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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.18 (1891) n.899, 26 luglio

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G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E ’

S C IE N Z A ECO N O M ICA , .F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno XVÌIl - Voi. XXII

Domenica 26 Luglio 1891

N. 899

IL PAREGGIO DEL BILANCIO

Le notizie che ci portano i giornali officiosi sul lavoro compiuto dall’ on. Ministro del Tesoro per raggiungere il pareggio del bilancio, sono delle più confortanti. Di fronte alla persistente diminuzione delle entrate, di fronte al bisogno di maggiori spese previste per 1’ esercizio prossimo, 1’ on. Luzzatii ha voluto che quasi tutti i Ministri pensassero a d i­ minuire questo o quel capitolo, a fare cioè economie sulle cifre attualmente loro assegnate. Ed alla per­ severanza dell’ on. Ministro va dato plauso senza reticenze, e gli va rivolto l’ augurio che ottenga I’ effetto desiderato.

Molti avrebbero desiderato, e noi pure, che le economie si ottenessero, non con cieca ripartizione di riduzioni nei capitoli diversi, senza badare troppo alle conseguenze che ne possono derivare, - ma con vere e proprie diminuzioni delle attribuzioni dello Stato, con vere e proprie semplificazioni di servizi. Ma il non aver seguila questa via se può essere di­ minuzione di merito pel Governo, è però sempre degno di lode lo aver tenuto l’ impegno preso, quello di raggiungere il pareggio senza aumento di imposte.

La furia talora scomposta, quasi sempre non medi­ tata, colla quale le economie si chiedono e si im­ pongono ai singoli Ministri, darà luogo certamente a qualche disordine ed a qualche danno, che avreb­ bero potuto essere evitati quando maggior riflessione fosse intervenuta. Ma questi sono piccoli inconve­ nienti e di natura transitoria ; quando i Ministri sapranno di non poter disporre se non di una data somma, si acconceranno a ripartirla nel modo meno daunoso per I’ andamento dei servizi, ed allora alle economie affrettate succederanno quelle più ponde­ rate e più feconde.

Importa pertanto che questa benefica corrente di parsimonia che l’on. Luzzalti ha gettato sul nostro bi­ lancio, non solo arrestandolo nella sua corsa spavento­ samente crescente, ma anzi facendolo indietreggiare perchè corrisponda meglio alle forze del paese, im­ porta, diciamo, che questa corrente sia mantenuta per un tempo sufficiente affinchè si consolidino i suoi effetti e possano le economie non essere con­ siderate dalla burocrazia come un transitorio espe­ diente politico.

Ancora non si conoscono con precisione nè la entità, nè la materia delle economie stabilite per l’ esercizio 1892-93 e per l’ assestamento del bi­ lancio in corso; da quanto ci si riferisce vi sareb­ bero molte critiche da fare per la scelta di alcune economie; ma noi crediamo che in ciò il paese

debba essere molto indulgente nei suoi giudizi, perchè, ripetiamo, ciò che urgeva, era rovesciare quella tendenza, a cui la burocrazia sembrava ormai abituata, di accrescere, cioè, ogni anno, di più die­ cine di milioni la spesa ordinaria.

Certo noi avremmo meglio amato cbe una parte più notevole delle economie fosse fornita dalle spese m ilitari, che, assieme alle costruzioni ferroviarie, rap­ presentano la causa prima del disordino finanziario nel quale siamo piombati ; — ma ad ogni modo date le condizioni di fatto del nostro bilancio è ve­ ramente da rallegrarsi che il Governo abbia avuto coraggio di aggiungere diminuzione a diminuzione nelle spese.

Ora per altro viene la seconda parte del problema; quella delle riforme organiche per le quali, sem­ plificandosi molti rami della pubblica amministra­ zione, risulti una specie di assicurazione sulla du­ rata delle economie stesse. E su questo punto pare i Ministri intendano di consacrare i loro studi du­ rante l’ autunno per concretare le loro idee in appositi progetti di legge. Qui però la nostra fiducia è alquanto scossa, perchè mentre credevamo di es­ sere d’ accordo col Governo sui punti principali della sua politica economica, tanto esplicite ed enco- mievoli erano state le dichiarazioni fatte dal Mi­ nistro del Tesoro, pur troppo dobbiamo accertare che i fatti non corrisposero fin qui alle speranze concepite, perchè su tre argomenti nei quali il Go­ verno mise mano : — le banche, le ferrovie e le tariffe doganali, si può dire che non ha dato sag­ gio nè di saoere, nè di volere.

Per quanto riguarda adunque la finanza noi con­ tinuiamo nella nostra attitudine di benevola aspet­ tativa, augurando che le economie che si promettono si conseguano; per quanto riguarda le questioni economiche che più ci interessano : riforma banca­ ria, riforme amministrative, riforme doganali, augu­ riamo che l’ avvenire sia migliore del passato e che il Governo dia al paese maggiori garanzie di coe­ renza e di competenza.

L A R IS C O N T R A T A

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L’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1891 Ghoirll, modesto, ma integro, cittadino; se non che

mentre dopo la pubblica discussione il pubblico an­ sioso attendeva il responso del Califfo, questa venne aggiornata , ed intanto il Califfo si recò a casa del Ghoirll e gli disse: sono convinto delle tue ragioni, ma d’ altra parie la pace e la tranquillità del mio regno sarebbero compromesse se in vantaggio tuo emanassi il mio verdetto, imperciocché il tuo av­ versario, quando fosse ferito da contraria sentenza si ribellerebbe ed arriverebbe ad amareggiarmi la vita, mentre a te buono, tranquillo e modesto r i ­ volgo la preghiera di accettare con rassegnazione la disfatta e di accontentarti del mio amore sviscerato.

E la sentenza venne concordata fra le parti con­ tendenti e fu contraria al buon suddito Ghoirll.

La novella araba contiene anche la morale, nar­ rando le conseguenze della ingiustizia commessa, poiché, dice ingenuamente la leggenda « il grande padre null’ allro che al gius!o doveva ispirarsi ed il suo timore non doveva essere elemento di giudizio »; ma la morale la daremo un’altra volta.

Questa novella orientale ci occorse alla mente quando abbiamo conosciuto l’ esito della conferenza intervenuta tra i rappresentanti del Governo ed i capi degli Istituti per definire la questione della riscon­ trata e quando abbiamo letti gli articoli pieni di en­ tusiasmo dei giornali ufficiosi.

Non vi è alcun dubbio : il sistema della pluralità delle Banche Ita ottenuta una grande vittoria e la Banca Romana Ita raggiunto il line che si era pro­ posto colla lunga ed abile campagna, che Ita con­ dotta per ottenere che le Banche rispendano i suoi biglietti.

Alcuni cominciano a muover lamento della con­ discendenza della Banca Nazionale d’ Italia aJ accet­ tare tale compromesso; e,non nasconderemo che noi pure, sebbene questa soluzione, visto I’ andamento delle cose, credessimo inevitabi'e, avremmo amato meglio che il concetto della rispendita del biglietto fosse stato imposto dal Governo, il quale cosi si sa­ rebbe assunta tutta la responsabilità della infrazione al diritto comune. Però, bisogna anche tener conto delle condizioni alle quali, l’accordo ha potuto ot­ tenersi, condizioni che, secondo le nostre informa­ zioni, sarebbero le seguenti :

1. ° La questione della riscontrata, regolata dalla semplice formula che gli Istituti si cambino Ira loro i biglietti in quanti ne abbiano e la eccedenza debba essere rispesa, rimane come un accordo tra i diret­ tori degli Istituti e non sarà, crediamo, sanzionato con decreto reale.

2 . ° L ’accordo intervenuto si intende fissato come un esperimento, che non abbia per nulla a pregiu­ dicare la questione di diritto sancita dalla legge del 1874 e dalle susseguenti, che esplicitamente par­ lano di regolare e non di sopprimere la riscontrata. 5 .° Che quegli Istituti i quali hanno dichiaralo che la riscontrata li obbligava a spingere oltre il li­ mite prudenziale la circolazione, perfino di una die­ cina e mezzo di m ilioni, tengano di a'trettanto ri­ stretta la circolazione loro consentita dalla legge.

Noi comprendiamo benissimo che queste conili zioni sono affidate per la osservanza al Governo, e che in verità — non parliamo dei Ministri attuali, ma del Governo in genere — esso non ha dato prova di saper far rispettare le leggi, che esso stesso provo­ cava o le disposizioni che emanava ; — compren­ diamo benissimo che i risultati delle conferenze sulla

riscontrata mostrano nna volta di più la immensa potenza della Banca Romana , di fronte alla quale Governo e Parlamento piegano da tanti an n i; — tuttavia, noi che abbiamo sempre difeso il principio del diritto comune nella questione della riscontrata, ci domandiamo: nel risolvere questa questione il Governo ha pensato al pubblico ed ai suoi interessi ?

Ne dubitiamo, perchè, se non siamo male infor­ mati, nessuno dei Direttori degli Istituti di credito sosteneva il principio della rispendita dei biglietti tranne la Banca Romana ; il Banco di Sicilia e la Banca Toscana ili Credilo erano d’ accordo colla Banca Nazionale d’ Italia nel domandare I’ applica­ zione del diritto comune ; la Banca Nazionale To ­ scana e il Banco di Napoli proponevano soltanto la limitazione della circolazione, cioè all’ incirca la con­ tinuazione del regime attuale; tuttavia la Banca Romana vinse ed ha buon diritto di menar vanto del suo trionfo.

Ma il pubblico? — Il pubblico farà probabilmente il seguente ragionamento:

Chi aveva una limitata simpatia nel biglietto della Banca Romana, per molti motivi, tra gli altri per la scarsa sua spendibilità nelle diverse provinole del Regno, aveva piacere che la Banca Nazionale d’ Ita­ lia e gli altri Istituti tenessero una parte di quei biglietti chiusi nelle loro casse, evitande così ai cittadini la noia di accettarli ed il dispendio di cam­ biarli ; — oggi, non solamente la Banca Romana, ma anche tutte le altre Banche autorizzate alla emissione, avranno diritto, anzi dovere di dare in pagamento dei biglietti che hanno una potenza di acquisto limitata ad alcune regioni ; quindi — concluderà il buon pubblico — il danneggiato sarò io, e tanto più danneggiato perciò che s e , per i miei affari, dovrò cercare di cambiare i biglietti della Banca Romana, mi sentirò fulminare dalla eloquenza del Ministro del Tesoro come un cattivo cittadino.

Ed il buon pubblico rifletterà ancora, che 1’ ob­ bligo nella Banca Nazionale d’ Italia di spendere i biglietti della Bilica Romana, tranquillerà bensì i timori tante volte espressi da alcuni Consiglieri del maggiore Istituto, i quali vedevano con una certa titubanza accumularsi nelle Casse del loro Istituto quei biglietti di cui assumevano la responsabilità, ma penserà che essi si liberano di tali timori a spese del pubblico, che dovrà accettare quella carta in maggiori proporzioni.

Non si può a meno, pensando afe conclusioni a cui sono venuti i Direttori degli Istituti di fare un calcolo-che dà risultati veramente degni di attenzione. La circolazione di tutti i sei Istituti è di circa 1200 milioni e per 30 milioni di abitanti dà una somma di biglietti di circa 40 lire p er abitante.

La Banca Romana ha una circolazione di 70 m i­ lioni e suppongasi pure che trenta di questi milioni circolino per tutte le altre località all’ infuori della capitale; rimangono 40 milioni in circolazione nella sola Roma e danno una somma di biglietti della sola Banca Romana di 100 lire circa per ogni abitante; è possibile che la Banca Romana possa tenere in giro una simile somma, aggiunta alla cir­ colazione degli altri Istituti?

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L ’ E C O N O M I S T A 467 26 luglio 1891

della Banca Rom ana, impediranno agli altri Isti­ tuti di spendere a Roma biglietti che non sieno della Banca Romana.

E se il pubblico romano protesterà per tale con­ dizione privilegiata che gli venisse imposta, si può fin d’ora pensare ad una terza conferenza ancora più magistrale che imporrà ai cinque Istituti di cam­ biare in biglietti propri quelli della Banca Romana; e se queste nostre previsioni sembrassero troppo lontane dal possibile, veggano i nostri lettori l’arti­ colo della N azione del 25 corr. e si convinceranno che in Italia in materia bancaria tutto è proponibile, perchè tutto è possibile.

Si comprende troppo bene che la Banca Romana dispone di mezzi persuasivi efficacissimi se ha po­ tuto dal marzo ad oggi mutare in proprio favore così completamente le convinzioni di alcuni dei membri del Governo ; perciò è da pensare che le convinzioni sieno da rispettarsi tanto più quando sono così mutevoli, perchè vi è sempre speranza che una volta o l’altra cadano la imbrocchino giusta.

A PROPOSITO Q’ UIA VITTORIA DELL' INDUSTRIA ITALUIA

Nei giorni scorsi si è letta in tutti i giornali ita­ liani questa notizia.

La Ditta Ernesto Breda e C ., la quale possiede a Milano lo Stabilimento detto dell’ Elvetico, uno dei più importanti d’ Italia per costruzione di locomoti­ ve, ha vinto testé il concorso per fornitura di 20 locomotive alle ferrovie della Rumenia in seguito a un’ asta a cui avevano partecipato i maggiori pro­ duttori d’ Europa.

E la più parte dei giornali stessi notano con le­ gittimo compiacimento esser questo uno dei primi trionfi dell’ intelligenza e del lavoro italiano sui mer­ cati esteri.

A siffatto compiacimento è superfluo dire che ci associamo anche noi nel modo più cordiale. Esso muove da un fatto oggi infrequente, ma che si può sperare abbia a ripetersi molte e molte volte in av­ venire. — Il fatto intanto, appunto perchè non tra­ scurabile, ci suggerisce alcune considerazioni che reputiamo doveroso esporre. —

È certo che se il Governo rumeno, o le Società ferroviarie di quel paese — non affidassero lavori fuorché all’industria nazionale, una Ditta italiana non sarebbe rimasta vincitrice nella gara in quanto nes­ suna Ditta estera avrebbe potuto concorrere.

Viene in campo l’osservazione che in Rumenia probabilmente l’ industria non è tanto avanzata da poter fornire, per ora, il materiale ferroviario sicché volendo avere delle ferrovie bisogna rivolgersi ai fornitori esteri. È v ero ; ma è altrettanto certo elio se il principio di ridurre l’ importazione al minimo possibile venisse in Rumenia applicalo, come in certi altri paesi, nella più larga misura, la Rume­ nia rinunzierebbe a possedere ferrovie fino a tanto che non si fosse posta in grado di costruii .eie da sè. Qual maraviglia ? Non si vede forse altrove messo ostacolo alla importazione dei grani, materia prima del più necessario tra gli alimenti umani, pur di evitare quel fatto terribile, atroce, esiziale, irrim e­ diabile, a quanto pare, che è il ribasso di qualche lira sul prezza corrente dei grani indigeni ?

Qui ci sembra di vedere alcuno degli esercenti nostrali di industrie manifattrici o meccaniche, pro­ tezionista et pour cause, rilevare subito Is traspa­ rente allusione e contrapporre la grande differenza che passa tra le conduzioni della Rnmenia e quelle, dell’ Italia. In Rumenia, dirà, le poche industrie lo­ cali sono tuttora nell’ infanzia, alcune poi maiicanò affatto; in Italia invece tutte le principali industrié moderne sono, complessivamentè, se non nel periodo d’ una florida maturità, in quello d’ una promettente adolescenza. Anco quelle meccaniche, forse le meno avanzate in confronto d’ altri paesi, hanno già mosso dei passi non ingloriosi. Perchè nè facciano altri più rapidi e prendano addirittura la loro via, è Oppor­ tuno, necessario, doveroso sorreggerle con q[ualché aiuto speciale, toglier loro dinanzi gli ostacoli, primo fra i quali la concorrenza estera, la concorrenza dei più forti perchè più adulti.

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468 L ’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1861

quanto sollievo economico non ne risentirebbe la nazione medesima ! Quanto maggior impulso non sarebbe allora in grado di dare a tutte le forme della propria attività, liberata che fosse da tanti pesi fiscali, che per soddisfare alla manìa protettrice le tocca oggi tenersi addosso ! Ne godrebbero anche i consumatori, che vuol dire tutti, dacché consuma* tore non v' è chi non sia. Ma ne godrebbero dop­ piamente coloro che sono insieme consumatori e produttori, visto che in questa ultima loro qualità possono conseguire guadagni che non a tutti sono accessibili.

Ma i produttori dovrebbero cominciare dalla con­ siderazione che l’ arte bisogna impararla un po’ alla volta da chi già la possiede; che per imparare a praticarla bisogna esercitarsi contentandosi di spac­ ciarne il prodotto a chi è anche più indietro e di comprare intanto gli utensili da chi, più progredito, sa costruirli, in attesa d’ imparare a costruirsi da sè anco quelli; che insomma I’ Italia, nel complesso della propria economia nazionale troverà tante più Rumenie, e più spesso, da servire, quanto più agiata diverrà, soddisfacendo a tanti suoi bisogni di consu­ mo, che si trasformano poi in attitudine e capacità a produrre, col servirsi quante volte le occorra e senza gretti pregiudizi dalla Francia, dalla Germa­ nia, dall’Inghilterra, a petto alle quali essa sta a tutt’ oggi nella stessa condizione in cui a petto ad essa sta la Rumenia. — Lo capiranno?

Neanche per sogno !

----I S----INTOM----I DELLE CR----IS----I

Alla Società di Economia politica di Parigi è stato discusso nella ultima adunanza una questione assai interessante proposta dal sig. Clément Ju g ln r: « Il rallentamento degli affari è desso il principio di una liquidazione o una semplice sosta nel periodo pro­ spero ? »

Tale è la questione messa in discussione e per chi non ignora gli studi pertinaci e profondi del Juglar sulle crisi, non v’ ha dubbio che il tema ap­ parirà oltremodo degno di considerazione. Però non esitiamo a dire che noi sul metodo adottato dal Ju ­ glar per studiare P andamento degli affari e sulle conclusioni alle quali l’egregio economista perviene nutriamo molti dubbi. Come è noto, egli prende per base delle sue indagini principalmente le situazioni degli Istituti di emissione e su esse, cioè sulle oscil ­ lazioni che presentano i vari capitoli del bilancio, ad esempio, della Ranca di Francia, il Juglar trae a così dire l’oroscopo per l’avvenire o la spiegazione dei fatti occorsi. Questa base ci pare troppo ristretta e incompleta. Certo I’ andamento del maggiore Isti­ tuto di credito d’ un paese è la chiave per intendere molti fatti economici, ma quando da essi si vuole assurgere alla considerazione generale della com­ plessa situazione d’ un paese ci pare che da fatti par­ ziali, per quanto importanti, si venga a conclusioni generali sproporzionate.

L e variazioni delle partite del bilancio della Banca di Francia andrebbero, se mai, integrate con quelle di tutti gli altri Istituti di credito; gli sconti ad esempio fatti dalla Banca di Francia possono per la differenza tra j| saggio dello sconto officiale e quello

libero, diminuire senza che per questo sia scemato l’ entità complessiva degli sconti, e così dicasi di al­ tri capitoli del bilancio i quali per sè soli dicono poco e peggio possono trarre a conclusioni punto conformi alla realtà delle cose. Per questo, senza intendere di esaminare qui completamente la que­ stione del metodo, noi crediamo che il sig. Juglar con lo studio del solo bilancio della Banca di Francia non si metta del tutto in grado di giudicare se o meno il rallentamento attuale degli affari sia i| prin­ cipio di una liquidazione o una semplice sosta nel periodo prospero.

Ciò premesso, ci conviene riassumere lo conside­ razioni esposte dal sig. Juglar. Egli ha cominciato a far notare che affinchè vi sia rallentamento e li­ quidazione, bisogna che vi sia stato prima un movi­ mento d’ affari tale da potere dire che si è in un periodo prospero. Il periodo prospero è quello di cui si parla meno, anzi non se ne discorre che quando è trascorso, perchè si crede che debba essere l’ an­ damento normale e naturale degli affari. Ora a r i­ guardo delle mutazioni che si verificano nell’anda­ mento degli affari molte questioni si sollevano e si discutono ; si domanda come spiegare le differenze nei saggi dello sconto delle varie banche, e se la diminuzione del saggio dell’ interesse è un segno di prosperità pubblica ; si chiede quale debba essere la parte dello Stato nelle crisi finanziarie, se queste sono governate o no da una legge di periodicità. Final­ mente si domanda dove trovare utili indicazioni sullo svolgimento o sulla decadenza del movimento com­ merciale d’un paese.

Il sig. Juglar, quanto a quest’ultimo punto, avverte bensì che oggidì abbiamo sotto mano una quantità considerevole di statistiche officiali e ne intende tutta la importanza, ma poi trascinatovi dalla propria teoria si limita a gettare uno sguardo sui bilanci delle banche. Si è proposto volta a volta di studia­ re, egli nota , la produzione, la distribuzione, il consumo della ricchezza e senza dubbio sono que­ ste le grandi manifestazioni che noi abbiamo sotto gli occhi, ma come coglierle e sopralutto confron­ tarle presso i vari popo'i ? Non c’ ò nulla di più variabile. E non minori inconvenienti si presentano riguardo alla valutazione del reddito, malgrado gli studi accurati compiuti finora.

G’ è invece un movimento che comprende l’ insieme dei prodotti in tutti i paesi del mondo, che è stato messo fin qui al secondo posto, mentre secondo il Juglar merita di occupare il primo, ed è il movi­ mento degli scambi presso i vari popoli, quale ci è dato dalla circolazione fiduciaria, quando non è deprezzata e quando dipende dallo sconto a tre firme nei portafogli delle grandi Banche di Francia, d’ Inghilterra, degli Stati Uniti, di Germania, in una parola là dove i biglietti di banca circolano alla pari coll’oro. Qui è forse l’ errore principale del metodo adottato dal sig. Juglar, il quale dimentica, a quanto pare, che la circolazione fiduciaria in alcuni Stati, in Francia sopratutto, non sta a rappresentare tanto l’ entità degli affari quanto piuttosto la moneta me­ tallica accumulata nelle casse e che i biglietti so­ stituiscono.

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L ’ E C O N O M I S T A 469 ,V ' ' - : ■■■ " - '

26 lu g lio 1891

portafoglio (effetti di commercio scontati), che le cifre nelle colonne dei massimi e dei minimi ci pre­ sentano delle serie ascendenti e discendenti che corrispondono a dei periodi ben contraddistinti. Per ciascuno di questi due articoli del bilancio il signi­ ficato del loro movimento è lungi dall’ essere il nte- desimo: se è ascendente pel portafoglio e discendente per l’ incasso possiamo dire di essere in un periodo prospero ; se per contrario il movimento è discen­ dente per il portafoglio è ascendente per l’ incasso possiamo ritenere che siamo nel periodo della liqui­ dazione. Il punto intermedio che separa che questi due stati così differenti l’ uno dall’ altro, costituirebbe la crise, periodo critico che determina una sosta su­ bitanea degli affari lanciati nei più alti prezzi. Non si trova più nè credito, uè nuovi prenditori, bisogna dunque liquidare al ribasso ciò che si è acquistato all’aumento; donde numerose sospensioni di paga­ menti, numerose rovine che caratterizzano il periodo della liquidazione; una volta terminato questo pe­ riodo esso sarà il punto di partenza d’ un nuovo pe­ riodo di prosperità.

Vediamone la prova nelle fluttuazioni dei bilanci della Banca di Francia. Il portafoglio dopo essere sceso da 1700 milioni a 400 milioni di franchi dal 4882 al 1886, termine della liquidazione, si è a poco a poco elevato fino a 800 milioni, poi a 4 miliardo quando dovette ricevere il portafoglio dal Comptoir d’ escompte. Nell’anno successivo rica­ deva a 491 milioni e al principio del 1894, prima del prestito, non sorpassava gli 850 m ilicni, ma tutto a un tratto al momento deila sottoscrizione dell’ ul­ timo prestito francese fu portato a 4362 milioni per ridiscendere nel luglio a 659 milioni. Salvo in circostanze particolari, come per la liquidazione del Comptoir d’escompte & pel prestito, il portafoglio della Banca non raggiunse ancora la cifra di 4 miliardo e poiché si elevava nel 1882 al momento della crise a 1700 milioni, c’ è quindi ancora un largo margi­ ne, perchè in ogni crise il maximum precedente è sempre sorpassato. Si sarebbe così nel movimento cre­ scente e il maximum non sarebbe più tanto lontano. > Se seguiamo invece il movimento decrescente del- I incasso troviamo che se è stato regolare sino al 1891 non lo è più in questi ultimi tempi. Nel periodo pro­ spero precedente, il maximum dell’ incasso era sceso da 2281 milioni di franchi a 1750 milioni, ossia diminuì di 531 milioni dal 1877 al 1881 ; ma il livello si era a poco a poco elevato a 2525 milioni di franchi nel 1886 ossia crebbe di 775 milioni ; a questo punto ri­ comparve il movimento decrescente quantunque l’oro importato in Francia in occasione della Esposizione del 1889 interrompesse quel movimento. Eliminata quella causa perturbatrice l’ incasso scendeva a 2375 milioni, la sottoscrizione del prestilo lo riconduce a 2390 nel gennaio 1891, 2459 nel febbraio, 2483 nel maggio, 2525 nel giugno, 2611 nel luglio ossia un aumento di 221 milioni in sei mesi. È da no­ tarsi però una circostanza affatto speciale. L ’oro con­ tribuisce a quell’aumento per 121 milioni e questo per effetto dei recenti arrivi d’ oro che dicesi pro­ vengano dagli Stati Uniti e i quali sono effettuati in condizioni straordinarie, perchè i corsi del cam­ bio non permetterebbero quel trasporto senza perdita; bisogna dunque che siano stati fatti dei vantaggi speciali alla casa incaricala di questo affare.

Senonchè, malgrado questi sforzi per difendere 1 incasso e per fortificarlo con mezzi artificiali, la

quantità d’oro posseduta dalla Banca non eccede che di 2 milioni (1337 milioni contro 1335) la cifra avuta nel 1889 al momento della Esposizione, ed è inferiore di 56 milioni alla somma del 1886, al momento del riflussò naturale della moneta nelle casse della Banca durante la liquidazione della crise.

I conti correnti privati che avevano sorpassato il miliardo nel 1882 scendono a 197 milioni nel 1886 alla fine della liquidazione, e riprendono sino a 645 m ilioni, quando la Banca assume l’affare del Comptoir d'escompte, oscillano da 492 a 524 milioni sino al 1891 e per un istante, al momento della sotto- scrizione del prestito, salgono a 1442 milioni, ma poi vanno declinando sino a 430 milioni in princi­ pio di questo mese. Quanto alia circolazione dei biglietti dopo aver raggiunta la cifra di 3162 m i­ lioni nel 1884 scende a 2715 milioni nel 1882 poi appena la cifra massima dell’ incasso è stata rag­ giunta (2525 milioni) si eleva a 2929 prima di discendere a 2551 milioni ; finalmente il 9 gennaio di quest’anno sorpassa tutte le cifre precedenti con 3288 milioni e nel luglio si trova a 3047 milioni.

Terminata la liquidazione della crise precedente 1882-1886 c’ è stata un po’ di esitazione nella ripre­ sa, ma poi l’aumento si è manifestato su tutti i prin­ cipali prodotti. Esso continua lentamente sino al 1888, in quest’ ultimo anno si accentua nel primo seme­ stre e gli alti corsi persistono sino al luglio 1889; allora un secondo movimento in aumento si produce e porta i prezzi al punto massimo nel luglio 1890. La spinta all’aumento per le carni, la lana, il ferro, il carbone sopratutto è stata considerevole; dopo, quegli alti corsi hanno ceduto e il movimento di affari al quale avevano dato origine si è rallentato.

E adunque ben prima del crach Baring e degli imbarazzi di Londra che i mercati mondiali' nel loro insieme hanno incontrato un nuovo ostacolo nel loro moto ascendente. È forse la crise dell’ Argentina, che diventando sempre più acuta e insanabile si fa più sentire accompagnata da quella del Brasile e del C h ili? Qualunque sia la causa, ben prima della sospensione Baring, che sebbene preveduta non di­ venne pubblica che nel novembre, sin dal settem­ bre 1890 i prezzi avevano già ceduto e il ribasso si accentuò durante l’ultimo trimestre.

Ciò che complica la situazione, secondo il signor Juglar, è i 1 cattivo raccolto, ma anche questo è un accidente che si è già manifestato. I quattro anni che hanno preceduto il 1882 (ultima crise) sono stati anni di carestia, durante i quali le importazioni di grano furono assai rilevanti e tuttavia l’ anda­ mento del periodo prospero, salvo una leggera r i­ duzione degli alti prezzi, non è stato interrotto.

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470 L ’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1891

e il valore della carta bollala venduta dalla am­ ministrazione per gli effetti di commercio. Il va­ lore rappresentato da questa carta ammontava a 50 miliardi nel 1882 (crise) scendeva a 26 miliardi nel 1886 (liquidazione) e non eccede i 28 milioni nel 1890.

C’ è ancora un margine di 2 miliardi prima di raggiungere la somma del 1 8 8 2 ; e il Juglar crede che questa somma sarà sorpassata e finché non sarà stata raggiunta non si potrà dire di essere alla vi- ' gilia della crise, il che non vuol dire che non si avranno nubi sull’orizzonte così da turbare il periodo prospero, sebbene non tante da interromperlo.

.T a li i pensieri che la situazione ispira a uno economista che da lunghi anni si è dedicato allo studio delle perturbazioni economiche. Egli intravede la «rise e la conseguente liquidazione od almeno da alcuni sintomi che gli si manifestano, la teme. L ’ar­ gomento è troppo interessante per non tornarvi so­ pra un’ altra volta.

S U L SAGGIO DELLO SCONTO

Ripubblichiamo dalla Nazione del 19 corrente la seguente lettera :

Ill.mo sig. Direttore

del Giornale L a Nazione.

In questi giorni alcuni autorevoli periodici, come la Tribuna e la Riforma di Roma, il Commercio ed il Mattino di Milano, hanno trattato della que­ stione del saggio dello sconto, quasi tutti facendo voti perchè possa venir presto diminuito; e facendo confronti col saggio degli altri paesi trovarono che in Italia è troppo elevato; tanto più che, per lo spe­ ciale carattere della nostra circolazione fiduciària (delle Banche e dello Stato) non essendo nel fatto il biglietto convertibile a vista, nessuna efficace azione può esercitare l’ alto saggio dello sconto sulle correnti metalliche per renderle favorevoli al nostro paese.

Lasciando quest’ ultimo punto della questione, sul quale, a mio avviso, non poco vi sarebbe da dire, credo opportuno che il pubblico, per formarsi un chiaro concetto dei termini di questo importantissimo problema, abbia dinanzi a sè alcuni elementi di fatto, e domando ospitalità nella sua Nazione per richia­ mare alla mente di coloro, che trattano questo ar­ gomento, alcune brevissime considerazioni.

Il , saggio dello sconto, quando non sia strumento p er determinare le correnti metalliche, è composto di molti elementi, i quali però si possono raggrup­ pare; in tre principali categorie :

l .° L ’ utile che le Banche di emissione deb­ bano rconseguire per rimunerare i loro capitali.;

, 2 .° I rischi che in un dato momento presenta l’ impiego nel portafoglio e che in genere presen­ tano le operazioni delle Banche;

3.° I maggiori aggravi che lo Stato impone alle dianche ed alle loro operazioni.

Occorre appena avvertire che gli elementi di cia­ scuno di questi gruppi sono in ragione diretta coi saggio dello sconto, cioè che tanto maggiori dovranno essere le rimunerazioni, ! rischi e gii aggravi, tanto

maggiore dovrà essere, per necessaria conseguenza, il saggio dello sconto.

Ora, considerando le Banche di emissione italiane e le Banche di emissione estere, si vede sul primo punto che le prime danno In generale al loro ca­ pitale una rimunerazione non superiore a quella che danno al loro le maggiori Banche estere ; la quale circostanza, già importante a considerarsi in via as­ soluta, lo è tanto più in via relativa, quando cioè si pensi che all’ estero il saggio dell’ interesse nor­ male è inferiore al sàggio dell’ interesse normale italiano; basta a provarlo il corso della rendita.

Ecco infatti messi a confronto i dividendi della Banca di Francia e della Banca Nazionale d’ Italia dal 1883, dall’ anno in cui fu ripristinata nella legge la circolazione metallica fra noi :

Banca di Francia Banca d’Italia per cento per cento

1883 22.6 11.86 1884 21.4 10.40 1885 18. 50 11. 73 1886 15. 50 11.46 1887 15.00 11.46 1888 14.20 11.06 1889 15. 20 9 46 1890 15.00 10. 50

Non l adunque per rimunerare soverchiamente il capitale impiegato che il saggio dello sconto è quasi usurario, come ebbe ad esprimersi recente­ mente in Senato il Ministero del Tesoro.

Ma vediamo i rischi ; nessuno vorrà dire che le Banche di emissione vadano a cercare a bella posta gli effetti meno solidi, ma invece tutti converranno che l’ altezza delle cifre nelle sofferenze o nelle per­ dite è il risultato di una condizione generale, nella quale si trova la economia del paese, di fronte alla quale condizione, le Banche di emissione, seguendo un erroneo concetto, proprio dei paesi che hanno minore cultura economica , hanno allargato anziché ristretto la quantità delle loro operazioni. Trascrivo uno specchietto stampato in una relazione ministe­ riale recente e che dice :

« Sofferenze degli Istituti di emissione italiani al 50 aprile 1 8 9 0 :

Banca N azionale...L. 30,834,000 Banco di N apoli... » 16,416,000 Banca Naz. Toscana . . . » 179,000 Banca Rom ana... » 3,612,000 Banco di S icilia ... » 3,071,000 Banca Tose, di C red ito,.» 15,000 L. 54,157,000

« La notevole differenza — continua ìa relazione — tra gli Istituti nostri e quelli esteri sotto questo aspetto si fa manifesta dalle cifre che seguono, re ­ lative alla chiusura dei conti dell’esercizio 1889.

Sofferenze delle Banche estere :

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26 luglio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 471

bre 1889 e 54 milioni al 10 aprile 1890. La dif­ ferenza è ingente e merita in modo speciale l’atten­ zione del Parlamento. »

E mi permetto dopo ciò di concludere sul se­ condo punto: non è la mancanza di rischio quella che può fa r chiamare quasi usurario il saggio dello sconto al 6 0]Q. E tanto meno può essere così chia­ mato dal Governo, il quale, se non nel nome dei ministri attuali, certo in quello dei passati, ha non piccola responsabilità sulla cifra delle sofferenze.

E veniamo al terzo elemento del saggio dello sconto, quello degli aggravi che sono imposti dallo Stato alle flanelle di emissione.

Le due leggi 30 giugno 1891 n. 313 o 314 por­ tano la tassa sulla circolazione all’ 1 .4 0 per cento, sulla quale cifra non vi è nessuna osservazione da fare; essa indica chiaro e netto che abolendo tale tassa, il saggio delio sconto potrebbe essere portato al 4 1|2 per cento, ma nei bilanci delle Banche si trovano altri 5 milioni circa per ricchezza mobile, tassa sulle azioni, vigilanza governativa, bolli, ecc., la qual cifra forma, sul miliardo di circolazione un altro 1 [2 per cento circa.

Quindi nel saggio dello sconto al 6 0|0 lo Stato prende per sua parte in Italia il 2 0|0 circa.

Ora ecco gli aggravi che segna nel suo bilancio la Banca del Belgio:

Spese per il servizio di Tesoreria . L . 175,000 Bollo sulla circolazione . . . . » 191,154 1

1

4 0(0 di tassa sulla circolazione . » 518,138 Partecipazione dello Stato agli utili . » 1,272,745 L . 2,157,037 La media circolazione della Banca del Belgio fu nel 1890 di 404 milioni e quindi l’aggravio arriva appena al 1[2 per cento.

E nel bilancio della Banca di Francia troviamo i seguenti oneri per il 1890:

Contributi d ir e t t i...L . 531,681.00 Imposta del 3 Ojo sul dividendo » 886,092.80 Imposta di bollo sulla circolazione » 898,362.35 Imposta di bollo sulle azioni e diversi » 68,418.00 L . 2,381,555.15 Sopra una circolazione di quasi tre miliardi il totale degli oneri non arriva a dieci centesimi ogni cento lire.

E d anche su questo punto mi par lecito conclu­ dere : sono gli aggravi dello Stato verso le Banche quelli che causano Valtezza del saggio dello sconto.

Ma appunto da queste tre conclusioni che, se non erro, sembrano tirate logicamente, mi sorge formi­ dabile una interrogazione ed è la seguenìe : quale era il concetto del Ministro del Tesoro (il quale del resto conosce benissimo tutte queste cifre) quando chiamò quasi usurario il saggio dello sconto in Italia e contemporaneamente fece approvare la legge che aumenta gli aggravi a cui sono sottoposte le Banche di emissione ?

Parmi che il pubblico e specialmente quella parte che è direttamente interessata nei commerci e nelle industrie, abbia diritto a qualche spiegazione.

E sarebbe pur bene, perchè non nascano vane illusioni, che i giornali, i quali più facilmente pos­ sono interpretare il pensiero del Ministro, si com­ piacessero di dire francamente al paese se sia

pos-| sihile e come sia possibile sperare lo sconto al 5 per cento se lo Stato ne prende per sè il due e se le Banche, debbono pure ammortizzare molte decine di milioni di sofferenze o di perdile, delle quali in gran parte è il Governo, almeno moralmente, re­ sponsabile.

Mi creda

Dev.mo A. J. de Johannis.

Rivista Bibliografica

Dott. Francesco Sartori. — Grande e piccola coltiva­ zione delle terre. — Milano, Hoepli, 1891, pag. 144. (Lire 3).

L ’ argomento trattato dal dott. Sartori ha molta importanza teorica e pratica e meritava tutta I’ at­ tenzione dell’ Autore, il quale nota giustamente nella prefazione che la questione svolta nella sua memoria, benché non si possa annoverare tra le più radicali, che si agitano nel campo economico, è certamente degna della massima considerazione, siccome quella che non si attiene solo ai problemi della produzione, ma anche, come aveva già osservato lo Stuart M iil, a quelli più gravi ed ampi della distribuzione dei beni.

(8)

raggiun-/

472 L ’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1891

gere un reddito netto così alto, che non si potrebbe ottenere con l’ altro ».

La grande coltura si è rivolta ai foraggi ed al fru­ mento, perchè questi due prodotti, se non cosi co­ stosi come quelli della piccola, ammettono una ben maggiore economia nelle spese, in ¡specie del lavoro umano ed animale, che essa può in parte surrogare con quello più economico delle macchine. La pic­ cola coltivazione si è rivolta invece a quelle produ­ zioni che danno un alto prodotto, perchè dovendo ricorrere maggiormente al lavoro umano sono presso di lei maggiori le spese di produzione.

Per' cui si hanno due sistemi di coltura, perchè è impossibile con uno solo di essi ottenere ovunque col massimo buon mercato i prodotti del suolo; questi due sistemi non sono antagonistici qualora si considerino nel rispettivo loro campo di azione, ma ambedue sono richiesti dalla necessità di vivere col minor costo possibile.

Quanto alla repartizione del reddito nei due si­ stemi il Sartori trova che la ripartizione del reddito nel seno della piccola coltura produce effetti oppo­ sti secondo che lo stesso proprietario coltiva o no il terreno; nella proprietà coltivatrice, si opera con rilevante vantaggio della coltivazione del suolo e della condizione del lavoratore arreca invece per lo più perniciosi effetti perchè si opera in modo v i­ zioso, col sistema dei piccoli affitti, e sempre a danno dei coltivatori e a vantaggio quasi sempre della rendita, talvolta pure del profitto.

Relativamente poi alla grande coltivazione, ove essa è congiunta alla proprietà, in generale i suoi effetti non sono molto tristi per quanto riguarda la partizione del reddito ma non si può dire altrettanto nel caso dell’ affitto, sistèma che è senza alcun con­ fronto più comune del primo e quasi universalmente usato in tutta Europa sulle grandi proprietà. Per ciò anche in questo punto così importante l’Autore nega che si possa parteggiare in modo assoluto per l’uno o per l’altro.

Finalmente l’ Autore esamina le condizioni natu­ rali e sociali per l’ applicazione dei due sistemi e chiude la sua interessante Memoria accennando allo svolgimento futuro dei due sistemi, ed alla azione dello Stato in ordine ad essi. Nell’ ultimo capitolo abbiamo notato dubbiezze e contraddizioni circa l’ azione dello Stato. Il dottor Sartori crede si debba ricorrere a provvedimenti che non intacchino le sorgenti prime e gelose della produzione, ma mu­ tino sensibilmente l’ odierno meccanismo del re­ parto dei beni ; e accetta diverse proposte del Mor- tara, come quella del credito forzoso all’ agricoltura, della espropriazione forzata dei fondi lasciati presso­ ché incolti, della proibizione assoluta di terre lasciate a scopi voluttuari (parchi, giardini, ecc.). Ammette anche che in casi straordinari lo Stato intervenga direttamente per sostenere di coltura. Tutto questo ci pare conduca a intaccare « le sorgenti prime e gelose della produzione », e i casi straordinari poi sono la porta aperta per far intervenire sempre che piaccia lo Stato.

La monografia del signor Sarto ri, non ostante una certa incertezza di idee che talvolta si riscontra, è una chiara, istruttiva trattazione della importante questione sui sistemi di coltivazione delle terre; ar­ gomento piuttosto trascurato nella recente lettera­ tura economica.

R . D. V .

H. de B. Glubins. — The H istory o f Commerce in Euro­ pe. — W ith maps. — London, Macmillan and Co.,

1891, pag. 233. (3 s. 6d.)

Riassumere la storia del commercio europeo in un volumetto di poco più di duecento pagine è certo impresa assai ardua e a compiere la quale occorre molta padronanza della materia per poter presentare in modo breve, chiaro ed esatto i fatti più salienti della storia medesima. Il sig. Gibhins, del quale ab­ biamo lodata altra volta una breve ma succosa Sto­ ria industriale della Inghilterra (V . L'Economista N. 868) ha creduto di poter assumersi l’ incarico di svolgere le origini, il progresso e lo svolgimento del commercio dell’ Europa in uno spazio forse troppo limitato. Egli non si fa illusioni a questo riguardo e riconosce che i suoi cenni sul commercio sono assai ristretti, ma crede che possano tuttavia dare un’idea de! corso storico dello sviluppo commerciale. E certamente il suo libro per 1’ ordine della espo­ sizione e l’arte di saper condensare fatti e conside­ razioni è tale che può fornire al lettore molte notizie su questa interessante storia e può essere insomma un primo avviamento a uno studio più completo e minuto. La miglior prova che se ne possa dare è di accennare agli argomenti trattati. Esposti i carat­ teri e le vicende del commercio antico in Oriente, in Grecia e in Roma, I’ Autore si occupa delle in ­ vasioni barbariche e della decadenza ilei commercio, del risveglio del commercio nel medio evo, delle città italiane, e dei centri manifatturieri di Europa del commercio dell’ Inghilterra.

Venendo poscia al commercio nell’ età moderna tratta degli imperi commerciali d’ oriente e di quelli d’occidente, del commercio inglese ed europeo nei secoli X V II e X V I I I , della rivoluzione industriale in Inghilterra e della guerra continentale e delle v i­ cende del commercio dei vari paesi negli ultimi tempi. Alcune carte geografiche mettono in grado il lettore di seguire meglio le vicende del commer­ cio europeo.

R ivista (Economica

La revisione delle tariffe doganali e la Camera di Commercio di TorinoII privilegio della Banca di Francia — / dazi doganali su i cereali ed //

consumo del pane in Germania.

La revisione delle tariffe doganali e la Camera di Commercio di Torino. — È stata mandata al Go­ verno una importante memoria della Camera di com­ mercio di Torino, la quale fa osservazioni e propo­ ste per la revisione della tariffa doganale e per i futuri negoziati tendenti alla conclusione di nuovi trattati di commercio.

Invocasi, anzitutto, che questi siano basati sulla reciprocità di trattamento, affinchè gli scambi pos­ sano tendere ad equilibrarsi ed essenzialmente con­ tengano patti certi, definiti, che non lascino campo a dannose eventualità.

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26 luglio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 473

La Camera di commercio di Torino domanda che dai trattali escludasi la clausola della nazione più favorita, ma si comprenda la clausola compromis­ soria.

Nella diligente memoria della Camera torinese sono esposte le ragioni dei mutamenti richiesti per tutte le voci più importanti.

Domandasi che specialmente nei rapporti co i la Svizzera, il verm outh sia parificato ai vini e non già ai liquori, come stabilisce la tariffa svizzera del 10 aprile 1891.

Si chiede un aumento di almeno 5 lire sugli at­ tuali dazi generali, e cosi da L . 12 a L . 17, sulla birra in botti a caratelli e da L . 20 a L . 25 su quella in bottiglie.

Invocasi l’aumento del dazio sui cognac stranieri e specialmente sugli pseudo-cognac.

Inoltre, la Camera torinese chiede che per gli spiriti non si conceda alcuna riduzione convenzionale con alcuno Stato sui dazi generali.

Si fa voto che 1’ esame dei prodotti chimici im­ portati non sia affidato soltanto agli uffici doganali, ma sia fatto da periti chim ici, istituendo speciali la­ boratori presso le principali dogane del Regno.

Domandasi che sia conservata l’ esenzione dal da­ zio di confine di tutti gli estratti concianti.

Per gli acidi acetico, puro ed impuro, solforico e tannico domandasi un aumento di dazio.

Per l’ acido fenico domandasi l’ esenzione dal dazio di entrata, ora di L . 10 al quintale.

L a Camera torinese desidera che sia ridotto il dazio sui sali di chinina.

Per gli acetati chiedesi che il dazio sia portato da L . 1 a L . 6.

Domandasi che sia mantenuta libera la voce del cloruro di calce.

Invocasi che siano diminuiti i diritti di fabbrica­ zione delle polveri da fuoco, o che almeno sia re ­ stituito il dazio sui prodotti esportati.

Per i medicamenti composti noti nominati si chiede che venga applicato il sistema della nuova tariffa doganale francese.

E domandata l’abolizione del dazio di uscita sulle sete e sui cascami di seta.

Il privilegio della Banca di Francia. — La Commissione incaricata di esaminare il progetto di proroga del privilegio della Banca di Francia ha udito sabato scorso un rapporto del Burdeau sulle concessioni fatte dalla Banca dopo la presentazione del progetto del ministro delle finanze. La Commis­ sione adottò il testo che le era sottoposto dal B u r­ deau, nominato relatore.

Ecco un’ analisi completa delle concessioni con­ sentite dalla Banca, e si vedrà che sono notevoli.

Il tesoro, oltre della entrala annuale, che sarà di 1 ,7 4 0 .0 0 0 fr. sino al 1897 e di 2, 5 0 0 ,0 0 0 a partire da questa data sino al 1 9 2 0 ; oltre a nuove facilitazioni accordate dal movimento generale dei fondi pel pagamento dei coupons della rendita e per le emissioni, ottiene due nuovi vantaggi:

I biglietti prescritti. Il primo consiste n ’ l’ abban­ dono che gli fa la Banca del valore di 6 milioni e mezzo di biglietti emessi prima del 1864 e ricono­ scibili perchè impressi in nero. Questi biglietti sono 11 residuo di diverse emissioni scalari dall’ anno V I I e che salgono al totale di 6 miliardi e 500 milioni. La maggior parte si possono considerare come per­ duti ; non ne furono presentati al rimborso che per

43, 000 fr. 1’ anno passato e per 7900 fr. nel primo semestre 1891.

Ben inteso, quelli che saranno presentati riceve­ ranno sempre buona accoglienza a qualunque data a venire : sarà iscritto nel bilancio un credito di alcuni milioni di fr. a questo effetto, se occorre, a partire dal 1893.

I sei milioni e mezzo così versati al Tesoro ser­ viranno a rifare la moneta d’ oro. Un progetto spe­ ciale determinerà le condizioni nelle quali la moneta una volta restaurata, sarà mantenuta in buono stato. Il Burdeau riferì sulle legislazioni estere in propo­ sito, raccomandando ai suoi colleghi la legislazione scandinava.

Nuòva anticipazione gratuita di 40 milioni. Un secondo vantaggio consentito dalla Banca consiste a far anticipare da essa, senza interesse, altri 40 mi­ lioni in più dei 140 milioni già anticipati. Questi 40 milioni serviranno a costituire a profitto della difesa nazionale i viveri di concentrazione (lo m i­ lioni) e gli approvvigionamenti delle fortezze (25 milioni). L ’ economia di questo titolo sarà di almeno 1,600,000 franchi all’ anno.

I Municipi delle città fortificate si troveranno sca­ ricati di 500,000 fr. di spese, che la legge nuova­ mente votata dalla Camera doveva loro imporre.

II Burdeau fa osservare che questa anticipazione gratuita non è soltanto giustificata col fatto che si con­ nette alla difesa nazionale, alla quale la Banca deve _ portare un concorso senza riserva; inoltre, essa corri­

sponde all’ aumento del conto creditore del Tesoro alla Banca; questo conto oltrepassa spesso 180 mi­ lioni, e sembra giusto di non lasciare alla Banca il godimento gratuito di una simile eccedenza.

Vantaggi fatti al commercio. Il relatore provvi­ sorio dichiarò che, a suo avviso, dopo aver assicu­ rato il credito del biglietto di Banca, che è il vero tesoro di guerra, la cura principale del legislatore, in occasione del rinnovamento del privilegio, doveva essere di accrescere i servigi resi dalla Banca al commercio. Su queslo punto, ottenne le seguenti concessioni :

1° Sarà creata, in tutti i eapiluoghi di dipar­ timento che non l’ hanno ancora, una succursale della Banca.

2° Inoltre 18 uffici ausiliari saranno trasfor­ mati in succursali.

3° Infine, 50 nuove città saranno collegate a questi uffici o a delle succursali pel servizio d’ in ­ casso.

Questa estensione degli Stabilimenti della Banca sarà di molto la più notevole che sia mai stata realizzata in una volta. Il numero delie succursali, bureaux e depositi si troverà portato da 132 a 1 7 0 ; il numero delle piazze bancabili da 250 a 319 circa.

A ltri miglioramenti riguardano lo sconto : 1° Nelle succursali, la carta sarà ammessa allo sconto tutti i giorni. Attualmente vi sono numerose succursali ove lo sconto non si fa che una o due volte per settimana.

2° La carta sulle città collegate sarà incassata tutti i giorni.

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474 L ’ E C O N O M I S T A 26 luglio 1891 Y i sono poi altri miglioramenti che interessano i

banchieri e i possessori di titoli mobiliari :

1° La Commissione di trasporto di partite, che è di SO centesimi per mille, sarà abbassato a 23 centesimi.

2° Saranno creati dei depositi di titoli in 14 nuove succursali oltre alle tre che esistono o ra; tutte le succursali riceveranno i depositi di titoli mediante una piccola commissione per spese di trasporto.

3° Ogni commerciante avente un deposito di titoli potrà farsi scontare della carta con due firme, per un valore che, secondo la garanzia che offre il presentatore, potrà uguagliare fino al doppio di quella che garantisce il suo deposito.

4° Infine, la Banca, applicando un’ idea che riuscì in Inghilterra, s’ incaricherà di incassare e capitalizzare i coupons di rendita che le saranno a questo effetto rimessi.

I dazi doganali sui cereali ed il consumo del pane in Germania. — Il consumo dei grani desti­ nati alla panificazione nell’ Impero tedesco da una serie di anni è in continua diminuzione ; a questa conclusione viene il professore von Juraschek, l’at­ tuale continuatore dell’ « Uebersichten der W eltw ir- thschaft » fondato dal professore von Neumann- Spallart.

II consumo normale di grani da pane, secondo lo statista tedesco doti. Ernesto Engel, è calcolato a 183.21 chilogrammi per capo, per gli anni 1878 al 1881 si è avuto nell’ Impero tedesco un consumo medio di grani da pane (frumento, spelta e segala) di 183.83 chilogrammi per persona. Dopo il 1884. il consunto di queste specie di cereali ha avuto il seguente svolgimento:

N ell’anno :

Dalla produzione

del t rritorio Dalla maggiore Consumo nazionale Importazione complessivo Chilogrammi Chilogrammi Chilogrammi

1885- 8 6 ... 162.56 12.03 174.59 1886- 87... 167.89 13.69 181.58 1887- 8 8 ... 176.18 16.14 192.32 1888- 8 9 ... 147.13 22.11 170.94 1889- 9 0 ... 138.53 23.82 162.35 I risultati dei singoli anni non possono conside­ rarsi come concludenti, poiché le parti residuate e quelle assunte nei singoli anni non possono essere esattamente valutate. Ma anche per più lunghi pe riodi di tempo si ha il seguente risultato :

Nella media annua :

Dalla

produzione Dalla

del territorio maggiore Consumo nazionale importazione complessivo Chilogrammi Chilogrammi Chilogrammi

1880-81 — 1884-85 158. 18 26.79 184.97 1885-86 — 1889-90 158. 92 17. 76 176. 08 Su questo risultato il professor Juraschek osserva: « Il consumo complessivo è quindi negli ultimi anni iunegabilmente scemato, e la media stessa degli ultimi anni 1883-86 fino al 1889-90 non supera più la quantità di chilogrammi 483.21 per anno e per capo della popolazione necessaria, secondo i calcoli ed i rilie vi di Engel, per la razionale nutrizione di un

uomo. In seguito al rapido aumentare della popola­ zione la produzione nazionale, non ostante I’ accre­ sciuta superficie coltivata a grani e I' accresciuto reddito unitario, non poteva fornire all’ individuo alcun maggiore mezzo di consumo, e già dopo i raccolti sfavorevoli, come quelli del 1888 e del 1889, la quantità di consumo si è notevolmente ridotta ; in pari tempo i dazi protettivi hanno, specialmente nel primo anno successivo all’ aumento dei dazi mede­ simi, notevolmente ridotto il consumo dei cereali esteri, cosicché il consumo complessivo necessaria­ mente doveva scemare e la popolazione adattarsi a oggetti alimentari (patate) di minor valore. »

Un’ altra circostanza, che getta una triste luce sulla perniciosa influenza dei dazi sui cereali, spe­ cialmente lo spostamento dei rapporti del prezzo della qualità di farine fini di fronte a quelle di qua­ lità inferiore, viene rilevata dalla Frankfurter Zei- tung.

Invero, nell’anno 1883 costavano, ad esempio, le farine nazionali con la numerazione della Germania meridionale :

N. 0 1 2 3 4

M. 31 2 9 .3 0 28 2 4 .3 0 18.50 Oggi queste stesse farine costano :

N. 0 4 2 3 4

M. 38.50 3 6 .5 0 35 3 3 .5 0 3 0 ; cosicché nel 1885 eravi una differenza fra il n. 0 e i il n. 4 di marchi 12. 50, ed ora, invece, ve ne ha una di soli marchi 8. 50.

La farina ungherese costava al principio del­ l’anno 1885:

N. 0 1 2 3 4 5 6 7 8 8 1]2 M. 41 40.50 40 39.50 39 38 37.50 36.50 35.50 34.50;

e quindi nel 1885 la differenza fra 0 ed 8 4|2 era di 14 marchi, ed oggi tale differenza è ridotta a soli marchi 6 .5 0 ; in percento la differenza è ancora più sensibile.

(11)

26 luglio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 475

la Navigazioni nei porti italiani nel 1890

La Direzione generale delle Gabelle ha pubblicato in questi giorni il movimento della navigazione nei porti italiani nel 1890 e nel precedente decennio co­ minciando dal 1881.

Quanto al movimento del 1890 apparisce che la quantità della merce imbarcata e sbarcata nei nostri porti per operazioni di commercio fu di tonnel­ late 14,706,578 contro 14,536,101 nell’ anno prece­ dente, e quindi un aumento nel 1890 di tonnel­ late 170,471 in confronto al 1889.

Anche nella navigazione internazionale i legni con bandiera italiana sentirono nel 1890 meno duramente la concorrenza delle marine estere, giacché dalle navi con bandiera italiana vennero sbarcate 1,044,203, tonnell. di merce, cioè 50 mila più che nel 1889.

L e merci imbarcate nei porti italiani, per la cifra di tonn. 659,319 vennero trasportate da legni ita­ liani, cioè circa 40 mila tonnellate più che nell’anno precedente.

Il seguente prospetto riassume dal 1881 in poi i bastimenti che approdarono e salparono dai nostri porti, la loro stazza, e la quantità di merce imbar­ cata e sbarcata :

Numero

Anni dei bastimenti Tonn. di stazza Tonn. di merci

1881 219,598 1882 219,349 1883 221,850 1884 208,356 1885 225,385 1886 216,773 1887 221,518 1888 222,160 1889 225,549 1890 242,452 32,070,704 9,590,933 35,045,046 9,679,435 36,833,329 10,629,027 33,383,710 10,319,902 36,799,728 11,971,102 37,087,842 11,998,645 40,538,605 13,836,155 40,133,567 13,386,907 41,670,976 14,536,101 44,761,177 14,706,578

Da questo prospetto resulta pertanto che malgrado le difficoltà economiche in cui si è dibattuto il no­ stro paese, specialmente nell’ ultimo biennio, T au­ mento della navigazione è stato quasi costante nel­ l’ ultimo decennio, essendo stato interrotto soltanto nel 4883 e nel 4888.

A ll’ aumento contribuirono tanto la navigazione di cabotaggio, quanto quella internazionale, giacché il movimento del cabotaggio crebbe nel decennio di circa 7 milioni di tonnell. di stazzatura, e di un milione e 700 mila tonnell. di merci e quella della navigazione internazionale aumentò di 5 milioni di tonuell. di registro e di 3 milioni e 40 mila tonn. di merce.

Quanto alla parte presa dalla bandiera italiana, e da quella estera nel movimento, del quale ci occu­ piamo, resulta che la bandiera nazionale era rap­ presentata nel 4881 da 199,688 navi dì 20,268,196 tonn. di registro, le quali imbarcarono e sbarcarono 5,578,402 tonn. di merci. Nel 1890 invece le navi approdate e salpate furono 222,376, le tonnell. di stazza 29,436,110 e le tonnell. di merci imbarcate e sbarcate 7,414,865. Nel 4890 in confronto al 1881 vi è-stato così un aumento di 22,268 nel numero delle navi e di 4,533,463 tonnell. nelle merci im ­ barcate e sbarcate.

L e bandiere estere prese complessivamente aumen­ tarono leggermente nel numero delle navi salendo da 49,910 nel 4884 a 20,076 nel 4890 e aumen­ tarono pure nella quantità delle merci trasportate

giacché da tonn. 4,012,531 andarono fino a ton­ nellate 7,594,715.

Da quanto abbiamo detto resulta che nel 1890 il movimento del commercio marittimo conseguì note­ voli progressi, e dal con’fronto poi del movimento delle navi estere trafficanti con le nostre spiaggia apparisce che le navi con bandiera francese da quando non è più in vigore la Convenzione marit­ tima con l’ Italia, hanno notevolmente diminuito il loro traffico.

La Cassa di risparmio di Modena nel 1890

Questa Gassa di risparmio che fu istituita nel 1845 con decreto del Podestà di Modena Marchese Ca- randini, ha veduto in questo non breve periodo di esistenza aumentare annualmente il numero dei suoi clienti e accrescere le proprie risorse, pur cercando di rendere meno gravi le condizioni di coloro che vi hanno fatto ricorso.

E valga il vero.

Il movimento di cassa è stato

nel 1890 d i ...L . 19,485,817.84 mentre nel 1889 era stato di . » 48,042,630.49 e nel 4888 d i ... » 16,527,675,35

Il movimento dei depositi a risparmio compresi i frutti pagati, e gli altri portati in aumento di capi­ tale dà ¡ seguenti resultati:

nel 1890 è stato d i ... L . 8,480,023.82 nel 4889 f u ... » 7,683,796.62 e nel 1 8 8 8 ...L . 8,290,564.47

A ll’avvenuto aumento di cifre nel 4890 corri­ sponde un maggior numero di operazioni, e questo dimostra che il numero di coloro per i quali la Cassa è accessibile va ognora aumentando.

I depositi nel 1890 sono stati

superati dai ritiri per la somma di . L . 27,369.09 ma se si considera il disagio eco­

nomico generale arrecherà sorpresa il non vedere uno sbilancio econo­ mico maggiore tanto più che sta a contrapposto di quella diminuzione il cumulo dei frutti che sono an­

dati in aumento di capitale p e r. . . » 297,968.62 sicché in definitivo al chiudersi del

4890 si ebbe un aumento nel ere- ---dito dei ricorrenti p e r ...L . 270,599.53

E la rimanenza complessiva dei depositi a rispar­ mio alla fine del 4890 resulta nella complessiva somma di L . 40,737,097.21 contro L . 40,466,497.68 e quindi un aumento nel 1890 di L . 270,599.53, aumento che abbiamo più sopra segnalato.

Gli utili netti nel 1890 derivanti dal movimento dei depositi a r i­

sparmio ascendono a . . ...L . 112,147.82 mentre nel 4889 furono d i ... » 92,302.64 e quindi un aumento nel 1890 di . L . 49,845.18

I pesi, le spese e le perdite del 1890 ammontarono complessiva­

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