia­ to da co lo ro ch e son ch iam ati alle op erazion i at­ tive di g u erra sia, p er q u anto è p o ssib ile, da loro co lm ato ; di accontentarsi di lavori differenti dal prop rio reg o lare e in luoghi diversi; e non richie­ d ere gli uni co m p en si strao rd in ari, gli altri la con ­ tinu azione im p ossibile d elle cond izioni prim itive. A i sacrifici dei co m b a tten ti v an n o uniti quelli dei non co m b a tten ti, p e rch è oggi — co m e è stato più volte rip etu to — la gu erra attu ale è gu erra di na­ zioni, v ale a dire non di e se rciti, m a d elle intere popolazioni degli Stati b ellig eran ti.

Non cre d ia m o , p er co n v erso , ch e sia consiglia­ bile la fo rm u la in g lese di spendere ciascuno pos­ sibilmente quanto prim a, n ep p u re co n la co rre­ zione aggiuntiva d ell’E in au d i, ma non come prima. L a guerra è distruzione di ricchezza : distruzio­ ne alla q u ale b iso g n a in ev itab ilm e n te riparare. O ra, q u an to prim a e più p ro n tam en te si com in­ cia il lavoro di riscostru zione tan to m inori e men crudi n e saran n o gli effetti d annosi. L a virtù del risparm io co stitu isce, p er i non c o m b a tte n ti, la più grand e virtù in tem p i di gu erra. Ciò è tan to vero ch e l ’E in au d i stesso — d all’osserv azion e delle co ­ se — vien tratto ad afferm arlo in contrad izione con la form u la da lui a c c e tta ta , qu and o incita a non far sp ese inutili, m a a darsi d ’attorno p er com ­ p iere c o s e e o p ere utili.

N ean ch e con d ivid iam o il suo p en siero ove dice :

tutto il m argin e di risp arm io otten u to sulle spese sia d ato allo S ta to , qu and o v errà il m om en to di un nuovo p restito di gu erra. N o! U n a vo lta ch e si e risp arm iato, e risparm iato fino all’estrem o limite possibile, ognuno cerchi d ’im piegare il risparmio meglio che può, ossia il più economicamente pos sibile.

Se i risp arm iatori p o sson o o tten e re un benen ciò del 7 p er ce n to im p ieg an d o i p ro p ri capitali n elle risorgenti indu strie e traffici, e il 5 p er cento im p iegand oli p resso lo S tato , errano e non si com­ portano neppur patriotticam ente, se li danno allo S tato ; p e rch è rin u n cian d o al m aggior guadagno d anneggiano indu strie e traffici più redditizi, e quindi l’e co n o m ia n azio n ale. In vero , se si segue un crite rio stre ttam e n te e co n o m ico , si è sicuri che quand o lo Stato può o tten er ca p ita li al 5 per cen ­ to, vuol dire ch e co lo ro ch e glieli fo rn isco n o non p o tev an o trarn e di più; e ognu no h a un ind ice ve­ ritiero p er guid are la sua attività, nel senso che può g iu d icare fino a qual pu nto d eve far contribui­ re gli altri al p restito piuttosto ch e sè m edesim o. M a se , p er m al in te sa g en ero sità e per sbagliato pa­ triottism o , si c e d e allo Stato al 5 per cen to capi tali dai quali si p o tre b b e rica v a re il 7 p e r cento e m agari il 10 p er c e n to , non solo si tolgon o i mezzi a fo rm e di attività e co n o m ica ch e si m anifestano su scettib ili di p ro sp erità; m a, in siem e, si im pedi­ sce di g iu d icare co n sicu rezza sullo stato dell eco­

nom ia n azio n ale. . .

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6 giugno 1915 - N. 2144 L ’ECONOMISTA 511

*

Produrre e risparm iare il più possibile, e c c o ìa form ula più sin tetica e più co n sig lia b ile in ogni tem po, e oggi più ch e m ai, ad ogni cittad in o . F o r ­ mula la q u ale non disgiunge T ìn te re sse privato dal collettiv o , il ch e p u re o n e sta m e n te d ev ’e sse re , p erch è q u and o — se n z a fro d e — i privati svo lgo­ no form e d ’ attività e co n o m ica m e n te red d itizie, op erano non solo p e r la loro p e rso n a le ricch e z z a , ma an ch e p er q u ella p u b b lica .

E ’ v e cch io d etto : « où il riy a rieri le roi perd ses droits ». E d è ta n to più v ero oggi p e rc h è , e s­ sendo m aggiori e c re s c e n ti i b isogni d elle p u b b li­ che finanze, m ag g io re d ev ’ esser l’in cre m e n to d ella ricch ezza p riv ata. Di più d o b b iam o p e n sa re alle necessità di co lm a re i vuoti d elle d istruzioni c o m ­ piute d alla g u erra. S e , an ch e d op o ch e q u esta fosse te rm in a ta , si co n tin u asse ad o p era re non e co n o m icam en te, noi ne verremmo — p er ta l lato — ad estendere, oltre il necessario, gli effetti.

E q u esta non può ritern ersi o p era p atrio ttica.

*

P er giu d icare poi in m erito al re c e n te d ecreto per la dilazione d elle o b b ligazio n i co m m e rcia li e alla d om an d ata m o ra to ria , d o b b iam o d are un c e n ­

no sullle con d izio n i d elle e co n o m ie in gu erra da un punto di vista g e n e ra le , il q u a le, spesso sfu g­ gendo, fa e m e tte r giudizi u n ilaterali su fen o m en i che po ten d o to rn are utili a certu n i b en sì, m a d an ­ nosi ad altri, sp ingono ap p u nto fa cilm en te — gli interessati in isp ecie — a v ed er le co se da un lato solo.

R ico rd iam o ch e stato di g u erra è stato di crisi,

ossia di d isquilibrio p ro fo n d o fra d om and e ed o f­ ferte dei b en i a d eterm in ati p rezzi. M a se le c o n ­ seguenze sono id e n tich e 1 origine è d iv ersa, ch e m entre il d isq u ilibrio n elle crisi e co n o m ich e dei tem pi di p a c e ' è d ovu to g e n era lm e n te a erron ei investim enti ca p ita listici p er cui le offerte di b en i divengono — ai p rezzi co rren ti del m e rca to — so­ v rabb on d an ti; in tem p i di g u erra è dovuto in v ece a variazioni n elle dom ande dei b en i in co n se g u e n ­ za delle d ep resse cond izio ni e co n o m ich e della m aggioranza dei cittad in i.

N ell’un ca so e n e ll’ altro i fen o m en i cred itizi son quelli ch e più risen to n o d elle vicissitud ini di quei m om enti an orm ali : i co m m e rcia n ti, gli indu striali in tali m o m en ti rich ie d o n o a gran v o ce facilitazio" ne del cre d ito , allarg am en to d ella circo la z io n e fi­ duciaria.

Così acca d d e a n ch e al p rin cip io d ell’ attu ale guerra e u ro p ea . A llo ra , q u and o il gov ern o, d ’a c ­ cordo con le b a n c h e di em issio n e, cre d e tte c o n ­ veniente di ad o ttare un regim e di m o rato ria an ­ ziché allarg are e c ce ssiv a m e n te la circo la z io n e c a r­ tacea, si g rid av a — e non sen za rag io n e — a ll’ ar­ resto dei traffici, alla so ffo cazio n e d ella vita e c o ­ nom ica.

Oggi ch e , p er le ca u se più san te, an ch e il n o ­ stro p aese è stato tra scin a to alla gu erra d alla c ie c a doppiezza d egli e x -a lle a ti, il g ov erno non h a c r e ­ duto rico rre re a n co ra alla m o rato ria, m a si è — giustam ente a n o stro avviso — lim itato a d

ecre-h an n o due vie da sceg liere : a) o te n ta re di au m en ­ tarle svolgend o una più in ten sa attività; b) o lim i­ ta re le sod d isfazioni dei propri b isogni. A se c o n ­ da d elle circo sta n z e (p o ssib ilità di in ten sificare la p ro p ria attività, co n v e n ie n za di farlo , e tc.) gli individui scelg o n o l una o l ’altra via. In tem p i di crisi la m ag g ioran za loro è co stretta d alla fo rza d elle c o s e — a sceg liere la via (b).

O rb e n e , qu and o gli individui son co stretti a li­ m itare le p ro p rie sp ese, le prim e ch e to lgon o dal b ilan cio d o m estico , o c h e , alm en o, p rim e risen ­ tono le restrizioni più gravi, son le sp e se di lusso. E sono appu nto i produttori e co m m e rcian ti di g e ­ n eri di lusso q u elli ch e prim i e più p ro fo n d a m e n ­ te risen ton o d elle co n seg u en ze d elle crisi. B en s in ­ ten d e ch e noi p arliam o in via g e n erica , ond e può b e n darsi ch e ce rte s p e cie di b en i di lusso non ri­ sen tan o v ariazioni n ella d om and a co sì fo rti, co m e ce rti altri; m a, co m p le ssiv a m en te, il fen o m en o è sicu ro . F ra q u esti noi ritro viam o oggi co lo ro c h e re cla m a n o la m o rato ria.

N on si p en sa p erò ch e la m o rato ria p er salv are qu esti d an n eggia tutto il co m p lesso d ella vita e c o ­ n o m ica n azio n ale, p e rch è da un lato difficulta le relazion i co n l’e ste ro , p ro p rio in un m o m en to nel q u ale d eb b o n o e sse re p iu ttosto in co rag g iate e fa c i­ litate; d all’ altro im p ed isce ogni m o vim en to s p e cu ­ lativo an ch e van tag g io so degli industriali e c o m ­ m e rcian ti e co n o m ica m en te più fo rti. E ciò sen za rico rd are la sp in ta alla d iso ccu p azio n e ch e di p er sè dà la m o ra to ria ; e l in ev itab ile sacrificio dei più fo rti ai più d eb o li.

Se la m o rato ria — attrav erso danni p asseg g eri — p erm e tte sse si salv are la to talità o quasi dei co m m e rcian ti e indu striali, si p o tre b b e a c c e tta re . M a sicco m e ciò è im p ossib ile p e rch è il disquili­ brio fra dom ande e offerte dei beni non è san a­ bile che con diminuzioni di prezzi e spostam enti nelle dom ande, le quali n on posson o e sse r so p p o r­ ta te ch e dai più fo rti, e sicco m e la moratoria non cam bia, ma protrae e aggrava un tale stato di cose; non è co n sig lia b ile m ai ad o ttarla se non c o ­ m e estrem a ratio.

Q u an to ha p e rciò fatto il nostro G o v ern o è q u a n ­ to di m eglio si p o tey a ora co n sig liare.

In vero n el 1° articolo il d ecreto d ispone e sp li­ cita m e n te ch e a tutti gli effetti d ell’ art. 1226 d el C o d ice Civile (pel q u ale il d eb ito re non è ten u to a verun risarcim en to dei danni in co n seg u en za di una fo rza m aggiore o di un ca so fortu ito p el m a n ca to ad em p im en to dei suoi ob bligh i a d are, fa re o non fa re u n a d ata co sa) la g u erra è c o n s i­ d erata co m e c a s o di forza m aggiore, e ciò non solo qu and o ren d a im p ossib ile la p restazio n e, ma an ­ che la renda eccessivam ente onerosa.

A ll’ art. 2° statu isce ch e se le con d izio n i d ello stato di gu erra la ren d an o n e ce ssa ria , p o trà e ss e ­ re c o n c e ssa una p ro rog a p e r qu alsiasi te rm in e p ro ­ ce d u ra le , o sse rv ata del resto la d isposizione d el- l’ art. 47 del C o d . di P ro c . Civ. (pel q u ale è o b b li­ go di far la d om an d a di p ro rog a p rim a d ella s c a ­ d en za d el term in e).

M a di gran lunga più im portanti sono gli art. 3

T T — a H U 3 U U a v v i o u --- m i i i i . a i . v _ » a u c c i o - . — w .

tare alcune n orm e p er la d ilazio n e d elle o b b lig a- e 4 del decreto,^ i quali in v e ro to lgon o ^ogni s e n a zioni co m m e rcia li. T u tti p e rò non sono con ten ti

® taluni g iorn aletti co m m e rcia li van n o a g ara nel- 1 agitare T a cq u e p e r o tte n e re la m o rato ria.

P er giu d icare in m erito rico rd iam o b rev em en te T 'a li ce ti c o m m e rcia li e indu striali sono oggi c o l­ piti di più dal ristag n o degli affari, e quindi fav o ­ revoli alla m o ra to ria ; e quali danni q u esta a rre ­ ch e re b b e a quegli altri ch e p o sso n v ivere u n a vita ìnd ip end ente an ch e n el m o m en to attu ale.

t. in seg n am en to an tico d ella scien za e co n o m ica che ogni q u al vo lta, o e r ca u se d iv erse, le disponi- ihta o en trate degli individui d im inu iscon o, questi

rag io n e di ch ie d e re u n a m o rato ria. P e l prim o di essi, i co m m e rcia n ti e le so cie tà co m m e rciali c h e p o ssan o g iu stificare co n d ocu m en ti o co n p re s ta ­ zione di id o n ee garan zie (vedasi q u ale rag io n e v o ­ le larghezza) c h e l’ attivo d el loro p atrim o n io su p e ­ ra il passivo, e ch e non sono in grad o di esegu ire i p agam en ti p e r cau se d ip end enti d alle cond izioni cre a te d alla g u erra, p o sson o o tten e re dal T rib u n a le una d ilazione to ta le o p arziale dei p ag am en ti, p er un p eriod o di te m p o e non oltre il 60° giorno da ch e la p a ce fo sse stata p u b b lica ta .

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512 L ’ECONOMISTA 6 giugno 1915 - N. 2144 cred ito ri, rim etten d o la al p resid en te del T rib u n a le

con ord inanza a loro n o tificata dal d eb ito re . N el­ l’ad u nanza sul con trad ittorio fra d eb itori e c re d ito ­ ri, il p re sid e n te si p ro n u n cia sulla d om and a di di­ lazion e qualu nq u e sia il nu m ero dei cre d ito ri p re ­ sen ti, e in caso di acco g lim en to : a) sta b ilisce la d u rata d ella dilazione e i d ebiti p er i quali v iene co n c e s s a ; b) p rescriv e, se d el c a s o , i p ro v v ed i­ m enti co n serv ativ i e le ca u tele ch e rep u ta n e c e s ­ sarie a garan tire 1 in tegrità del p atrim onio del d e­ b ito re; c) può nom in are un com m issario di vigi­ lanza nell in te resse dei cred ito ri, in d ican d o le m o­ d alità con le quali la vigilanza stessa d eb b a e sse re e se rcita ta .

C h e co sa si può d om and are di più rag io n ev o l­ m e n te ? Ci sem b ra ch e il d om an d are a n co ra la m o ­ rato ria sa re b b e un sotto scriv ere la d ich iarazion e del p ro p rio fallim en to o d ella p ro p ria m a la fe d e .

M a le v o ci in te ressate ta ccio n o già : è su onata 1 ora d ella co n co rd ia .

Roberto A . Murray.

L’importanza economica di Trieste e di Fiume

L’importanza industriale e commerciale, e in gene­ re economica, d’una città o dima regione, sono pel­ lo più note in modo ampio e preciso a chi esercita l’industria o il commercio, o a chi coltiva studi di economia. Nel resto del pubblico il più delle volte anche la parte colta ne ha una cognizione vaga e generica, acquistata per sentito dire, epperò scarsa e confusa'. Intorno a Trieste e a Fiume qualidi© dato di fatto numerico e accertato è tutt’altro che inopportuno, ora che il possesso di coleste dùe città sta per essere rivendicato all’Italia dal valore delle a m i nostre.

Ecco alcuni dati che ricaviamo da pubblicazioni abbastanza recenti.

Trieste, la più popolosa città dell’Adriatico, an­ novera oltre 200 mila abitanti. Trascurando qui gli appartenenti a numerose e svariate nazionalità, il cui miscuglio è un fatto comune in Ogni gran porto di mare, i tre maggiori gruppi etnici sono rappre­ sentati da 142 mila italiani, 37 mila sloveni e 9500 tedeschi. Queste cifre risultano dal censimento uf­ ficiale del 1910. Si è troppo spesso sentito' parlare di pressioni esercitate su molte persone e famiglie da quelle aJutorità governative austriache a propo­ sito delle dichiarazioni di nazionalità, per non so­ spettare che le dette cifre siano più ufficiali che ri­ spondenti a verità genuina. Ma prese indi amo pur e da tale sospetto: resta sempre evidente che la mag­ gioranza italiana è enorme e costituisce circa i tre quarti dell’intero. Un’altra osservazione è più im­ portante. L’elemento tedesco è destinato non a spa­ rire, ma ad assottigliarsi, perchè oggi formato in parte da militari e da funzionari, che nella Trieste annessa allTtalia non vi saranno più. Lo stesso si dica delTelemento sloveno, artificialmente ingros­ satosi nell’ulti.mo decennio, perchè dalle autorità stesse attirato in città dalle campagne circostanti, con Lotteria d’impieghi e di lavoro manuale, mentre il medio* ceto italiano e gli operai italiani ne veni­ vano ingiustamente privati. Col cessare di siffatte parzialità e preferenze, il numero degli sloveni ces­ serebbe d’aumentare; è certo anzi che, in un am­ biente molto mutato, scemerebbe.

Se a Trieste è considerevole l’entità dei traffici, non è piccola neppure quella dell’industria. S’in­ tende che primeggiano le industrie che dei traffici preparano la suppellettile, cioè le costruzioni na­ vali, gli alti forni, la fabbricazione di macchine, di cordami, di reti, di attrezzi per navi. Ma vi sono inoltre quelle tessili, le chimiche, di conserve ali­ mentari, di carta da sigarette, le pilature di riso, gli oleifici, le fabbriche di birra, di linoleum, le raffinerie di petrolio, senza contare altre industrie minori. In complesso danno lavoro e guadagno a oltre 30 mila operai.

Il commercio domina su tutto. Esso è in parte di transito marittimo-terrestre da e per l’Europa cen­ trale, in parte d’importazione e riesportazione marit­ tima. E si svolge con molti paesi, ma in modo pre­

valente con l’Oriente estremo, col Levante mediter­ raneo e con l’Egitto. Nel 1912 il valore delle impor fazioni fu di corone 744 milioni (pari a 781 di lire italiane) quello delle esportazioni di corone 712 mi­ lioni (L. it. 747 milioni). Nello stesso anno erano iscritti come appartenenti al porto di Trieste 236 piroscafi, di complessive tonnellate 324.357, con 5025 uomini di equipaggio e 350 mila cavalli di forza e inoltre 1427 navi a vela di tonn. 4740, con 2201 uo­ mini d’equipaggio.

Alla ricchezza locale dànno poi un largo contri­ buto le Banche e le Società d’Assicurazione. Tutto sommato, si calcola che Trieste abbia un reddito netto annuo di 100 milioni di corone. Essa paga allo Stato un contributo annuo di 15 milioni di corone Il Comune ha un bilancio di circa 23 milioni.

Anche Fiume è città prevalentemente italiana- soltanto la prevalenza è un pò minore che a Trieste • di tre quinti invece che di tre quarti. Infatti, su cir­ ca 50 mila abitanti, circa 30 mila sono italiani, e il resto sii compone di 14 mila slavi misti (sloveni, croati, ace.) e 6000 ungheresi. La città appartiene col suo territorio a quella metà della Monarchia dualistica, che viene rappresentata dal Regno di Ungheria. Dicasi qui pure ciò che si è detto per Trieste, ossia che L’elemento slavo e quello magiaro sono venuti ingrossando soltanto per tenace lavorio dello Stato, per continua, multiforme, poco meno che coercitiva propaganda del Governo (conferi­ mento d’impieghi, collocamento di mano d’ope­ ra, ecc.).

Il traffico di Fiume risultò nel 1911, in corone e in cifre tonde, di 185 milioni alTimportazione e 186 milioni aH’eisportazione.

Provenienze e destinazioni sono varie, ma i numeri più grossi sono dati dalle Indie Orientali, dall’America del Nord e dall’Italia. Non mancano poi le indu­ strie; Fiume ha cantieri navali e silurifici, distil­ lerie, segherie, concerie fabbriche d’asfalto, di pro­ dotti chimici, di colori, di saponi, e più altre.

E’ indispensabile che anche Fiume, in seguito alla, guerra, resti acquisita allTtalia. Questa è una tra le cose che il nostro paese deve volere e saper ottenere. Ove ciò non fosse, l’acquisto di Trieste, prezioso sotto i rispetti politici e morali, dal lato economico e commerciale darebbe luogo a future delusioni. Qualora Fiume rimanesse in possesso di un’altra potenza, si chiami questa Austria-Unghe- ria, o Ungheria separata dall’Austria, o nuovo Regno autonomo di Croazia, o in qualunque altro modo, diventerebbe una formidabile concorrente di Trieste italiana. Vero è che a Trieste rimarrebbe sempre il migliore hinterland, quello cioè dell’Au­ stria centrale e della Germania centrale. Ma di siffatta posizione privilegiata i padroni di Fiume ¡avrebbero sempre .il mezzo di scemare notevol- i mente — distruggerei n.o — i vantaggi, mediante una accorta e insidiosa politica di tariffe ferroviarie. Del re.sto, Fiume italiana potrà benissimo continua­ rei ad essere i.1 naturale sbocco marittimo dell’Un­ gheria, pur senza appartenerle. Ne dista più di 300 | chilometri, è città italiana, circondata nell’interno da regioni slave ma non ungheresi; di ungherese non ha nulla, tranne a tutt’oggi l’appartenenza forzata, la s-ommessione coercitiva. Per chi non ha possessi legittimi .che giungano fino al mare, è neces­ sario e sufficiente, servirsi dei porti altrui. 'Così, per la Svizzera è porto naturale e utile Genova nostra.

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513

6 giugno 1915 - N. 2144 L ’ECONOMISTA

La circolazione monetaria e fiduciaria

presso i principali paesi belligeranti

Alla Società di economia politica di Parigi, nella seduta del 5 maggio ultimo, Raphaël-Georges Lévy ha parlato sulla circolazione monetaria e fiducia­ ria presso i principali paesi belligeranti dopo nove mesi di guerra.

La circolazione monetaria di un paese si compone di un elemento metallico e di un elemento cartaceo. 11 primo di questi elementi si riduce oggi all’oro, perchè, in quasi tutto il mondo, l’argento non è più che una moneta di saldo. Se in ogni paese non vi fosse che moneta metallica, nessuna difficoltà potrebbe nascere, ma accanto ad essa vi è della carta, la qui importanza è considerevole, sopratutto in tempo di guerra.

Il Lévy comincia a considerarci la Francia. La Francia è uno dei paesi più ricchi di numerario: essa possiede da 6 a 7 miliardi di oro di cui 4 sono presso la Banca di Francia e 3 in mano del pub­ blico. Vi ha, inoltre, 1800 milioni di scudi e 400 mi­ lioni di monete division ari e di argento. In quanto alla moneta fiduciaria, essa ha avuto una funzione secondaria durante la prima metà del secolo XIX. Ad eccezione di un breve periodo dal 1848 al 1851, la circolazione .della Banca di Francia non era stata mai limitata dalla legge. 1 reggenti deH’Isti- tuto erano giudici della cifra, di biglietti da emet­ tersi. E’ dopo il 1870 che l’emissione fu limitata dalla legge fino ad un massimo di 1800 milioni; li­ mite giustificato dalla circostanza che era stato stabilito il corso forzoso. Ma anche quando, dopo pochi anni, il corso forzoso venne abolito, il limite fu mantenuto per il fatto che sussisteva il corso le­ gale. Tale limite, però, andò man mano elevandosi; alla vigilia della guerra attuale era di 6800 milioni, ed il 5 agosto fu portato a 12 miliardi di franchi per far fronte agli aumentati bisogni dei Governo.

LTnghilterra ha voluto mantenere il suo^ sistema monetario' sulle basi del tempo di pace. L’atto del 1844 è stato rigorosamente osservato. La circola­ zione della Banca non è aumentata che di pochi milioni : è passata d'a 30 a 35 milioni di lire ster­ line. Lo stock monetario, invece, è andato conside­ revolmente aumentando. Il solo effetto della guerra è stato di provocare la creazione di biglietti di Stato di una lira sterlina e di 10 scellini. Il tesoro in­ glese ne decise remissione nei primi giorni dell’ago­ sto 1914 allo scopo di far prestiti ad alcune banche per il momento* bisognose di moneta liquida.

A misura però che questa nuova emissione è an­ data ingrandendosi — oggi è di 42 milioni di fran­ chi — il Governo ha messo da parte dell’oro1 per po­ ter rispondere al rimborso dei velativi biglietti. L e­ dine circolazioni riunite della Banca e dello Stato nom arrlvaoo a 2 miliardi di franchi. Il corso for­ zoso non esiste in Inghilterra.

La, modicità di questa circolazione è sufficiente al movimento commerciale inglese, in quanto i nu­ merosi possessori di lettere di cambio, di chèques, hanno la certezza, di essere pagati in oro. Ed il Can­ celliere dello Scacchiere ha dichiarato energica­ mente alla Camera dei Comuni che egli farà di tutto Per mantenere l’identità assoluta di valore fra ogni I titolo di credito e la moneta effettiva che questo ti­

tolo rappresenta. L’attività: delle clearing-houses è ancora grandissima. Quella di Londra ha liqui­ dato per più di 100 miliardi di franchi d,i affari nel corso idei primi ouattro mesi del 1915. Parecchie '•amere di 'Compensazione hanno avuto un movi­ mento più forte .che nel 1914.

In Russia gli avvenimenti hanno seguito un cam­ mino che. s’avvicina più a quello della Francia che dell'Inghilterra. Una banca di Stato ha il monopo- 110 della emissione dei biglietti ed attualmente è |J autorizzata ad accrescere di 3 miliardi di limite, già ,ls^nto della circolazione. L’incasso che era di quasi rnOO milioni di franchi, ha poco variato. Il cambio, Ik07 n° n era SCl0S0, dopo la riforma monetaria del hU7 e che si era mantenuto alla pari durante la ii f uerra giapponeseidei 1904-1905, è ora sensibilmente creso tanto che il rublo vale fr. 2.25 in luogo di 2.66. ~:10 è dovuto però al fatto che le esportazioni russe ■> sono arrestate, e si tratta quindi di una perdita , mporanea che cesserà non appena l’apertura dei

Dardanelli permetterà al grano ed al petrolio di uscire dall Mar Nero.

Nel campo avverso la Germania è in una situa­ zione molto' meno 'Semplice che i tre paesi della tri­ plice intesa. Lo stok d’oro tedesco, che si è accre­ sciuto regolarmente da un mezzo secolo a questa parte, è di 4 .a 5 miliardi di franchi di cui 3 si tro­ vano pressoi la Banca imperiale. L’oro soltanto ha forza liberatoria. Nella circolazione cartacea la Banca Imperiale non ha un monopolio assoluto. Le Ban­ che di Baviera, Baden, Wurtemberg e Sassonia hanno anch’eisse una •circolazione, quantunque limi­ tata. A lato di queste due circolazioni, vi ha i buoni di cassa imperiali, che sono biglietti di Stato la cui origine rimonta a.l 1870 e che furono creati per rim­ piazzare temporaneamente i biglietti di alcune ban­ che che erano sparite. Se ne emisero una prima volta per 120 milioni di marchi; nel 1913 furono rad­ doppiati al momento in cui i 120 milioni di oro della torre di Spandau erano . versate alla fìeichsban k; oggi ne sono stati emessi per altri 120 milioni, sì che il totale di questi buoni di cassa ammonta at­ tualmente a 360 milioni di marchi, *e cioè a 450 mi­ lioni di franchi. La cifra non è ancora, considere­ vole, ma indica La tendenza del Governò ad usare più largamente delTemissiane di carta-moneta.

Una quarta specie di carta-moneta circola in Ger­ mania e sono i buoni delle casse di prestito, più propriamente detti assegnati su mercanzie o valori mobiliari. La Banca Imperiale è obbligata a dare i propri biglietti in cambio* di questi buoni. E’ stata ¡’introduzione di queste due ultime, specie di carta nella circolazione la causa della discesa del càmbio tedesco, che ha perduto quasi il 15 %. Il valore del marco nei paesi neutri varia da 1.10 a 1.05; questo è l’indice della fiducia che ispira la circolazione te­ desca.

Sull’Austria ben poco si può dire, in quanto la Banca Austro-Ungarica non pubblica più bilanci dal principio della guerra : una sola cifra indica lo stato attuale delle finanze di quel paese : la corona di fr. 1,05 non vale che 80 centesimi.

Ecco un quadro riassuntivo della circolazione' car­ tacea e dell’incasso delle quattro principali banche :

Circolazione Incassi - oro fine luglio fine apr. fine luglio ti­fine apr.

1914 1915 1914 1915 Banca di Fr a nc i a . . . 6.683 11.589 4.140 4.200 Banca d’Inghilterra e degli

Stati B rita n n ic i... 750 1.950 950 2.100 Banca di R u s s i a ... 4 357 8.830 4.653 4 600 Banca imperiale tedesca . 2.500 7.025 2. 000 3.000 Totale . . • 14. 290 29.394 11.743 13 900

Risulta da questa tavola che la guerra ha prodotto il raddoppiarsi della circolazione fiduciaria. Tale accrescimento ha avuto per fine esclusivo di soddi­ sfare ai bisogni del Governo. L’incasso metallico non è che debolmente aumentato e bisogna aggiun­ gere che, salvo in Inghilterra, questo aumento non corrisponde ad un effettivo accrescimento delle ri­ sorse metalliche del paese. Così la Germania non ha fatto che concentrare nella Banca tutto Toro dei pri­ vati che era in circolazione.

Per ciò che riguarda i paesi neutri bisogna tener conto delle loro relazioni con i paesi belligeranti nei vari periodi di conflitto. Così il mercato ameri­ cano, che si era profondamente sconvolto nei primi mesi della guerra, si è ricostituito saldamente. E la spiegazione deve ricercarsi nel fatto che gli Stati Uniti da debitori sono oggi divenuti creditori del­ l’Europa. Il dollaro vale 5 fr. 33, e cioè fa il 3 % di premio.

In Spagna si verifica il fatto straordinario che la,

peseda supera la pari e vale fr. 1.06;, ciò è dovuto alle numerose mercanzie che questo paese vende ai paesi belligeranti e specialmente alla Francia. Al contrario i cambi del Brasile e del Cile sono- in forte ribasso, per il fatto che questi due paesi hanno nu­ merosi debiti da regolare in Europa. La situazione brasiliana tuttavia va migliorando : da parecchi mesi le esportazioni superano le importazioni.

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514 L'ECONOM ISTA 6 giugno 1915 - N. 2144

Per ciò che riguarda i paesi belligeranti, questa crisi ha per conseguenza un aumento considerevole della circolazione fiduciaria. Ma dal momento che questa è indispensabile, conviene emetterla leal­ mente, come ha fatto la Francia elevando il limite di emissione della Banca. I procedimenti tortuosi della Germania, che fabbrica carta su carta e cerca dissimulare tale operazione colla creazione- di nuovi organi, non ha per risultato che di produrre la sfidu­ cia : e così si spiega che il biglietto francese è alla pari coltoro mentre il marco tedesco ha perduto un decimo e la corona austriaca il quarto del suo va­

lore. m.

EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA

Marsiglia prima e durante la guerra

Il traffico del porto di Marsiglia, nota VInforma­

tion, non si era mai tanto sviluppato quanto negli anni. In dieci anni, esso si era aumentato di un ton­ nellaggio pari a quello del porto delFHavre (tonnel­ late 3,618,148 nel 1913) ed era asceso al totale di 9,847.555 tonnellate di merci. La parte di bandiera francese, in questo movimento, era del 36 per cento all’entrata e del 66 per cento all’uscita. Il numero dei j passeggieri era sceso a 566,165, di cui 496,060 tra­ sportati con armamento francese.

Per la prima volta la navigazione è ascesa alla cifra di 21,090,820 tonnellate di stazza, corrispon­ denti a 17,278 navi, ciò che rappresenta un tonnel­ laggio medio di 1220 tonnellate per unità. I trasporti per terra han profittato di quest’attività. Le spedi­ zioni dalle stazioni urbane sono ascese a 2,965,584 tonnellate, cioè un accrescimento di 88,100 tonnel­ late, e gli arrivi sono ascesi a tonn. 2,193,958, cioè un profitto di 31,066 sull’esercizio precedente.

La ceramica locale, quantunque abbia dovuto su­ bire danni per la crisi balcanica, ha fatto procedere a completa produzione le sue 50 officine e fabbriche di mattoni, ed ha prodotto 345,00 tonn., sulle quali quasi 200,000 han preso la via dell’estero. L’importa­ zione di carbon fossile, che si fermava ad 855,000 tonn. dieci anni fa, ascendeva, nel 1913, a 2,089,000.

La succursale della Banca di Francia nello stesso p-eriodp di tempo, faceva passare la sua cifra da 698 milioni a 1145 milioni.

Vi è stata una scarsezza d’importazione di carni macellate: 481 tonn. soltanto contro 10 a 12,000 in media a Genova. Gli arrivi di montoni, invece, son cresciuti da 800,000 capi nel 1913, ad 1,314,000. Le lane hano realizzato un aumento di 20,000 balle alla importazione. Le esportazioni di seterie, favorite dalla pace provvisoria in Oriente, dalla nuova ta­ riffa americana, dai bisogni dei telai, raggiunsero 84 milioni di franchi, contro 74 nel 1912. Così pure, gli arrivi di grano e frutta oleifere mancarono un po’ di copra, ma l’arachide aumentò sensibilmente e fece mantenere Timportazione a 5.896.000 quintali permettendo di occupare i 2000 frantoi delle 40 offi­ cine locali.

L’industria del sapone soffre per gli alti prezzi dell’olio da fabbricazione, scarsa pei corsi vantag­ giosi dell’olio da consumo tratto dagli elementi olei­ feri esotici. Tuttavia è giunta a dar lavoro ad una cinquantina di officine e-d a mantenere la sua produ­ zione intorno a 180 milioni di chilogrammi.

Per il grano, le importazioni si sono registrate con 7,657,000 quint., sorpassando di 1,775,000 quint. il totale del 1912, non compresi 2 milioni in transito internazionale. I mulini marsigliesi, sollecitati dalle domande atti”-'1 della Grecia, della Turchia, del Ma­ rocco, eoe., in numero di più di 100, hanno macinato 15,000 quint. a.1 giorno, in media, ed esportato quin­ tali 1,698,000 di farine, cioè un profitto, sul 1912, di 453,000 quint. circa. Un’altra industria locale, la raffineria dello zucchero, ha aumentato la sua pro­ duzione da 130 milioni di chilogr. nel 1912, a 146 mi­ lioni , e le sue esportazioni da 73 milioni di chilogr. a 93.

Queste cifre attestano, in complesso1, una vasta e crescente partecipazione di Marsiglia agli scambi internazionali. L’anno 1914 non poteva mancare di subire la ¡ripercussione del malessere precur­ sore della tempesta del mese di agosto e della tra­ gedia che scoppiò e continua a svolgersi sotto i no­ stri occhi.

Un fatto si rileva, innanzi tutto, dalle prime sta­ tistiche compilate dalla Camera di Commercio pri­ ma della sua relazione annuale : il movimento del porto è sceso da 17,278 navi a 14,435, ed il tonnellag­ gio di stazza delle navi da 21,090,280 tonnellate a 17,954,907. Così pure, il traffico non è stato che di 9,847,555, ed il numero dei viaggiatori è sceso da 566,101 a 465,702. Naturalmente, queste cifre non compredono le navi prese a nolo dalla Francia e dal­ l’Inghilterra pei trasporti di truppe e di materiali.

’ nsomma, il bilancio di Marsiglia nel 1914 ha ap­ prodato ad una diminuzione sensibile in tutti i com­ partimenti: il deficit è stato di 2,843 navi, 3,135,913 tonnellate di stazza, 1,644,600 tonnellate di merci e 100,463 viaggiatori. Il traffico delie ferrovie è pure diminuito del 30 per cento.

Come poteva essere altrimenti, con la scarsezza ecl il rialzo delle materie prime con le restrizioni apportate dalla Difesa Nazionale all’esportazione, col rincaro del carbone, con le molte difficoltà op­ poste agli scambi, con le esigenze necessarie delle requisizioni militari, che immobllizzano il materiale degli scali ed i mezzi di trasporto?

Questa situazione deplorevole non farà, indubbia­ mente, che accentuarsi nel 1915 ed il sig. Joseph j Thierry non terne di predire che il porto, se nulla venga a porre un termine alte fatalità che pesano sul suo funzionamento normale, perderà ancora la metà del suo consueto tonnellaggio.

Le industrie alimentari sono le sole che lavorano in modo soddisfacente, servendo la incessante do­ manda dell’armata e della marina.

Il rialzo delle materie prime per la guerra. — Co­ me è noto — scrive la « Società per azioni » — la guerra europea ha determinato dei forti rialzi per quasi tutte Te materie prime-, destinate alle indu­ strie.

Dagli « Index Numbers », pubblica*i dal « The Economist » risulta che l’aumento medio dei prezzi alla fine di febbraio 1915, in confronto alla fine di giugno dell’anno precedente, ascenderebbe a circa il 24 o/n, aumento in massima parte attribuito alle condizioni speciali, create dalla guerra. Fra le ma­ terie prime quella che ha subito il rialzo più forte, è stato il carbone. Lo « Statist », nelle sue statisti­ che settimanali, porta il prezzo del Cardif a 35 scel­ lini (44 franchi), di ’fronte a 18 scellini e è nel 1914. Il rialzo del carbone- sarebbe stato- quindi in Inghil­ terra dall’80 al 90 %. Il carbone di Newcastle, prima qualità, non ha subito minori rialzi: da 16 scellini (20 ir.) nel 1913 e 13 scellini e 9 (fr. 17.35) nei 1914, il prezzo se ne è elevato a 30 scellini (fr. 37.50) nel marzo 1915.

Sul continente il prezzo del carbone è stato enor­ memente aumentato dall’altezza dei noli marittimi, dagli elevati, prezzi del carico e dello scarico e dalla prolungata giacenza nei porti. Bisogna aggiungere che due dei principali paesi esportatori di carbone i,l Belgio e La Germania -sono oggi bloccati o buona parte delle miniere di carbone del Nord della Fran­ cia, essendo occupate dai nemici, non poss-ono pro­ durre.

La deficienza di mano d’opera, in conseguenza del gran numero di operai, reclutati per la guerra, contribuisce pure grandemente ad aumentare il prezzo del carbone.

*

Insieme al carbone è enormemente rincarato il legno, in seguito alla sospensione, quasi completa dell'esportazione del legno dalla Scandinavia .

Il petrolio, invece, è poco aumentato di prezzo, essendo già molto rincarato da due an-ni.

L-e materie prime tessili sono rincarate, in modo molto diverso, per effetto della guerra; la lana ha leggermente rialzato di prezzo : da 1 scellino a sh. 1.5 a Londra, di fronte a 11 | pence-s ad 1 scelli­ no -l’anno decorso; il lino e la canapa, in seguito

alla -cessazione od alla riduzione dei rapporti com­ merciali d-ella Russia e -degli altri paesi (Nuova Ze­ landa, Manilla) hanno rialzata dal 30 al 40 %; a 1 contrario il cotone è ribassato del 20%, la seta pu­ re e la juta ancora di più.

Un-o degli articoli, che è maggiormente aumen­ tato di prezzo, è il cuoio, dal 40 al 50 % essendo

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6 giugno 1915 - N. 2144 L ’ECONOMISTA 515

*

I metalli, che erano molto ribassati al principio della guerra, si sono sensibilmente rialzati, come risulta dal seguente prospetto:

Prezzi verso il 25 m arzo (la tonnellata inglese),

(in lire sterline, scellini e soldi).

Rame Stagno Piombo Zinco Alluminio Antimonio. 1915 68.1.5 167.0.0 22.15 44.15 91 a 92 1914 64.11.3 175.10.0 19.7.6 21.10 81 a 85 1913 65.17.6 a 65.18.9 219.5 a 219.7.6 16.7.6 a 16.8.9 24.10 a 25.15 88 a 90 34 a 36

prossimo passato e di 23.5 rispetto al numero indice del mese di luglio 1914.

Ecco gli aumenti verificatisi in un mese dal marzo all’aprile u. s., per ciascuna delle categorie di mer­ ci considerate dallo « Statist » :

Marzo G r a n i ... Carne e burro . . Zucchero, caffè e thè Minerali . . . . M aterie tessili . . Varie 105.6 123.7 69.7 115 7 87.3 106.3 Aprile 109 125 71.9 118.6 88.4 108.4 Differenza + + + + 3.4 1 3 2.2 2.9 1.1 2.1 __________ . 75 a 78 27.10 a 29.10

Da questo prospetto risulta che l’antimonio ha raddoppiato o triplicato di prezzo, che l’alluminio h.a poco cangiato, che il rame non ha aumentato che del 4 o 6 %, di fronte ai prezzi, abbastanza ele­ vati dei decorsi anni, il piombo ha raggiunto il prezzo più elevato, che abbia visto da diversi anni, lo zinco, che da molto tempo aveva subito un forte ribasso, ha raddoppiato di prezzo; lo stagno al con­ trario, che non si usa affatto per le armi da guerra, ha ribassato sensibilmente.

Bisogna notare che il rialzo del prezzo del rame, è stato determinato dalla riduzione, da prima della metà in seguito soltanto di un terzo, della produ­ zione delle grandi miniere americane, che sono le principali produttrici del mondo, ed infine dalla cessazione del lavoro in altre miniere, come da, Rio Tinto, dove non si lavora che quattro giorni alla

settimana. .

Uno dei pochi articoli che abbjano ribassato di prezzo è il eautchouc, che non costa più che 2 -sii. 4 d. la libbra inglese, di fronte a 3 sh. e 9 d. durante gli anni precedenti.

Il porto di Genova nella prima settimana di guer­ ra. — Ecco il confronto statistico fra le operazioni dei giorni precedenti la guerra e quello dell’inizio della guerra stessa al 28 corrente nel porto di Ge­ nova.

Prima della guerra

Vagoni caricati 17 maggio . . . . 1410 operai 18 » . . . . 1477 » 19 » (pioggia) 575 » 20 » . . . . 1469 » 21 » . . . . 1450 » 22 » . . . . 1125 » 23 » giornata festiva

Durante gli ultimi 10 mesi i prodotti alimentari sono aumentati in ragione del 43 1/5 per cento.

4000 3736 1747 4037 4075 3865 24 maggio 25 & 26 » 27 r> 28

Dopo l'inizio della guerra

1362 operai

1414 »

1300 »

1276 »

1047 »

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

La situazione economica della Francia

La guerra, che ha sorpreso la Francia nei primi giorni d’agosto 1914 e che infierisce da otto mesi, non poteva non scuotere profondamente la. situazione del paese. La chiamata sotto le armi di piu di 4 mi­ lioni d’uomini, la sospensione, e lo stato precario delle comunicazioni per terra e per acqua, 1 enor­ mità delle spese militari, l'incertezza dell’avvenire, tutte le circostanze materiali e morali dovevano pro­ vocare e prolungare una intensa crisi.

Questa situazione si è gradualmente e sensibilmen­

te migliorata. . ..

I sintomi più concordanti attestano questo miglio­ ramento: cifre del commercio estero, riscossione del­ le imposte, bilancio delta Banca, quotazione della Borsa. Tutti gli organi economici, in .Francia, han ripreso il loro funzionamento; esso può essere in­ tralciato; ma si compie e si svolge.

Si conoscono le- cifre del commercio estero della Francia pei tre primi mesi del 1915 comparate ai mesi corrispondenti del 1914. Al certo, esse dimo­ strano una grande diminuzione e non poteva essere altrimenti, poiché quasi tutti gli uomini dai 18 ai 45 anni sono momentaneamente sottratti al lavoro produttivo ed, inoltre, una gran parte dell’attività economica mantenuta nel paese è concentrata nelle forniture alle armate. Nondimeno, v’ha, da un mese all’altro, una certa ripresa nelle cifre del commercio estero. Riproduciamo il prospetto relativo al primo trimestre dell’anno precedente.

1915 1914 Diff. Importazioni (in milioni di fr. (+ • —)

Generi alim. «1-9 — 18.o

Materie prime 1-445.4 — 828.9 Manufatti 424.2 386.6 + 37.6 3711 3336 3700 3654 33C7 Questo confronto statistico prova come lo stato di guerra, non abbia, alterato in nulla la fisionomia del movimento economico portuario. V hanno, anzi, varie rag-ioni per prevedere un prossimo incremento del traffico per le speciali condizioni di sicurezza di questo emporio.

La disoccupazione in Inghilterra. — Il « Board of Trade » annuncia che nel Regno Unito la percen­ tuale degli uomini disoccupati al 7 marzo, nelle in­ dustrie ove è obbligatoria l’assicurazione contro la disoccupazione (principalmente costruzioni edilizie, industrie meccaniche e cantieri navali), era del U,Jo, la percentuale più bassa, che si ricordi. Il mese pre­ cedente la percentuale era d ell 1-40 e lo scorso anno del 3,27.

L’aumento

dei prezzi in Inghilterra. — Continua l’ascesa dei prezzi in Inghilterra: il numero comples­ sivo dello « Statist » (Sauerbeck) segna, pel mese di aprile, un aumento di punti 2.2, rispetto ^.UI?)?qr2 indice del mese di marzo essendo questo di 103./ e quello di 105.9.

Quest’ultimo indice poi, segna un aumento eli 9.9 rispetto alla media del 1914 e di 23.6 rispetto al numero indice del corrispondente mese dell anno

1.482.3 2.292.1 — 809.8 1915 1914 Diff. (in milioni di fr.) (+ ■ —) 125.5 161.6 — 36.1 144.9 479.7 — 334.8 332.1 833.3 — 501.2 49.9 145.4 — 99.5 Esportazioni Generi alimentari Materie prime Manufatti P,acclii postali _ _____ Totali 648.4 1.620.0 — 971.0 La cifra totale dell'importazione non è diminuita che poco più del terzo, mentre quella dell esporta­ zione si è ridotta del 60 per cento circa. E cio è na­ turale; nell’importazione entrano molti acquisti go­ vernativi per l’armata, mentre l’esportazione non contiene nessun elemento analogo.

Il totale delle derrate alimentari importate e ri­ masto quasi eguale nei tre primi mesi del 191o e nei mesi corrispondenti del 1914: 441 milioni contro 460; l’alimentazione del paese non è dunque affatto tur­ bata, tanto che la cifra delle derrate .alimentari e- sportate è ribassato di 36 milioni, cioè 125 milioni nel primo trimestre del 1915, contro 161 nei mesi cor­ rispondenti del 1914. Così, il commercio delle derrate alimentari coll’estero non ha subito nessuna consi­

derevole modificazione. .

(8)

516 L ’ECONOMISTA 6 giugno 1915 - N. 2144

una fortissima riduzione dell’esportazione delle ma­ terie similari, questa non raggiungendo che 144 mi­ lioni nei tre primi mesi del 1915, contro 479 negli stessi mesi del 1914, cioè uno scarto di 334 milioni; se si tien conto di questa diminuzione d’esportazio­ ne, la riduzione delle nostre provviste d_ materie prime si trova di non esser piu che di 494 milioni, invece della cifra apparente di 828. Questa diminu­ zione reale, sempre considerevolissima, si spiega non solo con la guerra in sè, ma col fatto che molti dei nostri dipartimenti industriali sono occupati dal nemico.

Le nostre importazioni di oggetti fabbricati si sono moderatamente accresciute1: 424 milioni nel primo trimestre dei 1915, contro 386 nel trimestre corri­ spondente nel 1914, cioè 37 milioni di aumento; è probabile che questo accrescimento sia composto in gran parte di oggetti destinati alle armate. Circa la nostra esportazione di oggetti confezionati che -sono, in gran parte, nel tempo normale, degli arti­ coli di lusso o di mezzo-lusso, essa si è, natural­ mente, molto ridotta; non è che di 332 milioni nel primo trimestre del 1915, contro 833 nel trimestre corrispondente del 1914, cioè una riduzione di 501 milioni; e si deve aggiungere una diminuzione di 99 milioni sui pacchi postali, che non rappresentano più che 45 milioni e mezzo contro 145; un fatto molto significativo è ;che i pacchi postali contenenti tessu­ ti di seta e di borra di seta non rappresentano che 491.000 franchi nel primo trimestre del 1915, contro 10.275.000 ir. negli stessi mesi del 1914; è chiaro che, nel mondo, la tendenza non è rivolta nell’attuale mo­ mento, al consumo degli articoli di lusso; poi lo stato delle comunicazioni non è molto propi­ zio allo spaccio di questa specie di oggetti la cui utilità non risponde a bisogni immediati.

Malgrado queste enormi riduzioni nel commer­ cio estero della Francia, si può dire che, pel com­ plesso delle circostanze, queste cifre non possono esser considerate come inquietanti; esse attestano piuttosto un mantenimento soddisfacente di attività economica.

Se esaminiamo le imposte, troviamó che, da una parte, la diminuzione manifestatasi è molto meno accentuata che nel commercio estero e che, d’altra parte, v’è da un mese all’altro, un miglioramento nel reddito. Le imposte e le tasse indirette di qual­ siasi natura: registrazione, bollo, imposta del 4 per cento sui valori mobiliari, sulle dogane, sulle con­ tribuzioni indirette (vini, birre, alcool, trasporti ecc.), sali, zuccheri, poste, telegrafi e telefoni, cioè, tutto sommato, l’insieme delle imposte, meno le quattro contribuzioni dirette, hanno fornito 698 milioni nei tre primi mesi del 1915, contro 921 milioni negli stessi mesi del 1914; lo scarto è di 223 milioni ovvero del 24 per cento; ciò che non è molto in una crisi tanto profonda e quando nove dipartimenti, fra i più ricchi, sono, in gran parte, occupati dal nemico.

Più notevole, tuttavia, è che la diminuzione del I gettito di tutte queste imposte è stato -assai minore nel mese di marzo che nei due mesi precedenti; pel mese di marzo, infatti, le riscossioni sono state di 234 milioni, contro 292 nello stesso mese del 1914 cioè una differenza di 58 milioni o quasi esattamen­ te del 20 per cento, invece del 24 per cento per tutti i tre mesi: il progresso è sensibile.

Lo sarebbe molto più se si ponessero da parte le tasse di registro e di bollo per le quali il calo è enor- rne: 30 milioni, cioè il 50 per cento, in marzo pei di­ ritti di registro e 10 milioni, cioè il 54 per cento su quelli di bollo. Ecco, d’altronde,

il

quadro del pro­ dotto delle imposte per il mese di marzo.

Monopoli:

Contribuzioni indirette: (fiammiferi, tabacchi, pol­

veri) Poste Telegrafi Telefoni

Prodotti di diversi eserci­ zi (Giornali ufficiali) 44.549.000 — 14.701.700 - 4.274.000 — 3.216.200 — 86.700 — 4.926.000 7.669.000 1.300 2.156.000 3.500

Prodotti, imposte e tasse indirette Registro Bollo Operaz. di Borsa Val. mobil. Dogane Contribuzioni indirette: (bevande, candele, tasse

sui trasporti ecc.) Oli minerali Sali Zuccheri Rimborsi Confronto con marzo 1915 marzo 1914 Fr. 30.894.000 — 30.892.500 » 8.606.000 — 10.152.000 » 63.500 — 661.000 » 5.493.500 + 2.742.500 » 62.437.000 + 945.000 39.122.000 — 10.587.000 54.000 _ 95.000 2.240.000 — 108.000 18.304.000 + 4.680.000 Totale Fr. 234.042.500 — 58.884.300 L’aumento sui valori mobiliari deriva dal fatto che le tasse sono state modificate ed applicate ai fondi pubblici esteri. Si vede che non v’ha riduzione sul prodotto dei dazii e che non v’è che una dimi­ nuzione del 10 per cento sulle contribuzioni indirette in regime di monopolio, cioè particolarmente1 i ta­ bacchi; circa i dazii sui vini e sulle birre, compresi nelle contribuzioni indirette ordinarie, non si con­ stata nessuna diminuzione nel loro prodotto in mar­ zo; in tale rubrica, i diritti sui trasporti di viaggia­ tori sono, naturalmente, molto diminuiti, di più d’un terzo, ciò che si spiega con le difficoltà dei tra­ sporti.

Un altro miglioramento abbastanza serio della si­ tuazione economica risulta' dai bilanci della Banca di Francia; esso consiste negli importantissimi e continui rimborsi effettuatisi sul portafoglio degli ! effetti prorogati. Si sa che l’ammontare degli effetti 1 prorogati era asceso alla Banca, nel mese di ottobre decorso, alla cifra di 4 miliardi 400 milioni di fran­ chi; esso non era più, al 1. aprile 1915, che di 2 709 milioni di fr.; così,< 1,700 milioni circa sono stati spontaneamente rimborsati su questi 4 miliardi e 400 milioni di effetti rimasti in sospeso; al 24 dicem­ bre scorso, il conto degli effetti prorogati ascendeva ancora a .3 miliardi 477 milioni; nei tre primi mesi dell’esercizio in corso, esso è stato ridotto di 768 mi­ lioni; e la riduzione continua; essa è di una quaran­ tina di milioni, se non di più, per settimana. Questo, al certo, è uno degl’indici più dimostrativi del mi­ glioramento della situazione economica generale.

Un altro indice degno di nota, è l’attitudine della Borsa. Questa, senza avere, nè Testensione, nè la larghezza delle1 operazioni che aveva prima della guerra, si mostra, nondimeno, per le circostanze re­ lativamente animata ed assai ferma. Basta citare il corso della Rendita Perpetua 3 per cento-fra 72 e 73 franchi, ciò che attesta l’universale fiducia del pubblico.

Oltre a ciò, un notevole numero di valori (in que­ sti giorni se ne citavano in Borsa od in banca piu di venti) hanno riconquistato dei corsi superiori agli ultimi di compensazione, cioè ai corsi della fine di giugno 1914 quando la guerra non appariva af­ fatto come un probabile avvenimento aita maggio­ ranza del pubblico. Si dovrebbe piuttosto consigliare alla Borsa la moderazione anziché lo slancio, nel senso che, se il resultato favorevole della guerra presente non è dubbio, bisogna tener conto dei gravi oneri che essa lascerà dietro di sè.

Riassumendo, tutto l’insieme dei sintomi abitual­ mente considerati dimostrano che là situazione eco­ nomica della Francia migliora gradualmente. Dopo piu di otto mesi di lotta, non solo non v’è alcun segno di esaurimento nè di stanchezza, ma la fiducia nell avvenire sembra più consolidata.

I lavoratori agricoli nel Belgio

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