L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, .FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I PRIV A TI
Anno XVIII - Voi. XXII
Domenica 25 Gennaio 1891
N. 873
LA FUSIONE DILLE BANCHE DI EMISSIONE
Segnaliamo come un trionfo delle idee elle da molti anni noi difendiamo in queste colonne la no tizia che venne data dai giornali della capitale di un compromesso firmato tra ¡ Direttori della Banca Na zionale d’Italia e della Banca Nazionale Toscana per la fusione a determinate condizioni dei due Istituti.A parte le modalità dell’ atto, le quali non pos sono ancora essere note al pubblico e sulle quali a suo tempo porteremo imparzialmente il nostro giu dizio, noi ci felicitiamo veramente di questo passo decisivo fatto verso la soluzione razionale di una questione, che come abbiamo sostenuto tante volte, doveva essere non dal Governo, ma dagli interessati portato sopra un terreno pratico.
Era ormai esaurito completamente il tema della pluralità; tutte le argomentazioni prò e contro i due sistemi erano state rigorosamente e lungamente espo ste ; da una parte, una schiera numerosa di scrittori ben guidali e bene affiatati, sosteneva l’attuale sistema della pluralità e con motivi, che noi abbiamo sempre giudicati speciosi, ne invocava il peggioramento col maggior incremento delle Banche minori; dall’altra alcuni isolati individui, senza altra guida che il sen timento della gravità della situazione ed il bisogno urgente di uscirne, sviscerava di quando in quando gli inconvenienti del sistema ed indicava, quasi senza speranza di riuscita, il rimedio in una radicale ri forma. '
L’esperienza fatta dagli altri paesi e gli stessi r i sultati che si erano ottenuti in Italia volendo con traddire alle più urgenti necessità della vita econo mica, avrebbero dovuto bastare per illuminare le menti anco meno esperte. Invece si volle prolun gare lo stato di confusione che la legge del 1874 aveva creato, e ci siamo avventurati nella audace impresa della abolizione del corso forzato ed in quella più audace ancora di provocare, colla riforma do- I ganale, una crise commerciale, senza avere una sof- ficiente organizzazione del credito nazionale. Gli of- j felli si sono fatalmente sentiti ed i disastri che hanno I colpito il paese così gravemente hanno dimostrato ! quanto dannoso sia avere disorganizzato quello stro- j mento potente della economia che è il credito.
Ora sembra cominci la repiscenza in lutti; — nel Governo, che per mezzo del Presidente del Consiglio favorisce 1 accordo tra le dne banche maggiori, e, si afferma, intraprende le trattative per un compro messo tra la Banca Nazionale d’ Italia e la Banca Romana ; — la Amministrazione della Banca Nazio
nale d’Italia che esce da una inazione, forse appa rente, ma per molli allarmante, e sembra prendere un’ atleggiamonto decisivo per tutelare gli interessi propri ad un tempo e quelli del paese.
Comunque sia la questione bancaria che sembrava qualche tempo fa quasi insolubile, si presenta ora sotto un nuovo aspetto e lascia meno campo alla discussione teorica. Oggi Governo e Parlamento si trovano di fronte ad un espresso intendimento manifestato da due Ban che di emissione, quello di fondersi, domani saranno tre e forse tutte e quattro le Banche per azioni che manifesteranno eguale proposito. Il governo, quando dominavano i sogni della pluralità, e si addormen tava il pubblico colla retorica del Cenacolo, il go verno, sebbene avesse interpretata e fatta interpretare la legge del 1874 come impedimento alla fusione, sebbene nessun articolo di legge esplicitamente la proibisse. Ma ora che siamo in j u r e costituendo e che il paese è già stanco degli effetti che dalla plu ralità obbligatoria ha ottenuti, ora saranno gravi gli ostacoli da superarsi per ottenere che la nuova legge, non provochi la fusione, nè la decreti, ma soltanto riconosca i fatti compiuti?
Non lo crediamo, anzi, se sono abbastanza esatte le nostre informazioni, crediamo che la notizia del compromesso firmalo tra le due Banche maggiori sia stata accolla favorevolmente e che se qualche recri minazione è posta qua e là ciò sia più p r ò fo r m a che per animo deliberato di osteggiare la nuova po litica bancaria.
Conviene però che gli avversari della pluralità delle Banche sieno vigilanti e non si addormentino su questa prima vittoria. Se avvenisse che in questa occasione trionfassero ancora i nemici di un ordi namento serio e robusto del credilo, per molto tempo non si parlerebbe più di una nuova legge, e si vi vrebbe chi sa per quanto nel provvisorio.
50 L ’ E C O N O M I S T A 25 gennaio 1891
LA SOCIETÀ DELLE STRADE FERRATE IR ID I DIALI
Il Comin. Borgnini, Direttore Generale delle SS. FF . Meridionali, ha pubblicato nei giornali una in teressantissima lettera colla quale giustamente com penetrato delle condizioni del mercato le quali danno credito a qualunque malevola voce, si vale della stampa per dare ai numerosi possessori di azioni della Società che egli dirige alcuni ragguagli sullo stato economico della azienda.Ricorda di aver già dichiarato nell’ultima assem blea generale che il dividendo di 36 lire, distribuito già negli anni 1887, 1888 e 1889, poteva ormai ri tenersi come normale, e si affretta ad aggiungere che nella prossima assemblea gli azionisti saranno chiamati a deliberare appunto sulla distribuzione di un dividendo di 36 lire. E sorregge questa esplicita di chiarazione annunciando che i prodotti dell’esercizio 1890 non riusciranno inferiori a quelli del 1889 e che se maggiori spese risulteranno, saranno compen sale largamente dai lavori a rimborso di spesa as sunti dalla Società.
Parlando quindi delle nuove costruzioni afferma in in modo molto chiaro ed esplicito che non solamente le linee assunte saranno terminate nelle epoche fis sate, ma che i lavori cominciati procedano regolar mente. In quanto alle operazioni finanziarie riguar danti le nuove costruzioni così si esprime l’ egregio Direttore Generale :
« Quando fu approvata la legge sulle costruzioni, la Società poteva disporre per èsse di un capitale di 15 milioni, 30 ne raccolse colla emissione di 60 mila nuove Azioni e altri 7 ne realizzò con altre operazioni finanziarie. Il governo versò al 1° luglio 1890 la sua prima rata di concorso alle spese di costruzione, e verserà la seconda rata al 1° luglio 1891, cioè in complesso lire 5 ,5 1 6 ,0 0 0 ; cosicché, alla metà del corrente anno, la Società avrà già rac colto per le sue costruzioni un capitale di oltre 57 milioni.
« A tutto il 31 dicembre 1890 furono spesi 21 milioni ; e 24 milioni, per lavori e provvista di materiale mobile, si spenderanno nel 1891 ; cosicché al 1° gennaio 1892 si avrà un residuo attivo di 12 milioni, rimanendo intatta tutta la disponibilità in obbligazioni che supera di gran lunga la spesa occorrente per compiere tutte quante le costruzioni ». A queste importanti dichiarazioni del Gomm. Bor gnini non aggiungeremo che poche parole ricordando che qualche mese fa, parlando appunto della Società dello Meridionali, esprimevamo il convincimento che quella vasta azienda fosse amministrata nel modo più sagace coll’ intendimento di rendere il prezzo di uei titoli meno soggetto che fosse possibile alle uttuazioni del mercato e perciò col proposito di dare la maggiore stabilità alla cifra del dividendo nel senso, che non ne fosse accresciuta la misura se non quando fosse, nei limiti del possibile, assicu rata la costanza dell’aumento.
Ora la Società delle Meridionali ha avuto, come tutte le aziende italiane, a soffrire della crise che travaglia il paese, ma, sia perchè il suo movimento verso la Francia non era cospicuo, ed è quello che ha risentito più forte diminuzione, sia perchè per contracolpo ha aumentato alquanto il movimento cogli sbocchi orientali, la rete Adriatica non ha subito una
diminuzione di traffico, ma un lieve ristagno nel- 1’ aumento normale e preveduto. È però confortante per gli azionisti che, malgrado ciò, l’Amministrazione sia in caso di distribuire coi soli risultati dell’eser cizio e senza gli utili che potrà ricavare dalle nuove costruzioni, il normale dividendo così al vecchio come al nuovo capitale. E se, come tutto fa credere, dalle nuove costruzioni - le quali fino ad ora (e per molte linee i lavori sono grandemente avanzati, specie per le gallerie e per le opere d’arte di maggior impor tanza) non hanno presentato alcuno di quegli im preveduti inconvenienti che in altri casi hanno di molto aumentato il costo di costruzione - se dalle nuove costruzioni, diciamo, ricaverà come non vi ha dubbio, quell’utile che, stipulando i contratti, aveva giustamente preveduto, l'avvenire della Società si presenta ancora più splendido di quanto non sia stato sino a qui.
Ma accennando alla lettera del comm. Borgnini non possiamo a meno di rilevare che essa ha un significato finanziario dei più notevoli, giacché lascia vedere che anche in Italia, come in Germania e come in Francia, vi sono uomini posti a capo di grandi aziende, i quali non credono di doversi disinteressare dalle vicende che subisce nel mercato il capitale che venne loro affidato. Sebbene sieno convinti che la società, a cui sono preposti, procede regolarmente e non subisce scosse pericolose, sebbene sappiano che i movimenti delle Borse spesso sono provocati dalle manovre della speculazione a cui il pubblico, o igno rante o timoroso o cieco presta fede, — essi sentono il dovere di impensierirsene e non ¡sdegnano di illu minare colla loro franca e sicura parola la folla degli azionisti, sbattuta da tante voci contradditorie delle quali non può o non sa cercare la origine.
E noi crediamo che se i capi degli stabilimenti più importanti del paese, di fronte alla persistenza della crise avessero tenuto un contegno eguale a quello del Direttore Generale delle Meridionali, non ci troveremmo ora al punto in cui siamo.
ESODO DI GIOVANI”
Con questo titolo, che anche noi vogliamo ado perare, perchè ci piace, perchè in sè racchiude tutto un ordine di sane aspirazioni e di preziosi suggeri menti, è sorta nella scorsa settimana e si va diffon dendo una specie di parola d’ ordine per spingere, mediante una qualsiasi istituzione le cui modalità si cerca ora di determinare, un certo numero di gio vani italiani intelligenti e volonterosi verso le co lonie più ricche d’avvenire pel commercio nazionale. — È un risveglio che merita di venire lodalo e più ancora secondato. Esaminiamone le manifestazioni, per conoscere quale indirizzo sia espediente dargli e quali auspici se ne possano trarre.
Il 4 gennaio la R ifo rm a pubblicava un articoletto di poche linee, intitolato In e rz ia Com m erciale, in cui,
25 gennaio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 51-a proposito d’un r51-apporto del vi51-aggi51-atore C51-ap. Cec-
chi, lamentava che l’Italia non abbia nel commercio di Aden una parte sufficiente, per mancanza di au dacia e per l’incostanza dei suoi prodotti. E ricono scendo che non si può a meno di porre in relazione tale inerzia e deficienza di coraggio col malessere economico che affligge il paese, notava però che per commerciare con Aden, e anche con diverse regioni dell’Africa orientale, non occorrerebbero grandi ca pitali; e indicava alcuni generi di mercanzia nostrale che, secondo l’esperienza dei più autorevoli viaggia tori italiani, sarebbero principalmente da introdursi, senza grandi spese e con probabile buon successo, in quei paesi.
Quell’articoletto ebbe la fortuna di provocare una lettera del Cap. M. Camperio allo stesso giornale, nella quale si fanno opportunissime proposte. Dice il Comperio che il mondo è vasto e che vi è campo ancora per gli italiani, non solo nelle nostre colonie ma anche in quelle degli altri Stati. Se non che per render più attivo il nostro commercio coll’ estero non bastano gli invii di campioni; bisogna inviare giovani operosi, che si contentino nei primi tempi di lavorar molto e guadagnar poco ; divezzare cioè una parte della nostra gioventù dal poltrire nell’ozio, dal vivere con una piccola rendita, dal mendicare me schini impieghi nei ministeri e nei municipi. La più parte dei tentativi di espansione commerciale dagli inglesi e dai tedeschi si fanno appunto così. I gio vani, scelti fra i migliori usciti dalle scuole di com mercio e già dotati di cultura generale e speciale, di conoscenza delle lingue estere, ecc. avendo biso gno di acquistare pratica, si collocano senza alcun compenso nelle principali Ditte di una piazza colo niale, e, quando non ne diventino direttori, in capo a un paio d’ anni di solito impiantano una azienda per conto proprio. Sarebbe utile che in Italia si cercasse di fare altrettanto, istituendo una Società d i B orse per sussidi ad allievi delle nostre scuole commerciali, onde mantenerli all’ estero nell’intento anzidetto.
La Società di esplorazione Commerciale di Milano, anni or sono, aveva già iniziato di tali esperimenti, ed alcune delle più riputate Ditte di commercio italiane, che lavorano negli scali del Mar Rosso e altrove, non hanno avuto altra origine. 1 suoi dele- legati non hanno goduto sussidi maggiori di L. 2000 annue. Si può dunque affermare che una borsa di annue L. 3000 per due anni sarebbe sufficiente per un giovane in qualunque piazza. La nuova Società dovrebbe interdirsi qualunque spesa superflua, come di residenza, di bollettino, di segretario, di esplora zioni. Un giornale importante, di quelli già esistenti, s’intende, e non da pubblicarsi apposta, darebbe al pubblico notizie mensili sulle principali stazioni che in tal modo si impiantassero all' estero. I giovani prescelti, se provassero di essere rimasti 6 anni all’estero senza far ritorno in patria e di avervi avviato affari commerciali, dovrebbero essere esen tati dal servizio militare.
Queste le proposte, nobilissime insieme e pratiche, del Cap. Camperio, il quale nel formularle dava il buon esempio dichiarando d’iniziare le sottoscrizioni con una sua offerta di 500 lire.
Appena manifestata la buona idea, cominciò a venire intorbidata (non ci sarebbe da maravigliarsi fuorché del contrario) da divagazioni sterili e da consigli fuori di luogo. Fra le divag azioni notiamo
il giustificare, che altri subito si è assunto, la con dotta della Società d’Esplorazione Commerciale nel l’incoraggiamento alle imprese coloniali, circa la quale pare che il Camperio fosse caduto in qualche ine sattezza, e quella di alcune Scuole Commerciali del Regno nello stesso ordine di cose. Fra i consigli poi fuori di luogo poniamo quello che ci ha recato spia cevole maraviglia veder sottoscritto, in una lettera alla R ifo rm a , dal prof. Jacopo Virgilio, e consistente nel chiedere al Governo un rigoroso aiuto (dice proprio così) • tanto mediante larghe agevolezze per ciò che concerne il servizio di leva, quanto con somma da stanziarsi in bilancio per fondare le bórse di cui si tratta.
Diciamo subito che l’esenzione dal servizio mili tare non ci piace, e che è anzi l’ unica tra le pro poste del Camperio — che anche egli la ritiene cosa necessaria — la quale deve disapprovarsi. Noi condanniamo i privilegi sotto qualsiasi forma appa riscano. Come !.... si impedisce di emigrare... e la libertà della locomozione e della scelta d’ un domi cilio non fu mai contrastata neppure dai Governi più dispotici... Si impedisce di emigrare, finché non abbiano soddisfatto agli obblighi di leva, a con tadini poverissimi che sul suolo nativo spesso non trovano da sfamarsi, e si dovrebbe stabilire una esenzione a favore di giovani assai meno disagiati ? 11 prof. Virgilio scrive eh’ essi eserciterebbero al l’estero un servizio di vera m iliz ia com m erciale. E qui noi diciamo invece, non più particolarmente a lui, ma a tutti, e a voce ben alta, che cogli eufe- nismi, di cui oggi si fa abuso sconfinato e che di solito servono a larvare ingiustizie o storture, sa rebbe ora di smetterla. Non neghiamo sia un ottima idea (la stiamo anzi lodando) quella d’ inviare gio vani all’estero per iniziare e svolgere traffici; e non neghiamo neppure che la coscrizione militare deter mini in ciò un qualche intoppo. Non insuperabile, per altro ; e quale è d’altronde l’opera umana, spe cie se lunga, complessa, ardimentosa, che vada sce vra di ostacoli ? Tutti coloro che vogliono eccezioni a favore proprio, o anche altri, affermano che il caso ha alcunché di eccezionale, e il più delle volte in piena buona fede, perchè considerano la questione da un punto di vista momentaneo, speciale, esclu sivo. Ma si faccia la somma di tutte le eccezioni che in un dato ordine di cose, che non dovrebbe averne, vengono chieste... e troppo spesso ottenute!....
52 L ’ E C O N O M I S T A 25 gennaio 1891
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una entità considerevole e, stante la condizione delle finanze italiane, rovinosa. Or bene, quale di esse si pn& dire intrinsecamente cattiva, mal pensata, inu tile, esorbitante? Forse nessuna; anzi se si potesse leggere nelle righe bianche, si vedrebbe il titolo di parecchie altre spese consimili, di cui altri aveva sentito il bisogno, per le quali aveva avanzato ri chieste su richieste, ma che solo a motivo delle strettezze economiche non si poterono deliberare. E molle di quelle oramai iscritte e in corso, senz’essere biasimevoli in sè stesse, vengano ad esserlo nel loro complesso, appunto di fronte alle strettezze econo miche dello Stato, ch’ esse hanno contribuito a de terminare o ad inasprire. E ora che il disavanzo eco nomico del paese, oltre e più di quello del Bilancio ge nerale dello Stato, è giunto a un grado davvero acuto, dovrebbe essere una gara di Governo, di Parlamento e di cittadini non solo nel non far fare spese che non sieno di necessità ed urgenza asso lute, ma di non proporle neppure, di non presen tarle sotto l’aspetto seducentemente dannoso di spese utili e in modo indi; etto produttive.
Questa volta poi dovrebbero essere un vanto dei promotori il non chiedere, nè accettare altre obla zioni fuorché quelle spontanee di privati. Ad essi che vogliono educare alle ardite iniziative una parte sia por piccola ma eletta della giovane generazione e distorgliela dall’impiegomania, spetta dare l’esem pio della fiducia nella potenza delle forze che si formano colle libere associazioni di cittadini. Il con corso dei privati, ne siamo certi, illanguidirebbe presto se quello del Governo, a torto troppo com piacente, intervenisse. Abbonderà invece, è molto lecito sperarlo, purché sollecitato colla prova ch’esso è necéssario ma sufficiente.
Ce ne affida il vedere che alcune oblazioni co minciano ad affluire. Chi approvando il progetto tentennasse nell’ aprire la propria borsa, pensi che ogni oblazione ne attira più altre e che basta dar poro quando a dare si sia in molti. Anche la gene rosità oculata snoie avere un contagio benefico.
_ E come affluiscono le offerte, così anche spesseg- iano oramai i suggerimenti sul miglior modo di are un’attuazione pratica alla nuova istituzione di cui si vanno ponendo le basi. Le modalità non de vono essere difficili a determinarsi. Auguriamo due cose : che abbiano per punto di partenza il propo nimento espresso dal Cap. Camperio, che l’associa zione escluda ogni spesa consueta in casi simili, ma superflua, per esteriorità accessorie ; e che nella gio ventù fiel ceto commerciale italiano s’accenda la vo glia di accorrere a gara nella via d’ operosità che sta per venirle aperta.
L i DENUNCIA DEI TRATTATI DI COMMERCIO
i n I F r a n c i a
Non si può negare che la meraviglia del députato Bourgeois, quando conobbe l’intenzione del governo francese di denunciare soltanto i trattati di commer cio contenenti una tariffa convenzionale, era abba stanza legittima e giustificata. Sono invero alcuni anni ormai che in Francia, fatta eccezione di pochi fedeli alla libertà commerciale, gli oratori parla
mentari più in voga, la stampa e quel che è peg gio buon numero di Camere di commercio, di sin dacati eec., domandano insistentemente la denuncia dei trattati commerciali che vanno a scadere col 1892. I protezionisti su quella denuncia ci contavano da un pezzo. Essi alludevano chiaramente a tutti i trattati,anche se non parlavano della totalità delle con venzioni commerciali; essi volevano liberare la Fran cia dal terribile giogo dei patti e delle tariffe speciali, per potere ad ogni momento, senza urtare contro I’ uno o 1’ altro trattato, alzare la barriera doganale attorno al paese e costringere il mercato interno a rivolgersi ai produttori nazionali.
Oggi i protezionisti si sono già disingannati e, è proprio il caso di dirlo, hanno fatto, meno il signor Bourgeois e altri 9 suoi colleglli, t o m e m ine à m auvais jeu. Il governo francese non ha perduto affatto la testa come i protezionisti, che non vedono da un pezzo in qua altro che i dazi, ed ha pensato bene di esaminare lo stato effettivo delle cose. Esso ha consultato la raccolta dei trattati e delle conven zioni commerciali couchiusi dalla Francia e ne ha fatto una razionale classificazione, i cui risultati ven nero riprodotti nel numero precedente di questo periodico. Esso si è accorto, anzitutto, che non poteva senza danno immediato proprio della Francia, de nunciare e quindi lasciar cadere tutte le stipulazioni contenute nei detti trattati e nelle dette convenzioni; perchè non poche di quelle stipulazioni non riguar dano il regime doganale, ma la navigazione, le mar che di fabbrica, il transito, i viaggiatori di commer cio la condizione giuridica, fiscale ecc. che vien fatta ai cittadini di un contraente che si recano nel territorio dell’altro; regolano insomma molte mate rie di interesse vitale e permanente per i due Stati e sulle quali il protezionismo del signor Méline e consorti non ci ha nulla a che vedere.
Inoltre, sta bene, secondo il governo, che il Par lamento riacquisti la sua libertà completa in materia di tariffe, che sia tolto ogui ostacolo risultante dai trattati, all’opera che la commissione delle dogane, infaustamente diciamo noi, sta compiendo. Questo porterà per conseguenza la denuncia dei trattati ai quali sono annesse delle tariffe convenzionali e sono precisamente sei, e cioè : quelli con la Svizzera, la Spagna, la Svezia e la Norvegia, i Paesi Bassi e il Portogallo. Colesti trattati sono anche stati denun ciati e così al I o febbraio 1892 il Parlamento francese non si troverà più vincolato nelle sue ri forme doganali da alcun dazio inscritto nei trattati internazionali. E poiché il governo non poteva certo scegliere in quei trattati gli articoli che voleva far cadere e quelli che intendeva conservare, così la denuncia è stata completa, si riferisce cioè al trattato integrale.
25 gennaio 1891 L ’ E C O N O M I S T A SS degli inconvenienti a voler denunciare lo stesso
giorno, senza necessità, tutti i trattati che legano la Francia con tutte le potenze del mondo. Non vo gliamo, aggiunse, che l’Europa si immagini che ab biamo questa pretesa veramente irragionevole di isolarci dal mondo intero, che vogliamo bastare a noi stessi, alzare delle barriere invalicabili alle no stre frontiere ; non vogliamo dare pretesto a simili interpetrazioni, facendo tàbula r a s a il medesimo giorno, senza esame, senza critica, di tutta la nostra legislazione. »
E il ministro ragionava certo come i protezionisti non sono soliti a ragionare, quando avvertiva che col non denunciare quei trattati basati sulla reci procità non erano pregiudicati gli interessi francesi. Poiché, se le altre nazioni accetteranno il nuovo re gime economico della Francia e se esse daranno in cambio o piuttosto continueranno a mantenere il re gime che la Francia ha accettato e talvolta doman dato, quando i suoi dazi erano meno alti, essa non avrà alcun motivo di rifiutare l’accordo sulla base della reciprocità. Se invece le altre nazioni non accetteranno il nuovo regime doganale francese, la denuncia dei trattati ora lasciati sussistere potrà sempre avvenire, perchè in essi è detto che se la Francia non si vale dodici mesi prima del 1° feb braio 1892 della facoltà della denuncia, la detta fa coltà gli apparterrà egualmente ogni giorno e dopo un anno dal giorno della denuncia essa produrrà il suo effetto riguardo a tutti i paesi, anzi per uno di essi, per l’Austria-Ungheria, il termine è di sei mesi soltanto.
I protezionisti della Camera francese hanno do vuto acquietarsi di fronte alla evidenza delle ragioni addotte dal sig. Riboi per spiegare la linea di con dotta preferita dal governo. Lo stesso sig. Meline ha riconosciuto che i soli trattati elle contengono una tariffa dovevano essere denunciati e ha dichiarato che la clausola della nazione favorita presenta pe ricoli solo quando essa fa profittare indirettamente le potenze che ne godono, della tariffa convenzionale accordata ad altre nazioni; ogni pericolo scompare dunque, quando queste tariffe convenzionali sono so stituite da una tariffa minima della quale la Francia resterà sempre padrona.
La tariffa minima, ecco il grande espediente esco gitato dai protezionisti allo scopo di togliere ogni importanza, qualsiasi valore alle future convenzioni commerciali. Non più tariffe annesse ai trattati, ma una sola dev’ essere la misura dei favori che la 1 rancia intende accordare alle produzioni estere; la tariffa m axim um sarà una tariffa di guerra, quella minimum verrà largita agli Stati che accorderanno un buon trattamento ai prodotti francesi. La Camera, lo disse il Ribot, voterà le sue tariffe liberamente e nessuna clausola riservata potrà far sì che le nazioni estere devano fruire dei vantaggi al di fuori delle tariffe.
Che cosa possiamo dedurre da tutto questo? in verità la confusione è tale che qualunque conclusione è forse arrischiata. La questione di metodo è certo importante, ma non è la principale. Il gran trovato della tariffa doppia, minima e massima, in fondo non significa altro che la Francia vuole prima di nego ziare con altri Stati avere già fissata la tariffa ge nerale (massima) e quella speciale o convenzionale unica (minima). Per quanti difetti presenti questo metodo, e certo sono parecchi e gravi, tutto sta a
vedere che tariffa minima escirà dalle discussioni della Commissione e del Parlamento. Esammeremp a suo tempo il frutto della lunga gestazione alia quale il Meline presiede, ma fin d’ ora si può dire che la tariffa minima sarà altissima, che con essa gl’ interessi protezionisti verranno largamente tute lati, che insom ma la Francia si inoltrerà sempre più nel buio della politica economica medievale. Eppure se c’ è paese che non dovrebbe lasciarsi adescare dai 'falsi miracoli del protezionismo è la Francia. Essa sotto un reggimento daziario che, esclusi alcuni prodotti agrari, è mite, ha veduto prosperare tutto o quasi tutte le sue industrie, ha potuto constatare il progressivo incremento della sua ricchezza, del suo commercio, del benessere dei suoi abitanti. E tutto questo non ostante gli errori politici e finanziari. Oggi senza neanche la scusa del depauperamento del paese, di crisi intense e incurabili, di urgenti bisogni finanziari, per quella volubilità che ha tanto influsso su tutta la politica, e per soddi sfare le cupidigie mal determinate di qualche coa- lisioue di interessi locali, la Francia sta per respin gere da se quella sola libertà che le ha portato vantaggi inestimabili, palpabili e che sarebbe follia in chiunque voler contestare.
Si dice che l’ esperienza tiene -una scuola alla quale molte cose si possono apprendere ; ma questo sarà forse vero per gl’ individui singoli ; per le col lettività, per le nazioni non si direbbe.
Se fosse vero anche per esse, quale più istruitila ed efficace lezione di quella fornita dall’ Italia alla Francia ? I francesi sono soliti a occuparsi delio stato economico critico del nostro paese; ebbene, invece di arrestarsi agli effetti risalgano alle causo, e vedano se loro conviene di compromettere la propria situazione per contentare un gruppo di pro tezionisti, come è stato fatto in Italia.
Il Ministero, compiendo le promesse che aveva annunciato dopo le elezioni, ha presentato dèi pro getti di legge tendenti a semplificare la circoscri zione amministrativa del Regno e quindi il numero delle provinole e quello delle prefetture, delle sotto pre fot iure o dei commissariati distrettuali.
Non faremo ora una discussione sulle singole di sposizioni dei progètti, ma ci limiteremo ad alcune: considerazioni generali, sulle disposizioni ìlei pro getti stessi.
Poche circoscrizioni amministrative sono difettose come la nostra e ciò per due motivi principalmente: — il primo, perchè sono state quasi completamente conservate le divisioni degli antichi Stati, le quali non erano perciò appunto adatte alla unità del Re gno; il secondo perchè colle leggi diverse le quali
creavano mano a mano i nuovi uffici, non solo non si è corretto l’ errore esistente, ma lo si è anzi ag gravato ricalcando senza bisogno le antiche divisioni amministrative.
Vediamo intanto gli elementi del problema. Delle 69 provincie del Regno tre sole hanno una popolazione superiore al milione di abitanti e sono:
Milano con 1,114,991 abitanti divisa in cinque circondari e 297 Comuni ;
54 L ’ E C O N O M I S T A 25 gennaio 1891 Torino con 1,029,214 abitanti divisa pure in cin
que circondari e 445 Comuni ;
Napoli con 1,001,245 abitanti divisa in 4 circon dari e soli 68 Comuni.
Roma si accosta al milione con 903 mila abitanti, o circondari e 227 Comuni.
Intorno a 700 mila abitanti abbiamo cinque pro- vincie che sono :
Firenze.. . . 790 mila abit. divisa in 4 circondari e 74 commi
Palermo . . 699 » 4 » 76 »
Alessandria 729 » 6 » 343 »
Genova. . . 760 » » 5 » 196 »
C aserta.. . 714 » 5 » 186 »
Stanno sopra il mezzo milione e non arrivano ai 700 mila abitanti, dieci provincie :
Cuneo... 635 mila abilt. divisa in 4 circondari e 263 co ninni
Novara. . . 675 » 6 » 437 » Como... 515 » » 3 * 510 » Udine... 501 » 17 distretti 179 » Perugia . . . 572 » 6 circondari 152 » Salerno. . . . 550 > » 4 » 158 » B a r i... 679 » 3 » 53 » L ecce... 553 » » 4 » 130 » Potenza . . . 524 » » 4 > 124 » Catania . . . Intorno a 563 » * 4 »
400 mila abitanti troviamo :
63 »
Brescia . . . abit. 471 mila 5 circ. e 280 comuni Bergamo. . . Pavia . . . . Padova . . . Treviso . . . Venezia . . . Verona . . . Vicenza . . . Bologna . . . Aquila... Campobasso . Chieti . . . . Avellino . . . Poggia . . . Catanzaro . . Cosenza . . . Reggio di Cai. G irgenti. . . Messina . . . Cagliari . . . 306 469 397 375 356 394 396 464 353 365 343 392 356 434 451 372 312 460 420 3 4 8 dist 8 7 11 10 3 4 ciré 3 3 3 3 4 4 3 3 4 4 306 222 103 95 50 113 123 61 127 133 120 128 53 152 151 106 41 47 257 Le altre provincia sono tutte di popolazione in feriore e le cinque più piccole sono :
Belluno . . . Porto Mauriz. Grosseto. . . Livorno . . . Sondrio . . .
abit. 174 mila 7 distr. e 66 comuni » 132 » 2 circ. e 106
» 114 » 1 20
» 121 » 2 » 7 >
» 120 > 1 78 »
È difficile assai indicare elementi da cui rilevare quale sia la importanza economica delle diverse pro- vincie, ma prendendo ad esempio le imposte dirette, cioè le imposte fondiarie sui terreni e fabbricati e quella riscossa p er ru oli della ricchezza mobile (poi ché quella riscossa per ritenuta è concentrata in poche tesorerie) si trovano le più grandi differenze tra provincia e provincia. Si passa cioè da una quota di L. 32 per abitante data da Roma e si scende sino a 3 lire per abitante a Sondrio.
Dopo Roma viene Milano con 20 lire per abi tante e Firenze e Livorno con 18, Napoli ne dà 16, Torino e Genova 14, Cremona 13, Mantova e Bo logna 12, Venezia, Foggia e Reggio Emilia 11, Pavia, Ferrara, Piacenza, Bari, Verona, Brescia 10,
Siena, Modena, Padova, Parma, Ravenna, Vicenza, Alessandria, Palermo, Novara, Pisa, 9 lire per abi tante ; Rovigo, Caserta, Ancona, Lecce, Cagliari, Cu neo, Perugia L. 8 ; Bergamo, Siracusa, Forlì, Gros seto, Sassari, Salerno, Potenza, Caltanisetta, Avel lino L. 7 ; Porto Maurizio, Arezzo, Benevento, Catania, Catanzaro, Macerata, Pesaro-Ui'bino, Como, T re viso L. 6 ; Teramo L. 4, Belluno e Sondrio L. 3 e tutte le altre provincie 5 lire per abitante.
Vi è adunque motivo di tentare la perequazione, la correzione od almeno modificazione.
Quanta ne saprà attuare il Governo e la Camera ? E quale effetto avrebbero i progetti di legge pre sentati ?
Questo vedremo in un prossimo numero.
E» SUL
m ie i
DELIA BEI KitLf M i
Ringraziamo di cuore tutti coloro, e sono molti, i quali ci incoraggiano a persistere nelle nostre mo deste osservazioni per indurre gli Amministratori della Banca Nazionale Toscana a non aumentare il dividendo.
A coloro però che credono non valga la pena di prolungare per così poca cosa le nostre critiche, non possiamo a meno di far avvertire che, questa misura, la quale sarebbe forse passata inosservata qualche anno fa, oggi acquista invece un significato impor tante ed ha peso maggiore. Stante la crise che domina ancora ed i danni che essa ha portati a tanti patrimoni, gli occhi del pubblico sono tutti rivolti sulle società per azioni e su quelle di cre dito specialmente, ed i giudizi che si emettono, giusti o no, poco importa, hanno inclinazione ad esser se veri, non solo, ma gli atti anormali degli Istituti sono anche commentati con un senso di ansietà e di timore.
Ora giacché Firenze e la Toscana hanno la fortuna di avere un Istituto di Credito il quale non ha sofferto gran che della presente crise, qual mai giustifica zione può addursi perchè quest’anno non si consa crino tutti gli utili al di là del 5 per cento a sanare le perdite passate ed a reintegrare il capitale?
Abbiamo sentito da alcuno dei nostri amici che il Consiglio di Amministrazione non ha ancora presa nessuna decisione sull’argomento e che alcuni dei consiglieri sono contrari a questo aumento di divi dendo ed altri molto titubanti. Ci ricordiamo che l’anno scorso, se non erriamo, un egregio amico nostro, difendendo il Consiglio di Amministrazione opponeva validi ed eloquenti argomenti a chi non approvava la uniformità dei dividendi, mentre erano oscillanti gli utili, ed affermava che tale uniformità diventava obbligatoria quando in fondo la Banca distribuiva utili che non esistevano. Speriamo che questo concludente o decisivo argomento sarà ripe tuto anche in questa circostanza e varrà a persua dere coloro che debbono decidere.
D’altra parte ora cadono le due ragioni che corre vano tra il pubblico come giustificanti la deliberazione dell’aumento; l’ una quella che si volesse impedire la fusione colla Banca Nazionale d’ Italia, perchè pare che sia già stato firmato il compromesso per la fusione stessa ; l ’altra, quella di agevolare le trattative, in- quantochè esse sarebbero un fatto compiuto
25 gennaio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 55 promesso per la fusione pare a noi che la questione
del dividendo presenti anche un aspetto delicato, giacché ove non fosse stato ottenuto il consenso della Banca Nazionale d’Italia che è diventata acqui rente a determinate condizioni, del patrimonio della Banca Toscana, questa non abbia il diritto di sperdere senza motivo alcuno il patrimonio e di non approfit tare delle buone occasioni per ricostituirlo.
Parleremo in un prossimo articolo delle condizioni della fusione, diciamo intanto che se le notizie che corrono pei giornali sono esatte, il fatto stesso che si darebbero 4 azioni della Banca Toscana per averne tre di quella d’Italia starebbe a provare che il con siglio d’amministrazione della Banca Toscana in co scienza deve ritenere che il capitale di quello Istituto sia tutt’altro che intatto.
E notisi che anche della Banca d’Italia con molti milioni di sofferenze, nessuno potrà dire che si trovi in condizioni molto floride.
Terminiamo esprimendo la speranza che le voci corse di un dividendo maggiore del cinque per cento fossero infondate e che il Consiglio di Ammi nistrazione quanda sarà chiamato a deliberare, anche se la proposta di un maggior dividendo gli fosse fatta, opporrà ad essa il voto della saggezza e della prudenza.
Ispirandosi forse a saggezza e a prudenza la Banca Toscana, come dice il P opolo R om an o, lan dabiliter se subjecit a Roma, gettandosi nelle braccia mise ricordiose della Banca d’Italia; ispirandosi a Firenze a ben altri criteri, non curando la grave responsa bilità in cui incorrerebbero gli amministratori, ed il Commisario governativo vorrebbero forse festeg giare la scomparsa del benemerito Istituto distri buendo un dividendo immaginario ?
LA SITUAZIONE DEL TESORO
al 31 dicem bre 1 8 9 0
Il conto del Tesoro alla fine di decembre del 1890 cioè a dire alla fine del 1° semestre dell’ esercizio finanziario del 1890-91 dava i seguenti resultati:
A t t i v o : Fondi di Cassa alla chiusura del
l’esercizio 1889-90... L . . 2 0 5 ,1 32,750.52 Incassi dal 1° luglio 1890 a tutto
die. 1890 (Entrata ordinaria). » 791,423,552.36 Id. (Entrata straordinaria). . . . » 2 9 ,7 4 5,034.69 Debiti e crediti di Tesoreria.. . » 1 ,3 4 4 ,6 2 0 ,8 7 8 .7 6 Totale attivo. L. 2,370,922,216. 32
P a s s i v o : Pagamenti dal 1° luglio 1890 a
tutto dicembre 1890... L. 964,344,103. 29 Debiti e crediti di T eso reria... » 1,154,691,312.63 Fondi di Cassa al 31 die. 1890 » 251,886,800.50
Totale passivo. L. 2,370,922,216. 32
Il seguente specchietto riassume la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 3 1 'dicembre 1890.
30 giugno 1890 31 die. 1890 D ifferenze Conto dì oassa L. 205,132, 750. 52 251,886, 800. 50 + 4 6 ,754,049.98 S itu a i.d ei crediti
di T esoreria#... 89,629,257.08 90, 703,623. 90 + 1,074,366.82
T ot. dell’attivo L. 294,762,007.60 342,590,424. 40 + 47,828,416.80 Situ az.d ei debiti
di T eso reria., 477,402,826.57 668,406,759.62 —191,003,933.05
Situai. \ attiva L.
di oassa ( passiva > 182,640,818.97 325,816,335.22 —143, 175,516.25 Gli incassi dal 1° luglio 1890 a tutto dicembre dello stesso anno entrata ordinaria e straordinaria riunite, ammontarono a L. 821,168,587.04 contro L. 975,230,361.97 nel 1* semestre dell’ esercizio precedente, e quindi un minore incasso nel luglio decembre 1890 per la somma di L. 154,061,774.33. È per altro da osservare che l’entrata ordinaria non è stata in diminuzione che di L. 7,528,493.84 mentre che l’entrata straord. diminuiva di L. 154,061,774.93.
Nell’entrata ordinaria la maggiore diminuzione si ebbe nelle D ogane e d ir itti m arittim i, che dettero un minore introito di L. 18,936,421.43 e nell’ en trata straordinaria nella costruzione delle strade f e r rate che diminuirono di L. 139,806,622.43.
I pagamenti nello stesso periodo di tempo asce sero a L. 964,344,103.29 e quindi una diminuzione nelle spese in confronto del 1° semestre dell’ eser cizio finanziario 1 8 8 9 -9 0 per l’ importo di Lire 63,900,044.60.
II seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi nel primo semestre dell’esercizio 1890-91 in confronto col 1° semestre dell’esercizio precedente.
Entrata ordinaria Incassi nel luglio 1890 a tutto die. 1890 Differenza col luglio-die. 1889
Rendite patrimon. dello Stato L . 46,148,949.80 +■ 1,059,907.11
Imposta sui fondi ru stici e sui
88,669,908.03 -1- 138,736.06
Imposta sui redd. di ricch . mobile T asse in am m inistrazione del M inistero delle F in a n z e...
117,792,280.86 -1- 1,330,791 45 98,233,218.51 - 1,042,365.29
T assa sul prodotto del movimento a grande e piccola velocità
sulle ferro v ie... 9,816,074.23 - 128,689.08
D iritti delle L eg az. e dei Con solati a ll’ estero... T assa sulla fabbricazione degli
sp iriti, b irra , eco... Dogane e diritti m arittim i D azi in te rn i di consumo T abacchi ... S a l i ... Multe e pene pecuniarie relative
alla riscoss. delle im poste... "Lotto... P o ste... T eleg ra fi... Serv izi d iv e r s i... Rim borsi e cono, nelle sp e se .. E n tra te d iv erse... P a rtite di giro... 356,195.43 12,246,892.92 122,489,829.62 38,892,789.90 95,700,090.43 31.678.983.12 8,133.62 34.349.023.68 23.718.452.69 6,830,552.13 7,773,929.33 19, 118,991 • 05 3,297,306.87 34.301.950.13 158,574.24 -t- 2,925,659.47 -1 8 ,9 3 6 ,4 2 1 .4 3 - 549,260.52 1,971,078.89 316,784.92 5,419.84 560,194.88 193,411.65 82,191.54 32,398.76 4- 2,815,783.19 - 722,872.51 +• 3,456.209.95
T otale E n tra ta o rd in aria.. L .
Entrata straordinaria
E n tra te effettiv e... Movimento di ca p itali... Costruzione di strade fe r ra te . . • Capitoli aggiunti per resti attivi T otale E n tra ta straordinaria. L . T otale generale in c a s s i___L .
56 L ’ E C O N O M I S T A 25 gennaio 1891 Ecco adesso il prospetto delle spese:
Pagamenti Pagamenti da luglio 1890 a tutto die. 189 0' Differenza col luglio-die. 1889 Ministero del T eso r o ... L.
Id. delle finanze... Id. di grazia e giustizia .. Id. degli affari e ste r i... Id. dell’isti Azione pubb... Id. dell’ interno... Id. dei lavori p u b b lic i.... Id. poste e telegrafi... Id. della guerra ... Id. della marina... Id. di agric. indus. o comm. Totale pagamenti di bilancio.. .L.
437,693,150.22 94,069,813-14 16,900,472.37 6,412,051.69 21,258,144.36 31,316,057.30 102,299,634-30 26,178,865.28 153,386,068.80 66,311,325.51 8,888,520.32 - 29,872,558.48 — 2,618,083.16 -+- 122,822.56 + 878,109.20 -+- 645,541.88 — 2,279,442.63 — 2,932.512.17 — 624,811.22 —22,873,273.72 — 4,19.3,607.39 -1- 547,770.53 964,344,103.29 - 63,900,044.60 i
Confrontando finalmente le entrate con le spese resulta che nei primi sei mesi dell’esercizio 1890-91 i pagamenti superarono gli incassi per la somma di L. 143,175,516.25 mentre che nel primo seme stre dell’ esercizio precedente erano stati superiori soltanto di L. 53,013,785.92.
RIVISTA DI COSE FERROVIARIE
La r e te S ìc u lo n e l 1 8 8 9 - 9 0 — L 'Im p o s ta s u lla g ran de v e lo c ità in F ra n c ia .
La rete Sicnla nel 1889-90. — Ecco un’ammi
nistrazione che, iniziatasi in momenti assai difficili, dopo aver gravemente sentito gli effetti del colera e della crisi economica, ha saputo a forza di ordine, di economie e di ben intese riforme nel suo ordi namento, arrivare a risultati soddisfacentissimi, tali da poter essere offerti come modello a non poche delle sue maggiori consorelle.
La relazione del Consiglio constata essere stato l’ esercizio ultimo assai laborioso, perchè si dovette attendere al definitivo assetto del servizio, seguendo l’indirizzo già adottato, e insieme dar largo sviluppo alla costruzione delle nuove linee assunte dal Go verno, aggiunge poi che le cure rivolte all’ incre mento del traffico, grazie alle migliorate condizioni generali dell’isola, furono boronate da successo, sic ché quale risultato finale si ebbe una solidità di bi lancio che rassicura sul presente e fa bene sperare delf’avvenire.
Dopo l’ esperimento fatto delle direzioni locali di cui già dup .volte ci occupammo in queste riviste ') , la Società decise di estenderle all’intiera rete, rior dinando in conseguenza tutti i servizi dell’ ammini strazione centrale. La rete restò quindi divisa in cinque direzioni locali- così costituite :
1) Direzione di Palermo, per le linee Palermo- Catdare, Roccapalumba-Santa Caterina e Term ini- Cefalù ;
l i ) Direzione di Catania per la linea Catania- Santa Caterina.
I l i ) Direzione di Messina per le linee S. F i- lippo-Messina e Messina-Catania ;
*) Vedi 1’ Economista N. 787 del 2 giugno 1889 e N. 820 del 19 gennaio 1890.
I V ) Direzione di Siracusa, per la linea Bicocca- Siraeusn-Noto ;
V ) Direzione di Caltanissettn, per le linee Santa Caterina-Caltanissetta-Licata e Canicattì-Porto E m pedocle.
Fissate, in relazione a questo nuovo ordinamento, le attribuzioni della direzione generale e delle dire zioni locali, con larga competenza lasciata a queste in tutto quanto riguarda lo esercizio delle rispettive linee, si stabilirono gli organici del personale per le linee stesse e per gli uffici. Per tal modo l’utiliz zazione del personale, andò talmente migliorando, che non solo si potè far fronte ai bisogni di 14 chilo metri di nuove linee senza aumentarlo, ma si riuscì anzi a diminuirlo ancora in confronto all’anno pre cedente, facendo ancora un passo su qnesta strada delle economie di personale, battuta con persi stenza e successo fin dal principio dell’azienda sociale.
Infatti il movimento del personale di carriera dal 1885 in poi andò scemando come segue:
al 30 giugno 1885 — N° 3,941 » » » 1886 — » 3,849 » » > 1887 — » 3,749 » » » 1888 — » 3,628 »■ » » 1889 — » 3,595 » » » 1890 — » 3,464
Anche la spesa relativa seguì la stessa progres sione decrescente, e da L. 3,547,863 che era stata nel 1888-89 fra stipendi o paghe e competenze ac cessorie, scese ancora a L. 3,457,100 nell’ ultimo esercizio, benché, al personale fossero stati concessi aumenti per un importo annuo di L. 52,000.
Il personale avventizio poi figura accresciuto in questi ultimi anni, ma solo perchè una parte fu de stinato a sostituire agenti di carriera applicati alle nuove costruzioni o ad .altri lavori non gravanti le spese di esercizio, sicché in definitiva, tenuto conto degli agenti d’ogni categoria addetti al solo esercizio, si ha un totale al 30 giugno 1890 di 3786 corri spondente a 5 1/4 per chilometro.
Dalle ampie notizie fornite su questo punto, che è forse il più interessante della relazione, perché vi si trova la ragione principale degli eccellenti risultati ottenuti dall’azienda sociale, risulta adunque :
1 . ° Che il numero del personale stabile e prov visorio è in costante diminuzione dal principio del l’esercizio, cioè dal 1° luglio 1885, malgrado la suc cessiva apertura di nuovi tronchi per un totale di chilometri 107.
2 . ® Che la spesa di personale portata in con tabilità è di L. 90,752.62 inferiore a quella dell’anno antecedente, malgrado le promozioni fatte, e malgrado le spese straordinarie cui si andò incontro coll’impianto del nuovo sistema d’esercizio ;
3° Che la sopracitata economia dipese per la più gran parte dal nuovo ordinamento del servizio, coll’aver esteso a tutta la rete il sistema delle dire zioni loealì.
25 gennaio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 67 Il prodotto lordo, depurato dalle tasse, ascese a
L. 7,865,842 (al chilometro L. 11,001) con un aumento di L. 722,354 in totale e di L. 1010 per chilometro in confronto del 1888-89. La rete prin cipale diede L. 7,308,0a8 (al chilom. L. 12,000) e la secondaria L. 557,785 (al chilometro L. 5202): l’aumento si verificò per entrambe, essendo stato il prodotto chilometrico, in confronto a quello del 1888-89, superiore di L. 618 per la rete princi pale e di L. 3263 per la secondaria.
Le quote spettanti alle Società sul prodotto lordo, i corrispettivi speciali pei trasporti a rimborso di spesa e per uso del materiale rotabile, le provvi gioni, gli interessi e proventi diversi diedero un to tale di L. 7,721,698, dal quale deducendo le spese di esercizio e d’ amministrazione, risulta un utile netto di L. 1,278,974. — Fu quindi possibile, fatti i prelievi statutari per le riserve, assegnare alle azioni il divìdendo di L. 32,50, pari al 6 1(2 per 0|0 sul valore capitale.
Notiamo da ultimo quanto alle costruzioni, che entro il luglio 1889 la Società aveva già presentato all’approvazione governativa i progetti di tutte le linee contemplate nella convenzione-21 giugno 1888, e nel successivo agosto quelli delle stazioni od opere d’arte principali in esse comprese.
Oltre l’approvazione ottenuta nel passato esercizio del progetto esecutivo del tronco Licata-Terranova, furono approvati nel dicembre successivo i progetti esecutivi della linea Scordia-Caltagirone e del tronco Noto-Sampieri della linea Noto-Licata e nello aprile del 1890 quelli dei rimanenti tronchi interni da Sampieri a Terranuova.
Il Ministero aveva partecipato intanto che, valen dosi della facoltà consentita dalla legge, autorizzava la società ad anticipare l’apertura al pubblico servi zio di tutte le linee contemplate nella Convenzione suindicata , riducendo di un anno i relativi termini e vennero in conseguenza prese le necessarie dispo sizioni.
Circa la linea Noto-Licata, il tronco Lieata-Ter- ranova, da aprirsi all’ esercizio nel marzo del cor rente anno, trovasi quasi ultimato, ed il materiale metallico per I’ armamento da fornirsi dal Governo è stato già consegnato.
Le opere del tronco Noto-Sam pieri, da aprirsi all’esercizio nel dicembre successivo, e quello Sam- pieri-Modica, che dovrà aprirsi nell’aprile 1892, si trovano costruite per 2 terzi circa.
I tronchi intermedi Modica-Comiso, da aprirsi al l’esercizio nel 1895 e Comiso-Terranova nel 1894, si trovano in corso di avanzala costruzione, e si può ritenere che i relativi lavori siano eseguiti per circa un quinto del loro totale.
I lavori poi della linea Soordia-Callagirone , da aprirsi all’ esercizio nel dicembre 1892, si trovano già eseguiti per un terzo circa, ed il materiale me tallico per l’ armamento del primo tratto Scordin- Militello, da fornirsi dal Governo, è stato totalmente consegnato.
L’imposta sulla grande velocità in Francia. — In Francia i trasporti dei viaggiatori, dei bagagli per la parte eccedente la franchigia accordata, e delle merci a grande velocità sono colpite da un’imposta del 23.2 per 0|(), costituita da un primo tasso del 10 per 0|0 più due decimi, il quale fu in vigore tino al 1871 e da un’ addizionale, stabilita con legge del 16 settembre 1871, nella misura del 10 Ó[0,
calcolato sul prezzo totale, compresa l’ imposta ante riore.
Contro questo onere veramente gravissimo da tempo s’ era formato un movimento nella pub blica opinione, e nell’ ultima discussione parlamen tare sul bilancio, due proposte vennero messe in nanzi, P una tendente a uno sgravio parziale pei soli viaggiatori di 3* classe, I’ altra che chiedeva senz’altro l’abolizione pura e semplice della so v rim posta contemplata nella legge del 1871.
Quest’ ullìnia proposta sembrava di gran lunga preferibile, sia per considerazioni d’ interesse gene rale, sia dal punto divista dell’ uguaglianza sociale, e aveva anche una importanza maggiore, in quanto l’applicazione sua, giusta una precisa clausola delle convenzioni del 1883, avrebbe obbligato le Compa gnie a ridurre del 10 per 0|o la tariffa pei viag giatori di 2® classe e del 20 per 0|o quella della 3*. —
Ne sarebbe quindi derivato che mentre attualmente i prezzi sono calcolati come segue:
Quota
della Compagnia (2 3.Impost»2 per cento T o tste 1* Classe.. . 10. — ceníes. 2.32 12.32 2* » 7 . 5 » 1. 74 9 . 2 4
3* » 5 . 5 » 1.28 6 .7 8
Sarebbero invece così ridotti: Quota
della Compagnia Impost» T otale 1* Classe.. . 10. — ceníes. 1.2 1 1 .2
2* » 6 .7 5 » 0.81 7 .5 6
3* » 4 .4 » 0 53 4 . 93
II sig. Pelletan, autore della proposta, la difese energicamente, appoggiato anche da altri, ma la Camera, pressata dalla necessità di ultimare la di scussione del bilancio, finì col respingerla, benché a piccolissima maggioranza. È da notare però che il vero significato di questo volo fu che non si trovò di poter accogliere una riforma tanto importante quasi di straforo, in via di emendamento al bilancio, come era stata messa innanzi ; lo stesso ministro Rouvier aveva del resto dichiarato formalmente che, lungi dal combattere l’ idea, si impegnava a studiarla e presentare apposito progetto, insieme al bilancio pel 1892.
(§ ivis ta (Economica
Lo sciopero fe r r o v ia r io in /s c o z ia . — / d a z i s u i ce reo// in G e rm a n ia e H R eic h sta g . — P r o g e tto p e r u n a E s p o sizio n e o p e ra ia a L o n d ra . — L a r e g o la m e n tazio n e d e i la v o ro in F r a n c ia .
Lo sciopero ferroviario in Iscozin. — Uno
sciopero che si prolunga, direbbesi, al di là d’ogni previsione è quello degli impiegati delle strade fer rale scozzesi, il servizio del trasporto dei viaggia tori e delle merci è quasi completamente disorga nizzato. A mala pena i direttori riescono a far cir colare qualche treno sulle loro linee. Naturalmente
58 L ’ E C O N O M I S T A 25 gennaio 1891 non si improvvisano da un giorno all’altro i macchinisti
e gli altri agenti così la preparazione insufficente dei nuovi impiegati, se non la loro incompetenza, è un grave pericolo pel pubblico.
Quasi ciò non bastasse, la mancanza delle braccia necessarie ai servizio, anche ridotto e di molto, fa sì che le amministrazioni sono costrette a esigere un numero di ore straordinario di lavoro dal loro per sonale. Tutto ciò ha generato sotto la forma di due o tre accidenti considerabili e di una folla di acci denti secondari, le sue conseguenze naturali.
Così in seguito alla sospensione parziale del tra sporto delle merci una quasi carestia di carbone si è presto manifestata. Nelle grandi città, a Edimburgo, a Glasgow, a Leith, a Dundee, ad Aberdeen e via dicendo, il prezzo del combustibile è salito in pro porzioni fantastiche. È questo un lato della situa zione, 1 altro è la terribile miseria che infierisce na turalmente tra gli scioperanti. Ciò si comprende facil mente pensando alla subitanea soppressione dei salari regolari nel colmo di un inverno eccezionale.
Tuttavia nè le compagnie, nè gli scioperanti di mostrano l’ intenzione di cedere, di desistere dai loro rifiuti o dalle loro domande. Da ambe le parti si afferma la risoluzione di andare sino al fondo della controversia e si esprime fiducia nell’avvenire e di non dover cedere d’un punto al proprio avversario.
Il pubblico, dopo qualche esitazione, sembra es sersi messo dalla parte degli agenti ferroviari; si rimprovera bensì ad essi di aver arrischiato di ca gionare delle disgrazie incalcolabili, violando il loro contratto e abbandonando il lavoro tutto a un tratto, senza notifica preventiva nei termini stabiliti dal contratto.
Questo rimprovero sussiste, ma l’opinione scoz zese pur essendo sensibile alle perdite d’ogui genere che la prolungazione di questa lotta infligge al paese, tende a rigettare la responsabilità di quello stato di cose sulle compagnie. In ciò è da tenersi conto an che della eccitazione del momento, della solita con trarietà per chi è a capo delle imprese che esercitano servigi pubblici; il giudizio del pubblico non è quindi sempre immune da preconcetti e da erronei apprezzamenti.
Quello che più interessa notare è che i tentativi di conciliazione tra le due parti contendenti non hanno dato alcun risultato. Ora la disputa riguarda due questioni: una di forma, l’ altra di sostanza. Sulla prima gli scioperanti rivendicano il diritto di dibattere le condizioni del lavoro pel tramite del segretario generale del loro sindacato il sig. Tait, un impiegato costretto per una ferita ricevuta in un infortunio di abbandonare il servizio attivo, poi eletto consigliere municipale di Glascow. Le compagnie senza addurre nulla contro il Tait e contro il suo collega Harford, capo di quell’ im menso sindacato inglese degli addetti alle strade ferrate (railw ay servante) Rifiutano per principio di trattare con altri al posto dei loro impiegati, e que sti devono inoltre e anzitutto tornare puramente e semplicemente al lavoro.
È questa da qualche anno la causa costante dei conflitti tra padroni e operai, i primi non volendo sentir parlare dei rappresentanti per professione dei secondi. In Iscozia l’ opinione pubblica si dichiara molto chiaramente in favore del diritto dei lavora- tori d1 nominare alla pari dei capitalisti agenti spe ciali incaricati di dibattere i loro interessi e vede
in ciò una garanzia di moderazione. Quanto alla so stanza del conflitto si tratta della durata delle ore di lavoro. Gli scioperanti reclamano la giornata nor male di dieci ore, col pagamento di un salario d’ un quarto in più del saggio ordinario per ogni ora sup plementare e per la domenica.
Un Libro azzurro (blue hook) pubblicato la setti mana passata ha contribuito a determinare un mo vimento dell’ opinione pubblica in favore di quella domanda. Risulta da quella pubblicazione che il 70 per cento degli agenti delle strade ferrate negli ul timi sei mesi hanno fornito un lavoro medio di più di dodici ore. Oltre il 10 per cento dei meccanici sono stati al loro posto da sedici a ventuna ora di seguito. In un numero non trascurabile di casi un riposo di tre ore sole ha separato due periodi di più di 16 ore di lavoro.
Ciò che influisce sull’opinione pubblica in questo affare è senza dubbio un sentimento umanitario, ma è anche e soprattutto la considerazione che simili eccessi di lavoro compromettono gravemente la si curezza dei viaggiatori. Un’appendice del citato rap porto rileva il numero dei casi nei quali un verdetto del giudice (coroner) ha assegnato quale causa di accidenti ferroviari, che hanno cagionato morte di uomini, la stanchezza scusabile d’ un impiegato ag gravato dal lavoro.
Un giornale ultra-conservatore inglese fa notare che le strade ferrate essendo un monopolio creato giuridicamente dallo Stato, non vi potrebbero essere obbiezioni neanche dal punto di vista dell'economia politica ortodossa all’imposizione nel capitolato di un m axim um di ore di lavoro.
Comunque sia di ciò, crediamo che sorvolando sulla questione di forma, la quale allo stato attuale delle cose ci pare affatto secondaria, le compagnie scozzesi farebbero opera lodevole accordando soddi sfazione a quelle domande degli scioperanti che re putano giuste, e gli scioperanti dovrebbero trattare non coll’ idea di conseguire una vittoria strepitosa, ma di ottenere ciò che legittimamente possono avere.
25 gennaio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 59 cuparsi delle proposte Auer e Richter, il Governo
non avrebbe partecipato alla discussione che per ret tificare, occorrendo, inesattezze di fatto.
Dopo una tale dichiarazione la discussione non poteva riescire molto interessante. Il Caprivi, sebben reticente per necessità diplomatica, disse abbastanza per far intendere che il Governo imperiale si pro pone di tenere una politica di protezionismo tempe rato la quale, senza disarmare 1’ agricoltura e l’in dustria nazionale di fronte alla concorrenza estera, renda possibile la stipulazione di trattati di com mercio a beneficio dei consumatori e specialmente delle classi inferiori. Insomma è « l’èra nuova » che pare incominci anche in materia doganale, con di spiacere del solitario di Friederichsruh il quale vede 1’ opera sua disfatta a pezzo a pezzo e brontola |che la Germania « paga il tributo dell’ alleanza » al- 1’ Austria-Ungheria.
Però, in sostanza la proposta Richter, e la ana loga proposta del socialista Auer, per la diminuzione della tassa sui grani, è stata respinta dal R eichstag con 210 voti contro 1 0 6 ; vale a dire con una mag gioranza di 104 voti. Ciò prova quanto siano po tenti gli interessi agrari, e come essi siano stati in grado di prevalere, ad onta che le dichiarazioni del Cancelliere accennassero ad una tendenza opposta a quella che è prevalsa. La discussione che ha pre ceduto questo voto, durata alcuni giorni, è stata viva, e in qualche suo episodio anche acre. Nell’ul tima seduta, il conservatore Helldorf ha parlato in favore della tassa e contro la proposta del Richter. Egli riconobbe che i dazi d’ entrata attuali non hanno dati tutti quei risultati che se ne attendevano, ma affermò che un miglioramento era nondimeno conseguito dalla loro applicazione. Il male, egli sog giunse, proviene tutto dagli intermediari ; bisogne rebbe che 1’ agricoltore si trovasse in rapporti diretti col compratore. Tuttavia, è soltanto dopo che ven nero posti i dazi protettori, che i’ agricoltore può in qualche modo vivere. E avendo 1’ Helldorf alluso con lodi al principe di Bismarck, quale organizzatore della protezione del lavoro nazionale sulla base del- 1’ unità germanica, e avendo biasimato che si parli di lui in termini dozzinali, venne richiamato all’ or dine dal presidente. E poco appresso, avendo l’Harn- stein rimproverato il Richter perchè attaccava il principe di Bismarck assente, il Richter lo rimbeccò, dicendo che il Principe dal canto suo non si peri tava di attaccare il Caprivi e anche l’ Imperatore. Da questi incisivi episodi si vede come le passioni e i rancori personali rinfocolino ed accuiscano gli interessi. D’ altra parte, si vede come le speranze, che il linguaggio del Caprivi aveva potuto far na scere rispetto alle trattative doganali con T Austria Ungheria, fossero eccessive. 11 voto dato sulla pro posta Richter lo prova. Per quanto le ragioni e le convenienze della politica possano esercitare una in fluenza in quelle trattative, si vede che esse non potranno averne che una assai misurata, e che le difficoltà sussistono tuttora ad onta del molto buon volere del Governo.
Progetto per nna Esposizione operala a Lon dra. — Un Comitato, composto di filantropi e di parecchi membri influenti del clero evangelico, si è or ora formato a Londra, allo scopo di organizzare in quella città una Mostra universale del lavoro, da aprirsi nel corrente anno.
Tutti gli operai del mondo potranno concorrervi,
esponendo i vari prodotti del loro ingegno, indipen dentemente dal capitale che essi rappresenteranno.
La Mostra sarà suddivisa in quattro gruppi, co stituiti : il primo da prodotti fabbricati entro i locali dell’ esposizione —• il secondo da lavori fatti in sta bilimenti ed opificii — il terzo da prodotti agricoli — il quarto da lavori eseguiti da associazioni ope raie o cooperative.
Il terreno su cui erigervi il palazzo della Mostra è già pronto. 1/ Esposizione verrà amministrata da operai e gli utili saranno impiegati alla erezione di una Borsa di lavoro entro cui verranno costruiti gli uffici delle varie Società operaie e delle trad es- unions.
La regolamentazione del lavoro in Francia. —■ A Parigi la Commissione del lavoro, riunitasi il 15 corrente, sotto la presidenza di Richard, ha preso conoscenza delle risposte pervenute al suo questio nario.
Su 64 Camere di Camere di Commercio, 54 sono ostili ad ogni regolamentazione. Su 3 2 Camere con sultive delle arti e delle manifatture, 25 sono pure ostili. La regolamentazione del lavoro ha pure tro vato contrari 55 Consigli di probiviri su 95, e 201 Sindacati padronali su 325.
Per contro i Sindacati operai si mostrano parti giani della regolamentazione benché discordi sui dettagli.
Su 410 di tali Sindacati 186 si son pronunciati in favore della giornata di otto ore senza ore sup plementari, e 48 per la stessa giornata con ore supplementari ; 43 reclamano la giornata di dieci ore e 38 non vogliono nessuna regolamentazione.
Infine, su 10 Sindacati misti, 10 si sono pronun ciati contro qualsiasi progetto di regolamentazione.
IL COMMERCIO DI MESSINA NEL 1889
La C am era d i com m ercio d i M essina ha pubbli cato un resoconto statistico sul movimento del com mercio e della navigazione di quel porto nel 1889. Il commercio di importazione e di esportaz. ha dato in quest’anno i seguenti resultati, cioè L. 62,260,495 ossia L. 3,963,238 meno che nel 1888.
In quella cifra la piazza di Messina vi contribuì per L. 54,443,905 e il porto di Milazzo per L. 7,616,591.
Il movimento commerciale di Messina si divide per L. 18,163,507 alla importazione e L. 36,280,398 alla esportazione, e quello di Milazzo per L. 3,771,002 alla importazione e L. 3,845,589 alla esportazione.
I diritti incassati nel 1889 ascendono a L. ’>,453,871 per la dogana di Messina, a L. 841,883 per quella di Milazzo; in tutto lire 4,395,754.
Nell’anno precedente i diritti incassati in Messina ascesero a L. 3,608,932, in Milazzo a L. 975,504.
II commercio di cabotaggio per Messina ammontò nel 1889
all’entrata. . . a L. 41,522,496 all’ uscita . . . » 21,890,063
Totale . . . L. 63,412,559