L ’ ECON«S M IS T A
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
S C I E N Z A E C O N O M I C A , F I N A N Z A , C O M M E R C IO , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I 1
REDAZIONE: M . J . d e Jo h a n n is — R . A . Mu r r a y
Anno X LII - Yol. X LY I
Firenze-R om a, 13 giugno 1915 !
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« L ’ E c o n o m i s t a » e s c e q u e s t ’a n n o co n 8 p a g in e di più e q u in d i il su o co n ten u to più a m p io d à m o d o d i in trod u rre n u o v e ru b r ic h e e n u ov i p e r f e zion am en ti.
I l p re zzo d i a b b o n a m e n to è d i !.. * o an n u e a n tic ip a te , per l ’I t a l i a e C o lo n ie . P e r l’E s te r o (u n io n e p o sta le ) L , * 5 . P e r g li a l t r i p a e si s i a g g iu n g o n o le sp ese p o s ta li. U n fa s c i colo se p a ra to l. f .
S O M M A R IO :
p a r t ì e c o n o m ic a.
Provvedimenti di guerra, R. A. Murray.
Contro il giuoco del lotto, E. Z.
Gli abbonam enti dei deputati e dei eenatori a lle riviste,
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
I valori delle merci nel 1914 im portate ed esportate dall’Ita lia — Le entrate delle gabelle — Statistica degli scioperi — La lotta contro l ’alcoolismo in Inghilterra.
EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.
Oli Stati Uniti banchieri dell’Europa — Le finanze e l ’econo mia Argentina nel messaggio del Presidente — Il risparm io po polare in Russia — L ’attività commerciale ed industriale in Francia,
FINANZE DI STATO.
L ’imposta di guerra in Svizzera. LEGISLAZIONE DI GUERRA.
Nella imminenza del raccolto per la mietitura e la trebbiatu- tura — li trattato di commercio con l'A ustria-U ngheria e le merci provenienti dai paesi ammessi ai trattamento della nazione più favorita — Le conseguenze derivanti dallo adempimento di for niture m ilitari durante lo stato di guerra — Agevolazioni nei trasporti ferroviari — Biglietti nuovi per 500 milioni del Banco di Napoli — Le stazioni radiotelegrafiche proibite ai privati — L'uf ficio di notizie alle famiglie dei richiam ati.
IL PENSIERO DEGLI ALTRI.
A lcuni aepetti econom ici della guerra, W. Eu g en sc u w y ler —
Verso i l crollo fin an ziario dell'A ustria-TJngheria W , E, — L e « p ic
cole Ita lie » si destano, Giu s e p p e Piazza — P ace in tempo di
guerra, Vir g in io Gayd a — L a guerra ed il cam bio, Lu ig i Einaudi — L ’I t a li a ed i com m erci austro-ungarici, Fe d e r ic o Flora —
I l dovere d ella fidu cia, Lu ig i Ein a u d i — D isponibilità bancaria,
circolazione e cam bi a llo scoppiar d ella guerra, Gino BorgAt t a—■
Prestiti ita lia n i a ll’estero e federazione econom ica cogli alleati, Lu i g i Lu zz a tti,
NOTIZIE - COMUNICATI • INFORMAZIONI.
Per l’organizzazione agraria — I provvedimenti straordinari per la guerra in Svizzera — Esportazione di combustibili dal Regno Unito — Movimento e introiti ferroviari — Pel ritorno alle condizioni normali delle tariffe portuario — Commercio Spa- gnuolo — Il commercio estero del Regno Unito — L ’industria siderurgica russa nel 1914 — II commercio internazionale dell’In ghilterra. — Pagamento delle cedole anticipato al 24 giugno — Banca Italiana di sconto: La fusione del credito provinciale e della B ancaria Italiana con la Banca Italiana di sconto. MBRCATO MONETARIO B RIVISTA DELLE BORSE.
Situazione degli I s titu ti di Credito m ob iliare. Situazione degli Is tit u ti di em issione ita lia n i, Sitnazìone degli is tit u ti Nazio< nuli E s te ri, Circolazione di Stato nel Regno Unito, Tasso dello •eonto officiale, Sitnazìone del Tesoro ita lia n o , Debito Pubblico italian o, P rodotti delle Ferrovie dello Stato , R iscossioni dello Stato n e ll’eaercizio 1914-1915, R iscossion i doganali, Im porta zione od esportazione riu n ite , Im portazione (per categorie e per nteai), Esportazione (per categorie e per m esi).
((notazioni di valori di S ta to ita lia n i, Borsa di P a rig i, Borsa di Londra, Prezzi c it a t i a Milano.
Cambi in I t a l i a , Cambi a Milano, Cambi a l l ’Estero, Media u fficia le dei cam bi a g li e ffe tti d ell’a rt. 39 dei Cod. comm., R iv ista dei cambi di Londra, R iv iata del cambi di P a rig i.
Ind ici econom ici itn lia n i.
Porto di Genova, Movimento del carico. Indici economici d e ll’ « Economist » . Credito dei p rin cip ali S t a ti. Numeri in d ici dolio vario nazioni, Pnbblieazioni ricevuto.
Prosai dei generi di m aggior consumo in I ta lia per mesi e regioni nel 1914.
P e r a b b o n a m e n t i, ric h iesta di fa s c ic o li e d in ser zioni, riv o lg ersi a ll’A m m in istra zio n e : V ia d ella P erg o la ,
31,
F ir e n z e .PARTE ECONOMICA
P r ov v e di me nt i di gue r r a
Nella « T ribu na » del 4 corr. si dava notizia di un provvedimento molto pratico già adottato in Inghilterra per porre, forse, un freno alle scorrerie filibustiere ch e navi ed areoplani tedeschi co m piono a fine di danneggiare città aperte ed u ccid e re o ferire pacifici borghesi; provvedimento il qua le può ave.r valore anche quale ostacolo allo spio naggio. E ciò allo scopo di spingere il nostro G o verno a far qualcosa di simile verso gli A ustriaci e, magari, preventivam ente anche contro i te d e schi.
In Inghilterra, dunque, è in via di com pilazione una statistica delle proprietà austriache e tedesche che si trovano nei territori dell’Im pero. G ià si è constatato ch e n ella s o la In g h ilterra si trovano più di 3 miliardi e mezzo di proprietà austro-tede sche e già il G overno ha raccolto più di 50 milioni di dividendi dovuti a sudditi dei due paesi nem ici, in grande maggioranza tedeschi.
Ma, naturalm ente, questa pur rispettabile som ma (diciamo così, perchè ormai, noi moderni, ci siamo abituati con relativa facilità a parlar di m i liardi!) non è che una frazione delle totali proprie
tà austro-tedesche n ell’Im pero inglese, perchè
grandi investimenti austro-germ anici si hanno pur nelle colonie : si parla anzi di una loro valutazione approssim ativa nella cifra di 20 miliardi!
P er contro, fortunatam ente, le proprietà inglesi in G erm ania ed Austria am m onterebbero solo ad
1 miliardo e mezzo.
O ra di fronte alle guasconate di quell’ineffabile principe ereditario ( ? ) di Baviera, ch e parla già di indennità a favore dell’impero germ anico (non si sa perchè, dim entica la fedelissim a alleata A u stria : forse non m erita per tutto il suo spirito di sacrificio un qualche, sia pur piccolo, com penso?), l’ Inghilterra ha risposto con quel provvedim ento, lasciando al futuro la questione se quella colossale proprietà potrà essere o no usata com e indennità finale di guerra; ma ponendo fin d’ora sul ta p p e to, in modo ben chiaro, la questione dell’obbligo di risarcire i privati cittadini che abbiano sofferto 0 che soffriranno a causa delle violazioni consu m ate dai tedeschi con navi, areoplani e, anche con 1 som m ergibili. E gli indennizzi, specialm ente al riguardo delle vite um ane, sarebbero fissati assai alti e si cred e in Inghilterra che ciò potrà valere a calm are l’ardore di distruzione dei tedeschi, perchè le classi ricche della G erm ania, interessate negli investimenti fatti nell’Impero inglese, com prenderanno che certe incursioni piratesche « fini scono per convertirsi in incursioni anche nelle lo ro tasche » .
534 L ’ECONOMISTA 13 giugno 1915 - N. 2145 com patibilm ente alle necessità dolorose dei con
flitti armati, a favore degli inermi; dunque nulla di più opportuno di far loro com prendere che verrà giorno in cui le loro inutili scorrerie riceveranno la loro sanzione : e siccom e alla voce dell’onore essi rimangono insensibili, dobbiam ricorrere a quella della tasca, che supponiamo essere ormai l’unica alla quale prestano orecchio.
E fortuna vuole — sotto questo aspetto — che le proprietà austro-tedesche in Italia siano di mol to maggior valore di quelle italiane in Austria e G erm ania.
Ma, notavam o poco sopra, un tal censim ento, ha anche un’altra utilità : quella di facilitare per un lato la cam pagna contro lo spionaggio.
A nche su questo punto i sistemi senza scrupoli adoperati dai tedeschi com inciano ad esser noti. E si sa ch e la proprietà im m obiliare è stata uno dei mezzi più im portanti da loro messi in opera a quel fine. D elim itarla, e quindi sorvegliarla, sarà provvedimento che riuscirà senza dubbio oppor tuno : forse più di quello che a tutta prima non ci è dato neppure di im maginare.
*
Altri provvedimenti sono pure consigliabili. P ar lam mo nel num ero scorso di questo giornale della virtù del « risparmio », in questi momenti, riferen doci ai privati. Ma dobbiam pure consigliarlo agli enti pubblici, e sotto tutte le form e possibili. Ad esem pio, pensando alle città m inacciate dagli areo- plani, ch e debbono stare al buio, ci viene in m ente che anche le altre si p otrebbero contentare di una luce ridotta. E ’ tem po ora di fare spreco di pub blico denaro per il lusso di possedere un’illumi nazione sfarzosa? Citiamo una delle tante spese di lusso dei bilanci com unali. M a quante altre non potrebbero ricordarsi?
Noi abbiam o fede ch e anche per questa via si penslerà a disciplinare l ’attività collettiva com e quella individuale a fine d’indirizzarle al grande scopo a tutti com une ; la vittoria dell’Italia nostra!
Ro b e r t o A . Mu r r a y.
Contro il giuoco del lotto
Giorni addietro ci accadde di leggere nel « Matti no » di Napoli un articolo che fermò in modo parti colare la nostra attenzione. Trattava in generale del dissesto economico determinato dalla guerra, con speciale riguardo a Napoli ed alle provincia meridio nali. Dopo svolte varie opportune considerazioni, l’articolista esortava l’Italia ad imitare l’esempio della Russia, che con un colpo di penna ha abolito l’uso dell’alcool, esempio che_ è già stato in parte seguito in Francia e in Inghilterra.
Imitare la Russia? Ma in che modo? Forse vietan do l’alcool anche fra noi? No: il divoratore dei ri sparmi italiani, e più meridionali, non è l’alcool, ma il giuoco del lotto. L’abolizione (o> almeno la sospen sione) di questo polipo, che assorbe a milioni i sol dini della donnetta e dell’operaio, triplicherebbe il valore dei soccorsi di Stato e di quelli privati, di struggerebbe l’usura e basterebbe da sè sola, per lo meno a Napoli, a riparare completamente allo squi librio finanziario prodotto dalla guerra.
L’autore prevede bensì l’effetto quasi spaventoso che a taluno farà la sua proposta; ma afferma che
non si deve giudicare strana nè troppo ardita,
quando si pensi che il monopolio dell’alcool fruttava al Governo russo 600 milioni Tanno, mentre il no stro non ne frutta che 60, e che la Russia ha trovato un grande beneficio materiale, oltre che morale, dall’abolizione dell’acquavite, che pareva la sua mi niera d’oro.
L’articolista terminava giudiziosamente così: « La guerra deve rifare l’Italia esternamente, ed internamente. E ’ una grande scuola di morale dalla quale dobbiamo trarre tutti i beneficii. Recentemen te ci è parso non sappiamo se vergognoso o comico in uni tram udire uno strillone di giornali gridare
insieme le notizie della guerra e le estrazioni di tutte le ruote ».
« E ’ un esempio del modo come il più grande e nobile sforzo dell’Italia sia ancora contemporaneo del più vergognoso anacronismo morale, che è anche un’eredità del dominio austriaco. Affranchiamoci an che di questa servitù verso il piccolo mondo antico. Sessanta milioni non rovineranno il bilancio della terza Italia, ma saranno la fonte dell’equilibrio fi nanziario del popolo meridionale ».
Da parte nostra, ci dichiariamo subito e assoluta mente favorevoli all’abolizione; a una semplice so spensione no. Piuttosto ammettiamo il quesito se l’abolizione del lotto sia conveniente eseguirla tutta in una volta, o invece in modo graduale, aggiungen do però che il primo dei due partiti ci sembra prefe ribile.
Per essere contrari ad una istituzione tanto incivi le e rovinosa, non occorre un lungo ragionamento. I fatti parlano e i numeri hanno la maggiore eloquen za. Se negli ultimi anni il profitto netto per l’erario è rimasto sempre inferiore ai 60 milioni, sempre su periori ai 100 milioni sono stati gli incassi lordi. La differenza è assorbita per la parte maggiore dal le vincite dei giocatori, per la minore dalle varie spese d’amministrazione. Sono dunque più di 100 mi lioni che ogni anno vengono sottratti alle tasche dei cittadini. Non si venga a dire che parecchi ne ritor nano nelle loro tasche. Ogni volta spendono i più e guadagnano i meno; eppoi guadagnano male, per effetto di fortuna e non di onesto lavoro e di vir tuoso risparmio, in seguito alla suggestione di un vizio, a cui la soddisfazione avuta non dà quiete, ma anzi sempre nuova esca, che vale a perpetuarlo.
Non importa rilevare la urtante contradizione in carnata in uno Stato, che da una parte coll’istru zione obbligatoria, colle mille e mille scuole, con un esercito di maestri, colla diffusione di libri educativi inculca alle giovani generazioni l’amore al lavoro e l’abitudine del risparmio; e dall’altra coll’istituto ufficiale del giuoco pubblico, colle estrazioni settima nali in forma solenne e coi botteghini del lotto aper ti e visibili nelle vie più battute, offre al popolo l’oc casione e tutte le facilitazioni d’un costume vizioso. Limitiamoci soltanto a considerare che bel coefficien te dell'agiatezza media del paese sarebbero tanti mi lioni spesi ora così male, se fossero invece adoperati nelle varie forme della produzione. Viceversa il lotto è coefficiente di miseria, perchè a determinare i suoi risultati fiscali contribuiscono più che altro, cie camente, le classi meno agiate.
E ora esaminiamo le obbiezioni più probabili. La prima è il mancato introito che ne verreb
be all’erario. Innegabile, ma non tale da im
pensierire. Nell’anno che corre, lo Stato, per ne cessità ma con ottimo consiglio, ha rinunziato a ben altro! Al dazio doganale sul grano e- stero; poi all’importo dei numerosi abbuoni e con
doni praticati per diversi titoli a favore di Comuni danneggiati e d’altre categorie di persone o enti; e inoltre a quello derivante, sotto 'forma di tassa, dalle consuete attività industriali e commerciali dei citta dini, alle quali, per motivi superiori, ha dovuto porre non pochi inciampi; e per ultimo si è caricato d’in genti debiti onde dare opera alla preparazione mili tare. Di fronte a tutto ciò — e appunto il modo di farvi fronte sarà da cercarsi con calma e con meto do dopo la guerra — che cosa sono poche diecine "di milioni? Sì, poche diecine, ripetiamo; giacché se alla perdita dell’utile netto sono da aggiungersi le spese amministrative dell’azienda del lotto, che non si potrebbero sopprimere a: un tratto, ma che non sono grandi, d’altra parte si risparmiano i molti milioni delle vincite.
13 giugno 1915 - N. 2145 L ’ECONOMISTA 535
mati sotto le armi. Del resto il 'fatto non sarebbe nuovo. A suo tempo fu abolita la tassa sul macinato; coloro a cui essa dava da vivere furono chi con gedato, chi pensionato, chi occupato altrove, e la questione restò a un poco alla volta, risoluta auto maticamente.
Certo, v’è da aspettarsi il malcontento del ceto, pur troppo numerosissimo, dei giocatori più incal liti nel vizio. A proposito di che, anche da parte di coloro che non sono tali, si può prevedere quest’al- tra obbiezione: il popolo continuerà a rovinarsi, poi ché la soppressione che caldeggiate farà crescere a dismisura il gioco clandestino e abusivo. E ’ già mol to difficile deprimerlo oggi, e vi si riesce poco; figu ratevi che cosa sarebbe quando venisse a mancare quella istituzione meglio regolata, non priva di ga
ranzie, che è il R. Lotto! Ma, a tale previsione
d’un fatto non certo impossibile, le risposte non mancano. E prima di tutto, non si potrebbe adot tare il partito di lasciare libere le imprese private di lotterie e giochi consimili? Oggi le si vietano più che altro perchè fanno concorrenza a una azienda di Stato; domani questa ragione non vi sarebbe più. Dànno luogo, è vero, a molte frodi. Ebbene, contro i loro autori si procederebbe, come per ogni altra specie di frode, su querela dei danneggiati. E' proprio necessario e doveroso spinger tant’oltre la tu
tela degli ignavi?
Ma rinunziamo pure a questa soluzione. Si conti nui invece a reprimere vigorosamente ogni gioco di sorte tenuto da privati. Il compito, lo ammettiamo, diventerà un pò più arduo, perchè le contravven zioni aumenteranno. E che importa? Si fa sempre quello che si può, e qui pure si farà tutto quello che si potrà. Quale fra le leggi escogitate e appli cate dagli uomini raggiunge mai il suo' scopo in mo do pieno e perfetto? Ciò che preme, in questa ma teria, è che il gioco, con tutte le sue dannose conse guenze morali e economiche, nel nostro paese in complesso diminuisca molto notevolmente; il qual risultato, ci sembra, sarebbe immancabile. E ’ as surdo supporre che tutto lo sperpero di sane energie morali e di danaro sottratto al risparmio, finora de terminato dall’attraente felicità del gioco « ufficia le », avverrebbe in grado eguale o poco minore per fatto del gioco clandestino perseguitato e punito. E ’ « l’occasione » quella che mille e mille volte fa non solo il ladro, ma anche il giocatore.
Ora, dato lo scopo da raggiungere, l’abolizione del lotto sarebbe oltremodo provvida, la sua temporanea sospensione no. Questa anzi non servirebbe proprio a nulla, o piuttosto farebbe più male che bene, per chè non priva dei piccoli e transitori inconvenienti dell’abolizione, ma priva de’ suoi vantaggi grandis simi e definitivi.
Resta l’abolizione graduale. In genere noi siamo favorevoli alle riforme concepite secondo un piano vasto e completo, ma attuate á un po’ per volta. E anche in questo caso, volendo, la cosa sarebbe 'fat tibile. Non sostituire gli impiegati mancanti, restrin- gere adagio adagio il numero dei botteghini, quasi alla chetichella, perfino diradare la frequenza pe riodica delle estrazioni.... Perchè no?
Ma non è il miglior partito. Sarebbe un discono scere e un voler perdere l’opportunità del momento oresente, che è, per più rispetti, unico, impagabile. Da parte sua l’erario dello Stato, o rinunzia adesso al lucro di questi tali non molti milioni, mentre e finche deve pur riunziare al pareggio fra l’entrata e l’uscita, o non ne troverà più la via. In quanto al popolo, purché sia subito, si sottopone a tutto, accetta tutto, sopporta tutto e di buon animo. Con entusiasmo i militi vanno a combattere, le loro fami glie li accompagnano alla partenza; con rassegnazio ne i lavoratori si adattano alle mercedi ridotte, gli esercenti ai guadagni peggio che dimezzati, i com mercianti ai traffici sospesi, gli studiosi alla quiete perduta; e tutti ai viaggi resi difficili, al pane medio cre e caro, alle non lontane maggiori gravezze... E tutto per la patria, pel bene comune! Si chiede an che l’abbandono d’una abitudine viziosa e dannosa, che non dovrà più riprendersi. Pochi oseranno mor morare, nessuno gridar troppo forte, se lo si chiede adesso, mentre i cuori son caldi, le volontà docili, gli spiriti alti e concordi.
E. Z.
Gli abbonamenti dei deputati e dei senatori alle Riviste
Una inchiesta fatta dalla Voce (politica), pub blicata nel fascicolo del 7 Maggio, ha avuto i se guenti risultati :
La rivista Italia bella compilò l’anno, scorso un numero unico dedicato al Trentino e lo mandò in omaggio (sulla fascia era ben chiaramente scritto
omaggiò) a parecchie migliaia di persone. Di esse, soltanto 72 lo respinsero e precisamente mezza doz
zina di deputati e sessamtasei senatori.
Le riviste prettamente politiche, e dirette da de putati, hanno i.1 massimo numero d'associati. La
Critica Sociale, fra. deputati eletti e non rieletti dèlia passata legislatura, contava 71 deputati; dei quali 26 socialisti [di sinistra (19), di destra (fi), e indipen denti (1)], poi 4 repubblicani, 13 radicali e. 15 co stituzionali. Inoltre, 9 senatori. Ma .spediva anche altre 16 copie a deputati in omaggio (4), cambio (9) e per collaborazione (3). La Rivista P opolare ave va 48 deputati associati, di cui 23 liberali, 11 re- pubblicani, 8 .radicali e 6 socialisti : inoltre 6 sena tori. L’ Unità diretta da G. Salvemini, era meno po polare fra i deputati : solo 26 associati, e invece 7
senatori. Vi erano poi alcuni omaggi non nu
merosi.
La Rassegna Contem poranea rispondeva, chie i de putati che ricevevano la rivista in - abbonamento, omaggio o cambio erano 33, e i senatori 21. Inoltre i ministri la ricevono ai loro gabinetti.
La Vita italiana all'estero aveva 10 deputati e 12 senatori associati; si mandava in omaggio a 16 deputati e 8 senatori. Ma aggiungeva che avevano ricevuto la rivista per un .anno e non avevano! pa gato Fabbomamento 26 deputati e 7 senatori.
I diritti della scuola, che è la più diffusa e quin di rappresentativa rivista dei maestri elementari, non ha nessun abbonato senatore o deputato; m.a la ricevono' però in omaggio — richiesto, o gradito — 7 deputati e 2 senatori.
La Rivista Coloniale conta 1 deputato e 1 sena tore associati. Però 55 deputati ricevono, la rivista in qualità di soci dellTstituto Coloniale e così 25 senatori, mentre due soli deputati Thanno in omag gio. Il direttore aggiunge che « la collaborazione dei deputati e senatori è quasi nulla; che il loro interessamento per le questioni e per gli stùdi colo niali, per quanto possa giudicare colla mia espe riènza personale, e magari valendomi della corri spondenza d’ufficio, è pressoché nullo ».
Alla, R iform a sociale troviamo 8 senatori e 7 de putati associati; ma ci sono 2 senatori e 9 deputati che l’hanno in omaggio e cambio.
II Giornale degli Econom isti ha due .soli -deputati associati (di estrema sinistra) e un 'senatore. Chi fornisce la, notizia aggiunge che un numero meno esiguo (ma non molto meno) di uomini parlamen tari ricevono in dono o in cambio la rivista: co loro che Tiranno in dono, sono studiosi e collabo ratori.
Conclusione: l a . coltura degli uomini polìtici è scarsa, tanto più scarsa quanto gli argomenti di ventano più .seri e tecnici (economia per e®.); il Senato è più incolto della Camera sebbene vi siano alcuni uomini molto colti (nella lista degli associati ricorrono sempre gli stessi nomi); nella. Camera stessa l’elemento di estrema sinistra dimostra in proporzione uni maggior interesse che non l’eile- mento conservatore. In massima La Camera e il Senato rappresentano abbastanza bene la fisiono mia del paese, però rappresentano male la fisiono mia della sua parte e più giovane, conclude La
Voce.
536 L ’ECONOMISTA 13 giugno 1915 - N. 2145
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
I valori delle merci nel 1914
importate ed esportate dall’Italia (1)
M inerali, m etalli e loro lavori. — I minerali di ferro federo 30 lire alla tonn. alla importazione e 21 alla esportazione, diminuendo così la pirima e crescendo la seconda cifra rispetto ai valori dati nel 1913. I rottami ribassarono di mezza lira, e fu perciò dato ad essi il valore di 8.50 al q.le; di questi rottami vi fu penuria sul mercato nostrano durante il periodo agosto-dicembre, Le ghise estere da 10 scesero a 9 Lire, mentre le ghise nostrane conser varono il prezzo di L. 11 il q.le perchè più aaro è per te nostre ferriere il carbone.
Senza entrare in dettagli sui valori dei vari la vori di ferro, si ritenga che in generale aumen tarono tutti i materiali e lavori destinati agli ap provvigionamenti guerreschi, mentre il prezzo, degli altri fu ridotto; notisi inoltre che 1 laminati e bat tuti si sono mantenuti bassi alla importazionie, pri ma della guerra, crebbero più tardi, ma la media ponderata dei valori può ritenersi in generale quel la dell 1913 con piccole variazioni in più od in; meno a seconda del tipo e grossezza dei detti laminati o battuti. I tubi si quotarono da 36 a 38 lire il q.le, a seconda della grossezza; le lamiere scesero a 35 ed a 43 lire al q.le pure secondo lo spessore, Gli uten sili restarono a prezzo, invariato rispetto ali 1913.
Il rame in rosetta discese .a 166 lire al q.le .all’en trata e 150 all’uscita; i Lavorati subirono variazioni di prezzo in conseguenza. Il nichelio da 335 scese a 315 lire, come il piombo da 50 a 48 e lo stagno da 490 a 380, e l’alluminio da 220 a 210; lo zinco invece dia 60 si portò a 61 lire. L’arsenico restò immutato, l’antimonio fece appena 75 ed il mercurio 475 lire il quintale.
Fucili, senza variazioni: così pure le caldaie
(L. 80), le macchine utensili (lire 120), le macchine a vapore (L. 140) e tutte le altre macchine salvo quelle per tessitura che calarono, così i telai da tessere da 95 a 80 e le altre da 135 a 105 lire il q.le.
Alle lampade elettriche ad incandescenza si as»e- gnò ili valore di’ 80 lire al cento.
Ricordiamo infine che l’argento da 101 lire il kg. nel 1913, ribassò mediamente a L. 91 nei 1914.
Veicoli. — Leggeri aumenti si verificarono per il maggior costo ideila materia prima. Ecco alcune cifre: Garrì da strade comuni, ciascuno 3182, vet ture da strada a più di due ruote, 2417 e 3585 cia scuno rispettivamente se scoperte o coperte. I ve locipedi a motore 880 lire ciascuno all’uiscita e 862 all’entrata; i velocipedi comuni 177 lire aM’importa- zione e 175 airesportazione. Pei veicoli da ferrovia (per i quali la nomenclatura doganale non corri sponde a quella delle ferrovie d.i Stato) abbiamo da 89 a 64 lire il q.le pei carri-merce all’uscita e da 80 a 59 all’imiportazlone; per le carrozze di l a, 2a e 3a classe rispettivamente lire 155, 142 e 120 al q.le, al l’entrata e 181, 151 e 130 all'esportazione.
Pietre, terre, vasellam i, vetri. — Il marmo greg gio si presentò invariato a 85 lire la tonn. e lìalaba- stro invece è cresciuto di una lira portandosi a 19 il q.le. Le. pietre da costruzione poco mutarono in meno (L. 16 .alla tonn.), la calice comune si manten ne a 23 lire e quella idraulica, è cresciuta a 27: i ce- menti a presa rapida 36 come prima e gli altri a 39 con leggero aumento. Il gesso fu valutato 26 lire, il talco 80 e la pomice 50 lire la tonn.
Il più importante a notarsi è il carbone fossile per cui fu mantenuto il prezzo di L. 34.50 come pel 1913 poiché rigorosi calcoli di compenso tra i due periodi delTanno condussero a tale conclusione.
Nei laterizi nulla di variato (mattoni comuni a L. 10.50) e poco accrescimento nelle maioliche, ter raglie, porcellane, le lastre di vetro, e le altre voci meno interessanti delle merci che compongono que sta categoria.
Gomma elastica guttaperca e loro valori. — Al l’importazione la gomma greggia da 900 lire il quin tale che aveva nel 1913 scese a 700 nel 1914. Da ciò è facile arguire che i manufatti ridussero in propor zione i loro prezzi.
(1) C o n t. T. E c o n o m is ta d e l 30 m a g g io , n . 3143.
Cereali, farine, paste, ecc. — La prima voce di questa categoria è il grano, del quale1 il raccolto medio in Italia nel 1914 fu di Q. 9,7 per ettaro; il consumo nazionale annuo si calcola dai 54 a 57 mi lioni di quintali dei quali 33 vanno alla popolazione non rurale. Siccome si è potuto valutare una riserva di 5 milioni e mezzo di quintali ed un milione di ri serve presso agli stabilimenti industriali, benché il raccolto sia stato alquanto deficiente, ed i prezzi siano accresciuti fortemente durante gli ultimi resti dell’anno; si può asserire con sicurezza che il valore medio annuale del grano duro importato fu di lire 245 la tonn. e di lire 225 pel grano tenero: per l’e sportazione i valori delle due qualità furono di lire 290 e 305 alla tonn.
La segala segnò 200, l’avena 235, l’orzo 210 ed il mais 225 all’uscita; aH’emtr.ata. si ebbe per la segala 175, l’avena 180 e 220 pel mais.
Il riso lavorato toccò 460 lire all’esportazione con un aumento di 20 lire sull’anno precedente; all’im- portajzione .si diede uni prezzo di sole 380 lire.
Ecco i prezzi dei legumi secchi nazionali: fagioli 340, piselli 325, fave 250 e quelli dei legumi importati furono rispettivamente di 280, 275 e 205 lire alla ton nellata.
Le castagne sono cresciute, lire 200 all’entrata e 265 all’uscita, altrettanto dicasi delle patate che sali rono a 100 e 110 lire la tonnellata.
Le farine di frumento, in seguito a quanto si è detto più sopra, ebbero confermate in lire 36 il loro prezzo al q.le il semolino 43 (aumento di lire 1) e la crusca 15.
Le paste di frumento salirono a 55 lire al q.le, quelle di nostra produzione.
I legumi freschi, la cui produzione fu, piuttosto scarsa segnarono lire 17 i cavoli, 20 i cavolfiori, 24 gli agli e le cipolle, 30 gli altri, sempre al q.le.
I pomodori si coltivarono in 2500 ettari (con dimi nuzione di 4000), la produzione fu scarsa e si valutò a 480.000 quintali: però essendovi grandi rimanenze di conserve il loro prezzo di 10 lire al quintale non mutò.
Gli agrumi con una produzione di 6.670 mila q. fecero 25 lire gli aranci, 18 i limoni e 43 i cedri, si intende al q.le.
L’uva, che nel 1914 fu prodotta in ragione di 12 j milioni di quintali in meno rispetto al 1913, non crebbe1 anzi diminuì il prezzo; così non raggiin.sie che le 33 lire quella da tavola, e le 25 quella da vino.
Le frutta fresche aumentarono di valore, i pistac chi diminuirono, le mandorle senza guscio salirono da 135 a 140 lire al q., i fichi secchi da 38 a 40, ed 1 pignoli rimasero costanti a 45 lire il q. senza guscio.
La conserva di pomodoro scese da 70 a 65 lire il q. per eccesso di produzione degli anni passati che causò uno stock. I semi leggero aumento toccarono, così quelli di ricino, lino, colza e sesamo ebbero rispettivamente. 33, 45, 34 e 45 lire al quintale tanto alla importazione quanto alla esportazione.
II fieno conservò le 10 lire alla uscita, si intende per quintale.
Animali e loro prodotti. — Pei cavalli si confer
marono L. 850 e 550 i nazionali secondo l’altezza al garrese. I muli crebbero fino a 850 line, così i bovi (700), le vacche (540), i vitelli (240).
Il bestiame ovino, caprino, suino non subì muta zione di prezzi.
Altrettanto dicasi della carne fresca CL. 180 al q.l, i prosciutti (280), il lardo (160); 11 pollame vivo da 195 si è portato a 200 lire alla esportazione per ogni q.le. Il merluzzo fece 95, le aringhe 42 e le sardine 65, all’importazione per i pesci marinati lievi va rianti furono constatate sui prezzi del 1913.
Uova, latte, burro, formaggi invariati; eccezione pel gorgonzola che scese a 185 il quint. e la grana che salì a 260. Il grasso di maiale (strutto) si tassò lire 152.
La colila forte è cresciuta a 75 lire il quintale. Spugne, avorio, madreperla, tartaruga, senza va riazione, però il corallo grezzo da 84 scese a 74 lire. Corna ed ossa greggie confermate in L. 230 e 210 rispettivamente alla tonnellata.
Il guano restò a 255 la tonn. e gli altri concimi vegetali, senza varianti.
13 giugno 1915 - N. 2145 L ’ECONOMISTA 537
tutte le mercerie, gli strumenti musicali, la cellu loide, i cappelli, berretti, ombrelli, non ebbe che variazione di poco momento per alcuni mesi. Del resto è tutta di mercanzie che non pesano nella bi lancia degli scambi internazionali.
Le entrate delle Gabelle. — A cura del Ministero delle Finanze è stata pubblicata la relazione del Di rettore Generale, comm. Luciolli, sulla Amministra zione delle Gabelle per l’esercizio 1913-914. Da detta relazione risulta quanto segue:
L’anno finanziario 1913-14 fu meno prospero del precedente, avendo segnato, rispetto a questo, una minore entrata gabellaria di circa 56 milioni di lire. Questa diminuzione è data quasi interamente da una minore introduzione nel territorio dello Stato di gra no estero, per effetto della produzione interna, che fu rilevante. D’altronde, ad eccezione fatta del gra no, gli introiti gabellari nell’esercizio 1913-14 non furano inferiori a quelli dell’esercizio anteriore, an zi superarono, per quanto di poco, questi ultimi. A formare siffatto aumento contribuì principalmente un solo cespite, e cioè la imposta di fabbricazione sullo zucchero, del quale, nell’esercizio in parola, si è avuta una produzione interna eccezionale. Gli introiti gabellari sono ripartiti nei tre grandi ce spiti di entrate: dogane, impóste di fabbricazione e dazi di consumo.
Circa il primo cespite, cioè le dogane, l’ammon tar complessivo degli introiti per diritti doganali e marittimi nell’esercizio 1913-14, risultò notevolmente inferiore a quello ottenuto nell’esercizio precedente.
Infatti, mentre nell’esercizio 1912-13 fu accertato un reddito di oltre 413 milioni di lire, nel 1913-14 ri sultò soltanto di 343 milioni circa di lire, una dimi nuzione quindi di oltre 70 milioni. Ciò solo in parte si dovette alle condizioni non favorevoli in mezzo alle quali ebbero a svolgersi i traffici, mentre preva lentemente influì sul detto risultato la più scarsa importazione di grano dall’estero, che offrì un mi nor reddito di oltre 57 milioni di lire.
In particolare nell’esercizio 1913-14 il reddito sul grano portò un contributo assai modesto al bilan cio italiano. Da oltre 141 milioni di lire, che furono gli accertamenti del 1912-13, esso scese a circa 83 mi lioni presentando così una diminuzione di oltre 57 milioni di lire pari a 40 per cento.
Le importazioni di frumento, durante l’esercizio in parola, avvennero sotto l’influenza dell’opulento raccolto nazionale del 1913 che assottigliò la doman da all’estero: donde la notevole discesa del provento. L’importazione del caffè invece ha 'fatto neU’eserci- zio 1913-14 un nuovo importante passo avanti. Essa risultò di quintali 297.377 con un aumento rispetto all’anno precedente di quint. 12.882. Tale aumento fruttò alberano un maggior provento di L. 1.675.200; il reddito doganale infatti salì da L. 36.988.700, nel 1912-13, a L. 38.663.900 nell’esercizio in esame. L’im portazione del petrolio nel periodo 1913-14 ebbe un aumento di circa 17 milioni di lire nel reddito do ganale relativo, per essere esso salito da 23.3 a cir ca 25 milioni di lire. L’importazione del cotone greg gio, che da 2.134.637 quintali toccati nell’esercizio 1911-12 era scesa nel 1912-13 a quint. 1.921.188, rag giunse nell’ultimo esercizio la quantità di quintali 2.165.734, sicché le riscossioni per dazio doganale di entrata su questo prodotto salirono1 a L. 6.497.203, con un aumento di L. 741.396 sul reddito accertato nell’esercizio precedente. L’importazione dello zuc chero, che nell’esercizio 1912-13 corrispose ad una riscossione doganale di L. 3.305.000, ebbe una tale diminuzione nell’esercizio 1913-14 da corrispondere ad una riscossione doganale di L. 886.000, con una differenza, quindi, in meno di 2.419.000 lire. Le ri scossioni doganali per dazi di confine e sopratasse sugli spiriti da L. 1.392.000 nell’esercizio 1912-13, a L. 1.611.000 nel 1913-14.
Circa il secondo cespite di entrata, vale a dire le imposte di fabbricazione, confrontando i risultati ottenuti al principio ed alla fine dell’ultimo decen nio (1903-1904-1913-1914) negli introiti delle imposte di produzione, si vedrà che l’incremento verificatosi nel decenio supera il complessivo introito dell’eser cizio iniziale, che era di L. 108.599.671, in confronto alla somma di L. 230.019.376, riscossa nell’esercizio di cui trattasi.
L’incremento totale in L. 121.419.705 è da attri
buire solo in piccola parte, è cioè per L. 15.729.938 a modificazioni legislative, mentre per ben 105.688.966 lire è dovuto a maggiore produzione. L’incremento medio annuo el decennio risulta di 12.141.890 lire, ma è notevole il fatto che mentre nel primo quin quennio tale incremento medio è di sole L. 6.458.913, nel secondo risulta invece circa il triplo, e cioè di L. 17.824.867.
Il maggiore introito ottenuto nell’esercizio 1913-14, in confronto^ di quello precedente, non fu che di lire 11.362.360, inferiore, cioè, non solo alla media_ del l’ultimo quinquennio, ma finanche alla media gene rale del decennio. Tale risultato è dovuto in gran parte alla diminuzione di introiti di circa 5 milioni, verificatasi nell’imposta sugli spiriti, diminuzione a cui contribuì in gran parte la legge 19 giugno 1913, n. 632, la quale, allo scopo di combattere l’alcooli- smo, impose notevoli restrizioni in materia di ven dita di liquori e di bevande alcooliche; ma una certa restrizione del consumo, per quanto riguarda la se conda metà dell’esercizio, devesi pure attribuire al l’aumento di lire 60 nell’aliquota della imposta por tato nel decreto 31 dicembre 1913, n. 1392.
Riguardo l’ultimo cespite di entrata, cioè i dazi di consumo, premesso che nell’esercizio 1913-14 un solo Comune chiuso, quello di Asti, attuò il passaggio alla categoria dei comuni aperti, si rileva che notevole fu il risultato finanziario, conseguito nell’ultimo anno dalle Amministrazioni daziarie, sia governa tive, che comunali, per effetto di alcuni provvedi menti adottati e per l’incremeto generale dei con sumi. li reddito lordo di tutti i dazi, distintamente per i Comuni chiusi e per quelli aperti, per l’anno 1913 ebbe un aumento di L. 14.389.416 in confronto all’anno precedente.
Statistica degli scioperi. — Il bollettino dell’Ufficio del Lavoro reca i dati statistici degli scioperi divisi per regioni relativi al mese di aprile.
Durante questi mesi si ebbero nelle industrie 58 scioperi, per 55 dei quali si conosce il numero degli scioperanti che fu di 9775. In confronto del corri spondente mese dell’anno 1914 si riscontra una sen sibilissima diminuzione tanto nel numero degli scio peri (113) quanto nel numero degli scioperanti (37 mila 700). Nel decennio precedente il massimo nu mero degli scioperi si riscontra nel 1907 (232) ed il minimo nel 1905 (72); il massimo numero degli scio peranti nel 1911 (64.779) ed il minimo nel 1912 (15.939). Il primo posto sia come numero1 di scioperi (22) sia come quantità di scioperanti (3775) è tenuto dalla Lombardia.
Il secondo posto è tenuto dal Piemonte con 8 scio peri e 1440 scioperanti ed il terzo dalla Toscana con 6 scioperi e 723 scioperanti.
Viene poi il Veneto con 5 scioperi e 520 scioperanti (però per uno degli scioperi non si conosce il numero degli operai che vi presero parte) e subito dopo la Sicilia e la Liguria con 3 scioperi ciascuna rispetti vamente con 1701 e 865 scioperanti. Seguono1 con 2 scioperi ciascuna: la Campania con 380 scioperanti gli Abruzzi con 191, l’Emilia con 68, il Lazio con 48 e le Puglie con 21.
Si ha infine l’Umbria con un solo sciopero e con 43 scioperanti.
Tra le varie classi d’industrie primeggiano per fre quenza di scioperi le costruzioni edilizie, stradali, idrauliche e lavori di sterro con 14 scioperi e 1100 scioperanti (per due degli scioperi non si conosce il numero degli operai che vi presero parte), le side rurgiche, metallurgiche e meccaniche con 13 scio peri e 4364 scioperanti e le industrie tessili con 10 scioperi e 1195 scioperanti.
Seguono, con notevole distacco, le industrie dei trasporti con 6 scioperi e 2135 scioperanti e con 3 scioperi ciascuna le industrie delle pelli ed altri pro dotti animali (485 scioperanti), i servizi pubblici di versi (439, per uno degli scioperi non si conosce il numero degli scioperanti) e la lavorazione dell© pie tre, argille e sabbie (177).
Le industrie estrattive del sottosuolo ebbero 2 scio peri e 451 scioperanti.
538 L ’ECONOMISTA 13 giugno 1915 - N. 2145
La lotta contro l’alcoolìsmo in Inghilterra. — La nuova legge approvata dal Parlamento', dietro ri chiesta dei Cancelliere dello Scacchiere, Lloyd Geor ge, per regolare il commercio delle bevande alcooli- che nei distretti ove l’industria dei cantieri navali e della produzione delle armi da fuoco o delle mu nizioni è più intensa, dà al Governo larga libertà di azione.
In base alla legge il Governo è ora autorizzato ad assumere il controllo del commercio dei liquori ed esso si varrà di tale diritto per fare chiudere ine sorabilmente tutti gli spacci nei distretti dove la produzione industriale è più intensa e più importan te pel rifornimento del materiale da guerra.
E ’ stato pure notato dalla inchiesta governativa che gli operai, mentre spendono larga parte dei lo ro salari in bevande alcooliche, lesinano i soldi per quel che riguarda l’acquisto dei cibi, colla conseguen za che al danno dell’alcoolismo aggiungono il danno della debilitazione fìsica. Il Governo è persuaso del l’urgente necessità di assicurare agli operai sana ed abbondante nutrizione, quando le «Public Houses» saranno chiuse e con questo intento sta già. prenden do opportune misure per stabilire, in tutti i grandi cantieri o nelle fabbriche d’armi e di munizioni, can tine sul genere di quelle esistenti nei centri militari, collo scopo di vendere agli operai quei cibi di cui possono abbisognare durante la giornata, specialmen te nelle ore di colazione e del thè, e ciò anche per impedire che uscendo dagli stabilimenti si rechino a bere alcoolici o a casa o in qualche locale privato.
Questa della temperanza obbligatoria degli operai è divenuta una questione veramente seria in Inghil terra e che minaccia di assumere anche maggiore importanza nell’avvenire a mano a mano che cresce rà il ninnerò dei soldati inglesi inviati al fronte.
I salari di cui godono nelle industrie connesse col la guerra gli operai sono talmente elevati che ai la voratori basta una presenza di tre giorni per setti mana per provvedere a tutti i loro bisogni ed an che ai loro vizi. Da ciò deriva una seria disorganiz zazione dell’industria ed una perdita di tempo, che può riuscire fatale al successo dell’esercito operante in Fiandra.
Si comprendono quindi le ansietà di lord Kitchener e del generale French a questo riguardo e le preoc cupazioni del Governo.
II « White Paper » pubblicato intorno a questa questione dimostra che in numerose occasioni rim barco delle munizioni e delle armi è stato ritardato dalle condizioni di ubbriachezza in cui si trovavano gli uomini che le caricavano, mentre in altri casi i piroscafi con truppe non hanno potuto salpare dai porti inglesi verso i porti francesi alle ore e nei gior ni stabiliti perchè interi equipaggi erano in preda aH’ubbriachezza.
Il documento ufficiale reca le date e le circostanze nelle quali questi episodi si sono svolti.
Uno stabilimento navale di grande importanza, che può dare lavoro a più di dodicimila operai, conta in questo momento una maestranza di appena dieci mila uomini, essendo impossibile completare il nu mero richiesto. Di questi diecimila non passa giorno che almeno mille siano assenti in conseguenza dell’u so di bevande alcooliche. In un altro stabilimento, con ottomila operai, in una sola settimana si sono perdute seimila giornate di lavoro. In un terzo du rante il mese di marzo si perdettero sessantamila giornate di lavoro.
EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA
Gli Stati Uniti banchieri delPEuropa
La guerra ha fatto degli Stati Uniti i banchieri delTEurapa, banchieri occasionali, del resto e stret tamente temporanei, poiché, come faceva notare giorni addietro il siig. Ribot dalla Tribuna della Camera francese, l’America consuma troppi capi toli nei suoi propri affari per aver bisogno di tro var loro un definitivo impiego nella vecchia Europa. Ma, per forza degli eventi, le nazioni europee, belligeranti e neutrali, han dovuto indirizzarsi al- FAroerica, sopratutto da sei mesi a questa parte, per provvedersi di materie alimentari, di oggetti di.equipaggiamento, di. munizioni, eoe.
L’importanza di siffatti acquisti è stata tale che il loro pagamento non ha potuto sempre farsi ac quistando dei dollari in Europa ed inviandoli in America. Si è dovuto sia inviare dell’oro agli Stati- Uniti, sia ottenere dai banchieri americani che a- prissero crediti ai governi europei o che essi pren dessero dei Buoni del Tesoro da questi governi e li piazzassero sul mercato di New York. Infine, taluni altri paesi americani han dovuto ricorrere eziandio
a New York, essendo chiusi per essi, a cagione
della guerra, i mercati europei.
Alla fine del mese di aprile, le operazioni di tal genere fatte dalle banche americane ascendevano per lo meno ad un miliardo di franchi. Esse erano quasi tutte posteriori al Io di gennaio e .si riparti vano fra nove paesi mutuatari, di cui sei europei e tre americani: la repubblica del Panama, i cui inti mi rapporti con gli Stati Uniti derivano dagli ac cordi che hanno permesso il completamento del ca nale; l’Argentina ed il Canada i cui rapporti finan ziari con gli Stati Uniti si sono estesi in seguito alla guerra.
Ecco i particolari di queste operazioni di ariedito : C an ad a : p r e s t. di prov . . . Id. p r e s t i t i m u n icip a li . . Id . fe r r o v ie ed in d u s trie . F r a n c ia : B u o n i ad un an n o Id . a p e r tu r a d i ered ito . . R u s s i a : a p e r tu r a di e red ito A rg e n tin a : B u o n i 6% 1, 2 e 3 a n n i ... S v iz z e ra : b u on i 5% 1,3 e 5 an n i G e rm a n ia : b u o n i 5°/0 9 m esi . S v e z ia : b u on i 2 % 2 an ni N o rv eg ia: B u o n i ... R e p u b b lic a d i P a n a m a : p r e s tito 5%, 3 0 an n i . . . . Doli. 22.375.000 27.207.000 2-i.690.000 50.000. 000 10.000. 000 25.000. 000 15.000. 000 15.000. 000 10.000. 000 5.000. 000 3,''00.000 3.000. 000 T o ta le D o li. 211.272.000 Questo totale aumenterà per lo meno a 245 mi lioni di dollari col nuovo prestito all’Argentina ed alta Grecia. Siccome esso è stato ottenuto pratica- mente nei quattro primi mesi dell’anno, rappre senta più di 700 milioni di dollari per un intero anno.
Una tale cifra, per quanto sia elevata per gli Stati Uniti, resterebbe ancora molto inferiore al
saldo della bilancia commerciale in loro favore.
Nei quattro mesi da dicembre a marzo, l’eccesso delle esportazioni degli Stati Uniti sulle loro impor tazioni si è registrata con 720 milioni, di dollari e, comprendendo gli invii d’oro e dpargento, la nota da pagare dall’Europa agli Stati Uniti è ascesa ad 807 milioni di dollari pei nove mesi terminati col 1° aprile, contro 540 milioni di dollari per tutto l’anno fiscale americano chiuso il 30 giugno 1914:
M erci . . Oro . . A rg e n to .
Nove mesi fino al 1 aprile 1915 D oli. 720.000.000 » 69.000.000 » 18 C00.000
Anno fise, chiuso ¡1 30 giugno 1914 470.000 000
45.000. 000 25.000. 000 T o ta le D o li. 807.000.000 540.000.000 Mentre gl’invii di merci, d’oro e di argento sono ascesi ad un livello così alto' a profitto 'dell’America, le somme che essa, paga all’Europa sotto forma di interessi, spese di turismo, rimesse, e noli sono lar gamente diminuite. Si valutano, infatti, come segue :
Nove mesi fino al Anno fiscale 1 aprile 1915 30 giugno 1914
(in migliaia di dollari) l n t e r . ( n e t t o ) . . . . 178.000 250.000 S p e s e d itu ris m o (n e tto ) 62.000 170.000 R im e sse (n e tto ) . . . 62.000 150 000 N o l i ... 18.000 25.000 T o t a le D o li. 320.000 595.0000 Da d e d u rre d a l di piti
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Su questo- ammontane di 487.000.000 di dollari, gli Stati Uniti han potuto facilmente fare le anticipa zioni, le aperture di crediti, gli acquisti di Buoni del Tesoro estero che rappresentano meno della metà della cifra di cui sopra, come innanzi abbiamo ve duto, ed essi si ¡sono trovati di certo, largamente a loro comodo per assorbire i titoli americani die l’Europa ha di nuovo passati sul mercato di New York. Bisogna considerane ¡che La bilancila commer ciale- di -cui sopra, chiusa al primo aprile, era su periore. di 92.000.000 di dollari a quella di fine mar zo. ISiupponendo che il mese di aprile abbia dato la stessa progressione, si avrebbe così al 1° maggio un,a bilancia commerciale di 570 milioni di dollari, mentre ¡che 1 prestiti sul mercato di New-York, quali li abbiamo notati, -si arrestavano alla, stessa data. Valutandoli 245 milioni di -dollari, ciò che- è molto largo, rimarrebbe -dunque un saldo contante di 325 milioni dii dollari per gli Stati Uniti, che non può essere controbilanciato se nio-n- dalle vendite euro pee eli titoli sul mercato di New-York, vendite di cui non -sii conosce Fimp-ortanzia.
Iniso-mm-a, gli Stati-Uniti, profittano, nella mag giore proporzione possibile, delle circostanze ch-e ne fanno i grandi provveditori delTEuropa -durante la guerra. Supponendo anche ©he la pace si concluda prima deiH’autunno, essi continueranno a fornirci dei cereali a prezzi elevatissimi, fino al raccolto -del 1916, potendo essere deficiente- in Europa quello del 1915.
Essi dovrebbero eziandio- inviarci dei cavalli e probabilmente del bestiame per compensare gli e- normi vuoti generati dalla guerra. E ’ -giusto, in tali- condizioni che essi pongano il loro credito a dispo sizione dei governi europei per saldare una parte dei loro acquisti, aspettando un completo regola mento quando la pace lo permetterà.
Le finanze e l’economia Argentina nel messaggio del Presidente. —- Conformemente- alle prescrizioni costituzionali, il Parlamento- argentino, ha ripreso i suoi lavori. Il messaggio che gli ha diretto in que sta occasione- il dottor de la Plaza, vice-presidente- della Repubblica, trae dalle attuali circostanze un particolare interesse.
« Noi siamo colpiti assai, ha egli detto, dalla so luzione violenta della crisi europea. La conflagra zione dell’Europa, rovesciando l’ideale di pace, il regime del diritto, ferisce i nostri sentimenti -e- lede i nostri interessi. La nostra lontananza, tuttavia, facilita la nostra neutralità che noi manteniamo leal mente. La Repubblica, Argentina ha proposto un- ac cordo generale delle nazioni americane per studiare collettivamente i doveri ed i diritti dei neutri. Una conferenza diplomatica, tenuta, a tale scopo, a W a shington, ha accettato ad unanimità la nostra pro posta e-d ha nominato una Commissione incaricata di studiare questi gravi problemi ».
Il Messaggio constata, che-, malgrado la guerra, il Parlamento francese- ha votato il trattato di ar bitraggio franco-argentino e- rileva l’alto significato di questo trattato pei rapporti della Francia e del l’Argentina.
Passando quindi alle questioni economiche e fi nanziarie, il Messaggio dichiara che la crisi che ha paralizzato gli affari nel 1914, è dovuta, per una prie alla speculazione ed ai cattivi raccolti, ma so pratutto -alla guerra europea. Il governo per rime: diare a questa crisi ha adottato delle misure che si sono mostrate efficaci.
Il Messaggio annunnzia in seguito che non v’è bisogno di effettuare l’emissione di 450.000.000 di carta che -era stata autorizzata.
La situazione sembra ora migliorare. Il problema degli scambi di valori con l’Europa ha ricevuto una soluzione soddisfacente; le Legazioni della Repub blica Argentina sono state autorizzate a ricevere i pagamenti, che ora ascendono a quasi 68 milioni di piastre oro.
Circa la situazione del bilancio del paese il Mes saggio si esprime così:
Sul bilancio del 1914, noi abbiamo economizzato 68.414.000 piaste carta; delle risorse impreviste han no prodotto 32.287.000 piastre carta; il debito pub blico estero ascendeva alla fine di dicembre ad 812.423.556 piastre oro; il debito interno a 155.990.000 piastre oro e 174.113.440 piastre carta.
Gli ammortamenti del 1914 hanno raggiunto
8.626.685 piastre- oro e 3.379.700 piastre carta. Le en trate doganali aumentano- progressivamente daU’o-t- tobre; esse hanno- raggiunto, nell’ultimo trimestre del 1914, 252.000 piastre oro e pel primo trimestre del 1915 a 31.310.000 piastre- oro. Le importazioni so no ascese -nel primo trimestre del 1915, a 49.304.000 piastre oro, e le esportazioni a 150.265.000 piastre. Il raccolto del grano- ha, dato- 4.850.447 tonnellate-. Il raccolto del granturco è valutato a 8.591.645 tonn. La produzione del petrolio che è ora di 5.600 tonn. al mese-, ascenderà bentosto a 20.000.
Il risparmio popolare in Russia. — Secondo un dispaccio dell’Agenzia Telegrafica di Pietrogrado, le Casse di risparmio dello Stato, da sè sole han regi strato dal 1. Settembre 1914 al 1. aprile 1915, un au mento medio dei depositi di 38 milioni di rubli al mese; l’auménto totale per questi sette mesi è dun que di 266 milioni di rubli, mentre- nello stesso pe riodo del 1913-14, l’aumento aveva appena raggiunto un milione. Questo notevole successo è, nei circoli competenti, spiegato con la totale soppressione del commercio delle bibite alcooliche, ma esso prova elei pari che, malgrado la guerra, la vita economica è sempre attiva in Russia.
L’attività commerciale ed industriale in Francia. — Un comunicato del Ministero dei lavori fornisce i risultati dell’inchiesta ufficiale sull’attività degli stabilimenti commerciali ed industriali francesi dopo circa otto mesi di guerra. Le- ricerche dei commis sari si sono estese a 22.610 stabilimenti, occupanti in tempi normali 1.097.670 operai. Nell’agosto del 1914, in conseguenza della mobilitazione, soltanto il 43 per cento di questi stabilimenti era rimasto aperto. Questo rapporto è salito successivamente al 58 per cento in ottobre -ed al 69 per cento in gennaio. Al primo- aprile era a 77 per cento. Parallelamente il numero degli operai occupati, che in agosto era, sceso a 34 per cento-, in ottobre si -era innalzato al 44 per cento, in gennaio al 59 per cento, per giun gere al 65 per cento il 1. -aprile-. In questa data lavo ravano 21.209 stabilimenti, occupando 713.160 operai, li miglioramento è stato ovunque considerevole e continuo.
FINANZE DI STATO
L’imposta di guerra in Svizzera. — Il decreto fe derale che autorizza la Confederazione ad imporre una tassa straordinaria unica per coprire le spese di mobilitazione dell’esercito federale, è stato sotto posto il 5 e 6 maggio al « referendum » popolare, dopo essere stato recentemente approvato all’unani mità delle Camere federali.
L’imposta speciale colpisce- progressivamente tutti i redditi annuali eccedenti i 2500 'franchi ed i patri moni superiori ai 10.000 franchi. Il decreto è stato approvato con 435.581 sì, contro 26.600 no. Tutti i partiti politici si sono pronunciati a favore del prov vedimento, che è stato approvato da tutti i Cantoni federati. Questo risultato costituisce una splendida manifestazione dello spirito patriottico che anima tutte le classi della popolazione e tutte le regioni della Svizzera.
Nel Canton Ticino il decreto ha raccolto 10.582 voti favorevoli e 504 contrari.
LEGISLAZIONE DI GUERRA
In questa ru b ric a s a ra n n o rip ro d o tte , o ltre che ie d isp o sizio n i re la tive a ll’econom ia ed a lla fin an za , anche q uelle che, p e r la loro im p o rta n za , Intere ssano tu tti i c itta d in i.
Nella imminenza del raccolto per la mietitura e la trebbiatura. — S. A. R. il luogotenente generale di S. M. ha firmato il seguente decreto (n. 791) :
Tommaso- di Savoia duca di Genova, luogote nente generale- di S. M. Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e volontà della Nazione Re d’talia :
In virtù -dell’autorità a noi delegata, in forza dei poteri -delegati al Governo del Re- dalla legge 22
maggio 1915 N. 671, ritenuta la necessità l’ur
540 L ’ECONOMISTA 13 giugno 1915 - N. 2145
Ministro segretario di Stato per l’Agricoltura, l’In dustria e Commercio di concerto col Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro e segretario di Stato dell’Interno e coi Ministri segretari di Stato per le Finanze e per la Grazia e Giustizia; udito il Consiglio dei Ministri abbiamo decretato e de cretiamo :
Art. 1. — Ai fini del regolare e tempestivo raccolto dei cereali nelLanno in corso è data facoltà ai pre fetti del Regno di dichiarare con proprio decreto, obbligatoria per i proprietari enfiteuti conduttori di fondi, coloni e lavoratori del terreno comunque chiamati, della , rispettiva provincia, la prestazio ne dei quadrupedi, quella delle macchine, non chè del. personale e dai quadrupedi inservienti alle mac chine stesse .per la mietitura e la trebbiatura col diritto a congruo compenso. E ’ riservata la prece denza ai bisogni dei proprietari delle macelline nei comuni o gruppi di comuni pei quali sia stata di chiarata l’obb’ligatorietà delle prestazioni. Sono ad esse tenuti i proprietari, enfiteuti, conduttori, colo ni e lavoratori di ciascun fondo o podere pei giorni precedenti e per quelli susseguenti alla raccolta del proprio prodotto di cereali a favore di altri fondi situati nel territorio dello stesso comune o di co muni limitrofi come gli articoli seguenti.
Art. 2. — Il sindaco, giusta la disponibilità e i bisogni delle aziende agrarie del territorio comu nale, esperiti previamente gli amichevoli accordi del caso decide sulle richieste di prestazione e stabili sce chi a ciascuna di esse debba adempiere, ne determina le condizioni, i termini e l’equo, prezzo tenuto conto del tempo e delle spese di trasporto. La decisione del Sindaco, notificata direttamente o a mano del ‘messo comunale agli interessati, è esecu tiva. Contro di essa è ammesso ricorso entro due giorni ‘dalla notificazione solo per quanto riguarda la determinaizione del prezzo. Il ricorso non ha ef fetto sospensivo.
Art. 3. — Sul ricorso di cui al precedente articolo decide in via definitiva una Commissione presie duta dal giudice conciliatore e composta di due esperti in .materia agraria nominati uno per cia scuna delle due parti o, in1 mancanza, nominati dal pretore del mandamento. La stessa Commissione decide, in via definitiva, su tutte le controversie che sorgano in dipendenza della prestazione compiuta.
Art. 4. — Il sindaco assicura, anche a mezzo de gli agenti comunali, della esecuzione .della propria ordinanza e fa accertare nei modi dii legge, le even tuali contravvenzioni.In caso di rifiuto o di persi stente inesecuzione della prestazione, il sindacò ha l’obbligo di intimare d’urgenza la requisizione per la esecuzione di ufficio;, a spese dell’inadempiente, senza pregiudizio dell’ammenda — contravvenzione Le spese per la esecuzione di ufficio -sono liquidate e giudicate a norma dell’art. 151 delia Legge comu nale e provinciale. Le contravvenzioni sono punite con ammenda di lire cinquanta a cinquecento.
Art. 5. — II1 Prefetto della Provincia cura di rac cogliere le informazioni e le proposte' dei snidaci de,i comuni, per gli eventuali provvedimenti di retti a promuovere l’immigrazione temporanea della mano d’opera locale per la raccolta dei cereali, nonché ad avviare altrove la mano d’opera che risulti esuberante al bisogno. Per tale sua azione il Prefetto ha facoltà di costituire una Commissio ne consultiva con i rappresenitantìi .delle Istitu zioni e Associazioni agrarie della Provincia.
Art. 6. — L’applicazione di tutte Le disposizioni precedenti è rimessa a.i Prefetti .delle provinole.
Art. 7. — I Prefetti segnaleranno al Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio gli enti e le persone che avranno più utilmente contribuito al
raggiungimento dei fini eccezionali di pubblico
interesse che il presente decreto si propone.
Art. 8. — Tutti gli atti dipendenti della esecu zione del presente decreto sono esenti dalle tasse di b’olio e registro.
Art. 9. — li presente decreto ha effetto dal giorno della sua pubblicazione. Ordiniamo che il presente decreto munito de! sigillo dello Stato sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia mandando a chiunque spetti di os servarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, 3 giugno 1915.
Il trattato di commercio con l'Austria-Ungheria e le merci provenienti dai paesi ammessi al tratta mento della nazione più favorita. — Il numero 765 della raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno contiene il seguente decreto:
Considerato che per effetto dello stato di guerra con l’Austria-Ungheria ha cessato di aver vigore il trattato di commercio col detto paese;
ritenuta la convenienza di sottrarre alle conse guenze di questa cessazione Le relazioni commerciali del Regno con gli Stati neutrali ed amici;
vista la legge del 22 maggio 1915 n. 671 che con ferisce pieni poteri al Governo durante lo stato di guerra;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Le disposizioni del trattato di commercio già vi gente con l’Austria-Ungheria continueranno ad es sere applicate finché non sia provveduto altrimenti nei rapporti con gli Stati ammessi a godere del trat tamento della nazione più favorita. Uguale tratta mento verrà usato alle merci di provenienza austro- ungarica che il giorno della pubblicazione di questo decreto si trovassero nei depositi doganali, nei de positi franchi o nei magazzini generali del Regno, a condizione però che non siano rimaste in proprietà di sudditi austriaci o ungheresi.
Roma, 31 maggio 1915.
Le conseguenze derivanti dallo adempimento di forniture militari durante lo stato di guerra. — Il numero 764 della raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno contiene il seguente decreto:
Considerato lo stato di suprema necessità per cui durante la guerra i bisogni dell’esercito devono, ad ogni costo, essere soddisfatti a preferenza di qual siasi privato bisogno;
Ritenuto che le conseguenze derivanti da un tale stato di necessità, eziandio nei rapporti obbligatori privati non possono essere riguardate se non alla medesima stregua dei casi di forza maggiore pre visti della comune legge civile;
Udito il Consiglio dei ministri, ecc. Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1. — Non dà luogo* a risarcimento di danni il ritardo nell’adempimento delle obbligazioni da parte di coloro che si sono obbligati verso l’Amministrazio ne militare per fornitura di merci o per eseguire tra sporti o qualsiasi altra prestazione occorrente per servizi del Regio Esercito e della Regia Marina o da parte dei fornitori o produttori di materie prime ri chieste per la fabbricazione delle predette merci in quanto tale ritardo sia dipeso dalla preferenza data alle prestazioni militari. Rimangono ferme tuttavia le norme generali di diritto che regolano la facoltà di chiedere la risoluzione del contratto.
Art. 2. — Il presente decreto avrà vigore dalla data della sua pubblicazione e termine al cessare dello stato di guerra..
Roma, 30 maggio 1915.
Agevolazioni nei trasporti ferroviari. — E ’ stato firmato il seguente decreto:
— Vista la legge 22 maggio 1915, n. 671, che con ferisce al Governo del Re poteri straordinari:
Considerato che, in conseguenza della sospesa na vigabilità ‘commerciale nel mare Adriatico per lo stato di guerra, è urgente adottare provvedimenti diretti ad agevolare i trasporti di merci dagli scali marittimi del Tirreno a località normalmente servite dai porti dell’Adriatico;
Udito il Consiglio dei Ministri,
Sulla proposta del Nostro ministra, segretario di Stato pei lavori pubblici, di concerto con quelli di agricoltura, industria e commercio e del tesoro;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1. — Le merci a vagone completo spedite da gli scali marittimi del Tirreno, compresi nell’alle gata 8° alle Tariffe e condizioni pei trasporti sulle ferrovie dello Stato, a località poste oltre la linea Rrescia, Piacenza, Parma, Rologna, Pistoia, Firen ze, Terontola, Chiusi, Orte, Terni, Sulmona, Car pinone, Vinchiaturo, Renevento, Avellino, Rocchetta Sant’Antonio, Potenza Inferiore, Metaponto, verso oriente, saranno tassate, pel percorso sulle ferrovie stesse, ridotte del 25 per cento.