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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.34 (1907) n.1722, 5 maggio

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FIN A N ZA , COMMERCIO, BANCHI, FERRO VIE, INTERESSI P R IV A T I

Anno XXXIV

Voi. XXXVIII

Firenze, 5 Maggio 1907

N. 1722

Sulla mezzadria in Toscana

4 ? £ 4 F 2

industriali — Notizie commerciali.

L'ARBITRATO OBBLIGATORIO

L ’ Australia, come sanno i nostri lettori, ha una legge che obbliga gli industriali a sottoporre le loro divergente ad una Corte di conciliazione e successivamente, se il conflitto non viene da questa composto, ad una Corte di arbitrato, il cui responso deve essere accettato dalle due parti contendenti, sotto pena di multe e di prigione.

Ed i lettori ricordano anche, perchè su queste colonne ne abbiamo tenuto parola, del libro « Un paese dove non si sciopera » che dipingeva l’A u­ stralia col suo arbitrato obbligatorio, una società che avesse trovato finalmente il modo di elimi­ nare i conflitti tra capitale e lavoro.

Ora arrivano notizie dall’Australia di diver­ genze sorte tra operai ed industriali le quali hanno determinato lo sciopero dei primi, e di impotenza dello Stato di appplicare le pene comminate dalla legge contro coloro che la hanno infranta, non sottoponendo alle Corti di conciliazione e di ar­ bitrato le loro ragioni.

Questi fatti hanno dato argomento a consi­ derazioni di varia natura, da parte di illustri sociologhi, alcuni riconoscendo che anche 1 arbi­ trato obbligatorio era fallito, altri lamentando che il Governo Australiano non applichi la legge nella

sua integrità. . . , ,

Fra noi l’ on. Luigi Luzzatti, in un brillante articolo pubblicato sul Sole, espone la questione e tra le altre viene a due conclusioni: la prima, che possa essere fatale questo bisogno

1 o a

tra le parti nelle quali si divide la Società come un ritorno a barbare situazioni : — la seconda, che la nostra sapienza economica non possa con­ sistere nell’osservanza di questo solo d o g m a ,— lasciare che i contendenti in nome del lavoro e del capitale si combattano senza tregua, restnn- qendo l’ ufficio dello Stato soltanto a garantire agli uni e agli altri la inviolabile sicurezza dei colpi

che si infliggono. « Dietro a loro esclama 1 on.

Luzzatti — vi è la patria che si addolora e

sah-g u in a !» ,

E l’ argomento, appunto perchè abbraccia le più alte e più sensibili questioni di moderna so­ ciologia, è veramente di grande importanza e me­ rita di essere accuratamente studiato.

Se non che, prima di tutto, non possiamo accettare questo giudizio di un ritorno a, barbare consuetudini, quando si parla di scioperi.

Certo si poteva applicare questo aggettivo | quando, non sono molte diecine d anni, gli scio­ peranti in Inghilterra, nel Belgio, in Francia e poi anche in Italia, credevano loro dovere di far seguire lo sciopero da una serie di atti vandalici, come cortei lungo le vie della città con rottura di cristalli dei palazzi e rottura delle lanterne delle strade; — saccheggi talvolta delle case degli industriali resistenti, ed anche semplicemente dèi palazzi dei signori; distruzione delle fabbriche, incendi delle officine e dei prodotti. — Ma tutto questo oggi non avviene più e dovunque si hanno esempi nei quali gli scioperanti mantengono un contegno pacifico e si limitano soltanto - e non sempre — ad esigere dai loro compagni di lavoro la solidarietà negli scioperi, come i padroni si mantengono solidali tra loro nelle coalizioni.

Si può anzi convenire che la evoluzione dello sciopero è stata abbastanza rapida e che gli onerai hanno presto imparato che gli atti di vio­ lenza non facevano altro che inasprire la pub­ blica opinione, la quale, in conseguenza, accordava ! facilmente qualunque sanatoria agli atti anche | arbitrari ed eccessivamente violenti, che per mau- ! tenere l’ ordine pubblico usavano i Governi.

Ci sembra pertanto che il giudizio dell ouo- I revole Luzzatti su tale proposito, sia elemento ! eccessivo e vada temperato.

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274 L ’ ECONOM ISTA 5 maggio 1907

così grave manifestazione ; e più ancora che gli scioperi sono una distinzione di ricchezza in molti casi, e sempre un arresto di produttività, e che quindi la società non può che dolersi che le divergenze che sorgono tra operai ed indu­ striali non abbiano ad essere risolute altrimenti che con tali mezzi, che sono dannosi alla economia della intera nazione.

Ma l’ illustre scrittore alla fine del suo ar­ ticolo pone la affermazione che abbiamo riportata e che, nella sua forma quasi interrogativa, com­ prende tutta la linea di condotta che in materia economica deve seguire lo Stato.

Lo Stato ha da rimanere neutrale nei con­ flitti tra operai ed industriali ? Ed è a ritenersi che Fon. Luzzatti risponderebbe affermativamente, se i conflitti determinanti per mezzo degli scioperi la sospensione di lavoro, non producessero altro danno che quello che infliggono a sè stessi ca­ pitale e lavoro, non trovando modo di intendersi pacificamente, sia con buoni accordi tra loro, sia facendo sentenziare sulla loro controversia da un arbi tro.

Ma Fon. Luzzatti, pone la questione da un altro punto di vista: — il danno che derivada tali conflitti degeneranti in iscioperi non colpisce soltanto le due parti contendenti, ma anche la nazione, alla quale viene a mancare, per tutto il tempo in cui dura lo sciopero, la produttività del lavoro o del capitale ad un tempo, e soffre quindi diminuzione di ricchezza, e si sente inferiore economicamente, nella lotta sui mercati, alle altre nazioni, dove non si sciopera o si sciopera meno.

Ed è in nqme di questo danno che risente la collettività, che F illustre economista, domanda se in tali casi lo Stato debba rimanere neutrale.

E non esitiamo a rispondere che sarebbe de­ siderabile che non rimanesse neutrale, ma inter­ venisse a dirimere le questioni sorte tra capi­ tale e lavoro; ma a tale intervento crediamo necssarie due condizioni:

L a prima, che lo Stato abbia effettivamente ed efficacemente il mezzo d’ intervenire ;

La seconda, che lo Stato sia rappresentato da un Governo per tutti, e non sia, come lo è an­ cora, un Governo di partito o di classe.

La prima di queste due condizioni la soste­ niamo con due esempi nostri.

Quando minacciava lo sciopero dei ferrovieri, la Gazzetta Ufficiale pubblicò un comunicato del Governo dove era detto che i ferrovieri dovevano considerarsi come funzionari pubblici, ai quali non era permesso lo sciopero, perchè cadevano sotto un articolo del Codice Penale. A ll’ atto p ra ticolo Stato rifletté che non era in grado di mettere in pri­ gione e nemmeno di licenziare dall’ impiego cen­ tomila ferrovieri, e non applicò il Codice Penale non solo, ma obbligò le Società esercenti a non punire alcuni degli scioperanti per timore di al­ largare il conflitto.

Diciamo le cose quali sono: — di fronte all’arbitrato obbligatorio ed alla sua applicazione, gli operai in conflitto non accettano F arbitrato e chiamano la solidarietà della massa operaia, pro­ clamano lo sciopero generale, per non essere puniti ;

Che fa lo Stato ?

Dunque bisognerebbe prima di tutto che lo

Stato, se deve intervenire ed imporre, abbia i mezzi per imporre sul serio. Ed allora si cade nell’ altra questione dibattuta in tanti paesi, dove lo sciopero non è proibito e dove o si do­ vette non applicare la legge, o si fu costretti ad abrogarla.

La seconda condizione è altrettanto impor­ tante delle prima, ma domanda una piu ampia considerazione che ci riserviamo di fare in altro articolo.

S I L I ’ EM IG R ATO N E ITALIANA

ITI.

Ora che abbiamo sgombrato il terreno della discussione da questioni secondarie, possiamo af­ frontare quella principale, la quale si riepiloga nella affermazione di molti studiosi che asseri­ scono essere la emigrazione italiana un male.

E ’ chiaro però che tale affermazione è troppo generale e manca per ciò appunto di significato ; perchè qualunque fatto può essere un bene od un male secondo F ambiente nel quale si mani­ festa, e può essere un bene per alcuno ed un male per altri.

Nel caso concreto della emigrazione, si può affermare veramente che la emigrazione è un male in tutti i casi, in tutti i paesi ed in qua­ lunque condizione demografica ed economica si trovi un paese? — E quando si afferma che la emigrazione è un male, si intende dire che sia un male per coloro che emigrano, per coloro che rimangono o per gli uni e gli altri?

E ’ sotto questi diversi aspetti che bisogna considerare la questione e vedere come essa possa essere chiarita.

L a emigrazione in genere non può conside­ rarsi certamente un male, quando essa sia do­ mandata dalle condizioni demografiche di un paese e cioè dalla esuberanza della popolazione, e nello stesso tempo essa sia un fatto che pre­ viene il trop-plein, non già che ne sia la forzata conseguenza.

L’ Inghilterra ha avuto una abbondante emi­ grazione, determinata appunto da tali condizioni demografiche edL accompagnata da tale sentimento di previdenza; il tropplein non attese di aver consumate le risorse esistenti in patria per cer­ care altre terre, ma si è servito anzi di tali risorse per emigrare con la scorta di mezzi suffi­ cienti. E ’ vero però che la politica generale se­ guita dalla Inghilterra fu diretta ad apparec­ chiare con altissima preveggente intelligenza i luoghi dove la emigrazione poteva dirigersi senza trovarsi subito in lotta con difficoltà che avreb­

bero potuto essere eliminate.

Ma sarebbe stoltezza affermare che la larga emigrazione inglese su tutti i punti del globo sia stata e sia un male.

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5 maggio 1907 L ’ ECONOM ISTA 275

E infatti si è visto che la emigrazione si è mano a mano estesa alle regioni meno ricche, vincendo, per ultimo nelle provincie meridionali la resistenza che poteva esercitare l’ attaccamento verso il paese ed il timore dell’ ignoto nelle masse che, per mancanza di istruzione e di orizzonti di pensiero, appena appena uscenti dal campo che coltivano, si dovevano ritenere meno avventurose.

Non sono molti anni che lo stesso movimento emigratorio ha colpito le popolazioni alpine spe­ cie nella parte orientale; ed anche allora si disse, considerando il fenomeno, che si manifestava così esteso nel Veneto, che quella regione ne avrebbe risentito un grave danno economico. Per contra­ rio, passato l’ impeto della corrente, e superate le prime difficoltà, che lo squilibrio determinatosi aveva creato, nessuno oggi affermerebbe più che la agricoltura od in genere la economia della re­ gione Veneta sieno rimaste danneggiate seria­ mente e durevolmente dalla emigrazione.

Invece ora si ripetono gli stessi lamenti per la emigrazione, che si manifesta così intensamente nelle provincie meridionali, e si prevede anche per esse quella iattura che erroneamente si era prevista per il Veneto.

A buon conto intanto, coloro che credono che la emigrazione sia un male, non la ritengono certamente tale per gli emigranti, i quali anzi non sembrano malcontenti del passo, pure così importante, a cui si determinano, tanto è vero che una parte, e notevole, di quelli che partono, obbediscono alle istigazioni ed alle chiamate di coloro che li hanno preceduti. Se pertanto quelli che da qualche anno sono già andati a stabilirsi altrove, si trovassero male, non chiamerebbero certamente i loro parenti e conoscenti a dividere e forse ad accrescere le loro sofferenze. E se si pensa che l’ emigrazione italiana si allontana dalla patria nelle peggiori condizioni, perchè mancante di mezzi e di istruzione, e che pertanto non può trovarsi in una situazione troppo felice quando tocca l’altra sponda dell’oceano, si comprende meglio in quale miserrima situazione deve tro­ varsi in patria quella moltitudine che 1’ abban­ dona, e quanto poco basti ad essa per trovarsi meglio.

Dunque chi giudica essere un male la emi­ grazione italiana, giudica così non dal punto di vista di coloro che partono, non dal punto di vista di coloro che rimangono.

Ma pur troppo l’ egoismo di classe non ar­ riva nemmeno a formulare questo giudizio per un senso di pietà verso quelle famiglie che rimangono private delle persone più valide al lavoro e quindi hanno, per conseguenza della emigrazione, un aumento di miseria. Niente af­ fatto ; la classe dirigente lamenta la emigrazione solo perchè la rarefazione delle braccia nella agri­ coltura e nella industria obbligherà proprietari ed industriali a pagare più cara la mano d’opera.

Fin a qualche tempo fa, quando la emigra­ zione si limitava a sfogare il trop plein, era con­ siderata come una valvola di sicurezza per man­ tenere la calma tra le moltitudini sofferenti, era considerata come un fenomeno provvidenziale che scaricava su lontane regioni la massa dei disoc­ cupati, che non potevano trovare lavoro ; ma ora che il fenomeno si rincrudisce e tocca gli inte­

ressi della classe dirigente ed abbiente, ora il grido egoistico di allarme si fa sentire e chi sa quali tirannici provvedimenti si escogiterebbero per cercare di impedire l’ esodo dei contadini me­ ridionali, se non si avesse paura della pubblica opinione.

Del resto se la mortalità può essere un suf­ ficiente indizio delle condizioni economiche in genere, sembra che la intensa emigrazione ab­ bia prodotto qualche migliore effetto sulle masse. Nei tre anni 1902-1904 la mortalità per mille abitanti nelle regioni del M ezzogiorno si è svolta nel seguente modo :

19 tì 1903 1914 Abruzzi e Molise ■23.40 24.15 21.73 Campania 23.56 22.24 21.75 Puglie 28.16 29.06 26.69 Basilicata 28.86 27.43 26.98 Calabria 23.33 22.92 2 0 .8 6 Sicilia 23.28 22.64 22.15 Sardegna 21.12 21.11 2 1 .8 6

In tutte le anzidette regioni quindi, meno che nella Sardegna, la mortalità è considerevol­ mente 'diminuita; tra il primo e l’ ultimo anno del triennio nel complesso del Regno vi è stato un miglioramento da 22.15 a 20.95, circa del- 1’ 1.20 per mille; invece nelle provincie meridio­ nali e le isole di cui sopra, la diminuzione della mortalità è stata:

Abruzzi e Molise del 1.67 0/0

Campania 1.81 »

Puglie 1.47 »

Basilicata 1.88 »

Calabria 1.47 »

Sicilia 1.13 »

E il fatto è tanto più degno di nota in quanto gli emigrati sono nella età che dà il mi­ nore contingente di mortalità.

Nella sola Sardegna si ha invece un au­ mento del 0.64 per mille.

Nè meno significante è il rapporto tra la mortalità e la vitalità; nel detto triennio ogni 100 nascite si ebbero morti:

1902 1903 1904 Abruzzi e Molise 69 84 70 Campania 73 73 m Puglie 77 82 76 Basilicata 83 81 80 Calabrie 70 70 62 Sicilia 68 69 66 Sardegna 65 66 66

Le Calabrie e la Basilicata, che danno il maggior contingente di emigrazione, mostrano anche un aumento di popolazione per crescente eccedenza di nascite sulle morti.

Ed in questi rapporti, non occorre dirlo, si tratta di popolazione calcolata, non di quella censita.

Questi segui lasciano intendere che la scar­ sezza di braccia ha già determinato un miglio­ ramento nelle condizioni dei lavoratori rimasti?

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276 L ’ ECO NOM ISTA & maggio 1907

SULLA MEZZADRIA IN TOSCANA

I.

Un importantissimo studio sulla Mezzadria in Toscana ha letto l’on. Guicciardini Francesco alla r. Accademia dei Georgofili ed ha successi­ vamente pubblicato nell’ ultimo fascicolo della Nuova Antologia.

L ’on. Guicciardini ha posto in questo studio, non solo la speciale attitudine del suo _ ingegno e della sua cultura, ma anche la esperienza di un attento osservatore ; poiché alle cose della po­ litica l’egregio gentiluomo aggiunge la indefessa cura nella diretta amministrazione delle .sue terre, alle quali vigila con quella assidua diligenza che sarebbe molto desiderabile di riscontrare in ogni proprietario.

La questione dei rapporti tra il coltivatore ed il proprietario dei terreni è sempre all’ordine del giorno; errano coloro i quali credono che sia una questione essenzialmente moderna; in tutti i tempi il contratto agrario, sotto qualsivoglia forma esso fosse,- ha dato luogo a conflitti più o meno violenti, e se per qualche periodo si riscontra uno stato di cose pacifico, ciò deriva soltanto, nella mag­ gior parte dei casi, dal fatto che le condizioni generali impedivano ai coltivatori di manifestare, con qualche speranza di successo, le loro aspira­ zioni, e rendere pubblici i loro lamenti.

Troppo lungo sarebbe analizzare nella storia i diversi periodi pacifici o di contrasto, e tanto meno vi sarebbe ragione di parlarne, in quanto vo­ gliamo analizzare il lavoro dell’ on. Guicciardini, il quale del passato non ha creduto di occu­ parsi.

Cercheremo qui di riassumere il discorso di­ ligente dell’on. Guicciardini e di fare mano a mano qualche considerazione, secondo ci sarà sug­ gerito dalle stesse parole dell’Autore.

L ’ ou. Guicciardini prende le mosse dai-recenti movimenti dei coloni toscani, i quali chiedevano alcune modificazioni al patto colonico, e descrive, con alcuni interessanti particolari, gli scioperi av­ venuti, o la minaccia di scioperi, e l’esito di essi. Questo cenno rapido degli avvenimenti non presenta nulla di osservabile e vi si trova riprodotta la solita storia di molti scioperi, e specialmente di quelli che hanno la forma più ingenua, di quelli cioè che, sebbene promossi dalle Leghe di resistenza o dalle associazioni, non hanno nessuna razionale preparazione, sono quindi recisi ed anche violenti nella apparenza, ma deboli e poco resistenti nella sostanza. Lo stesso on. Guicciardini, nel suo rac­ conto anche anedottico, implicitamente lo rico­ nosce. Ciò che ci pare non sia stato dall’ Oratore equamente giudicato, è la obbedienza, quasi cieca, che i coloni esplicitamente dichiaravano di avere verso la Lega.

E ’ ammissibile infatti che, se i proprietari si fossero costituiti in Lega essi pure, il dialogo riportato dall’ Oratore sarebbe stato analogo; e quei proprietari che non avessero avuto altre ragioni da opporre alla rimostranza dei loro co­ loni, avrebbero egualmente risposto, che tale è la volontà della Lega, alla quale essi debbono ub­ bidire.

A tale proposito degli scioperi ci piace no­ tare, e per il tatto in sè stesso e perchè riferen­ dolo l’ on. Guicciardini dà prova della sua vera imparzialità, e infine perchè dimostra come anche in questa materia gli impulsi vadano a poco a poco correggendosi per mezzo della più larga in­ telligenza dell' interesse collettivo, — ohe l’ Ora­ tore stesso rileva come « nei moti dei dintorni di Firenze l’ arma dello sciopero f fatta appena luccicare, ma subito rimessa nel fodero dietro consiglio della Camera di lavoro, i cui rappresen­ tanti nel comizio dell’ Antella dissero che non si deve sfoderare quando non si è sicuri che possa essere utilmente adoperata ».

Nè meno degne di nota sono pure le. se­ guenti parole: « Ma se dal fallimento degli scio­ peri si volesse argomentare che i moti agrari fu­ rono senza effetto utile per i contadini e peggio che essi , sono manifestazioni artificiose, prive di con­ tenuto e di avvenire, si commetterebbe un grave errore di giudizio, che condurrebbe, non esito a dichiararlo, a illusioni e a tristi disinganni. »

Tanta maggiore importanza acquistano que­ ste parole ammonitrici, in. quanto si sa benissimo che l’on. Guicciardini ha per i suoi coloni una cura che pochi hanno, e va ricordato a sua lode che non molti armi or sono condonò loro, se la me­ moria non ci inganna, i debiti che avevano ac­ cumulati in un seguito di anni, non lieti per la agricoltura.

E meritano vera approvazione queste altre parole che l’ on. Guicciardinr coraggiosamente ha scritte ; diciamo coraggiosamente, non perchè a lui possa dilettare l’animo, in uno studio di tanta importanza, di esporre chiaro e netto il suo pen­ siero, ma perchè questo linguaggio è cosi dissimile da quello di tanti altri proprietari che vorrebbero dirimere i conflitti economici mediante i lucili e le prigioni e, si intende, dirimerli a loro favore, che vorremmo fossero quelle parole da tutti sentite, nel loro grande significato, inquantochè esse rac­ chiudono, non solamente la soluzione dei rapporti tra capitale e lavoro, ma anche, nel caso concreto la soluzione della questione della emigrazione per quelli che la temono come spopolatrice delle cam- * pagne.

Dopo aver dimostrato che, per quanto le competizioni dei partiti possono entrare a de­ terminare quei moti, di cui egli cerca le cause ed i rimedi, tuttavia non si possono attribuire ad essi soltanto ragioni artificiose, frutto di propa­ ganda da parte di agitatori, 1’ on. Guicciardini afferma che quei fatti sono « parte di quel moto generale che sospinge tutti i lavoratori a conqui­ stare, con un miglioramento del contratto di la­ voro, un più alto tenore di vita; moto che non abbiamo diritto di combattere, ma che abbiamo il dovere di osservare, di studiare, e, occor­

rendo, di guidare, perchè è effetto di quel

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5 maggio 1907 L ’ ECONOM ISTA •277

ricercare la Causa delle loro agitazioni nell’ azione di questo o di quel partito, quando abbiamo da­ vanti agli occhi questo grande moto che tende a far partecipare ai benefici della civiltà un nu­ mero sempre maggiore di uomini ?

« Il moto — conclude in proposito l’ Oratore — dei coloni toscani, considerato nelle sue grandi linee, non è nè artificioso nè sporadico. I l disin­ teressarsene sarebbe azione di leggerezza. I l con­ trariarlo p er impedirlo, sarebbe atto contrario ad ogni ragione di civiltà ».

Queste parole racchiudono a nostro avviso tutto il problema sociale, che si dibatte dovunque e bisognerebbe che la classe dirigente ed ab­ biente si persuadesse di quelle verità, che hanno un alto senso politico, ed informasse ad esse la propria condotta.

La tattica che si attribuisce allo struzzo di nascondere la testa sotto le ali per illudersi, non vedendolo più, che il nemico non esista, è tattica sciocca e puerile. Le questioni sociali vanno guardate in faccia, vanno prese di fronte, stu­ diate con amore nell’ interesse stesso di coloro che credono di essere da esse minacciati.

La classe diligente ed abbiente, dagli scio­ peri dell’Aventino e certo prima ancora, ha se­ guita la politica di non concedere che sotto il dominio della paura ; ha creduto di avere l’esclu­ sività del potere e quindi la facoltà di dare o non dare, di allargare o ristringere a proprio ca­ priccio i rapporti coi soggetti ; ora bisogna che si persuada che non ha. più la esclusiva gestione di ogni potere, ma deve fare i conti anche col rimanente della umanità, della quale sin qui non si è quasi occupata. E, ripetiamo, quanto già più volte ci è occorso di. ricordare : conservare vuol dire rinnovare a tempo.

(Continua) ■

CASSE DI RISPARMIO IN ITALIA

(F E R R A R A ).

Sorse questa Cassa per 1’ iniziativa di bene­ meriti cittadini, che fecero un progetto nell’ anno 1838, progetto che divenne un fatto compiuto nell’anno successivo.

Ottenuta l’ autorizzazione sovrana con re­ scritto del 5 maggio dello stesso anno, la Cassa cominciò a funzionare con un fondo di dotazione di scudi romani 2000, pari a lire 10,(140 raccolto mediante la sottoscrizione di 100 azioni da 20 scudi.

L ’ importo delle azioni fa determinato nel­ l’ anno 1862 in lire 100 ed il loro numero fu por tato a 150 con lo Statuto del 1891. E ’ notevole che la Cassa- fu sempre, ed è tuttora, compieta- mente indipendente da altri enti : il suo Consi­ glio d’amministrazione è nominate dall’assemblea degli azionisti.

Facciamo il solito esame degli interessi cor­ risposti, del numero dei libretti e delle opera­ zioni esercitate.

La Cassa di risparmio ferrarese attribuiva ai depositi a risparmio liberi un interesse del 4

per cento, che dalla fondazione della Cassa restò invariato fino al 1895, e cioè per ben oltre 55 anni. Con questa data esso fu ridotto al 3.50 e otto anni più tardi al tasso attuale del 3. I depositi vincolati, istituiti nel 1840, ebbero prima il 4 per cento come i liberi ; dal 1 luglio 1894 eb­ bero il 3 per cento e dal 1 gennaio 1903 il 2.50. I depositi in conto corrente (del 1884) ebbero il 3 per cento, poscia al 1 marzo 1894 il 2.50 e al 1 gennaio 1899 il 2.

Infine i depositi a scadenza fissa istituiti nel 1881 ebbero il 4 per cento sino a lire 5000 con scadenza a tre mesi e il 3.50 oltre tale somma con scadenza, sino ad un anno: tali saggi furono poi ridotti al 3 e 3.50 : poscia questa categoria di interessi fu abolita.

Il numero dei libretti crebbe notevolmente, in specie dal 1870 in poi. A lla fine del 1904 erano in corso 18,162 libretti per un totale cre­ dito di lire 21,800,671.16: fra questi 1092 li­ bretti, per lire 7,048,092.40. cioè circa il terzo, rappresentavano i depositi a conto corrente. Il patrimonio complessivo ebbe il suo maggior svi­ luppo dopo il 1890, e raggiungeva, alla fine del 1904, lire 4,866,307.69, pari a oltre un quinto dei depositi : sono compresi in tale somma un fondo pensioni per lire 70,550.64 ed un fondo beneficenza per circa 127 mila lire.

Circa gli impieghi si preferiva avanti lo sta­ tuto del 1891 la forma d’ impiego cambiario: l’ in­ vestimento in titoli divenne abbastanza svilup­ pato dopo il 1880; dopo il 1904 anzi esso rappre­ sentava. oltre la metà dell’attività totale.

L o statuto del 1891 autorizzò specifioa- mente le seguenti operazioni : sovvenzioni e sconti di cambiali a due firme e sei mesi ; sconto di corrisposte d’affitto di terreni; mutui e conti correnti ipotecari su beni del distretto di Fer­ rara, e non oltre il quinto delle attività; pre­ stiti a corpi morali della provincia, senza supe­ rare il decimo delle attività ed acquisto di crediti verso gli stessi; acquisto anche mediante riporto di titoli emessi o garantiti dallo Stato, di car­ telle fondiarie e agrarie, di obbligazioni della provincia di Ferrara, o di Comuni e Consorzi com­ presi in essa ed aventi facoltà di imporre tasse, nonché di azioni delle Banche di emissione ; an­ ticipazioni su detti titoli, depositi presso altri istituti.

La Cassa ferrarese ha fatto pur sempre la massima parte degli sconti cambiari mediante la forma del credito agrario. A ll’agricoltura essa de­ stinò le sue migliori cure: e nel 1884 era stan­ ziata una somma di lire 300 mila colla quale si sarebbe costituita la dotazione a un Istituto di credito agrario. La Cassa concesse largamente il risconto alle minori Casse di risparmio e alle Banche popolari della provincia, e cosi accogliendo anche per somme vistose gli effetti provenienti da sovvenzioni a piccoli proprietari, affittuari e coloni, cooperò alla diffusione del credito nelle campagne, destinò somme al risanamento di casse rurali, ecc. ecc.

(6)

' 278 L ’ E CO N OM ISTA 5 maggio 1907

cialmente alla Scuola di zuccherificio e di distil­ leria esistente nella stessa Università.

Una parola meritano pure le erogazioni a scopo di beneficenza e pubblica utilità della Cassa di risparmio di Ferrara. Esse cominciano nel 1845, si interrompono fino al 1854 e poi prose­ guono interrotte solo nel 1858, 1860 e nel 1867. Ecco uno specchietto che ne dimostra il cre­ scendo : Anni Lire 1845-1846 1,064.— 1854-1860 18,826.09 1861-1870 41,868.40 1871-1.880 111,775.47 1881-1890 158,201.45 1891-1901) 182,119.23 dal 1991 163,819.26 L. 677,673.80 Tra le più importanti di queste erogazioni si devono segnalare: quella di 15 mila lire per onorare la memoria di Vittorio Emanuele I I ; di 25,000 (anno 1901) in memoria di R e Umberto; di 50 mila (1905) a favore delle classi più mi­ sere colpite dallo spaventoso uragano, che in quel­ l’ anno devastò tanto della provincia di Fer­ rara.

La Cassa destinò pure ingenti somme a scopo di previdenza: e così lire 11 mila nel 1886 alla Società di mutuo soccorso fra gli operai di Ferrara per il suo fondo pensioni e l’annuo sus­ sidio di lire m ille; assegnò pure un capitale di lire 250 l’anno a vantaggio della Cassa nazio­ nale per gli infortuni degli operai sul lavoro, per l’assicurazione deg^li operai ferraresi, ecc.

I prestiti operai esistono pure tra le ope­ razioni ordinarie della Cassa : si regolarono anche le pensioni agli impiegati, concedendosi somme pari allo stipendio dopo 80 anni di servizio (fino al 1871) e dopo 40 anni (dal 1871 al 1901) : dal 1901 è stato attuato il più moderno sistema dei cumuli di previdenza ai quali gli impiegati con­ tribuiscono in proporzione del 2, 3 e 4 per cento, secondo lo stipendio, e la Cassa in proporzione rispettivamente del 16, 13 e 10 per cento.

Sono questi pochi cenni sommari della storia della Cassa di Ferrara, fino al 1904: ma bastano a far comprendere quale posto essa siasi ormai acquistata tra le consorelle italiane : lo dimostra l’affetto che per essa nutrono i cittadini della provincia, i quali, servendosi con grande profitto e facendo lavorare continuamente l’ importante istituto, lo mettono in grado di moltiplicare le be­ neficenze e specialmente gli aiuti ai progressi agrìcoli ; beneficenze, aiuti che ridondano a van­ taggio dei cittadini, mentre costituiscono un vero decoro della Cassa medesima.

R

ivista

B

iplioqrafica

R a g . G io v a n n i C o p p o l a . — La conversione della rendita. - Reggio Calabria. Paolo Lom­ bardi, 1906, op. 41 (L. 1.50).

Se l’ Autore rileggerà le brevi pagiue di questa sua pubblicazione, avrà la prova del come

sia difficile essere profeta. Infatti l’ Autore con saggi intendimenti ed anche con una certa com­ petenza, ha cercato di dimostrare le difficoltà che si sarebbero riscontrate a compiere la operazione della conversione della rendita italiana, non paren­ dogli che le condizioni economiche e finanziarie del paese fossero tali da permettere tale opera­ zione.

I fatti si sono maturati in modo diverso dalle previsioni, ed il 3 3 4 italiano che fra quat­ tro anni e mezzo diventerà de ju r e 3 1/2, sta so­ pra la pari, mentre i consolidati inglesi, francesi e prussiani sono ancora sotto la pari.

Ciò dimostra che questi problemi hanno molte faccio e che è difficilissimo abbracciarle tutte e formarsi un giusto concetto del quando e del come si muovono.

L u ig i P a o lin i. - Sulla applicazione della tassa di manomorta alle Casse ordinarie di rispar­ mio. — Torino, Roux e Viarengo, 1906 op. pag. 7.

Sono soltanto sette pagine che costituiscono questo opuscolo, ma sono pagine preziose _ per determinare la intelligenza della burocrazia e soprattutto di quella che ha nome fisco.

L ’ Autore aveva presentato al Ministro delle finanze un memoriale per richiamare la atten­ zione sul fatto che il fisco, nonostante la legge 1888, che sottomette allo stesso regime tutte le Casse di Risparmio del Regno, applicava criteri molto differenti secondo le regioni e secondo an­ che le persone che rappresentavano il fisco, nell’ imporre la detta tassa di manomorta alle Casse di Risparmio.

Indirettamente ebbe risposta ufficiosa che, se non in tutte le sue considerazioni, in alcune almeno il comm. Paolini aveva ragione e che si sarebbe provveduto.

Con sua grande sorpresa, poco dopo ebbe dallo stesso Ministro delle finanze una risposta ufficiale che non solo era in contraddizione con quella ufficiosa, ma stabiliva criteri di tassazione veramente strabilianti.

Ciò dimostra, dice l’ Autore, che l’ autorità del Ministro non ha oltrepassata l’ anticamera del direttore Generale del demanio e tasse, ed offre « nuovo esempio — dice testualmente e giusta­ mente T Autore — della burocrazia imperante, non ultimo nè il minore dei guai del nostro Paese, contro la quale non di rado si infrangono i migliori intendimenti degli uomini di governo ». A n g e l o P a n c i n o . - Le Camere di commercio ed

arti nel diritto finanziario italiano. — Treviso, Longo, 1905 pag. 138.

Senza discutere ciò che potrebbero essere le Camere di Commercio in un diverso ordinamento, e se la loro attuale funzione sia utile quanto potrebbe essere, l’ Autore muove dallo stato giu- ridico economico attuale ed esamina da tale punto di vista l’ argomento con esattezza di indagine e con ordine.

(7)

5 maggio 1907 L ’ E CO N OM ISTA 279

non tributi camerali ed i caratteri della impo­ sta camerale ; e finalmente nell’ ultimo capitolo accenna alla necessità di una riforma nell'ordina­ mento tributario delle Camere di commercio.

Etienne B u isson . - La grève c/énérale. — Paris, Soc. nouv. de lib. et d’Ed. 1905 pag. 95. Sull’ argomento così importante ed ancora così dibattuto, anche dallo stesso partito sociali­ sta, come è quello dello sciopero generale, l’ A u­ tore comincia esaminandone la nozione, e pone a contrasto lo sciopero generale col movimento sinda­ calista, e coi partiti politici. Quindi tratta dei me­ todi di realizzazione della preparazione dello scio­ pero. del periodo di attuazione e delle conseguenze di esso ; e termina con un breve cenno sugli scio- peri generali tentati.

In conclusione l’Autore crede che lo sciopero generale sia ancora troppo poco noto e spei imen- tato perchè si possa senz’ altro raccomandarlo o condannarlo ; ma trova che lo sciopero generale a scopo economico, cioè come pressione esercitata sui padroni, sembra poco consistente e quindi debba esser messo da parte. Invece lo sciopero generale a scopo rivoluzionario lo crede « indispensabile » nel momento attuale, al movimento operaio.; crede però che debba essere usato con molta cautela, poiché nulla più nuoce a simili manifestazioni quanto 1’ insuccesso.

Ed m u n d Sòchting. — Das landwrrtxchafttidie

Genossemchaftswesen in der Provinz Sachsen. -

- Halle A. S. Tausch et Grosse, 1906, pag. 344 (M. 10).

Uno studio diligente, accurato e completo delle associazioni operaie di una regione così im­ portante e così progredita, come è la Sassonia, non può essere che un utile contributo alle que­ stioni che si agitano nel mondo moderno; e 1 Au­ tore, dopo aver brevemente esposte alcune consi­ derazioni generali sull’ argomento, accenna allo sviluppo che ebbero le associazioni operaie e la loro suddivisione in gruppi. Quindi, cominciando dalle Associazioni produttive, le esamina una ad una, quella dei mugnai, dei zuccherifici, delle fabbriche d’amido, di conserve ecc. ecc. Segue poi colle Associazioni di consumo e di vendita.

La seconda parte del volume è consacrata alle associazioni della Turingia.

Di tutte queste Associazioni l’ Autore da gli elementi di sviluppo che ne dimostrano la atti­ vità durante i più recenti periodi, così che il volume rappresenta una ricca miniera di dati, per mezzo dei quali lo studioso può trarre con indipendenza di giudizi le proprie conclusioni, tanto più facilmente in quanto l’ Autore, con im­ parzialità completa, fornisce la stona, documen­ tata dalle cifre, di tutte queste Associazioni.

Dott. M a c g re g o r. — Industriai combinatimi. London, George Bell et Sons, 1906, pag. 24o. Sotto questo titolo l’ Autore si propone di studiare il problema delle « combinazioni indu­ striali » da qualche nuovo punto di vista. Perciò nella prima parte, che è anche la più importante, esamina i fattori della concorrenza, che divide in quattro principali: la efficienza produttiva, il rischio, la funzione delle convenzioni, e le risorse.

A questa trattazione teoretica, nella quale 1 A u ­ tore, non soltanto espone la dottrina quasi com­ pleta della produzione, ma vi aggiunge acute ed originali considerazioni intorno al tema del suo lavoro, fa seguire una seconda parte in cui trat­ tando dei trusts e dei cartels in rapporto colle associazioni operaie, in certo modo viene alla ap­ plicazione delle teorie svolte precedentemente, osservando come funzionino sotto questo aspetto le combinazioni industriali.

Una terza parte, meno ampiamente svolta, riguarda le. conseguenze dei trusts e dei cartels verso la economia nazionale e verso il pubblico.

Segnaliamo questo lavoro che, sull argomento così interessante della moderna economia, non si limita a ripetere le solite comuni considerazioni.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Sono pubblicate le notizie complete del

movimento dell’ emigrazione italiana per l’ anno 1906, che si riassumono nel quadro se­

guente, diviso per i 16 compartimenti del R egno.

1903 Piemonte per l’Europa e il Medi- terraneo ys,ao5 per paesi • transo­ ceanici 33,885 Liguria 2,034 6,630 Lombardia 48,586 20,046 Veneto 88,547 16,338 Emilia 29,989 12,692 Toscana 23,151 13,960 Marche 10,690 23,811 Umbria 10,828 3,958 Lazio 2,181 16,326 Abruzzi 6,030 52,002 Campania. 4,332 85,437 Puglie 3,963 29,799 17,788 Basilicata 310 Calabria 1,507 55,577 Sicilia 5,934 121,669 Sardegna 4,6o5 2,017 Regno 276,042 511,035 Totale 787,977 Differ, sul per l’Europa e il Medi- terraneo + 896 126 2,259 — 6,906 4 . 1,330 + 2,028 _ 98 4 3,393 + 595 — 879 — 256 — 846 — 224 — 6 — 2,395 + 2,295 1905 per paesi transo­ ceanici 2,898 306 3,835 3,767 2,771 3,463 2,680 1,494 3,210 18 5,709 13,258 1,313 5,200 23,790 1,576 3,206 + 64,852 4- 61,646 Nel 1906 in confronto al 1905 diminuì di 2099 il numero degli emigranti per alcuni Stati d’ Europa e particolarmente per l’Austria e la Germania, mentre crebbe il numero dei diretti in Francia, Svizzera, Gran Bretagna e stati Bal­ canici. Diminuì pure di 1503 il numero degli emigranti diretti a Paesi d’ Africa, specie in Egitto.

Aumentò invece da 788 a 1362 il numero di emigranti diretti a paesi asiatici e da 765 a 815 quello per l’ Oceania.

(8)

280 L ’ ECO NOM ISTA 5 maggio 1907

88,840 a 1909,538 e quella pel Cile, Perù e Bo- I li via da 1034 a 1055; scemò invece da 30,079 a j a 27,808 l’emigrazione del Brasile.

Soltanto il Veneto, gli Abruzzi e le Cala­ brie ebbero nel 1906 una emigrazione alquanto inferiore a quella del 1905; gli aumenti più forti in rapporto alla popolazione si ebbero nell’ Um­ bria, Puglie, Sicilia, Sardegna e Lazio.

Come negli anni precedenti, anche nel 1906 la emigrazione dal Veneto, Emilia, Umbria, Pie­ monte, Lombardia, Toscana e Sardegna si diresse particolarmente verso gli Stati d’ Europa; al con­ trario quella del Napoletano, Sicilia, Marche e Liguria si indirizzò verso paesi transoceanici.

— L’ industria italiana della birra è in

accentuato. progresso : migliorano continuamente gl’ impianti e conseguentemente migliora anche la produzione, sebbene sia ancora molto da rag­ giungere il grado dell’ industria tedesca e au­ striaca.

Di pari passo aumenta il consumo, come si rileva dal seguente prospetto che espone riunite le quantità ottenute all’ interno e quelle impor­ tate dall’ estero:

Anni Ettolitri Anni Ettolitri

1890-99 250,510 1898-99 181,681 1831-92 219,668 1899-909 194,574 1892-93 165.134 1930-991 217,937 1893-94 148,390 1901-932 223,189 1894-95 141,031 1902-933 245,136 1895-96 169,283 1933-934 292,481 1896-97 154.167 1904-905 330,168 1897-98 157,940 1935-996 402.928

Come si vede da queste cifre, il consumo della birra in Italia ha seguito le fasi delle con­ dizioni economiche del paese. Disceso fino verso il 1898, risale rapidamente dal 1899 in poi e nei primi sei anni del nuovo secolo segue una para­ bola ascendente che tocca appunto il suo apice nell’ ultimo esercizio.

La produzione interna è data dal seguente prospetto :

Anni Litri Anni Litri

1895-96 11,487,307 1902-933 17,64 ',567 1896-97 10,948,784 1903-904 21,718,785 1897-98 10,947,784 1904-905 21,95/,2 6 1898-99 11,269,644 19j5-936 30.463,816 1899-900 11,502,364 — 1900-901 16,218,844 Diti, fra il 1901-902 16,218,844 1934-905 e il 1905-006 4-8,506,110 Il reddito che la tassa di fabbricazione ha fruttato all’ erario è stato nell’ ultimo esercizio di lire 4,459,000 in confronto di 3,188,000 avu­ tosi nel precedente, presentando un aumento di 1,271,000 lire.

— I prestiti tedeschi e prussiani d’ un

ammontare totale di 400 milioni di marchi, di cui 1’ emissione è fissata al 25, si faranno sotto forma di emissione di Buoni del tesoro al 4 per cento. Alla testa di questo Consorzio finanziario che s’ incarica dell’ operazione si trovano la Reichs Bank e la Sochandlung. Un gran numero di grandi Banche di Berlino e provincie apportano il loro concorso.

Il Consorzio ha preso questi Buoni del Te­ soro al 98 per cento.

Il prezzo della sottoscrizione è a 99 per cento. I buoni saranno rimborsabili al loro valore no­ minate al primo luglio 1912.

— A proposito del prestito dello Stato bulgaro, testò concluso (4 1 [2 per cento, 1907),

l’emissione di 290,000 obbligazioni di 500 fran­ chi ha riportato un pieno successo. La sottoscri­ zione di 1 a 4 obbligazioni sono servite integral­ mente; anche le altre obbligazioni ebbero ottimo successo.

— Si ha notizia che i Prestiti interni della Provincia di Buenos Ayres, 6 per cento, stanno

per essere introdotti sul mercato circa al 96 per cento.

I corsi saranno quotati in piastre, al cam­ bio fisso di 2.25 Ip, piastra.

I titoli sono muniti di cuponi trimestrali che potranno essere negoziati presso la Banca dell’ Unione parigina.

A l corso previsto per 1’ introduzione, questi prestiti danno un reddito netto di circa il 6 per cento, garantiti dall’ insieme delle risorse della Provincia di Buenos Ayres.

— Notizie da Londra recherebbero da buona fonte che vi sarebbero accordi per la conclusione di un prestito transvaaliano.

Si saprebbe cioè che il gen. Botila ed i grandi finanzieri del Rand hanno concluso un ac­ cordo soddisfacente nei termini seguenti: il Go­ verno del Transvaal, avendo bisogno di contrarre immediatamente un prestito importante, Botha si impegna, in nome del Governo, a non interve­ nire negli affari minerari, e in cambio i proprietari di miniere si impegnano ad assicurare il successo del prestito.

Si aggiunge che i cinesi non scompariranno dal Transvaal che quando si avrà abbondanza di mano d’ opera. Parecchi giornali hanno fatto chie­ dere al gen Botha di confermare o smentire que­ sta informazione, ma il ministro si è rifiutato di fare qualsiasi dichiarazione.

— Ecco alcune notizie circa la produzione italiana dello zucchero nel 1905-1906:

Nell’esercizio 1905-906 il numero delle fab­ briche italiane di zucchero fu di 25 come nel­ l’esercizio precedente, essendosi avuto solo l’ im­ pianto di uno zuccherificio nuovo in provincia di Napoli, in luogo di altro nella Provincia di Roma, definitivamente chiuso.

L a quantità di barbabietola lavorata in tutte le fabbriche fu di Q, 9,619,861, con un aumento di Q. 2,573,303 in confronto del 1904-905.

Ecco le cifre degli ultimi cinque esercizi, cioè il periodo in cui furono in esercizio tutte le fabbriche attuali : Produzione quintali 1901-19 >2 742,989 1992- 1993 954,095 1993- 1994 1,308,600 1904-1905 783,807 1995-1996 929,158

(9)

5 maggio 1907 L ’ E CO N OM ISTA 281

A semplice titolo di confronto, diamo le cifre totali della produzione europea, di zucchero, pel medesimo periodo quinquennale.

Esportazione, Stagioni 19 Jl-1902 1902-1900 1900-1904 1904- 1905 1905- 1908 P rod, europea ton n ella te 6,750,478 5,561,257 5,881,863 4,708,758 6,953,469

Delle fabbriche italiane soltanto in otto la produzione del 1905-906 superò i 40,000 quin­ tali, con un massimo di Q. 59,461 raggiunto da quella di Avezzano.

Eccone la indicazione in ordine decrescente : Avezz ino Ferrara ( Honora) Forlì Cesena Bologna Codigoro Ficarolo Massa Lombarda q u in ta li 59,461 53,284 49,206 48,248 47,479 45,765 43,580 40,065

Riassumendo, l’entrata doganale dello zuc­ chero importato in L. 9,629,000, la tassa di fab­ bricazione in L. 74,514,000 si ottiene la cifra di L. 84,143,000 provento fornito dallo zucchero all’erario con un aumento di L. 9,810,000 in con fronto dell’esercizio precedente.

Il commercio italiano. — La direzione

delle Gabelle pubblica il movimento commerciale dell’ Italia coll’estero nel mese di gennaio, avendo soltanto ora la Commissione per i valori doganali stabiliti i prezzi medi delle merci per le stati­ stiche dell’ anno 1906 i quali prezzi sono provvi­ soriamente applicati alle stastistiche dell’ anno corrente.

Ecco il riassunto per categorie del valore delle merci importate ed esportate in gennaio 1907 col confronto del mese corrispondente dell’ anno scorso : Importazione. 1907 L ire Spiriti ed olii 3,952,887 Coloniali tabacchi 3,893,903 Prodotti chim. medicinali 7,452,440 Colori, generi per tinta e

concia 1,914,8(0

Canapa, lino 3,824,905

Cotone 24,697,925

Lana, crino, peli 8,762,830

Seta 26,521,768

Legno e paglia 8,072,414

Carta e libri 3,561,443

Pelli .8,367,310

Miner., metalli e loro lav. 46,585,272

Veicoli 1,949,185

Pietre, terre e crisi., ecc 25,069,549

Gomma elastica 2,605,220

Cereali, farine, paste 31,893.950 Anim. e spoglie di animali 15,623,445

Oggetti diversi 1,964,525 Diff'. sul 1903 Lire Totale 224,713,036 103,773 532,262 2,123,446 261,361 1,199,937 3,085,578 2,041,800 7,826,766 269,455 923,674 2,336.607 18,585,663 570.203 2,995,440 299.355 6,107,262 6,105,856 641,669 51,543,874 Spiriti ed olii Coloniali tabacchi Prodotti chim. medicinali Colori, generi per tinta e

concia Canapa, lino Cotone

Ijana, crino, peli Seta

Legno e paglia Carta e libri Pelli

Miner., metalli e loro lav. Veicoli

Pietre, terre e crist., ecc. Gomma elastica

Cereali, farine, paste Anim. e spoglie di animali Oggetti diversi 1907 Lire 9,778,777 670,681 4,313,607 586,734 6,854,325 11,436,007 2,625,475 45,303.983 4,432,414 1,7(0,331 2,742,882 3,314,949 963,610 5.543,3-40 466,095 18,211,033 13,222,524 4,739,931 + D iff. su l 1906 Lire 446,303 203,391 602,199 211,170 1.385,117 '217,339 152,055 12,795,406 653,695 160,824 79,269 1,604,425 725,940 178,121 9,255 911,172 3,693,719 2,342,527 + Totale 136,872,638 -f- 17,005,531 Come si vede, il valore delle merci importate durante il gennaio 1907, ascese a L . 224,713,036, quello delle merci esportate a L . 136,872,638; il primo presenta un aumento di L. 51,543,874, il secondo di L. 17,005,531 in confronto col gen­ naio 1906.

Giova notare che nell’ ultimo mese dell’ anno scorso tanto le importazioni quanto le esportazioni erano state già molto superiori a quelle degli anni precedenti e precisamente di L . 19,691,330 per l’ importazione e di L. 2,880,210 per l’espor­ tazione in confronto al 1905.

Questi risultati provano che il commercio dell’ Italia coll’ estero ha seguito nel primo mese dell’ anno corrente, e anche con maggiore rapidità il movimento ascensionale già constatato negli ultimi cinque anni.

Da questi risultati (cosi in ritardo fatti noti) si rileva, quanto alle importazioni del genn. 1907, che all’ aumento contribuirono specialmente:

Prodotti chimici q- 2,000,000

Cotone greggio q- 3,000,000

Lane pettinate q- 2,000,000

Bozzoli -f- 4,000,000

Seta tratta greggia asiatica q- 2,400,000 Madrcperla greggia q- 4,(X)0,000

Pelli crude q- 1.600,000

Ma più d’ ogni altro, notevole fu l’ aumento nella categoria dei minerali e delle macchine, nella quale la importazione superò quella dei gennnaio 1906 per oltre 18 milioni di lire, con­ correndovi per L. 6,400,000 le locomotive.

Anche l’ importazione del grano aumentò di L. 5,800,000.

Le sole diminuzioni d’ importazioni di qualche entità sono quelle della juta greggia, 1,700,000 lire, del tabacco in foglia, 400,000 lire e delle fecole, 400,000 lire.

E quanto alle esportazioni si rileva che P aumento è dato anzitutto dalla seta che pre­ senta una maggiore uscita di più di 12 milioni e mezzo, costituiti per L. 9,400,000 dalla seta tratta, per L. 1,200,000 dai bozzoli e cascami e da L. 1,400,00 dai manufatti serici.

(10)

282 L ’ ECONOM ISTA

5 maggio 1907

Fa riscontro una minore esportazione d’ olio d’ oliva per circa L . 1,700,000; ma bisogna no­ tare che nel gennaio 1906 l’ olio d’ oliva ebbe una straordinaria eccezionale esportazione supe­ riore di 3 milioni a quella del gennaio 1905.

In diminuzione è stata anche la esportazione della canapa greggia per oltre un milione di lire.

Dalle cifre precedenti sono esclusi l’ oro e le monete che risultano importati nel gennaio scorso per L. 17,413,800 ed esportati per lire 730,000, con un aumento di L. 8,746,800 all’ entrata e di L. 171,900 all’ uscita in confronto al genn. 1906.

L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O

al 31 marzo 1907

Diamo il solito riassunto della situazione del Tesoro a tutto il 9° mese dell’esercizio finanziario 19J6-907.

Il conto di cassa al 31 marzo 1907 dava i seguenti risultati :

DARE. Pondo di cassa alla chiusura del­

l’esercizio 1905-906 . . . • • • Incassi di Tesoreria per entrate di bilancio (1) . . • • • • ; . • Incassi per conto debiti e crediti . Totale . .

L. 510,585,958.51 » 1,607,482,933.72 » 3,337,957,025.11 L. li,456,025,917.34

Avvertenza. — Oltre il fondo di cassa esistono presso

le tesorerie, all’ infuori dei debiti e crediti di tesoreria: A) il fondo di spettanza delle ferrovie di °tato, che al 31 marzo p. p. ascendeva a L. , B) quello delle altre contabilità speciali che alla stessa data era di L. 16,978,796.08.

Confrontando col 30 giugno 1906, si ha:

30 giu gn o 1906 31 m arzo 1907

D ebiti... Milioni 708,0 606,8 C r e d i t i ... » 383,5

Eccedènza dei debiti Milioni 324,5

197,3 109,5

La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga cosi:

31 m arzo 1907 Lire 434,968,930.92 497,356,227.53 Conto di cassa 30 giu gn o 1906 L ire 510,585,958.51 AVERE. Pagamenti per spese di bilancio .

» per debiti e crediti di T e s o r e r ia ... _• • Pondo di cassa al 31 marzo 1907 (a)

Totale . .

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 marzo 1307 risulta dal seguente specchio:

L. 1,466,371,476.01 » 3,554,685,540.41 » 434,968,900.92 L. 5,456,025,917.34 Tot. dell’attivo 893,494,949.17 Debiti di Tesoreria 709,093,897.23 , 932,325,128.45 606,812,618.80

Situaz. di cassa ile- pur. dall’ attivo

(pass.) * + 184,401,051.94 + 325,512,509.65 Differenze Lire Conto di cassa... Crediti di Tesoreria. . . . . . . — 75,617,057.59 + 114,447,236.87 Totale dell’attivo . . Debiti di Tesoreria... -j- 38,880,179.28 + 102,281,278.43 Situazione di cassa depurata dall’ at-

tivo ( p a s s . ) ... + 141,111,457.71

DEBITI. Buoni del t e s o r o ... Vaglia del Tesoro... Anticipazioni delle banche . . • Amministrazione del Debito pub­ blico ... • • • • Amministrazione del Pondo culto . Altre Amministrazioni conto frut­

tifero... • Altre Amministraz. conto infrut­

tifero ... Cassa Depositi e Prestiti m conto corrente fruttifero... Cassa Depositi e Prestiti in conto corrente in fru ttifero... Incassi da r e g o la r e ... Biglietti di Stato emessi per l’art. 11, legge 3 marzo 1898, n. 47 . . Operazione fatta col Banco di Na­ poli per effetto dell’art. 8 dell’al­ legato B alla legge 17 gennaio 1897, n. 9 . ... ... •

Totale dei debiti . . CREDITI. Valuta presso la .Cassa Depos.ti e

Prestiti art. 21 légge 8 agosto 1895 Amministraz. del Debito pubblico » del Pondo per il culto Cassa Depositi e Prestiti . . . . Altre amministrazioni . . . Obbligazioni dell’Asse ecclesiastico Deficienza a carico dei contabili . D iversi...

Operaz. fatta col Banco di Napoli per effetto come sopra . . . . Totale dei crediti . .

L. 118,179,000.00 » 31,006,897.54 » 183,359,216.47 » 13,209,708.29 » 1,225,113.05 » 77,692,081.13 » 51,000 000.00 » 61,925,599.93 » 31,008,337.39 » 11,251,000.00 » 26,956,480.00 L. 606.812,618.80 L. 91,250,000.00 » 149,207,354.59 » 15,669,755.65 » 60,731,996.33 » 77,945,975.57 » 1,712,164.59 » 78,882,500.80 » 26,956,48.1.0.1 L. 497,356,227.53 (1) Tenuto conto delle variazioni per sistemazione delle scritture. . . . r no.-m ciai (a) Sono escluse dal fondo di cassa L. 118 ,206,4bU depositate nella Cassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato.

Gli incassi di bilancio verificatisi presso le reso-

ren e del Regno nel mese di marzo 1907, comparati

con quelli del marzo 1906 ammontano a 156,772,067.47 lire e si dividono nel seguente modo:

D ifferen za fra gli in ca ssi d el m arzo 1907 e q u elli del

Entrata ordinaria. In ca s si m arzo 1907 m arzo 1916.

Redd. patrimoniali dello Stato ... Imposta sui fondi rustici

o sui fabbricati . Imposta sui redd. di ric­

chezza mobile . . . . Tasse di amministraz. del Minisi, delle finanze. . Tassa sul prod. del mov.

a grande e piccola velo­ cità sulle ferrovie . . Diritti delle Legaz. e dei

Consolati all’estero . . Tassa sulla fabbricaz. de­ gli spiriti, birra, eco. . Dogane e diritti mariti. Dazi interni.di consumo, esclusi quelli di Napoli e Roma . - • • . : Dàzio consumo di Napoli DaWio consumo di Roma T a b a c c h i... S a l i ... Prodotto di vendita del

chinino e prov. access. . L o t t o . ... Poste... T e le g r a f i... Servizi diversi . . . . Rimb. e cono, nelle spese Entrate diverse. . . . Tot. entr. ordin.

(11)

5 maggio 1907 L ’ E CO N OM ISTA 283

Entrata straordinaria. Categoria I.

Entrate effettive Rimb. e cono, nelle spese Entrate diverse . . . .

Capitoli aggiunti per resti attivi : Arretrati per imp. fond. Arretrati per imposta sui redditi di ricch. mobile Besidui attivi diversi. .

Lire 93,041.08 — 66,803.24 — Lire 103.117.86 936,158.90 158.03 + 158.03 Categoria II.

Costruz. di strade ferr. .

Categoria III.

Movim. di capitali Vendita di beni ed af­

francamento di canoni. Accensioni di debiti . . Bimborsi di somme anti­ cipate dal Tesoro . . • Anticipa*. al Tesoro da enti locali per richiesto acceleramento di lavori Partite che si compen­ sano nella spesa . . . Bicuperi diversi . . . Capitoli aggiunti per re­ sti a t tiv i... •_

Tot. entr. straord.

_ _ 30,397.59 818,942,58 - 477,563.37 6,590,000.00 +* 3,601,337.63 35,680.2) -J- 27,895.68 8,076,018,68 + 3 8,010,889.20 129,141.67 + 129,141.67 15,839,855.48 4- 10,222,184.49 Partite di giro . . . . 15,91:5,574.50 537,446.01 Tot. generale 156,772,067.47 — 17,322,770.97

I pagamenti poi effettuati dal Tesoro per spese di bilancio durante il mese di marzo 1907 risultano dal seguente prospetto, che indica anche le differenze con i pagamenti fatti nel marzo 1906.

D ifferenza fra i pa ga m en ti del P agam enti m a r z o 1907 e m arzo 1907 q u e lli del m arzo

19,6.

Pagamenti.

Ministero del Tesoro . . Id. delle Finanze . . . Id. di Grazia e Giust. . Id. degli Affari Esteri . Id. dell’ Istrnz. Pubblica Id. dell’ Interno . . . Id. dei Lavori Pubblici Id. delle Poste e Telegr. Id. della Guerra . . . Id. della Marina . . . Id. dell’ Agricoltura, In­ dustria e Commercio . L ire 27,639,361.01 20,069,614.98 3.972.436.07 1,408,740.88 7,908,603.36 9,530.476.31 6.198.647.08 8.835.721.09 34.370,994-74 13,702,447.22 Lire -F 16,093,320.88 — 868,756.73 — 136,9 >7.37 + 186,486.77 + 1,038,232.97 -p 459,372.58 — 4,175,604.99 — 74,824.02 4- 4,762,934.41 — 4,178,688.73 1,889,020.95 + 290,417.86 Tot. pagam. di bil. 135,026,093.69 -1 13,396,013.63

1 Minori versamenti di somme per reintegro a ca­ pitoli di spesa inscritti in bilancio nella parte ordinaria delle spese effettive.

3 Maggiori somme versate per far fronte alle spese dell’ amministrazione delle ferrovie dello Stato per la­ vori e provviste di materiale rotabile ecc.

3 L ’ aumento ha origine dal ricupero di otto mi­ lioni delle anticipazioni date al Ministero della guerra pel servizio di cassa dei corpi dell’ esercito.

LA BESTIONE DELLE BABELLE NEL 1905-06

Il comm. Busca, direttore generale delle gabelle, ha pubblicato la relazione dell’ azienda cui è preposto, per l’ultimo esercizio, chiuso il 3 ) giugno scorso, lale relazione, ha assai importanza per i dati che vi si con­

tengono. ,

Da essa si rileva che la gestione delle gabelle nel­ l’esercizio 1905-906, ha fruttato all’ erario il contributo di L. 506,600.0«), il più alto che le tasse di consumo abbiano finora fornito al bilancio dello Stato.

Merita speciale attenzione il notevole migliora­ mento che le entrate gabellariane presentarono 1 uno e l’altro dei due quinquenni anteriori all’ultimo eser­ cizio.

Mentre nel primo di essi tali entrate si conten­ nero sempre sotto i 400 milioni, nel secondo invece superarono, e non di poco, quella cifra.

A ciò hanno contribuito principalmente due fatti : il rinvigorimento generale dì alcuni consumi diretti (grano, zucchero, caffè, ecc.) causato dal maggior be­ nessere economico del paese; e il significante risveglio dell’industria, che assorbisce sempre in maggior copia determinate merci estere introdotto in Italia, o allo stato di materie prime e semi lavorate, o sotto forma di macchine e strumenti che non siamo ancora in grado di fabbricare in paese.

Però bisogna tener presente che ad ingrossare l’ entrata del 1905-906, che supera di 53 milioni quella dell’ esercizio precedente, concorsero anche fatti ecce­ zionali, quali una fortissima importazione di grano e la improvvisa ricomparsa sul mercato italiano di zuc­ cheri esteri, dopo che vi erano stati quasi completa­ mente banditi pel rapido incremento della produzione nazionale.

Questi fatti sono messi in chiaro nel seguente prospetto nel quale le entrate delle gabelle sono ri­ partite, per gli ultimi due esercizi, nei loro tre rami principali, tenendo distinti da quello totale il reddito del grano e quello dello zucchero, per l’ importanza particolare di questi due prodotti, che oramai costi­ tuiscono da qualche tempo i due cardini principali sui quali posano le tasse di consumo in Italia.

Dogane 1904-905

Beddito totale 234,796,000 Beddito del grano 64,740,009 Beddito dello zuc­

chero 358,000

Bed. escluso grano

e zucchero 169.698,000 19)5-90« D iffer. 291.088.000 + 56,292,000 92,688,«JO 4_ 27,948,«)0 9,629,000 + 9,271,000 188.771.000 + 19,078,000 Tasse d i fa bbricazione Beddito totale 140,770,000 Beddito dello zuc­

chero 73,975,000

Reddito escluso lo

zucchero 66,795.000 Dazi di consumo 77,826,000 Beddito gabell. to­

tale 453,392,000 Esclusi grano e zucchero 314,319,000 137.996,000 — 2,774,(XX) 74.514.000 + 539,000 63,482 000 — 3,313,000 77.539.000 — 287,000 506,623,0«) + 53.231,000 329,792.000 + 15,473,000 Da questo quadro risulta che l ’ aumento dei red­ diti verificatosi nel 1905-906 cade interamente sul ramo delle Dogane e non su quelli delle passe di fab­ bricazione e dei dazi di consumo : ma sì scorge an­ cora che tale aumento dipende appunto per la mag­ gior parte dalle eccezionali importazioni di grano e zucchero, il rimanente aumento rappresentando tut­ tavia un notevole incremento negli altri cespiti do-^a!1 Come si è visto, il grano ha gettato 27,948,000 lire più del 1904-905 e lo zucchero 9,271,000 : tuttavia non sono insignificanti gli aumenti d ’introito prodotti dal caffè 4- 1,622,000; dal cotone greggio 4- 590,<00; dai diritti marittimi 4- 909,000 e dal diritto di stati­ stica 4" 761,000.

Quanto alle diminuzioni, la più importante è quella del petrolio che ha fruttato alle dogane 1.194,0 X) lire meno che nel 1904-&05.

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