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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.18 (1891) n.881, 22 marzo

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SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE, IN TER ESSI PRIVATI

Anno

X V III - Voi. X X II Domenica 22 Marzo 1891 . N. 881

IL PARLAMENTO ED IL RILANCIO

I lettori già conoscono le idee del G overno intorno al bilancio e le proposte dell’or). Luzzatti per rag­ giungere il pareggio; abbiam o oggi la relazione del presidente della giunta G enerale del bilancio, on. Ca- dolini, e possiamo quindi ricavare quale sia la acco­ glienza che la Cam era fa alle proposte del Ministero. L’on. Cadolini nella sua relazione ricorda quali sieno stali negli ultim i anni i risultati degli esercizi finanziari e trova che si ebbero i seguenti disavanzi computando o non com putando 1’ aggravio delle pensioni:

senza le pensioni colle pensioni 1885- 86. 1886- 87. ¿887-88. 1888-89. 23,508,769 8,007,924 72,928,840 234,363,708 49,755,954 30,338,520 95,087,890 259,593,028 Nota poi che il preventivo 4 8 8 8 -8 9 , secondo i calcoli dell’on Magliani, che lo aveva presentato, dava un disavanzo nelle spese effettive di circa un m i­ lione e mezzo, ma che venuto al Tesoro l’on. Pe- razzi, il quale iscrisse in bilancio la spesa per le pensioni vecchie, e rettificò le previsioni dell’ entrata, il disavanzo con la legge di assestam ento salì a quasi 55 milioni, e che infine nel consuntivo pre­ sentò i seguenti resultati finali :

Avanzo nella parte ordinaria.. . . L . -f- 33,200,064 Disavanzo nella parte stra o rd .. . . » — 107, 015,585 Disavanzo risultante... L. — 74,415,521 Deficenza nel movimento capitali. » 8,254,376 Disavanzo totale... L. 82,669,897 Prem esse queste considerazioni, l’ on. relatore, viene a parlare del bilancio dell’esercizio in corso e della legge di assestam ento in discussione, e nota che secondo l’esposizione finanziaria fatta il 28 gen­ naio dal M inistro del Tesoro, il disavanzo si presen­ tava in L. 2 5 ,5 46,601.59 alla quale somm a doven- d°sì aggiungere una dim inuzione alle entrate di 20 mi­ lioni, si aveva un disavanzo totale di L. 45 ,5 4 6 ,6 0 4 .5 9 ridotto poi con note di variazioni a !.. 44,704,604.59.

La G iunta generale del bilancio ritiene però di dover lare una nuova dim inuzione nelle entrale cosi che il disavanzo probabile nelle entrate effettive si avvicinerebbe a L. 55 ,8 7 9 ,6 0 4 .5 9 a cui aggiun­ gendo il disavanzo della categoria del movim ento di capitali, si avrebbe una totale deficienza di L i­ re 62,555,035.95.

Ai disavanzi adunque del quinquennio 4 8 8 5 - 8 6 - 4 8 8 8 -8 9 che som m ano a quasi 405 m ilioni, bisogna aggiungere altri 62 milioni portati dall’ eserci­ zio 4 8 9 0 -9 1 .

Inquanto alle previsioni del prossim o esercizio 4 8 9 4 -9 2 l’ on. Cadolini ricorda che fu preveduto già dall’on. G rimaldi un disavanzo di L. 4 8 ,23 3 ,7 3 5 .0 8 a cui aggiungendo le nuove spese m ilitari per oltre 44 m ilioni si giunge alla cifra di L . 2 9 ,3 3 5 ,7 3 3 .0 8 ; che il nuovo Ministro propose economie p er Li­ re 2 3 ,4 59,398.77 e di L. 4 9 ,374,535 nelle spese per costruzioni ferroviarie, e propose p u re -d im in u ­ zioni di entrata in modo che fa categoria delle entrate e spese effettive darà un avanzo di L. 4 5 ,4 6 6 ,9 3 4 .7 4 quella del movim ento di capitali una differenza pas­ siva di L . 44,350,614.70, per cui si presum erebbe un avanzo a benefizio del Tesoro di L. 4 ,146,644.70, che si riduce a u n disavanzo di L. 3 ,283,676.96 per le m aggiori spese m ilitari in progetto, ridotte a L. 7,40 0 ,0 0 0 .

L ’on. Cadolini conclude questo esam e del bilan­ cio 4 8 9 4 -9 2 colle seguenti parole:

« È inoltre da notarsi che il nuovo M inistero ha pure proposto la riduzione di oltre 49 milioni nella categoria delle costruzioni ferroviarie, al fine di di­ m inuire le em issioni.

« F inalm ente il Ministero si propone di .presen­

tare un progetto di legge inteso a fissare un concorso straordinario annuo a fondo perduto a favore delle Casse patrim oniali delle strade ferrate senza illùdersi sulla possibilità di rim borsi futuri.- Tale disegno di legge sarà a suo tempo esam inato dalla Cam era.

« Certo è, dice l’on. Cadolini, che; il proposito di diradare il velo delle illusioni, non può non essere apprezzato con favore. »

Noi speriam o che queste ultim e frasi della rela­ zione del P residente della G iunta del bilancio sieno una m etafora e che Ministero e Parlam ento abbiano in anim o non solam ente di diradare, ma di togliere

affatto il velo delle illusioni che da niòbi anni orm ai è stato teso davanti agli occhi del paese.

Infine crediam o opportuno segnalare ai nostri le t­ tori le seguenti osservazioni a cui viene l’on. Cado­ lini riferendosi ai bilanci futuri, ed ai bisogni del­ l’erario. Dim ostrano queste osservazioni che il com ­ pito del M inistro del Tesoro è più arduo che non si creda e che conseguentem ente le cure per resti­ tuire alla azienda finanziaria un vero e definitivo assetto debbono essere lunghe e pazienti.

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178 L’ E C O N O M I S T A 22 marzo 1891 di spese. Il Ministero ha obbedito alla volontà del

p aese; ora spetta al paese di sopportare con ra sse ­ gnazione i disagi che dalle econom ie possono derivare. « L ’opera incom inciata dal m inistro Perazzi e pro­ seguita con perseveranza dai suoi successori ha pro­ dotto notevoli fru tti; ma certam ente chi pensasse che col sopprim ere interam ente, e con prudenza di previsioni, il disavanzo nelle spese effettive e nel m ovim ento di capitali fosse finita l’opera riparatrice dei nostri finanzieri, cadrebbe in errore.

« Nò sarà del tutto vano l’additare succintam ente ciò che rim ane a farsi per com pletare l’opera così bene com inciata.

« Noi abbiam o ipotecato l’avvenire, abbiam o presi gli im pegni di forti progressivi aum enti, non solo con leggi, ma con contralti bilaterali.

« Laonde, per iniziativa della G iunta generale del bilancio, è entrato nella consuetudine di non trattare la questione finanziaria senza presentare la nota degli inr pegnati dei fu tu ri esercizi.

« E d il m inistro G rim aldi, seguendo tale consue­ tudine, presentò il quadro degli aum enti di spese che si verificheranno nel prossim o quadriennio, del quale quadro giova presentare il riassunto seguente: 1892- 95 Aumento in confronto col

1891-92 ... L. 20,777,019.00

1893- 94 Idem » 37,515,120.50

1894- 95 Idem » 47,681,853,00

1895- 96 Idem » 57,804,793.00

« P er la qual cosa si prevede che in quattro anni si verificherà u n aum ento di spesa inevitabile di quasi sessanta m ilioni, nè dopo il quadriennio ces­ serà tale aum ento, il quale è quasi tutto dipendente dagli im pegni assunti per costruzioni ferroviarie.

« Tale previsione degli im pegni futuri fu nel 1.890 attenuata con provvedim enti legislativi in confronto con quella che si faceva due anni sono, e viene pure a scem are per effetto della proposta fatta dal nuovo m inistero. N ondim eno essa è sem pre tale da doversi tenere presente com e una minaccia a far risorgere il disavanzo.

« P erciò bisogna disporsi a fare nuove economie od a p rep arare nuovi aum enti d’entrate nella ragione m edia di quindici milioni all’anno. »

NUOVE TEORIE SUL CREDITO

In questi ultim i giorni abbiam o trovato nei gior­ nali più autorevoli alcune osservazioni intorno al credito, sulle quali crediam o opportuno di soffermarci alquanto, affinchè veggano i nostri confratelli se i loro ragionam enti non rasentino il sofisma.

E prim a di tutto m andiam o un saluto alla nuova

Rivista Economica sorta a T orino, nella quale ve­

diam o iscritti collaboratori di m erito e com petenza, e che vediam o en trare sino dal prim o num ero in campo chiuso con articoli invero battaglieri. E ne proviamo com piacim ento, im perocché è bene elio gli argomenti concernenti i più im portanti interessi del paese, si trat­ tino e si discutano colla m aggiore ampiezza. Così nella

Rivista Economica troviamo un articolo dell’ on. Mag­

giorino F erra ris, sul nuovo istituto di credito fondiario, nel quale ci pare che vi sia completo accordo colle idee che abbiam o «sposte nell’articolo da noi pubblicato nel

num ero precedente dell’ Economista ; m a subito dopo quello, troviam o un altro articolo firm ato dal signor Goletti Alberto, agente di cam bio, e che porta il titolo a vero dire presuntuoso « A quale scopo fu

costituito il credito fondiario ». E diciam o subito

di aver provato leggendo quell’ articolo un senso di ram m arico, parendoci che in m ateria così delicata com e è quella del credito, lo scritto abbondi di af­ fermazioni e difetti assai di prove.

Secondo il sig. Goletti lo scopo vero del nuovo credito fondiario » fu sem pre un mito, ma che esso occorreva per dar campo a disfarsi di titoli il cui valore è ridotto a poco più di nulla e che non r e n ­ deranno più se non imbarazzo a chi li possiede » e poca più innanzi aggiunge che lo scopo di questa nuova associazione (1) è : « disporre di questi capi­ tali per sostenere m om entaneam ente togliendoli dalla circolazione, titoli avariati che forse non hanno un valore reale dèi 25 ° / 0 sui corsi oggidì quotati ; stroz­ zare la speculazione che im prudentem ente si è posta allo scoperto e danneggiare in tutti i modi quegli Istituti c h e , m algrado la loro indiscutibile serietà, abbagliati dal brillante m iraggio, accrescono im pru­ dentem ente il loro stock senza accorgersi che im ­

piegano in esso gran parte vitale del loro attivo ». E term ina con una apostrofe « approviam o adunque quei rappresentanti del paese che cercano sventare sim ili tram e im piegando tutte le loro forze acciò la legge sia osservata e rispettata ».

E se a tutto questo aggiungiam o l’altra affermazione dei « debiti insoluti verso la Banca Nazionale ed il Banco di Napoli, i quali istituti nè all’asta pubblica, nè a trattativa privata, riescirono a cedere le loro proprietà, benché il prezzo d’ asta non sem pre v a­ lesse a coprire 1’ am m ontare delle sovvenzioni » ci pare che ve ne sia abbastanza per dom andare al­ l’agente di cam bio, autore di questo articolo che provi quello che ha afferm ato, e che non lo avvalori con

qualche fatto, ma con una prova generale com e sono

generali le sue affermazioni. Su questa questione del. credito fondiario noi tem iam o assai che le m enti sieno fuorviate da preconcetti veram ente esagerati.

E bastano poche o.sservazioni, noi crediam o, per provarlo.

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avrebbe un capitale di oltre 30 milioni e quindi la facoltà di em ettere cartelle per oltre 300 m ilioni.

Ora il sig. Goletti denuncia alla opinione pubblica lo scopo di questo nuovo Istituto nel senso che sia uno scopo destinato a togliere di circolazione i titoli avariati. Ma i titoli avariati di chi ? degli Istituti che hanno sovvenuto per am ore o per forza la crise ; e il nuovo credito fondiario da chi è formato ? P re ­ cisam ente da questi istituti i quali vogliono consa­ crare una parte del loro capitale a queste operazioni, per separarle dalle altre di indole diversa, con cui fino ad oggi sono confuse.

Ora noi potrem m o anche com prendere il ragio­ nam ento del sig. G oletti se il nuovo Istituto di C re­ dito fondiario sorgesse con capitali di terze persone estranee alla crise, ma la lunga storia delle più lun­ ghe fatiche per crearlo proverebbe il contrario, pro­ verebbe appunto che per la massim a parte questo nuovo Istituto ha il compito di raccogliere dalle Banche o dagli Istituti imbarazzati in sovvenzioni di troppo lunga scadenza questa parte pesante del loro portafoglio.

E nem m eno ci pare che sia una colpa se la Società di R isanam ento di Napoli conta sul nuovo Istituto di credito fondiario; è troppo evidente che una im presa la quale deve costruire per oltre 200 milioni in case, pensi di ottenere I* intervento del credito fondiario, e speri, giacché quelli esistenti non funzionano, che si fonda un Istituto nuovo, anzi si affatichi per vederlo sorgere.

Non sappiam o poi come mai il sig. Goletti che pure è agente di cam bio e quindi deve essere pra­ tico delle cose di Borsa, possa dire che il tal titolo od il tal altro ha un valore reale del 23 ° / 0 sul corso a cui è q u o ta to ; — se noi avessim o la for­ tuna di possedere la capacità del sig. Goletti nel distinguere il valor vero dal valore di borsa dei ti­ toli, in v erità che im piegherem m o tale nostra capa­ cità ben altrim enti che non sia scrivendo articoli o professando dalla cattedra, non farem m o nem m eno gli agenti di cambio !

Voglia quindi l’ egregio scrittore della Rivista

economica, parlare u n poco più chiaro e tentare

almeno la dim ostrazione di quello che afferm a. In argom ento di credito le dichiarazioni troppo vaghe fanno sem pre tem ere che sieno ispirate da convin­ zioni troppo transitorie.

E un’ altra teoria abbiam o veduta m anifestata dalla

Tribuna la quale in un articolo « provvediam o »

raccogliendo la voce di un accordo corso tra la Banca Nazionale, la Società di Credito M obiliare, la Banca G enerale, ed il gruppo tedesco, Bleichröder,

Deutsche B ank, Disconto Gesellschaft, Berliner Handelsgesellschaft per determ inare tra loro il

modo con cui partecipare negli affari italiani e per obbligarsi a non trattarn e fuori del gruppo se non a certe condizioni; lam enta sim ile coalizione ed in ­ voca l’ intervento del G overno perchè con provve­ dimenti legislativi o con altro, assicuri alle em issioni italiane un campo m eno ristretto e m eno irto di pericoli, di quello in cui esse sono oggi confinate.

Il lam ento della Tribuna ci offre cam po ad una distinzione che sem brerà sottile, ma che per o ra ci sembra sufficiente a ch iarire le cose, prim a di ve­ nire a particolari che potrebbe sem brare non cor­ retto esporre al pubblico. Le coalizioni od alleanze

dei diversi Istituti possono avere un duplice scopo: quello di raccogliere un gruppo di forze finanziarie abbastanza im portanti per far fronte alle difficoltà del m ercato ed offrire quindi alle em issioni una probabilità di riuscita che altrim enti non avrebbero; — oppure la coalizione può formarsi tra alcuni Istituti allo scopo di im pedire o diftìeullare l’ opera di altri Istituti cosi da rendere il m ercato più dif­ ficile alle operazioni che si volessero contrarre.

La Tribuna, nella sua alta perspicacia finanziaria abbia la com piacenza di m editare un poco e ci dica se il gruppo delle B anche italiane e tedesche sia della prim a o della seconda specie.

Non illudiam oci per carità in modo da fingere a noi stessi che avrem m o la scelta di questo o quel gruppo finanziario disposto a disputarsi i nostri titoli; riconosciam o piuttosto che, per colpa degli erro ri che abbiam o com m essi, dobbiam o essere ben con­ tenti che alm eno un gruppo vi sia il quale sia di­ sposto ad- operare con noi e per noi. Colla disorga­ nizzazione interna del credito che ci affligge, col bilancio in disavanzo, colle entrate in continua d i­ m inuzione, colle statistiche doganali e ferroviarie che segnano una continua perdita nel m ovim ento del com m ercio, non è poco aver conservato un qua­ lunque legam e all’ e s te ro ; per carità di patria non com battiam olo in vista di ideali troppo lontani. Siam o naufraghi ohe abbiamo trovato una tavola di sal­ vezza, m ercè la quale potrem o reggerci a galla fino a che la crise sia passata ; non indaghiam o se la tavola ci sia data per am ore del prossimo o per am ore di lucro ; in affari non si ragiona col sen­ tim ento.

GLI ARGOMENTI DEI PROTEZIONISTI FRANCESI

La relazione del presidente della com m issione do­ ganale francese, che abbiamo riassunta nel num ero precedente, è un docum ento che dà una desolante e triste prova della coltura econom ica dei protezioni­ sti francesi. Sappiam o per esperienze continue che in generale il livello della coltura economica anziché salire, com e ai nostri giorni tante circostanze esige­ rebbero, va piuttosto discendendo, ma crediam o che difficilm ente si poteva dare una più edificante testi* m onianza della ignoranza nella quale versano i fau­ tori della proteziore doganale in Francia. Q uanti errori, quante contraddizioni, quale confusione di idee, quale m ancanza di criteri economici sicuri non si rileva dalla relazione presentata dal sig. Mé- line ! Ed è il docum ento che doveva spiegare e giustificare la condanna della politica protezionista m oderata del 1881, che doveva persuadere il paese sulla bontà del regim e ancor più restrittivo che si vuol im porre alla Francia.

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180 L’ E C O N O M I S T A 22 marzo 1891 aggravandosi per modo che nel 1888 il debito com ­

m erciale della F rancia è salito alla cifra di 861 milioni.

La teoria della bilancia del com m ercio viene ac­ campata qui con tutto il suo falso significato che le si attribuiva un centocinquant’anni fa. A lcune ci­ fre dim ostrano m eglio di qualsiasi ragionam ento quale valore possa attribuirsele, e com e non sia serio par­ lare di decadenza econom ica della F rancia sotto il regim e dei trattati di c o m m e rc i. Nel 1839 prim a di quegli odiosi trattati il m ovim ento generale degli sconti alla Banca di Francia non raggiungeva i 3 miliardi (esattam ente 4947 m ilioni) nel 1890 è giunto sino a 1 3 ,430 m iliardi cioè è quasi trip'icato.

Nel 1839, nel bel tem po in cui la F rancia era ancora creditrice verso l’estero, l’ incasso metallico di quell’ istituto di credito saliva al massimo a 646 milioni, oro e argento in siem e; presentem ente è di quasi 2 m iliardi e mezzo di cui oltre 1200 milioni in oro. A forza di diventare debitrice verso l’estero la F rancia ha veduto aum entare le sue riserve in oro. T utto questo pare che pel sig. Móline non ab­ bia valore.

Ma c’ è dell’ altro. Nel 1859 furono estratte dalle m iniere 7,482,000 tonnellate di carbon fossile per un valore di 95 milioni di fra n c h i; nel 1888 questa produzione è stata di 22,6 0 0 ,0 0 0 tonnellate aventi un valore di 2 3 3 milioni. E 1’ anno passato la produzione di carbon fossile superava i 26 mi­ lioni di tonnellate. A quanto pare, se è vero che il carbone è il pane delle industrie bisognerebbe dire che esse dopo il 18 6 0 hanno preso delle strane abi­ tudini di intem peranza. — Continuiam o a vedere qualche altra cifra, che non si trova nella relazione del sig. Meline. Nel 1859 la produzione della ghisa saliva in tutto a 8 7 1 ,0 0 0 tonnellate, ne! 1890 ra g ­ giunse le 1 ,9 7 0 ,0 0 0 tonnellate; si contavano nel 1859, 13,691 m acchine a vapore im piegate dalle industrie e rappresentanti 169,167 cavalli-vapore; nel 1888 V industria adoperava 55,435 m acchine a vapore e la loro forza m otrice era di 774,711 cavalli- vapore. I libretti em essi dalle casse di risparm io francesi nel 1859 erano 1,12 1 ,4 6 5 per la somma di 336 m ilioni e mezzo, al 31 dicem bre 1890 il num ero dei libretti era di 7,26 2 ,7 2 6 pel capitale di 3,319 m ilioni. Povera F rancia, quante rovine non si sono accum ulate sui suoi abitanti dopo il 1860 e com e ha ragione il sig. Móline a bandire una cro­ ciata contro quei famigerati trattati che le buon anim e di R iccardo Cobden e di Michele C hevaher hanno saputo procurare al paese !

L’asserzione del sig. Meline, che i trattati di co m ­ m ercio del 1860 e quelli successivi abbiano danneg­ giato la F rancia non è adunque conforme al vero. In verità, le dim ostrazioni con le cifre sono super­ flue circa questo punto. P e r poco che si conosca il m ovim ento econom ico francese, quando il protezio­ nism o non ottenebra la mente, bisogna convenire che la decadenza econom ica della F rancia è un sogno del deputato dei Vosgi, che dim ostra abbastanza come egli viva in un mondo diverso dalla realtà o, se si vuole, com e abbia una idea errata delle vere con­ dizioni del proprio paese.

Ma gli erronei apprezzam enti, le tesi assurde di , ciqj si fanno-cam pioni i protezionisti sono ancora il male m inore, C’è dell’altro, e di p e g g io r a g li.è che jl regipgft .doganale com binato dalla sapienza della Com missione equivale alla tassazione generale dei

consumi più im portanti per una popolazione. Il pane, la carne, il vino, gli alim enti in genere sono presi di m ira dalla tariffa senza alcun riguardo pei con­ sum atori. nel solo intento di favorire e proteggere gli agricoltori. Il gruppo industriale per poter far passare i dazi sui prodotti fabbricati ha accolto tutte le dom ande degli agrari e se la tariffa venisse a p ­

provata e applicata quale è uscita dalle m ani della Com missione, il rincaro dei consum i più generali avverrebbe inevitabilm ente. Il sig. Móline, com e tutti- i protezionisti, non vede che un aspetto della que­ stione. Egli crede che la produzione indigena per opera dei dazi si svolgerà tanto da im pedire il rialzo dei prezzi. Ammesso anche — ed è tu tt’altro che facile, talvolta perfino impossibile, che la produzione aum enti e i prezzi rim angano invariati quale sarebbe allora il beneficio della protezione? Lo svolgim ento della produzione esige nuovi capitali, nuovo lavoro i quali per l’ accresciuta richiesta esigeranno un com penso più alto ; se i prezzi non seguono la stessa curva aseedente, quale può essere il vantaggio dei produttori ? E com e si può parlare di beneficio per gli operai se questi nella m iglior ipotesi vedranno l’aum ento dai salari neutralizzato dall’ aum ento dei prezzi dei generi di consum o?

Del resto è vano ragionare a questo modo, per­ chè con la scarsa coltura economica generale, ben pochi sono quelli che com prendono in astratto gli effetti di una tariffa. Ma ci sono fatti concreti p ro ­ prio di questi giorni e che si verificano in F rancia. Non sono molti mesi che ivi la distillazione del mais era in piena prosperità. Il suo capitale rappresen­ tava 40 milioni di franchi, essa faceva vivere m i­ gliaia di famiglie operaie e alim entava uno dei ram i più im portanti dell’ industria agricola; quello del­ l’allevam ento e dell’ingrasso del bestiam e. E non teniam o conto dei profitti eh’ essa procurava, colla im portazione delle m aterie prim e e coll’esportazione dei prodotti della distillazione, alla m arina m ercan­ tile e agli operai dei porti.

Ebbene, un brutto giorno i protezionisti vollero im porre un dazio sul maiz e 1’ ottennero ; il risul­ tato fu che quelle industrie andarono declinando in breve tempo e ora sono rovinate. A B ordeaux le distillerie di S aint-R em i e di Monte Cristo hanno dovuto sm ettere di lavorare. A M arsiglia la stessa sorte ha colpito altre distillerie, il lavoro è stato so­ speso e gli operai vennero congedati.

La Grande Distillerie di M arsiglia, ad esempio, produceva 2 5 0 ettolitri d’alcool per giorno e sic­ com e occorrono 300 chilog. di maiz per p rodurre 4 ettolitro di alcool essa consum ava 7 5 ,0 0 0 chilogr. di maiz al giorno. Q uesta quantità considerevole di cereali esigeva una m anipolazione non trascurabile che occupava buon num ero di persone. E questo non è che uno dei molti casi che si potrebbero ci­ tare.'Il disastro è completo, ed esso non è industriale soltanto, ma anche agricolo. E ppure non si tratta che del dazio di 3 franchi sui maiz esteri ; dazio che era stato dichiarato rovinoso per l’ industria sino da quando venne discusso, perchè colpiva la m ate­ ria prim a dell’industria della distillazione, senza n e ­ anche adottare l’ espediente del drawback, cioè la restituzione, alla uscita del prodotto fabbricato, del dazio che è stato riscosso sopra la m ateria prima.

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m aterie prim e non hanno alcun valore, perchè non si potrà mai disconoscere, neanche colla logica spe­ ciale dei protezionisti, che le industrie le quali tra ­ sformano e lavorano prodotti dell’ agricoltura e delle industrie estrattive abbiano bisogno di avere quei pro­ dotti al prezzo m inore e in abbondanza. Certo la esenzione delle m aterie prim e mal si difende rim a­ nendo sul terreno dei protezionisti, ma questo ri­ guarda loro soltanto ; per gli avversari della prote­ zione è agevole invece di dim ostrare che i dazi sulle così dette m aterie prim e tornano di danno' anco m aggiore per le industrie, aggravando a loro sfavore le condizioni della concorrenza.

Noi vediamo con piacere che la reazione contro gli eccessi dei protezionisti è già com inciata, com e attestano le manifestazioni liberiste di Lione, B or­ deaux e Marsiglia. Se il Governo avesse autorità, se sapesse guidare il Parlam ento, invece di lasciarsi guidare, riuscirebbe certam ente a contenere le p re­ tese del sig. Méline e consorti. È da au g u rare che in Francia divenga sem pre più intensa la reazione contro il feroce protezionism o propugnato dalla Com ­ missione delle dogane e conduca la C am era a se­ guire il consiglio del L eroy-B eaulieu, cioè a cesti­ nare il rapporto del Méline rivedendo poscia le ta­ riffe e riform andole in guisa che offrano al Governo una base per negoziare nuovi trattati con le altre nazioni.

tu m i m i l i

DEGLI ISTITUTI

01

B IT «

Un amico nostro ci ha messo sott’occhio varie ta­ belle contenenti l’ elenco degli A m m inistratori dei principali Istituti di credito del paese e non avrem m o mai creduto che quelle aride liste di nomi potessero fornire argom ento a tante ed im portanti osservazioni quante ne sortirono dai discorsi che abbiam o fatto insieme alla cortese persona che ci eccitava alla m e­ ditazione. '

Non parliam o dei molti casi nei quali non si è trovata risposta di sorta alla dom anda, perchè questi o quegli faccia parte di tale o tal altro consiglio; il lettore che sia un po’ conoscitore della nostra Alta Banca potrà divertirsi da sè prendendo in mano gli elenchi anzidetti e riflettendo, anche lungam ente, sul perchè di alcuni nomi ; gli verrà fatto come a noi di non trovare per giustificazione nè il censo, nè la posizione sociale, nè il ca sa to , e meno che mai la coltura, o l’ingegno, o la sapienza di cose finanzia­ l e in genere, o di quegli affari speciali dei quali l’ Istituto si occupa. Ci guarderem o bene dal dare esempi, poiché noi sogliamo trattare le questioni ob­ biettivam ente, ma siamo sicuri che molli dei nostri lettori a quest’ ora, anche senza volerlo, avranno già sentito la lingua disposta a fare la chiam a.

Questo può avere una scusa nel cattivo gusto degli azionisti che hanno scelte quelle persone, sebbene, a dir vero, gli azionisti, parliam o di quelli in d iv i­ duali e non degli Istituti che possiedono le azioni di altri Istituti, sieno sem pre innocenti così del bene come del m ale che si fa nelle am m inistrazioni.

Ma la lettura e 1’ esam e degli elenchi degli am - roinistratori presenta, oltre a quello su indicato, un fenomeno di ben altra im portanza, ed è il ripetersi ,di alcuni nom i in quattro, cinque, sei ed anche in più am m inistrazioni, coll’ aggravante che alcuni di

questi nom i, i quali brillano in tanti consigli, sono anche tra quelli intorno ai quali non si saprebbe r i­ spondere convenientem ente perchè figurino in alcuna delle am m inistrazioni.

E d a chi conosca I’ ingranaggio che passa tra i principali Istituti di credito del nostro paese, e come sieno tra loro legati strettam ente in quasi tutte le operazioni, m entre sono rivali ' a disputarsele e ge­ losi l’uno della prosperità dell’altro, ed attivi a com ­ battersi in mille modi, in questa prom iscuità di uffici che alcuni uomini co p ro n o , sorge a nostro avviso una gravissim a questione di alta m oralità in guisa da doversi dom andare : nelle frequenti ragioni di lotta che si verificano tra I’ uno e I’ altro Istituto

che parte fanno questi uomini promiscui ?

Com prendiam o benissim o che un Istituto di C re­ dito il quale abbia per compito di assum ere il col­ locam ento di azioni ed obbligazioni, abbia anche tutto l’ interesse di aver voce in altri Istituti perchè essi com perino e tengano in cassa i titoli di cui si è fatto assuntore, ma se molte ragioni di prudenza e di buona am m inistrazione consigliassero invece al­ cuni Istituti a disfarsi per tempo di alcuni titoli su i quali vi è da tem ere, gli uom ini che sono p ro m i­ scui qual contegno possono ten ere? — T rad ire gli interessi dell’Istituto che desidera sieno tenuti ferm i i titoli sui quali si ha dubbio, o trad ire gli interessi dell’Istituto, à cui la prudenza consiglierebbe di di­ sfarsene ?

È un caso di coscienza molto grave che giova credere non sia mai sorto nem m eno in questi ultim i anni, perchè altrim enti si avrebbero dovuto vedere frequenti le dimissioni degli am m inistratori prom i­ scui a cui, non vi ha dubbio sarebbe apparsa la patente incom patibilità dei due uffici. Ma d’ altra parte convien credere che le am m inistrazioni di al­ cuni Istituti sieno ben poco avvedute se non essendo loro ufficio la speculazione, ma soltanto l’ im piego in titoli di riserve o depositi, hanno creduto di con­

solidare il loro capitale vendendo rendita dello Stato

per com prare obbligazioni aleatorie. Ed am iam o ap ­ punto accusare di poca oculatezza quelle am m ini­ strazioni per evitare di incolpare di indelicatezza gli am m inistratori prom iscui, i quali avessero avuto, come dice la scrittu ra, occhi per non vedere ed orecchie per non intendere i pericoli a cui andavano incontro.

Nè si lim itano a questi i casi nei quali em erge la incom patibilità di simili uffici prom iscui; vi può essere il caso di dover votare in un consiglio l’am ­ m ontare della pigione da esigersi per uno stabile, ed in un altro Consiglio dover approvare l’am m on­ tare s te s s o .. . . per pagarlo, ovvero sia farlo pagare dall’ Istituto che si am m inistra, ed avere così in un solo individuo la prom iscua qualità di padrone ed inquilino, ma però per conto di terzi.

E vi può essere il caso ancora più curioso che nel consiglio di uno Stabilim ento di Credito l’in d i­ viduo prom iscuo voti di ricorrere al credito e in un a l­ tro Consiglio trovi la dom anda e voti il c re lito .... a se stesso.

E peggio ancora ; com e si diporta il Consigliere prom iscuo che nella A m m inistrazione della Banca tale vota delle m isure severe contro la tal altra B an­ ca, della quale è am m inistratore, e deve in questa seconda approvare una protesta contro il proprio operato ?

(6)

182 L’ E C O N O M I S T A 22 marzo 1891 tanto più quando non si tratta di incompatibilità

politiche od am m inistrative o m orali, ma quando si tratta di affari, di interessi e di danari.

Noi com piangiam o la sorte di questi am m inistra­ tori prom iscui, i quali avranno certo dovuto interro­ gare, specie in questi ultim i anni, chi sa quante yolte la loro coscienza per assicurarsi che potevano senza pericolo per il loro errore votare il si ed il no insiem e, ma rivolgiam o la preghiera agli onni­ potenti, a coloro cioè che sono in fama di fare o non fare i Consigli, od alm eno di perm ettere o non perm ettere le modificazioni dei Consigli, e diciamo loro : — sbizzaritevi quanto volete a circondarvi di gente che vi sia devota e che non pensi, ma non m ettete alla tortura m orale dei galantuom ini ; di statuette chinesi vi è tanta abbondanza che potete farne delle centinaia dei Consigli, senza bisogno che corriate il rischio di guastare quelle che volete vi servano prom iscuam ente a tanti usi.

L I IMPRESA DEL RISANAMENTO DI »APULI

III.

Il Corso Garibaldi ed il Rettifilo

Con non esem plare elasticità, ma con determ inata costanza abbiam o voluto visitare anche le costruzioni del Corso G aribaldi e del Rettifilo, per form arci una chiara idea degli intendim enti della Società per il R isanam ento. Il Corso G aribaldi, com e si è detto, è una via che dal R eclusorio scende sino alla Ma­ rina attraversando la piazza della stazione; dal Re­ clusorio alla piazza della Stazione le demolizioni fu ­ rono fatte in fretta ed in furia per m ostrare al Re, quando visitò Napoli nell’anno decorso, il principio dei lavori. La via è larga 25 m etri ; la piazza da­ vanti alla Stazione avrà una ampiezza dì oltre set­ temila m etri quadrati.

È una via destinata a diventare arteria princi­ pale del m ovim ento della città, perchè non solamente per essa si accede alla Stazione centrale, ma anche perchè diverse porto della città, che stanno a Nord del Reclusorio, im m ettono necessariam ente nella via stessa che conduce direttam ente alla Stazione, alla Marina, e, per mezzo del Rettifilo, alle piazze del D uom o, di Porto, e del M unicipio e quindi nel centro della città.

P er essere state eseguite in fretta le demolizioni, in molti punti della via le costruzioni non sono ancora state com inciate, in altri invece sono già arrivate a buon p u n to , tanto che alcune delle nuove case che abbiam o visitate erano già in mano dei decoratori e nella prim avera dell’anno prossimo il Corso G aribaldi sarà tutto abitabile.

Lungo questa via, cioè dal R eclusorio alla piazza della Stazione centrale, sorgono e sorgeranno case de! secondo tipo cioè abitazioni civili per un area di 25 mila m etri quadrati. La Società in queste co­ struzioni ebbe di m ira specialm ente di offrire alla

popolazione di m edia agiatezza delle abitazioni, le quali avessero un m odico prezzo ed il m aggior pos­ sibile com odo. Sono edifici che constano di quattro piani, con architettura non bellissim a, ma di quello stile barocco napoletano che, nelle sue stonature, è però abbastanza piacente. A nche per queste costru­

zioni si è dovuta abbandonare la consuetudine na­ poletana delle fondam enta di quattro a cinque me ■ tri al p i i ; ed in molti punti si è scesi fino allo strato d ’acqua e le fondam enta furono fatte posare su palafitte. Scale spaziose, am bienti am pli, finestre e balconi larghi, buone pavim entazioni, solidità di infissi con ferram enti di chiusura am ericani, am pie soffitte in cui circola l’aria, terrazzi spaziosi come vuole il costum e della c ittà ; insom m a questi tipi di abitazioni civili hanno una apparenza sim patica e già, p e r quelle che sono quasi finite, sono molte le offerte per pigioni abbastanza rim uneratrici ; nè può essere a meno, trattandosi di una via nella quale si accum uleranno certo i depositi di tu tti quei prodotti che formano principale oggetto ili scambio, specie colle popolazioni delle vicine cam pagne.

Sui 25 mila m etri di aree fabbricabili nel Corso G aribaldi sorgeranno più di venti case le quali con­ terranno quasi quattrom ila cam ere, il che vuol dire, in m edia, trattandosi di abitazioni civili, una popo­ lazione di circa 350 0 individui. Va da se che l’acqua ed il gas sono distribuiti in ognuna delle abitazioni con abbondanza.

V eniam o ora al Rettifilo che si è detto essere una strada larga 27 m etri, la quale dalla piazza della Stazione si volge obbliquam ente a raggiungere la piazza di Porto dove si biforca in due ram i, uno che giunge alla piazza del M unicipio, l’altra alla via di San Giuseppe.

Q uesta nuova via ha la lunghezza di duem ila metri ed attraversa due piazze : quella del Duomo che m isura un area di circa 4 ,0 0 0 m. q. e quella di Porto che m isura m. q. 8,200.

I lavori di questa via sono appena com inciati, perchè m entre la Società avrebbe voluto anche per il proprio interesse effettuare le costruzioni del R et­ tifilo prim a delle piazze, incontrò nel M unicipio una serie di ostacoli suggeriti dal tim ore che non con­ venisse produrre un troppo rapido spostam ento della popolazione. Non si è pensato più che lo scopo del- l’ opera è quello di effettuare il risanam ento della città e che d’altra parte la Società aveva già spinto molto innanzi la costruzione delle case econom iche.

Ad ogni modo i lavori del Rettifilo furono attac cali in tre punti, cioè nelle tre piazze : quelle di Porto, quella del Duomo e quella della Stazione. Abbiamo visitati tutti e tre questi punti e vi ab­ biamo trovato abbastanza avanzati gli edifici che fian­ cheggieranno le tre piazze ; sono tutti edifizi di un terzo tipo che vien chiam ato monumentale, perchè infatti sono di gran mole e di decorazione esterna alquanto ricca. Gli edifici della piazza del Duomo colle basi di granito e com prendenti due gallerie coperte, aperte al pubblico passaggio, riusciranno di vero decoro alla città. E quando confrontiam o quelle costruzioni con altre di altre città, per esempio la nuova via del Sem pione di Milano, pare a noi si debba riconoscere la superiorità delle costruzioni napoletane.

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pi-gioni esorbitanti. E sotto questo aspetto a noi sem ­ bra che non vi possa essere grande perturbazione nella distribuzione delle abitazioni. A cquisteranno maggior valore le costruzioni sulla nuova e sulle adiacenti vie e perderanno di valore quelle poste nelle vie interne ; la popolazione potrà distribuirsi secondo le proprie condizioni econom iche senza g ran ­ de squilibrio, appunto perchè la Società ha avuto la previdenza, che certo non le verrà m eno, di far precedere alle demolizioni le costruzioni.

Questa nuova strada, attraversante la parte meno sona delia città, sarà com pletata da una serie di al­ tre strade ad essa norm ali, che la m etteranno in co­ municazione alle superiori ed inferiori ; ma avrà un livello superiore di tre a cinque m etri del li­ vello attuale, e dovranno essere egualm ente rialzate le strade che ¡mettono nel rettilìlo. I vantaggi igie­ nici che debbono derivare da queste colm ate non possono essere disconosciuti; in fatti: da una parte alzando il livello di quelle strade, che oggi appena appena superano quello norm ale del m are, si rende possibile di dare al sistem a di fognature una p e n ­ denza che renda possibile il deflusso delle acque e materie putride ; dall’altra, per molte delle attuali alte e non solide e non sane case, il prim o plano diventa piano terreno, con aum ento quindi di soli­ dità, di luce^ e di aria, e con dim inuzione di um idità. La Società non ha ancora com inciato, tranne che nelle piazze ed in alcune vie traversali, aperte su­ bito per dare facile accesso ai m ateriali di sgom bro e di lavoro, — non ha ancora com inciato il lavoro delle colmate, che sarà delicatissim o per la partico­ lare configurazione dei luoghi, per la vivacità del movimento che vi si effettua, e per la necessità di non im pedirlo ed intralciarlo. E d è da sperarsi che anche in questa parte, certo tra le non facili del compito assuntosi, l’Im presa saprà rispondere conve­ nientemente.

IV.

Probabilità di successo della Impresa.

Abbiamo cercato nei paragrafi precedenti di dare una esatta idea della im pressione da noi provata vi­ sitando ed esam inando senza preconcetti, ma a solo scopo di nostra istruzione, i lavori iniziati od in parte com piuti dalla Società per il risanam ento di Napoli, ma non vogliam o nè possiamo sconoscere, parlandone ai nostri lettori, che quella colossale im ­ presa, oltre che un lato tecnico, sul quale già ci siamo a lungo intrattenuti, ha un carattere m orale da cui pure, in parte notevole, dipende la riuscita.

Facciamo subito una confessione ; noi siamo stu ­ diosi di econom ia, quanto più si è possibile, dili­ genti e coscienziosi; — nello studio quindi di cia­ scun caso pratico sogliamo fare le nostre osserva­ zioni ed em ettere i nostri giudizi, non già in base ad un sistema economico che sia sorto nella nostra niente, come il migliore assetto dell’avvenire pros­ simo o rem oto della società, ma sibbene, e soltanto, m base alle condizioni odierne della società in cui viviamo, colle sue leggi, colle sue infrazioni, coi suoi costumi buoni e cattivi, in somm a tenendo conto di tutti quei fattori esistenti che costituiscono la società economica m oderna. Perciò se anche potesse nel- 1 animo nostro alignare qualche desiderio di un fu­ turo assetto pel quale m eno il capitale e più il la­ voro avessero parte nella divisione del reddito, non

possiamo dim enticare che oggi la società è quello che è ; quando i più o meno convinti riform a­ tori o censori, saranno riusciti a m odificarla, e forse per molti argom enti essi hanno sin d’ora il nostro appoggio e la nostra collaborazione, allora potrem o giudicare le cose in modo diverso da quello che oggi non facciamo. In altri term ini, non pos­ siam o sconoscere che nell’ organism o attuale della società il capitale ha una azione im portantissim a, esorbitante forse, ma positiva, e dobbiam o, nel caso pratico che trattiam o, tenerne conto e lasciare ad altri il facile m erito di riferirsi ad un tem po troppo rem oto, che le intem peranze allontanano sem pre] più invece di avvicinare.

Q ueste osservazioni crediam o doveroso di p rem e t­ terò prim a di cercare la risposta alla parte del no­ stro studio che si riepiloga nella do m an d a: — il capitale, che pure è intervenuto con una cospicua cifra ad intraprendere i lavori di risanam ento di N a­ poli, ha saputo m ettersi in condizione tale da assi­ cu ra re la riuscita dell’im presa ?

E d im porta molto vedere questo punto perchè quel giorno nel quale gli ideologi — più o m eno in buona fede — riuscissero a intorbidare le acque al punto da distrarre le funzioni del capitale attu al­ m ente rivolto al risanam ento di Napoli, non sapreb­ bero poi con un volum e intero dei loro discorsi, o con una valanga di frasi, più o m eno abilm ente puritane, costruire una casa, dem olire una catapec­ chia od ap rire una via ; che se lo tentassero, q u e ­ gli enorm i dispendi inutili di forze, dei quali in tanti casi ci hanno dato esem pio, basterebbero a lasciar com prendere quale esito avrebbe il tentativo.

F rattan to parendo a noi di doverci dom andare quali sieno le condizioni nelle quali si trova il ca­ pitale rivolto a tale im presa, osserverem o innanzi tutto che la popolazione ha com preso più che non si creda tutta la utilità dell’opera. Noi stessi abbiam o udito m olta e m olta gente di varia condizione eco­ nom ica, ma specialm ente di non agiati, chiedere quando le case econom iche già costruite e che at­ tendono da qualche tem po la dichiarazione di abi­ tabilità da parte del M unicipio, potranno affittarsi ; noi stessi da vari Napoletani del popolo abbiam o udito esprim ere m eraviglia c h e , m entre dopo tante prom esse si lasciano tanti cittadini abitare nei fondaci e m entre il Municipio ha tanto poco rispetto a l­ l’igiene che nella pubblica via lascia perm anenti de­ positi di imm ondezze e di sudicium i, esiti poi a con­ cedere la abitabilità a certe nuove costruzioni p e r­ chè i cortili hanno qualche m etro quadrato di m i­ nore superficie di quella richiesta dai regolam enti. E d abbiam o colle nostre orecchie udito un popolano afferm arci, con quelle frasi incisive che quel popolo sa trovare : ci vogliono lasciare all’inferno per co n ­ tinuare a prom etterci il paradiso !

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184 L’ E C O N O M I S T A 22 marzo 1891 la differenza che passa tra il vecchio lurido che

abbandona ed il nuovo lindo e pulito che acquista ; ■ - n o n la intera cittadinanza, a d e q u a le anzi sorride il pensiero del prossim o m om ento in cui le nuove vie saranno aperte, ed una delle più dolorose piaghe di Napoli sara, se non scom parsa, alm eno ridotta a m inori proporzióni.

N essun dubbio quindi che dal lato m orale, im por­ tantissim o in una città im pressionabile come è Na­ poli, la im presa proceda con buona fortuna e questa fortuna sarà tanto m aggiore quanto più, progredendo i lavori, si vedrà dai fatti quale vantaggio igienico e m ateriale dalle nuove vie potrà ricavare la città.

Ma un altro im portantissim o fatto abbiamo potuto notare nella m inuziosa visita da noi eseguita, ed è I affiatam ento conbpleto e sincero delle varie persone più o meno direttam ente legate alla im presa. Ab­ biam o parlato coi più alti impiegati dell’ufficio ce n ­ tralo, abbiam o avvicinati sim patici ingegneri addetti alla im m ediata sorveglianza dei lavori ; abbiam o in­ terpellati costruttori e lavoranti, ed i n tutti, franca­ m ente, non dalle frasi fatte che possono sem brare l'effetto di lina più o meno ufficiosa manifestazione, ma dall’interessam ento che m ostravano per il com ­ plessò della im presa e per le singole parti che a ciascuno erano affidate, dal desiderio vivissimo che la riuscita fosse com pleta, e dalla com piacenza colla quale ricordavano le difficoltà tecniche superate e dalla fiducia chO avevano di vincere anche quelle assunte, dall’ accordo, invero raro che si palesava tra i rappresentanti della Società ed i costruttori che avevano assunto l’ appalto degli edifici, — abbiamo riportata la migliore im pressione.

E non si creda che fossero superficiali le nostre investigazioni ; abbiam o saputo che le costruzioni delle case econom iche furono appaltate al prezzo m edio di 225 lire il m etro quadrato, prezzo che non è niente affatto inferiore a quello che si pratica nelle principali città d ’Italia, anche dove le costru­ zioni non si fanno in così grande num ero com e a Napoli dalla Società di R isanam ento; — ci siamo accertati che con lodevole pensiero la Società paga separatam ente ed a rim borso di spesa il prezzo delle fondazioni al di là dei cinque m e tri, perchè non avvenga che si costruisca sulla sabbia o sul vuoto, o sull’acqua ; ed abbiamo veduto noi stessi fondam enta spinte fino a 14 m etri di profondità e palafitte di qualche im portanza gettate a sostenere le fondam enta. Ci siam o ferm ati ad udire una di­ scussione tra due costruttori sul migliore sistema di fognatura, ed abbiam o preso nota della com piacenza colla quale uno dei due dim ostrava che, se aveva speso di più, aveva anche ottenuto più durevoli ri­ sultati. A molti abbiam o chiesto sul disastro che diede sventuratam ente tante vittim e, e ci siamo se n ­ tili ripetere, non dagli impiegati della im presa, ma da napoletani che conoscevano lo stato delle cose e le particolarità del caso, che la colpa del costrut­ tore e dej sorvegliante fu accom pagnata da sfortunate com binazioni.

P er n atura nostra non siamo o ttim isti; ma abor­ riam o in pari tempo dalle esagerazioni; e contem ­ plando la grande quantità delle costruzioni che sor­ gono da ogni lato in quei rioni, abbiam o anche com preso che erro ri si potessero com m ettere, i quali non varino certam ente scusati, ma non debbono nem ­ m eno d a r motivo a tra rre conseguenze esagerate che sarebbero assolutam ente ingiustificate.

Certo la Società di Risanam anto di Napoli ha un compito non agevole ed ha da su p e ra re diffi­ coltà che non sono leggere ; certo la Società è sorta in un momento nel quale ancora non prevedevasi tutta la gravità della crise che ha colpita l’ Italia e specialm ente la industria edilizia della penisola ; ma appunto per questo sono più degne di nota quelle qualità di s e rie tà , di solidarietà, di affiatamento che presenta nel suo insieme, perchè era da te­ mersi che le difficoltà finanziarie fatte alla Società dalle condizioni del m ercato si ripercuotessero sugli atti della im presa stessa ; e questo a dir vero, per quanto cercassim o di investigare, non ci apparve.

Infatti le case civili che, ad esempio, abbiam o v e ­ duto quasi com piute in via G aribaldi, sono state in media appaltate per il prezzo di 250 lire il m etro quadrato e costeranno altre 50 lire per la m aggiore profondità delle fondam enta e p er le decorazioni; tale prezzo non si può considerare inferiore al ragione­ vole ed equo, e meno ancora si può im putare com e provocatore di cattive costruzioni. Le case m o n u ­ m entali furono appaltate anche 650 lire il m etro quadrato ed è cifra su cui non possono cadere d i­ scussioni.

Onde a nostro avviso noi crediam o che se dalle A utorità locali, dalle quali in gran parte è sem pre dipendente la Società, non v errà meno quella equa­ nim e condotta che assicura la giustizia dei giudizi e la cooperazione in buona fede per il com pim ento dei lavori, non vi sarà alcun ostacolo m orale per­ chè la Società conduca a term ine i lavori intrapresi, ¡ quali incontreranno sem pre più la sim patia della cittadinanza, conscia del benefizio diretto ed in d i­ retto che ne ritrae.

(Continua)

R iv is ta (Economica

L a c r is e d i u n is t i t u t o d i c re d ito a P a r ig i - L a B a n ca d’ I n g h i lt e r r a e la liq u id a z io n e B a r in g - L a c r is e fin a n z ia r ia d e lla R e p u b b lic a A r g e n tin a .

La crise di un istituto di credito a Parigi. — Dopo la crise del Comptoir d’escompte è venuta quella della Société des dépôts et des Comptes cou­

rants tra le quali ci sono anche non pochi punti di

somiglianza. La Società dei depositi e dei conti co r­ renti era una delle grandi società di credito, una delle più antiche e stim ate, se non la più im portante. Essa è stata salvata dalla sospensione dei pagam enti per l'in te rv e n to della Banca di F rancia e di altri sta­ bilim enti di credito, intervento provocato al m om ento decisivo dall’ iniziativa del sig. R ouvier, m inistro delle finanze.

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ciò che concerne l’uso dei depositi di capitali in conto corrente, a vista e a scadenza fissa e sopra­ tutto nell’uso dei chèques che era allora una novità finanziaria di im portazione inglese. Soltanto un anno dopo la formazione - della Società dei depositi la legge ha dato una definizione di quell’ im portante strum ento di credito ed ha regolato il suo uso, nonché le responsabilità che ne derivano. La cifra dei depositi di fondi e dei conti correnti, aveva variato nella vita della Società tra 4 0 e 57 m ilioni dal 1865 al 1874; salì a 114 milioni nel 1880, nel 1888 era di 110 m ilioni, il dividendo negli ultim i quattro anni era stato di 15 franchi. Sulla origine della crise re­ gna ancora molta incertezza. P are che la scadenza prossima dei trent’anni statutari, alcuni processi nei quali si trovava im pegnata la Società per la sua partecipazione alla fondazione di altre Società, alcune combinazioni che si stavano studiando per la fusione con altri istituti o la ricostituzione sotto altre forme, tutte queste cause fecero sorgere delle voci allar­ manti sulla solidità dell’ istituto, le cui azioni su b i­ rono 200 lire di ribasso in due giorni, m entre av­ veniva un vero run, una vera corsa dei depositanti agli sportelli della Società per ritirare i loro depositi.

Conveniva quindi provvedere in modo che la S o­ cietà potesse restituire le som m e avute a deposito con la massima solerzia, per evitare che il panico si pro ­ pagasse e andasse a colpire tutti gli altri stabilim enti che ricevono depositi.

La somm a necessaria pel rim borso dei depositi della Société des Dépôts era calcolata in 60 m ilioni che la Banca di F ra n cia si im pegnò di an ticip are; essa dom andava però d’essere coperta, ossia garantita per un quarto di quella somm a, ossia sino a 15 mi­ lioni, dagli stabilim enti di credito della piazza. L ’a c ­ cordo venne stabilito precisam ente com e la Banca richiedeva, e nove istituti di credito e gli am m ini­ stratori della Société des Dépôts diètro la garanzia com plessivam ente per 15 m ilioni. La Banca ha r i­ cevuto in pari tempo la delegazione dell’ attivo della Società ed ha fissato al 3 0 |0 il saggio dell’interesse sull’ anticipazione.

Q uanto alla situazione da salvare essa non sarebbe tale da im porre sacrifici ai garanti. Di fronte ai 60 milioni esigibili dai terzi depositanti e correntisti, c’erano in contante 5 milioni e mezzo, e in portafo­ glio effetti per 8 0 milioni e altre attività m inori. Pare adunque che i depositanti siano pienam ente al sicuro a che nulla vi sia a tem ere pel pubblico e per gli interessati.

La Banca d’ Inghilterra e la liquidazione Ba- ring. — La riunione sem estrale degli azionisti della Banca d’ Inghilterra ha avuto luogo il 12 corrente ed è riuscita più interessante del solito, perchè, com e era naturale, il governatore dell’ Istituto britannico doveva rendere conto dell’operato della Banca a proposito della crise della casa Baring. Infatti il sig. Lidderdale, governatore della Banca, dopo avere inform ato gli azionisti che l’utile netto del sem estre era di 76 6 ,8 3 4 sterline e che in seguito al risultato favorevole del processo V agliano si poteva disporre di una riserva di 7 2 ,7 6 5 sterline, la quale cosa per­ m etteva di distribuire il dividendo del 5 3[4, così inform ava l’ adunanza sulla crise del novem bre passato.

Q uando i direttori della Banca furono edotti delle difficoltà nelle quali si trovava la casa B aring, ciò che essi appresero sorpassò le loro previsioni. Essi

erano preparati alla notizia che la casa fosse nell’im ­ barazzo per le sue operazioni nella America del S ud, ma non alle rivelazioni che ricevettero. La gravità della situazione fu subito riconosciuta ; la riserva era am pia per le circostanze norm ali, insufficiente però in vista d’una crise com e quella che poteva provo­ care la notizia delle difficoltà dei Baring. Il vecchio rim edio di alzare lo sconto non sarebbe stato abba­ stanza rapidam ente efficace in presenza della situa­ zione di alcune piazze europeo e am ericane ; si sa­ rebbe ottenuto troppo lentam ente lo scopo e sarebbe anche stato necessario di im porre un sacrificio cospi­ cuo al com m ercio e all’ industria con gli aum enti dello sconto. Si risolvette di adottare delle mi­ sure eccezionali; in due giorni ci siamo procurati 1.50 0 .0 0 0 sterline vendendo buoni del T esoro alla Banca di Russia e 3 m ilioni di sterline m ediante una anticipazione che la Banca di F ran cia ci ha pron­ tam ente e generosam ente accordato.

Q uattro giorni furono im piegati a p rep a ra re il bilancio dei Baring e il 14 novem bre ho potuto assicurare il G overno che vi era ragione per cre­ dere che l’attivo lascierebbe una eccedenza conside­ revole sul passivo alla condizione di avere del tempo per liquidare.

Il passivo am m ontava a 21 milioni di sterline (525 milioni di lire). Il compito di salvare la casa Baring era dunque gigantesco e il rischio sorpassava quello che la Banca di Inghilterra poteva assum ersi da sola. F u adunque necessario di costituire un sin­ dacato. La sottoscrizione venne aperta il venerdì alle cinque e la Banca d’Inghilterra si inscrisse per la prim a con 1 m ilione di sterline ; in una mezz’ ora 3 .2 5 0 .0 0 0 sterline furono sottoscritte ; l’indom ani a mezzogiorno potevo annunciare che si farebbe onore agli impegni della casa. Le sottoscrizioni ulteriori hanno portato il fondo di garanzia a 17 ,2 5 0 ,0 0 0 sterline (431 milioni di lire) il che rendeva certo che anche se la liquidazione dovesse riserv are dei disinganni i sacrifici individuali pei garanti sareb­ bero lievi.

Il 1° novem bre gli impegni erano di 21 milioni di sterline, l’attivo di 2 4 ,8 0 0 ,0 0 0 ster.; il 1° marzo rim aneva di debito verso il pubblico 3 ,5 2 2 ,0 0 0 ste r­ line e 6,65 0 ,0 0 0 verso la Banca, ossia com plessiva­ m ente passivo di 1 0 ,172,000 sterline.

L’attivo si com poneva di 84 7 ,0 0 0 sterline in con­ tanti e in effetti da riscuotere, 5 ,3 6 4 ,0 0 0 debitori, totale 4,21 1 ,0 0 0 sterline. P er coprire l’anticipazione di 6 milioni fatta dalla Banca questa aveva in mano dei valori per u n am m ontare m aggiore ; le terre e le case rappresentano più di 1 m ilione di ste rlin e ; titoli di cui si può calcolare esattam ente il corso danno 1,250,000 sterline. Il saldo consiste in valori sud am ericani, assai più difficili a com putarsi. Il sig. Lidderdale, governatore della Banca, crede tuttavia che rim anga una eccedenza sufficiente per p ro teg ­ gere i garanti. Ci sono ad esempio 2 milioni di sterline 6 0 |o U ruguay, valutato a 50 0|0 q u an tu n ­ que il corso sia di 5 5 a 57 0[0 alla Borsa e le ce­ dole siano state regolarm ente pagate.

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180 L’ E C O N O M I S T A 22 marzo 1891 La crise finanziaria della Repubblica Argentina.

— Ci siamo occupati altre volto delle crisi che at­ traversa da alcuni anni la Repubblica A rgentina e i lettori ricordano certam ente gli avvenim enti poli­ tici che anno accom pagnato e seguito la crise finan­ ziaria di quel paese. Nonostante gli sforzi fatti dal Governo per aggiustare alla meglio le difficoltà in mezzo alle quali il paese si trova, bisogna conve­ nire che la crise perdura e non accenna punto a dim inuire.

P er riparare a quello difficoltà e più precisam ente dovrem m o dire per prender tempo e raccogliersi, il Governo argentino ha spedito in E uropa il dott. De la Plaza, quale suo agente finanziario, allo seopo di negoziare coi diversi gruppi di banchieri e con vari Governi, e venire infine ad un arrangement de­ finitivo.

Se non che, tante sono state le em issioni di pre­ stiti fatte da quello Stato p er affrettare il suo pro­ gresso, tanto com plicate le operazioni relative ad esse e opposti gli interessi dei vari gruppi di finanzieri, che non si può dire nulla di preciso sull’esito della missione affidatagli. Certo sem bra che le cose non vadano troppo favorevolm ente per la R epubblica, e che la lentezza del,suo G overno ad en tra re in trat­ tative serie coi suoi creditori abbia fatto perdere la pazienza ai banchieri inglesi. Il com itato inglese, formatosi a tal uopo, è stato accusato di m ancare di energia, e se ne è formato uno nuovo sotto gli auspici deile trust companies che hanno circa 50 milioni di sterline (7 5 0 milioni) in fondi argentini.

Q uest’altro com itato intende provvedere energ ica­ m ente agl’ interessi dei portatori di titoli argentini, e si è .radunato la prim a volta il 24 febbraio u. s. Esso m inaccia, in caso di ritardi ingiustificati, di dom andare la radiazione dei valori argentini dal listino dello Stock-exchange.

Intanto ha già determ inato di non soprassedere all’ assestam ento dei debiti della R epubblica fino a che sieno regolati definitivam ente i cosidetli water-

woorks, o lavori idraulici ; ciò che vuol dire che

la Waterworks company cercherà per proprio conto di addivenire al riscatto dei lavori e di appianare la differenza di stim a di essi, e intanto saranno pun­ tualm ente pagate le cedole argentine del debito este­ riore.

Nella Repubblica si lavora per distrigare le dif­ ficoltà finanziarie, e fin dalla metà di dicem bre si è radunato il Congresso, al quale sono stati sotto­ posti molti progetti di legge, la cui sola enum era­ zione occuperebbe una colonna di giornale. Ci limi­ tiamo quindi a riassum ere brevem ente lo stato delle cose, quale apparisce dai discorsi del m iuistro delle finanze, il sig. Lopez, denom inato dagli oppositori il Catone argentino.

Egli attribuisce lo squilibrio prodottosi nella si­ tuazione m onetaria all’aum ento delle esportazioni di oro per pagare gl'interessi ai creditori stranieri. 11 servizio di quella parte del debito pubblico, di cui lo Stato ò direttam ente responsabile di fronte al­ l’estero, am m onta a 14 m ilioni e 600 mila pesos in oro ; e se a ciò si aggiungono i debiti provinciali e com unali, ecc., ecc., si arriva alm eno a 50 milioni. Questa som m a, enorm e in un paese nascente, non può essere bilanciata dalla eccedenza delle esporta­ zioni argentine sulle importazioni dall’estero, e quindi diventa necessario un prestito, come è stato propo­ sto dal comitato finanziario di Londra. Questo p re­

stito dovrebbe am m ontare a 12 milioni di sterline, pari a 60 milioni di pesos (un peso vale 5 lire).

Giusta l’art. 4 del progetto di legge, presentato dal G overno al Congresso per essere autorizzato ad em ettere tale prestito, il prodotto di esso sarebbe esclusivam ente consacrato al pagam ento degli inte­ ressi ed all’am m ortam ento — durante il 1891, 1892 e 1895 — di debiti esteriori e delle garanzie ac­ cordale dalla nazione. Le eccedenze delle entrate nei tre anni suddetti saranno depositate alla Cassa delle conversioni, per essere destinate a ritira re annual­ m ente 15> milioni di pesos in biglietti dalla circ o la­

zione, ed a form are un fondo di riserva per 1’ am ­ m ortam ento del prestito.

Dal rapporto della Com m issione incaricato dal Senato di studiare le riform e finanziarie proposte dal Governo, e che le approva nel loro insiem e, to ­ gliam o altre notizie che riguardano il piano finan­ ziario che si vorrebbe seguire.

Le entrate e le spese della Repubblica argentina sono classificate in due distinti bilanci, secondo che sono in carta o in oro, per 1’ enorm e differenza di valore fra i biglietti e la moneta. O r le spese da farsi all’interno, e quindi in carta, som m ano a 62 milioni di pesos — com presi i 15 milioni di bi­ glietti da ritirare — m entre le entrate della stessa specie non arrivano a milioni 14 1 |2 . Invece le spese in oro superano i 16 1 |2 m ilioni, di pesos, m entre le entrate sono 22,720,000.

Quindi si ha un deficit in carta di 47 1[2 milioni e un avanzo in oro di oltre 4 m ilioni, il quale ul­ timo sarà destinato a rid u rre il prim o — tenuto conto dell’aggio a 2 0 0 — o 59 1 |2 m ilioni di pesos. Una econom ia di 11 1(2 milioni, che il G overno crede poter fare sugli assegni del bilancio, lo rid u rrà a poco meno di 28 m ilioni. E le nuove imposte vo­ tate, che produrranno oltre 12 milioni di pesos-carta o 5 1 |4 in oro — cioè, al cambio di 200, milioni 18.8 — farà scendere il deficit a m eno di 9 milioni.

Non essendo stato possibile equilibrare il bilancio con le economie e le imposte, non resterebbe che rico rrere al prestito. Seguendo questa via, restano disponibili per tre anni i 14 1[2 milioni in oro pel servizio del debito esteriore, e detraendone 4 1 |2 per saldare il deficit del bilancio — sem pre al corso di 200 — rim angono ancora più di 10 milioni al­ l’anno. E questi, dim inuiti delle spese pel servizio del nuovo debito durante i prim i tre anni, alla fine del 1893 avranno form ato oltre 25 m ilioni in oro, più che sufficienti per far fronte al servizio com ­ pleto del debito nel 1894.

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